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This document provides an overview of histology, focusing on epithelial and connective tissues. It discusses their structure, functions, and classifications. The document includes diagrams and descriptions of various types of tissues.
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ISTOLOGIA TESSUTI EPITELIALI Rivestono la superficie esterna del corpo, delimitano le cavità interne e costituiscono la porzione secretoria (parenchima) delle ghiandole e i loro dotti. I tessuti si distinguono in: - Epiteli di rivestimento - E. ghiandolari esocrini ed endocrini - E....
ISTOLOGIA TESSUTI EPITELIALI Rivestono la superficie esterna del corpo, delimitano le cavità interne e costituiscono la porzione secretoria (parenchima) delle ghiandole e i loro dotti. I tessuti si distinguono in: - Epiteli di rivestimento - E. ghiandolari esocrini ed endocrini - E. sensoriali (connessi con sistema recettoriale) La maggior parte delle volte viene analizzata una biopsia → frammento di insieme di tessuti in cui troviamo tanti tipi di tessuto diverso. L’epitelio di rivestimento ha caratteristiche comuni a quello ghiandolare (è un tessuto della ghiandola). L’epiteliale è ordinato rispetto al tessuto connettivo propriamente detto perché hanno una disposizione geometrica. I tessuti sono formati da cellule e da matrice extracellulare. I tessuti epiteliali hanno scarsa matrice extracellulare quindi le cellule sono adese le une alle altre, le cellule sono talmente vicine tra loro da formare giunzioni cellulari. Gli epiteli formano delle barriere continue. Nel tessuto connettivo la matrice extracellulare è abbondante e svolge la funzione del tessuto. Nel caso del tessuto epiteliale non è così. La funzione è svolta dalle cellule che formano l’epitelio. Il tessuto epiteliale poggia su una lamina reticolare/basale (che fa parte del connettivo). L’epitelio è appoggiato su una struttura (sottile linea rosa, vedi slide) che sostiene l’epitelio di rivestimento e anche quello ghiandolare. I tessuti epiteliali non sono vascolarizzati, non hanno una vascolarizzazione propria → non contengono mai vasi propri. Un tessuto epiteliale riceve nutrimento per diffusione dal tessuto sottostante (=connettivo propriamente detto). I buchi bianchi della slide sono sezioni di vaso sanguigno. La ghiandola è formata da tessuto ghiandolare (definisce la porzione secernente) e connettivo (sostiene attraverso la lamina basale) I tessuti epiteliali: - Sono costituiti da cellule fittamente stipate (in uno o più strati di cellule relativamente ordinati) - Lo spazio tra le cellule è minimo - Non presenta una vascolarizzazione propria, ma dal tessuto sottostante - Poggiano su uno strato di membrana basale, che poggia sul connettivo sottostante (gli epiteli sensoriali sono un insieme di cellule sensoriali che si intercalano (si inseriscono) all’interno di un epitelio di rivestimento. Svolgono la funzione di essere cellule in grado di trasferire una sensazione a livello nervoso, pur non essendo cellule nervose. Sono rivestite da prolungamenti assonali con la capacità di trasformare stimolo tattile o calore in stimolo di tipo nervoso) FUNZIONI TESSUTI EPITELIALI - Protezione (la cute protegge il connettivo, i vasi sanguigni. Impedisce ai batteri di entrare. Protegge il derma) e isolamento (ex: nell’intestino tenue. Devo isolare il connettivo con i vasi e favorire lo scambio di sostanze. Qui l’epitelio monostratificato è più ideale→ isola e favorisce il riassorbimento). Un epitelio di rivestimento, per proteggere, deve essere pluristratificato. - Favorire lo scambio di sostanze - Produzione di secrezioni specializzate (ci possono essere delle ghiandole inserite negli epiteli di rivestimento che producono secrezioni) EPITELI DI RIVESTIMENTO: danno origine a barriere ininterrotte di separazione tra l’esterno, o rivestono gli organi e i loro lumi. - Cute: riveste il corpo - Tonache mucose: epiteli che rivestono le superfici di cavità che comunicano con l’esterno (app digerente, respiratorio, vie urinarie ecc). Sono provviste di ghiandole unicellulari (con funzione ghiandolare) che si distribuisce sulla superficie per evitare che l’epitelio si disidrati. - muco: mucina → deriva da ghiandole mucipare - Membrane sierose: delimitano grandi cavità NON comunicanti con l’esterno (pleura, pericardio, peritonèo). Hanno un’origine embrionale diversa che presuppone la secrezione tra epiteli e strutture adiacenti. CLASSIFICAZIONE EPITELI DI RIVESTIMENTO I principali criteri di classificazione degli epiteli si basano su: - NUMERO DEGLI STRATI CELLULARI: l’epitelio è monostratificato (semplice) nel momento in cui tutte le cellule poggiano sulla membrana basale (Epiteli pseudostratificati: sembrano stratificati ma non lo sono. Va inserito nei monostratificati, anche perché non tutte raggiungono la superficie apicale.) Pluristratificati (o composti): più strati sovrapposti. Gli epiteli sono stratificati in base alla funzione e alla morfologia degli organi che compongono. Ex: laddove predominano i processi di filtrazione e diffusione, l’epitelio sarà monostratificato (ex: nella capsula di Bowman). Al contrario, dove è necessaria protezione da forze abrasive, saranno pluristratificati. Epiteli di transizione (sito nelle vie urinarie): è in grado di cambiare grado di stratificazione, anche se rimane sempre pluristratificato. È in funzione dell’organo che riveste Ex: da 100 a 50. La stratificazione diminuisce o aumenta in funzione dell’organo che riveste. Se la vescica si riempie (si espande), la stratificazione diminuisce. Se la vescica si svuota, la stratificazione aumenta. - TIPI DI MORFOLOGIA: Pavimentosa/squamosa (più estesa che alta). Ex: a rivestire la cavità del peritoneo o di alveoli polmonari. Cubica/isoprismatica (sulla superficie dell’ovaio o nei bronchioli) Cilindrica/colonnare. Può essere ciliato (nelle mucose delle tube uterine e dei piccoli bronchi. Le ciglia hanno il compito di spostare liquidi e materiale particolato intrappolato nel muco) o non ciliato (nello stomaco, nei dotti secretori delle ghiandole e nell’intestino) Le cellule epiteliali sono polarizzate (specie quelle con funzione ghiandolare). Presentano una polarità morfologica, ossia la membrana plasmatica di ciascuna cellula rivolta sui tre versanti apicale (rivolto verso la superficie libera dell’epitelio), basale (a contatto con la membrana/lamina basale), e laterale (esprimente le giunzioni intercellulari). Possiamo parlare di apicale basale e laterale solo se stiamo parlando di cellule epiteliali, perché la polarizzazione è tipica solo delle cellule epiteliali!! Inoltre, è importante ricordare che si associa il nome della forma della cellula solo in base alla forma degli strati superficiali (perché spesso nelle cellule più profonde hanno morfologia diversa) Possono esserci 2 tipi di polarizzazione: - anatomico spaziale (possiamo sempre definire una porzione di membrana rivolta verso la lamina basale, una verso il lume/superficie apicale e delle superfici laterali che si collegano con altre cellule.) - funzionale (specifica delle cellule ghiandolari, riguarda la distribuzione degli organelli all’interno della cellula) CUTE La cute è un organo che ricopre la superficie del corpo ed è formata da due tipi di tessuto: epitelio superficiale (=epidermide) e il connettivo (=derma). Annessi sono peli, unghie, ghiandole sebacee. Gli ultimi strati sono cellule morte, strati cornei → creano una vera e propria barriera di cellule morte non aggredibili. Strato 1: strato GERMINATIVO → cellule in attiva proliferazione (si continuano a dividere per mitosi). Si sviluppano gli annessi della pelle. Lo strato successivo vede un cambiamento morfologico. Strato 2: strato SPINOSO (o del Malpighi) →Quando una cellula si ingrossa, cambia il suo metabolismo → da cellula mitotica diventa attiva dal punto di vista metabolico, producendo cheratina. Nel cambiare forma le cellule formano sorta di spine. (Diventano grandi, cambiano morfologia e assumono questa forma spinosa) Strato 3: strato DEI GRANULI → La cheratina si accumula nella cellula in vescicole. Le proteine solitamente migrano al Golgi, che fa sì che le vescicole vadano in tre destini diversi. In questo caso nessuno dei tre. →Rimangono nella cellula. Non se ne fa nulla. Quando una cellula non riesce a usare quello che ha prodotto e nemmeno a degradarlo, degenera e va a formare lo strato corneo Strato 4: strato CORNEO → si sfalda; quindi, ho necessità di fare continuamente il ricambio cellulare, circa ogni 6 settimane (tempo più basso in presenza di malattie iperproliferative come la psoriasi e tempo più alto durante l’invecchiamento) NB: nell’epidermide del palmo della mano e della pianta del piede (cute “spessa”), tra lo strato granuloso e quello corneo, è presente un quinto strato cellulare → strato LUCIDO. GHIANDOLE Le ghiandole hanno origine dagli epiteli di rivestimento e sono organi specializzati all’elaborazione e secrezione di sostanze. Nelle ghiandole l’attività secernente è svolta dalle cellule di tipo epiteliale (epitelio ghiandolare o parenchima), mentre lo stroma esercita funzione di sostegno. La funzione ghiandolare è esercitata anche da cellule non propriamente epiteliali, ex: cellule interstiziali del testicolo e dell’ovaio. Sono connesse con tessuti epiteliali. Costituiscono il parenchima delle ghiandole esocrine ed endocrine. Ghiandole sono strutture specializzate nella produzione di un secreto di varia natura (sudore, latte, enzima, bile, ormone ecc) La ghiandola è sempre connessa all’epitelio da cui deriva. Si forma un canale che riesce a comunicare con i dotti escretori. La struttura secernente è organizzata in strutture regolari (=adenomeri. Unità funzionale di secrezione delle ghiandole) Ghiandole unicellulari: ex: cellule calciformi mucipare Ghiandole esocrine: secrezioni riversate all’interno di un organo cavo o all’esterno dell’organismo. Il secreto agisce localmente. Possono essere divise in unicellulari (nei mammiferi l’unica ghiandola unicellulare è quella mucipara calciforme →secerne mucina → insieme ad acqua, forma il muco → versato all’esterno) e pluricellulari → possono essere classificate in rapporto alla loro sede e alle loro dimensioni: - intraparietali: nello spessore della parete del viscere in cui riversano il loro secreto. o Intraepiteliali: nello spessore dell’epitelio di rivestimento della mucosa da cui derivano. Nei mammiferi sono rare (principalmente nell’uretra) o Esoepiteliali: al di sotto dell’epitelio, nello spessore della tonaca propria (ghiandole coriali) o della tonaca sottomucosa (ghiandole sottomucose) - extraparietali: si sviluppano al di fuori del viscere. Sono ghiandole più grandi quali pancreas e fegato, ghiandole salivari e lacrimali. CLASSIFICAZIONE STRUTTURALE: - Semplici: una o più unità secernenti connesse alla superficie dell’epitelio o direttamente per mezzo di un dotto non ramificato. Il dotto è unico, non ramificato! Ex: ghiandole sebacee (è una ghiandola acinosa semplice). - Composte: il dotto escretore principale si ramifica in condotti di calibro progressivamente decrescente che terminano con l’adenomero (ogni adenomero ha il suo condotto). L’insieme della componente secernente fatta da adenomeri e dotti escretori, costituisce il parenchima ghiandolare. A seconda della forma degli adenomeri, le ghiandole possono essere tubulari, acinose, tubulo-acinose o tubulo-alveolari. In base alla modalità con cui le cellule che le compongono emettono il secreto, le ghiandole esocrine possono essere classificate in: 1. Eccrine: trasporto attivo transmembrana. Ex: ghiandole gastriche e sudoripare 2. Merocrine: la secrezione merocrina avviene per esocitosi delle vescicole. Ex: pancreas e ghiandole salivari 3. Apocrine: rilascio all’esterno di aggregati molecolari non contenuti in granuli di secrezione, ma liberi nel citoplasma. Avviene per gemmazione della membrana, che fa sì che la parte si stacchi e poi venga rilasciata. Ex: ghiandola mammaria e sudoripare dell’ascella e dell’inguine. 4. Olocrine: l’intera cellula costituisce il secreto. La cellula si distrugge e rilascia il secreto. Poi viene rimpiazzata per proliferazione dell’epitelio secernente. CLASSIFICAZIONE STRUTTURALE: Ghiandole endocrine: secrezioni riversate all’interno, nel flusso sanguigno. sono circondate da una rete di vasi sanguigni e vanno in circolo. Hanno anch’esse origine dall’epitelio superficiale. Agiscono su organi bersaglio, a distanza. Può accadere che si stacchi la ghiandola dal dotto, e si circondano da una fitta rete di capillari. Le ghiandole endocrine vere e proprie sono l’ipofisi, la ghiandola pineale, le parotidi, la tiroide e le ghiandole surrenali. Anche l’ipotalamo è considerato ghiandola endocrina. Meccanismi con cui viene mandato fuori il secreto: l’endocrina va nella circolazione sanguigna e viene mandata fuori per esocitosi. ORIGINE EMBRIOLOGICA: l’epitelio si inserisce nel connettivo, si accresce nella sua profondità e si forma un dotto. Nelle ghiandole esocrine la porzione secernente rimane collegata alla superficie tramite il dotto escretore Nelle ghiandole endocrine la porzione secernente si separa dalla superficie e viene vascolarizzata. Il fegato rappresenta un particolare tipo di ghiandola → labirintica. Il fegato non presenta un’organizzazione istologica riconducibile ad un epitelio ghiandolare esocrino o endocrino. È quindi una ghiandola mista, sia endocrina (produce albumine, enzimi, glicoproteine ecc) che esocrina (il principale prodotto esocrino è la bile) Anche il pancreas è una ghiandola a secrezione sia endocrina che esocrina. Esempio: villi intestinali TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI: I tessuti connettivi sono caratterizzati dalla comune derivazione embrionale e dal fatto di essere immersi in un’abbondante matrice extracellulare, a sua volta composta da sostanza amorfa. Il tessuto connettivo propriamente detto è un tessuto che sostiene da un pov metabolico e meccanico i tessuti epiteliali in generale. Se li mettiamo a confronto sono radicalmente differenti. Il tessuto epiteliale è formato da cellule perfettamente adese, mentre il tessuto connettivo è disordinato e le cellule sono immerse in un’abbondante matrice extracellulare (tiene unite tra di loro le varie cellule del tessuto connettivo) Sono cellule epiteliali che vanno a formare l’endotelio dei vasi NB: c’è presenza di vasi sanguigni!! COMPONENTI DEL TESSUTO: - Cellule → uguali una all’altra nello stesso epitelio. Non c’è un unico tipo cellulare, ma diverse tipologie. Ognuna delle quali svolge particolari funzioni nel tessuto connettivo. Comprende cellule residenti → originano e svolgono il loro ciclo vitale nel t. connettivo e cellule migranti → non originano nel t. connettivo, ma vi migrano. - Matrice extracellulare → fatta da o Liquido interstiziale → ammonta al 10-15% della massa corporea totale o Sostanza fondamentale amorfa o Fibre di natura proteica: ▪ Fibre collagene (derivate dal collagene). Di + tipi. ▪ Fibre elastiche (formate da proteine elastiche) Tutti i tessuti connettivi derivano dal mesenchima. La composizione della matrice cellulare cambia. È condizionante il tessuto. Alla base della variabilità dei tessuti connettivi. Possono variare variando la quantità di fibre, dettata dalla funzione che i tessuti svolgono. Si dice che la varietà di tessuti connettivi propriamente detti è distinta sulla base dell’abbondanza relativa alla sostanza fondamentale amorfa (se ci sono più fibre c’è meno sostanza fondamentale amorfa e viceversa) Guardo anche come sono disposte le fibre (se in modo ordinato o disordinato). Si distinguono diversi tipi di tessuti connettivi in base all’organizzazione della matrice cellulare e all’abbondanza relativa delle fibre. L’istologia va di pari passo con la funzione. Le differenze istologiche dipendono da specifiche proprietà funzionali. a. TESSUTO CONNETTIVO LASSO: lasso in fibre. Le fibre sono minoritarie rispetto alla sostanza fondamentale amorfa. Il bianco è spazio occupato da macromolecole che risultano incolorabili. Il bianco, quindi, è sostanza fondamentale amorfa. Le fibre che si colorano in viola scuro/nero sono formate da proteine diverse. La natura delle proteine sarà diversa da quelle che si colorano in rosa. Se guardo le fibre rosa vedo che ce ne sono di due tipi: quelle più spesse e quelle più sottili. Fibre di natura collagene possono dare origine a due tipi di fibre diverse (più spessi e sottili) anche se la proteina è sempre la stessa, cioè il collagene. Quelle più spesse vengono chiamate fibre collagene; quelle più sottili fibre reticolari. Quello che cambia è il grado di aggregazione della fibrilla che si forma: quella più spessa è più resistente a sollecitazioni di tipo meccanico. Se è più sottile, sarà più flessibile. L’altra fibra di natura proteica è una fibra in cui la proteina ha funzioni di tipo elastico. Caratteristica che se tiri si estendono. Terminata la forza estensiva, tornano nella loro posizione originale. È un tessuto permeabile all’acqua → quindi è ricco di acqua. È fortemente idratato e ciò favorisce la fuoriuscita delle cellule immunitarie dal circolo ematico al connettivo. La caratteristica di essere un tessuto permeabile ricco di acqua è da ricercarsi nella composizione chimica della sostanza fondamentale amorfa. L’acqua in un tessuto facilita gli scambi metabolici. È più facile che le sostanze riescano a passare per un tessuto fortemente idratato. Le cellule si muovono attraverso un meccanismo ameboide. Sono solo le cellule del sistema immunitario che si spostano, perché devono arrivare nei siti di lesione. Infatti, le cellule del sist immunitario stanno nel sangue ma devono svolgere la loro funzione nei tessuti. b. TESSUTO CONNETTIVO DENSO: denso di fibre colorate in rosa. La sostanza fondamentale amorfa bianca è pochissima. La > parte di fibre sono fibre collagene di tipo I (quelle più spesse) fittamente stipate. Il tessuto connettivo denso è in grado di resistere a sollecitazioni meccaniche e questo ci fa capire che tessuti di questo tipo sono adatti a costituire tendini, legamenti, capsule di organi (strutture che contengono. Non proteggono molto ma tengono saldamente uniti). Il tendine connette l’osso al muscolo e le fibre del tendine sono ordinate lungo la linea di trazione. È un tessuto adatto a resistere a sollecitazioni di tipo meccanico. Le fibre collagene conferiscono al tessuto questa loro proprietà. Il tessuto connettivo denso irregolare è riscontrabile nello strato reticolare del derma (più superficiale). I fasci di fibre collagene sono voluminosi e stipati e possono essere accompagnati da estese reti elastiche. Lo troviamo nel derma, nelle guaine dei tendini e dei nervi e nel periostio (che riveste l’osso) Il tessuto connettivo denso regolare lo troviamo nelle strutture sottoposte a trazione di una sola direzione prevalente e nello stroma della cornea. Nei legamenti, nella cornea e nell’aponeurosi Nelle aponeurosi (uniscono muscoli appiattiti a segmenti ossei. Mantengono in serie i nervi), i fasci di fibre collagene sono orientati secondo più di una direzione per meglio contrastare le sollecitazioni meccaniche che possono arrivare dalla cute Uno stiramento di oltre il 4% causa strappi moderati al tessuto, con rottura parziale di fibre collagene. Il tessuto connettivo denso lo troviamo negli strati superficiali del derma, mentre negli stati più profondi ci sarà connettivo lasso, perché il tessuto è più idratato e vengono favoriti gli scambi metabolici. In che senso i tessuti connettivi si connettono? - Connessione meccanica → esclusiva dei tessuti connettivi densi. Più fibre proteiche che conferiscono stabilità e robustezza. - Connessione funzionale → esclusiva dei tessuti connettivi lassi. Consente transito di sostanze di nutrimento e di cellule. Più sostanza fondamentale idratata, che consente la diffusione di sostanze e la migrazione di cellule. Oltre al tessuto denso e lasso, ce ne sono altri, tra cui l’adiposo. → funzione di tipo meccanico (fa da cuscinetto) e metabolico. Adipociti sono importanti da pov metabolico. Particolare, perché non è rispettata la condizione di cellule di tanti tipi diversi, ma ne abbiamo uno prevalente: l’adipocita. La matrice extracellulare è scarsa rispetto ad altri connettivi. Tessuti adiposi più rappresentati: - Tessuto adiposo bianco (grasso): aumenta con l’età. Produce energia - Tessuto adiposo bruno: più rappresentato in giovane età. Con l’andare avanti degli anni si trasforma in tessuto adiposo bianco. È possibile anche che in età adulta parte del tessuto adiposo bianco si trasformi in adiposo bruno. Motivo da ricercarsi nel metabolismo lipidico. L’adipocita bruno usa i lipidi a disposizione per produrre calore, Importante nell’età post-natale. SOSTANZA FONDAMENTALE AMORFA: rappresenta l’ambiente in cui sono immerse le fibre e le cellule di ogni tessuto connettivo. È formata da macromolecole che risultano difficilmente colorabili con i coloranti tradizionali. È una soluzione molto viscosa a causa delle proteine e macromolecole che la costituiscono. Le proteine polisaccaridi rendono la sostanza amorfa permeabile in termine di metaboliti e di cellule del sistema immunitario. La permeabilità può variare e l’idratazione va a favorire una maggior migrazione di cellule del sistema immunitario. La sostanza fondamentale amorfa ha composizione che può aumentare o diminuire nell’ottica di aumentare o diminuire il grado di idratazione. L’idratazione può aumentare in caso di edema o di infiammazione. Polisaccaridi di cui è costituita: glicosamino glicani (GAG). Molecole grandi, rigide ➔ condroitin solfato ➔ cheratin solfato ➔ acido ialuronico. Ogni polisaccaride è costituito da ripetizione di zuccheri che si uniscono a formare delle lunghe catene. Ogni singolo polisaccaride si unisce alle catene polipeptidiche, cioè a proteine e zuccheri. Gli zuccheri che si uniscono alle catene polipeptidiche formano proteoglicani → formati da catena polipeptidica e da uno zucchero. Questi proteoglicani dobbiamo immaginarli come spugne, sono molecole in grado di legare acqua. Più ne ho, più la sostanza fondamentale amorfa risulta essere idratata. Queste molecole si uniscono all’acido ialuronico →definito come molecola chiave perché ha capacità di legare i proteoglicani. Il fibroblasto invecchia con l’età e produce meno componenti in grado di trattenere acqua → il tessuto risulta meno idratato. La cute si raggrinzisce → andando avanti con l’età si usano creme con acido ialuronico per favorire idratazione. Tentativo di favorire la presenza di acqua. C’è una cellula che si fa carico di sintetizzare tutte le componenti che si assemblano a formare la sostanza fondamentale amorfa → fibroblasto. Blasto=cellula in grado di produrre qualcosa. Si fa carico di produrre proteine elastiche e collagene che formano i tre tipi di fibre e a seconda del tipo di connettivo che abbiamo necessità di avere. Può essere o funzione di tipo protettivo o metabolico. Osteoblasto nell’osso. Condroblasto nel tessuto cartilagineo. Le fibre reticolari le troviamo nella membrana basale degli epiteli. Se la membrana basale è ricca di fibre reticolari, la membrana basale la chiamiamo membrana reticolare. Sta a indicare che le fibre sono ricche di fibre reticolari. Lo stroma invece è il tessuto connettivo di sostegno in cui spesso troviamo più fibre reticolari. TROPOCOLLAGENE E COLLAGENE Le proteine possono essere formate da diverse subunità. Il collagene è una proteina formata da tre sotto catene proteiche. Sono subunità di tropocollagene. Per fare una molecola di collagene ci vogliono tre subunità di tropocollagene. Nel ns genoma esistono fino a 25 tipi diversi di geni che codificano per il tropocollagene. La proteina base è formata nello stesso modo, il che da un pov istologico cambia poco, ma da un pov biochimico cambia. Le caratteristiche fisiche più o meno si equivalgono. Di fibre elastiche ne abbiamo di un unico tipo, ma per formare un unico tipo di fibra ci vogliono due tipologie di proteine diverse (elastina e fibrillina). Le cellule costituiscono popolazione eterogenea, ma quella che produce tutte le componenti è il fibroblasto → cellula maggiormente rappresentata nel tessuto. Più presente nel tessuto come componente. Ci sono due tipi di cellule: 1. fisse (o residenti) → sono cellule proprie del connettivo che io trovo sempre in tt i tessuti connettivi. a. Fibroblasti b. macrofagi fissi (cellule del sistema immunitario in grado di fagocitare cellule intere. Fagocitosi funzione principale. Nel sangue i macrofagi non ci sono e nel momento in cui escono dal circolo ematico si trasformano. Sono fissi nel senso che la quota di macrofagi sono sempre presenti nel connettivo.) c. adipociti (cellula con morfologia a castone. Nucleo in periferia e citoplasma pieno di lipidi) d. melanociti (in grado di produrre melanina sotto stimolazione UV) 2. cellule migranti → macrofagi liberi (del sistema immunitario. Quota di cellule presente nel connettivo quando c’è un’infezione. Nel momento in cui ho un’infezione la quota di macrofagi aumenta e vengono richiamati nel tessuto. Rappresentano la popolazione di macrofagi che aumenta in caso di infezioni) Tutte le cellule dei connettivi derivano da cellule mesenchimali → dal mesenchima embrionale → cellula staminale mesenchimale. Una cellula è staminale quando ha capacità di trasformarsi in cellula specializzata. Se può trasformarsi in tanti tipi di cellule differenti, ha un elevato grado di staminalità. L’espressione genica fa sì che la cellula si specializzi. Si crea tutta una serie di assetti che danno origine a morfologie diverse e produzione di sostanze diverse dando origine a componenti della matrice diversi. Ci sono fattori trascrizionali che possono variare la trascrizione all’interno della cellula. La cellula mesenchimale staminale la troviamo anche nei tessuti adulti (nel tessuto adiposo, nell’osso). Troviamo le nicchie staminali importanti per serie di motivi anche a fini terapeutici (ex: importanti per il differenziamento in osteoblasti). È possibile anche riprogrammare le cellule → i fibroblasti sono molto presenti nel connettivo. Posso estrarre i fibroblasti, portarli indietro ad un grado di staminalità e far sì che esprima tutti i geni che ha per poi prendere la cellula staminale e differenziarla in ciò che è di mio interesse. Si fa un trapianto di tipo autologo (prendo un fibroblasto e lo riprogrammo per differenziarlo. Non c’è il rigetto). (se è trapianto eterologo io dono qualcosa a qualcuno. La maggior parte dei trapianti è di tipo eterologo.) Praticamente tutte le cellule del sangue derivano dalla cellula mesenchimale. OSSO Il tessuto osseo è un connettivo di sostegno rigido e particolarmente duro. L’osso è uno dei tessuti più dinamici. Non solo è un tessuto dinamico durante tutta la vita, ma cambia anche a seconda delle fasce d’età. È un tessuto estremamente vivo ed estremamente dinamico e giovane, che si rimodella costantemente. Il tessuto osseo è un tessuto connettivo a carattere specializzato, perché la matrice extracellulare ha una caratteristica che lo rende speciale → quella di essere mineralizzata. La mineralizzazione dell’osso è da riferirsi a presenza di minerali nella matrice extracellulare, che è mineralizzata per la presenza di sali di calcio → carbonati e fosfati di calcio che definiamo come sali di idrossiapatite, che conferiscono al tessuto notevole resistenza e durezza (termini declinati dalla presenza della mineralizzazione. I sali minerali rendono il tessuto e l’osseo resistente e duro). Al contempo l’osso è anche leggero. La leggerezza è data dall’architettura dell’osso (modalità con cui la matrice si organizza a formare diverse tipologie di tessuto osseo). È importante da pov della composizione e da come i componenti si organizzano da pov architettonico. Non è un tessuto statico, ma soggetto a un continuo rimodellamento, ci sarà quindi una continua deposizione di matrice ossea e una continua degradazione dell’osso. In questo senso adesso le ns ossa si stanno rimodellando. Abbiamo cellule deputate a degradazione della matrice ossea e altre deputate alla rideposizione dell’osso. Funzioni: - Protegge visceri - Accoglie elementi emopoietici del midollo rosso. - Dà inserzione a muscoli e tendini - Costituisce l’impalcatura interna dell’osso - Principale sede di deposito di calcio. Quando ho bisogno di calcio lo vado a prendere nelle ossa. La concentrazione di calcio nel sangue è resa tale da ormoni che agiscono direttamente sul calcio o sul tessuto osseo. Componenti del tessuto osseo: - Cellule specializzate o Preosteoblasti → stadio meno differenziato. È un precursore dell’osteoblasto. o Osteoblasti → dotati di scarsa capacità proliferativa. Producono le fibre collagene di tipo 1 e le componenti della matrice ossea. Quando depone matrice e la mineralizza, alla fine rimane intrappolata nella matrice che esso stesso ha prodotto e si trasforma in una cellula dormiente, quiescente= cambia stato metabolico. Da cellula secretiva diventa cellula con metabolismo basale, diventa osteocita. → Si dice che preosteoblasto, osteoblasto e osteocita possono essere considerati come diversi stadi evolutivi di una stessa cellula. o Osteociti: sono osteoblasti che rimangono intrappolati nella matrice calcificata, all’interno di lacune ossee. Sono tra le cellule che vivono più a lungo nell’osso, potendo sopravvivere per decenni. o Osteoclasti: cellule giganti che posseggono fino a 10 nuclei (polinucleata). Cellule con origine diversa (anche se deriva anche lui dalla mesenchimale). Un osteoclasto è molto simile a un macrofago. Si dice che l’osteoclasto è una cellula di origine monocita macrofagica. L’osteoclasto è la cellula deputata alla degradazione della matrice ossea. La superficie degli osteoclasti rivolta verso l’osso in riassorbimento presenta l’orletto arruffato (increspato, striato)→ per aumentare la superficie di contatto. Quando degrada si forma la lacuna di Howship. L’osteoclasto deve anche degradare la sostanza inorganica → crea un ambiente acido e scioglie i sali (aumentando i protoni in quella lacuna) Osteoblasto e osteoclasto sono i due principali componenti del rimodellamento dell’osso. Nel processo di degradazione della matrice ossea, l’osteoclasto recupera ioni calcio, che vanno a finire nel sangue. Viene recuperato il calcio dall’osteoblasto, che lo trasforma in carbonati e fosfati di calcio. - Fibre extracellulari (solo fibre collagene di tipo 1) - Sostanza o matrice fondamentale (caratterizzata da sali minerali e da sostanza fondamentale amorfa che non hanno caratteristica di trattenere molecole di acqua. La sostanza fondamentale amorfa ha proteine diverse con funzioni diverse, tra cui quella di formare da ioni di calcio, dei sali di calcio. Se ci sono sali di calcio non c’è acqua.) Dopo la morte, resta solo la componente minerale (inorganica) dell’osso. L’osso è estremamente fragile. Sono solo sali minerali privati di tutte le componenti cellulari. Un osso ha quindi componente organica (cellule, fibre collagene di tipo 1 e di tipo 5, proteine della sostanza amorfa, quali proteoglicani e glicoproteine) e inorganica (sali minerali). Queste due componenti conferiscono all’osso due proprietà diverse. 1. I sali minerali conferiscono durezza e resistenza 2. La componente organica conferisce robustezza all’osso. Quando una delle due viene a mancare per delle patologie, il tessuto cambia da pov morfologico e funzionale. Un osso privo di sali di calcio risulta essere più flessibile. Se è la componente organica a venir meno, l’osso diventa più ricco di sali e quindi più cristallino. Si rompe più facilmente. Questa è la caratteristica che fa sì che il tessuto cambi nelle varie fasi d’età: l’osso di un bimbo è meno mineralizzato e via via che diventa adulto diventa più mineralizzato, finché raggiunge in età adulta la giusta durezza e una maggior robustezza. Nell’età senile cambia sia la composizione che l’architettura dell’osso. Preparato secco: in cui non c’è la parte organica del tessuto, ma solo quella inorganica, cioè i sali minerali. Preparato fresco: troviamo la componente organica → fibre collagene e sostanza amorfa. Riusciamo a vedere la parte proteica. Entrambi i due preparati, secco e fresco, ci danno diverse informazioni. Nella diafisi l’osso è formato da struttura compatta, tessuto osseo compatto. Organizzato in strutture che ricordano dei settori regolari che appaiono come circonferenze o cilindri Nel tessuto osseo spugnoso (maggiormente rappresentato in un osso lungo) nelle epifisi, si organizza a formare delle trabecole → si intersecano formando un reticolato → forma delle cavità all’interno del quale è concentrato il midollo emopoietico, che dà origine a tutte le cellule del sangue. Nella diafisi invece la matrice cellulare si organizza a formare osteoni, lamelle interstiziali e lamelle circonferenziali. Osteoni: sono lamelle di matrice mineralizzata, cilindri in cui la matrice si organizza, al centro dei quali c’è un canale → di Havers (per questo gli osteoni vengono anche detti sistemi haversiani). Ogni cilindro è formato da 5-20 lamelle di 3-5 micron e di diametro di circa 200 micron. All’interno della matrice mineralizzata ci sono gli osteociti, mentre dentro i canali ci sono tutti gli altri tipi cellulari (preosteoblasti, osteoblasti, osteoclasti, capillari, nervi → il tessuto osseo quindi, oltre a essere altamente vascolarizzato, è anche altamente innervato) Osteociti si trovano all’interno di lacune ossee. Sono spazi dove ci stanno gli osteociti (non la matrice ossea), che ricevono nutrimento dai canalicoli ossei per diffusione. Le strutture sono gallerie all’interno di canalicoli in cui troviamo prolungamenti degli osteociti che formano una rete nella matrice mineralizzata. Nello spessore delle lacune e dei canalicoli è presente una matrice extracellulare non mineralizzata, con proprietà semi-fluide. Tra gli osteoni si trovano gruppi di lamelle ossee parallele (=sistema interstiziale) Oltre ai canali di Havers, ci sono anche i canali di Volkmann, che decorrono trasversalmente dalla superficie dell’osso all’osso e hanno il compito di portare le collaterali dei grossi vasi via via dentro all’osso. Gli osteoni sono formati da strutture concentriche che si dispongono una di seguito all’altra e rifrangono la luce in modo diverso → lamelle ossee Lamelle ossee: un osteone è formato dalla ripetizione di lamelle ossee concentriche dello spessore di 3-7 micron. Ognuna rifrange la luce in modo diverso, ma sono formate dalla stessa materia prima → a cambiare è come le fibre collagene si orientano all’interno della lamella, caratterizzata dalla presenza di fibre collagene. La matrice extracellulare si organizza a formare lamelle, che nel tessuto osseo compatto vanno a formare strutture concentriche (osteoni). Il tessuto osseo compatto è un tessuto lamellare. Non è solo la fibra in sé a caratterizzare il tessuto osseo, ma anche l’orientamento della fibra nelle lamelle continue. La lamella è fatta anche di sali minerali. La matrice extracellulare, nel tessuto osseo spugnoso forma le trabecole che poi si intersecano tra di loro. Nel tessuto osseo spugnoso gli osteoni sono assenti e le lamelle sono disposte parallelamente e addossate le une alle altre per formare sottili lamine di forma irregolare → trabecole ossee. Esse si intrecciano e vanno a formare spazi intercomunicanti occupati da midollo. Nel rimodellamento del tessuto osseo spugnoso, le lamelle si dispongono una di seguito all’altra. L’intera trabecola è rivestita da un tessuto (endostio) che contiene i tre tipi cellulari (preosteoblasti, osteoblasti e osteoclasti). Nello spugnoso gli osteociti stanno sempre dentro alle lamelle e alle loro lacune, mentre gli altri si dispongono sulla superficie. Lamelle interstiziali: tra un osteone e l’altro. Derivate da osteoni parzialmente erosi in un processo di rimodellamento del tessuto osseo compatto. Nel tessuto osseo compatto, quindi, gli osteociti stanno sempre nelle lamelle, gli altri stanno all’interno di canali di Havers e di Volkmann e partecipano al rimodellamento dell’osso. PERIOSTIO: tessuto connettivo denso intorno all’osso, dove le fibre sono disposte in modo irregolare. È formato da due strati: - Esterno → strato fibroso → formato da connettivo denso fibroso e tenacemente ancorato tramite grossi fasci di fibre collagene (fibre di Sharpey) - Interno → connettivo lasso riccamente vascolarizzato e innervato, assente sulle superfici articolari. Contiene molte cellule osteoprogenitrici, che durante l’invecchiamento diminuiscono, mentre aumenta il numero di fibre collagene. Funzione del periostio: si rende visibile nel momento in cui ci sono delle fratture. Lo strato più vicino all’osso è formato da osteoblasti, che formano uno strato epitelioide → sembra un epitelio, ma le cellule che lo costituiscono non sono epiteliali. Lo chiamiamo strato epitelioide perché gli osteoblasti si dispongono intorno a dove è avvenuta la frattura, formando uno strato che sembra un epitelio ed è caratteristico dell’epitelio (cellule vicine una all’altra) e gli osteoblasti cominciano a produrre matrice ossea per riparare la frattura. Il primo osso che viene deposto è un osso non lamellare. Non ha tempo di deporre le lamelle e orientare le fibre nella stessa direzione, ma produce l’osteoide con le fibre che si intrecciano tra loro e non vanno a costituire la lamella. Successivamente entrano in gioco gli osteoclasti, che depongono un osso lamellare. Il significato è che un osso lamellare è più duro e robusto rispetto a uno non lamellare (più fragile). (Quando andiamo dal radiologo, ai raggi x si vede se l’osso è lamellare o no, quindi il radiologo valuta se posso togliere il gesso o devo ancora tenerlo.) Eccezione: processi di rimodellamento (essenziali per mantenere costanti i livelli di calcio e di fosforo nell’organismo): gli osteoblasti depongono sempre lamelle. Non segue non lamellare e poi lamellare, è sempre lamellare a prescindere. La formazione non lamellare e poi lamellare è sempre presente però nel caso di formazione delle ossa. Nell’adulto, in assenza di fratture, gli osteoblasti diventano quiescenti. ENDOSTIO: è un tessuto di tipo simil epiteliale dove ci sono cellule epiteliali e tanti altri tipi cellulari. È un tessuto di rivestimento: riveste internamente il tessuto osseo compatto, i canali Havers, di Volkmann e la cavità midollare, ma oltre a cellule epiteliali contiene anche osteoblasti, preosteoblasti e osteoclasti. L’endostio nel tessuto osseo spugnoso riveste trabecole e spigole delimitando le cavità midollari. Esso è presente anche nei canali vascolari. Le cellule dell’endostio mantengono la capacità di contribuire ai processi riparativi delle ossa. Le forze applicate sul tessuto hanno decretato che la matrice si organizzasse in modi differenti in diafisi e epifisi. Sulla diafisi abbiamo forze di tipo gravitazionale. Dal pov patologico, se perdiamo la componente organica l’osso conserva la sua forma e le dimensioni originali, ma diventa fragile. Viceversa, se perdiamo la componente inorganica, l’osso perde rigidità e diventa più flessibile. Matrice organica: sostanza fondamentale (simile a quella di altri connettivi. Tipiche sono alcune proteine, ognuna con la sua funzione) e fibre collagene di tipo 1. SANGUE: Tessuto connettivo a carattere fluido all’interno di un sistema circolatorio chiuso. Tutte le cellule del sangue, come tutti i connettivi, derivano dal mesenchima (quindi anche lo stesso sangue deriva dalla cellula mesenchimale). Funzioni: a. Contribuisce a regolare temperatura attraverso vasocostrizione o vasodilatazione b. Regola pH (mantenimento equilibrio acido base) c. Riduce la perdita di liquidi attraverso lesioni di vasi e altri tessuti d. Trasporta gas disciolti e. Distribuisce sostanze nutritive f. Consegna enzimi e ormoni a specifici tessuti bersaglio g. Difende il corpo dalle tossine e dai patogeni h. Contribuisce il mantenimento della pressione osmotica e oncotica COMPOSIZIONE: il sangue è costituito da: - 55% plasma → formato da o Acqua o Proteine ▪ Albumine → rappresenta il 60% delle proteine plasmatiche ed è prodotta nel fegato ▪ Globuline → alfa e beta globuline sono prodotte nel fegato e partecipano al trasporto di varie sostanze. Le gamma globuline invece sono anticorpi secreti dalle plasmacellule ▪ Fibrinogeno → è una betaglobulina che partecipa ai processi di coagulazione, dove viene convertito in fibrina. o Lipidi o Glucosio o Amminoacidi o Ioni - 45% globuli rossi. Il globulo rosso non è una cellula → non contiene né nucleo né organelli. Contiene solo emoglobina, fatta eccezione per il citoscheletro → organello nel globulo rosso che gli permette di assumere la forma discoidale biconcava → permette al globulo rosso di aumentare la sua superficie di scambio - Meno dell’1% di globuli bianchi (neutrofili, linfociti, monociti, eosinofili e basofili) e piastrine. Globuli bianchi piastrine e globuli rossi formano la parte corpuscolata del sangue. Mentre i globuli bianchi (leucociti) sono vere e proprie cellule, piastrine e globuli rossi non lo sono, vengono chiamati elementi figurati. Data la sua natura liquida, lo studio istologico del sangue è diverso da quello di altri tessuti → tramite striscio di sangue, che poi viene analizzato a microscopio: - Microscopio ottico: la luce deve attraversare il preparato, che deve essere colorato - Microscopio elettronico a scansione: scansiona la cellula. - Microscopio elettronico a trasmissione: per vedere dentro la cellula, gli organelli. L’immagine che mi torna indietro è in bianco, nero e grigio. Più l’immagine è scura, più la complessità è elevata. I diversi tipi cellulari del sangue devono essere sempre attentamente valutati mediante l’osservazione dello striscio di sangue in microscopia ottica. Tale metodica consiste nel porre una goccia di sangue su un vetrino portaoggetti, che viene strisciato con un altro vetrino con un angolo di 45°→ si ottiene così uno strato sottile di sangue che può essere colorato con miscele speciali di colorante e analizzato al microscopio ottico. Attualmente si utilizzano la miscela di Wright e il May-Grunwald-Giemsa → contengono miscele di coloranti basici (come il blu di metilene) e acidi (come eosina), che permettono l’osservazione dei diversi costituenti cellulari in base alle diverse caratteristiche di affinità tintoriale. Nello striscio di sangue la matrice extracellulare (plasma) viene eliminata e si osservano solo gli elementi figurati → vengono fissati e colorati con il metodo di Romanowski → miscela di coloranti acidi, basici e neutri. GLOBULI ROSSI-ERITROCITI Sono elementi altamente specializzati per il trasporto di ossigeno e di anidride carbonica. In tutti i Mammiferi sono privi di nucleo → conservato negli altri vertebrati. Gli eritrociti sono costituiti da una membrana plasmatica e dal sottostante citoscheletro. Contengono emoglobina ed enzimi glicolitici. Il contenuto di emoglobina all’interno di ogni eritrocita è circa 30 picogrammi. Se la concentrazione è inferiore alla norma, si parla di globuli rossi ipocromici → riscontrabile nelle anemie da deficienza di ferro Hanno forma a disco biconcavo → particolarmente evidente nelle osservazioni a microscopio SEM o TEM. Infatti, ogni elemento biconcavo possiede una superficie maggiore per unità di contenuto, rispetto ad un elemento sferico. Hanno una vita media di 120 gg → poi vengono rimossi dalla circolazione mediante processo di emocateresi → globulina viene degradata in amminoacidi e l’eme si trasforma in bilirubina → pigmento biliare secreto dal fegato nel duodeno. Il ferro dell’eme viene depositato nel citoplasma dei macrofagi sotto forma di complessi con le proteine di ferritina ed emosiderina. GLOBULI BIANCHI Sono gli elementi incolori del sangue, provvisti di nucleo e citoplasma. Nell’adulto ce ne sono 4- 10k per mm cubo. Alla nascita e nel bambino i valori si estendono anche fino a 18k. In condizioni patologiche il numero di leucociti può aumentare (leucocitosi) o diminuire (leucopenia). I leucociti vengono distinti in 2 categorie: - Granulociti → cellula portatrice di granuli. Funzione prevalente nella cellula. La cellula svolgerà funzione immunitaria che dipenderà dal contenuto di questi granuli. I granulociti sono di 3 categorie: o Neutrofili o basofili o eosinofili. Il nucleo ha una forma lobata e risulta segmentato in un numero vario di lobi connessi tra di loro da sottili filamenti di cromatina. Per tale motivo i granulociti vengono anche definiti leucociti polimorfonucleati. Nel citoplasma i granulociti si distinguono in primari (azzurrofili) e secondari (specifici). In generale, la perossidasi è l’enzima marcatore di azzurrofili, mentre la fosfatasi alcalina caratterizza i granuli secondari. - Agranulociti → cellula senza granuli. Linfociti e monociti PRESENZA RELATIVA DELLE DIVERSE CLASSI DI GLOBULI BIANCHI La > parte di globuli bianchi è rappresentata da neutrofili → 60/70% dell1% del sangue totale. Diametro di 10-15 micron. Più numerosi sono, meno specifica è la loro funzione. I neutrofili sono le cellule che intervengono all’inizio di tutti i processi. Monociti sono cellule agranulari con funzione macrofagica. Basofili ed eosinofili hanno percentuali minime. La loro azione è mirata contro dei patogeni antigeni che si presentano raramente. I globuli bianchi hanno capacità di uscire dal circolo ematico per svolgere la loro funzione. Chemiotassi → movimento per chemio, cellule in grado di rispondere a precisi stimoli chimici rilasciati da fattori infiammatori o infezioni. È il movimento attraverso cui le cellule si spostano verso segnali chimici per combattere infezioni. Rispondono a un meccanismo detto diapedesi, cioè adesione alle cellule endoteliali (tessuto di rivestimento interno). L’adesione tra le due membrane avviene tra proteine di membrana. Quando i globuli bianchi aderiscono all’endotelio, momentaneamente ritraggono le giunzioni creando un varco tra le cellule endoteliali. A questo punto le cellule del sistema immunitario possono passare nel connettivo sottostante, spostandosi con un movimento ameboide grazie al quale raggiungono il sito da difendere. Il movimento ameboide è dovuto al citoscheletro della cellula. Permette di muoversi andando verso il sito di lesione o di infezione, perché sono attratte dalle molecole chimiche che le richiamano. Il momento di diapedesi successivo alla chemiotassi fa sì che il globulo bianco trasformi la velocità lineare in rotazionale. Via via poi tutta la velocità lineare verrà trasformata in rotazionale. Comincerà a roteare nello stesso posto. Quando si fa la conta leucocitaria (frequenza relativa delle varie classi di leucociti. È un parametro molto importante dal punto di vista clinico) si prendono in considerazione tutti i globuli bianchi. I granulociti vanno a colorare i granuli. Attraverso la colorazione istologica (perossidasi o fosfatasi alcalina) riusciamo a definire che tipo di granulociti sono. - Basofilo →classe meno numerosa (- dell’1% dei WBC). I granuli si colorano come il nucleo, che è basofilo (amante di basico), perché contiene il DNA, che è acido. Il nucleo (bilobato reniforme) si confonde con la colorazione dei granuli (non presentano cristallizzazione), che hanno contenuto acido. Superficie molto frastagliata. Scarsa attività fagocitaria e att. antimicrobica limitata. Funzione di liberare nel sangue istamina ed eparina (sostanze contenute nei loro granuli) Degradano quando avviene reazione tra antigene e anticorpo (IgE. Avvengono contro un allergene. IgA infezione è in corso) formando il complesso antigene-anticorpo. - Neutrofilo → ha granuli neutri. Rappresentano il 60-70% dei leucociti circolanti. È una cellula polimorfonucleata (nucleo irregolare, così tanto da sembrare in alcune cellule che formi più nuclei, invece è dovuto alla forma irregolare). Negli strisci di sangue dei soggetti femminili è visibile il Corpo di Barr → rappresenta uno dei due cromosomi X, eterocromatico e inattivo geneticamente. Il citoplasma dei neutrofili è relativamente abbondante. Funzioni neutrofili = contro batteri e miceti. Distruggono l’agente infettivo mediante fagocitosi (hanno spiccata attività fagocitaria) Il neutrofilo ha due granulazioni → le granulazioni sono vescicole piene di enzimi litici e altre sostanze battericide (lisosomi) o Più complesse → corrispondono a lisosomi o Non complesse → molecole contenente enzimi litici Le cellule sono estremamente mobili e rispondono per primi alle lesioni perché riescono ad arrivare velocemente nei siti di infezione. Hanno vita breve → 12 ore o meno - Eosinofilo → eosina è colorante acido. eosinofilo quindi consiste nel dire amante dell’acido, quindi il contenuto dei granuli è basico. Gli eosinofili rappresentano il 2-4% dei leucociti circolanti e sono principalmente coinvolti nella difesa contro infezioni da parassiti elmintici. Presentano scarsi mitocondri e ribosomi e un complesso di Golgi abbastanza sviluppato (da cui si formano i rari azzurrofili e i granuli secondari, più generici) Nucleo ha morfologia diversa. È bilobato → corpo unico con due lobi. Poi ci sono granulazioni + grandi rispetto a quelle che abbiamo visto nei neutrofili. Presentano una caratteristica stria → cristallizzazione del materiale contenuto che li contraddistingue. Per vedere la distinzione tra neutrofilo ed eosinofilo devo vedere tramite microscopio TEM I granulociti eosinofili partecipano a reazione antiparassitaria (intervengono nei processi di eliminazione dei parassiti). Eliminano anche complessi antigene-anticorpo formati nel corso di reazioni allergiche. Le cellule rimangono in circolo per circa 6-10 ore e poi migrano nel connettivo, dove sopravvivono 8-12 giorni - Monociti: originano nel midollo osseo, sono presenti sia nel sangue circolante che all’interno dei tessuti, dove differenziano in macrofagi. Sono le cellule più grandi del sangue periferico e hanno nucleo eccentrico, rotondo o spesso con forma a rene. I macrofagi e i monociti formano il cosiddetto sistema monocito macrofagico. Circolano per 1-4 gg prima di migrare nel connettivo, dove diventano macrofagi liberi. Partecipano alla risposta immunitaria umorale con la presentazione dell’antigene. - Linfociti: originano dalle cellule staminali emopoietiche e rappresentano una eterogenea popolazione di cellule responsabili dell’immunità acquisita. Si trovano anche nella linfa e negli organi linfoidi. La maggior parte sono di piccole dimensioni rispetto agli altri. Il nucleo è molto grande. Contiene DNA estremamente condensato, formando zolle di eterocromatina. Sono cellule a vita lunga, non terminali. Spesso alcune tipologie sono in grado di trasformarsi in linfoblasti e assumere funzione importante in seguito all’interazione con l’antigene. o B: una volta attivati dall’interazione con l’antigene presentato dal macrofago si trasformano in plasmacellule e producono anticorpi o T: si dividono in ▪ T helper → aiutano i B nella risposta umorale ▪ T citotossici → producono sostanze in grado di uccidere i virus e riconoscono anche cellule non-self (caso tipico dei trapianti) o NK: cellule di grandi dimensioni che hanno perso il controllo della loro replicazione. Sono importanti nella risposta immunitaria innata. Uccidono cellule neoplastiche o infettate da virus. Ci sono correlazioni tra insorgenza di malattie e sistema immunitario e nervoso (ex quando si è depressi ci si ammala di più) - Piastrine: elementi corpuscolati. Sono piccoli frammenti citoplasmatici che svolgono un importante ruolo nel processo di coagulazione del sangue. Nell’adulto si formano a seguito di frammentazione del citoplasma di megacariociti. Dimensioni di 3 micron ca. Sono 200-400k per mm cubo e sono prodotte dal midollo osseo rosso (tessuto emopoietico) Le piastrine si depositano in condizione di continuità creando serie di piastrelle, creando il tappo piastrinico → prima forma di reazione per contrastare l’uscita del sangue. Non corrisponde al processo di riparazione del vaso. Quando si rompe il vaso piastrinico, anche il plasma entra a contatto con il collagene. A contatto con il collagene esposto dalla lesione, le piastrine liberano serotonina e altre sostanze, provocando vasocostrizione. Il tappo piastrinico viene successivamente convertito in coagulo (in seguito alla precipitazione di fibrinogeno in fibrina), formando una rete di filamenti che lega piastrine, globuli rossi e altre cellule del sangue. TESSUTO MUSCOLARE Va a formare muscolo. Formato da cellule muscolari responsabili della contrazione e tessuto connettivo (involucro connettivale. Avvolge le componenti che vanno a formare il muscolo e va a vascolarizzarlo). Le cellule muscolari sono responsabili della contrazione. Involucri connettivali nutrono il muscolo e lo ancorano al sistema scheletrico. Il tessuto muscolare è responsabile della contrazione del muscolo. Il tessuto di sostegno è il connettivo, che va ad avvolgere il muscolo. La cellula è un sincizio muscolare che può essere anche molto lunga. I diversi tipi di tessuto muscolare sono costituiti da cellule muscolari (=fibre → producono la contrazione. Si noti che nel tessuto muscolare il termine “fibra” è sinonimo di “cellula”). Il muscolo e quindi la fibra muscolare la possiamo vedere o in sezione longitudinale o trasversale. Ne esistono di 3 tipi: 1. Striato scheletrico 2. cardiaco 3. liscio FUNZIONI - movimenti volontari delle diverse parti dello scheletro - mantenimento della postura - contenzione e protezione degli organi interni - controllo degli orifizi - mantenimento della temperatura corporea Quando osserviamo il muscolo lo possiamo sezionare in modi diversi → longitudinalmente o trasversalmente per poi osservarlo a microscopia ottica o elettronica. Dall’aspetto macroscopico si passa quindi alla struttura microscopica, fino ad arrivare all’ultrastruttura (andiamo dentro alla cellula a vedere come gli organelli si dispongono a garantire la contrazione) Se osserviamo un muscolo in sezione trasversale, vediamo che è una struttura formata sia da cellule muscolari con una determinata estensione (fino anche a 10cm per cellula, con diametro di 50-60micron). Le cellule muscolari scheletriche vengono chiamate fibre. Se noi stendiamo il muscolo vediamo che l’organizzazione è ben precisa. Il muscolo si organizza a formare più fasci muscolari, ognuno formato da insieme di più fibre muscolari scheletriche. Ad ogni livello abbiamo gli involucri connettivali. Il connettivo arriva fino ad avvolgere anche la singola fibra. Caratteristico è il posizionamento del nucleo sotto la membrana plasmatica (sarcolemma). I nuclei nella cellula polinucleata si posizionano sotto la membrana plasmatica, si definiscono quindi sub sarcolemmali. Rimangono periferici rispetto all’ipotetico centro della cellula. La fibra muscolare si forma per fusione di + cellule, di precursori della cellula muscolare scheletrica vera e propria, detti mioblasti. I mioblasti si uniscono tra di loro. La cellula muscolare viene definita sincizio muscolare (=cellula polinucleata derivata dalla fusione di più cellule) All’apice del muscolo convergono i connettivi e vanno a formare i tendini, rendendo la struttura resistente alle trazioni. Il tendine non è l’unica struttura in grado di resistere alla trazione A livello di colorazione istologica, l’interno della fibra è totalmente omogeneo. C’è qualcosa dentro che la riempie e non riusciamo a definire che cos’è, perché la microscopia ottica non ci permette di vederlo. Il rivestimento connettivale avvolge a tutti i livelli e viene chiamato in modo diverso: - Epimisio → avvolge intero muscolo. È in continuità con il tendine. Dall’epimisio si originano setti connettivali che avvolgono i fasci di fibre muscolari formando il perimisio - Perimisio → avvolge un fascio di fibre all’interno del muscolo. Si ramifica a costituire l’endomisio - Endomisio → avvolge una singola fibra muscolare La caratteristica importante è che quando parliamo di tessuto muscolare scheletrico, parliamo di tessuto muscolare scheletrico striato. È evidente che ci siano delle striature trasversali (perché si ha una alternanza delle strie più chiare e più scure e le strie sono perfettamente allineate tra fibre). Dal punto di vista descrittivo, usiamo delle lettere. La banda I è quella più chiara, la banda A è quella più scura. L’alternanza è dettata da una diversa colorazione e da una > o < complessità. Vediamo che c’è anche una struttura che si organizza longitudinalmente → miofibrille. Sono strutture allineate lungo l’asse longitudinale. Ho la fibra muscolare e l’intero sarcoplasma è pieno di strutture che io identifico come miofibrille → organizzate da filamenti che definiscono la bandeggiatura della miofibrilla e della fibra. Al microscopio elettronico le miofibrille e i sarcomeri risultano costituiti da filamenti più piccoli → miofilamenti → più spessi formati da miosina (complessità >) o più leggeri di actina (complessità