Capitolo 14 - Comunicare Rischi e Pericoli PDF

Summary

Questo capitolo esplora la comunicazione dei rischi e dei pericoli, analizzando le diverse forme di comunicazione e gli impatti psicologici. Si approfondiscono i concetti di pericolo e rischio, le modalità di elaborazione del rischio e l’importanza delle emozioni nella percezione del rischio stesso. Alcuni esempi, come quello della pandemia COVID-19, vengono utilizzati per chiarire i concetti.

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COMUNICARE RISCHI E PERICOLI Rischi e pericoli - Pericolo: Una situazione, sostanza o evento che ha il potenziale di causare danni - Rischio: La probabilità che la persona entri a contatto con il pericolo e che il pericolo si trasformi in un danno. Il rischio è caratterizzato da incertezza (conse...

COMUNICARE RISCHI E PERICOLI Rischi e pericoli - Pericolo: Una situazione, sostanza o evento che ha il potenziale di causare danni - Rischio: La probabilità che la persona entri a contatto con il pericolo e che il pericolo si trasformi in un danno. Il rischio è caratterizzato da incertezza (conseguenze negative probabili, non certe) perché dipende da un calcolo che può avere esiti diversi a seconda dei parametri considerati Esempio: Guidare l’auto è un’attività rischiosa Gli effetti negativi potenziali di tale attività dipendono da: Comportamenti adeguati dell’autista: velocità, alcool, droga, ecc. Condizioni oggettive: di traffico, ambientali, di sicurezza del mezzo, ecc. Perché è importante comunicare il rischio? - Supportare decisioni su come accettare, ridurre o evitare un rischio - Garantire scelte consapevoli: Una comunicazione chiara del rischio permette alle persone di prendere decisioni informate e razionali. - Promuovere comportamenti protettivi: Una comunicazione efficace può incentivare azioni utili, come vaccinarsi o seguire misure di sicurezza. - Ridurre il panico: Informazioni accurate aiutano a prevenire reazioni irrazionali o ansia eccessiva. Esempio – Pandemia COVID-19: All'inizio della pandemia, messaggi confusi su mascherine e distanziamento hanno generato sfiducia. Messaggi chiari e focalizzati su dati utili hanno incentivato comportamenti preventivi = Una buona comunicazione salva vite e protegge la salute pubblica. Immagini di ospedali sovraffollati hanno aumentato l'ansia, ma talvolta senza un contesto adeguato fenomeni di «amplificazione» rischiano di creare panico e psicosi collettive (es. accumulo di beni o inazione per sfiducia) ! Vedi anche Infodemia Forme elementari di comunicazione del pericolo Come apprendiamo a riconoscere e reagire ai pericoli - Il nostro rapporto con il pericolo nasce dall'interazione tra predisposizioni innate e apprendimento. Due principali modalità di comunicazione del rischio: - Condizionamento classico (associazione diretta con stimoli negativi). - Condizionamento/Apprendimento sociale (osservazione del comportamento altrui, vedi Bandura cap. 9). Condizionamento classico La paura come reazione emozionale appresa attraverso l’associazione di uno stimolo inizialmente neutro. Esempi: - Impariamo a temere il fuoco (stimolo neutro) dopo una bruciatura (stimolo negativo) - Sviluppiamo la fobia di guidare (stimolo neutro) dopo un incidente (stimolo negativo) Condizionamento sociale Apprendiamo ad aver paura di alcuni stimoli osservando gli altri (modelli). Esempi: - Le scimmie in cattività imparano a temere i serpenti osservando altre scimmie (e.g., Cook & Mineka, 1989). - I bambini apprendono paure attraverso l'osservazione degli adulti. Il condizionamento sociale è il meccanismo fondamentale nella percezione del rischio e nella sua prevenzione Esempi: - I giovani apprendono comportamenti rischiosi dal gruppo dei pari (es. uso di alcol). - Lavoratori seguono modelli di comportamento dei colleghi più esperti. Importanza di modelli positivi: Esempio: Campagne progresso con testimonial per promuovere comportamenti sicuri. Rischio reale vs. Rischio percepito Rischio reale: Basato su dati oggettivi e analisi scientifiche. Rischio percepito: Influenzato da fattori psicologici, culturali e sociali. Può essere maggiore o minore del rischio reale Maggiore è il rischio di perdita percepito, più si è disposti ad adottare comportamenti per limitarlo Alcuni fattori che determinano la «paurosità» di un rischio e, di conseguenza, il modo in cui può essere comunicato: - Emozioni: Sensazioni positive o negative associate al pericolo (es. paura di volare, fare sport estremi). - Incontrollabilità: Percezione di poter/non poter gestire il pericolo (es. terremoti vs malattie prevenibili). - Involontarietà: Rischi subiti senza una scelta personale (es. esposizione passiva vs esposizione attiva al fumo ) - Catastroficità: Eventi con impatto su larga piccola o scala (es. pandemie). - Gravita delle conseguenze per le generazioni future: Eventi che mettono a rischio i bambini - Cecità psicologica: se una vittima piò essere identificata ha un impatto psicologico maggiore (effetto della «vittima identificabile») La via esperienziale per valutare e comunicare il rischio Due vie per elaborare il rischio: - Via analitica: Basata sulla logica, lenta e complessa Adatta a decisioni ponderate, come gli investimenti - Via esperienziale: Rapida, automatica, guidata da emozioni Sfrutta il sistema emozionale per valutare il rischio Spesso sollecitata da immagini, veicoli privilegiati con cui la nostra mente associa emozioni agli stimoli Una campagna di promozione del rischio ha spesso più effetto se comprende immagini cariche di emotività (più dei dati statistici) - Le emozioni negative hanno un impatto maggiore rispetto a quelle positive: o Più attenzione dedicata a stimoli negativi. o Ricordo più duraturo degli eventi associati a emozioni spiacevoli. o Maggiore influenza sul comportamento ( vedi effetto framing) Le emozioni negative spingono a decisioni preventive Comunicare il rischio usando i numeri - Presentare numeri, probabilità e statistiche è un modo per comunicare il rischio informando su dati a disposizione. - Le informazioni presentate in modi matematicamente equivalenti, possono creare effetti psicologicamente diversi: o «Il tumore al seno è la causa di morte principale tra le donne di età compresa tra i 40 e i 55 anni» o «1 donna su 8 svilupperà un cancro al seno nel corso della propria vita» o «Quest’anno ogni 3 minuti viene diagnosticato un nuovo cancro al seno e ogni 13 minuti muore una donna per questa malattia» Il rischio può essere comunicato utilizzando formati diversi: - 1 su X (1 su 20, frazioni): molto usato per gli screening prenatali, ma molto difficile da capire, soprattutto quando si confrontano eventi con rischi diversi, ed è influenzato dalla gravità della malattia. - Es: 1 bambino su 4 sviluppa una data malattia - Percentuale (%): ambigua perché non specifica la classe di riferimento (percentuale di cosa?) - Es: "Il 90% degli utenti ha riscontrato benefici significativi!" - Frequenze naturali: sono il formato più trasparente, più semplice da capire, anche per chi non ha elevata capacità nella rappresentazione dei numeri (numeracy). - Es: se in uno studio su 1.000 persone, 30 sviluppano una malattia, si comunica che "30 persone su 1.000" sono a rischio. Analfabetismo statistico Incapacità di comprendere e interpretare correttamente dati numerici e probabilità Informare a volte non è sufficiente: molto spesso le persone si discostano da quelle che dovrebbero essere le scelte razionali e ottimali per il proprio benessere e quello della collettività. - L’analfabetismo statistico può dipendere dalle modalità ambigue di presentazione dei numeri - Tale ambiguità può essere intenzionale e con lo scopo di manipolare l’opinione pubblica Es: "Il 90% degli utenti ha riscontrato benefici significativi!" Il ratio bias Cosa vuol dire di preciso l’1% delle persone a rischio? Nonostante le frequenze aiutino la comprensione, le persone si focalizzano sul numeratore e ignorano le informazioni relative al denominatore → ratio bias - Esempio: un evento che uccide 1286 persone ogni 10.000 è considerato più pericoloso di uno che uccide il 24,14 persone su 100, nonostante sia esattamente il contrario (Yamaghishi, 1997) L’errore consiste nel aver comunicato il rischio relativo, non il rischio assoluto! - Rischio relativo = confronta il rischio tra due gruppi, come quelli esposti a un fattore (es. un trattamento) rispetto a quelli non esposti (es. aumento del 100% rispetto alla pillola precedente) - Rischio assoluto = indica la probabilità effettiva che un evento si verifichi in un determinato gruppo Lo studio originale dimostrava che il rischio tromboembolitico passava da 1 a 2 nei due gruppi di 7.000 donne ciascuno (= 0.0143% e 0,0286%). Quando si interviene per promuovere un comportamento si deve fare in modo che le persone: - non sopravvalutino i piccoli rischi dovuti all’intervento - non sottovalutino i benefici che si intendono promuovere. - Esempio: vaccini, clima Quando si interviene per evitare un comportamento dannoso si deve fare in modo che le persone: - riconoscano i benefici futuri e non restino focalizzate sugli effimeri “benefici” del momento. - Esempio: Dipendenze (droga, alcol, fumo, cibo, gioco d’azzardo) È rilevante conoscere i meccanismi psicologici che sottendono la percezione del rischio e utilizzarli in modo consapevole - Conoscere i meccanismi psicologici alla base della percezione del rischio è fondamentale per comunicare efficacemente. - La percezione del rischio è influenzata da emozioni, esperienze personali e sociali, euristiche, bias, caratteristiche del rischio stesso (es. involontarietà o gravità delle conseguenze)… Utilizzarli consapevolmente permette di adattare il messaggio al pubblico, evitando distorsioni e favorendo decisioni informate.

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