Epidemiologia Pegaso PDF
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Emanuela Santoro
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This document is a set of lecture notes on epidemiology, an important branch of medical science. It covers descriptive, analytical, and experimental epidemiology, as well as different measures of frequency. It also includes a bibliography of relevant academic sources.
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Emanuela Santoro - Epidemiologia Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.0...
Emanuela Santoro - Epidemiologia Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia Indice 1. EPIDEMIOLOGIA: DESCRITTIVA, ANALITICA, SPERIMENTALE................................................ 3 1.1 EPIDEMIOLOGIA DESCRITTIVA......................................................................................................................................... 6 1.2 EPIDEMIOLOGIA ANALITICA............................................................................................................................................ 6 1.3 EPIDEMIOLOGIA SPERIMENTALE...................................................................................................................................... 7 2. MISURE DI FREQUENZA: RAPPORTI, PROPORZIONI............................................................. 8 2.1. L’ODDS RATIO E IL RISK RATIO......................................................................................................................................... 9 2.2 RAPPORTO (RATIO)...................................................................................................................................................... 9 2.3 PROPORZIONE........................................................................................................................................................... 10 2.4 RAPPORTI E PROPOZIONI............................................................................................................................................. 11 3. MISURE DI FREQUENZA: PREVALENZA, INCIDENZA CUMULATIVA TASSO D’INCIDENZA...... 12 3.1 PREVALENZA............................................................................................................................................................. 12 3.2 TASSI DI INCIDENZA (DENSITÀ DI INCIDENZA)................................................................................................................... 14 3.2 TEMPO-PERSONA....................................................................................................................................................... 14 3.3 ESEMPIO DI TASSI DI INCIDENZA.................................................................................................................................... 15 3.4 ALTRE MISURE DI FREQUENZA....................................................................................................................................... 17 BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................................... 18 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia 1. Epidemiologia: Descrittiva, Analitica, Sperimentale Se il significato del termine “biologia” si può ritenere abbastanza noto, non altrettanto si può forse dire per la microbiologia. Sappiamo infatti che il prefisso “micro” significa “piccolo”, ma se tentiamo di approfondire il discorso ci rendiamo conto di come questo termine risulti in realtà piuttosto vago e che abbiamo bisogno di ulteriori parametri per chiarire meglio l’oggetto dei nostri studi. Per esempio possiamo ritenere piccolo un minuscolo verme oppure la larva di una zanzara, ma entrambi hanno dimensioni ancora troppo grandi per rientrare nel campo di studio della microbiologia. Occorre, quindi, stabilire dei limiti precisi: questi ci sono forniti dalla capacità visiva dell’occhio umano, che non è in grado di vedere oggetti inferiori al decimo di millimetro (0,1mm). Possiamo quindi affermare che la Microbiologia studia quegli organismi invisibili ad occhio nudo, della cui esistenza possiamo avere certezza solo attraverso l’uso di particolari strumenti ottici. Nel loro complesso questi esseri viventi vengono indicati con il nome di microrganismi. L’ epidemiologia è la parte dell’igiene che studia il ritmo con cui si manifestano le malattie e le condizioni che favoriscono od ostacolano il loro sviluppo. Costituisce la base per una razionale profilassi. Le malattie infettive costituiscono la parte più interessante dell’epidemiologia che presuppone la conoscenza della eziologia e patogenesi delle malattie, delle condizioni organiche, ambientali, demografiche e sociali che possono costituire cause di predisposizione, del comportamento degli agenti morbigeni, nell’ambiente. Tuttavia, ha acquisito notevole interesse la patologia non infettiva: malattie degenerative, tumori, traumi. Le malattie cardiovascolari raggiungono quasi la metà della mortalità totale e se a esse si sommano le malattie tumorali se ne raggiungono i 2/3 circa. Questi rilievi epidemiologici non rappresentano solo un fatto statistico, ma spesso costituiscono una guida all’interpretazione patogenetica, permettendo l’individuazione di fattori causali e di importanti fattori di rischio sfuggiti ad altre indagini. In larga misura a osservazioni epidemiologiche si deve la maggiore importanza attribuita, nel campo dei tumori, ai fattori esterni all’organismo (ambiente fisico e sociale, abitudini di vita e alimentari ecc.), alla base delle variazioni di suscettibilità osservate nelle popolazioni immigrate rispetto a quelle proprie dei paesi di origine. Lo studio di una data malattia in rapporto a una popolazione può essere condotto valutandone il numero di nuovi casi in un determinato intervallo di tempo (tasso di incidenza) e il numero totale di casi, vecchi e nuovi, osservabile in un certo tempo (tasso di prevalenza): questo metodo, alla base della cosiddetta epidemiologia descrittiva, consente di rilevare in termini statistici la frequenza e la distribuzione nei vari strati della popolazione dei diversi fenomeni morbosi. Le indagini tese a individuare le relazioni causali tra una data malattia e i numerosi fattori individuali e ambientali che ne favoriscono lo sviluppo, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia consentono di valutare i fattori di rischio e mettere in atto i provvedimenti adeguati per eliminarli o evitarne l’azione. La diffusione capillare dell’assistenza sanitaria sotto il controllo statale ha dato un notevole impulso agli studi della epidemiologia sperimentale, volta a studiare su larghi strati della popolazione i risultati di determinati provvedimenti (per es., una vaccinazione). Il complesso di questi studi ha consentito non solo di acquisire importanti elementi di interesse statistico-sanitario, ma anche di recare molto spesso utili contributi alla conoscenza dell’eziologia di determinate forme morbose e all’individuazione di fattori di ordine clinico-biologico, incidenti negativamente sul piano sociale ed economico. Il quadro generale della morbilità e della mortalità, emerso dalle ricerche epidemiologiche effettuate nei paesi a più elevato sviluppo socioeconomico, era caratterizzato da una netta diminuzione delle malattie infettive e dall’aumento di quelle degenerative, cardiovascolari, neoplastiche, traumatiche. Alla fine del 20° sec., tuttavia, si è notato nelle popolazioni occidentali una notevole ripresa delle patologie infettive, non prevedibile in base ai correnti dati epidemiologici, tanto che è stata coniata la locuzione ‘malattie infettive emergenti e riemergenti’ (aumento dei casi di tubercolosi, gravi epidemie da Escherichia coli, diffusione dell’AIDS ecc.). Le cause di questo fenomeno sembrano potersi individuare, da un lato, nella diffusione di agenti patogeni divenuti resistenti alla maggior parte degli antibiotici e dei chemioterapici, dall’altro, nelle diminuite difese immunitarie individuali e negli squilibri demografico-ambientali (massiccio incremento dell’immigrazione). La parola EPIDEMIOLOGIA deriva dal greco epi demos logos quindi significa letteralmente “studio sulle popolazioni”. È definita come la disciplina che studia la distribuzione di malattie o altri eventi sanitari significativi all’interno di una popolazione e indaga le cause o i fattori che abbiano potuto determinarne l’insorgenza o modificarne la frequenza. Le malattie infettive costituiscono la parte più interessante dell'epidemiologia che presuppone la conoscenza della eziologia e patogenesi delle malattie, delle condizioni organiche, ambientali, demografiche e sociali che possono costituire cause di predisposizione, del comportamento degli agenti morbigeni nell'ambiente e del loro modo di propagazione, di penetrazione nell'organismo, e di eliminazione. Il diffondersi di misure preventive e la scoperta di nuove terapie hanno ridotto l'incidenza delle malattie infettive, mentre l'allungamento della vita media ha accresciuto quella delle malattie degenerative e dei tumori, così come le condizioni di vita dei paesi tecnicamente avanzati hanno fatto grandemente aumentare i traumi da incidenti del traffico. Hanno pertanto acquisito notevole interesse per l'epidemiologia anche le patologie non infettive. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia In un’ottica di sanità pubblica, tali conoscenze dovrebbero essere finalizzate a programmare gli interventi preventivi più idonei. Per meglio comprendere l’epidemiologia, è necessario conoscere alcuni concetti e definizioni come la demografia e la statistica La DEMOGRAFIA, cioè “descrizione di una popolazione”, è una scienza che studia le popolazioni descrivendone alcune caratteristiche fondamentali quali la numerosità, la densità abitativa, la distribuzione in età e sesso, la frequenza di nascite, morti, matrimoni, divorzi, migrazioni, ecc. Tale studio è finalizzato a chiarire gli effetti che tali fattori possono avere sulle condizioni economiche, sociali e culturali della popolazione. Si comprende facilmente come la demografia sia una disciplina assai vicina all’epidemiologia di cui condivide gran parte del metodo di indagine. La STATISTICA studia serie di dati provenienti dall’osservazione di popolazioni dove per “popolazione” si intende una qualunque aggregazione di elementi che generano dati. Ci si può riferire in modo indifferente a una popolazione di soggetti come all’insieme di automobili prodotte in un anno da uno stabilimento, ecc. L’epidemiologia utilizza molto spesso il metodo statistico per descrivere i dati di popolazione, per impostare gli studi epidemiologici e per analizzare i dati ed altre informazioni. L’epidemiologia può avere tre differenti modalità: epidemiologia descrittiva epidemiologia analitica epidemiologia sperimentale A prescindere dal campo di applicazione (malattie infettive, cronico-degenerative o piuttosto l’epidemiologia molecolare), nel metodo di lavoro saranno sempre distinguibili tre fasi: la prima, più strettamente descrittiva; la seconda legata alla formulazione e alla verifica di ipotesi su possibili relazioni causa-effetto ed, eventualmente, la terza di verifica dell’efficacia di interventi sanitari (preventivi o terapeutici che siano). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia 1.1 Epidemiologia Descrittiva La fase descrittiva dovrebbe rappresentare il primo passo di ogni studio epidemiologico e dalla descrizione dello stato di salute di una popolazione dovrebbe partire qualsiasi intervento programmatorio in sanità. L’epidemiologia possiede gli strumenti necessari: per scegliere le fonti di dati più congrue, per raccogliere i dati in maniera corretta, per descriverli con le più opportune misure di frequenza. Lo studio descrittivo è generalmente semplice, rapido e poco costoso: il ricercatore raccoglie, elabora e interpreta dati già disponibili, riguardanti la frequenza e la distribuzione di un determinato fenomeno (malattie) in popolazioni tra loro differenti. In genere lo studio si basa sulla raccolta e l’analisi di dati provenienti da statistiche correnti (in particolare dati di morbosità e mortalità) e da altre fonti ufficiali (censimento, anagrafe comunale). Gli studi descrittivi condotti con tecniche adeguate possono portare a formulare ipotesi su eventuali relazioni causa-effetto esistenti fra fattori di rischio e patologie. 1.2 Epidemiologia analitica Le eventuali ipotesi formulate attraverso l’osservazione dei fenomeni morbosi possono essere confermate (o smentite) attraverso l’esecuzione di studi analitici. Le indagini sui fattori di rischio delle malattie rappresentano un importante capitolo dell’epidemiologia: verificare un’associazione fra un fattore di rischio e una malattia è un compito non facile che richiede l’acquisizione di strumenti metodologici e culturali multidisciplinari. Epidemiologia analitica, però, presenta alcuni limiti, infatti, stabilire l’esistenza di un’associazione statistica fra una causa e un effetto spesso non è sufficiente a sancire una reale associazione causale; Solo la valutazione epidemiologica dei risultati di uno studio analitico può confermare l’esistenza di un vero nesso causa-effetto. Consiste “nella ricerca di correlazioni tra la situazione di salute/malattia e l’azione di una numerosissima serie di fattori che si può logicamente presumere abbiano una influenza su tale Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia situazione...” In particolare definiamo esposizione come la situazione in cui sono presenti insieme agente (o fattore di rischio) e ospite: sono possibili l’incontro e l’interazione tra essi. L’effetto, invece, è il risultato della interazione tra agente (o fattore di rischio) e ospite. 1.3 Epidemiologia sperimentale Dopo aver risposto al “Chi?”, “Dove?”, “Quando?”,“Perché?”, gli studi sperimentali dovrebbero consentirci di rispondere alla domanda: “Funziona?” Con l’epidemiologia sperimentale si entra nel campo della valutazione dell’efficacia. La validità nel metodo sperimentale risiede nel controllo diretto da parte del ricercatore sulla assegnazione dei soggetti ai gruppi di studio. Negli studi osservazionali, invece, il ricercatore accetta essenzialmente la situazione così come si presenta al fine di valutare l’efficacia di interventi. Gli studi sperimentali, a differenza di quelli descrittivi e analitici che sono studi puramente osservazionali, prevedono invece un intervento diretto da parte dello sperimentatore. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia 2. Misure di frequenza: Rapporti, Proporzioni Prendiamo in esame le misure che vengono utilizzate in epidemiologia per la valutazione della frequenza di eventi o malattie. In particolare parleremo di: Rapporti Proporzioni Prevalenza Incidenza cumulativa Tassi di incidenza La maggior parte delle misure utilizzate in epidemiologia per misurare la frequenza degli eventi o delle malattie è rappresentata da una frazione nella quale è indispensabile identificare il numeratore e il denominatore. Una volta comprese le grandezze incluse, è facile rendersi conto dell’uso che può essere fatto di questi indicatori. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia 2.1. L’odds ratio e il risk ratio I rischi sono una misura della probabilità di un evento “tutto o nulla” (in genere un evento spiacevole: rischio di mortalità, rischio di BPD, ecc) cui va incontro un soggetto o una popolazione nel periodo di osservazione., Per stimare un rischio è necessario seguire nel tempo una popolazione, e osservare quanti eventi si verificano. Ovviamente, più è lungo il periodo di follow-up, più alto è il rischio. Dunque, il rischio è una probabilità, che va da 0 a 1 (100%). L’ odds, invece, è calcolato come la probabilità dell’evento diviso per la probabilità del non evento. Quando l’evento è raro, odds e rischio sono simili. L’odds ratio e il risk ratio sono rapporti che esprimono quante volte una certa malattia, o un certo evento, è più frequente in una popolazione confrontata con un’altra di riferimento. 2.2 Rapporto (Ratio) Si tratta di una frazione che può esprimere informazioni diverse, in genere, quando si usa un rapporto, uno dei due termini del quoziente è uguale a 1 e viene utilizzato come termine di paragone. Ad esempio un rapporto femmine/maschi di 2:1 indica che in una determinata popolazione le femmine sono il doppio dei maschi. Un rapporto non cambia moltiplicando, o dividendo i suoi termini per uno stesso numero diverso da zero. Se in un rapporto si scambia l'antecedente con il conseguente si ha un nuovo rapporto che si dice inverso, o reciproco, di quello dato. I rapporti si usano per studiare una determinata popolazione o insieme rispetto ad una analoga grandezza (omogenea) oppure no: rapporto maschi/femmine (o femmine/maschi), numero abitanti per medico, numero partecipanti al corso per docente. Due rapporti si dicono uguali se hanno lo stesso valore. Esempio: 15 : 5 = 3 e 21 : 7 = 3. Possiamo allora scrivere che 15 : 5 = 21 : 7 oppure 15/5 = 21/7. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia 2.3 Proporzione Le proporzioni, secondo la grandezza del numeratore rispetto al denominatore, possono essere espresse come percentuali. Diverse misure utilizzate in epidemiologia sono proporzioni: si utilizzano per descrivere la quantità relativa di una popolazione con una certa caratteristica rispetto alla popolazione totale. Secondo la grandezza del numeratore rispetto al denominatore, possono essere espresse come percentuali, oppure per 1000, ecc. Esempi di proporzioni sono la percentuale di femmine o quella di fumatori in una certa popolazione. Una proporzione può essere utilizzata anche per esprimere più categorie all’interno di una stessa popolazione. Un esempio tipico è quello della descrizione della distribuzione dei gruppi di età in una determinata popolazione, come illustrato nella figura seguente. 16% 30% 0-14 anni 15-64 anni >64 anni 54% Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia 2.4 Rapporti e propozioni Una attività fondamentale in epidemiologia è la quantificazione delle malattie o di fenomeni ad esse correlati. La conoscenza del numero di individui ammalati o infetti in una popolazione è indispensabile per una vastissima gamma di motivi, fra i quali i più importanti sono: stimare i danni, prevedere l'evoluzione della malattia nel tempo, mettere a punto azioni di profilassi. Però, la semplice enumerazione dei casi di malattia e la loro espressione come valore assoluto, senza fornire alcun significativo riferimento, è raramente utile. Per ottenere dei dati utilizzabili ed interpretabili, dobbiamo, quindi, esprimere i risultati delle nostre misure sotto forma di «proporzioni» o «rapporti», o «tassi». Alcune informazioni possono essere espresse sia come proporzioni sia come rapporti. La proporzione esprime quindi una grandezza relativa in termini percentuali. I rapporti danno un’idea di quante volte una certa categoria è più frequente rispetto a un’altra di riferimento. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia 3. Misure di frequenza: Prevalenza, Incidenza cumulativa Tasso d’incidenza In ogni studio epidemiologico e in ogni attività di sorveglianza epidemiologica è necessario utilizzare indicatori che permettano di valutare l’impatto di una malattia o di un altro evento sanitario. Per studiare la frequenza delle malattie occorrono tre misure fondamentali: prevalenza incidenza cumulativa tasso d’incidenza (densità d’incidenza) Spesso si fa confusione sulla terminologia utilizzata. Sentirete o avete sentito spesso applicare il temine “tasso” (in inglese “rate”) a tutte le misure utilizzate in epidemiologia. In realtà, come vedrete, la prevalenza e l’incidenza cumulativa sono proporzioni, mentre i tassi hanno caratteristiche peculiari. 3.1 Prevalenza La misura di prevalenza viene utilizzata in epidemiologia per esprimere il numero di eventi o di malati effettivamente presenti o “attivi” in un certo periodo di tempo. Essa può essere calcolata in un certo periodo di tempo, come un anno, o un mese, oppure in un punto preciso nel tempo, come un giorno. Esempio di prevalenza: Proporzione di persone in una popolazione affette da una malattia in un certo momento (prevalenza di punto, t2). Prevalenza in un certo periodo di tempo (prevalenza di periodo, da t1 a t3) Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia Ogni malato è rappresentato da una linea orizzontale che inizia e finisce con l’esordio della malattia e la guarigione (o la morte): il numero di linee incontrate nell’intervallo di tempo t1-t3 rappresenta quindi il numeratore della misura di prevalenza di periodo. Il numero di linee incontrate al tempo t2 rappresenta invece il numeratore di una misura di prevalenza di punto. Al denominatore va calcolato il numero di persone a rischio presenti nel periodo o nel punto. Possiamo calcolare, ad esempio, la prevalenza di malati con diabete insulino-dipendente nell’anno 2000, oppure la prevalenza di pazienti affetti da un’infezione ospedaliera tra coloro che sono ricoverati in un reparto di chirurgia in un determinato giorno. La prevalenza si utilizza spesso per descrivere la frequenza di malattie che hanno un inizio graduale e decorso cronico. Proprio per questa ragione una misura di prevalenza non può descrivere variazioni nel tempo. Per quest’ultimo scopo è più appropriato utilizzare tassi di incidenza (densità di incidenza), oppure eseguire misure di prevalenza ripetute nel tempo. La prevalenza è quindi una proporzione con la quale si descrive un’immagine statica, una fotografia della situazione per un certo evento sanitario. Trattandosi di una proporzione si può esprimere come percentuale, oppure come una misura per 1000, per 10.000, assegnando a k valori diversi. Può non essere facile avere a disposizione dati precisi sulla popolazione a rischio in un determinato periodo. Per questo motivo, nelle misure di prevalenza di periodo, si usa spesso per il denominatore il numero di persone a rischio a metà del periodo di osservazione. Fattori che influenzano la prevalenza AUMENTATA DA: maggiore durata della malattia prolungamento della vita dei malati senza guarigione aumento dei nuovi casi (incidenza) immigrazione di casi emigrazione di persone sane immigrazione di persone suscettibili miglioramento delle capacità diagnostiche Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia DIMINUITA DA: durata minore della malattia elevato tasso di letalità della malattia diminuzione dei nuovi casi (incidenza) immigrazione di persone sane miglioramento del tasso di guarigione dei casi 3.2 Tassi di incidenza (densità di incidenza) I tassi di incidenza devono tenere in considerazione il numero di persone che si ammalano nella popolazione ed i periodi di tempo durante i quali le persone della popolazione vengono osservate. Per le caratteristiche prima definite le misure dei tassi di incidenza (o densità di incidenza) si esprimono come numero di casi per tempo-persona, cioè quanti soggetti sono stati osservati e per quanto tempo. Anche per queste misure si usano fattori costanti (k) che possono essere multipli di 10. Un esempio: il tasso di incidenza degli incidenti vascolari in una determinata popolazione è pari a 30 casi per 100.000 anni-persona 3.2 Tempo-persona Il contributo in termini di tempo-persona, essendo la somma dei tempi di osservazione di ciascun individuo, può risultare da diverse combinazioni. Una determinata osservazione può risultare da poche persone che vengono seguite per un lungo periodo di tempo, oppure da molte persone che vengono seguite per un breve periodo di tempo, 100 anni- persona: 1 persona per 100 anni 50 persone per 2 anni 200 persone per 6 mesi La misura di densità di incidenza viene utilizzata spesso negli studi prospettici nei quali le persone incluse nello studio sono seguite per periodi diversi. Secondo l’unità di misura utilizzata per misurare il tempo di osservazione, il denominatore della densità di incidenza può essere calcolato come anni, mesi, giorni-persona, Densità di incidenza: Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia casi/anni-persona casi/mesi-persona casi/giorni-persona 3.3 Esempio di tassi di incidenza Supponiamo di essere interessati a conoscere il tasso di incidenza di peritonite in un gruppo di 17 pazienti in dialisi peritoneale (Fig. 1) seguiti tra il 1° Gennaio e il 31 Dicembre 2004. Fig. 1 - Ipotetico esempio di calcolo del tasso di incidenza della peritonite in una coorte di 17 pazienti in dialisi peritonale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 15 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia Per brevità descriviamo il caso dei primi 4 pazienti. Il primo paziente con peritonite contribuisce allo studio per 4 mesi. Il secondo paziente senza peritonite dopo 8 mesi muore (perciò questo paziente contribuisce per 8 mesi al tempo totale a rischio). Il terzo paziente senza peritonite viene seguito per 12 mesi. Il quarto paziente con peritonite contribuisce allo studio per 5 mesi. Il calcolo del tempo totale a rischio è la somma dei singoli tempi di osservazione di tutti i pazienti arruolati nello studio. Nel nostro caso il tempo totale a rischio è di 144 mesi ovvero 144 mesi/paziente a rischio. Il calcolo del tasso d’incidenza è il rapporto tra il numero delle peritoniti (n=4) e il tempo totale a rischio (144 mesi), ovvero 4/144=0.028 peritoniti/mesi/paziente ovvero 0.34 peritoniti/anno/paziente ovvero 34 peritoniti/100 anni/paziente. Poiché un paziente seguito per 100 anni equivale a dire 100 pazienti seguiti per un anno avremo che: 34 peritoniti/100 anni/paziente corrispondono a 34 peritoniti/100 pazienti/anno che corrisponde alla velocità con cui gli individui del campione si ammalano di peritonite. Il confronto tra incidenza cumulativa e tasso di incidenza è descritto in Tabella II. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. 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Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 17 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia Bibliografia Gershwin, M. Eric, and Timothy E. Albertson, eds. Bronchial Asthma: A Guide for Practical Understanding and Treatment. Springer Science & Business Media, 2011. Ahlbom A., Norell S. (1993) Epidemiologia moderna. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma. Anderson R.M., May R.M. (eds.) (1982) Population biology of infectious diseases. Sprinmger-Verlag, Berlin. Attena F. (2004) Epidemiologia e valutazione degli interventi sanitari. Piccin, Padova. Beaglehole R., Bonita R., Kjellström (1993) Epidemiologia di base. Edizione italiana a cura di G. Agazzotti, Editoriale Fernando Folini, Casalnoceto, 1997. Cavalli Sforza L. (1965) Analisi statistica per medici e biologi. Boringhieri, Torino. Di Orio F. (1994) Elementi di metodologia clinica applicata. Piccin, Padova Figà-Talamanca I. 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Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 18 di 19 Emanuela Santoro - Epidemiologia Morton R.F., Hebel J.R. (1988) Guida allo studio dell'epidemiologia e della biostatistica. Ed. ital. a cura di T. Del Campo. Edizioni Libreria Cortina, Verona. Motulsky H. (1995) Intuitive Biostatistics. Oxford University Press, New York. Norman G.R., Streiner D.L. (2000) Biostatistica. Casa Editrice Amrosiana, Milano. Osborn J.F. (1999) Manuale di Statistica medica. Società Editrice Universo, Roma. Signorelli C. (2000) Elementi di metodologia epidemiologica. Società Editrice Universo, Roma, V ed. Signorelli C. (2005). Igiene Epidemiologia Sanità Pubblica - Secrets, Domande e Risposte. II Ed., Società Editrice Universo, Roma. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. 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