Diritto della Previdenza Sociale PDF

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This document discusses Italian social security law, exploring the differences between social insurance and assistance, and outlining the key constitutional articles. It highlights the role of the state and public finance in social security, and explores historical development of previdential systems. It also covers the legal framework for social security provisions and risks in the workplace in Italy.

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DIRITTO DELLA PREVIDENZA SOCIALE Esami: appello del 9 Gennaio-10 Gennaio; 29 Gennaio e 30 Gennaio sempre alle 11 25/09; 14 Febbraio (fine ottobre parziale e massimo entro i primi di dicembre). L'annotazione “diritto alla sicurezza sociale”, come possiamo intendere, indica la necessità di tutela a fr...

DIRITTO DELLA PREVIDENZA SOCIALE Esami: appello del 9 Gennaio-10 Gennaio; 29 Gennaio e 30 Gennaio sempre alle 11 25/09; 14 Febbraio (fine ottobre parziale e massimo entro i primi di dicembre). L'annotazione “diritto alla sicurezza sociale”, come possiamo intendere, indica la necessità di tutela a fronte di uno stato di bisogno. Il diritto della sicurezza sociale è il contenitore generale che racchiude due sottocategorie, il diritto della previdenza sociale e il diritto dell’assistenza sociale. Nella differenza tra il diritto della previdenza e quello dell’assistenza possiamo identificare inizialmente il SOGGETTO quando si parla di previdenza, al centro si presenta il lavoratore, ovvero una persona che abbia in essere un contratto di lavoro; mentre quando si parla di assistenza, si parla del cittadino (Servizi per l’infanzia (es. bonus bebè); Servizi per la gravidanza (bonus mamma) ). Nel diritto alla previdenza sociale, per accedere ai servizi di previdenza il soggetto, oltre ad essere un lavoratore, deve aver versato un certo numero di contributi (definiti REQUISITI CONTRIBUTIVI), solo così avrà accesso a una prevenzione sociale, come ad esempio la pensione, intervento dell’INAIL in caso di infortunio sul luogo di lavoro, o ancora l’indennità di disoccupazione. All’interno del diritto della sicurezza sociale vediamo che c’è un forte intervento dello stato e della finanza pubblica, quindi, dato il costante bisogno di risparmiare viene sempre coinvolta la previdenza sociale perché il 70% della cassa statale viene dedicato alla previdenza sociale. Il diritto dell’assistenza sociale invece, a differenza della previdenza sociale, prevede come unico requisito, l’essere cittadino (si intende cittadino europeo), quindi non richiede dei requisiti contributivi. Come ad esempio : tutele di contrasto della povertà come ad esempio il bonus trasporti, oppure i servizi per l’infanzia (come ad esempio il bonus bebè che consiste in un premio che viene dato alla donna incinta, può essere richiesto dal settimo mese di gravidanza). Le fonti del sistema previdenziale hanno una gerarchia che è la seguente: 1) Costituzione e giurisprudenza costituzionale 2) Fonti internazionali ed europee 3) Giurisprudenza della corte di giustizia dell’UE 4) Leggi statali e regionali 5) Giurisprudenza ordinaria 6) Regolamenti, decretazione e prassi amministrativa 7) Contrattazione collettiva 8) Contratto individuali PRINCIPALI NORME COSTITUZIONALI DI RIFERIMENTO ART 3 COMMA 2 : articolo che tutela l’uguaglianza e vediamo che nel comma 2 si trova la previdenza sociale, che tratta il principio di uguaglianza sostanziale, che è uno degli ambiti dove lo stato si impegna a rimuovere gli ostacoli in ordine economico e sociale, perché quest'ultimi limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, e il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. ART 3 comma 2: è compito dello stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale e che limitando di fatto alla libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese ART 4 : il paese consente a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove tutte le condizione che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. ART 32 : la previdenza si occupa inoltre della tutela della salute, reputato come fondamentale diritto dell’individuo; visto non solo come interesse del singolo, ma anche della collettività, specificando che la Repubblica interviene e garantisce cure gratuite agli indigenti. ART 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. L’art 38 è la norma principale di riferimento per quanto riguarda la previdenza sociale, c’è anche una struttura binaria dell’art 38. ART 38 : ha una struttura articolata e richiede diverse specificazioni, la prima permette di capire perché bisogna distinguere previdenza sociale e assistenza sociale. «Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale”. Punti fondamentali= ”I lavoratori hanno diritto di essere preveduti ed assicurati con i mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria” COMMA 1 RIGUARDA ASSISTENZA -> ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. Il primo comma fa riferimento a quello che riguardano le prestazioni di assistenza sociale che si riconoscono al cittadino inabile al lavoro e che puntano ad offrirgli i mezzi necessari. COMMA 2 RIGUARDA LA PREVIDENZA -> i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati di mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità vecchiaia e disoccupazione involontaria —> Con mezzi adeguati si intendono quei mezzi che rappresentino le caratteristiche soggettive della persona a cui ci si riferisce. mezzi che non sono più necessari ma ADEGUATI. es: se tutta la vita ho percepito 5000 euro al mese e un altro ha percepito 2000 euro, ma la mansione era la stessa; bisogna tenere in considerazione il diverso tenore di vita, per questo è importante che vengano considerate le CARATTERISTICHE SOGGETTIVE, per questo la previdenza sociale garantisce mezzi ADEGUATI e NON NECESSARI. Un lavoratore che si trova in una posizione di BISOGNO merita di essere titolare di previdenze sociali, come ad esempio la vecchiaia che comporta la pensione, o come vediamo la perdita INVOLONTARIA del lavoro, ritenuta meritevole di tutela quando il lavoratore era costretto e i motivi possono essere diversi, non solo il licenziamento. Le situazioni di bisogno vengono elencate nell’art 38 comma 2 : infortunio, malattia, vecchiaia, invalidità e infine la disoccupazione involontaria. Quindi nell’art 38 vediamo una suddivisione tra assistenza sociale che prevede una NECESSARIETÀ dei mezzi e si rivolge ai cittadini, e dall’altra parte assistenza previdenziale , la previdenza sociale, che riguarda i lavoratori e prevede la caratteristica dell adeguatezza dei mezzi; ADEGUATI: i mezzi vengono adattati alle esigenze del singolo, e prevede anche le situazioni di bisogno dei lavoratori. L’articolo presenta una struttura binaria, perché il 1º comma) costituisce la norma di riferimento a quello che prevede le prestazioni di assistenza sociale,(cittadino inabile al lavoro e mezzi necessari), dall’altra parte vediamo invece nel 2º comma) il quale dedica il tema della previdenza (lavoratore e mezzi adeguati). Tra i due temi emergono diversità su più versanti, il più fra tutti è quello che riguarda i 1)soggetti in quanto nel diritto di previdenza si parla di lavoratori. Un’altra diversità riguarda la 2)natura dei mezzi, perché il legislatore nel diritto di previdenza parla dei mezzi adeguati, e non più dei mezzi necessari (diritto di assistenza). Il mezzo adeguato si riferisce, secondo l’interpretazione della corte, sia legato al tenore di vita alla persona. (Comma 2) Vengono preveduti i soggetti che si trovino in uno “stato di bisogno” particolare, ovvero, quelle situazioni elencate dallarticolo: nei casi di infortunio, malattia, vecchiaia, invalidità ed infine la disoccupazione involontaria. COMMA 3 ->” gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”. COMMA 4 ->ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera (dove non interviene lo stato è responsabilità del lavoratore stesso). Quindi nell’art 38 vediamo una suddivisione tra assistenza sociale che prevede una NECESSARIETÀ dei mezzi e si rivolge ai cittadini, ma riguarda anche la previdenza sociale che riguarda i lavoratori e prevede i mezzi ADEGUATI che vengono adattati alle esigenze del singolo, e prevede anche le situazioni di bisogno dei lavoratori. La carta costituzionale porta a termine un percorso che ha origine nell’ ‘800, il sistema previsto dalla costituzione innova il regime di tutele previdenziali, non considerandolo più come un sistema che si interessa esclusivamente alla solidarietà di un gruppo di lavoratori, ma si tratta di un regime che si sviluppa intorno a nuove logiche. La logica è quella di garantire e realizzare un interesse di tutta la collettività. In questo contesto entrano in crisi alcuni elementi, come il trasferimento del personale, che comporta all’ allontanamento dal nucleo familiare (anche chiamata rete di solidarietà familiare). Un altro punto critico era l’avanzamento tecnico che aveva messo in luce l’insufficienza e la fragilità delle forme di beneficenza realizzate dalle persone benestanti nei confronti delle persone meno abbienti. A fronte di queste criticità sorgono le prime forme di solidarietà, le quali prendono nome di Società di mutuo soccorso. Le Società di mutuo soccorso sono delle associazioni volontarie di lavoratori aventi un fine comune, nonché il fine/l’obiettivo di far ricevere prestazioni al sussistere di uno specifico stato di bisogno. Queste associazioni si mantengono tramite i contributi versati dai lavoratori; questo modello è simile a quello delle assicurazioni private, dove la logica di base è assicurare che ci sia qualcuno pronto ad assistere la persona in caso di bisogno. È un sistema non soddisfacente poiché se rimane un sistema di associazione volontaria i soggetti più favoriti a farne parte sono i più abbienti, mentre i meno abbienti sono sfavoriti; infatti, la società di mutuo soccorso entra in crisi poiché diventa un sistema selettivo, lasciando fuori maggior parte delle persone meno abbienti. Parallelamente i lavoratori giovani volevano costituire delle nuove società di mutuo soccorso per far fronte ai lavoratori più anziani che facevano già parte delle società di mutuo soccorso. Accanto a questi problemi lo Stato avvertiva il timore di non riuscire a gestire il disordine sociale, a ragione di ciò, venne promulgata la legge n 80/1898. Questa legge rende obbligatorio al datore di lavoro di assicurarsi contro un evento specifico, quindi va contro alla responsabilità civile del datore di lavoro in caso di infortunio professionale. LEGGE 80/1898 = La legge n. 80/1898 estende la copertura assicurativa anche in caso di colpa del lavoratore. Inoltre, inverte l'onere della prova, ponendo a carico dell'imprenditore la dimostrazione dell'assenza delle proprie responsabilità nella causazione dell'evento. Es. un infortunio sul lavoro: alla tutela economica si aggiunge soccorso, cure, riabilitazione e presidi medici necessari, percorsi di reinserimento professionale. Alla base di questa legge c’è la logica per cui considerando che il datore di lavoro si serve delle energie e del lavoro di una persona, ha anche il dovere di farsi carico di quelle evenienze pregiudizievoli alla persona del lavoratore. In più, il datore, oltre alla gestione del singolo evento, ha l’obbligo di adottare politiche preventive. Al centro di questi si pone il problema del rischio professionale: il rischio professionale del lavoratore è una disciplina in cui si va ad individuare i rischi esistenti nell’ambito di lavoro, il fulcro da cui si è generato e le loro reciproche interazioni; così da poi andare a stabilire quali interventi pubblici adottare (da qui nascono gli istituti pubblici che si occupano della previdenza l’INAIL INPS oggi ancora vigenti) —> 1919 nasce la cassa nazionale della previdenza che assicura la vecchiaia (da qui nascerà l’INPS). La Carta Costituzionale diventa il punto di arrivo, quando cambia il ragionamento del legislatore: non si limita più ad istituire i soggetti pubblici, ma si dettano anche le regole riguardanti il riconoscimento delle singole prestazioni. Questo cambio di logica avviene nel momento in cui si riconosce lo stato di bisogno da parte del lavoratore nell’ambito lavorativo, perché inizialmente, alla fine dell’Ottocento, si intendeva che tra lavoratore e datore ci fosse un rapporto paritario, ma col tempo si riconoscono le disparità tra i due soggetti; la presenza di una parte debole, il lavoratore, e un parte forte, il datore. Davanti a questa situazione vediamo l’articolo 3comma2 che contiene il principio di uguaglianza sostanziale. Nel corso del tempo si inserisce un nuovo elemento di discussione: l’intervento pubblico deve caratterizzarsi con un approccio preventivo, ovvero creare le condizioni al fine di evitare l’arrivo di uno stato di bisogno. Si creano quindi le condizioni al fine di raggirare ed evitare ogni tipo di situazione che possa recare danno, mettendo in gioco/campo la prevenzione. Si va a verificare le cause di bisogno, andando poi ad eliminare o ridurre il rischio. (Es: durante il periodo Covid sono stati imposti l’utilizzo della maschera e igienizzante). Tra la fine del 800 e la metà degli anni quaranta vediamo un residuo intervento della fiscalità internazionale, ma questo cambia con l’entrata in vigore della carta internazionale, la quale porta un cambiamento. Fa si che lo Stato non sia più l’unico finanziatore dei sistemi di previdenza sociale, perché da solo non bastava, ma permette di far concorrere anche altri soggetti. (si riesce ad intendere che lo Stato da solo non riesca a finanziare, quindi si fa concorrere anche altri soggetti) (lo Stato non sarà l’unico finanziatore, ma uno dei più importanti). Dobbiamo fare una distinzione tra erogazione e finanziamento: Distinguere erogazione da finanziamento. L’erogazione di beni e servizi è affidata allo Stato, agli enti pubblici, ora anche privati per far fronte a situazioni di bisogno. Finanziamento grava sui datori/committenti e sui lavoratori(nonché i destinatari). Entità determinata liberamente dall’interessato, salvo che la contrattazione collettiva preveda modalità e misura minima. L’importo del fondo può essere stabilito in maniera fissa o in percentuale (solitamente commisurato alla retribuzione). Possibile finanziare con l’accantonamento del TFR (modalità privilegiata dal legislatore con l. n. 243/2004). ->Quindi le prestazioni previdenziali sono finanziate con il prelievo contributivo (commisurato alla retribuzione) a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori, dipendenti o autonomi, pubblici o privati. I contributi sono versati periodicamente ai rispettivi enti previdenziali ai quali l'iscrizione è obbligatoria. Gli enti pubblici e lo Stato provvederanno poi ad erogare i servizi e tutele finanziate tramite i contributi versati durante il periodo di tempo all’interno della propria attività. La teoria dei diritti quesiti diventa sempre più fragile perché la previdenza sociale si diffonde sempre di più su un piano socioeconomico. LA FRAGILITÀ DELLA TEORIA DEI DIRITTI QUESITI E DI CONTINUI ADATTAMENTI Che cosa significa "Diritti quesiti"? Costituiscono una categoria di diritti o situazioni soggettive che sono divenuti immutabili con il decorso del tempo: sono quei diritti che non possono essere toccati da eventuali modificazioni legislative. Es:il diritto del lavoratore alla retribuzione per prestazioni già effettuate. Perché è detta materia fluida? A causa dell’incedere di nuove dinamiche sociali, le quali portano ad un continuo cambiamento del diritto stesso, viene messa in discussione la certezza del diritto e della teoria dei diritto (teoria dei diritti quesiti che rientrano nel patrimonio del lavoratore). Per questo motivo viene definita come una materia fluida, perché cambia continuamente. (Es: Cfr. modifiche al modello familiare). La teoria dei diritti quesiti diventa sempre più fragile perché la previdenza sociale si diffonde sempre di più su un piano (1motivo) socio-economico. L’altro modello che sta mettendo a dura prova il sistema è la visione sul lavoratore subordinato in materia di previdenza sociale (2motivo). Questo perché inizialmente si dedicava unicamente tutele al lavoratore subordinato, ritenuto il soggetto più bisognoso, ma con il tempo sono sorte nuove figure, come il lavoratore parasubordinato, i quali sono lavoratori autonomi deboli. Nel 1973 vengono riconosciute delle tutele a questa nuova figura (parasubordinato) con l’inserimento della norma 409 che disciplina le cococo. Vediamo però che anche questo sistema ne risente, perché col tempo si prende consapevolezza che la debolezza del rapporto non cadeva solo sui lavoratori subordinati o parasubordinati, ma colpiva anche i lavoratori autonomi. Questo ragionamento è sorto con maggior valenza durante il periodo del Covid. (La debolezza non è una caratteristica esclusiva del lavoratore subordinato o parasubordinato). Da qui nasce il ragionamento dei “lavoratori poveri” i quali sono coloro che percepiscono a fine mese meno del sussidio di cittadinanza. Questa è la ragione per cui oggi giorno si sta parlando di porre il salario minimo di legge, per evitare e andare contro alla presenza di queste figure. Da qui non si parla più solo di lavoratore subordinato, parasubordinato, ma si guarda l’intera persona. Vengono fatti recenti interventi legislativi che erogano tutele direttamente alla persona in quanto tale e non in base alla tipologia contrattuale —> viene in gioco l’articolo 35 che recita “la repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni”, e non solo “lavoro subordinato” & un recente intervento Art. 38 cost., co. 2, non prevede distinzioni in base alla tipologia contrattuale. (3motivo)L’altro ambito che sta registrando un terremoto giuridico nell'ambito del lavoro di cura è la differenza di genere. 🟢 Il genere del lavoratore va ad impattare diverse sfere di lavoro. 🟢 Facciamo una distinzione tra: lavoro di cura professionale (Es: le badanti; coloro che vengono pagato per svolgere attività di cura e assistenza); & lavoro di cura non professionale (coloro che svolgono attività di cura e assistenza per un vincolo familiare/, senza retribuzione). In entrambi i casi vi è un problema di genere e provenienza geografica (geografica nelle professionalità-> es: lo straniero viene sottoposto più frequentemente a lavori pesanti), il quale si ripercuote sui soggetti deboli, tipicamente la donna e lo straniero. Non a caso troviamo il lavoratore maschio al centro del mercato, al quale viene garantito un contratto a tempo pieno, indeterminato e senza interruzione di carriera e retribuzione (vs donna con il congedo obbligatorio) Es: se prendiamo come figura un badante viene in mente una donna, e non un uomo, generalmente di un paese dell’Occidente). Importanza di dare una lettura di genere Questa discriminazione di genere colpisce anche indirettamente i lavoratori più deboli, ad esempio, 1)una madre che è priva di assistenza per le figlie, ed è per questo costretta a lasciare il mercato/lavoro e con ciò non può porre i contributi —> questa lettura di genere si riflette negativamente snche sul mercato ; 2) ci fu un caso di ripartizione dei premi spettanti A TUTTI I LAVORATORI che avessero svolto in modo continuativo l’attività d’impresa-> a causa di questo requisiti molte lavoratrici donne non ebbero la possibilità di rientrare e parteciparne, non per motivi di titoli o efficienza, bensì di astensione al lavoro dovuto unicamente al mantenimento obbligatorio del figlio (->caso che ha risolto la prof come avvocato). L’ottica posta sulle funzioni familiari rimane un problema di sostenibilità economica, quale limite principale alla forzatura dei confini della tutela previdenziale. La giurisprudenza colma alcune di queste lacune sulla base di un percorso interpretativo: Interventi della carta costituzionale: 28 luglio 2022, n. 202 sollecita l’intervento legislativo in ambito di tutele assicurative, consapevole delle evoluzione del modello famigliare. 16 giugno 2005, n. 233 Agli oneri/doveri di cura di persone non autosufficienti possono far fronte genitori o figli, ma anche fratelli o sorelle. 19 gennaio 1995, n. 28: per il suo valore non solo sociale ma anche economico, il lavoro effettuato all’interno della famiglia (lavoro domestico) deve essere equiparato alle altre forme di lavoro, riconoscendogli il diritto di tutela dell’art. 35 Cost —> intervento in campo di lavoro domestico, riconoscendolo come ed equiparando come un lavoro ordinario, e in ragione di ciò, applicandogli le medesime/stesse norme di tutela previste. RIPARTO DI COMPETENZA LEGISLATIVA TRA STATO E REGIONE Ci può essere un conflitto su norme in cui Stato e regione si pronunciano sullo stesso argomento. Ma questa è una questione patologica o fisiologica Il conflitto di attribuzione si può verificare per l'articolo 117 della Costituzione. L’articolo deve essere letto attentamente perché determina il fine di competenza tra Stato e regioni. L’Art 117 Cost. comma2 elenca le materie per le quali lo Stato ha competenza esclusiva, nel terzo le materie in cui Stato e Regioni concorrono insieme, mentre il quarto comma stabilisce la competenza residuale delle Regioni su tutte le altre materie, non a caso lo definiamo come “comma residuale”. Materie esclusive della regione= la materia della sanità, assistenza sociale Materie esclusive dello Stato= materia della vecchiaia e pensioni Materie di concorrenza tra Stato e regione concorrono= previdenza sociale, perché non è classificabile da un solo soggetto (ma colui che definisce il reddito di cittadinanza è unicamente lo Stato). In ogni caso allo Stato gli viene riconosciuta libera possibilità di intervento, mentre la Regione può unicamente appellarsi nel caso in cui lo Stato abbia invaso una materia a lei non competente (non troppo sicura) La disciplina della previdenza ed assistenza è influenzata dall’ordinamento ordinario vigente. La nostra legislazione risulta frastagliata e non sempre in grado di seguire una precisa linea di intervento. Questa dinamicità è dovuta da sollecitazioni di varia natura (economiche, europee, sociali, meramente politiche). Ad esempio, come abbiamo visto nel 2011 (cadde il governo berlusconiani e venne in carica il governo tecnico Mario Monti) con la riforma pensionistica. Questo intervento è stato frutto di uno stato di bisogno, infatti il governo disse “l’Europa ci chiede di fare una riforma sulle pensioni”. L’intervento è stato attuato unicamente a fronte della richiesta, prima nel nostro ordinamento non c’era nessuna apertura. Altro esempio: l’ultima legge di Bilancio 2023 (l. n. 197/2022) che interviene sui requisiti relativi al pensionamento delle donne tramite la misura c.d. di Opzione Donna Dopo aver individuato lo Stato di bisogno, come prima cosa, si va a verificare che, e se, lo Stato sia in grado di finanziare i mezzi necessari e stipulare le eventuali riforme. Una prestazione può essere riconosciuta solo se c’è una copertura finanziaria. La riforma, come ogni riforma, viene sottoposta ad un processo temporaneo che prende nome di “carattere di sperimentazione”, dove si va a verificare che ci siano i fondi necessari per la sperimentazione delle misure temporanee. ANALISI DI GENERE La questione di genere impatta diversi ambiti di questione giuridica, come ad esempio la violenza o il gender pay gap che è il divario retributivo tra uomo e donna a parità di mansione. Questo inizia già dal titolo di studio, infatti a parità di titolo di studio vediamo che la donna guadagna meno e ha meno possibilità di fare carriera. Questa condizione è causata da una segregazione orizzontale e verticale 2/10 RIFLESSIONI SOCIALI E LAVORISTICI SULLE PRESTAZIONI PREVIDENZIALI Da un lato c’era l’esigenza di garantire misure adeguate, dall’altro di introdurre un sistema che garantisse le uguaglianze sostanziali (non solo formali), le pensioni sono state affrontate per indicare il limite di adeguatezza. Nella previdenza sociale sta diventando sempre più fragile la teoria dei diritti quesiti. La Corte costituzionale, pur consapevole della necessità di adattare costantemente le norme, ha però affermato che non qualsiasi modifica in materia previdenziale è consentita, questo perché nel tempo è maturata una giurisprudenza che ha individuato dei limiti alla discrezionalità del legislatore. Il legislatore quando procede a modificare la disciplina previdenziale deve adattare dei provvedimenti in relazione al principio di ragionevolezza, se interviene per peggiorare la disciplina, oltre a giustificare il motivo del peggioramento, quando è dettato da crisi economiche il peggioramento della disciplina deve essere TEMPORANEO. Inoltre, tutte le modifiche devono essere approntate nel rispetto di quanto sancisce l’ART 38 della costituzione e di quanto deriva dall’introduzione in costituzione del vincolo del pareggio di bilancio; questi elementi ad oggi potrebbero non essere accolti. I principi che hanno formato il diritto della previdenza sociale erroneamente si pensa che tutto provenga dalla costituzione italiana; invece, derivano anche dallo studio di convenzioni internazionali, e dalle fonti del diritto europeo; in ogni caso si parla di sedi dove sono state prodotte norme ed in entrambi i contesti sono nati importanti situazioni per la previdenza sociale in Italia. Il primo che ha contribuito ad un sistema organico di previdenza sociale è l’OIL, dall’altra parte vediamo bisogna fare i conti con l’approvazione di trattati dell’UE, che progressivamente si è arricchita di fonti di regolazione leggera (soft law) 1) Convenzione 102 del 1952 : e prevede l’istituzionalizzazione di una norma minima di sicurezza sociale. Questo nasce perché negli anni 50 si comprende che nei vari paesi c’erano discipline differenti (in alcuni casi non esistevano neanche) l’OIL vuole mettere per iscritto alcuni principi fondanti, per molti sancisce la creazione di un sistema di previdenza sociale. L’Italia ha ratificato questa convenzione per una questione politica non di avanzamento, perché il modello italiano viene considerato all’avanguardia quindi la ratifica è irrilevante perché la previdenza sociale italiana era già attrezzata per le tutele minime. 1) Convenzione 118 del 1962 : principio di parità di trattamento quindi si espande anche a favore dei soggetti stranieri, all’interno dello stato italiano quando entrano in gioco prestazioni di previdenza italiano non si possono trattare in maniera sfavorevole i NON CITTADINI, questo perché si basa sul RAPPORTO DI LAVORO non sulla provenienza. Un riferimento chiave della previdenza sociale si trova nella carta di Nizza, approvata dal 2000 ma che dal 2009 assume il valore di un Trattato. All’interno di questa carta vediamo l’art 34 che si interessa di previdenza sociale. Nonostante l’UE non abbia una competenza specifica sulla previdenza sociale ha sempre contribuito al miglioramento però nell’ottica che interessava all’UE, cioè, creare un MERCATO COMUNE (quindi lavoratori e imprese che circolano liberamente). Questa questione viene trattata nel regolamento del 1971, si preoccupa di dare risposta a quale regime applicare nel caso lavoratori (tanto subordinati quanto autonomi) e i relativi famigliari si spostano all’interno dell’UE. Dall’altro punto di vista tenta di avvicinare legislazioni diverse da loro; infatti, esercita un ruolo di armonizzazione delle discipline internazionali quindi elaborare delle regole comuni per cui la disciplina segua le stesse regole all’interno di diversi paesi. Da un lato l’avvicinamento dei paesi nell’ottica del coordinamento ma anche nel pieno rispetto della discrezionalità legislativa dei vari paesi, l’intervento dell’UE si è fatto penetrante nel rispetto del principio di competenza nazionale. TFUE -> trattato sul funzionamento dell’Unione Europea : individua delle regole che l’UE si dà per funzionare, all’interno di questa norma bisogna evidenziare un dato che è quello di far convivere le misure di previdenza sociale con la garanzia di un equilibrio finanziario (quindi profilo della sostenibilità economica). PRINCIPI BASE DELL’ORDINAMENTO EUROPEO Individuare quale disciplina si applica nel caso in cui un lavoratore circoli da un paese all’altro dell’UE, non si guarda alla cittadinanza del lavoratore ma alla sede in cui sta svolgendo l’attività lavorativa -> PRINCIPIO DI TERRITORIALITÀ Se le regole applicabili fossero quelle della sede dell’azienda potrebbe succedere che tutte le aziende si trasferirebbe nel paese con meno tutele. 1) CRITERIO DI RESIDENZA DEL LAVORATORE -> capire dove sta lavorando il lavoratore; quindi individuando la sede dove sta lavorando tramite il principio di territorialità si evidenziano le norme da applicare 2) PRINCIPIO DI TOTALIZZAZIONE -> poter conteggiare tutti i periodi lavorati indipendentemente da dove si è lavorato. Per il calcolo della pensione si considerano anche i periodi di lavoro effettuati in tutti i paesi europei. Per i lavoratori che svolgono un’attività lavorativa ma fuori dall’Europa sono state approvate delle convenzioni tra paesi di reciprocità e si è cercato di riportare all’interno delle convenzioni i due principi : di territorialità e di totalizzazione. La strada dei regolamenti è stato nel tempo abbondata grazie ad un approccio di soft law : si fissano degli obiettivi Rilevante il pilastro sociale europeo all’interno del quale l’UE promuove politiche che puntino a riconoscere il diritto soggettivo alla previdenza sociale come un diritto soggettivo di qualunque lavoratore, non più solo subordinato ma anche autonomi o parasubordinati. Con il covid si è presentata la tendenza dell’introduzione di indennità di disoccupazione europea che prende il nome “SURE”, questo perché l’UE consapevole delle difficoltà economiche che stanno derivando dalla pandemia ha disposto un sistema generalizzato di disoccupazione, finanziando SOTTO FORMA DI PRESTITO gli stati membri. Problema legato alla specificità del personale di volo perché cambiano territorio nell’arco di una giornata, e in alcuni casi, anche in territorio internazionale proprio perché spesso la realtà corre maggiormente della normativa Nel 2020 L’INAIL afferma che al personale di volo impiegato presso gli aeroporti italiani deve essere assoggettato dalle norme italiane ma Ryanair non ha accettato quindi l’INAIL gli ha imposto il pagamento di un corrispettivo. Il nostro ordinamento a differenza di altri ambiti, nel contesto della previdenza sociale ha messo altri attori come l’assistenza privata libera (stabilita dall’art 38 comma 5). La contrattazione collettiva si può svolgere a livello nazionale, decentrato, a livello di azienda, a livello provinciale, europeo (dialogo sociale europeo) -> ambiti in cui sono state prodotte regole riguardanti la previdenza sociale PREVIDENZA COMPLEMENTARE -> previdenza facoltativa, non può essere imposta, salvo in un unico caso previsto dalla legge AREA DEL TERZO SETTORE : soggetti che si prodigano per il raggiungimento di finalità solidaristiche, tra queste strutture c’è un libro che comprende le famiglie. Attraverso il volontariato si torna all’idea originaria di previdenza precedente ancora all’idea delle società di mutuo soccorso. CONTRIBUTI E RAPPORTO PREVIDENZIALE : Dimensione di rapporto previdenziale e rapporto contributivo Il rapporto contributivo da luogo al riconoscimento di un rapporto previdenziale. Nozione di rapporto contributivo : il rapporto contributivo è un rapporto che nasce con un fine specifico, la sua instaurazione si dice funzionale al finanziamento del sistema previdenziale (attraverso i contributi); i presupposti perché ci sia un rapporto contributivo è l’esistenza di un contratto lavorativo, nasce a carico di uno dei due soggetti l’obbligo di pagare contributi. Questo obbligo che sussiste a carico di un soggetto di versare contributi sulla base di un contratto di lavoro si dice proprio del rapporto contributivo RAPPORTO CONTRIBUTIVO : 2 requisiti necessari : rapporto di lavoro – soggetto obbligato a versare i contributi (perché il pagamento servirà ad alimentare le casse di quei soggetti che erogheranno le prestazioni previdenziali. Dal rapporto contributivo che coinvolge due soggetti bisogna distinguere il RAPPORTO PREVIDENZIALE, che a differenza di quello contributivo è un rapporto trilaterale (coinvolge 3 soggetti) 1) Soggetto assicurato -> è il lavoratore ed è il beneficiario, ha un diritto soggettivo a formazione progressiva (che matura nel tempo sulla base della sussistenza di determinati requisiti). 2) Soggetto assicurante -> speculare al beneficiario ed è il datore di lavoro 3) Ente assicuratore -> Ente erogatore della prestazione previdenziale se sussistono determinati requisiti (INPS) Quali sono gli enti erogatori delle prestazioni previdenziali : SOGGETTI PUBBLICI : INPS (tutte le altre situazioni citate dall’art 38 in mano all’INPS) – INAIL (copre situazioni di bisogno dovute a infortunio o malattia sul luogo di lavoro) SOGGETTI PRIVATIZZATI : sono soggetti del diritto privato che devono rispondere a specifici ambiti professionali consulenti del lavoro hanno ENPACL (: ente nazionale previdenza e assistenza consulenti del lavoro. INPS -> Regime generale per i lavoratori dipendenti del settore privato a cui sono stati annessi i lavoratori gestiti da INPDAP, ora gestione pubblica INPS e dal 2021 i giornalisti subordinati (prima in INPGI). Regimi speciali per specifiche categorie di soggetti: - Personale di volo, delle miniere, autoferrotranvieri, addetti ai pubblici servizi di trasporto e di telefonia in concessione, … con regole più favorevoli per la maturazione del diritto a pensione. - Coltivatori diretti, mezzadri e coloni - Artigiani e commercianti - Lavoratori parasubordinati (Quarta gestione INPS). Discrezionalità legislativa tra opzioni ideologiche di politica del diritto e presunte specificità della categoria professionale. progressivo superamento dagli anni Novanta per garantire pareggio di bilancio ed equità Il sistema di previdenza italiano rimane in formato al pluralismo sindacale quanto al pluralismo previdenziale, democraticità delle regole date. Se il datore di lavoro non paga la contribuzione non posso godere della previdenza sociale, quindi anche se si è infortunato per ragioni lavorative il lavoratore non era riconosciuto quindi non riceve nulla dall’INAIL. Il codice civile afferma però che il rapporto contributivo deve correlarsi con un principio sancito all’interno di esso che è quello di automaticità delle prestazioni, quindi se il lavoratore si fa male con un rapporto di lavoro l’INAIL corrisponderà al lavoratore quanto potrà a nulla rilevando che il datore di lavoro abbia pagato o meno la contribuzione. Il Codice civile ritiene che in ambito previdenziale il principio della corrispettività dovrebbe essere allentato; quindi, l’erogazione di sistemi previdenziali non è collegato direttamente al pagamento di contributi previdenziali. Art. 2116 c.c.: «Le prestazioni indicate nell'articolo 2114 (forme di previdenza e assistenza obbligatorie) sono dovute al prestatore di lavoro, anche quando l'imprenditore non ha versato regolarmente i contributi dovuti alle istituzioni di previdenza e di assistenza, salvo diverse disposizioni delle leggi speciali [o delle norme corporative]. In caso di omesso pagamento questa situazione non può dirsi preclusiva di un riconoscimento delle prestazioni previdenziali a favore del lavoratore, salvo diverse disposizioni di legge -> DEROGA IN AMBITO PENSIONISTICO (si riceve in base a quello che si versa nel corso della vita lavorativa. Vale la regola della prescrizione, c’è un numero di anni stabiliti dove il lavoratore può chiedere al datore di lavoro di risanare la situazione; quando però cade in prescrizione non ci sono altre soluzioni e il lavoratore non può più fare nulla. -> LIMITE OGETTIVO INSUPERABILE COMMA 2 ART 2116 : Nei casi in cui, secondo tali disposizioni, le istituzioni di previdenza e di assistenza, per mancata o irregolare contribuzione, non sono tenute a corrispondere in tutto o in parte le prestazioni dovute, l'imprenditore è responsabile del danno che ne deriva al prestatore di lavoro». Se il credito è prescritto, c’è però un’altra possibilità, cioè avviare un contenzioso civile nell’ambito del quale si chiede al datore di lavoro un risarcimento del danno parametrata alle somme perse (perché non corrisposte all’ente previdenziale) a cui si aggiunge il danno ulteriore derivato dall’omissione del datore di lavoro. In capo al lavoratore rimane il dover dimostrare la sussistenza del rapporto di lavoro e portare professionisti che facciano il conteggio di quanto gli sarebbe dovuto spettare e quanto l’omissione abbia inciso sulla vita del lavoratore. La possibilità di evitare la prescrizione varia da materia a materia (varia da 5 a 10 anni), per sospendere il decorso del tempo bisogna presentare una denuncia all’ente previdenziale, bisogna verificare per tempo che ci sia stato un pagamento di contributi dovuti tramite il CASSETTO PREVIDENZIALE DEL CITTADINO. MONTANTE CONTRIBUTIVO -> numero dei versamenti effettuati a favore della propria posizione lavorativa, se non ci sono contributi vuol dire che c’è un’omissione contributiva. CHE SOGGETTI RIGUARDA IL PRINCIPIO ? Questo principio nasce nel lavoro subordinato, ma che secondo la giurisprudenza non è possibile estenderlo alle altre forme di lavoro (lavoro autonomo – libero professionale). Però nel lavoro eter-organizzato si perché si classifica come lavoro autonomo ma si applica la disciplina del lavoro subordinato. Negli anni più recenti si esclude la possibilità di applicare questo principio nel lavoro para-subordianto; questo tipo di conclusione viene raggiunto analizzando una norma che riguarda le lavoratrici para-subordinate in maternità, analizzando questa disciplina il legislatore riconosce espressamente che nei confronti di queste lavoratrici trovi applicazione il principio di automaticità delle prestazioni. Nel 2019 è stata fatta una norma a tutela dei Riders e afferma che ai riders autonomi si applicano le stesse tutele INAIL dei lavoratori subordinati, la giurisprudenza deve ancora decidere se il principio di automaticità delle prestazioni si applica anche ai riders o meno. 3/10 (corretto) Effettua un parziale e compila la data che preferisci RAPPORTO CONTRIBUTIVO E RAPPORTO PREVIDENZIALE SOGGETTI CHE EROGANO LE PRESTAZIONI PREVIDENZIALI Il rapporto contributivo nasce col fine di finanziare il sistema previdenziale attraverso l’imposizione di obblighi contributivi nascenti dal contratto di lavoro Rapporto contributivo= è un rapporto che nasce a fronte della instaurazione del rapporto di lavoro, nell’ambito del quale c’è un soggetto che per legge è chinato a versare i contributi. Quidni è un rapporto bilaterale, in cui da un lato c’è colui che ha l’obbligo di versare i contributi (lavoratore) e dall’altra chi spetta i contributi. (quando il rapporto di lavoro sia interrotto o cessato, al fine di conservare i diritti). Rapporto previdenziale= Il rapporto previdenziale sorge tra il lavoratore beneficiario di date prestazioni economiche e l’ente erogatore delle stesse, in ragione di certe condizioni (Es. Stato di bisogno, avvenuti versamenti contributivi). Il sistema previdenziale, diversamente dal contributivo, si fonda su un rapporto trilaterale: Assicurato (lavoratore che usufruisce del diritto di previdenza) Assicurante (Datore di lavoro) Ente assicuratore (normalmente una figura pubblica: INAIL IMPS. Figure privatizzate:ENPACL, ENPAP e Cassa forense per gli avvocati). Che succede quando il soggetto indicato per il versamento dei contributi non effettua il pagamento? Esaminiamo la norma del codice civile del 1942 e regge il principio di automaticità delle prestazioni. Sulla base di questo principio il nostro ordinamento si impegna a offrire tutela nei confronti del lavoratore nel caso in cui, il soggetto obbligato al versamento, abbia completamente omesso o realizzato in parte il pagamento obbligatorio. In questo caso la norma cidicistica tutela ugualmente il soggetto e: anche in assenza di contribuzione versata, il lavoratore potrà avere diritto alla prestazione previdenziale purché sia intervenuto prima del limite dei i tempi di prescrizione (la prescrizione è il limite del diritto). Ma il legislatore, pure a fronte della prescrizione, si impegna ad individuare al lavoratore degli strumenti di tutela. E quindi se il lavoratore non può ottenere il credito maturato per intervenuta prescrizione, il legislatore sempre sulla base dell’articolo 2116 del cc, prevede l’aggiunta di un comma che sancisce la possibilità a favore del lavoratore di andare in giudizio e chiedere di il risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale, al datore di lavoro. DANNO PATRIMONIALE= quanto effettivamente è l’ammontare € DANNO NON PATRIMONIALE= purché lo privi (Es: lesione alla salute psicofisica o reputazione) Ma io materialmente come posso capire quando è il termine è prescrito o meno? Per verificare il termine previsto per della prescrizione come 1ª cosa) vado ad individuare l’oggetto del versamento mancato (Es: versamento mancato ai fini pensionistici/ disoccupazione di base/…); 2ª cosa) vado a controllare il termine relativo secondo la volontà del legislatore. In materia di bisogno il legislatore pone diversi limiti di termine, ai fini pensionistici il diritto deve essere richiesto entro i 10 anni dal momento in cui nasce il diritto, in tutti gli altri casi il termine di prescrizione si abbassa a 5 anni. In questo caso quindi il lavorato esente dal pagamento dei contributi ha la possibilità di contestare il versamento e chiedere il riconoscimento della prestazione se agisce entro il termine dei 10 anni, ovvero, entro il termine di prescrizione. SOGGETTI DEL PRINCIPIO DI AUTOMATICITÀ DELLE PRESTAZIONI PREVIDENZIALI L’obbligo contributivo riguarda TUTTI i lavorato (subordinati e non), mentre quando parliamo del principio di automaticità delle prestazioni previdenziali ci riferiamo solamente ad una categoria di lavoratori, ovvero coloro che hanno un rapporto subordinato. Abbiamo applicazione unicamnte nell’ambito della subordinazione. Il lavoro autonomo è esente al principio di automaticità delle prestazioni, perché qui il soggetto è obbligato al versamento (dissociazione tra chi è tenuto al versamento e chi ne abusa) Quidni il lavoratore autonomo sfugge a questo principio, mentre dall’altra parte pero al lavoratore PARAsubordinato, grazie alla pronuncia della Cassazione del lavoro del 2021, è autorizzata l’operitivita/applicazione del principio di automaticità delle prestazioni previdenziali. (i lavoratori latasubrudnsti sono una deroga/eccezione, del divieto del principio ai lavoratori autonomi). Decreto legislativo 151/2001 contiene delle regole in materia di maternità e paternità. Articolo 13 precisa l’applicazione delle lavoratrici para subordinato l’applicazione del decreto 212. Per tutti gli altri lavorati, esclusi subordinati e para subordinato, è esclusa questa misura. Le parti possono non ridettare il principio e regolarsi/contrarre fuori accordo individualmente tra di loro? La legge non ammette un patto derogatorio siglato tra il soggetto che ha l’obbligo di versare il contributo e il soggetto a cui quel contributo dovrà essere versato. (Es: non si può effettuare il pagamento fuori busta). Nessuno può venire meno al rispetto del principio di automaticità delle prestazioni, menchemeno attraverso un atto di autonomia privata (neanche un contratto siglato). Se esistesse un accordo di questo tipo ci troverò davanti ad un vizio dell’accordo stesso, ovvero, viene definito nullo. Vale su tutte le misure di regola di tutela nei sensi dell’articolo 38 il principio di automaticità? No, perché il 1º comma dell’articolo 2216 contiene in fondo una clausola di salvaguardia secondo cui si sancisce “salvo quanto previsto dalle leggi speciali” -> nel nostro ordinamento la clasjola di salvaguardia e spesso utilizzata per andare a restringere il campo di applicazione del principio di automatica delle prestazioni previdenziali. Domanda: il principio di automaticità delle prestazioni opera per….nei casi previsti dalla legge (?)-> Quando non è contemplato dal legislatore il pagamento dei contributi? Ci sono casi in cui il legislatore consente che i contributi non vengono versati dal soggetto che è obbligato al pagamento. Il questo caso troviamo quelle operazioni che il legislatore definisce come gli sgravi contributivi. Gli sgravi contributivi sono una delle leve utilizzate per promuovere e aumentare la partecipazione all’interno del mercato del lavoro. Sono una deviazione dell’obbligo contributivo a favore del mercato. Si punta principalmente quei soggetti vulnerabile, o ai margini del mondo del mercato del lavoro, perché sono coloro che fanno più fatica ad introdursi nel mondo del mercato del lavoro e anche perché è più conveniente per il datore di lavoro (Es:giovani, disabili, industrie del sud, anziani o donne). Gli sgravi contributivi li troviamo ad esempio nei rapporti di apprendistato, dove la convenienza sta nel fatto che il lavoratore costa meno. Costa meno perché il versamento dei contributi sono a carico dello Stato. La politica degli sgravi contributivi è stata introdotta per: 1. Per assumere lavoratori di aree disagiate o più vulnerabili o per assunzioni a tempo determinato di percettori di reddito di cittadinanza; 2. Per stimolare negli ambienti di lavoro un maggior dialogo tra impresa e sindacato. Per sostenere il sindacato e la contrattazione collettiva. Ma se lo Stato si sostituisce all’imprenditore, dove li troviamo questi soldi? (Art 48 criterio della sostenibilità economica) I fondi lo Stato li va a recepire attraverso la fiscalità generale. La politica degli sgravi contributivi è una politica a livello macro che si finanzia attraverso la fiscalità generale (tasse che gravano sui cittadini). La politica degli sgravi contributivi è una politica unicamente italiana; siamo gli unici in querela ad utilizzare questo stratagemma. Si sono aperti una serie di interlocuzioni istituzionali tra l’Italia e gli istituti comunitari, perché le commissioni europee chiesero conto della finalità di questi aiuti di stato a favore delle imprese italiane. Da questi dibattiti l’Italia ha subito una condanna per non corretta trasportasione dell’effettiva e dei trattati europei. Il i7 Marzo del 2002 abbiamo una pronuncia emanata dalla Corte di Giustizia che censura gravemente l’operato dell’Italia perché nel concedere alle imprese italiane dei benefici aveva finito per violare le norme su, diritto alla concorrenza. A ragion di ciò si è dovuto mettere mano a un contratto formativo, chiamato ContrattoDiFormazioneLavoro. Oltre agli sgravi contributivi c’è anche la categoria di “contribuzione figurativa”. La contribuzione figurativa nasce con un fine preciso, ovvero quello di permettere al lavoratore, in costanza di rapporto e in per alcuni eventi, di non essere sottoposto direttamente al pagamento deli contributi dal datore di lavoro, ma bensì questo contributo viene preso a carico della Stato. Questo perché si parte dall’idea che il lavoratore, al sussistere di determinati eventi, non sia in grado di svolgere una professione specifica per eseguire l’attività di lavoro È lo Stato che si accredita dei contributi soggettai a quelli lavoratori aventi un rapporto di lavoro e in casi di eventi specifici; e questi contributi gravano sulla fiscalità generale. Es: donna in maternità che chiede il riconoscimento del diritto di congedo obbligatorio di maternità. La retribuzione viene sostituita dall’indennità di maternità l’Agata direttamente dall’INPS+ha diritto ugualmente all'anzianità contributiva di questi 5 mesi in cui sarà assente dal luogo del lavoro-> questi contributi si chiama contributi figurativi perché viene pagato dallo Stato ed indirizzato alla lavoratrice. Nel caso della donna madre, si concedono i contributi figurativi, perché sennò il rischio sarebbe che nessuna donna voglia più fare fisavi / per i soggetti disabili, che nessuno se ne voglia fare a carico. Es: Permesso di 104, permesso malattia bimbo, permesso al donatore di sangue. Ci sono casi in cui la contribuzione figurativa è riconosciuta in automatico e casi in cui la contribuzione figurativa è riconosciuta solo se il lavoratore/lavoratrice hanno fatto richiesta di accredito. Quidni non è sempre automatico il riconoscimento contributivo figurativo. Il lavoratore deve verificare volta per volta la legge, e controllare per i casi specifici (quelli citati prima) se prevede la retribuzione contributiva d’ufficio o su istanza di parte. Se è richiesta su istanza di parte in alcuni casi si ha 3 anni di tempo per chiedere se i contributi figurativi verghino direttamente accreditati. Il rischio di far passare quel tempo si corre il rischio di andare incontro ad un ammanco dal punto di vista contributivo. Per controllare il versamento della contribuzione figurativa si va nelle cassette previdenziali del cittadino. Nel cassetto previdenziale del cittadino c’è una fotografia dell’ammontare dei contributi con tutte le diciture degli accrediti (compreso l’accredito di contribuzione figurativa=a qualsiasi altra contribuzione). Ogni contributo avrà egual valore del figurativo e non. Anche il disoccupato, ovvero colui a cui viene concessa la naspi, ha diritto ai contributi figurativi; Se sono soggetti/percettori di naspi, oltre a ricevere all'assegno di naspi, prendo accredito virtuale di contribuzione contributiva d’ufficio dallo Stato. Se la contribuzione figurativa richieda un’attivazione da parte dell’interessato, quest’ultimo si deve fare ricorso e presentare su istanza la richiesta all’INPS per attivarlo. Quidni il legislatore riconsoce la contribuzione figrustiva solo su richiesta di istanza da parte dell’interessato. Contribuzione figurativa d’ufficio nei periodi di: a)Cassa integrazione guadagni e NASPI b) Ricorso a contratti di solidarietà difensivi c) Assistenza antitubercolare d) Lavori socialmente utili Contribuzione figurativa su domanda nei periodi di: a)Servizio militare volontario b)Malattia e infortunio c)Assenza dal lavoro per donazione sangue d)Congedo di maternità e paternità e)Assenze per malattia bimbo, per allattamento, per assistenza di familiare con handicap grave f)Aspettativa per cariche elettive e sindacali. CALCOLO DEI CONTRIBUTI Colui che effettua il calcolo dei contributi è il consulente del lavoro, e l’importo viene inserito nella busta paga con la voce “importo di imponibile ai fini retributivo””imponibile retributivo”. Quando il calcolo del contributo coinvolge prestazioni di enti pubblici, sarà la cassa di competenza a definire e calcolare l’importo contributivo, nel rispetto dei limiti fissati dalla legge ed in conformità alla costituzione. In questo tema, una norma fondamentale per i consulenti del lavoro è l’articolo 23 della costituzione. La norma costituzionale prevede che nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge. Art. 23 Cost.: «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge». Nel mondo dell’INAIL iniziamo parliamo di premio assicurativo Premio assicurativo: ; fortemente condizionato alla presenza di tariffe ed è competente alla funzione dell’INAIL ( disciplina la regolarità dei rapporti e verifica chi rispetta la normativa. 10/10 👉🏻 Soggetti che erogano/concedono le prestazioni di previdenza sociale Soggetti pubblici: -Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) 👉🏻 -Istituto Nazionale Assistenza Infortuni sul Lavoro (INAIL) Soggetti privatizzati/per specifici ambiti professionali: ci si rivolge alle casse di previdenza per professioni regolamentate. Alcune esemplificazioni: -Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Consulenti del lavoro (ENPACL) -Cassa forense per gli avvocati -ENPAP (Ente nazionale Previdenza e Assistenza Psicologi) ART 2115 CC … L'imprenditore è responsabile del versamento del contributo, anche per la parte che è a carico del prestatore di lavoro, salvo il diritto di rivalsa secondo le leggi speciali [art2116]. È nullo qualsiasi patto diretto ad raggirare/eludere gli obblighi relativi alla previdenza o all'assistenza. Ai soggetti tenuti al pagamento dei contributi previdenziali (obv il datore) la legge impone ulteriori obblighi: -Fornire al lavoratore (una volta l’anno) un estratto conto della retribuzione denunciata ai fini contributivi; -Fornire agli enti previdenziali gli elementi necessari per accertare l’esistenza dell’obbligo e per determinare l’ammontare dei contributi dovuti. -Istituire e tenere il LIBRO UNICO DEL LAVORO dal quale risultano tutti gli elementi relativi ai rapporti di lavoro dipendenti e le relative vicende. Queste informazioni dell’obbligazione contributiva vengono inserite nel libro unico del lavoro che conteggia a e fotografa i tipi di rapporti di lavoro esistenti. Queste attività non vengono lasciate alla totale discrezionalità al datore di lavoro, ma viene affiancato da soggetti pubblici con poteri ispettivi e di controllo: ”INL unico”= ispettorato nazionale del lavoro unico; unico perché al suo interno costituisce una task force che si caratterizza per la compresenza dell’operatore dell’INPS, operatore dell’INAIL ed operatore dell’ ispettorato del lavoro. (Ciò che redige il consulente del lavoro è la busta paga, dove si inserisce tutto ciò che rientra nell’attuazione della normativa previdenziale, quidni i contributi previdenziali). Quali sono i limiti posti all’imponibile retributivo? Il legislatore, durante il calcolo, pone il rispetto di due regole: ovvero quello di rispettare i massimali e i minimali. Il massimale e il minimale sono delle soglie da ripestare, nel caso di un loro superamento si esente il lavoratore all’obbligo contributivo e qua ci riferiamo al massimale, per evitare di disporre in futuro di pensioni troppo granì); mentre nel caso in cui un reddito vada sotto alla soglia minimo, si applica il minimale, in cui si impone un importo minimo di contributi dovuti, questo ragionamento è viene per consentire in futuro ai quei lavoratori di avere delle prestazioni pensionistiche adeguate. Solitamente il massimale contributivo è circa 200 milioni (mantenuto cita quello iniziale), mentre il minimale minimo è cambiato nel tempo. Quindi l’imponibile retributivo non è un risultato matematico certo, perché viene computo ordinariamente, sul rispetto di un limite massimo e minimo. Chi lo definisce il minimale contributivo? Il legislatore impedisce che il minimale contributivo possa essere definito all’interno di un rapporto di lavoro, perché si l’arte dal presupposto che il datore e il lavoratore non sono sullo stesso piano; per ciò in questo caso si andrebbe a rischiare di non tutelare al meglio il lavoratore. In ragion di ciò il legislatore prevede che il minimale contributivo venga definito dalla Corte Legislativa o Contratti Colletivi. Abbiamo detto si i contratti collettivi, ma non tutti, solo i contratti collettivi che vengono stipulati da sindacati maggiormente rappresentativi a livello nazionale (e sono quei sindacati che sottoscrivono accordi in più settori e su tutto il territorio nazionale); si fa questo per mettere un freno alla sottoscrizione dei contratti collettivi pirata= sono quesì contratti che l’impresa sottoscrive con un finto sindacato. Non si emette totalmente la possibilità di stabilire il minimale a tutti gli accordi individuali, è ammesso il minimale stabilito da un rapporto di lavoro unicamente nel caso in cui quest ultimo sia più favorevole al lavoratore. Se si applica un accordo individuale che, non si ponga al di sotto del cont.coll., che non sia in “peius” rispetto al contratto collettivo, subentrerà e graverà su quest’ultimo dalla nullità del contratto. Perché è importante ottemprerare/obbedire agli obblighi contributivi? Per una serie di ragioni, la prima delle quali per non avere problemi quando l’azienda deve richiedere il DURC DOCUMENTO UNICO DI REGOLARITA’ CONTRIBUTIVA. Il DURC è un attestato dal quale si evidenza lo stato di regolarità contributiva di una determinata imoresa. Il DURC rendicontato quello che il buona adempimento degli obblighi contributi del datore di lavoro (si accerta e conferma il rispetto degli obblighi contributivi). Chi rilascia il DURC? Viene rilasciato su richiesta dell’interessato dagli istituti previdenziali. Essere in l’ossesso di questo attestato porta molti benefici all’impresa, in primo luogo permette la partecipazione agli appalti pubblici (public procurement?), se l’impresa ha un un regolare adempimento degli obblighi contributivi. Il DURC fotografa lo stato di salute contributiva dell’impresa e, se il risultato è positivo e si è rispettato totalmente l’obbligo (Es: ho lagato i contributi di tutti i lavoratori), si può accedere alla partecipazione della procedura di evidenza pubblica, sennò si verrà esclusi. { il primo requisito richiesto dagli appalti pubblici è quello di avere un DURC e che questo sia conforme). Inoltre si concedono tanti benefici economici, sia dalla Unione Europea, che dallo stato italiano. Es: se voglio ricevere un finanziamento pubblico per acquistare un trattore e sostituituire quello vecchio, devo dimostrare prima il rispetto dei requisiti del DURC. Il mancato rispetto dell’obbligo contributivo, oltre a portare una mancanza del DURC, consuetudini anche molte sanzioni di tipo: Civili, Amministrativi e/o Penali. Per capire le sanzioni dobbiamo distinguere le due fattispecie: gli obblighi principali si dividono in due fattispecie. Da una parte troviamo: la fattispecie della omissione contributiva= ovvero si rileva il mancato o il ritardato pagamento dei contributi. Lo si ricava dal fatto che il datore di lavoro non ha effettuato regolarmente denuncia o registrazioni obbligatorie. Quindi il datore di lavoro comunica i lavoratori presenti, ma non ha effettuato il pagamento o lo ha effettuato con ritardo. In caso di errore in buona fede da parte del lavoratore che ha omesso al pagamento dei contributi, la legislazione prevede comunque una sanzione, ma con un importo ridotto. C’è una legge del 2000 che prevede le ipotesi in cui è possibile applicare questa limitazione della sanzione, come ad esempio 1ª iootesi)quando si è in errore per una confusione creata dall’ giurisprudenza o 2ªipotesi)per la produzione di provvedimenti di natura amministrativa (Es: due istituiti amministrativi dicono tramite provvedimento due cose diverse). La riduzione della sanzione è prevista anche in casi oggettivi dell’impresa, come ad esempio, varia in base alla situazione economica dell’impresa (caso di azienda in crisi, riconversione o ristrutturazione, a condizione però che le tre opere siano di particolare rilevanza sociale o economica). Denuncia= cominciare il rapporto. Registrazioni obbligatorie=effettuere il pagamento la fattispecie della evasione contributiva= l’evasione contributiva è più grave della omissione contr., perché, in questo caso rimane, manca sia il pagamento, che la denuncia stessa. Si tratta di totale sommerso, di totale lavoro irregolare. In questo caso il reato si può contestare solo alla condizione per cui il pubblico ministero dimostri che il datore di lavoro fosse mossa dalla funzione specifica di non versare i contributi o premi dovuti. Quindi qui il datore di lavoro si trova in una posizione di dolo, perché ha intenzionalmente ha voluto tener nascosto il rapporto lavorativo e i pagamenti dovuti. Il legislatore ha riconosciuto la possibilità di applicare una riduzione della sanzione, nel caso in cui il datore abbia fatto l’autodenuncia entro 12 mesi (1 requisito)dalla nascita dell’obbligo, e che questa autodenuncia non sia stata fatta dopo un controllo previdenziale (2 requisito, toglie il concetto della spontaneità). La sanzione penale più aspra viene applicata nei casi in cui la omissione del contributo versato risulti quantitativamente rilevante (quindi più alto è il contributo più alto è la sanzione). La sanzione meno grave è quella della omissione contributiva, perché si vuole premiare il fatto che il datore abbia almeno provveduto alla comunicazione del rapporto. Alcune volte vengono approvate provvedimenti Chianti come “maxi sanzioni”, perché su questo campo si esercita la discrezionalità legislativa (periodo in cui si inasprisce la violazione dell’obbligo). Da oggi analizzeremo gli eventi meritevoli di tutela secondo l’articolo 38: infortunio, le pensioni e la malattia professionali. INFORTUNIO E MALATTIA PERSONALI Oggi la stagista rileva 3 infortuni mortali al giorno con un netto aumento per tante ragioni (sop.economiche). Anche in tema di infortunio e di malattia professionale, portiamo in esame la legge n80/1898, perché è la norma che contiene tutte le forme di tutela obbligatorie assicurative nelle fabbriche. La tutela previdenziale viene istituita con la l. n. 80/1898 come forma di tutela obbligatoria nelle fabbriche.Viene aumentata la responsabilità civile del datore della prova a causa della “teoria del rischio professionale” Il datore di lavoro è tenuto a “proteggere l'incolumità dei lavoratori e a prevenire anche i rischi insiti nella possibile negligenza, imprudenza o imperizia dei medesimi nell'esecuzione della prestazione, dimostrando di aver posto in essere ogni precauzione a tal fine idonea” (Cass. 16026/2018; Cass. La logica è che: in quanto il datore usufruisce dell’energia operativa del lavoratore, ha il dovere di rispondere al sussistere del rischio professionale che grava sul lavoratore (teoria del rischio professionale). Questa tutela contiene due limiti essenziali, che con il tempo però c’è stata un’apertura nel campo di applicazione: 1) limiti soggettivi, in termini di destinatari/soggetti, perché le tutele non erano garantite a tutti ⇒ la tutela inizialmente era riservata solo ad operai addetti a specifiche attività industriali ritenute pericolose. 2) limiti oggettivo, in termini dei campi/motivi assicurabili, perché l’oggetto meritevole di tutela erano casi specifici ⇒ inizialmente si ergeva tutela solo per gli infortuni professionali; la prima apertura la vediamo per casi di malattie professionali e a seguire per gli infortuni in itinere. L’ampliamento è dovuto da: DPR 1124/1965 e art38/2000. La tutela si è progressivamente estesa avvicinandosi il più possibile a quella esigenza di universalizzazione della tutela che da tempo investe gli studi di previdenza sociale. In altri termini la logica è quella di superare il criterio selettivo che si è andato a creare con l’entrata della Costituzione (sistema entra in crisi qua) , sia sotto l’aspetto dei soggetti che degli oggetti di tutela (a chi tutelare e per cosa). CONTESTO NORMATIVO A RIFERIMENTO Abbiamo detto che la legge base della previdenza sociale è l’art 38 della Costituzione 2º comma (perché il 1º tratta dell’assistenza). (impegno della Repubblica) e la legge 80/1898 in cui si espande la responsabilità del datore di lavoro e del rischio professionale. (impegno del datore) Decreto Legislativo n° 38/2000 che introduce tra l’altro l’infortunio in itinere= La tutela contenuta nell’articolo 38comma2º lo ritroviamo all’interno del decreto 1124 del 1965. Il decreto del 1965 va a completarsi ed arricchirsi con l’introduzione e con innescamento/unione del decreto legislativo n 38/2000. D.P.R. n° 1124 / 1965= La gestione dell’assicurazione obbligatoria sul lavoro e le malattie professionali è affidata all’Inail (fatte salve diverse previsioni normative) Il dpr 1124 va a definire 3 aspetti fondamentali: 1. Quali attività si ricollega 2. A quali soggetti si applica 3. Qual È la nozione giuridica di infortunio A chi si affida la gestione dell’ assicurazione obbligatoria sul lavoro e sulle malattie professionali? all’Inail, salvo nei casi previsti dalla legge. Il rapporto tra tutela inail e l’articolo 2125 => l’applicazione del principio di automaticità delle prestazioni = 2116 c.c., tale regola stabilisce che, salvo previsioni diverse, le prestazioni previdenziali spettano anche quando i correlati contributi non sono stati versati Questo principio si applica senza riserve, quindi la norma si applica senza alcun tipo di limitazione. SOGGETTI DEFINITI (da ART1&4 del dpr1126/1965) La tutela INAIL non si applica a tutti i lavoratori, perché alla tutela sono esenti i giornalisti, dirigenti e impiegati presso le aziende AGRICOLE e FORESTALI (perché ci sono strutture pubbliche dedicate) , ed infine ai volontariati/fasce sportive importanti (perché hanno polizze assicurative private) (Si per il tirocinio). È il legislatore che stipula un elenco dei soggetti che hanno il diritto di tutela da parte dell’INAIL. CAMPO DI APPLICAZIONE La regola generale è quella di rendere operativa la tutela a tutti i soggetti di tutti i settori produttivi ed anche ai vari ambiti della pubblica amministrazione (alla tutela inail sono soggetti anche i lavoratori pubblici). Dà la qualificazione della tutela si va a verificare la caratteristica della pericolosità, vengono tutelati quei lavoratori che operano in luoghi di lavoro considerati pericolosi. È ritenuta “pericolosa” quando l’attività lavorativa richiede l'utilizzo di macchinari o un rischio ambientale (sia se l’utilizzo delle macchine avviene un modo occasionale o secondario), quindi ogni tipo di contatto occasionale, permanente e/o secondario. Poi ci sono delle attività pericolose considerate pericolose in quanto tali, indipendentemente dall'utilizzo di macchine, ed intendiamo i lavori dell’ambito agricolo !!!(in ambito agricolo ogni attività viene considerata come pericolosa)!!!. Oltre a dover dimostrare il contatto con la macchina o con il rischio ambientale, l’altro elemento chiave per riconoscere la tutela inail è di essere un soggetto ricompreso nell’elenco dei beneficiari di tale tutela. Questo elenco di soggetti beneficiari comprende la categoria dei lavoratori subordinati (1º soggetto preso in considerazione). Inizialmente la tutela era riservata unicamente a coloro che svolgevano lavori manuali, sarà poi la corte costituzionale ad espanderla ritenendola inattuale, così da allargarla anche al contesto aziendale. Però, andare a delineare soltanto nei confini aziendali non era soddisfacente rispetto all’ambizione con cui si era postulata l’idea dell’articolo 38 della Costituzione, quindi viene applicato l'articolo 81/2017, che amplia ulteriormente la tutela e così permetto di coinvolgere anche i lavoratori agili e i lavoratori smart worker ⇒ fuori dai locali aziendali. Si espande anche ai lavoratori para subordinati, etero organizzati, artigiani, studenti, soci collaborativa, raders, lavoratori dello spettacolo, lavoratori occasionali, ecc..(sop.con il Covid). Esclusi però il personale infermieristico quando non assunto con un contratto di lavoro subordinato. Questo è giustificato dalla specificità dell’attività della professione. La tutela INAIL nel settore agricolo, a causa della sua specificità e pericolosità, non si limita a tutelare il lavoratore in senso stretto, ma anche moglie e figli che prestano opera manuale e abituale nelle aziende agricole (viene esteso il novero delle persone ptrotette). La ragione che sta alla base è che tutte le attività individuate come agricole vengono ritenute pericolose. Ci deve essere il carattere dell'abitualità e manualità per estendere la disciplina di tutela. COSA QUALIFICA UN INFORTUNIO SUL LAVORO? L'assicurazione comprende tutti i casi di infortunio avvenuti per causa violenta in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un'inabilita' permanente al lavoro, assoluta o parziale, ovvero un'inabilita' temporanea assoluta che importi l'astensione dal lavoro per piu' di tre giorni. Quando parliamo di infortuni la giurisprudenza ci obbliga a fare una distinzione: tra infortunio avvenuto in occasione di lavoro e infortunio in itinere (durante l’attività di lavoro). Per parlare di infortunio, e quindi di eventi indennizzabile dall’Inail, questo deve sussistere determinati requisiti: 1. che l’evento sia stato cagionato da una causa violenta 2. che sia registrato in occasione di lavoro 3. (lesione) che questa causa violenta produca come conseguenza la morte del lavoratore o una inabilità permanente o una inabilità temporanea di minimo 3 gg (non che sia meno di 3gg) Comprese anche le attività prodromiche o strumentali= che anticipa qualcosa. Che cos’è una causa violenta? “Si tratta di fatto esterno alla persona del lavoratore che con un’unica azione, rapida e concentrata nel tempo, vinca la resistenza dell’organismo del lavoratore, provocando una lesione”. Deve essere: esterna al lavoratore (provenire da ambiente di lavoro); violenta (di forma acuta); rapida e concentrata nel tempo (entro il turno giornaliero di lavoro); efficiente (rapporto di causa - effetto tra infortunio e lesione). Gli elementi dell’azione che provoca la causa violenta sono: Quando la causa, il fatto esterno, è generato da un'unica azione RAPIDA e CONCENTRATA NEL TEMPO. Azione rapida= l’effetto che ha generato la lesione si manifesta entro 1 turno giornaliero di lavoro. Azione concentrata nel tempo= gli effetti possono verificarsi a seguire del fatto, ma devono essere correlati. Con esterna alla persona, significa che deve non essere generata dal lavoratore stesso, che deve essere generata dall’ambiente di lavoro. Causa esterna perché la causa deve essere collegata da un fattore esterno dalla persona. Rientra anche il caso di causa virulenta, virulento ovvero per batteri e malattie infettive i cui effetti si verifica in un momento successivo a quello tipico dell’infortunio (Es: se prendo il Covid, ma solo in base all’attività lavorativa in cui si svolge). Ma come si dimostra che il contagio è avvenuto nell’impresa? Entra in gioco il Regime delle presunzioni, concesso a specifiche categorie di lavoratori, coloro che sono particolarmente esposti al rischio di contagio. Non è sufficiente che l’evento sia verificato in ambiente di lavoro (nesso topografico) o in orario di lavoro (nesso cronologico), ma PER il lavoro (attività lavorativa determina l’esposizione del soggetto protetto al rischio del suo verificarsi). La Corte ha introdotto e tutelato quegli infortuni che avvenivano ad esempio nel percorso casa-lavoro e lavoro-casa. Le prime parole pronunciate sulla strada nascono negli anni 90’. Quindi da qua vengono introdotti anche gli infortuni in itinere, ovvero gli infortuni che si svolgono fuori dall’ambiente di lavoro, ma che hanno comunque un collegamento con esso ⇒ come abbiamo detto vengono estese/incluse con la norma che adotta nel 2000 art38. l'infortunio in itinere come quella particolare tipologia di infortunio che si verifica lungo il normale percorso che il lavoratore compie spostandosi: dal luogo della sua abitazione a quello di lavoro e viceversa; da un primo luogo di lavoro Ciò che qualifica questo tragitto come normale percorso è quando ci siano deviazioni necessitate. Si giustificano le deviazioni necessitate, ad esempio quando il cambio del tragitto sia dovuto per obblighi familiari, per necessità o per impedimenti esterni a me non (Es.portare la figlia) (Es.ho fatto ritardo perché ho effettuato il primo soccorso). Se il tragitto è stato modificato per deviazione non necessitate, al lavoratore non sarà riconosciuta la tutela previdenziale. Posso andare a lavoro con un macchina privata? Lo Stato consiglia un mezzo pubblico, ma quando mi è impossibile viene riconosciuto un altro mezzo. Possibili deviazione dal percorso ordinario ⇒ solo se c’è il Principio di ragionevolezza = La tutela non opera qualora le deviazioni siano indipendenti dal lavoro o non necessitate. Quindi il legislatore pone flessibilità in base alla ragionevolezza e al contesto. Nelle ipotesi ibride stiamo analizzando una disarmonia tra quanto dettato dall’Inail e quanto dicono i giudici. A volte il lavoratore sente approvazioni diverse rispetto a questi due soci, per l’evolversi dell’ultimo caso. Provoca maggior incertezza. SI DÀ TUTELA SOLO AI CASI DI INFORTUNI IN CUI SI RICONOSCE E SI PROVA LA SUSSISTENZA. -È irrilevante se il lavoratore sia in colpa o meno Non sussiste l’intervento dell’INAIL in caso di condotta del lavoratore, quando il lavoratore si espone al rischio elettivo. Quando si cagiona l’evento da sé, ad esempio faccio una scommessa e mi martello un dito; o che si sia messo in strada da ubriaco e fa un incidente. ⇒ -Escluso l’intervento previdenziale in caso di dolo e autolesionismo del lavoratore ed in presenza di rischio elettivo. Es. giochi di destrezza eseguiti con attrezzi di lavoro per divertire i colleghi o dare prova di proprie abilità. MORTE qualsiasi stato morboso che possa essere posto in rapporto causale con lo svolgimento di una qualsiasi attività lavorativa. INABILITÀ Intendiamo la inabilità totale al lavoro, che può durare alcuni giorni o per tutta la vita. Quando intendiamo “alcuni giorni” parliamo di inabilità assoluta temporanea, mentre quando l’infortunio provoca una inabilità dal lavoro per il resto della mia vita si parla di inabilità assoluta permanente. L’inabilità deve essere assoluta, perché ci deve essere una totale impossibilità al lavoratore di svolgere l’attività lavorativa. In questo caso si versa una indennità, una somma di denaro, che sostituisce la retribuzione e va a coprire quel che si chiama il mancato guadagno provocato dall’infortunio pagato dal datore. Si vanno a liquidare delle cifre fisse, che si calcolano prendendo a riferimento la retribuzione ordinaria del lavoratore. In più, il lavoratore può ottenere un ristoro integrativo, nel caso in cui provi (davanti ad un giudice) di essere stato vittima di un danno ulteriore, e questo danno aggiuntivo viene pagato dal datore di lavoro. Questo danno prende il nome di danno differenziale, ovvero il danno che non è stato pagato dall’Inail — in questo caso quindi abbiamo il danno base pagato dall’Inail+il danno aggiuntivo pagato dal datore di lavoro. MALATTIE PROFESSIONALI “L’assicurazione è altresì obbligatoria per le malattie professionali tabellate contratte nell’esercizio e a causa delle lavorazioni specificate nelle tabelle stesse ed in quanto siano. Lavorazioni previste nel TU 1124/1965.” Diverso dall’infortunio e dall’infortunio in itinere, perché in questo caso la causa è violenta e concentrata nel tempo. Le malattie professionali si caratterizzano per avere un periodo di latenza, nonché l'intervallo di tempo che intercorre tra l’innesco della malattia e il suo manifestarsi. Quando parliamo di malattie professionali intendiamo anche malattie che si manifestano dopo il passare di anni (diverso dall’infortunio che richiede una immediatezza). Le malattie professionali sono beneficiari di tutela economica/patrimoniali quando la malattia ha contatto diretto i indiretti con l’ambiente professionale —>questo ci fa distinguere quando la malattia è professionale e la malattia comune..Malattie professionali= se ne occupa l’INAIL (lavoro a contatto con l’amianto e mi ammalo)..Malattie professionali= se ne occupa SOLO l’INPS (faccio un calcetto, mi ammalo e sto a casa da lavoro). L’INPS accerta la causa di riconoscimento della malattia e ha il potere di controllo (lo esercita attraverso le fasce di reperibilità). Il lavoratore quando è in malattia comune ha l’obbligo di stare sotto controllo da parte degli organi pubblici e nelle ore, di fasce di reperibilità, ha la possibilità di essere sottoposto alla vista e al controllo medico sotto la volontà dell’INPS. Le fasce di reperibilità variano in base se il lavoratore è un dipendente pubblico o un dipendente privato, in più dipendono anche dall’ambito professionale nel quale si opera. Quali sono le cause della malattia professionale? Causa lenta e progressiva (che va a peggiorare) nell’esercizio e in collegamento con l’attività lavorativa. Se si riesce a dimostrare il nesso/collegamento viene erogato un indennità al lavoratore da parte dell’INAIL. Ma ciò è possibile solo se il lavoratore invia la denuncia professionale che il compito è a capo dell’interessato, e questo perché molte volte la malattia professionale si manifesta troppo tardi, il più delle volte quando è in pensione e/o quando si è concluso il periodo lavorativo. Quale elemento ha messo in crisi l’ordinamento e fatto agire la Corte? Fini agli anni 89 venivano tutelate solo alcune malattie ed vengono indicate in una tabella, quindi esempio: se un lavoratore ha lavorato per 40 anni in un centralino per 10h deve stare al telefono e dopo 20 anni gli si verifica il problema all’orecchio, quella malattia inizialmente non veniva riconosciuta, non essendo scritta all'Interno della tabella, e quindi non veniva tutelato. Con Il tempo, in particolare nel 1988, la Corte Costituzionale ritiene tale misura incostituzionale ed emette ma sentenza n.179, dove sancisce la tutela anche le malattie non inserite nelle tabelle sarebbero state tutelate, purché il lavoratore dimostri la natura professionale della patologia. Dove nasce il problema? Molto spesso abbiamo malattie professionali che si chiamano multifattoriali->se io mi ammalo di carcinoma polmonare questo potrebbe essere dovuto sia dall’attività svolta al lavoro, sia perché sono fumatore ⇒ come si determina che ho effettivamente il carcinoma? Non si può determinare con certezza ed è per questo che non si esclude comunque la causa professionale (per il criterio di incertezza). INVALIDITÀ L'invalidità deve essere: Invalidità assoluta assoluta= perché non c’è più nessuna possibilità per il lavoratore di svolgere la prestazione. L'inail fornisce l’indennità al soggetto, ma se il lavoratore subisce un danno ulteriore gli spetta anche il ristoro integrativo da parte del datore. Il ristoro integrativo si calcola concedendo il danno differenziale=differenza del danno non liquidato dall’Inail. quindi si ha come obiettivo: salvaguardare i giovani, di tenere conto della dinamica sociale e gestire i conti, nonché il debito pubblico (se mi entrano contributi pari a 100, ma ne devo pagare 200 perché non vanno in pensione aumenta il debito pubblico, che si rifarà sulle nuove generazioni). L'Unione europea sostiene però anche che l’Italia abbia il sistema pensionistico più virtuoso, 👉🏻 e il fatto di essere il più credibile, ce lo confermano anche alcuni dati. Ultima criticità in campo pensionistico è sul calcolo della pensione. La criticità sta per i diversi meccanismi di calcolo che riscontriamo, perché per determinare l’importo pensionistico c’è una diversa disciplina per ogni settore in cui il lavoratore svolge l’attività di lavoro. Vediamo che c’è una disciplina dedicata al lavoratore subordinato, la cui prestazione previdenziale viene assicurata dall’INPS, ed è sempre lui che tutela i lavoratori parasubordinati (sono iscritti alla quarta gestione INPS) ; mentre per le attività libere professionali, nonché i liberi professionisti, hanno regole diverse e sono assicurati dalla cassa ordinistica, la cosiddetta cassa di categoria, denominata ENPAC”ente nazionale di previdenza e assistenza dei consulenti del lavoro”. Per liberi professionisti e giornalisti la gestione è assegnata a enti previdenziali privatizzati, autonomi nei limiti dei vincoli di legge. Ma l'obbligo di versamento dei contributi, in caso di lavoro subordinato, è una caratteristica in parte unicamente del datore di lavoro? La pensione si calcola solo sui contributi versati dal datore di lavoro? No, perché ci possono essere casi di contribuzione figurativa, dove non c’è l’obbligo di versare i contributi- RIPASSO → La contribuzione figurativa sono quei contributi che non vengono versati né dal datore né dal lavoratore, ma che spettano ugualmente ai lavoratori- Questa indennità si riferisce ai periodi di interruzione o assenza forzata dal lavoro, quindi per cause che non dipendono dalla sua volontà o per cause degne di tutela sociale- Questa indennità è a carico dell'INPS. Chi sono i sogggeti protetti in tema di prestazioni pensionistiche? Tutti coloro che, operai o impiegati di qualsiasi sesso o nazionalità, abbiano compiuto l’età di 14 anni e prestino lavoro retribuito alle dipendenze altrui. Quindi vediamo un campo di applicazione generale. La legge dispone anche il pagamento dei contributi nel caso di lavoratori che continuino a lavorare dopo il compimento dell’età pensionabile. [caso di lavoratore subordinato] Per il calcolo della pensione, una parte della prestazione viene individuata dal datore di lavoro, colui che ha l’obbligo contributivo, ma anche in caso di mancato versamento, il lavoratore dipendente preserva comunque il diritto alla pensione, fino a che non si verifichi la prescrizione (quinquennale). Nella contribuzione volontaria il legislatore riconosce la possibilità al lavoratore di versare volontariamente i contributi lui stesso, emettendo la deroga generale che prevede sia il datore ad effettuare (ad esempio d il riscatto degli anni di studio il riscatto del corso di laurea è lo strumento che permette di trasformare i tuoi anni di università in anni contributivi e quindi integrare la tua posizione contributiva ai fini pensionistici. Condizione necessaria è che tu abbia conseguito il titolo di studio). Possiamo quindi dire che la contribuzione volontaria è quando colui che finanza la prestazione pensionistica è il lavoratore stesso. Altro caso è la pensioni dei lavoratori con versamenti discontinui. Oppure, oltre alla contribuzione figurativa, vediamo la contribuzione volontaria. Il riscatto dei periodi di inattività è utile in caso di lavori discontinui, stagionali o temporanei sia per maturare i requisiti contributivi per l'accesso alla pensione che per aumentare l'importo riconosciuto. I lavori discontinui danno luce ai lavoratori precari (esempio più noto è lo stage—> nel 78% dei casi si entra nel mondo del lavoro tramite stage o tirocini, dove non vi si ha un vero e proprio contratto di lavoro, quindi manca il requisito dei contributi / altro molto noto è il contratto di lavoro a chiamata), Con i lavori discontinui, come per esempio le prestazioni di lavoro occasionale, riscontriamo più difficoltà per il calcolo del fondo pensionistico, perché avendo lavorato per un breve periodo di tempo, il fondo verrà parcelizzato/frammentato in vari periodi, andandolo però ad indebolire il fondo stesso. Per questa ragione il legislatore va a conteggiare in maniera unitaria tutti i periodi discontinui, così da poterli far rientrare nel reddito pensionistico tramite l’uso di meccanismi. Correttivi a dinamiche del mercato del lavoro MECCANISMI DI CONTEGGIO PENSIONI: Il primo meccanismo è la ricongiunzione dei crediti versati; questa operazione però richiede un esborso economico. La domanda di ricongiunzione va presentata dall'assicurato alla sede competente dell'istituto previdenziale (INPS o ENPACL), il quale, in cambio di una somma di denaro, provvederà alla ricongiunzione dei diversi periodi contributivi, indirizzandoli in un unico fondo. Quindi per il calcolo della pensione troviamo una parte che si riferisce alla gestione/prestazione ordinaria+pezzetto della prestazione del contratto a chiamata A+ pezzetto della prestazione del contratto a chiamata B= un unico pezzo che è il reddito pensionistico (- esborso economico). Questo strumento ha un intoppo, perché: 1)perché non tutti hanno la possibilità di utilizzare questo titolo oneroso, in base al guadagni percepito (lo vediamo sopratutto per i giovani che prediligono fare il cococo) & 2)per la sconvenienza economica, perché non può definirsi a costo zero. La Corte Costituzionale riconosce questo malcontento e chiede al legislatore di entrare nel merito dei bisogni dei lavoratori (sop. giovani). In ragione di ciò nasce l’istituto della totalizzazione. L’altro strumento è l’istituto della totalizzazione, il quale non prevede costi per chi la richiede. Nel calcolo della totalizzaziine, il metodo generale, conteggia/si guarda esclusivamente l’entità di contributiva (i contributi versati), sia in maniera obbligatoria che in maniera volontaria (casi visti prima) ⇒ Calcolo totalmente contributivo, dove accetta sia la contribuzione volontaria che obbligatoria. Ci sono dei casi eccezionali in cui il calcolo è soggetto a ipotetici limiti, ovvero nel caso in cui il lavoratore abbia per un periodo della sua vita il riconoscimento della pensione, in cui non si andrà base ai contributi versati, ma alla pensione precedentemente versata (non è tema del diritto che andremo a studiare, perché noi guardiamo il rapporto contributivo). L’ultima possibilità lo vediamo con il cumulo. Anche nel cumulo si crea un salvadanaio unico; si guardano i vari periodi versati, andando ad individuare i periodi non coincidenti, per conseguire un unica pensione. Allo stesso modo della totalizzazione, non si prevedono costi per il suo utilizzo, e non è detto che si prevede l’applicazione del regime contributivo (es: se avessi dei periodi retributivi mi conviene il cumulo). ~ E’ la possibilità di cumulare i periodi assicurativi con contribuzione versata (ma possibile anche in base al reddito) in più gestioni previdenziali per conseguire il diritto ad un’unica pensione. Il cumulo consente pertanto di sommare gratuitamente i contributi per il diritto alla pensione, ma, a differenza della totalizzazione, ogni quota del trattamento è calcolata secondo le regole di ciascuna gestione, e non obbligatoriamente col sistema contributivo. Oltre i versamenti obbligatori 3 possibilità: 1)Contributi figurativi: in casi tassativi di sospensione del lavoro e impossibilità del lavoratore di lavorare. 2)Contributi facoltativi: facoltà riconosciuta al lavoratore dopo l’estinzione del rapporto (es. lavoro discontinuo, parziale). 3)Riscatto: può essere esercitato in qualsiasi momento, anche per periodi lontani nel tempo. Oneroso e con meccanismi agevolati in casi previsti dalla legge. Altro problema che sorge lo troviamo nel campo di minimali e massimali ( li abbiamo visti in materia contributiva: minimali e massimali contributivi) Il legislatore fissa un tetto massimo in cui, se il reddito del lavoratore supera il limite prestabilito, i contributi relativi non verranno conteggiati/rientrati nel fondo pensionistico (massimale pensionistico). Stesso metodo si fa a ribasso, in caso di minimale pensionistico { trattamento minimo mensile di pensione di € 567,94 per l'anno 2023 }. In questo caso si accede al meccanismo della perequazione automatica. La cosiddetta perequazione automatica è la rivalutazione dell'importo pensionistico legata al potere della moneta (es: cambia durante l’inflazione) e finalizzata alla protezione del potere d'acquisto. Riguarda sia le pensioni dirette (come la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata) sia le pensioni indirette (pensione ai superstiti). La perequazione automatica va ad adeguare la pensione in base a quello che è il costo della vita e in base al potere della moneta. È legittimo purché le ragioni siano giustificate, ragionevoli e temporanee; l’abbiamo trattato in materia delle pensioni d’oro dei giudici, o in caso di crisi economica. Giurisprudenza su pensioni d’oro: C. cost. 234/2020= ammette il blocco, purché sia temporaneo, e come ragione giustificabile era perché erano in un periodo di piena crisi economica. In più i giudici avevano una grossa somma di pensione, è un blocco non avrebbe inciso un così forte impatto (altro motivo per dimostrare la giustificazione dell’utilizzo). Come faccio a calcolare l’importo della pensione? Le risposte nel tempo sono cambiate, perché ogni 18 anni troviamo un rinnovo sulle riforme pensionistiche. {a causa di molte variabili, ad esempio con un basso di natalità bassa abbiamo meno contributi, quindi meno fondi e rende la struttura più rigida } Ma come funziona il calcolo? Si calcola facendo una media delle retribuzioni percepite e vale circa il 2% per ogni anno di carriera. Si accantona annualmente una quota destinata ai contributi. Per i lavoratori dipendenti si mette da parte il 33% della Retribuzione Annua Lorda, la cosiddetta RAL. Abbiamo detto che cambia e secondo la struttura del sistema di oggi abbiamo un aumento della vita delle persone che vanno in pensione dopo e una diminuzione di chi finanzia il sistema (=poche entrate nel mercato =pochi contributi, quindi poco reddito futuro) che da vita al debito pubblico e chi ci rimetterà sarà lo Stato che ⇒ o lascia il debito pubblico irrisolto causando conseguenze ai lavoratori giovani futuri o rende più rigidi i meccanismi. Da qui capiamo le varie leggi: Le leggi più importanti che hanno occupato la materia è: l.n. 335/1992 La legge prevede il diritto a conseguire un trattamento pensionistico nei casi in cui la cessazione del servizio sia dovuta a infermità non dipendente da causa del lavoratore; casi in cui quest’ultimo si trova «nell'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa». Legge più leggera. 1ªlegge 335/1995 questa legge vieta l’utilizzo del cumulo tra le pensioni di invalidità. Piani piano troviamo un’apertura avendo quindi: un completo divieto/divieto assoluto (caso appena visto), passando ad avere un divieto parziale (anni 2000), fino ad arrivare ad una totale cumulabilità. Quindi in qualche modo va a rendere più rigida la materia pensionistica. Dal 1992 c’è un governo tecnico con il ministro Dini. Per far acquisire all’Italia credibilità il governo Ciampi con il ministro Dini emana/confeziona una riforma organica in materia delle pensioni. RIFORMA DINI Questo meccanismo individuava una data : 1. GENNAIO. 1996. 💰 A partire da questa data si cambiava il metodo di calcolo della pensione. I lavoratori che iniziavano a lavorare a partire da questa data in poi avrebbe ricevuto il 💰 calcolo della pensione esclusivamente sulla base dei contributi versati. Mentre per coloro che erano entrati nel mercato prima del 1/01/1996 c’erano due diverse possibilità , in base al periodo di attività di lavoro prestata: 🤑 Per coloro che erano stati assunti prima e avevano PIÙ DI 18 ANNI DI LAVORO⇒ si continuava a garantire il calcolo retributivo (misurati sulle retribuzioni versate ) Mentre per coloro che non avevano 18 anni di servizio, quidni chi era stato assunto prima e avevano lavorato 17 ANNI IN GIÙ⇒ si va a formare un sistema misto: si applicano due sistemi differenti, perché fino al 31/12/1995 si utilizza il calcolo retribuzione e a partire dal 1/01/1996 il calcolo contributivo Questo sistema non regge. Con la caduta del governo Berlusconiani si chiama un governo tecnico con affianco la ministra Fornero. La Fornero va a modificare ulteriormente la riforma tramite un decreto legge 201/2011 che prende nome come “decreto Salva Italia” e verrà convertito in legge l. n. 214/2011, dove si stabilisce che: - aumenta l’età pensionabile, perché si vive più a lungo, si va dopo in pensione. Quindi c’è un adeguamento dell’età anagrafica - e c’è una messa al bando del calcolo retributivo per coloro che avevano un'anzianità retributiva pari o maggiore a 18 anni assunti prima del 1/1/96. Per evitare una rivolta si individua come data 1. GENNAIO. 2012, dove da qui a qualsiasi lavoratore verrà applicato lo strumento pensionistico contributivo. Evitando così il sistema misto che si era creato, perché indipendentemente da quanti anni di lavoro si erano effettuati, a partire da quella data veniva applicata a tutti il calcolo contributivo (prima del 1/01/2012 retributivo). La manovra correttiva è stata applicata per andare a salvaguardare il diritti futuri di ricevere le pensioni. CRITICHE E SVANTAGGI Lo svantaggio del calcolo retributivo (calcolo sulle pensioni versate) è quello di : mettere in discussione la sostenibilità conomica di un paese un problema giuridico che si riflette l’articolo 36(diritto del reddito), perché si creano delle diseguaglianze (vengono equiparate situazione che in realtà sono differenti). potenzialità sperequative a vantaggio delle categorie con carriere retributive più dinamiche nel tempo. Nell’ambito delle società privatizzate non è obbligatorio applicare questo sistema, c’era libero arbitrio, ognuno faceva quel che voleva nei limiti della ragionevolezza e controllo dello Stato. Dal punto di vista delle prestazioni cambia che : nella riforma Dini si prevedono 3 distinte prestazioni previdenziali a tutela della vecchiaia 1. Pensione di anzianità = anzianità non biologica, ma si parla di anzianità contributiva (indipendentemente dagli anni che ha il soggetto fisico, bastava avere 40 anni di contributi per andare in pensione). ~guardo solo i contributi versati~ 2. Pensione di vecchiaia = viene concessa la pensione al soggetto al raggiungimento di una certa età. Distinzione tra donne (60 anni ) e uomini (65 anni). Si richiedeva il dato anagrafico, ma anche il dato di temporale di lavoro =minimo 20 anni di lavoro svolto. ~guardo anni lavorato e anno di età del lavoratore ~ Con la riforma Dini si richiede 20 anni prima del 1/1/1996, dopo questa data si richiede minimo 5 anni di lavoro e 60/65 anni di età. 3. Pensione di vecchiaia anticipata = si richiede un minimo di età anagrafica pari a 57 e un un minimo di contributo versato di almeno 35 anni. ~vado prima di quanto prevede la pensione di vecchiaia, ma avendo un minimo di contributi e età biologica di 57 anni ~ La riforma fornero cambia la disciplina, passando da 3 forme pensionistiche a 2: 1. Pensione di vecchiaia= l’anzianità contributiva deve essere di almeno 20 anni (20 anni di contributi) + e devo avere un importo di pensione che sia non inferiore al 1,5% (o volte) dell’importo dell’assegno sociale (la pensione deve avere un certo valore economico pari 1 multiplo dell’assegno sociale). Se ho un assegno di 650€ l’importo deve essere almeno 900€. Ma se non si raggiunge questo importo, se non si risponde il requisito del valore minimo, si attende di compiere 70 anni ed avere versato almeno 5 anni di contributi versati. 2. Pensione di vecchiaia anticipata= si richiede quando si dimostra di avere un'anzianità contributiva di almeno 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Con età anagrafica si richiede come minimo 65 anni di età. È la pensione deve avere un importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale (non la richiede nessuno infatti). (sparisce la riforma di anzianità). La modifica più importante è l’introduzione dell’assegno sociale, definita come la modifica più favorevole per le nuove generazioni. Questa precisazione vale solo per una specifica categoria dei lavoratori, ovvero coloro a cui viene applicata la riforma Dini, il calcolo retributivo (coloro che venivano assunti prima del 1/Gen/1996. Questa riforma non trova applicazione in quanto essere troppo rigida, perché richiede al lavoratore troppe richieste. Questo provoca molti problemi: 1) la disciplina viene applicata in maniera uniforme, senza tenere conto della specificità del lavoro (un lavoratore in cantiere e un "informatico" avevano le stesse regole, ma non avevano caratteristiche omogenee). La riforma non verrà cambiata, ma il legislatore ammette delle DEROGHE. Il problema però è che troviamo più l’applicazione delle deroghe che del sistema ordinario. Queste deroghe sono delle leggi sperimentali, non fisse e temporanee. Queste deroghe vengono presentate come misure previdenziali temporanee che vanno a toccare le leggi di bilancio, perché portano conseguenze sul campo economico. Le misure sperimentali introdotte dal 2019 in poi sono state: -Una deroga importante è la deroga chiamata “opzione donna”: le lavoratrici possono andare prima in pensione, purché abbiano almeno 57 anni di età e 35 anni di contributi alle spalle; la penalità sta nel fatto che verrà applicato esclusivamente il calcolo contributivo. Solo il 7% hanno aderito all’opzione donna. Se si vuole beneficiare l’opzione donna, la penalizzazione sarà quella di andare a conteggiare i 35 anni contributivi EFFETTIVI, quindi si escludono

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