Summary

Il documento fornisce una guida al concetto di fair play nello sport e nei rapporti sociali, sottolineando l'importanza del rispetto di sé, degli altri e delle regole. Il fair play è descritto come un insieme di comportamenti etici che promuovono un'esperienza di gioco corretta e leale.

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## LO SPORT E I SUOI PRINCIPI ### 1. Che cos'è il fair play I valori della correttezza sportiva e della sana competizione, il riconoscimento del dovuto onore a chi è stato più bravo sono acquisizioni piuttosto recenti. È solo nell'Ottocento, infatti, che in Inghilterra nasce il concetto di fair pl...

## LO SPORT E I SUOI PRINCIPI ### 1. Che cos'è il fair play I valori della correttezza sportiva e della sana competizione, il riconoscimento del dovuto onore a chi è stato più bravo sono acquisizioni piuttosto recenti. È solo nell'Ottocento, infatti, che in Inghilterra nasce il concetto di fair play, inteso come gioco praticato lealmente. Esso genera reciproca fiducia, favorisce la socializzazione, avvicina le persone fornendo occasioni di conoscenza, comprensione e apprezzamento, anche tra individui di diverse origini culturali. Applicato inizialmente nelle competizioni sportive, il concetto di fair play si è diffuso (ma purtroppo non sempre è stato applicato) anche nei rapporti sociali e in politica, perché è un modo di pensare, non solo un modo di comportarsi. ### IL FAIR PLAY Il fair play ("gioco corretto") è molto più che giocare lealmente. Esso comprende una serie di regole dettate da un codice di comportamento che mette al primo posto il rispetto di se stessi, degli altri e delle regole, oltre agli ideali dell'amicizia e dello spirito sportivo. * Il rispetto di se stessi si esprime nell'impegno e nella cura del proprio lavoro, nell'autodisciplina, nel coraggio nell'affrontare le difficoltà, nella capacità di misurare il rischio. * Il rispetto degli altri si manifesta nell'attenzione ai compagni e agli avversari, nel controllo delle proprie azioni in modo da non mettere a rischio la sicurezza degli altri, nella disponibilità al dialogo e ad accettare le regole del gruppo, nel rispetto delle diversità (sociale, morfologica e di svantaggio). * Il rispetto delle regole nasce quando si capisce che la regola è necessaria: se ognuno giocasse secondo le proprie regole, ne nascerebbe una grande confusione. Giocare correttamente non è facile quando gli altri non lo fanno, tuttavia il proprio comportamento può essere di esempio e indurre anche compagni e avversari ad attenersi alle regole. In ogni caso si è responsabili solo del proprio modo di agire, non di quello degli altri. Il rapporto di confidenza e familiarità, che è alla base dell'amicizia, è fondato sui valori della stima, della lealtà, della fratellanza, della condivisione e della solidarietà, gli stessi che permeano il concetto di fair play. Chi, avendo fatto propri i principi del fair play, pratica sport in modo disinteressato e con passione, seguendo i consigli di insegnanti e allenatori, esalta lo spirito sportivo, lo stesso che riesce a esprimere nella sua vita comportandosi con lealtà in qualsiasi circostanza. ### I PRINCIPI DEL FAIR PLAY 1. **Giocare per divertirsi**. Lo sport è un'occupazione piacevole, ma non disimpegnata. La felicità risiede nell'impegno che ciascuno profonde, nella ricerca del confronto e del miglioramento personale. Il divertimento non deriva dal risultato ottenuto, bensì da come questo è maturato e dalla consapevolezza di aver fatto del proprio meglio. 2. **Giocare con lealtà**. È leale una persona che per scelta obbedisce ai valori di correttezza e sincerità anche in situazioni difficili, comportandosi coerentemente a un codice prestabilito e rispettando e mettendo in pratica gli ideali in cui crede. 3. **Rispettare le regole del gioco**. Le regole servono per rendere il gioco leale. Anche se non sono sempre perfette, quando tutti le accettano e le seguono giocare è più divertente e si possono prevenire molti incidenti dovuti al mancato rispetto delle norme di sicurezza e a comportamenti pericolosi. Le regole aiutano poi arbitri e giocatori: se il gioco si svolge in modo corretto e sicuro, le persone eviteranno di arrabbiarsi e di perdere il controllo. 4. **Rispettare i compagni di squadra, gli avversari, gli arbitri e gli spettatori**. Il rispetto è il sentimento che deve guidare il comportamento fra compagni di squadra. Dev'essere improntato al riconoscimento dei meriti altrui e si manifesta complimentandosi nel caso di una buona azione, rincuorando nel caso di esito negativo, sapendosi scusare. L'avversario non va visto come un nemico, ma come un'opportunità per poter mettere in gioco tutte le proprie risorse fisiche, tecniche e morali. Lo "scontro" deve essere limitato al tempo e allo spazio della competizione. Le buone giocate e le buone prestazioni degli avversari vanno riconosciute e in caso di vittoria si festeggia con moderazione, evitando di mettere in ridicolo chi ha perso. Arbitri e giudici svolgono un compito difficile e ingrato: devono prendere decisioni. Quando lo fanno, i giocatori devono accettarle. Non bisogna mai dimenticare che giudici e arbitri sono persone come le altre che, per quanto si impegnino, commettono errori, così come tutti ne fanno praticando sport. Nel corso della gara gli errori si compenseranno: qualche volta sarà fischiato un fallo contro, altre volte a favore. Se non c'è un arbitro, i giocatori devono imparare ad accordarsi per evitare litigi. 5. **Accettare la sconfitta con dignità**. Quando si perde bisogna saper riconoscere con onestà la superiorità dell'avversario. Se dalle sconfitte s'impara l'arte di vincere, non bisogna aver paura dell'insuccesso perché è una tappa inevitabile. È triste vedere atleti, anche affermati, che reagiscono alla sconfitta con rabbia, comportamenti antisportivi, negando le proprie responsabilità e cercando invece di riversarle su altri. 6. **Rifiutare il doping, il razzismo, la violenza e la corruzione**. Non è accettabile per uno sportivo fare ricorso a sostanze o metodi capaci di modificare le condizioni psicofisiche dell'organismo per migliorare le prestazioni. Oltre che illecito, tale comportamento è contrario all'etica sportiva. Uno sportivo non può che rifiutare il razzismo, poiché lo stesso sport è esaltazione delle diversità: talenti, abilità, stili, caratteri... Non è accettabile alcuna forma di violenza: durante l'attività uno sportivo non mette a rischio l'integrità fisica dell'avversario, non lo aggredisce neppure verbalmente, e questo riguarda anche i tifosi, che devono sostenere i propri beniamini e non inveire contro gli avversari o l'arbitro. 7. **Essere generosi verso il prossimo e soprattutto verso i più bisognosi**. Un esempio vale più di molte parole: nel 1988, alle Olimpiadi di Seul, durante una regata il velista canadese Lawrence Lemieux, che in quel momento si trovava al secondo posto, essendosi accorto che un velista di Singapore era caduto in acqua infortunandosi seriamente e non era in grado di risalire sulla propria imbarcazione, deviò dal proprio percorso, lo assistette e solo dopo l'intervento della squadra di soccorso riprese la regata. 8. **Aiutare gli altri a resistere nelle difficoltà**. È una forma di altruismo: quando si infonde coraggio e si testimonia la propria vicinanza a chi si trova in un momento difficile, lo si aiuta a trovare le risorse per proseguire nello sforzo. Uno sportivo può attraversare momenti di scoraggiamento, sia durante la preparazione che durante una gara: in questi casi è importante per lui trovare qualcuno che gli dimostri, con piccoli gesti o parole adatte, la sua vicinanza e lo spinga a superare i periodi di crisi. 9. **Denunciare coloro che tentano di screditare lo sport**. Si può screditare lo sport in molti modi e per nessuna ragione ciò deve essere consentito. Imbrogli, illeciti, frodi, corruzioni sono solo alcune delle situazioni che, violando il principio di lealtà, vanno assolutamente denunciate. 10. **Onorare coloro che difendono lo spirito olimpico dello sport**. Il principale sostenitore dello spirito olimpico fu il barone francese Pierre de Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi moderne, che considerò sempre lo sport un ineguagliabile mezzo di educazione. Secondo la sua visione lo sport sarebbe stato non solo il mezzo più comodo, rapido ed efficiente per formare un individuo, ma anche il veicolo più diretto di comunicazione, comprensione e pacificazione tra i popoli. Fra le sue citazioni più note: "La cosa importante nella vita non è la vittoria, ma il lottare; non è aver sconfitto, ma aver combattuto bene. Col diffondere questi principi noi prepareremo un'umanità più coraggiosa, più forte, più scrupolosa e più generosa". Se tutti facessero propri questi ideali, il mondo sarebbe migliore! Questi sono principi validi in tutti i tempi e in tutto il mondo e per qualsiasi sportivo, che sia atleta, arbitro, allenatore, genitore o spettatore. ### 2. Lo sport: che cos'è e che cosa non deve essere #### CHE COSA È (E DEVE ESSERE) LO SPORT Il termine sport deriva dal francese antico *deport* e indica attività svolte per divertimento, passatempo, svago e ricreazione. In tempi antichi l'attività motoria era indispensabile per la sopravvivenza, ma anche oggi l'uomo continua a sentire la necessità di muoversi, di competere e di misurarsi con se stesso o con gli altri. I primi confronti si rifacevano alle attività legate alla soddisfazione dei bisogni primari, come la caccia e la pesca (la corsa, il lancio del giavellotto), o alla guerra (lotta e combattimento). Con la danza e la ginnastica sono poi stati avvicinati i concetti di bellezza e armonia e infine lo sport è diventato sinonimo di gioco e divertimento: tutti possono trovare tempi e spazi per socializzare, giocare, divertirsi insieme. Lo sport è diventato quindi anche professione e spettacolo, soprattutto da quando il sistema economico e di comunicazione si è interessato ai grandi eventi, coinvolgendo interessi commerciali, sponsor e investimenti. Lo sport ha la capacità di riunire e raggiungere tutti trasmettendo valori universali come l'impegno per vedere riconosciuto il proprio merito e per ottenere una giusta ricompensa. Inoltre aiuta a socializzare e valorizza il rispetto per compagni e avversari. Lo sport è quindi educazione alla conoscenza di sé e ai valori dell'attività sportiva. Insegna a: * sapersi sacrificare con perseveranza per raggiungere un obiettivo arduo; * sapersi impegnare con lealtà per ottenere il meglio da se stessi, conoscendo le proprie capacità e i propri limiti; * saper affrontare una difficoltà alla volta per raggiungere a piccoli passi i propri obiettivi; * gioire delle vittorie sapendo che occorre continuare a impegnarsi per ottenerle ancora; * saper cogliere da una sconfitta lo stimolo per continuare e non demoralizzarsi; * sapersi confrontare in modo pacifico con atleti di altre culture, razze e religioni. Per perseguire il suo compito educativo, lo sport richiede un contesto adeguato, nel quale esso sia riconosciuto come mezzo di realizzazione della persona. È necessario quindi un impegno per difendere questi valori dagli aspetti negativi dello sport che, anche in un contesto locale e particolare, possono corrompere la pratica sportiva. #### CHE COSA NON È (E NON DEVE ESSERE) LO SPORT Gli aspetti negativi sono quelli che impediscono allo sport di esprimere i suoi valori e le sue potenzialità formative. Lo sport non è sport se: * si vuole ottenere la vittoria a tutti i costi; * la ricerca del risultato porta a emarginare o discriminare qualcuno; * gli interessi commerciali influiscono sullo svolgimento delle competizioni; * la necessità di fare spettacolo esalta comportamenti antisportivi; * l'atleta viene spinto a cercare la prestazione anche in modo illecito pur di prevalere; * si dimentica che l'atleta è una persona, con le sue fragilità e preoccupazioni; * gli atleti dimenticano il loro ruolo di modelli nei confronti del pubblico, dei tifosi e in particolare dei giovani; * è vissuto con eccessivo agonismo e individualismo. ### 3. Come vivere lo sport Il modo in cui vivi lo sport dipenderà dai tuoi ideali e dal valore che attribuisci agli altri (compagni e avversari). Se metterai la vittoria al primo posto delle tue aspirazioni, prima ancora della lealtà e dell'amicizia, della solidarietà, dell'idea che lo sport è anche una sfida con se stessi che aiuta a crescere, troverai difficile condividere i principi che ti vengono suggeriti di seguito. #### COOPERARE E INTERAGIRE La naturale propensione al gioco/sport, che è in ognuno di noi, ti può aiutare ad ampliare le tue conoscenze, trasmettere qualcosa che è dentro di te, innescare nuove sensazioni e attivare in modo semplice la comunicazione con i tuoi coetanei. #### LO SPORT COME VALORE ETICO Il gioco e la competizione "puliti", cioè che si svolgono nel totale rispetto delle regole e dell'avversario, sono tutti i giorni minacciati dal desiderio di vincere, che si propone costantemente come priorità assoluta, soprattutto nell'emozione della gara o della partita. Questo desiderio di vincere, che viene prima di tutto, lo sperimenti quando ti lamenti dell'arbitro, dell'avversario o litighi con i compagni. #### LA COMPETIZIONE COME CONFRONTO La vittoria e la sconfitta fanno parte del gioco e, quindi, bisogna saper vincere senza arroganza e spirito di sopraffazione. La sconfitta va accettata, con la consapevolezza che non è una tragedia irrimediabile e che il reale successo si ottiene quando diamo il meglio di noi stessi. #### LO SPORT E LA SCUOLA Lo sport di alto livello, che spesso è preso come riferimento anche in ambienti formativi per quanto riguarda prestazioni e tecniche di allenamento, è talvolta caratterizzato da una tensione competitiva estrema, una necessaria selezione fisica e un carico allenante crescente; il suo obiettivo è ottenere dei risultati agonistici. La pratica sportiva scolastica si propone invece di insegnare a tutti, senza distinzione, i valori dello sport e le modalità concrete con le quali essi si manifestano e devono essere difesi. Questo insegnamento si svolge in un ambiente dove gli obiettivi dello sport sono l'apprendimento, il divertimento e la crescita personale; attraverso l'insegnamento sportivo scolastico si esercitano la solidarietà, il valore dell'esperienza competitiva, l'accettazione del risultato agonistico, la collaborazione con i compagni, la ricerca della salute ecc. ### 4. Come scegliere il proprio sport L'ambiente dove vivi con le sue tradizioni sportive, i tuoi genitori con le loro aspettative, gli amici che ti coinvolgono, condizionano le tue scelte anche per quanto riguarda l'attività sportiva: a volte però questo condizionamento non soddisfa i tuoi bisogni. È necessario allora partire dalla comprensione dei tuoi desideri reali, e per fare questo devi avere coscienza delle tue attitudini fisiche e psicologiche, quali: * la tua struttura corporea (altezza, corporatura ecc.); * le tue caratteristiche motorie (velocità, coordinazione, agilità ecc.); * il tuo carattere (impulsività, emotività ecc.). In seguito, sarà necessario conoscere i vari tipi di sport, che sono talmente numerosi da soddisfare ogni esigenza. Essi vengono distinti sostanzialmente in sport individuali e sport collettivi, o di squadra, e presentano diverse caratteristiche relative a spazio, durata, materiale e regole di gioco. #### ESISTE LO SPORT PERFETTO? Ogni disciplina presenta aspetti positivi propri e non può esserci uno sport perfetto, che li comprenda tutti. Pensiamo alle evidenti differenze tra l'esile tuffatrice e il massiccio lanciatore del peso, tra lo sciatore di fondo e il nuotatore, tra il giocatore di pallavolo e il tiratore con l'arco. O ancora alla differenza tra la solitudine di un velista e il collettivo in cui si esprime un calciatore. Caratteristiche completamente diverse che impediscono di ridurre, delimitare e classificare con completezza il mondo degli sport. Devi quindi trovare lo sport "perfetto per te", cioè quello congeniale alle tue caratteristiche personali, fisiche e caratteriali. Oltre alla suddivisione tra sport individuali e di squadra esistono numerose classificazioni, che potrai utilizzare per scegliere la tua attività; una delle principali riguarda la presenza o meno del contatto fisico con l'avversario, elemento importante da considerare. Il coinvolgimento emotivo e la gestione della propria aggressività sono molto differenti a seconda del tipo di sport: individuale, di contatto, di squadra, senza contatto, e le varie combinazioni possibili sono le scelte a tua disposizione; inoltre dovrai conoscerti per capire se la tensione che si crea prima della gara è per te un aiuto per rendere al meglio delle tue capacita oppure ti è di ostacolo e rischia di bloccarti. Tale consapevolezza non dovrà impedirti di scegliere lo sport che ti attrae maggiormente, anche se non ideale per il tuo carattere, ma dovrai essere preparato a superare qualche difficoltà in più. L'importante è che, quando ti avvicini a un gioco o a uno sport che non conosci, ti lasci coinvolgere totalmente, senza eccessive preoccupazioni per il risultato. Non accanirti nell'impararne immediatamente la tecnica, lasciati guidare dalle attrattive del giocare e potrai trarre beneficio dagli aspetti positivi che ogni attività fisica sa trasmettere. Si può dire che ogni sport è un "mondo" a sé tutto da scoprire. Ogni disciplina ha una propria storia e proprie tradizioni, fatte di personaggi ed eventi memorabili, ha una sua terminologia specifica che spesso è completata da termini gergali e talvolta anche da gesti con significati particolari, noti solo agli appassionati. Conoscere e sperimentare le caratteristiche, le regole e i gesti tecnici delle varie discipline permetterà un apprendimento pratico più consapevole. ### 5. Aspetti trasversali tra competenze sportive e vita quotidiana Dopo aver considerato le caratteristiche dello sport in generale e i principi che dovrebbero animare la pratica sportiva, mettiamo ora in evidenza come le competenze sportive siano correlate a quelle richieste dalla vita quotidiana. Ogni operazione che compiamo, sia essa anche solo cognitiva o relazionale, richiede delle fasi di presa di informazione, decisione ed esecuzione. Queste fasi sono le stesse presenti in ogni azione sportiva. Durante una fase di gioco dobbiamo infatti concentrare la nostra attenzione su differenti variabili (obiettivo, avversario, compagni di gioco, spazi e tempi ecc.), selezionando il più velocemente possibile le informazioni utili a determinare, cioè "decidere", l'azione o esecuzione più efficace. Allo stesso modo tutte le competenze sviluppate attraverso l'attività motoria, quali individuare collegamenti e relazioni, risolvere i problemi, vivere il fair play, collaborare e partecipare, comunicare, imparare a imparare ecc., non sono limitate al solo mondo sportivo o strettamente motorio, ma mirano a un equilibrato sviluppo dell'individuo come essere sociale. L'obiettivo dell'educazione fisica e sportiva, come di ogni altra disciplina scolastica, è proprio quello di consolidare abitudini e competenze per poterle trasferire in ogni ambito di espressione, azione e relazione. #### LO SVILUPPO DELLA PERSONA L'educazione motoria può contribuire in maniera originale allo sviluppo della persona educando alla percezione, all'apprendimento e alla competizione. ##### EDUCA ALLA PERCEZIONE: * attraverso la consapevolezza che più dati si riescono a percepire, più chiara e completa apparirà la situazione; * perché insegna a selezionare e mettere in evidenza i dati più importanti fra quelli raccolti; * ricordando che i sensi possono essere tratti in errore e che le apparenze ingannano (per questo il dato sensitivo va arricchito ed eventualmente modificato alla luce della memoria) e che è dunque sempre importante verificare e analizzare la situazione in tutti i suoi aspetti prima di agire; * perché insegna che l'emotività può interferire sulla capacità percettiva. Le manifestazioni emotive (come l'ansia) influiscono infatti sulla percezione ed è quindi fondamentale non agire d'impulso e imparare a riconoscere le proprie reazioni per gestire al meglio l'emotività. ##### EDUCA ALL'APPRENDIMENTO: * sottolineando sempre che l'errore è un passaggio inevitabile e va considerato come opportunità per avvicinarsi al movimento corretto (all'azione giusta da fare); * perché insegna che per imparare la tecnica è necessario impegnarsi, che l'automatizzazione è frutto di numerose ripetizioni in varie situazioni, più, può sempre migliorare e va esercitata continuamente; * perché aiuta a rendersi conto che più numerose sono le abilità possedute correttamente, più velocemente se ne possono apprendere di nuove e simili. ##### EDUCA ALLA COMPETIZIONE: * perché insegna che per fare scelte operative adeguate è necessario porsi un obiettivo a lungo termine. È dunque importante programmare e avere chiaro il traguardo che si vuole raggiungere; * perché aiuta a capire che non si deve limitare mai l'analisi di un'azione svolta al primo effetto ottenuto; non ci si deve abbattere e neanche esaltarsi per risultati parziali; * insegnando a non sottovalutare mai e neanche a sopravvalutare un avversario. L'avversario che mi ha superato oggi rappresenta lo stimolo per la sfida di domani; allo stesso modo occorre imparare a rispettare l'altro quando appare più debole; * educando ad accettare le decisioni arbitrali con serenità: ciò significa imparare a riconoscere e valutare il giudizio di qualcuno al di fuori o al di sopra della situazione. * perché insegna a giudicare obiettivamente i risultati di una performance o di una partita: questo permetterà di elaborare nuove strategie di gioco e di lavoro per il raggiungimento di un obiettivo. In questa sezione presenteremo e spiegheremo le caratteristiche degli sport più diffusi. Questo testo vuole essere un sussidio alle attività svolte a scuola, con ampliamento delle nozioni e dei termini propri di ciascuna disciplina; si propone anche di far conoscere, sia pure nei tratti essenziali, altre attività che si praticano più raramente ma di cui magari si sente parlare o che si vedono in televisione. ### 6. Lo sport e la disabilità Integrità dell'organo, funzionalità e intenzionalità sono le premesse indispensabili per lo sviluppo. Se viene a mancare una di queste condizioni, le capacità non sono in grado di esprimersi e le potenzialità di svilupparsi. È il caso dei soggetti con disabilità fisiche o mentali, degli anziani e di tutte quelle persone che, per diversi motivi, hanno una funzionalità ridotta, degli "svantaggi" totali o parziali. È compito dell'educazione fisica colmare le lacune, stimolando al meglio le capacità di cui queste persone dispongono e permettendo così lo sviluppo di tutte le loro potenzialità. #### LA DIMENSIONE SOCIALE DELLA DISABILITÀ Se lo sviluppo è legato alle stimolazioni dell'ambiente, l'handicap ("svantaggio" o "difficoltà") non è più solo un problema del singolo individuo, ma dell'intera società in cui egli è inserito; è l'ambiente sociale che deve produrre le condizioni che permettono al disabile (fisico o mentale) o all'anziano di sfruttare le sue capacità e soddisfare i suoi bisogni. La società deve dunque consentire a tutti gli individui di stimolare le potenzialità che sono ancora attive, promuovendo l'inserimento sociale e l'autonomia individuale. L'attività fisica e lo sport si rivelano, anche in questo ambito, efficaci strumenti di formazione ed educazione, potendo contribuire alla crescita personale in termini sia di capacità (potenziamento della funzione cardiorespiratoria e motoria, controllo del peso corporeo ecc.) sia di autostima (self-efficacy). Le persone con disabilità possono infatti sviluppare un'immagine negativa di sé, legata alla condizione di difficoltà che vivono; in questi casi, la valutazione delle proprie "incapacità" può condurre al rifiuto di affrontare nuovi compiti o esperienze, nel timore di un ulteriore insuccesso. Tale situazione è spesso favorita da un ambiente fisico e sociale non idoneo e ancora impreparato, dal punto di vista culturale e organizzativo, a risolvere queste difficoltà. #### LA VERA "SFIDA" SPORTIVA Nello sport si allenano le abilità, cioè si diventa abili. Scoprirsi "in grado di, capaci di..." influenza positivamente l'immagine di sé e stimola il desiderio di attivarsi per potenziare e recuperare le abilità nascoste dalla condizione di disabilità. Ecco allora che il binomio sport e disabilità non appare più come un paradosso. Per il disabile lo sport è uno strumento privilegiato per il raggiungimento del benessere, poiché: * consente l'acquisizione di nuove abilità attraverso un percorso di scoperta e miglioramento; * permette di uscire dall'ambito strettamente familiare; * è un'occasione d'incontro con altre persone e permette di stringere nuove amicizie o condividere esperienze; * è uno strumento d'inserimento sociale. Lo sport risponde anche a un altro bisogno vitale: quello "di mettersi in gioco" nonostante eventuali limitazioni funzionali. Oggi, vedere un disabile che pratica uno sport non è più un fatto straordinario. Vi sono disabili che scalano montagne, che sciano, che praticano sport estremi. Lo sport è una sfida... per tutti. ### LE PARALIMPIADI Le Paralimpiadi sono l'equivalente dei Giochi Olimpici per atleti con disabilità fisiche, visive o intellettive. Devono la loro origine al medico britannico Ludwig Guttmann che nel 1948 organizzò i primi "giochi" per i disabili veterani della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale. Tale competizione sportiva si tenne nella cittadina inglese di Stroke Mandeville e prese il nome di "Stroke Mandeville Games". L'iniziativa ebbe molto successo e da allora le gare furono organizzate annualmente. Il dottor Guttmann aveva compreso quanto importante fosse la motivazione del paziente per il suo percorso rieducativo e inventò delle discipline e delle tecniche sportive nelle quali gli stimoli fossero adeguati e adatti all'handicap. Grazie allo sport i paraplegici di Guttmann cominciarono rapidamente a sviluppare la muscolatura delle braccia e delle spalle, e l'acquisizione degli equilibri e delle abilità che derivavano dall'uso della sedia a rotelle nello sport permetteva loro di servirsene più efficacemente di questo mezzo anche nella normale vita di relazione. I miglioramenti ottenuti attraverso la rieducazione fisica e lo sport erano così evidenti da suscitare l'interesse dei medici di tutto il mondo. Nel 1958 il medico italiano Antonio Maglio, direttore del centro paraplegici dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), propose a Guttmann di disputare le gare del 1960 a Roma, che nello stesso anno sarebbe stata sede delle Olimpiadi. La IX edizione internazionale degli "Stroke Mandeville Games" del 1960 di Roma fu in seguito (nel 1984) riconosciuta dal CIO come l'edizione dei primi "Giochi Paralimpici estivi". La Federazione internazionale dei giochi di Stroke Mandeville (ISMGF) comprendeva sport come nuoto, corse, lanci, tiro con l'arco, pallacanestro, scherma, tennistavolo, tiro a segno e bocce. Tali giochi registrarono un continuo aumento dei partecipanti da tutti i paesi del mondo. Poiché essi però erano destinati solo a persone con patologie al midollo spinale, ben presto nacquero altre numerose associazioni di "giochi" destinati alle diverse disabilità, fino a quando nel 1982 tutte le organizzazioni si unirono in un unico Comitato che stese regolamenti tecnici e organizzativi per i Giochi Paralimpici. Nel 1984 il Comitato stesso fu riconosciuto dal CIO come IPC (Comitato Paralimpico Internazionale). Dal 19 giugno 2001, con un accordo siglato tra CIO e IPC, i Giochi Paralimpici sono abbinati sistematicamente ai Giochi Olimpici veri e propri. Il logo dell'IPC è formato da tre agitos (parola latina che vuol dire "agito, mi muovo") di colore blu, rosso e verde, che rappresentano i tre colori più usati nelle bandiere dei paesi del mondo.

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