Cabbala e occultismo PDF
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Questo documento approfondisce la cabbala medievale, l'arte di Raimondo Lullo. Analizza i principi religiosi, scientifici e mistici alla base del pensiero lulliano, descrivendo le influenze della filosofia occulta sulle dottrine religiose e filosofiche.
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La kabbalah medievale: l’arte di Raimondo Lullo Raimondo Lullo fu un mistico e filosofo catalano. La penisola iberica era popolata da tre tradizioni religiose e filosofiche: il cristianesimo, l’isolam e l’ebraismo. Gli ebrei avevano sviluppato in Spagna la kabbalah. Lullo cercò di concepire un’arte...
La kabbalah medievale: l’arte di Raimondo Lullo Raimondo Lullo fu un mistico e filosofo catalano. La penisola iberica era popolata da tre tradizioni religiose e filosofiche: il cristianesimo, l’isolam e l’ebraismo. Gli ebrei avevano sviluppato in Spagna la kabbalah. Lullo cercò di concepire un’arte (il lullismo) basata su principi religiosi, scientifici e mistici comuni a tutte e tre le religioni: Il principio scientifico comune doveva essere la teoria degli elementi: ogni cosa nel mondo naturale è basata su quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco. A ognuno di questi elementi corrispondeva una qualità elementare: freddo, umido, caldo e secco. Questa teoria aveva una prosecuzione nel mondo celeste, riteneva che i sette pianeti e i dodici segni zodiacali esercitassero influssi predominanti su freddo, umido, secco e caldo. Questa teoria si può definire scienza astrale. Lullo impiega la parola astrale e non astrologica perchè si voleva distaccare dall’ideologia dell’astrologia intesa come oroscopo. Il principio religioso era l’importanza attribuita da cristiani, musulmani e ebrei ai nomi o attributi del divino (chiamati da Lullo dignità di Dio) sono: bonitas, magnitudo, eternitas, potestas, sapientia, voluntas, virtus, veritas, gloria. Tutte le religioni concorderebbero su Dio come essere buono, grande, potente… Una singolare caratteristica del lullismo è la rappresentazione tramite segni alfabetici delle Dignità di Dio: le nove dignità vengono abbinate a nove lettere, BCDEFGHIK, la A è l’assoluto ineffabile. Lullo concentra le lettere su cerchi concentrici rotanti, ottenendo tutte le possibili combinazioni. Siccome le dignità di Dio si manifestano a ogni livello (sfera sovraceleste, sfera celeste, livello dell’uomo, degli animali e delle piante) del creato, queste interazioni di lettere possono trovarsi in ognuno di essi. Entra in gioco la teoria degli elementi: i quattro elementi si combinano con BCDEFGHIK, questa correlazione continua lungo la scala del creato sino alle selle. Sopra le stelle no, in quanto il sistema è purificato di ogni materialità e dove tutti gli opposti coincidono. Qui tutto converge nella suprema essenza divina che è il Tre. In questa arte giocano sì un ruolo le categorie aristoteliche, ma la filosofia dominante è una sorta di platonismo. Influenze che subì Lullo: De divisione naturae di Giovanni Scoto Eriugena Gli erano giunte anche le forme islamiche del misticismo platonico Fu influenzato dalle opere di Agostino Fu influenzato dall’opera dello Pseudo-Dionigi sulle gerarchie celesti degli angeli La Kabbalah ebraica Nella spagna medievale la Kabbala prosperò e influenzò anche Lullo, ci sono molte analogie tra lullismo e cabbalismo. Ad esempio la Kabbalah spagnola (ebraica) ha come base la dottrina delle dieci sefiroth (i dieci nomi più comuni di Dio che insieme formano il suo nome) e quella delle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico. Vi sono anche delle sostanziali differenze: i nomi e le lettere della kabbalah sono in ebraico, nell’arte lulliana in latino. Quindi si può dire che il lullismo è un metodo cabbalistico, usato però senza l’ebraico, gli sono precluse esplorazioni sui misteri linguistici che i cabbalisti credevano celati nelle Sacre Scritture. Chi pratica l’arte lulliana si è impadronito di una scienza universale, ha appreso un metodo etico e contemplativo mediante il quale poter ascendere la scala del creato fino alle supreme altezze. A cosa ha portato l’arte lulliana: Il lullismo fu un antecedente del metodo scientifico (necessità di tracciare una struttura enciclopedica e organizzata del mondo, centralità della matematica e calcolo computazionale) Fu importante dal punto di vista della tolleranza religiosa, Lullo seppe congiungere tre tradizioni religiose diverse creando un terreno comune nell’arte, anche se essa mirava più alla conversione che alla tolleranza. Tradizionalmente si riteneva che la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi avesse segnato l’inizio del rinascimento. Sono state ipotizzate anche altre date plausibili, 1492, anno della cacciata degli ebrei dalla spagna, molti si rifugiarono in Italia e vi diffusero un nuovo interesse per la lingua ebraica e la kabbalah. L’iniziatore della kabbalah cristiana fu Pico della Mirandola. La filosofia occulta nel rinascimento italiano: Pico della Mirandola Pico della Mirandola contribuì all’assimilazione della Kabbalah cristiana cacciata nel Rinascimento italiano e alla nascita del Neoplatonismo Rinascimentale. Uno dei libri a cui si ispirarono fu il Corpus Hermeticum attribuito ad Ermete Trismegisto, considerato un profeta, rivelatore di una verità egizia più antica di Mosè. In realtà Ermete trismegisto era una figura mitologica/sincretica (Dio greco Mercurio + Dio egiziano Thot). Anche se Pico della Mirandola presentò le sue tesi nel 1486 e la cacciata degli ebrei con conseguente diffusione della loro “tradizione” in occidente fu nel 1492, appare in dubbio che i suoi maestri fossero gli ebrei spagnoli. Pico credeva che i testi ebraici servissero ad ampliare e confermare la verità del cristianesimo, nelle conclusiones (facendo parte delle tesi che portò a Roma) egli scrive che la Kabbalah ebraica è la conferma della religione cristiana a partire dai fondamenti della sapienza ebraica. Esemplificativa di questa tesi sono la settima e la quattordicesima conclusione, in cui afferma che il nome Jesus (figlio di Dio) se lo interpretiamo in base ai principi cabbalistici, rimandi al tetragrammaton JHWH, ma con l’insediamento di una S mediana che rende il tetragrammaton comprensibile, confermando che Gesù e il figlio di Dio. Pico divide la Kabbalah in due branche principali: 1. L’ars combinandi: la Kabbalah è l’arte di combinare le lettere ebraiche 2. Modo per captare le virtù delle realtà superiori (spiriti, angeli) e non demoni e diavoli. Il mago rinascimentale è una figura elevata, dotata di poteri di intervento sul mondo e deve essere egli stesso puro per non incorrere in pericoli spirituali. Pico è affascinato da questa facoltà, tramite la Kabbalah egli sostiene di riuscire a comunicare con gli arcangeli e tramite essi con Dio. Pico immagina un’ascesa mistica attraverso le sfere dell’universo, e espone l’ordine delle sefiroth della Kabbalah in correlazione a esse, alle quali sono associate i nomi degli angeli: questo sistema portaalla comprensione della natura di Dio e dell’universo. La filosofia occulta nella riforma: Johannes Reuchlin Johannes Reuchlin fu uno dei più grandi maestri del rinascimento tedesco e fu influenzato dall’opera di Pico. Reuchlin venne in Italia per imparare l’ebraico e per fruire della letteratura ebraica allora circolante nella penisola. La sua prima opera è il De verbo mirifico, in forma di dialogo tra un greco, un ebreo e un cristiano, che era lui stesso. In quest’opera egli glorifica la lingua ebraica, nella quale Dio parla agli angeli, lingua nella quale si possono esprimere i veri nomi di Dio e degli angeli. Vengono citate le conclusioni cabbaistiche di Pico, mostrando interesse per i nomi degli angeli e per il modo di evocarli. Allo stesso modo di Pico, egli adduce la prova cristiana secondo cui Gesù è il nome del Messia. In un articolo Zika pone in rilievo come Reuchlin, in quest’opera, sia molto interessato ad esaltare la forza della filosofia rinascimentale, soprattutto sul suo versante magico cabbalistico. Per Reuchlin occorre superare l’arida e anacronistica filosofia scolastica con una filosofia che non fosse vuota, ma dotata di forza e con un nucleo magico purificato dal male e dal demoniaco, come lo era quella neoplatonica. Intorno a Reuchlin si sviluppa un movimento antisemita, istigato dall’ebreo convertito Johann Pfefferkorn, il cui obiettivo era quello di confiscare e bruciare i libri di preghiere ebraici. Questo attacco suscitò una satira dell’ignoranza. A tal riguardo dobbiamo menzionare la collezione delle Epistolae obscurorum virorum: lettere satiriche scritte in latino da umanisti tedeschi a supporto di Reuchlin che si burlavano di quelli che lo attaccavano. Esse, per finta, attaccavano Reuchlin e gli ebrei, ma gli immaginari autori tradiscono a ogni riga la loro volgarità e ignoranza. Furono importanti perchè dimostrarono che l’opinione pubblica era ormai educata a un livello che faceva apparire ridicolo un movimento reazionario e antisemita. La differenza tra Reuchlin e Lutero è che quest’ultimo è un riformatore immediato, Reuchlin è un dotto che ricerca una sintesi mistica del problema religioso, portando avanti un programma riformatore per una filosofia cristiana più efficace. Successivamente pubblicò il De arte cabalistica, godette di una ricchezza maggiore in termini di fonti rispetto alla sua prima opera e a quella di Pico. Quest’opera è scritta in latino con citazioni ebraiche e aveva il potenziale per diventare la Bibbia dei cabalisti cristiani. È scritta in forma di conversazione fra tre interlocutori: un pitagorico greco (riprende l’importanza dai cabalisti al numero), un greco e un cabalista in una taverna. Il frate cabalista di venezia: Francesco Giorgi Francesco Giorgi fu un frate francescano di Venezia. Pubblicò due opere: De harmonia mundo e i Problemata, mostrano l’influenza che ricevette dal neoplatonismo fiorentino. Fu contemporaneo di Reuchlin e anch’egli si ispirò a Pico, anche se il cabalismo fu arricchito dalle nuove ondate di studi ebraici giunte a Venezia e godette di una maggiore intensità cristiana. Come Pico, Giorgi credeva che la Kabbalah potesse provare la verità del cristianesimo, basandosi sull’analogia tra il nome cristiano di Gesù e il tetragramma. Anche Giorgi sottolinea la correlazione tra i sistemi angelici ebraico e cristiano: accetta le connessioni tra le gerarchie evangeliche e le sfere cosmiche e salendo queste sfere celesti, invoca gli angeli avvetertendo a ogni livello del creato le armonie impartite dal creatore dell’universo fondato sul numero e sulle leggi numeriche. Giorgi ebbe anche un ruolo nella vita attiva: aveva contatti con gli ambienti del governo veneziano e gli furono affidate missioni importanti. L’opera di Giorgi De harmonia mundi parla delle gerarchie angeliche cristiane in relazione agli schemi cabalistici degli angeli e delle sefiroth e tratta anche del numero, della misura e del peso che governano il creato. Dalla sua penna sgorga spesso la parola “uno” (o monas), egli vuole essere portatore di una sapienza capace di includere Ermete Trismegisto, Orfeo, Francesco d’Assisi, Platone e i cabbalisti nella compresione del destino spirituale dell’uomo e del ritorno all’irraggiungibile Uno. Chi va alla ricerca di esso può o ritirarsi nella teologia negativa e nella docta ignorantia, o cercare di seguire la divina monas nel suo espandersi nei tre mondi: Il mondo sovraceleste è il regno dei angeli. Questi influssi superiori scendono attraverso le stelle Stelle (i sette pianeti e i dodici segni dello zodiaco). Tutti gli influssi celesti sono positivi, sono una loro cattiva ricezione può renderli negativi. I pianeti sono legati alle gerarchie angelicge e alle sefiroth Il mondo degli elementi: in questo mondo penetrano gli influssi divini/angelici e stellari e governano i movimenti e le combinazioi degli elementi, che sono tutti positivi. Reuchlin aveva preteso una nuova filosofia cristiana “efficace”, un verbo “miracoloso”, implica che la magia doveva essere salvaguardata dall’uso della Kabbalah. Giorgi fa un ulteriore passo in avanti: sostiene che a proteggere le operazioni del mago vi siano proprio le gerarchie angeliche. Anch’egli enfatizza con forza quelle argomentazioni in base alle quali si diceva che la Kabbalah provasse essere Gesù il nome del Messia. Non vi è nulla nella Kabbalah di Giorgi che non sia già implicito in Pico. Successivamente Giorgi pubblica gli In Scripturam Sacram Problemata e ripete tutti i temi del De harmonia mundi, sviluppando le implicazioni magiche: Giorgi crede in un’imminente realizzazione della profezia per correggere i mali nell’epoca nella quale si verificava un crescere della discordia religiosa. È difficile decidere se Giorgi fosse un mano in senso pratico o un santo della magica sacralità. Analizzando il suo atteggiamento verso un passo dell’Asclepius ermetico, si è portati a credere che egli sia una sorta di mago, ascetico e santo, che tiene il nucleo magico della sua dottrina intrecciato nelle pieghe della pietà e del misticismo francescano. La filosofia occulta e la magia: Enrico Cornelio Agrippa Enrico Cornelio Agrippa è considerato il principe dei maghi neri e degli stregoni. Egli fu autore del De occulta philosophia, visto come guida indispensabile alla magia e alla Kabbalah del Rinascimento. Questo testo può essere classificato nell’ambito della Kabbalah cristiana, presente il nome di Gesù come immediatamente onnipossente, dotato di tutta la potenza del tetragramma ebraico. Ciò che lo rende un riformatore è il suo tentivo di intrecciare la sua idea dell’evangelismo erasmiano con una filosofia dotata di poteri magici. L’interesse di Agrippa per l’occulto sembra datare agli anni della gioventù a Colonia, durante i quali studiò lo Speculum di Alberto Magno. Agrippa viaggiò molto e venne in contatto con gruppi di persone misteriose, anche entrando in qualche società segreta. Nel 1509-10 Agrippa si trova in Germania, dove scrisse la sua prima versione del De occulta philosophia. Si spostò poi in Inghilterra, dove rimase a Londra solo per pochi mesi. Circa nel 1511 si reca in Italia fruendo dell’eserienza italiana e riuscì ad acquisire la tradizione nei modi in cui si era sviluppata in Italia. Agrippa studia la tradizione ermetica e la Kabbalah con maestri eredi di Ficino e Pico, fu anche in contatto con Giorgi. Si spostò poi a Metz, che stava subendo una forte influenza da Lutero, i cui scritti erano analizzati e seguiti molto da Agrippa. Qui ebbe contatti con medici francesi, umanisti, scienziati, alchimisti e lullisti. Nel 1528 Agrippa andò ad Anversa per stampare i suoi libri e ciò accrebbe la sua fama anche tra i dotti londinesi. Opere di Agrippa: 1. De vanitae scientiarum Agrippa parla della varietà della scienza, passa in rassegna ogni sforzo intellettuale umano, decide che tutto è vano e che il sapere dell’uomo non ha alcun valore. Singolare come egli non si opponga solo alle scienze occulte, ma anche a quelle numeriche e al vecchio sistema scolastico. Egli demolisce tutto in modo analitico, tutto è vano, salvo: il verbo di Dio nelle Scritture, attraverso il quale possiamo venire a conscenza di Gesù Cristo, in quanto noi siamo “degli asini”. Agrippa è un evangelico e lo si nota in tutta l’opera: - solo Gesù può insegnare la filosofia morale - la teologia scolastica deve essere superata, in quanto degenerata in sofismi e astrazioni - nel capitolo sulle immagini, egli ne critica l’uso all’interno della chiesa e che la verità si possa apprendere solo dalle Sacre Scritture e non dalle rappresentazioni, fonte di becera idolatria Le opere dalle quali Agrippa ha più atinto sono De docta ignorantia di Niccolò da Cusa e l’Elogio della pazzia di Erasmo. La Pazzia di Erasmo è una donna che deride tutte le scienze, dimostrando un atteggiamento di insofferenza contro il vecchio ordine e l’intensa aspirazione verso la riforma. Erasmo, attraverso il personaggio allegorico della Follia, critica le convenzioni sociali e la sapienza convenzionale, che analogamente considerano “folle” colui che si eleva, che crede alle cose celesti, che non segue i dettami convenzionali della chiesa e dell’ordine monastico ma si affida al solo Dio e alle Sacre Scritture in pirma persona. A differenza di Agrippa, Erasmo tratta molto meno delle scienze occulte, Agrippa non tratta solo le scienze occulte ma anche la vuotezza della cultura scolastica, la conclusioe comune è che per entrambi è soltanto nella semplicità del vangelo che vi è certezza. Nonostante ciò nessuno dei due cancella la cultura classica e le scienze occulte. 2. De occulta philosphia Agrippa divide l’universo in tre mondi: quello elementare, quello celeste e quello intellettuale. Ciascun mondo riceve gli influssi da quello superiore, la virtù del Creatore discende attraverso gli angeli nel mondo intelettuale, per giungere alle stelle nel mondo celeste e di là agli elementi e a tutte le cose che sono composte nel mondo terrestre. L’opera è divisa in tre libri: 1. Il primo riguarda la magia naturale: insegna come manipolare le sostanze conformemente alle reciproche simpatie occulte 2. Il secondo riguarda la magia celeste: insegna come attrarre e usare gli influssi delle stelle 3. Il terzo riguarda la magia cerimoniale, rivolta verso il mondo sovraceleste degli spiriti angelici; in questo libro egli presenta i sistemi per raggiungere gli angeli e gli spiriti mediante la magia cabalistica. Questo libro serve da introduzione al nome di Gesù come mistero finale, per questo potremmo dire che Agrippa si reputi cabalista cristiano. Il suo scopo è quello di creare una filosofia più efficace, inclusiva di neoplatonismo, ermetismo e cabalismo cristiano. In ciascuno dei tre mondi egli introduce nomi e formule ebraiche, con l’obiettivo di rafforzare la magia naturale e quella celeste, e di purificare, è una magia bianca, quasi una religione. Agrippa riassume poi la magia ermetica predicata da Ficino e la dottrina cabalistica di Pico della Mirandola. La magia di Ficino era basata sulla dottrina del presunto sapienza egiziano Ermete Trismegisto. Nella sua opera De vita coelitus compranda egli si basa molto sull’Asclepius che descrive come gli egiziani attraessero gli influssi dei pianeti per mezzo di manipolazioni delle sostanze, di incantesimi e di talismani che attraessero le loro virtù. Egli era spaventato dalla magia, ansioso di tenerla nei limiti “naturali” e evitando i demoni astrali La filosofia occulta e la melanconia: Durer e Agrippa Albrecht Durer fu un contemporaneo di Erasmo, Lutero e Agrippa. Era un artista tedesco religioso. In seguito a dei viaggi in Italia, egli assorbì la teoria dell’arte italiana basata sull’armonia tra macrocosmo e micoscmo, intesa in termini geometrici e sulle proporzioni del corpo umano corelate alle leggi che governano il cosmo, secondo il progetto dell’architetto dell’universo. Durer diventa il principale esponente di questa teoria, nella quale la proporzione costituisce un legame tra l’uomo e l’universo che si esprime attraverso i rapporti proporzionali sia nell’architettura che in tutte le arti. La geometria era la scienza matemaica primaria su cui doveva basarsi il bello architettonico, pittorico e musicale. Nell’arte Durer vide una forza, la cui radice stava nel numero. Nel 1519 entra in contatto con Lutero e fu colpito dal suo movimento che divenne un protestante luterano, invitando anche Erasmo a passare dalla parte della riforma. Erasmo non si convertì ma entrambi rimasero legati e interessati ai problemi religiosi dell’epoca. Diversi lavori di ricerca hanno dimostrato che l’incisione di Durer Melancolia I sia basata su un passo di De occulta philosophia. L’interpretazione di questa incisione è la rappresentazione della malinconia ispirata. L’interpretazione della figura viene fatta attraverso la trattazione dei quattro umori nella psicologia antica e medievale, nei quali si potevano classificare tuti gli uomini: sanguigni, collerici, flemmatici e melanconici. Questa teoria fissava la psicologia umana al contesto cosmiso, i quattro umori erano corrisposti ai quattro elementi e quattro pianeti: - sanguigno -> aria -> giove - collerico -> fuoco -> marte - flemmatico -> acqua -> luna - melanconico -> terra -> saturno Essi si intrecciavano al’astrologia: se saturno era dominante nell’oroscopo la persona sarebbe stata incline alla melanconia ecc. La melanconia abbinata a saturno era il più sfavorito di tutti gli umori. La Melancolia di Durer era rappresentata nella sua tipica posizione convenzionale, con la testa appoggiata sulla mano. La carnagione è scura e il colorito è livido. Tiene in mano un compasso per la misurazione e il calcolo, ha al fianco una borsa per il denaro e intorno arnesi per l’artigianato. È seduta a meditare non facendo nulla. Secondo un filone di pensiero saturno e la malinconia potevano essere rivalutati e diventare l’umore dei grandi uomini, pensatori e profeti. La malinconia era un segno di genialità e le caratteristiche dei malinconici dovevano essere coltivate come la forma più alta del sapere che portava l’uomo in prossimità del divino. Influenza per questo cambiamento fu un testo presentato come pseudo-aristotelico, il Problemata Physica, dove si discute della melanconia come umore degli eroi e dei grandi uomini. Secondo Aristotele il delirio eroico, l’esaltazione, il furor quando si combina al tempramento melanconico produce grandi uomini, è il tempramento del genio. La fonte immediata di Durer per la melanconia era il De occulta philosophia di Agrippa, dice che la melanconia quando s’infiamma genera il delirio che ci conduce alla sapienza e alla rivelazione. Aristotele dice che attraverso la melanconia alcuni uomini sono diventati esseri divini, capaci di predire il futuro, altri sono divenuti poeti. Tutti gli uomini che si sono distinti in qualche branca della conoscenza sono stati melanconici. La melanconia ha un potere tale da attrarre demoni nei nostri corpi attraverso cui gli uomini cadono in estasi e pronunciano cose meravigliose. Ciò accade attraverso le 3 facoltà della nostra anima: immaginazione, ragione e intelletto. L’immaginazione è sede dei demoni inferiori da cui l’anima riceve istruzioni nelle arti manuali. Se l’anima è nella ragione è sede dei demoni intermedi; per loro tramite raggiunge la conoscenza frllr cose naturali e umane, gli uomini diventano filosofi e oratori. Quando l’anima si eleva all’inteletto diviene la dimora dei demoni superiori, dai quali appredndere i segreti delle cose divine. Esse ci mostrano i prossimi prodigi, miracoli l’avvento di un nuovo profeta, ecc. Questa classificazione ci spiega il titolo Melancolia I. È l’inizio di una serie relativa all’immagianzione e al’ispirazione dei pittori. Vediamo rappresentati strumenti e rappresentazioni geometriche che alludono alle attività di saturno e alle connesse abilità nel campo del numero e della misurazione, trasformate nell’atmosfera di malinconia in strumenti del genio artistico ispirato. L’unica figura reale è il putto che tiene in mano un attrezzo da incisore. Panofsky nell’opera Saturn and Melancholy interpreta l’incisione come la frustrazione del genio ispirato. Le ali della Melanconia sono grandi e possenti ma essa non le usa. Le ali per Panofsky rappresentano le aspirazioni del genio, ripiegate e inutili, stato di frustrazione è causato dalla melanconia. L’incisione rappresenta la sofferta situazione dell’artista creativo, assalito da un senso di tormento e di insuccesso. Il problema con questa teoria è che non prende in considerazione la filosofia occulta alla quale si rapporta Durer essendo influenzato da Agrippa. L’opera tratta solo della melanconia senza far riferimento alla sua importanza come testo di magia spirituale. Nel De occulta philosophia di Agrippa si sottolinea il ruolo giocato dalla cabbala non solo nel mondo sovraceleste, ma anche trasversalmente a tutti e tre i mondi come garanzia di salvezza e del fatto che la magia descritta fosse una magia bianca guidata dal bene e dalle forze angeliche che proteggono dal male. La melanconia dureriana dalle ali d’angelo può esprimere la combinazione di Agrippa di magia e Kabbalah. Essa invoca l’inclusione ispiratore del più alto dei pianeti e l’angelo di saturno lap rotegge dal male. Il suo carattere angelico è suggerito oltre che dalle ali d’angelo, dalla scala alle sue spalle che conduce in cielo, la scala su cui ascendono e discendono gli angeli. La malinconia di durer non è in depressione, è presa in un’estasi visionaria, protetta dal demonio dala guida angelica. L’inattività non è simbolo di debolezza ma di un’intensa visione interiore. L’unico senso vivo è la mano dell’artista, del putto che registra la visione col suo arnese da incisore. La melanconia è il dolce sonno dei sensi. L’anno di Melancolia I Durer produsse San gerolamo, una spiece di completamento della Melencolia. Il santo è seduto allo scrittoio la cella è luogo di incanto e beatitudine, regolato da un realismo geometrico. La costruzione dello spazio è impeccabile dal punto di vista matematico. Panofsky la pone in antitesi al disordine che circonda la Melencolia I e il genio tragico e infelice nella sua disperata frustrazione. Un’altra interpretazione: San gerolamo è visto come al terzo livello nella classificazione della malinconia ispirata da Agrippa, quello di cui la mens apprende i segreti delle cose divine. In questo stadio la mens peetra ogni verità. Compresa la verità divina della geometrica che l’immaginatio in Melencolia I distingue in modo oscuro e confuso. La Melencolia I è un’estensione ispirata in cui il visionario è protetto dal demonio da sacre presenze angeliche, interpretazione che la porterebbe in linea con la cabbala cristiana, secondo la concezione di Pico, Reuchlin e Agrippa. Le reazioni contro la filosofia occulta: l’ossessione per la stregoneria La scoperta della Kabbalha da parte dei cristiana segnava un punto di svolta rispetto all’intera umanità perchè costituiva il prespposto di unione di tutte e filosofie e religioni. Il movimento della Kabbalah cristiana fece parte del generale avanzamento in nuovi campi del sapere. Essa suscitò numerose opposizioni fin dall’inizio del cinquecento. Le speranze di unità non si concretizzano e la riforma accresce le divisioni. Numerosi libri finiscono in elenchi di opere proibite. Una di queste opere è il De harmonia mundi di Giorgi, fu censurato ed espurgato, oltre a segni di censura dell’opera, sul frontespizio il censore scrive che l’opera abbonda di tesi di platonici e cabbalisto e quindi va letta con attenzione. Antonio Rotondò definisce sia il De harmonia mundi che i Problemata di Giorgi come le due opere più sconcertanti della letteratura religiosa italiana della prima metà del 500. La questione di censurare Giorgi fece parte di un problema che stava già venendo affrontato in Italia, l’obiettivo generale di scoraggiare il platonismo della prima metà del 500 e i filoni collegati. L’opera di Giorgi era la quintessenza del platonismo del primo 500. Il platonismo riascimentale era considerato pericoloso nella sua globalità, speciamente il platonismo con la Kabbalah. La disapprovazione delle opere di Giorgi fu seguita da quella del platonismo religioso di Patrizzi. La filosofia possibile da adottare era quella che aveva un ritorno a una forma più intransigente di aristotelismo. Il caso Giorgi è importante perchè il De harmonia rappresenta la filosofia dell’armonia universale, con risvolti ermetici, cabbalisti e pitagorici; è importante perchè mostra il tentativo della controriforma di sopprimere il rinascimento, in quanto dietro a Giorgi vi erano Ficino col platonismo ermetico e Pico della Mirancola con l’introduzione della Kabbalah all’interno del sistema. Nonostate Giorgi fosse stato ostacolato mediante la censura, non ci fu nessun movimento di politica consistente nei suoi confronti, diversamente per Agrippa. L’immagine di Agrippa era quella di un ebraicista rispettato, nel suo pensiero vi era un aspetto religioso e riformatore come Giorgi e la sua filosofia occulta fu molto vicina alla sua. Come Giorgi, Agrippa si eleva attraverso il mondo elementare, celeste e sovraceleste. Entrambi si concentrano sul numero e sulla proporzione fra l’uomo e l’universo servendosi delle figure vitruviane e entrambi si sollevano nel mondo sovraceleste dove si è contatto con gli angeli, dove è provata la trinità, dove gli influssi degli angeli discendono in basso attraverso i pianeti e dove sono elencati i nomi ebraici di Dio. Tutti gli influssi planetari sono benefici e l’opertore di questa magia bianca, libera da demoni è un cabalista cristiano buono e pio. La concezione del De occulta philosophia sembra coincidere con il De harmonia mundi. Anche se Agrippa sembra dare consigli più magici, le istruzioni le dà anche Giorgi. Quando si trovano omogeneità ad Agrippa, sono cancellate dal censore ma non c’è una persecuzioni di Giorgi come cultore di magia nera, come nel caso di Agrippa. Il motivo per cui egli ottiene la fama di mago nero e evocatore didiavli è sconosciuta, nonostante Agrippa avesse dei discepoli non fu mai creduto bianco. La personificazione di Agrippa come stregone maligno viene fissata dal gesuita Martin del Rio nella sua opera sulla magia. Il resto del capitolo è dedicato allo studio e al confronto della fama di Giorgi e Agrippa in territorio francese tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta. Nel rinascimento francese, l’influenza di Giorgi fu forte e fu uno dei motivi per cui nel 500 il neoplatonis, fluì all’interno della cultura del tempo e contribuì a costituire i fondamenti delle idee e delle attività umane. Nel poema, La Galliade, i doti del tempo sono presentati in un contesto storico-filosofico basato sulle teorie rinascimentali dell’armonia universale, come quella di Giorgi, adatte alle tematiche patriottiche e monarchiche francesi. L’autore dell’epoca fu La Boderie e pubblicò anche una traduzione in francese dell’opera di Giorgi, harmonie du monde. Ai lettori francesi sono raccontati le basi dell’armonia universale, un diagramma delle corispondeze numerologiche fra i 3 mondi pone in risalto la complessità del tentativo di Giorgi di esprimere l’universo in termini numerici. La prefazione è un’esposizione della filosofia neopatonica che esalta le interpretazioni cabbalistiche, ermetiche e pitagoriche del movimento. La pubblicazione di questa traduzione di Giorgi evidenziò al mondo contemporaneo del rinascimento francese il lato ebraico e cabalistico del neoplatonismo fiorentino, a ciò venne dato un rilievo con l’inclusione di una traduzione in francese dell’Heptatus di Pico della Mirandola. Quest’opera è un commento al racconto della genesi dei giorni della creazione. Il volume presenta Pico come cabalista cristiano e Giorgi suo discepolo; è una rinascita del cabbalismo e dell’ermetismo cristiani, come nucleo centrale del neoplatonismo rinascimentale. Si sviluppo nella stessa epoca in Francia un fiero attacco verso Agrippa. Agrippa era presentati come il più nero degli stregoni, questo ebbe ripercussioni anche sulle cosiderazioni di Pico. Due anni dopo il volume di Giorgi e Pico, fu pubblicata un’opera in Francia che è un attacco contro l’uso della cabbala da parte di Pico, De la demonomanie des sorciers di Bodin. Quest’opera è un attacco alla stregoneria. Il libro inizia con un attacco alla magia rinascimentale, rivolto a Pico e Agrippa. È per un uso cattivo della cabbala che Bodin attacca Pico. La dottrina di Pico dell’uso della Kabbalah ai fini di magia è presentata come una degradazione perversa del significato e dell’uso auteticamente religiosi della Kabbalah. Pico è un perfido mago, ma Agrippa è peggio. Per Bodin l’uso della magia è proibito. Ciò che ha reso importante l’opera di Bodin è la presentazione dell’azione processuale contro le streghe. Agrippa insegna non solo insegna la magia che Bodin condanna, ma mina anche la loro esistenza. Nella Parigi contemporanea abbiamo: da un lato la cabbala cristiana che prende vita; dall’altro Bodin pubblica una delle opere più influenzti nell’incoraggiare l’ossessione della stregoneria e che è un feroce attacco all’uso che Pico e Agrippa fanno della cabbala. John Dee cabbalista cristiano La vita di John De (1527-1608) può essere divisa in tre periodi: 1. Dee guida del rinascimento elisabettiano 1558-2583 John Dee era figlio di un funzionario alla corte di Enrico VIII. Dee era di origine gallese e si riteneva discendente di un antico principe britannico, proclamandosi anche imparentato con i Tudor e la regina stessa. Nella sua biblioteca vi erano opere di Lullo, Pico, Reuchlin, Agrippa e Giorgi, ma comprendeva anche opere scientifiche, letterarie e storiche. Manifesto del movimento di Dee fu la sua prefazione alla tradizione di Euclide di Henry Billingsley, inizia con un’invocazione al “divino Platone” del numero e delle scienze matematiche, confermato dalla presenza di citazioni tratte dalle conclusioni matematiche di Pico. La concezione di Dee coincide con il neoplatonismo rinascimentale e si collega la Kabbalah del rinascimento, in quanto lo schema della prefazione si basa sul De occulta philosphia di Agrippa rispetto ai 3 mondi; sfera naturale, celeste e sovraceleste. La matematica di Dee ebbe applicazioni pratiche, ma afferrò anche degli elementi di teoria matematica astratta. La prefazione riporta molte citazioni da Vitruvio e Dee lo segue nell’idea dell’architettura come regina delle scienze e l’unica cui tutte le altre discipline matematiche sono collegate. Dee per la teoria della proporzione richiama Durer. Significativo per il fatto che Dee nel punto della prefazione in cui raccomanda al lettore di consultare Vitruvio sulla teoria della proporzione, consiglia anche di confrontare Agrippa e Durer. Dee tenne in considerazione il mondo spvraceleste degli angeli e dei poteri divini: i suoi studi sui numeri, relativi alle sfere più basse, erano importanti poichè si creedeva che potessero essre estesi al mondo sovraceleste. Dee credeva di aver conseguito il potere di invocare gli angeli. L’aspetto dell’evocazione degli angeli fu collegato al suo successo come matematico, egli credeva che tali tenativi fossero salvaguardati tramite la Kabbalah dalle potenze demoniache. Anche se egli fu bollato come perfido evocatore di demoni. Un altro aspetto importante della sua matematica fu la credenza nell’alchimia. Nella ente di Dee esiste una qualche connessione tra l’alchimia, la kabbalah e i suoi interessi. L’alchimia entra a far parte di questa tradizione in modo inconfutabile con Agrippa, nei suoi fu in contatto con alchimisti. Un’opera importante di Dee è Monas hieroglyphica dedicata all’imperatore Massimiliano II. L’opera è una combinazione dei sette pianeti, più il simbolo del segno zodiacale dell’ariete, rappresentava il fuoco; esso deve contenere qualche significato astrale e, per il segno del fuoco, sembra implicare delle operazioni alchimiste. L’opera è una sorta di gramatica cabalistica che fa riferimento alla costruzione delle lettere ebraiche, può essere interpretato in termini matematici, cabbalistici e anagogici. Nelle monas si deduce che le parti dei segni planetari da cui è composto dovevano essere manipolate in maniera analoga a quella delle lettere ebraiche nella Kabbalah. Vi è realizzato un procedimento matematico per quanto nell’opera non sia così fondamentale come negli Aforismi, le due opere sono collegate. Gli aforismi, in cui compare il segno della monas, esprimono in modo più matematico il significato cabbalistico della Monas hieroglyphica. Il simbolo della monas include una croce; un simbolo cabbalistico-cristiano che il suo artefice credeva dotato di grandi poteri magici. Dee voleva utilizzare suoi studi matematici e scientifci a vantaggio degli uomini del suo paese e per l’espansione dell’Inghilterra elisabettiana. Gli orientamenti di Dee verso il destino imperiale britannco della regina Elisabetta I sono esposti nei General and rare memorials pertayning to the perfect art of navigation, sul cui frontespizio è rappresentata la regina Elisabetta che salpa su una nave “Europa”, accompagnata dal motto che la britannia deve rafforzarsi sul mare, in modo da essere il timoniere di tutta la cristianità. Questo disegno deve essere considerato cnotemporaneamente alla Monas hieroglyphica, in quanto rappresenta un’espressione politico-religiosa della monas in direzione di un’idea “imperiale britannica”. A Dee viene assegnato il ruolo de “melanconico ispirato”; un saturnino, immerso nelle scienze del numero, l’adepto può raggiungere un secondo stadio di tipo profetico, dove è proteso verso eventi e profezie politico-religiose. Nel terzo stadio della melaanconia ispirata si rivela l’intuizione più alta nell’ambito della religione e dei mutamenti religiosi. Dapprima Dee, quale melanconico saturnino, studia le scienze del numero, poi raggiunge l’intuizione profetica rispetto al destino imperiale britannico e infine gli si rivelano vaste visioni religiose di carattere universale. Come Agrippa, egli fu sempre cristiano, un cabbalista cristiano con inclinazioni verso l’evangelista e la riforma erasmiana. 2. La missione continentale di Dee Nel 1583 Dee lascia l’Inghilterra ritonando nel 1589, negli anni in cui era all’estero fu impegnato in un’avventura missionaria. A questo periodo appartengono anche sedute descritte nel diario di Dee con presunti contatti con angeli e spiriti. Egli si muove a livelli più effiaci della Kabbalah cristiana, e sperava di stimolare movimenti religiosi potenti. Il messaggio di Dee era un appello per un movimento riformatore che traesse la sua forza spirituale dalle risorse della filosofia occulta. Le testimonianze riguardo la missione continentale di Dee sono oscure e incomplete; fu molto prudente a non andare in Italia, causa della repressione platonistica rinascimentale. 3. Disgrazia e fallimento di Dee In seguito al ritorno in Inghilterra, la posizione di De al centro del mondo elisabettiano non venne ristabilita: nonostante la vittoria con la Spagna, secondola visione patriottica in cui Dee ebbe larga parte, il movimento per l’estensione del sistema elisabettiano fallisce e molti partecipanti e sostenitori di Dee, muore in Olanda. La posizione di Dee in Inghilterra era diversa da quella precedente al suo viaggio. Dee si ritrova al centro di una caccia alle streghe che lo obbliga a difendersi in una lettera apologetica all’arcivescono di Canterbury, accompagnata dall’illustrazione che rappresenta Dee in ginocchio sul cuscino della speranza, umiltà e pazienza, davanti al mostro delle dicerie sgradevoli, rivolto in attegiamento malevolo contro di lui. Egli assicura che tutti i suoi studi sono indirizati alla ricerca della verità divina e che si tratta di studi sacri, non diabolici. Dei tre periodi, il primo, quello del successo è il più esplorato. Dal secondo, sulla missione continentale si comincia a sapere più di prima. Il terzo periodo è stato il meno studiato. Dopo il suo primo ritorno Dee fu povero e non riusciva a sostenere la famiglia. Nel 1596 fu nominato rettore di un collegio a Manchester, periodo in cui fu infelice. Una delle sue attività del periodo era quella di consulente per casi di stregoneria e di possessione demoniaca.