Letteratura Italiana Dall'Umanesimo al Rinascimento PDF
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Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Impedovo Davide
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This document is an outline for a course on Italian literature, covering from Humanism to the Renaissance. It includes an index with topics like the Humanism movement, the figure of Savonarola, and the works of prominent authors like Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti, and Niccolò Machiavelli. It discusses various aspects such as the rise of a new language that would influence literature, the change from teocentrism to anthropology, and different genres such as poetry and theatre of the time period.
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LETTERATURA ITALIANA Dall’Umanesimo al Rinascimento Impedovo Davide UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 Indice 1. L’Umanesimo Da cosa è caratterizzato l’Umanesimo? Quali valori esalta l’Umanesim...
LETTERATURA ITALIANA Dall’Umanesimo al Rinascimento Impedovo Davide UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 Indice 1. L’Umanesimo Da cosa è caratterizzato l’Umanesimo? Quali valori esalta l’Umanesimo? Quale sarà lo strumento che gli intellettuali utilizzeranno? Il problema della lingua e dello stile Dove si diffonderà? Gli esponenti 1.1 Pico della Mirandola 1.2 Leon Battista Alberti 2. Il Rinascimento La figura di Savonarola La questione della lingua Gli esponenti 2.1 Pietro Bembo Le forme del classicismo moderno 2.2 La poesia del Cinquecento 2.3 Il teatro del Cinquecento 2.4 Ludovico Ariosto Le Satire L’Orlando Furioso I temi del Furioso Il meccanismo principale dell’opera Dal punto di vista religioso… Il linguaggio 2.5 Niccolò Machiavelli La visione generale machiavellica La visione politica machiavellica e i “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio” Il principe machiavellico Come passiamo acquisire e mantenere uno Stato che in precedenza non si possedeva? Il meccanismo principale dell’opera La visione del sovrano machiavellico La Mandragola 2.6 Gli altri esponenti Francesco Guicciardini Erasmo da Rotterdam Michelangelo Buonarroti 1 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 1. L’Umanesimo L’Umanesimo, termine coniato nell’Ottocento, è un movimento culturale venutosi a creare alla fine del Trecento. Questo movimento toccherà l’apice del suo splendore durante il Quattrocento. Non sappiamo con certezza la fine di questo movimento culturale. Tuttavia, la morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492 potrebbe essere un’ipotesi, ma questa data non segnerà la fine netta dell'Umanesimo; Infatti, questo movimento culturale, continuerà a influenzare la cultura europea e i suoi valori e ideali troveranno terreno fertile all’interno del Rinascimento. Da cosa è caratterizzato l’Umanesimo? Il periodo dell’Umanesimo è caratterizzato dalla riscoperta e dallo studio della cultura classica greco-romana; infatti, verrà attuata una vera e propria attività di recupero da parte degli intellettuali contemporanei a questo periodo. Inoltre, la riscoperta dei testi classici porterà alla rinascita della socialità precristiana; un esempio lampante è l’Accademia di Careggi che, riunita intorno alla figura di Marsilio Ficino, si dedicava allo studio della filosofia neoplatonica. (Inoltre, quest’attività di recupero, porterà gli umanisti ad attuare una profonda revisione del mondo della Storia. L’obiettivo di questa revisione sta nello stabilire una linea che divida gli intellettuali moderni dai secoli passati, costruendo così un’identità culturale che rivendichi le radici classiche e affermi l'importanza dell'eredità culturale. Lo schema temporale che si verrà a creare è di tipo tripartito: età presente, medioevo ed età classica) Quali valori esalta l’Umanesimo? I valori principali che esalterà l’Umanesimo sono: antropocentrismo: l’uomo viene posto al centro dell'universo. Si passa da una visione teocentrica, in cui Dio è al centro di tutto, a una visione antropocentrica, in cui l'uomo è il protagonista della storia; Individualismo: viene valorizzata l'individualità e la dignità di ogni essere umano. L'uomo non è più visto come parte di una massa, ma come un individuo con proprie aspirazioni e capacità. Ciò che contribuisce all’individualismo dell’essere umano è il nucleo familiare; infatti, l’individuo, all’interno di questo nucleo, ha la possibilità di affermarsi come persona autonoma nella società; ragione: la ragione umana viene considerata lo strumento più potente per conoscere il mondo e se stessi. Gli umanisti si dedicarono allo studio dei classici greci e latini per recuperare i valori della cultura antica e per sviluppare un pensiero autonomo libero dai pensieri “oscuri” del Medioevo; bellezza: la bellezza, sia fisica che intellettuale, viene considerata un valore fondamentale. Gli umanisti si interessarono alle arti, alla letteratura e alla filosofia, cercando di creare opere che esprimessero l'ideale di perfezione umana (uomo bello, potente e coraggioso); libertà: gli umanisti rivendicavano la libertà di pensiero e di espressione, in contrapposizione alla rigidità dogmatica del Medioevo. Tuttavia, era un’idea che si sviluppava all’interno di una concezione censitaria e rigida nella quale non si discutono gli assetti sociali di quel periodo, ma fanno sempre riferimento solo a coloro che detengono il potere (La poesia lirica è qualcosa legato all’ordine, all’equilibrio e al gusto estetico e di conseguenza deve tessere le lodi per il signore). Inoltre, in questo periodo in seguito alla riscoperta dei testi classici, nacque anche il mito dell’architettura. Gli umanisti esaltavano il concetto della città e dell’architettura che divennero uno strumento per esaltare sia la dignità dell’uomo che il suo ruolo nella società. Gli edifici venivano concepiti come espressione della cultura e della civiltà umana e doveva rispettare vari parametri classici come l’ordine simmetrico delle forme oppure la pulizia dei materiali. Anche qui, come per l’individualismo dell’essere umano, l’aspetto familiare gioca un ruolo importante, ovvero quello di contribuire allo sviluppo della stessa città. Quale sarà lo strumento che gli intellettuali utilizzeranno? In questo periodo avremo una vera e proprio rivoluzione culturale basata sul primato della parola umana. Questo diventerà uno strumento fondamentale all’interno della politica, per conquistare il 2 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 potere, sarà utile per la comprensione della realtà e di conseguenza diventerà uno strumento di conoscenza e, infine, diventerà uno strumento per la creazione e la comunicazione. Con l’Umanesimo nasce il concetto di dialogo/conversazione, che sarà l’elemento principale per creare il rapporto tra gli uomini. (Diffusione della Trattatistica). Il problema della lingua e dello stile L’analisi del passato implica un confronto tra gli intellettuali moderni e l’antico latino, da questo nasce l’imitazione come nuovo schema o modello linguistico. Il lavoro degli intellettuali di questo periodo si focalizza sul riprendere la lingua dai testi che loro stessi ammirano per poi abbandonare il proprio mondo, lasciando spazio all’antichità. Dove si diffonderà? Fissare il luogo di diffusione dell’Umanesimo, come per la data della nascita o della fine, è molto complicato. Tuttavia, la critica, negli ultimi anni, ha mostrato sempre di più come centro culturale dell’Umanesimo l’Università di Padova. Quest’ultima è celebre per la presenza di una cultura incentrata, principalmente, sul rapporto con gli antichi e sugli studi della classicità. Inoltre, Padova mostra una certa autonomia per quanto riguarda lo studio; infatti, quest’ultimo è libero e laico e non è vincolato dalla chiesa. Se da una parte troviamo la dimensione universitaria di Padova dall’altra troviamo la dimensione “civile” del mondo fiorentino, dove troviamo una forte connessione tra la corrente umanistica, accompagnata dalle azioni degli intellettuali, e la gestione dell’amministrazione pubblica. Infine, troviamo le città di Ferrara e Mantova. Quest’ultime accolgono due delle corti più importanti d’Italia, ovvero la corte degli Estensi (accolsero Ariosto), per la prima e la corte dei Gonzaga (accolsero Mantegna), per la seconda. Gli esponenti I pensatori che incarneranno l’essenza dell’Umanesimo, oltre Marsilio Ficino, Petrarca o Boccaccio, saranno anche Pico della Mirandola e Leon Battista Alberti. 1.2 Pico della Mirandola Pico della Mirandola, nel suo tentativo di conciliare le diverse correnti filosofiche, individuò nell'uomo la chiave di volta per una sapienza universale. Attraverso lo studio comparato delle diverse tradizioni, il filosofo mirava a dimostrare l'esistenza di un nucleo comune di verità, radicato nella dignità innata dell'essere umano. Per Pico della Mirandola l’uomo, libero nella sua essenza e nelle sue origini, può elevarsi a una dimensione intellettuale grazie alla propria volontà perché, essendo stato creato a immagine e somiglianza di Dio, possiede in sé un'impronta del divino. 1.3 Leon Battista Alberti Leon Battista Alberti, oltre ad essere un noto architetto (teorico della prospettiva) e un autore di dialoghi comici e trattati, vedremo che sperimenterà nuovi temi poetici e nuove forme metriche. La figura di Alberti incarna l'ideale dell'umanista rinascimentale, capace di saper coniugare la filologia, con la ripresa dei classici greco-latini, ad un'ampia gamma di interessi pratici che andranno a toccare la realtà letteraria, politica, sociale e familiare oppure architettonica. Questa inclinazione alla ricerca di un incrocio di due orizzonti la troveremo anche in ambito letterario attraverso l’utilizzo della lingua, infatti, per quanto riguarda le opere con un registro comico e satirico vedremo che Alberti utilizzerà il latino, invece, per quanto riguarda le opere dove sperimenterà le nuove soluzioni poetiche muovendosi tra la tradizione del mondo fiorentino e la tradizione del mondo classico, Leon Battista Alberti (Genova, vedremo che utilizzerà il volgare. 14 febbraio 1404 – Roma, 25 aprile 1472) 3 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 2. Il Rinascimento Come già abbiamo detto in precedenza, le idee e i valori dell’Umanesimo troveranno terreno fertile all’interno del Rinascimento. Il Rinascimento è un periodo storico di grande rinnovamento sia dal punto di vista culturale che artistico. Il periodo della “rinascita” si sviluppa dal XV al XVI secolo e sarà teatro di vari avvenimenti: nel 1492 Cristoforo Colombo approderà nelle Americhe ma soprattutto si assisterà all’evento che farà cessare la “politica dell’equilibrio”, ovvero la morte di Lorenzo il Magnifico, nel 1494 avverrà l’ingresso in Italia delle truppe francesi di Carlo VIII e nel 1527 la capitale, Roma, verrà saccheggiata dalle truppe tedesche asburgiche dei lanzichenecchi. Tuttavia, in questo contesto di forte crisi, coloro che cercheranno nella cultura di impronta classicista il vero antidoto saranno gli intellettuali; quest’ultimi, infatti, riporteranno alla luce il platonismo oppure l’aristotelismo e inizieranno a parlare di antropocentrismo. Grazie alla parte più razionale della società si avrà il compimento delle riflessioni umaniste. La figura di Savonarola Con la caduta dei Medici arriverà a Firenze la figura di Girolamo Savonarola e della sua politica. Quest’ultimo era un forte estremista e voleva portare un certo equilibrio nell’arte e nella scultura improntate, secondo lui, a esaltare la figura dei Medici e non la figura di Dio. Infatti, nei primi anni della sua politica, Savonarola organizzò vari roghi chiamati “falò delle vanità” dove vennero bruciate alcune opere e il popolo, inizialmente, lo seguì. Tuttavia, la “politica” di Savonarola, improntata alla penitenza come sola via di salvezza dalla ricchezza e dalla corruzione, durò poco; infatti, in seguito alla scomunica avremo la sua impiccagione e il suo rogo. Dopo la sua morte, a Firenze, i Medici torneranno sotto il titolo nobiliare di “duchi”, mettendo fine all’esperimento repubblicano e facendo diventare la città, culla del Rinascimento, un ducato. Inoltre, tutte le dottrine introdotte da Moretto da Brescia, Ritratto di un Savonarola vennero abbandonate e si tornerà a un clima più tollerante frate dominicano, 1524, Museo verso il lusso e le arti. di Castelvecchio. Il volto dell'uomo è stato attribuito a Girolamo Savonarola. La questione della lingua Anche qui, come per l’Umanesimo, avremo il problema della questione della lingua. Il dibattito si focalizzava giungere a una norma universale e condivisa che possa garantire al volgare una stabilità sovratemporale, che superi tutte le variazioni avvenuto nel tempo. Coloro che sperimenteranno una nuova lingua saranno: Baldassarre Castiglione che concepirà una lingua raffinata ed elegante, adatta alla comunicazione all'interno di una corte rinascimentale ma soprattutto che riesca a adattarsi a qualsiasi ambito sia formale che informale; Giovan Giorgio Trissino che si focalizzò sulla sperimentazione di una nuova lingua che potesse rappresentare, attraverso la sua apertura all’innovazione, la varietà e la ricchezza linguistica dell'Italia rinascimentale; Niccolò Machiavelli che concepirà una lingua che rivendicasse sia la centralità del fiorentino sia la continuità della lingua del periodo delle tre corone (Dante, Petrarca e Boccaccio). 4 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 2.1 Pietro Bembo Sulla questione della lingua, la teoria che si impose fu quella del pensatore Pietro Bembo. Quest’ultimo, all’interno della sua opera “Prose della volgar lingua” (1525) un trattato in forma dialogica, affronterà il problema della lingua italiana e definirà le norme grammaticali da attuare nella lingua scritta e il canone degli autori da poter imitare. All’interno di quest’opera avremo una vera e propria campionatura di modelli eccellenti e prenderà, come modelli per la lingua italiana scritta, la figura di Petrarca, per la poesia e la figura di Boccaccio, per la prosa. Le figure di spicco, di questo periodo, che verranno fortemente influenzate dalle teorie bembiane, aprendo addirittura un dibattito su di esso, ma che seguiranno un percorso diverso saranno: Ludovico Ariosto per la stesura della terza edizione de “L’Orlando Furioso; Baldassare Castiglione che, nonostante avesse sostenuto nel suo trattato una proposta diversa da quella di Bembo, ne trarrà Tiziano, Ritratto del cardinale Pietro Bembo, ca. 1539; Washington, grande profitto. National Gallery of Art. L’interiorizzazione della teoria bembiana la ritroviamo all’interno del fenomeno delle traduzioni di opere classiche in lingua volgare. Inoltre, Pietro Bembo, sarà uno dei tanti letterati a contatto con il mondo della tipografia (Quest’ultima nasce nel 1453 con il tedesco Johannes Gutenberg; il primo libro che verrà stampato sarà la sua Bibbia); infatti stringerà un sodalizio importante con Aldo Manuzio. Il fenomeno della tipografia rese possibili l’affidabilità dei testi in lingua volgare e predispose strumenti utili all’imitazione. Ritornando a una delle opere più importanti di Pietro Bembo, ovvero le “Prose della volgar lingua”, vediamo come quest’ultime ambiscono ad essere un vero e proprio «atto fondativo» di una lingua, di una letteratura e di una società che proprio attraverso la lingua si poteva rappresentare. Un «atto fondativo» che ricorda, per certi versi, il «mito fondativo» di una determinata civiltà, per esempio il mito di Romolo e Remo per la civiltà romana. In sostanza, l'opera di Pietro Bembo, ha saputo creare un'origine, un'identità e un insieme di valori per la lingua italiana, contribuendo in modo fondamentale alla formazione della cultura nazionale. Le forme del classicismo moderno Il tema dell’imitazione verrà spodestato dalla volontà di superamento dei classici facendo ricorso all’utilizzo del volgare. Pietro Bembo sarà colui che formulerà il concetto di legame tra imitazione ed emulazione che si fonderà, principalmente, sul rifacimento e sull’interpretazione dei modelli per raggiugere un’espressione letteraria autonoma e matura. La volontà di creare un nesso tra imitazione dei modelli e nuove esigenze dettate dal mondo contemporaneo è riscontrabile nel ruolo privilegiato che assumerà il dialogo. Attraverso la forma strutturale del dialogo si definiscono sia i valori etici e culturali della cultura moderna sia l’ambiente in cui questi valori vengono espressi; un esempio lampante è il “De familia” (o “Quattro libri della famiglia”) di Alberti, qui il dialogo ha il compito di far riflettere sulla condizione della famiglia e della società, proponendo soluzioni e modelli di comportamento virtuosi. Altrettanto significativa è la fioritura del genere lirico basato su un’imitazione di Petrarca. Questa piena imitazione di Petrarca la ritroviamo all’interno delle rime di Bembo, invece, colui che aggiungerà, alla lirica, alcuni aspetti provenienti dal mondo classico sarà Jacopo Sannazaro; non a caso, una delle opere più importanti di quest’ultimo sarà l’”Arcadia”, ovvero un’opera pastorale che riprende alcuni temi della mitologia classica che si uniscono agli altri temi come la natura, la campagna o l’amore. Inoltre, in questo periodo, avremo la fioritura di una nuova stagione classicista teatrale. In questo contesto non possiamo non notare il passaggio dalle traduzioni di testi latini alla vera e propria composizione di opere originali, memori degli aspetti dei classici, che hanno saputo costruire un nuovo linguaggio per la commedia e la tragedia. 5 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 2.2 La poesia del Cinquecento Come abbiamo già anticipato nello scorso paragrafo, il genere che si verrà ad affermare nei primi anni del cinquecento è la lirica. All’interno di quest’ultima avremo la promozione di un nuovo classicismo volgare, dove l’unico obiettivo dei nuovi intellettuali sarà quello di modificare le regole allo scopo di dar vita a una poesia capace di confrontarsi con le forme classiche; infatti, l’obiettivo principale sarà quello di costruire dei progetti di poesia che ridefiniscano le forme della lirica volgare alla luce di un confronto aperto con i modelli della tradizione classica e moderna. In questo periodo, seguendo gli studi di Bembo, verrà eletto come modello da seguire il petrarchismo; inoltre, seguendo sempre il cammino bembiano, verrà data una certa notorietà anche al modello di Boccaccio. Invece, la figura di Dante, verrà ripresa solamente nell’ottocento. Il modello del petrarchismo si diffonderà in tutta l’Italia ma avrà maggior rilevanza nel meridione, dove troverà terreno fertile anche nelle figure femminili; infatti, alla donna, durante il cinquecento, non le sarà più riservato solo il ruolo di oggetto delle attenzioni poetiche altrui, ma diventerà essa stessa una protagonista attiva della cultura che si verrà a diffondere. Le donne meridionali che seguiranno il modello di Petrarca saranno: Isabella Morra: che scriverà un “piccolo Canzoniere” dove affronterà temi per lo più rivolti alla sua situazione familiare e non; infatti, avremo temi come la nostalgia, la solitudine o la mancanza di libertà. Il suo modello principale sarà Petrarca, però non escludiamo il contatto con altri poeti che riproposero lo stesso modello; Gaspara Stampa: anche lei, come per Isabella Morra, scriverà un Canzoniere, dove il tema su cui si focalizzerà, per la prima volta, sarà la descrizione della dignità femminile. Tuttavia, non svilupperà una concreta riflessione teorica su questo tema ma offrirà una testimonianza preziosa della condizione femminile nel cinquecento. Per fare questo si servirà del sonetto (2 quartine e 3 terzine) e scriverà per un pubblico alto, aggiungendo anche al suo interno alcuni temi Presunto ritratto di Isabella di neoplatonici. Morra (Favale, 1520 circa – Favale, Inoltre, avremo anche la figura di Vittoria Colonna che indirizzerà la 1545 o 1546). sua lirica alla meditazione religiosa e alla spiritualità. 2.3 Il teatro del Cinquecento Nel cinquecento nascerà una nuova civiltà teatrale che porterà a una progressiva definizione delle norme del testo teatrale. La forma del teatro si focalizzerà, principalmente, sulla sperimentazione e sulla codifica di nuovi generi in lingua volgare che verranno adattati a quelle che sono le esigenze del pubblico moderno cortigiano. Tra i generi teatrali che vanno dalle sacre rappresentazioni alle giostre cavalleresche o le celebrazioni politiche, la palma del maggior successo spetterà, sicuramente, alla commedia. Quest’ultima è un’opera originale che riprenderà trame e personaggi della commedia latina di Plauto e Terenzio; una delle opere più importanti di questo periodo, che si ispirerà al modello plautino, sarà la “Mandragola” di Niccolò Machiavelli. La commedia dialogherà con la tradizione antica ma si adatterà anche alle esigenze contemporanee del pubblico moderno, un pubblico che si allargherà sempre di più ma che rimarrà sempre colto e urbano. L’obiettivo principale che si prefisserà la commedia sarà quello di far divertire il pubblico ma allo stesso tempo far riflettere sulla condizione umana di quel periodo. Inoltre, sempre in ambito teatrale, si avvierà la sperimentazione della tragedia che verrà legata all’autorità della poetica aristotelica; non a caso, la tragedia, si focalizzerà sul tema della catarsi, ovvero quel processo psicologico attraverso il quale la tragedia funge da elemento purificativo dalle emozioni negative. Questo processo offre la possibilità di avere una maggiore consapevolezza di noi stessi e del mondo. Gli esponenti Gli esponenti più importanti, oltre Pietro Bembo, del Rinascimento che analizzeremo saranno Ludovico Ariosto, Niccolò Machiavelli, Erasmo da Rotterdam, Francesco Guicciardini e Michelangelo Buonarroti. 6 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 2.4 Ludovico Ariosto Ludovico Ariosto, poeta, commediografo, funzionario e diplomatico italiano, è una fioritura di racconti che celebrano gli ideali più alti ma che descrivono anche le cadute e i limiti degli esseri umani; per Ariosto, la letteratura e l’arte vanno di pari passo, quest’ultime rappresentano il bello ma soprattutto rappresentano l’espressione della stessa creatività umana. La poesia ariostesca si fa “luogo” delle vicende umane, raccontando l’amarezza della vita di corte e le guerre che perseverarono l’Italia in quel periodo. Lui vivrà a stretto contatto con la corte, studiando lo stile di vita che si conduceva al suo interno. Tuttavia, lavorando sotto la committenza degli Estensi, lui non avrà un buon rapporto con il mecenatismo perché, secondo le sue considerazioni, limitava la figura del poeta e dello scrittore a semplice “scrivano di corte” che doveva mettere al soldo del signore la sua produzione letteraria; al contrario del pensiero di Matteo Maria Boiardo, che poneva al centro del suo esercizio il nesso fra Incisione tratta da un disegno servizio cortigiano e poesia. di Tiziano raffigurante Ludovico Ariosto, pubblicata Ariosto voleva fortemente il riconoscimento dello scrittore come una nell'edizione del 1532 vera e propria professione, immagine dell’intellettuale che, però, non dell'Orlando Furioso. verrà mai compiuta e per questo motivo, tutt’oggi, desta ancora scalpore tra gli studiosi. La figura e la produzione di Ariosto rappresenteranno la fine di un’era. Infatti, vedremo Ariosto mettere in discussione i valori medievali cavallereschi, mostrando il vero lato debole degli uomini e introdurrà nuovi generi e nuove forme letterarie; anche in questo caso troviamo un lavoro contrapposto a quello di Boiardo, che poneva al centro della sua opera il gusto del Rinascimento ferrarese, sintesi di tradizione cavalleresca e Umanesimo. Inoltre, la figura di Ariosto, sarà una grandissima fonte di ispirazione per vari pensatori come Tasso o Leopardi. Le Satire Le Satire è una delle sue opere più importanti che rappresenterà un luogo di grande sperimentazione, dove potrà sia mostrare il suo dissenso verso il clima della Garfagnana, mostrando la sua vicinanza al mondo contemporaneo e all’ambiente cortigiano, che rievocare la sua formazione letteraria presso la figura di Pietro Bembo. All’interno di quest’opera Ariosto si focalizzerà sulla rappresentazione del vero ambiente cortigiano e lo farà attraverso l’utilizzo di toni per lo più ironici che avranno l’obiettivo di raccontare: la difficile condizione in cui viveva l’intellettuale cortigiano contemporaneo di quel periodo; il desiderio di una vita al di fuori dalla corruzione della corte; una critica verso la nuova società e i vizi del clero. Tuttavia, questa vena critica di Ariosto verso il mondo contemporaneo, viene declassata, non del tutto, dal desiderio di un’aurea mediocritas oraziana, ovvero il desiderio di vivere una vita basata sull’equilibrio e sulla serenità, evitando qualsiasi eccesso e apprezzando le piccole cose e ciò che si possiede. L’Orlando Furioso Il Furioso è l’impegno principale ariostesco. All’interno di quest’opera lavorerà su due fronti, ovvero il linguaggio narrativo, dove utilizzerà l’enjambement per dare una certa fluidità e un effetto musicale all’opera e utilizzerà un linguaggio che terrà conto dell’operato di Bembo, applicando all’opera un’attenta revisione basata, principalmente, su questi studi. Ariosto ci presenta, all’interno della sua opera, alcuni dei più importanti concetti cavallereschi rinascimentali. Tuttavia, questi concetti, vengono uniti al contesto storico e culturale in trasformazione che in quel periodo presentava una grande crisi dal punto di vista dell’onore, della fedeltà e del coraggio. Il Furioso presenta tre caratteristiche principali: leggerezza: data, principalmente, dalla forma lirica e narrativa dell’opera dove l’autore utilizza l’ottava per semplificare il processo di memorizzazione dell’opera; scioltezza; armonia; 7 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 Inoltre, l’opera ariostesca, ha una sua autonomia, qui l’autore è capace di rinnovare la tradizione letteraria creando un’opera che riesca a guardare al futuro pur rimanendo, saldamente, ancorata al passato. I temi del Furioso Ludovico Ariosto ci presenta un’opera dove riesce a mettere in relazione vari temi, tra questi troviamo: la guerra cristiana dove troviamo la lotta tra il bene e il male, ma in quest’ultima non riusciamo a distinguerne i veri protagonisti (cristiani e saraceni o lotta interiore degli stessi personaggi); il tema amoroso dove saltano i canoni tradizionali: Angelica si innamora di uno scudiero e, soprattutto, il suo amore non è idealizzato ma è un sentimento umano colmo di fragilità e contraddizioni, è un amore che tende al realismo; il tema encomiastico, in questo caso troviamo la vena esaltatrice di Ariosto che vuole glorificare e celebrare la casata degli Estensi, in particolare la figura di Ruggiero. Quest’opera, a tratti, può essere considerata un’opera di propaganda politica, un elemento che però risulta sottile e integrato all’interno della storia; il tema della follia che viene rappresentata come una forma di sapienza che rivela verità, attraverso la critica alla società, e che libera da qualsiasi convenzione tradizionale e dall’ipocrisia. Inoltre, attraverso la follia, Ariosto riesce a esplorare la fragilità dell’essere umano. Il meccanismo principale dell’opera Uno dei meccanismi principali che muove l’opera è l’ironia. Ariosto utilizza l’ironia come strumento conoscitivo della realtà. L’ironia permette di: distanziarsi dal genere cavalleresco; creare una sorta di personale critica sociale; mostrare una visione lucida della natura umana. Dal punto di vista religioso… Alla magia, che Ariosto ci presenta come un elemento di inganno o autoinganno che provoca una mutazione delle forme e, di conseguenza, un mondo immaginario, si contrappone il tema religioso della provvidenza. Tuttavia, questo elemento, lo ritroviamo solo nell’ultima parte del poema ed è quasi assente per la vena realistica di Ariosto di attribuire al caso e alle azioni individuali la fortuna o la sfortuna dei personaggi. Il linguaggio L’obiettivo di Ariosto è quello di presentarci un linguaggio che vada oltre la corte (spazio) e che riesca ad arrivare alle generazioni future (tempo). 8 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 2.5 Niccolò Machiavelli Niccolò Machiavelli, noto scrittore, filosofo, politico e diplomatico italiano, vivrà nel periodo in cui l’Italia sarà colpita da vari eventi negativi che la fecero sprofondare in un periodo di crisi, questi eventi furono la calata di Carlo VIII, la cacciata dei Medici da Firenze per il ristabilimento della Repubblica e il sacco di Roma del 1527. La sua formazione avverrà nell’epoca dell’equilibrio politico laurenziano. La visione generale machiavellica La sua visione porterà a una rivoluzione all’interno della politica e anche alla stessa lettura di quest’ultima. Alla luce del pensiero laurenziano, lui vive in una dimensione dove regna l’equilibrio, ovvero l’elemento che tiene insieme tutti i saperi. Tuttavia, lui vuole rompere questo stereotipo però la politica ne è, fortemente, influenzata. La sua è una visione dove la comunicazione diretta è fondamentale; infatti, per Machiavelli, tutto deve essere fatto alla luce del sole e Niccolò Machiavelli ritratto postumo da Santi di Tito. deve, soprattutto, una scrittura orientata all’azione. La visione politica machiavellica e i “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio” In ambito politico tende a separare la politica dagli schemi filosofico-teologici e dalla stessa religione, una religione in netta difficoltà per le riflessioni sul rapporto tra corpo e natura ma soprattutto per l’avanzare della riforma protestante e per la riscoperta dei classici, che porterà, gli intellettuali, a riconsiderare le teorie del neoplatonismo. L’idea machiavellica di politica è realista, ovvero un’idea soggetta all’alternarsi di stabilità e cambiamento (come una nazione o un principato); infatti, per Machiavelli, una nazione nasce, cresce, è soggetto ai cambiamenti e poi muore. Questo cambiamento, però, è dettato sia dalla natura umana che dalle dinamiche del potere che sono soggette all’immutabilità del mondo. Questi temi vengono trattati all’interno dell’opera i “Discorsi sulla prima deca di Tito Livio”, dove Machiavelli riprenderà e analizzerà l’età della Roma repubblicana, considerando quest’ultima un modello di successo da dover imitare per repubbliche del suo tempo. Il Principe machiavellico L’opera più importante di Machiavelli, che verrà addirittura studiata dall’imperatore francese Napoleone Bonaparte, è Il Principe. Quest’opera, a carattere politico che talvolta si focalizza anche sullo studio della natura umana e sullo studio della storia, offre una profonda conoscenza delle azioni di grandi uomini appresa dalle varie esperienze del passato e del presente; infatti, per Machiavelli, la conoscenza è continua. Il Principe contiene al suo interno circostanze personali e politiche e può essere diviso in due parti: Iª parte: si focalizza sulle varie tipologie di principati, in rapporto alla possibilità di governarli e mantenerne il possesso; IIª parte: si focalizza sulla persona e sugli obiettivi che il principe si prefissa. Come possiamo acquisire e mantenere uno Stato che, in precedenza, non si possedeva? Per quanto riguarda la prima parte dell’opera, Machiavelli ci dice che uno Stato può essere ereditato, parzialmente nuovo oppure nuovo, acquisito attraverso la virtù, la fortuna, la crudeltà o volontà dei concittadini. Inoltre, Machiavelli aggiunge che uno Stato, per il suo corretto mantenimento, deve ricevere dal signore un buon fondamento legale e soprattutto deve essere protetto da un esercito proprio composto da cittadini dello Stato e, in altre occasioni, anche da stranieri. Tuttavia, ciò che Machiavelli critica all’interno dell’ambito bellico è l’impiego, da parte del sovrano, delle milizie mercenarie. Quest’ultime vengono descritte come milizie inutili, infedeli, “disunite e ambiziose…” che lavorano solo per un arricchimento personale. Nella seconda parte della sua opera, Machiavelli ci fornisce un excursus sulle virtù e sui comportamenti del sovrano. In questo caso l’autore si sofferma anche sul rapporto tra il signore e gli stessi sudditi, infatti vediamo come per Machiavelli è fondamentale, in alcuni casi, il 9 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 coinvolgimento di quest’ultimo perché, il più delle volte, non potrà essere evitato. Questa situazione per il principe non deve destare preoccupazioni, anzi deve accoglierla così da poter scongiurare un episodio di perdita del consenso popolare e di indebolimento del proprio potere. Invece, nella parte conclusiva dell’opera, Machiavelli analizza gli errori dei suoi principi e il rapporto virtù-fortuna. Quest’ultimo è un concetto dove la fortuna rappresenta l’occasione propizia offerta dalla circostanza, e la virtù rappresenta la capacità del principe di saper agire; per Machiavelli dalla fortuna dipende la metà delle azioni e dalla virtù l’altra metà. Inoltre, troviamo anche un’esortazione alla famiglia Medici per la conquista e la liberazione dell’Italia. Il meccanismo principale dell’opera Come abbiamo potuto vedere per Ariosto uno dei meccanismi principali della sua opera sarà l’ironia, invece, per Machiavelli la caratteristica principale sarà l’equilibrio. Ciò che Machiavelli vorrà per lo Stato sarà una visione dell’equilibrio rivolto alle forze; infatti, la visione che Machiavelli ci darà della sua politica si baserà sulla teoria organicista, dove gli organi istituzionali verranno paragonati agli organi umani e, in quanto tali, ogni organo dovrà svolgere il proprio compito e lo dovrà svolgere in maniera coordinata agli altri, per garantire così il benessere dello Stato ma anche la sua stessa sopravvivenza e la sua capacità di agire in un contesto politico complesso e spesso ostile; di conseguenza, se, in una determinata circostanza, uno di questi organi dovesse prevalere sugli altri, lo Stato inizierebbe ad ammalarsi generando così rivolte e lotte sociali interne per l’acquisizione del potere. La visione del sovrano machiavellico Il compito di acquisire lo Stato e mantenerlo sia dal punto di vista governativo che dell’equilibrio, ovviamente, non può che essere affidato al sovrano, o al principe. Il successo o il fallimento dello Stato, dipendono dalla sua capacità di: rischiare nella scelta e adeguare il proprio comportamento a ciò che ne deriva; agire con prudenza sulla base delle proprie conoscenze nei vari scenari; adeguare la propria azione in base alle circostanze e deve liberarla dalla sua natura: il sovrano non deve dare ascolto solo alla cautela e all’audacia (in alcuni casi è più utile essere cauti, in altri è più utile agire d’impeto). In sostanza, per Machiavelli ciò che rende forte un principe è la sua duttilità; infatti, il principe machiavellico, deve saper prevedere, assecondare o controllare e indirizzare a proprio favore l’inevitabile variare della realtà. Il sovrano che verrà citato più volte, all’interno dell’opera, è il duca Valentino, ovvero Cesare Borgia. È importante sottolineare che Machiavelli non propone Borgia come un modello morale, ma come un esempio di come un principe debba agire per raggiungere i suoi obiettivi. Machiavelli separa la morale dalla politica, affermando che un principe deve essere disposto a fare ciò che è necessario per il bene dello Stato, anche se ciò significa agire in modo immorale. La Mandragola Accanto alle opere politiche trova spazio anche il genere della commedia. Una delle commedie più importanti scritte da Machiavelli si intitola la “Mandragola”. Quest’ultima è ispirata alla commedia romana, principalmente, a quella plautina e, nel tempo, riesce addirittura a ritagliarsi un piccolo spazio all’interno del teatro inglese, influenzando l’operato di Shakespeare. Quest’opera utilizza la letteratura di carattere basso-comico, dove dominano la burla e la beffa, per descrivere l’impossibilità di agire e la delusione verso la nuova politica. La Mandragola mette in discussione la nuova realtà politica rinascimentale. Della nuova realtà rinascimentale vengono criticati, per esempio, i valori della famiglia, tanto cari ad Alberti, vengono esaminati i punti di debolezza di questa struttura e soprattutto, Machiavelli, ci mostra una realtà umana e religiosa degradata dove gli uomini vengono guidati dalla corruzione e dalle sete di potere e vengono rappresentati deboli e inclini al peccato. 10 IMPEDOVO DAVIDE LETTERATURA ITALIANA 17/12/2024 2.6 Gli altri esponenti Francesco Guicciardini Come per Machiavelli, anche Francesco Guicciardini, considerato da molti uno dei maggiori politici italiani, ha vissuto come attore e spettatore le vicende negative italiane, tra cui lo stesso sacco di Roma del 1527. Seguendo la stessa scia del principe machiavellico, il suo stile e la sua scrittura si focalizzeranno sulla volontà di comprendere e descrivere, per via razionale, l’imprevedibilità del reale e le circostanze casuali della storia. Tuttavia, Guicciardini pensa che il sovrano machiavellico sia un ideale che non possa mai essere realizzato e che non rispetta la “regola universale” dell’ordine naturale, perché quest’ultimo non può essere ignorato e soprattutto manipolato. La figura di Guicciardini ci mostra un Rinascimento umanista ma svincolato da qualsiasi legame con la classicità; inoltre, ci mostra una visione critica nei confronti dei sovrani e degli uomini in generale perché, nel primo caso, sono coloro che non hanno saputo agire nel modo giusto e che hanno portato alla “frammentazione” dell’Italia e, nel secondo caso, sono coloro che diffondono un ideale egoista e cinico dove l’unico interesse è rivolto alla propria persona. Erasmo da Rotterdam Erasmo da Rotterdam, noto teologo, umanista filosofo e saggista olandese, sarà uno dei più importanti esponenti dell’Umanesimo europeo mirava a recuperare i testi classici, valorizzando la cultura e la ragione umana. Una delle sue opere più importanti è “L’Elogio della follia” dove Erasmo critica la curia romana, facendo coincidere la vera pazzia al vero cristianesimo. Qui la pazzia o la follia ci viene presentata come una forma di radicalismo che prevede l’attuazione di scelte scomode che critichino i canoni tradizionali. Ciò che verrà utilizzato per criticare la realtà sarà il teatro e, più nello specifico, la maschera. Con questi due elementi si analizza il rapporto tra verità e falso, dove alla pazzia (maschera e falsità) viene affidato il compito di smascherare le profonde verità sulla condizione umana. Michelangelo Buonarroti Concludiamo il periodo rinascimentale parlando della figura di Michelangelo Buonarroti. Michelangelo noto pittore, scultore, architetto e poeta italiano, è colui che viene rappresentato sul “ponte” tra le due epoche (Rinascimento e Barocco). Michelangelo, pur vivendo all’interno del Rinascimento, vedrà tutte le sue contraddizioni. Quest’ultimo elaborerà un rapporto innovativo tra l’idea dell’arte e l’idea della realtà; infatti, per lui, l’arte è già all’interno del marmo e quest’ultimo già conteneva la forma perfetta. Invece, allo scultore era affidato il compito di scolpire il marmo seguendo il proprio intelletto; da questo lavoro sarebbe nata la forma perfetta. All’interno del suo sonetto “Non ha l’ottimo artista alcun concetto”, Michelangelo racchiude vari temi tra cui alcuni che anticiperanno il Manierismo e il Barocco, come la morte o la mortalità. In conclusione, possiamo dire che il suo operato contribuirà al passaggio dall’epoca della grande rinascita alla nuova epoca dello “stile manierista”. 11