Anatomia Esonero PDF
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This document describes anatomical terms and the skeletal systems including bones, joints, muscles. It explains the different types of bones and joints and their functions. The document provides information about the skeletal system’s role in supporting, protecting, and enabling movement in the human body, and the different types of muscles.
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Termini della posizione anatomica Piano trasverso. È parallelo al piano terra. Con quanti piani trasversi posso sezionare un corpo? Infini. Un organo rispetto a questo piano è superiore o inferiore. Esempio Un rene ha un polo superiore o inferiore. Soltanto nel caso della colonna vertebrale questi...
Termini della posizione anatomica Piano trasverso. È parallelo al piano terra. Con quanti piani trasversi posso sezionare un corpo? Infini. Un organo rispetto a questo piano è superiore o inferiore. Esempio Un rene ha un polo superiore o inferiore. Soltanto nel caso della colonna vertebrale questi aggettivi vengono sostituiti da altri due. Craniale (superiore) e caudale (inferiore). Piano frontale. È parallelo alla nostra fronte e quindi perpendicolare al piano trasverso. Con quanti piani frontali posso sezionare un corpo? Infiniti. Un organo rispetto al piano frontale è anteriore o posteriore. Esempio Il rene ha una faccia anteriore e una posteriore. In alcuni casi questi due aggettivi vengono sostituiti da dorsale (posteriore) e ventrale (anteriore). Piano sagittale (dal lano sagia = freccia). È perpendicolare agli altri due. Con quanti piani sagittali posso sezionare un corpo? Infiniti piani sagittali ma tra questi ce n’è uno che mi taglia perfettamente a metà ed è il piano sagittale mediano. Un organo rispetto al piano sagittale mediano è destro o sinistro. Esempio Vi è un rene destro e un rene sinistro. 2 Ma non tu i piani sagittali sono mediani, così utilizzeremo gli aggettivi laterale (più lontano dalla colonna vertebrale) o mediale (più vicino alla colonna). Solo per gli arti utilizziamo i termini distale (laterale) e prossimale (mediale è vicina al tronco). Esempio l’omero ha un epifisi prossimale e una distale. Il rene ha un margine mediale e uno laterale. Sistema scheletrico Il nostro scheletro è formato da circa 206 ossa anche se vi è un'enorme variabilità in ognuno di noi lungo tutto il corpo. Questa variabilità è talmente accentuata che alcuni individui presentano il cosiddetto “situs inversus”, ovvero hanno il cuore a destra e il fegato a sinistra. Funzioni delle ossa: 1. Sostegno. 2. Protezione (ex. la gabbia toracica protegge il cuore e i polmoni, mentre la scatola cranica protegge l’encefalo). 3. Deambulazione: lo scheletro, grazie ai muscoli che vi sono inseriti, consente il movimento. 4. Riserva di sali minerali: Primo fra tutti, il calcio è fondamentale in quanto è coinvolto nel processo di contrazione del muscolo ed è molto importante anche per i canali ionici e per la traduzione del segnale. 5. Emopoiesi: In alcune tipologie di ossa è contenuto il midollo rosso, in cui vi sono le cellule staminali che consentono l’emopoiesi, ovvero il processo di produzione delle cellule del sangue. Sulla base delle ossa possiamo suddividere il corpo umano in alcune sezioni: 1. Testa 2. Collo 3. Tronco (no al coccige) 4. Ar superiori e inferiori: a questo tronco sono attaccati gli ar attraverso i cingoli (che in greco vuol dire “cintura”). Troveremo, perciò, il cingolo scapolare (formato dalla scapola posteriore e dalla clavicola anteriore) ed il cingolo pelvico. Tipologie di ossa Le ossa si arcolano tra di loro attraverso le articolazioni che possono essere: 3 Le ossa si suddividono in: Ossa lunghe in cui la lunghezza è superiore alla larghezza e allo spessore. (ex. femore, radio, ulna). Ossa piae in cui lo spessore è minore delle altre due misure (ex. ossa del cranio e dello sterno). Ossa brevi in cui le tre dimensioni sono pressoché uguali (ex. ossa della mano e del piede). Ossa sesamoidi in cui è presente una rotula (ex. nel ginocchio). Queste ossa non si arcolano con altre ossa ma vengono tenute in sito dai tendini e dai muscoli che vi si inseriscono (ex. osso ioide). Le ossa si arcolano tra di loro attraverso le articolazioni che possono essere:Fisse (o sinartrosi = senza movimento): Hanno la caratteristica di avere le due ossa che sono in comunicazione una contro l’altra. La sequenza sarà, quindi, osso-osso (ex. ossa del cranio). Semimobili (o anfiartrosi): La sequenza è osso-brocarlagine (tessuto duro ma non quanto l’osso) -osso. (ex. sinfisi pubica, dischi intervertebrali). Queste articolazioni possono compiere dei movimenti limitati ma, in alcuni casi particolari, il movimento è accentuato ad esempio durante il parto. Difatti, durante il parto la donna rilascia l’ormone relaxina che rende più facile il movimento. Mobili (o diartrosi): L'articolazione più mobile del corpo umano si trova tra l’omero e la spalla e in questo caso posso compiere tanti movimenti come, ad esempio, la circonduzione, l’abduzione e l'adduzione. Nonostante la diversità di movimento, ogni singolo movimento segue uno schema preciso: i due capi articolari (i due segmenti delle due ossa che vengono a contatto) possono avere forma diversa e nel caso in cui essi siano pianeggianti si chiamano "facce articolari". Questi capi sono rivestiti da una cartilagine articolare, chiamata ialina (dal greco vetro) in quanto vivo ha una consistenza e una morfologia simile al vetro. La cartilagine ialina ha come funzione quella di evitare l’usura dei due capi articolari, che venendo a contatto si rovinerebbero. Inoltre, i due capi in qualche modo devono essere tenuti insieme e troviamo, quindi, una capsula fibrosa, la capsula articolare. Questa capsula all’interno è rivestita da una membrana, la membrana sinoviale che produce il liquido sinoviale, il quale va a entrare in quella che viene chiamata la cavità articolare. A cosa serve il liquido sinoviale? Fa in modo che il movimento avvenga in maniera più fluida, è come un lubricante. Inoltre nel processo di movimento delle articolazioni sono coinvolti anche i legamenti tessuto fibroso non elastico che legano un capo articolare all’altro. Pochi legamenti maggiore libertà di movimento. Tanti legamenti limitata capacità di movimento (ex. nel ginocchio). Per rendere più stabile l'articolazione ci sono dei dispositivi che hanno la capacità di rendere più congruenti i capi articolari (ex. menisco). I muscoli scheletrici I muscoli che sono inseriti all’interno dello scheletro sono fondamentali per il movimento del corpo umano. Tipologie di muscoli scheletrici: Muscoli lunghi Muscoli larghi (ex. dorsali) Muscoli orbicolari: in cui è presente un solo tendine e si dispongono in modo circolare a contornare una cavità (ex. muscolo orbicolare delle labbra che ci consente la mascazione e l’arcolazione del linguaggio, muscolo orbicolare dell’occhio e sntere anale e uretrale). Muscoli poligastrici: in cui sono presenti più ventri e più tendini (ex. addominali). La contrazione di un muscolo: A seguito della contrazione il muscolo aumenta la propria dimensione e diminuisce la propria grandezza. Durante la contrazione i tendini all’estremità tendono ad avvicinarsi e le due ossa si avvicinano, entrando in movimento. I muscoli si suddividono anche in base al numero di ventri e di tendini con cui si originano (ex. bicipite, tricipite, quadricipite). Il punto fisso è il tendine che in quel tipo di movimento rimane fermo. Può esserci anche alternanza tra il punto fisso e quello mobile come nel caso degli addominali. Per allenare questi ultimi, infatti, possiamo utilizzare come punto fisso il torace (in questo caso il bacino diventa il punto mobile) o il bacino (il torace diventa il punto mobile). Le funzioni: I muscoli scheletrici oltre a garantire il movimento del corpo, sono utili per molte altre funzioni come la fonazione, la respirazione e il processo metabolico. In particolar modo il muscolo è il più grande organo endocrino in quanto durante un'attività fisica prolungata vengono messe in circolo le miochine in grado di regolare l’omeostasi dell’intero organismo. Le altre tipologie di muscolo: I muscoli scheletrici sono solo una tipologia del sistema muscolare in cui possiamo trovare altre tipologie di tessuto muscolare: Il tessuto muscolare liscio insieme a quello cardiaco (o miocardio) fanno parte del sistema involontario e sono regolati dal sistema nervoso autonomo. La colonna vertebrale è l’asse portante del nostro corpo che, presentandosi come una sorta di asta graduata, diventerà un riferimento topografico molto importante. La colonna vertebrale è data dalla sovrapposizione di elementi simili tra di loro, chiamate vertebre. Queste vertebre rispondono ad uno schema base, anche se sono molto diverse tra di loro in quanto ogni vertebra è formata da: Corpo anteriore: che nelle vertebre lombari è simile ad un cilindro. Arco posteriore Foro vertebrale. Un processo spinoso posteriore. Due processi trasversi dire parallelamente al piano terra. 6 Le vertebre si arcolano tra di loro attraverso articolazioni semimobili e nel caso delle vertebre la brocarlagine è formata da dischi intervertebrali. Sovrapponendo le vertebre e i fori vertebrali si forma un canale dove è posizionato il midollo spinale (parte del sistema nervoso centrale). Il midollo spinale consente al sistema nervoso centrale di entrare in contatto con l’esterno e grazie a questo abbiamo la sensibilità tale e termica e possiamo muovere i muscoli scheletrici dal collo in giù. Gli spazi tra i processi trasversi vengono chiamati fori intervertebrali da cui fuoriescono i nervi spinali. In ogni tratto le vertebre hanno delle caratteristiche particolari in base alla posizione che ricoprono Zona cervicale: formata da 7 vertebre cervicali (C1,C2…C7) Zona toracica: formata da 12 vertebre toraciche (T1,T2..T12) Zona lombare: formata da 5 vertebre lombari (L1,L2..L5) Zona sacrale: formata da 5 vertebre fuse insieme (S1,S2..S5) Zona coccigea: formata da 3-5 vertebre coccigee (CO1,CO2..) Nella maggior parte di noi in totale sono presenti 32 vertebre, così come i denti. Vertebre cervicali: A livello dei processi trasversi nelle vertebre cervicali ci sono due ulteriori fori ed è proprio questo l’elemento distintivo delle vertebre cervicali. Questi fori, sovrapposti con quelli delle altre cellule, danno origine ad un canale in cui passa l’arteria vertebrale e la rispettiva vena. Questa arteria porta il sangue a testa e collo, nascendo da un’altra, l’arteria succlavia che passa sotto la clavicola. Le prime due vertebre cervicali sono C1 (Atlante) e C2 (Epistrofeo). L’atlante non ha il corpo e presenta anche due strutture, le faccette articolari ricoperte di cartilagine ialina. Questa vertebra è chiamata così in onore del semidio Atlante, condannato a portare il mondo sulle sue spalle per aver osato sfidare Zeus. L’atlante si articola con l’occipitale, un osso del cranio. L’epistrofeo ha un processo osseo che va verso l’alto, il dente dell’epistrofeo che ha una faccetta articolare che si articola con l’atlante ed è proprio grazie a questa articolazione possiamo ruotare la testa rispetto al collo. Un’altra vertebra importante è la C7, chiamata vertebra prominente, caratterizzata da un processo spinoso molto lungo. Vertebre toraciche: Le vertebre toraciche presentano faccette articolari nel corpo della vertebra e processo trasverso, faccette che servono per articolarsi con le coste. Vertebre sacrali: Il sacro è formato dalla fusione di cinque vertebre sacrali che però sono facilmente distinguibili. Queste vertebre diventano gradualmente più piccole fino al coccige, disegnando quasi una piramide con l’apice verso il basso e proprio per questo presenta quelle che vengono definite “ali”. Nel sacro sono presenti due faccette articolari a destra e sinistra in quanto si articola con le ossa dell’anca. Anche se le vertebre sono unite i fori e quindi il canale rimane presente. Inoltre i processi delle vertebre essendosi fusi hanno formato dei fori intervertebrali da cui fuoriescono i processi spinali. Guardando la colonna di lato, essa presenta delle curvature fisiologiche che hanno il fine di distribuire la forza peso. A seconda dell’orientamento le curve sono cifosi o lordosi. Convessità anteriore: lordosi (lordosi cervicale e lordosi). Convessità posteriore: cifosi (toracica e sacrale). A volte queste curve sono iper accentuate. Si parlerà così di ipercifosi toracica (gobba con gravi problematiche respiratorie) e iperlordosi. L'ultima curvatura riguardante la colonna consiste nella scoliosi (spostamento della colonna sul piano frontale). La scoliosi è siologica durante l’adolescenza. Gabbia toracica La gabbia toracica è una struttura ossea formata da 12 vertebre toraciche che si arcolano con 12 paia di coste e dallo sterno. Funzioni: Fornisce inserzione a moltissimi muscoli. Protegge il contenuto formato sia da organi toracici e da organi addominali (fegato a destra e stomaco e milza a sinistra). Provvede alla funzione meccanica della respirazione in modo involontario, muovendosi minimo 15 volte al minuto. Lo sterno è la parte più anteriore della gabbia toracica ed è un osso piatto e impari (ce n’è solo uno). Lo sterno è formato da: Manubrio: ha la funzione di dare inserzione alla prima coppia di coste che si articolano posteriormente con le vertebre ma anteriormente con lo sterno formando una gabbia. Si tratta di un punto di repere (punti facilmente palpabili che mi indicano la posizione di altri organi che non posso palpare facilmente) per trovare la vena giugulare in cui inserire cateteri giugulari e per effettuare la tracheotomia. La seconda coppia di coste si inserisce tra il manubrio e il corpo che non stanno sullo stesso piano. Parliamo infatti dell’angolo di Louis, che è un altro punto di repere utile al fine di posizionare le valvole per effettuare l'elettrocardiogramma. Corpo Processo xifoideo. Le coste sono delle ossa piatte e lunghe che hanno una conformazione particolare. Corpo anteriore con forma semi-ellittica. Collo posteriore, parte di restringimento della costa. Nel collo è presente il tubercolo, un rigonfiamento osseo vicino al quale vi sono delle faccette, che si trovano anche nella testa. Attraverso queste faccette è possibile l'articolazione con lo sterno e con le vertebre toraciche. Testa che si articola con le vertebre. Articolazione delle coste Posteriormente le coste si articolano nello stesso modo ma lo stesso non avviene anteriormente. Il corpo della costa non si articola direttamente con la vertebra ma con la cartilagine ialina, che permette l’espansione e la protezione del cuore nel caso in cui una costa si dovesse rompere. Le prime sette sono le coste vere o sternali che si articolano con lo sterno attraverso la cartilagine. Le coste 8, 9 e 10 sono coste false o astenali, che vanno ad inserirsi nella cartilagine della costa superiore. In questo modo si vengono a formare delle arcate cartilagine, le arcate condrocostali che possiamo considerare come dei punti di repere per palpare alcuni organi (ex. fegato, polmoni, milza). Coste fluttuanti (11,12). I giapponesi hanno anche la 10 costa fluttuante. Limiti della gabbia toracica: Limite superiore, segnato da un piano immaginario che va dallo sterno verso dietro, ovvero vero la vertebra T1. Limite inferiore, segnato da un limite fisico, il diaframma. Tutto ciò che sta sopra il diaframma viene considerato toracico e tutto ciò che è sotto addominale. (ex. aorta toracica e addominale). Il diaframma Il diaframma oltre ad essere un limite è un muscolo vitale. Proprio per questo, l’infarto (necrosi: non arriva più ossigeno e nutrienti) del diaframma provoca la morte. E’ forgiato a doppia cupola con la cupola di destra più alta infa a destra c’è il fegato che è grandissimo e per questo deve essere più alto. Il diaframma è un muscolo scheletrico volontario (che contraiamo durante la minzione, defecazione e il parto, ovvero quando voglio spingere via qualcosa dall’addome) ma essendo il muscolo inspiratorio per eccellenza, è anche involontario, controllato in questo caso dal sistema nervoso autonomo. Il diaframma Il diaframma, essendo un muscolo scheletrico, presenta due tendini: Un tendine all’apice della cupola, chiamato centro frenico del diaframma. Questo tendine ha la particolarità di non essere inserito in nessun osso, essendo perciò libero di muoversi e proprio sopra il centro frenico poggia il cuore. L’altro, il vero tendine del diaframma è posto nella base della cupola ed è chiamato margine di inserzione. A questo tendine si attaccano le strutture scheletriche a disposizione in cui possiamo trovare alcune fibre perpendicolari ed altre a raggiera. Quando il diaframma si contrae la fibra si accorcia e la cupola si abbassa in quanto si abbassa l’unico punto del diaframma libero di muoversi, il centro frenico. Questo meccanismo è la base dell’inspirazione, durante la quale il torace si espande mentre l’addome diminuisce di volume e vengono schiacciati gli organi addominali. Perciò possiamo dire che il diaframma, al di là di tu i suoi altri funzionamen, impone anche la posizione degli organi addominali. Attraverso il piano muscolare del diaframma devono passarci delle strutture perciò ci saranno dei fori, chiamati orizi. Orifizio aortico: L’aorta nasce dal cuore che è toracico ma deve irrorare tuo il nostro corpo, perciò buca il diaframma a T12. Orifizio esofageo: L’esofago da toracico deve diventare stomaco, perciò buca il diaframma a T10. Orifizio della vena cava inferiore: la vena cava inferiore dell'addome risale verso il torace, bucando a T8 e diventando atrio destro del cuore. Questa vena porta il sangue sporco, povero di ossigeno e ricco di sostanze di scarto. Inoltre, dal momento che il diaframma è una cupola la vena cava inferiore sarà la struttura più anteriore mentre l’aorta sarà la struttura più posteriore. Sezione trasversa del diaframma. Vertebra toracica, sterno, cartilagine costale, pezze di costa. Non le vedo intere perché le coste sono inclinate verso il basso. APPARATO CARDIO-CIRCOLATORIO Funzioni: Mette in comunicazione tue le cellule così che ogni cellula riceva ossigeno e le sostanze nutritive. Allontana le sostanze di rifiuto (ex. anidride carbonica e cataboli). Contribuisce a mantenere una temperatura corporea costante. Regola l’omeostasi dei liquidi corporei. Partecipa ai processi immunitari. Il sangue è un tessuto connettivo e un liquido abbastanza viscoso composto da una parte corpuscolata e una parte plasmatica (liquida). Normalmente la concentrazione di queste due parti deve essere 50% e 50% ma, in generale, è preferibile che ci sia più plasma che elementi corpuscolari in quanto in caso contrario il sangue diventerebbe troppo denso e viscoso e il cuore faticherebbe molto. PARTE CORPUSCOLATA: Eritrociti (globuli rossi): il colore rosso dipende dal ferro contenuto nel gruppo eme che lega l’ossigeno e l'anidride carbonica con minore anità. Gli eritrociti hanno la funzione di portare ossigeno alle cellule (per questo ci sono moltissimi globuli rossi rispetto a quelli bianchi) e prendere anidride carbonica. Inoltre grazie a degli antigeni presenti sulla membrana plasmatica i globuli rossi determinano il gruppo sanguigno di appartenenza. Leucociti (globuli bianchi): hanno la funzione di difendere il nostro organismo dagli esseri viventi con cui possiamo entrare a contatto (ex. microbi, batteri). Tuttavia, alcune volte i globuli bianchi producono anticorpi anche verso gli organi ed è il caso delle malattie autoimmunitarie. Piastrine: frammenti di cellule importanti per la coagulazione del sangue. Ad esempio, se ci procuriamo una ferita, le piastrine si mettono immediatamente in azione facendo in modo che esca meno sangue possibile. Gli elementi corpuscolari presenti nel sangue in maggiore quantità sono i globuli rossi, ma quanti globuli rossi abbiamo? Un adulto ha in media 5 litri di sangue, di questi prendo un millimetro cubo di sangue (rappresentabile come un millimetro di lato). In questo millimetro cubo di sangue possiamo trovare: - 4 o 5 milioni di globuli rossi - 4 o 6 mila globuli bianchi (se il numero è più alto vuol dire che il paziente ha in atto un'infezione) - 200 mila piastrine. Questi numeri sono una media approssimativa in quanto le concentrazioni variano per età e per avità sica (ex. gli sportivi hanno molti più globuli rossi perché deve arrivare più ossigeno ai loro muscoli). PARTE PLASMATICA: All’interno del plasma possiamo trovare: Grande concentrazione di acqua con alcuni soluti all’interno come gli elettroliti (magnesio, calcio, sodio, potassio) che devono essere sempre in circolo nel nostro organismo. Infatti, se non ho potassio e sodio, innanzitutto, non c’è apertura dei canali ionici e non posso neanche invertire il potenziale d’azione, perciò funzionano poco i muscoli ed il sistema nervoso. Inoltre, il magnesio è molto importante per la contrazione muscolare. Nutrienti, in quanto il sangue trasporta sostanze nutritive (ex. carboidrati, acidi grassi) Rifiuti organici, in quanto il sangue porta via ciò che ha metabolizzato Proteine plasmatiche prima fra tutte l’albumina in una concentrazione di 60%. L’albumina è secreta dal nostro fegato ed ha grande capacità idroscopica, ovvero trattiene tantissima acqua ed è responsabile della fluidità del sangue. Quando a livello renale nell’urina è presente l’albumina c’è un danno. Questa proteina è di fondamentale importanza anche nel trattamento del diabete in quanto il test dell’albumina glicata misura la quantità media di glucosio nel sangue. Il sangue scorre in dei tubi, chiama vasi: Arterie: si definiscono arterie tutti quei vasi che si dipartono dai ventricoli del cuore, indipendentemente dal tipo di sangue che trasporta. Vene: si definiscono vene i vasi che arrivano agli atri del cuore, indipendente dal tipo di sangue che trasportano. Capillari: vasi molto soli che si trovano all’interno degli organi e sono solamente al microscopio ottico. Possiamo immaginare l’apparato cardiocircolatorio come un sistema idraulico tant’è che il sangue che scorre nei tubi, essendo un uido, segue anche le leggi dell’idraulica. A casa apro il rubinetto dove scorre dell’acqua che arriva dai tubi. L’acqua arriva al rubinetto partendo da una grande cisterna che conteneva acqua pulita, acqua che viene pompata attraverso dei tubi fino ad arrivare a casa mia. Quan tubi parranno dalla cisterna? Ne parte solo uno grande che, successivamente, deve dividersi in tanti tubi più piccoli via via sempre più numerosi. Allo stesso modo nel nostro corpo vi è un grande vaso, l’aorta che, carica di sangue pulito e ricco di ossigeno, si ramifica in tanti più piccoli fino ai capillari. Nel nostro esempio i capillari sono i rubinetti, e rappresentano l’unico punto in cui le cellule possono scambiare sostanze nutritive e ossigeno. Infatti solo dopo che l’arteria è entrata nell’organo può esserci lo scambio. Dopo aver lavato le mani l’acqua sporca va a finire nei tubi di scarico e secondo lo stesso meccanismo, le vene si caricano di sangue refluo e lo riportano indietro facendo il percorso contrario. Perciò tanti tubi piccoli si uniscono ingrandendosi sempre di più fino ad ottenere tre grandi tubi che ritornano alla cisterna. Arterie: tubi di consumo, carichi di sangue ricco di ossigeno e sostanze nutritive. Vene: tubi di scarico, carichi di sangue refluo povero di ossigeno. I capillari sono l’elemento di scambio con le cellule di un tessuto e presentano una struttura minimale e fina. Con un endotelio formato da cellule molto sottili. A livello dei capillari il sangue va molto lento in quanto deve avvenire lo scambio mentre a livello dei vasi di grosso calibro il sangue va molto veloce. Le arterie hanno una struttura molto più spessa rispetto ai capillari in quanto il sangue che sta circolando all’interno non deve uscire. Per questo motivo le arterie sono costituite da tre tonache concentriche, ovvero tre stra circolari uno dentro l’altro. Avremo, perciò, una tonaca interna (a contatto con il sangue che non è altro che la struttura minimale dei capillari), una tonaca media ed una esterna. Possiamo trovare diverse tipologie di arterie, in base alla quantità di sangue che riescono a trasportare: Arterie di grosso calibro: grandi che fuoriescono dalla cisterna e sono dirette ad ogni organo. Queste arterie hanno la tonaca media ricca di fibre elastiche (il polso corrisponde al ritorno elastico delle arterie di grosso carico). Arterie di medie e piccolo carico: in particolare le arteriole (arterie-arteriole-capillari) hanno la tonaca media ricca di fibre muscolari lisce che, essendo disposte in modo circolare, ricordano i muscoli orbicolari. Durante la contrazione questa muscolatura si restringe = evento di vaso-costrizione, se invece la rilascio si rilassa = vaso-dilatazione. Questo processo è svolto soprattutto dalle arteriole (paragonabili alla manopola del rubinetto in quanto decidono quanto sangue far arrivare. Le arteriole, dunque, regolano l'afflusso del sangue che arriva ad ogni organo (ex. se corro il sangue arriverà più ai muscoli ma non all’intestino, proprio per questo non posso fare una maratona dopo aver mangiato molto). Le vene la parete delle vene è molto elastica. Quello che abbiamo definito fino ad adesso è un sistema di consumo, ma se esiste un sistema di consumo, dall’altra parte deve esserci un altro che rimette dentro l’ossigeno perso. L’apparato cardiocircolatorio è, dunque, composto da due sistemi: Grande circolo o circolo generale (sistema di consumo). Piccolo circolo o circolo polmonare (sistema di remissione), circoscritto ai polmoni in cui viene rimesso l’ossigeno perso nel grande circolo. In questo circolo i globuli rossi dovranno ricaricarsi a livello dei polmoni per poi riandare nel grande circolo. Il grande circolo parte dal ventricolo sinistro del cuore attraverso un unico grosso tubo, l’aorta che dà origine a tante arterie ognuna diretta ad un organo. All’interno dell’organo le arterie diventano prima di medio calibro e poi arteriole, che danno origine ad una rete di capillari, i quali mettono capo a più venule che confluiranno in vene sempre più grandi fino alle tre grandi vene (vena cava inferiore, vena cava superiore e seno coronario) che tornano all’atrio destro del cuore dove nasce il grande circolo. La vena cava inferiore e vena cava superiore, portano il sangue da tutta la regione sottodiaframmatica mentre il seno coronario porta il sangue refluo dal cuore stesso. Nell’atrio di destra confluisce il sangue sporco, che va verso il ventricolo di destra per intraprendere il piccolo circolo. Il piccolo circolo inizia con un unico vaso, l’arteria polmonare che porta il sangue refluo che deve essere ripulito. L’arteria si divide in due parti: l’arteria di destra e di sinistra. Una volta che la vena è giunta all’interno dell’organo si divide in vasi progressivamente più piccoli fino alle arteriole dalle quali si origina una fitta rete di capillari. Nei capillari il sangue venoso diventa arterioso e, successivamente, a questo scambio, si formano delle venule che confluiscono in vene sempre più grandi fino a formare per ogni polmone, due vene che devono ritornare verso il cuore. Il piccolo circolo finisce all’atrio sinistro del cuore portando un sangue ricco di ossigeno che scende nel ventricolo sinistro da cui ha nuovamente inizio il grande circolo. Il cuore Il sangue viene spinto nei vasi da una pompa muscolare, che è il cuore. Il cuore è un organo impari toracico appoggiato sopra il centro frenico del diaframma su cui forma il plateau cardiaco. Il torace è occupato per la maggior parte dai due polmoni grandissimi, dai quali viene diviso in due parti. Tutto ciò che non è polmoni è mediastino, occupato da circa 18 organi. Nel mediastino il cuore è spostato per 2/3 verso sinistra rispetto alla colonna vertebrale, è grande all’incirca come un pugno e pesa nell’adulto 250-300 g. Anatomia topografica: Stabilendo i limiti del cuore possiamo riconoscere un limite inferiore rappresentato dal diaframma e un limite superiore rappresentato dal piano immaginario che dallo sterno va dietro verso la vertebra T1. Posteriormente al cuore c’è la parte toracica della colla e le coste e lateralmente ci sono i due polmoni, in particolare le facce mediastiniche dei polmoni. Il cuore è un organo molto anteriore ed è attaccato allo sterno per cui è a contatto con la parte cartilaginea delle coste. Nonostante sia molto anteriore il cuore, tuttavia, proietta posteriormente tra T5 e T8, tanto che queste vertebre vengono definite vertebre cardiache. Anatomia macroscopica: Faccia= lato Margine = linea che divide una faccia da un’altra. Il cuore è assimilato ad una piramide a base triangolare: L’apice è diretto in basso, in avanti e a sinistra. La base è diretta in alto, indietro e a destra. Una faccia è a contatto anteriormente con sterno e coste ed è chiamata faccia sterno-costale. Un’altra faccia poggia sul centro del diaframma ed è chiamata faccia diaframmatica. La terza faccia si trova a contatto con il polmone di sinistra ed è chiamata faccia polmonare o margine ottuso (perché per alcuni tesi il cuore non è una piramide ma un cono). L’unico margine del cuore è la linea di contatto tra la faccia sterno-costale e la faccia diaframmatica ovvero il margine acuto. Nel cuore si individuano due solchi diretti lungo l’asse del cuore, i solchi longitudinali. Un solco, in generale, è un punto in cui l’organo è come se rientrasse all’interno. È presente un solco anteriore (solco interventricolare anteriore) e uno posteriore sulla faccia diaframmatica (solco interventricolare posteriore). Inter-ventricoli: tra i due ventricoli. Perciò, questi solchi mi indicano morfologicamente la suddivisione tra ventricolo destro e sinistro. Inoltre c’è anche un altro solco che inizia anteriormente e procede per tuo il cuore disegnando una circonferenza, il solco coronario, che indica la suddivisione tra atri e ventricoli: tuo ciò che è sopra è atrio, tuo ciò che è sotto è ventricolo. Oltre a questi solchi ci sono altre due strutture, una a destra e una a sinistra, poste sopra il solco coronario (appartenenti dunque agli atri), le auricole. Le auricole sono come due mani che abbracciano il cuore da dietro a davanti, fatte di miocardio (strutture muscolari) e sono l’unica parte muscolare dell’atrio in quanto il resto è di origine venosa. Ci vorrà, infatti, poca forza per spingere il sangue dagli atri ai ventricoli. Aprendo il cuore vediamo che questo è formato da quattro cavità, due cavità funzionalmente superiori chiamate atri e due inferiori, i ventricoli. I due atri non comunicano tra di loro ma sono separati dal setto inter-atriale così come non comunicano tra di loro neanche i ventricoli, divisi dal setto interventricolare. In realtà, nella nostra vita inter-uterina quando non funzionano i polmoni i nostri atri comunicavano, attraverso il foro di Botallo che si chiude al primo atto respiratorio per evitare che il sangue venoso si mescoli a quello arterioso. Mentre il setto inter-atriale è di origine venosa in quanto ci vorrà poca forza per spingere il sangue dagli atri ai ventricoli, il setto inter-ventricolare è di origine muscolare e molto spesso in quanto c’è bisogno di tanta forza per spingere il sangue in circolo. Inoltre, la parete del ventricolo di sinistra è tre volte superiore in quanto dal ventricolo sinistro parte l’aorta che pompa il sangue nel grande circolo, perciò deve essere più spesso di quello di destra che lavora di meno. Abbiamo detto che i due atri e i due ventricoli non comunicano tra di loro ma ciascun atrio deve necessariamente comunicare con il rispettivo ventricolo e proprio a tale scopo ci sono due fori uno di destra e uno di sinistra, gli orifizi atrioventricolari. Questi orifizi sono dotati di sistemi particolari, le valvole atrio-ventricolari con un nome specifico a destra e a sinistra, le quali garantiscono che il sangue abbia un percorso obbligato e ne impediscono il reflusso. Le valvole atrio-ventricolari sono formate da tre strutture: Lembi valvolari, strutture simili alle vene molto sottili chiamate anche cuspidi (perché hanno la forma a triangolo e le cuspidi erano delle anche frecce dei greci a forma di triangolo). Possiamo immaginare i lembi ventricolari come lenzuoli attaccati ad un filo che in questo caso è l'orifizio e l’apice del lembo penzola verso il ventricolo. A destra sono presenti tre lembi vascolari e da qui il nome valvola tricuspide, mentre a sinistra ce ne sono due e perciò si parla di valvola bicuspide o mitrale/mitralica. Sono attaccate nella parte dell’apice a corde tendinee che non sono elastiche, a loro volta attaccate a muscoli papillari. Funzionamento delle valvole atrioventricolari Per comprendere il funzionamento delle valvole atrioventricolari bisogna, innanzitutto, introdurre il concetto di ciclo cardiaco. Il ciclo cardiaco è formato da sistole (contrazione) e diastole (rilasciamento). La contrazione del cuore, però, non è simultanea in quanto nel momento in cui i ventricoli sono in sistole gli atri sono in diastole e viceversa, mentre è contemporanea la contrazione atrio destro-atrio sinistro e ventricolo destro-ventricolo sinistro. Nei referti, se non c’è un aggettivo che accompagna il termine sistole o diastole, ci si riferisce sempre al ventricolo in quanto è proprio il ventricolo che effettua la contrazione vera e propria, spingendo il sangue in tutto il corpo. La sistole dura massimo 400-450 mentre la diastole dura di più in quanto a riempirsi è il ventricolo, ma all'incirca il ciclo dura un secondo ed è, perciò, quello che fornisce la frequenza cardiaca basale in cui il numero di cicli cardiaci in un minuto può oscillare tra 60 e 90, mentre negli atleti può essere circa di 45. Diastole e sistole ventricolare Se il ventricolo è in diastole il miocardio è rilasciato, mentre gli atri di destra e di sinistra sono in sistole. Il sangue dall'atrio viene spinto verso il ventricolo e, passando, apre completamente la valvola atrio-ventricolare. Subito dopo il ventricolo va in sistole perciò la cavità che sta delimitando si restringe, provocando una pressione che spinge il sangue nell'aorta in quanto la valvola atrio-ventricolare è stata chiusa. Il sangue effettua un movimento molto turbolento tanto che va a livello dei lembi valvolari e li solleva come se fossero dei paracaduti. Se con un laser taglio le corde tendinee, i lembi valvolari durante la sistole ventricolare si ribalterebbero verso l'atrio ma queste corde sono legate a muscoli papillari che si accorciano tirando ancora più in basso le corde tendinee che evitano il ribaltamento. Abbiamo detto che il sangue, una volta passato nel ventricolo, chiude la valvola atrio-ventricolare provocando un rumore e nel caso in cui la valvola non si chiude bene si sente un soffio dovuto al fatto che il sangue ritorna verso l’atrio. Fino ad un certo punto ciò è fisiologico ma se il ritorno del sangue all’atrio è eccessivo le valvole devono necessariamente essere cambiate. (prima venivano utilizzate le valvole dei maiali, mentre ora strutture specifiche). Tale valvola la ausculto a sinistra. Perciò, se andassi a misurare con un barometro la pressione nel ventricolo di sinistro durante la sistole misurerei una pressione di 110-120 Hg mentre nel ventricolo di destra la pressione sarà tra 40-45 Hg. Questa pressione viene chiamata pressione sistolica o massima, la quale indica con quanta forza si sta contraendo il cuore per spingere il sangue in circolo. Per misurare la pressione si utilizza l'arteria brachiale del braccio, un’arteria di grosso calibro. Non a caso troveremo un uguale pressione nelle arterie di grosso calibro che poi andrà a diminuire in quelle di medio e piccolo calibro no ad essere bassissima nei capillari. La pressione sistolica deve essere al massimo 120, anche nei maschi, in quanto, se ho una pressione superiore, vuol dire che il cuore si sta contraendo con troppa forza e quindi si sta sforzando di continuo. Successivamente ci sono anche altri dispositivi valvolari che si trovano all'inizio dell'aorta e della valvola polmonare che prendono il nome di valvola aortica e valvola polmonare. Queste valvole, però, vengono anche chiamate “valvole a nido di rondine” in quanto presentano i lembi che si ripiegano a coppa. Come funzionano? Siamo in sistole e le valvole atrio-ventricolari sono chiuse ma, visto che il sangue deve andare in circolo, la valvola aortica e la valvola polmonare sono aperte. Pochi millisecondi dopo il ventricolo si trova in diastole e queste due valvole si chiudono impedendo il ritorno del sangue verso il ventricolo. Avendo parlato di pressione massima ce ne sarà anche una minima, chiamata diastolica. L'aorta, come tutte le arterie di grosso calibro ha la parete elastica, perciò si dilata via via che il sangue sta scorrendo. La pressione minima è definita come il ritorno elastico durante la diastole ventricolare delle pareti elastiche dell’aorta ed è all'incirca di 70-80 Hg. Questi valori è meglio che siano bassi in quanto se la pressione minima supera gli 80 Hg, ciò indica la presenza di qualcosa che non va nella parete delle arterie prima di tuo nell'aorta la presenza di troppe resistenze lungo le arterie attraverso la formazione di placche, ad esempio, di colesterolo. L'arteria si dice che pulsa in quanto si sente il ritorno elastico. La parete del cuore Se prendiamo un tassello di cuore a livello del ventricolo, noteremo che esso è formato da tre strati: Endocardio, lo strato più esterno. È una membrana molto sottile che riveste i ventricoli all'interno ed ha la stessa derivazione dell'endotelio. Miocardio, tessuto muscolare del cuore (infa mio- è il suffisso di muscolo). Il miocardio è per il 99% miocardio di lavoro (quello che contraendosi spinge il sangue in circolo) e per l'1% miocardio specifico o sistema di conduzione del cuore. Epicardio, strato molto sottile che riveste tutta la superficie dei ventricoli e che possiamo chiamare anche foglietto viscerale del pericardio broso. Miocardio comune è formato da cellule chiamate cardiomiociti, cellule mononucleate (contrariamente al muscolo scheletrico) ramificate e con un apparato contrattile simile a quelle del muscolo scheletrico. I cardiomiociti si uniscono molto strettamente tra loro, tramite giunzioni, a formare dei fasci in cui il cardiomiocita di un fascio è in comune con quello di un altro fascio. Inoltre i cardiomiociti hanno un’alta capacità di eccitarsi (ovvero cambiare il proprio potenziale di membrana) per poi contrarsi. Basta che eccito un solo cardiomiocita e si crea un'onda di contrazione ed ecco il motivo per cui i ventricoli si eccitano simultaneamente. Miocardio specifico è formato da cardiomiociti che hanno perso la capacità di contrarsi ma hanno acquisito la capacità di autoeccitarsi (invertire in modo autonomo il potenziale di azione), generando corrente elettrica che trasmettono ad altri cardiomiociti del miocardio di lavoro. Possiamo, perciò, dire che il cuore è indipendente dal sistema nervoso perché la proprietà di base è insita in sé. Il miocardio specifico è formato da cardiomiociti che si organizzano in gruppi e fasci: Nodo (=gruppo) seno (si trova dove è la vena cava superiore e spesso le vene si chiamano seni) atriale (sta nell’atrio destro). Il nodo senoatriale si chiama anche pacemaker (segna-passi) del cuore in quanto è il generatore di corrente elettrica e se non funziona più si deve necessariamente mettere una batteria che genera corrente elettrica. Fibre internodali, fasci di cardiomiociti che trasportano la corrente elettrica ai cardiomiociti del miocardio comune. Fascio di His, è il pacemaker secondario del cuore che riesce a rallentare la corrente elettrica che sta passando perché altrimenti il cuore si contrarrebbe tutto insieme. Da questo nodo parte un unico fascio, il fascio di His, formato da cardiomiociti che non si contraggono più ed entrano all'interno la parete del setto interventricolari dividendosi in due altri fasci: branche del fascio di His. Queste viaggiano nella parte più anteriore del setto ed hanno la funzione di mettere in contrazione tua la parete. Originano una rete di piccoli fasci, chiamata rete di Purkinje per raggiungere la muscolatura del ventricolo. L'attività elettrica del cuore si misura attraverso l'elettrocardiogramma che rileva la corrente elettrica dal nodo seno ventricolare fino alla fine del percorso. Tuttavia il cuore non batte sempre alla stessa velocità e parleremo, dunque, di: - Brachicardia, condizione definita come riduzione della frequenza cardiaca inferiore a 60 ba al minuto - Tachicardia, accelerazione del battito cardiaco superiore, generalmente, a 100 battiti al minuto. Il sistema nervoso autonomo funge da freno e acceleratore del cuore. Sistema nervoso simpatico aumenta la frequenza cardiaca e la forza di contrazione del cuore (durante l'attività fisica e situazione di stress). Sistema nervoso parasimpatico diminuisce la frequenza e la forza di contrazione del cuore (in condizioni di tranquillità e riposo). Il pericardio è un sacco spesso che avvolge il cuore completamente. In particolare, si tratta di un pericardio che protegge il cuore ma, essendo fibroso, si attacca al diaframma, allo sterno e alle vertebre cardiache facendo in modo che il cuore, soprattutto durante la sistole, ventricolare non sbaa in modo violento. All'interno il cuore è avvolto anche dal pericardio sieroso, una membrana molto sottile formata da lamina basale e cellule mesoteliali con capacità di secernere un liquido. Il cuore, durante l'embriogenesi, ha incontrato il pericardio sieroso ed ha spinto su questo sacco che si è lasciato ben deformare. Avrà una parte viscerale che si ribalta su quella parietale. La cavità pericardica è molto fina in quanto il cuore ha spinto molto e questa non è vuota, ma è piena del liquido pericardico. Il pericardio a volte va in pericardite, infiammazione del pericardio sieroso che è direttamente a contatto con il cuore. La causa più frequente è lo streptococco e quando la membrana è infiammata si accumula troppo liquido e, di conseguenza, il movimento muscolare è impedito soprattutto la sistole ventricolare che spinge il sangue in circolo. Organizzazione del grande circolo L'aorta è un vaso molto lungo 30-40 cm che inizia dal secondo spazio intercostale a livello dell'angolo di Louis e termina a L4. Siccome è un lungo vaso gli anatomici hanno deciso di dividerlo in varie parti: Aorta ascendente che va verso l'alto. Arco diretto verso dietro e un po’ verso sinistra che si forma perché il peduncolo polmonare di sinistra ostacola il percorso. Una volta fatto l’arco, l’aorta si trova a ridosso della colonna vertebrale: aorta discendente toracica. A T12 l’aorta buca il diaframma e diventa aorta addominale che termina a L4. Si divide in due vasi terminali (arterie iliache comuni) e nel suo decorso dà origine a tanti rami collaterali. Quali sono i rami collaterali dell'aorta? L'aorta ascendente dà origine a due arterie di grosso calibro chiamate coronarie una a destra e una a sinistra. Si chiamano così percorrono il cuore lungo il solco coronario, svolgono la funzione di portare ossigeno e nutrimento al cuore e sono destinate a diventare capillari per nutrire tutti i tessuti. La coronaria di sinistra nasce con il nome di tronco comune e si divide in due grossi rami: Arteria circonflessa, che gira il solco coronario ramificandosi verso il ventricolo di sinistra. Arteria interventricolare anteriore che decorre lungo il corso inter-ventricolare e che si sigla con il termine IVA. Questo ramo è il più importante perché: - Fornisce rami per le pareti di entrambi i ventricoli. - Fornisce rami per il setto inter-ventricolare, irrorando i 2/3 anteriori in cui ci sono le branche del fascio di His, perciò, se l'IVA si occlude ci sarà un infarto fulminante (infa i ventricoli non vanno più in sistole e nel giro di pochi secondi si muore). La coronaria di destra dà origine a due arterie che si occupano di irrorare il pacemaker del cuore. Arteria del nodo del seno Arteria del nodo atrio-ventricolare L’interventricolare posteriore (IVP) irrora il ventricolo di destra e di sinistra e 1/3 del seo interventricolare, perciò se si occlude c'è tempo di intervenire. Variabilità enorme infatti in alcuni di noi è la coronaria sinistra che fa tutto dando anche irrorazioni al pacemaker del cuore. Dall'arco dell'aorta emergono 3 vasi anteriori: Partendo da davanti e andando verso dietro troviamo il tronco arterioso brachiocefalico, l’arteria carotide comune di sinistra e l’arteria succlavia di sinistra. L'arteria succlavia passa sotto la clavicola e porta sangue all'arto superiore di sinistra diventando arteria brachiale. Dalla succlavia si origina l'arteria vertebrale. L'arteria carotide (va verso l'alto= va ad irrorare testa e collo della parte sinistra) comune (si dovrà diramare) di sinistra. Nascono due vasi: una carotide esterna (irrora parte esterna di collo e faccia) ed una interna. A destra la situazione è asimmetrica, asimmetria che solo l’essere umano ha. L’aorta discendente toracica da origine ad una serie di vasi per molti organi toracici e mediastinici, in particolare: Arterie inter-costali: rami con distribuzione metamerica (costui da parte tutte uguali che si ripetono). Queste arterie seguono l’andamento delle coste, perciò ce ne saranno 12 paia a destra e 12 a sinistra e, in particolare, viaggiano a ridosso del margine inferiore di ciascuna costa insieme alla vena corrispondente e al nervo. Proprio per questo la zona sotto le coste è molto critica: quando si rompe una costa il dolore è dovuto al fatto che va a toccare il nervo e si rischia anche l’emorragia. Inoltre questo punto è importante anche per l’aspirazione del liquido che deve essere fatta nel margine superiore della costa così da essere sicuri di non ledere nulla. Arteria esofagea Una coppia di arterie bronchiali dirette ad irrorare da un punto di vista sistemico il polmone. Queste arterie dunque entrano all’interno del polmone e si occupano di nutrire tutte le cellule in quanto l’arteria polmonare, portando sangue refluo, non può svolgere tale funzione. L’aorta addominale dà origine a molti rami per gli organi a livello addominale: Tripode celiaco, grosso ramo destinato subito a dividersi in tre rami e che irrora principalmente stomaco, fegato e milza. Arterie renali, entrano in ciascun rene irrorandolo dal punto di vista sistemico. Arteria mesenterica superiore, irrora la maggior parte dell'intestino tenue. Arteria mesenterica inferiore, irrora l'intestino crasso. Arterie genitali (ovariche e testicolari). Queste arterie si trovano nell’addome in quanto inizialmente i genitali nascono proprio nell’addome e man a mano, durante lo sviluppo, scendono portandosi dietro la propria arteria. Tanto che in alcuni maschi alla nascita bisogna fare un intervento perché non sono abbastanza scesi i genitali e la rispettiva arteria. Inne, a l4, l’aorta si divide in un’iliaca comune che si divide a sua volta in altre due iliache una interna ed una esterna. L’iliaca esterna sarà destinata ad irrorare l’arto inferiore mentre quella interna gli organi pelvici. Dal punto di vista venoso dovrò fare un copia e incolla nel senso contrario dal momento che le vene sono compagne delle arterie in quanto hanno lo stesso nome e viaggiano insieme. Il seno coronario si trova sulla faccia diaframmatica del cuore ed è chiamato così perché: Seno sta a significare tasca e le vene sono come tasche che ricevono tasche. Coronario perché viaggia lungo il solco coronario. Il seno coronario raccoglie tutto il sangue refluo dal cuore. La vena cava superiore porta il sangue refluo da tutta la zona toracica sopra al diaframma. Si forma dalla confluenza di due tronchi venosi uno a destra ed uno a sinistra. Abbiamo perciò una simmetria che scompare subito in quanto non esistono vene carotidi comuni ma c’è una vena giugulare interna ed una esterna, la cui unione dà origine alla vena cava superiore. La vena cava inferiore è data dalla confluenza delle vene renali ma soprattutto delle due grossi vene iliache comuni, date dall’unione della vena iliaca interna ed esterna. Il piccolo circolo (o circolo polmonare) inizia dal ventricolo destro con un unico vaso, l’arteria polmonare che si divide in due rami ognuno verso uno dei due polmoni. A partire da questi due rami si formano rami collaterali, arteriole e capillari fino a due vene polmonari a destra e a sinistra che vanno a nire all’atrio sinistro del cuore. Lo scambio gassoso avviene a livello dei capillari, i quali sono intorno a strutture chiamate alveoli. APPARATO RESPIRATORIO Il punto di partenza per spiegare l’apparato respiratorio è l’alveolo polmonare a livello del quale avviene la respirazione, ovvero lo scambio di ossigeno e anidride carbonica. L’alveolo è una piccola sfera e più alveoli stanno insieme all’interno del sacco alveolare. Inoltre, l’alveolo è contornato da capillari dell’arteria polmonare ed è formato da due tipi cellulari che poggiano su una membrana basale, chiamati pneumociti (pneumo: respiro, ci: cellula), le cellule del respiro. Primo tipo, cellule molto sottili addirittura chiamate ad “uovo fritto", formate da lamine citoplasmatiche molto sottili e larghe. Queste cellule occupano la maggior parte della parete dell’alveolo e la loro funzione è di offrire meno resistenza possibile allo scambio dei gas. Secondo tipo, cellula più alta che secerne una sostanza vitale, il surfactante che si deposita in un film sottile ricoprendo tutta la cavità interna dell’alveolo. Questa sostanza è un tensioattivo, in grado di contrastare la tensione superficiale, ovvero l'attrazione tra due superfici, impedendo quindi alle pareti dell’alveolo di collabire (attaccarsi) tra di loro. Iniziamo a produrre il surfactante all'ottavo mese nella vita inter-uterina, sennò in caso contrario il neonato farebbe un solo atto respiratorio. Se una donna deve partorire prima si inietta il cortisone e il bambino inizia a produrlo. Successivamente c’è un altro tipo cellulare che viaggia nella cavità alveolare tanto da essercene uno ogni 4-5 alveoli: macrofago alveolare, che ha la funzione di fagocitare tutte quelle cose che nonostante gli accorgimenti delle vie aeree superiore arrivano agli alveoli. Fa parte della parete dell’alveolo anche una fittissima rete di fibre elastiche grazie alle quali l’alveolo ha la proprietà insita di far fuoriuscire aria dalla cavità alveolare provocando un ritorno elastico. Funzioni dell’apparato respiratorio 1. Fornire una vasta area per lo scambio gassoso tra aria e sangue circolante. Visto che ci troviamo all’interno di un piccolo circolo, almeno la superficie per lo scambio deve essere grande. Se distendessi gli alveoli avrei le dimensioni di un campo da calcio. 2. Muovere l’aria verso l’interno e verso l’esterno, ovvero verso le superfici di scambio e lontano da esse. 3. Aiutare gli scambi respiratori, proteggere la piccola parete degli alveoli. Le vie aeree dovranno riscaldare l’aria a 37°, temperatura a cui abbiamo i giusti scambi respiratori. 4. Depurare l’aria che arriva agli alveoli facendola diventare anche umida perché se arriva secca gli scambi non riescono ad avvenire in modo corretto. 5. Difendere l’organismo da germi patogeni che possono entrare con l’aria. 6. In particolare la laringe ci dà la possibilità di emettere suoni sfruttando il passaggio dell’aria che cerchiamo di modificare per produrre addirittura parole. 7. Una parte, in particolare le cavità nasali, sono tappezzate da una mucosa che ci permette di sentire gli odori. 8. Partecipare alla regolazione del volume ematico, della pressione e al controllo del pH dei fluidi. L’apparato respiratorio è formato dai polmoni, rivestiti dalle pleure, e dalle vie aeree che si dividono in vie aeree superiori e inferiori. Vie aeree superiori: cavità nasali/cavità orale e faringe (nella faringe ci passa anche il cibo oltre l’aria). Vie aeree inferiori: laringe, trachea e bronchi (ci passa solo l’aria). Perciò, il percorso che fa l’aria è: 1. Narici. 2. Cavità nasali. 3. Coane: fori che permettono la comunicazione tra le cavità nasali e la faringe. 4. Faringe: organo che davanti comunica con la laringe e dietro con l’esofago. 5. Laringe 6. Trachea 7. Bronchi 8. Alveoli Prima di tutto, però, bisogna capire come è costruita la nostra faccia. Il cranio umano è suddivisibile in due parti: Splancnocranio (o massiccio facciale). Neurocranio (o scatola cranica) che contiene l’encefalo. Scheletro dello splancnocranio Osso frontale formato da due lamine una: verticale (corrispondente alla fronte) e una orizzontale. Questo osso fa quindi parte anche del neurocranio. L’osso frontale presenta due margini arrotonda, chiamati margini sopraccigliari, i quali costituiscono la parte superiore delle orbite dove vengono accolti i nostri occhi. Tra i due margini è presente la glabella, un punto di repere importantissimo perché contiene internamente un rilievo osso per le meningi all’interno dell’encefalo. Osso mascellare formato da 4 processi ossei: 1. Processo alveolare che costituisce l’arcata gengivale-dentaria superiore in quanto ci sono infissi i denti superiori. Si chiama così perché i denti sono infissi negli alveoli. 2. Processo zigomatico presente sia a destra che a sinistra. Questi due processi si articolano con altre due ossa, le ossa zigomatiche una a destra e una a sinistra, formando le arcate zigomatiche. 3. Processo frontale che va verso l’osso frontale. Perciò l’osso mascellare costituisce anche la parte inferiore delle cavità oculari. 4. Processo palano è il palato duro, il quale è formato anche dall’osso palano. Ossa nasali, l’unica parte ossa del naso esterno in quanto il resto è cartilagine. Mandibola, l’unico osso mobile di tuo il nostro cranio. La mandibola è a forma di ferro di cavallo con un corpo e due rami che vanno verso l’alto. Nel margine superiore del corpo sono infissi i denti inferiori ed è articolata con l’osso temporale attraverso l'articolazione temporo-mandibolare (ATM) molto mobile. La mandibola serve per la masticazione e per l'articolazione della parola. Le cavità nasali: Osso etmoide, formato da una lamina ossea verticale (lamina verticale dell’etmoide) e una lamina orizzontale. Da queste lamine si formano due masse laterali che vanno verso il basso. La lamina verticale va a costituire il setto formato anche dal vomere (dal nome dell'attrezzo agricolo per arare). Sfenoide, osso chiamato così perché a forma di farfalla. Quest’osso presenta un corpo costituito dai processi teripoidei e dalle ali dello sfenoide. A livello delle narici sono presenti dei peli molto corti, le vibrisse che fanno da filtro per l’aria che stiamo ispirando, filtro che non è presente nella cavità orale. Le masse laterali dell’etmoide formano delle conche ossee (chiamate anche corne nasali o turbina) dove l’aria viene riscaldata. Nel caso di persone allergiche ques turbina potrebbero ingrossarsi e devono perciò essere limati. Queste masse nascondono dei fori, lo sbocco dei seni paranasali che comunicano con altri fori. Questi fori come prima cosa alleggeriscono la scatola cranica e fungono anche da cassa di risonanza per il linguaggio. Quando si infiammano questi seni abbiamo la sinusite. In particolare, a livello delle cavità nasali c’è un piccolo foro, lo sbocco del dotto naso-lacrimale che raccoglie le lacrime prodotte da una ghiandola che si trova nella parte supero-laterale dell’occhio. Questa ghiandola lacrimale mantiene sempre bagnato l’occhio esterno (importante per la cornea e per la rena che non devo essiccarsi). Quando si piange si ha una iperproduzione di lacrime e proprio per questo sentiamo l’esigenza di soffiarci il naso. Nell’inserimento del sondino nasogastrico bisogna stare attenti perché le narici sono molto strette e complicate. Perché si mette nel naso e non nella cavità orale? Se infilassimo il sondino dalla bocca scatterebbe il conato di vomito. Sul tetto delle cavità nasali vi è la mucosa olfattiva attraverso la quale percepiamo gli odori. A livello della mucosa olfattiva è presente il nervo olfattivo, la cui funzione è quella di recepire gli stimoli olfattivi che giungono nelle cavità nasali e trasportarli all’encefalo sotto forma di impulsi elettrici. Vie aeree inferiori La laringe è il primo tratto delle vie aeree inferiori dove passa solo aria. Non è altro che un cilindro cavo costituito da uno scheletro di faringe che si trova tra C4 e C6 nelle femmine, mentre nei maschi è un po' più lunga (tra C3 e C7). Lo scheletro cartilagineo le permette di stare sempre aperta per permettere il continuo passaggio di aria. Perché non è stato messo un osso? Se ci fossero tutte ossa non riusciremo a muovere il collo. Questo scheletro è completato da muscoli scheletri e legamenti che tengono insieme le cartilagini e dal loro assemblamento è possibile la fonazione. Perciò la laringe viene considerato l’organo della fonazione. La laringe è attaccata all’osso ioide che si muovono ogni volta che deglutiamo. Queste cartilagini sono sia pari che impari: IMPARI Epiglottide è una cartilagine a forma di foglia con la caratteristica di essere elastica e di poter andare, dunque, verso il basso e verso dietro. L'epiglottide ha il grosso compito di impedire al bolo che viene deglutito di entrare in laringe e quindi nelle vie aeree inferiori dove può passare solamente aria. Il bolo quindi viene volontariamente deglutito dal movimento della lingua in alto e indietro e da muscoli che lo mandano in faringe. Quando il bolo passa spinge l'epiglottide verso il basso e verso dietro fino a chiuderla del tutto e, infine, va in faringe. Se invece il bolo va nella laringe c’è il soffocamento. In realtà però se entra poco bolo scatta la tosse, ad opera sempre dell'epiglottide che lo rispinge verso l’alto. Se il bolo però raggiunge la trachea bisogna intervenire con la tracheotomia. C’è anche una manovra volta a rimuovere un’ostruzione delle vie aeree, chiamata “manovra di Heimlich”. Cartilagine tiroidea che è soltanto anteriore. Tires, in greco, significa scudo, perciò "cartilagine tiroidea" vuol dire "cartilagine a forma di scudo”; è formata da due lamine cartilaginee che da dietro vanno verso davanti e si uniscono nella linea di mezzo tanto da formare una prominenza, la prominenza tiroidea (pomo d’Adamo). I maschi hanno queste lamine più lunghe. Cartilagine cricoidea. Si chiama così perché vuol dire a forma di anello davanti più sottile e dietro più spessa. Nel margine superiore sono appoggiate le cartilagini aritenoidee, che hanno a che fare con il passaggio dell’aria ed hanno la forma di una piramide a base triangolare. Dalla parte dell’apice, invece, si continuano con le cartilagini corniculate a forma di corno. PARI Cartilagini corniculate Cartilagini aritenoidee, dalle quali si diparte un legamento, il legamento vocale (formato da tessuto connettivo fibroso) che connette le basi delle cartilagini alla prominenza tiroidea. Questa cartilagine grazie a dei muscoli può ruotare intorno al proprio asse verso l’interno e verso l’esterno ed hanno a che fare con il suono. In particolare c’è un muscolo, il muscolo vocale con la stessa direzione del legamento. Quando questo muscolo viene contratto volontariamente si ha la rotazione delle cartilagini e l’emissione del suono. È importante che questi legamenti rimangano sempre aperti per far passare aria perciò nessuno riesce ad inspirare e parlare contemporaneamente. Oltre alle cartilagini c’è un'importante struttura all’interno della laringe costituita dalla mucosa respiratoria. La mucosa respiratoria è la parete della laringe a contatto con l’aria e fa due pieghe, rappresentate dalle corde vocali. Quelle superiori si chiamano corde vocali false, mentre quelle inferiori corde vocali vere (in quanto contengono il legamento, il muscolo vocale e le cartilagini aritenoidee). Durante l’inspirazione le corde vocali vere sono tra di loro lontane, mentre quando parliamo si avvicinano. Dal momento che le corde vocali false coprono quelle vere l’otorinolaringoiatria per vedere quelle vere deve far emettere un suono al paziente. La trachea come secondo tratto delle vie aeree inferiori è un cilindro cartilagineo essibile, sempre pervio e molto semplice. La trachea, infatti, è data dalla ripetizione di 15-20 anelli cartilaginei uniti dal tessuto fibroso. Questi anelli che compongono la trachea non sono dei cerchi perfetti ma sono incompleti posteriormente. La trachea è un organo molto anteriore che riesco a toccare a livello dell’incisura giugulare e che inizia a C6 e C7 e termina a T4. A T4 è destinata, infatti, a biforcarsi diventando bronco principale destro e bronco principale sinistro che vanno dentro a ciascun polmone ventilando. La diramazione di questi rami è molto particolare in quanto assomiglia ad un albero, tanto che questa struttura viene chiamata spesso “albero tracheo-bronchiale”. Per capire il funzionamento della trachea dobbiamo sezionarla per guardarne la struttura. Tagliamo, perciò, con un livello trasverso a livello dell’anello tracheale. Otteniamo in questo modo un lume cavo circondato dalla parete. Ogni organo cavo ha sempre la stessa struttura a tonache concentriche una dentro l’altra che circonda un foro. Perciò dall’interno verso l’esterno, le tonache della trachea sono: Tonaca mucosa, è la tonaca più interna che scambia con l’aria che sta passando all’interno e rappresenta un copia e incolla per tutti gli organi in cui passa aria. Questa tonaca è costituita da un epitelio respiratorio (tipico soltanto delle vie aeree), con cellule che poggiano tutte su un’unica membrana basale. Si tratta però di un epitelio pseudostratificato, ovvero costituito da uno strato unico di cellule con diversa altezza che danno l’impressione di un epitelio pluristratificato. Inoltre è anche batiprismatico, in quanto le cellule sono alte e cilindriche. Questo epitelio pseudostratificato batiprismatico è costituito da tre tipi cellulari: 1. Cellula cigliata, con la caratteristica di avere delle microciglia che vibrano in maniera continuata. 2. Cellula caliciforme (con forma a calice) mucipara (produce e secerne il muco). Questo muco prodotto si straca sopra tuo l’epitelio respiratorio, perciò è questo che sta a contatto con l’aria. L’aria con cui veniamo a contatto è sicuramente ricca di ossigeno ma ci saranno anche virus e microbi. Perciò questo muco appiccicoso ha la funzione di intrappolare tutto ciò che entra insieme all’ossigeno. Depurando l’aria il muco inevitabilmente si sporca perciò le cellule cigliate formano una corrente per eliminare il muco ormai sporco, rinnovandosi di continuo. Queste cellule vibrano quindi verso il basso e il muco viene eliminato con le feci. Depurazione dell’aria: cellule caliciformi mucipare. Umidificazione dell’aria: siero, sostanza acqua a 37° che in parte evapora e umidifica l’aria. Riscaldamento dell’aria: turbina. 3. Cellula staminale, cellula bassa rotondeggiante importante in quanto l’epitelio deve essere rinnovato spesso. Tonaca sottomucosa, è costituita da ghiandole sieromucose che lubrificano il muco in quanto secernono il muco e siero (sostanza acquosa). Tonaca fibrocartilaginea, chiamata così in quanto a seconda di dove faccio il taglio trasverso posso trovare la cartilagine o il tessuto fibroso. Perciò questa tonaca è formata da tessuto connettivo, tessuto cartilagineo e tessuto muscolare. Il tessuto muscolare è costituito da muscolatura liscia la cui contrazione provoca una riduzione del lume (istintivo quando entriamo in una stanza piena di fumo) e il suo rilasciamento, invece, un ampliamento. insieme da uno strato di muscolatura liscia (parte membranosa). Dietro alla trachea c’è l’esofago che si dilata quando accoglie il bolo per poi tornare in posizione. L’esofago si dilata verso avanti, perciò se la trachea non avesse questa parte membranosa non potrebbe permettere la dilatazione dell’esofago e quindi il passaggio del bolo. Tonaca avvenzia, una specie di pellicola che avvolge tu gli organi cavi. Abbiamo detto che a T4 la trachea è destinata a biforcarsi in due bronchi principali, ognuno dei quali entra all’interno di un polmone venlandolo. Una volta entrato: Il bronco principale si divide in bronchi lobari che vanno a ventilare a porzioni del polmone chiamati lobi. Questi lobi sono 3 a destra e 2 a sinistra (il polmone di destra è più grande perché a sinistra c’è il cuore). Una volta che i bronchi lobari entrano nei lobi si dividono in bronchi zonali che ventilano una parte del lobo, chiamato zone o segmenti (10 a destra e 10 a sinistra). Ciascun bronco zonale entrano nelle zone e diventano bronchi lobulari, perché ogni zona è formata da unità indipendenti chiamate lobuli (all’incirca 100 per ogni zona). Ciascun bronco lobulare si ramifica in bronchioli terminali, che ventilano una parte indipendente del lobulo chiamato acino (10-15 per lobulo). L’acino è l’unità funzionale del polmone che però non riusciamo vedere ad occhio nudo. Ogni bronchiolo, dentro l’acino, si divide in due bronchioli respiratori che si chiamano così in quanto iniziano a comparire nelle loro pare gli alveoli. Questi bronchioli respiratori si dividono in condotti alveolari che si aprono nel sacco alveolare, una struttura fatta solo da alveoli. Modificazioni della struttura lungo l’albero bronchiale: La parete si assottiglia. La cartilagine diventa a placche no a scomparire del tutto tanto che a livello dei bronchioli terminali non è più presente. Se diminuisce la cartilagine sparisce l’anello e tutta la tonaca viene occupata dalle fibre muscolari lisce. In particolar modo, questo cambiamento è totale a livello dei bronchioli terminali che hanno il massimo di muscolatura. La muscolatura si può contrarre e rilassare: bronco-dilatazione, bronco-restrizione. Se la muscolatura liscia dei bronchioli si stringe troppo non arriva aria agli alveoli: broncodilatatori. Aumentano le fibre elastiche tanto che raggiungono il loro massimo livello negli alveoli. Queste sono responsabili del fatto che il polmone è un organo elastico, che si deforma e ritorna. I polmoni sono due organi parenchimatosi (contrario di cavo) spugnosi perché costellati da cavità piene di aria tanto che se si prendesse un pezzo di polmone e si mettesse in una bacinella galleggerebbe. Questa procedura è molto utile in medicina legale per capire se una persona è morta annegata (i polmoni vanno a fondo perché sono pieni di acqua) o se è morta prima di essere gettata nel fiume (i polmoni galleggiano perché sono pieni di aria). Questa consistenza elastica è importante perché quando il polmone accresce le sue dimensioni, gli organi che gli stanno accanto gli lasciano delle impronte. I polmoni di un neonato sono rosa, poi diventano grigi perché i macrofagi che fagocitano la polvere muoiono e depositano sui polmoni tua la polvere raccolta. Chi vive in città avrà i polmoni più grigi. Inoltre i polmoni sono organi pari ma quello di destra è più grande in quanto il cuore comprime il polmone di sinistra perciò è più piccolo. Questi polmoni sono del torace (e sono gli organi più grandi del torace) ma in realtà occupano uno spazio che viene chiamato loggia pleuropolmonare. Il polmone ha la forma di un cono con una base, un apice e una sola faccia che gira tutto intorno. Tuttavia è un cono molto particolare perché gli è stato esportato un terzo mediale perciò è un cono con un apice arrotondato, una base concava (perché si poggia sul diaframma che è convesso) e a cui è stato esportato 1/3 mediale. Se questo è vero si è formata una faccia che nel cono reale non esiste, perciò il polmone avrà due facce: una è la faccia del cono normale che sta a contatto con coste e le vertebre tanto che questa faccia si chiama faccia costo vertebrale. Poi c’è la faccia derivata dal taglio, chiamata faccia mediastinica del polmone in quanto delimita lateralmente il mediastino. Il polmone presenta anche dei margini, uno che dà verso il basso chiamato margine inferiore (rappresenta il perimetro della base), uno anteriore e l’altro posteriore. Questi due ultimi margini dividono le due facce e non sono uguali. Il margine anteriore è molto sottile perché si incastra alla gabbia toracica e al cuore mentre quello posteriore è arrotondato perché si adegua perfettamente alla costa. Inoltre, il polmone è attraversato da piani di taglio che suddividono morfologicamente i due polmoni in lobi. Questi piani si chiamano scissure. Perciò, il polmone destro è costituito da lobo superiore, un lobo medio e un lobo inferiore mentre il polmone sinistro ha solamente il lobo superiore e inferiore in quanto quello medio è occupato dal cuore. Queste scissure dividono lobi indipendenti tra loro e fanno in modo che a destra il lobo medio è solo anteriore (lo sento solo da davan) mentre il lobo inferiore sinistro è solo posteriore (si sente solo da dietro). Stiamo guardando la faccia mediastinica del polmone che dà verso la colonna vertebrale. In questa faccia è presente una struttura a forma di racchetta, l’ilo polmonare, ovvero la porta di ingresso e di uscita di tutte quelle strutture che hanno a che fare con il polmone: arteria bronchiale (in marrone), arteria polmonare (in blu), vene polmonari (in rosso). Queste strutture sono tutte avvolte a formare una specie di sacco e nell’insieme si parla di peduncolo polmonare. Il polmone è avvolto dalla pleura, un sacco sieroso costituito da cellule mesoteliali. Durante l’embriogenesi i polmoni hanno incontrato queste due sacche sierose e queste li hanno avvolti. La membrana sierosa sarà in parte attaccata alla parete del polmone e si parlerà di pleura viscerale. Questa pleura a livello dell’ilo si deve ribaltare su quella parietale per cui a livello dell’ilo la pleura sarà chiamata parietale. Tra queste si forma una cavità pleurica in cui c’è il liquido pleurico, una specie di lubrificante che aiuta la contrazione e la dilatazione del polmone ma serve anche a far rimanere attaccati i due fogli parietali e viscerali. Perciò a seguito dell'attaccamento dei due fogli il polmone segue le deformazioni della gabbia toracica permettendo la respirazione. La pleura parietale, in particolare, corrisponde alla base del polmone ed è attaccata alla cupola diaframmatica corrispondente. Se inspiro il diaframma si abbassa ed anche il polmone. Aumenta l’altezza e il volume. Dentro c’è l’aria che è un gas che avrà una certa pressione all’interno del polmone. Se aumenta il volume, la pressione diminuisce e se la pressione diminuisce si ha una differenza di potenziale dell’aria nel polmone rispetto a quella atmosferica e posso mettere dentro aria dall’esterno. La pleura parietale, inoltre, è attaccata alla gabbia toracica in cui troviamo i muscoli intercostali esterni che presentano un andamento dall’alto al basso e da dietro a davanti (come se mettessi una mano in tasca). Quando questi muscoli si contraggono, si accorciano e le coste si avvicinano; ma le coste sono inclinate perciò questi muscoli quando si contraggono elevano le coste e la gabbia toracica si espande. Anche la pleura parietale di conseguenza subirà un aumento e aumenta la base del polmone. Ogni atto respiratorio è formato da due momenti: Inspirazione, processo attivo che richiede energia in quanto per poter inspirare è necessario contrarre i muscoli intercostali esterni e il diaframma. Insufficienza respiratoria: la persona non è più in grado di contrarre i muscoli per inspirare. Espirazione, processo passivo. Posso dilatare il polmone perché è elastico perciò sono le fibre elastiche del polmone che permettono l’espirazione. Enfisema polmonare: la persona ha difficoltà di espirazione e si presenta soprattutto negli anziani in cui le fibre elastiche si sono allentate. Ques due processi respiratori posso anche forzarli in maniera volontaria: Ispirazione profonda, contraggo di più i muscoli inspiratori e utilizzerò dei muscoli che nell’arco respiratorio normale non utilizzo (i muscoli accessori). Espirazione forzata. I muscoli accessori tipicamente sono i muscoli del collo che si inseriscono alla gabbia toracica per poter deformare. Quando vogliamo inspirar di più alziamo la testa e utilizzeremo, quindi, i tre muscoli scaleni del collo: scaleno anteriore, medio e posteriore. Questi muscoli dalla parte cervicale della colonna si inseriscono nelle prime due coppie di coste portandole in alto durante l’inspirazione. L’altro muscolo accessorio è il muscolo sterno cleido-mastoideo, grande muscolo laterale del collo che si inserisce nello sterno, nella clavicola e nel processo mastoideo del temporale. Se si è stressa vengono utilizzati moltissimo questi muscoli del collo e al contrario i bambini piccoli hanno una respirazione molto di pancia. La donna respira meno con la pancia in vista del parto. L’APPARATO DIGERENTE L’apparato digerente è formato da un tubo, chiamato canale alimentare o tubo digerente, lungo 12m che inizia nella cavità orale e finisce nella cavità anale. Questo, pur essendo un tubo unico, può essere sezionato in alcune parti ed ogni parte svolge una funzione diversa: 1. Assunzione di alimenti dall’esterno (ingestione/mascazione). 2. Deglutimento del bolo masticato. 3. Demolizione degli alimenti in molecole semplici assorbibili utilizzabili dalle cellule del nostro organismo per i loro fabbisogni (Digestione: processo chimico che permette di ridurre gli alimenti nella minima parte di cui sono forma). 4. Assorbimento delle molecole nella circolazione sanguigna e linfatica. 5. Eliminazione dei materiali tossici o residui all’esterno dell’organismo (defecazione). Cavità orale Faringe Esofago, organo mediastinico Stomaco Piccolo intestino (o intestino tenue), che essendo lungo 6m deve raggomitolarsi formando delle anse addominali. L'intestino tenue è formato da tre parti: 1. Duodeno, la parte immediatamente successiva allo stomaco. 2. Digiuno 3. Ileo Grosso intestino (o intestino crasso) si divide in tre parti: 1. Intestino cieco, la parte successiva all’ileo. 2. Colon 3. Retto, ultima parte del tubo digerente che immee nella cavità anale. A questo tubo alimentare sono ammesse delle ghiandole che non fanno parte della parete del tubo ma vi sono attaccate attraverso i loro dotti escretori in quanto producono qualcosa che deve andare all’interno: Ghiandole salivari, secernono la saliva, nella cavità orale. Queste sono tre coppie a destra e a sinistra: 1.Parotidi, sotto l’orecchio 2.Sottolinguali 3.Sottomandibolari Fegato, immette nel tubo alimentare la bile, essenziale alla digestione degli acidi grassi (se non avessimo bile non potremmo digerire nulla che contiene qualcosa di lipidico). Pancreas, ghiandola vitale che produce e immette nel tubo digerente tutti gli enzimi digestivi (senza il pancreas non potremmo digerire nessun alimento e quindi non potremmo assorbire nulla: ecco il motivo per cui i tumori al pancreas sono così terribili). Cavità orale comunica all’esterno attraverso uno spazio chiamato rima buccale e all’interno con la faringe attraverso uno spazio chiamato istmo (passaggio) delle fauci. La cavità orale è suddivisa in due parti dalle arcate gengivo-dentarie: 1. Vestibolo della bocca, limitato da arcate gengivo-dentarie, labbra e guance. Se dilato le due labbra, noto che ogni labbro è attaccato alla rispettiva arcata gengivo-dentaria dal frenulo, il quale serve a frenare il movimento delle labbra durante la fonazione e la masticazione. Inoltre, a livello del secondo premolare superiore sono presenti due papille, una a destra e una a sinistra, che non sono altro che lo sbocco del dotto di Stenone. Questo dotto è lo sbocco secretore delle ghiandole parotidi che producono e secernono saliva, la quale raggiunge il vestibolo grazie al dotto. Le parotidi si trovano attaccate alla mandibola sotto a ciascun orecchio e sono frequentemente sede del mixovirus che dà origine alla parotide (orecchioni). La parotide trae un importante rapporto con un nervo, il nervo facciale che va ad innervare tutti i muscoli mimici della faccia. La parotide essendo anche sede di tumori può essere rimossa e data la forte variabilità da persona a persona il chirurgo potrebbe non accorgersi che il paziente presenta i nervi a contatto con la parotide. In questo caso il paziente potrebbe andare incontro quasi ad una paralisi facciale, che nel migliore dei casi si risolve nel giro di poco tempo. Questa saliva sbocca, quindi, a livello del vestibolo della bocca ma in realtà viene continuamente immessa in cavità orale anche quando siamo con le arcate gengivo-dentarie chiuse. Questo perché il vestibolo della bocca comunica sempre con la cavità orale attraverso lo spazio retro-dentale in cui passa la saliva. 2. Cavità orale propriamente detta, limitata anteriormente dalle arcate gengivo-dentarie, superiormente dal palato e inferiormente dal muscolo miloioideo. Il palato, anteriormente è formato da ossa che costituiscono il palato duro e posteriormente da muscoli scheletrici che costituiscono il palato molle. Di questi muscoli scheletrici l’ultimo è molto particolare in quanto costituisce l’ugola (o velo pendulo) che forma l’istmo delle fauci penzolando verso il basso. L’istmo delle fauci oltre che dall’ugola è formato da altri due muscoli pari (2 a destra e 2 a sinistra) forgiati ad arco in cui un arco è anteriore ed uno posteriore. Arco glossopalatino (anteriore) collega la lingua al palato molle. Quando contraiamo questo muscolo in maniera volontaria la lingua tende ad andare verso il palato e ciò accade quando vogliamo deglutire. Arco faringopalatino (posteriore). I due archi divergono tra di loro ad accogliere una struttura sferica chiamata tonsilla palatina, una a destra e una a sinistra. Queste tonsille appartengono al sistema linfatico, che ci difende all’interno del nostro organismo. Le tonsille, infatti, sono un insieme di cellule del sistema immunitario che si aggregano tra di loro (posizione strategica in quanto sono proprio all’ingresso) e quando avvertono qualcosa di estraneo proliferano e quindi si ingrossano. L’ingrossamento delle tonsille è una cosa fisiologica, il problema è quando si formano le placche. Se si ingrossano di conseguenza avrò difficoltà nella deglutizione e nella fonazione. Infine i due archi congiungono a formare l’ugola palatina che quando si contrae si innalza e va verso avanti al verso opposto dell'epiglottide che sta sotto così da evitare di mandare soprattutto i liquidi dalla cavità orale a quella nasale. La maggior parte della cavità nasale è occupata dalla lingua, un organo impari con molte funzioni. - Permette la masticazione - Permette la fonazione - È l’organo primario della deglutizione, che inizia perché la lingua va in alto e verso dietro in maniera volontaria. Se così non fosse non potremmo deglutire: chi ha una paralisi alla lingua viene nutrito con il sondino naso-gastrico. - È l’organo del gusto in quanto vi sono sparsi i recettori del gusto, chiamati calici gustativi. La lingua è formata da tre parti: 1. Radice attaccata al muscolo miloioideo 2. Corpo 3. Apice. Inoltre nella lingua si distinguono anche una faccia superiore ed una inferiore: - Dorso della lingua: è caratterizzato da un solco mediano che corrisponde ad un tendine, il quale dà inserzione ai muscoli che servono per cambiare forma alla lingua. Successivamente a livello della radice è presente un altro solco, il solco terminale che indica dove finisce il corpo e inizia la radice. A livello della radice, inoltre, è presente la tonsilla linguale, che svolge le stesse funzioni delle tonsille palatine. Nel dorso della lingua sono sparsi i calici gustativi, organizza in papille visibili nella lingua: Papille fungiformi, sono sparse su tutto il dorso e ci appaiono rosse. Papille foliate, assomigliano a delle foglie e sono posizionate ai margini destro e sinistro della lingua. Papille circumvallate, con più calici gustativi rispetto alle altre e ci fanno sentire, in particolare, il gusto dell’amaro, importante perché collegato a qualcosa che non è voluto dal nostro organismo (ex. veleno). Papille filiformi, si trovano ai lati del solco mediano. Queste papille non sono gustative, ma tali, termiche e dolorifiche ed è grazie a queste che i bambini conoscono il mondo mettendosi gli oggetti in bocca. Il Sars-cov 2 alterna la funzione di questi calici gustativi. - Ventre della lingua: per poter vederlo devo sollevare corpo e apice ed apice della lingua Come sappiamo la lingua presenta un frenulo che attacca il corpo della lingua al pavimento della cavità orale e ne limita anche il movimento della lingua. Ai lati del frenulo ci sono delle papille, ovvero sbocchi delle ghiandole salivare sottolinguale e sottomandibolare. Questa zona viene sfruttata molto per dare i farmaci sotto-linguali. Infatti questa zona, bagnatissima di saliva, fa in modo che la pastiglia si sciolga molto velocemente. Inoltre il farmaco viene anche assorbito e messo in circolo immediatamente grazie alle molte vene che si trovano sotto la lingua. Funzioni della saliva: 1. Impasta il cibo che viene ingerito. Nella saliva ci sono enzimi litici che danno inizio un po' al processo di digestione ma non si può parlare di un totale processo. Piuttosto possiamo dire che questi enzimi rompono un pochino ciò che stiamo mangiando. 2. Ci sono anche delle sostanze (difensive) che ci difendono: non a caso quando ci si procura una ferita viene istintivo talvolta utilizzare la saliva. 3. Mantiene puliti i calici per sentire bene i gusti. La faringe è una porzione del tubo digerente forgiata ad imbuto che topograficamente si trova tra C1 e C6. È un organo prettamente muscolare scheletrico, rivestito da mucosa. La faringe ha posteriormente e di lato una parete continua, ma anteriormente la parete anteriore è interessata da alcune aperture che le permettono di comunicare con gli organi che gli stanno davanti e proprio grazie a questa comunicazione, la faringe è suddivisa in tre parti: - Rinofaringe, attraverso le coane comunica con le cavità del naso. - Orofaringe, comunica con la cavità orale propriamente detta. - Ipo o Laringo-faringe, è il punto di snodo che anteriormente comunica con la laringe ma posteriormente si continua con l’esofago. È quella che si chiude quando stiamo deglutendo in modo che il bolo segua la giusta direzione. A livello della rinofaringe possiamo trovare delle tonsille, la tonsilla faringea, che è impari e le tonsille tubariche al di là delle coane. L’aria che raggiunge la rinofaringe viene valutata da queste tonsille e se entra qualcosa di estraneo, allora si ingrossano. Se si ingrossano la persona fa fatica a inspirare con il naso ed utilizza la bocca. Le tonsille tubariche si chiamano così perché si trovano vicino gli orifizi delle tube di Eustachio. Di questi orifizi ne abbiamo due, uno a destra e uno a sinistra e la tuba di Eustachio fa in modo che la rinofaringe sia collegata con l’orecchio medio. Approfondimento su l'orecchio L’orecchio esterno è formato da: - Padiglione auricolare - Condotto uditivo esterno (o meato acustico esterno), che in parte è cartilagineo e in parte è osseo in quanto questa parte dell’orecchio ha a che fare un l’osso temporale del cranio. Queste due strutture sono fatte per convogliare all’interno le onde sonore. L’orecchio medio, è scavato dentro l’osso temporale e, perciò, non possiamo vederlo. Tra il medio e l’esterno è presente la membrana del timpano che deve stare il più possibile distesa e che viene messa in vibrazione dalle onde sonore che vi giungono. Nell’orecchio medio ci sono 3 ossicini (martello, incudine, staa) che hanno la possibilità di amplificare le onde sonore di 20 volte, consentendoci di poter sentire anche il fruscio di una foglia. L’orecchio interno contiene: I recettori dell’udito, raccolti all’interno di una struttura ossea chiamata chiocciola (o coclea). Recettori dell’equilibrio all’interno del labirinto, che può andare incontro ad un’infezione comune, la labirintite. La sensazione di equilibrio viene portata dal nervo vestibolare che viaggia insieme a quello cocleare. Anche le onde sonore colpiscono la membrana del timpano nella maniera più efficace possibile, questa membrana deve essere tesa e per poter essere tesa le due facce devono avere la stessa pressione. Salendo in alta montagna la pressione atmosferica diminuisce e la membrana tende ad incurvarsi perché la pressione esterna è minore di quella interna. Per stappare le orecchie dovrò aprire l'orifizio della tuba di Eustachio: sbadiglio o masco. Se vado sott'acqua all’interno dell’orecchio entra solo l’aria ma anche l’acqua. Quando vado sott'acqua, dunque, devo aumentare la pressione nella tromba di Eustachio e in faringe: manovra di compensazione. Se la membrana si incurva troppo a causa della differenza di pressione si rompe. Otite: l’aria entra in rinofaringe. L’esofago è un tubo muscolare che inizia da C6 e va a C10. A riposo ha un lume che quasi non si vede ma che si allarga quando passa il bolo. Soltanto per 1cm l’esofago ha muscolatura scheletrica (deglutizione volontaria), dopo liscia (involontaria). L’esofago quando attraversa il mediastino, trae un rapporto molto importante con l’aorta, chiamato doppio incrociamento aorto-esofageo. L’aorta e l’esofago, infatti, andando entrambi in basso verso il diaframma si incrociano due volte. L’aorta incrocia per la prima volta l’esofago quando fa l’arco. Successivamente l’esofago che prima stava a contatto con la colonna viene mandato avanti dall’aorta attraverso un secondo incrocio. Questo doppio incrociamento è importante perché qualsiasi patologia dell’aorta si riee sull’esofago e viceversa. La struttura dell’esofago e quindi la struttura di tutto il tubo digerente in quanto questo è un tubo unico. Perciò partiamo dalla struttura generale del tubo digerente: La parete del tubo digerente, essendo questo un organo cavo, è formata da tonache concentriche che delimitano un foro. - Tonaca mucosa, in tutto il tubo digerente è fatto da tre strati: 1. Epitelio di rivestimento 2. Membrana o lamina basale 3. Strato molto sottile di muscolatura liscia, chiamata muscolaris mucosae (lo strato muscolare della tonaca mucosa). - Tonaca sottomucosa: connettivo che contiene vasi e nervi e che può contenere o no ghiandole a seconda del tratto. - Tonaca muscolare, organizzata in due strati: 1. Strato circolare interno, le fibre hanno un andamento circolare intorno al tubo. 2. Strato longitudinale esterno, le fibre hanno un andamento perpendicolare. - Tonaca avvenzia, la parete è rivestita da una specie di pellicola che avvolge l’organo cavo. Però a seconda del tratto la tonaca avvenzia può essere sostituita dalla tonaca sierosa (a livello addominali porzioni di questo tubo digerente saranno avvolte da tonaca sierosa del tutto uguale al pericardio e alla pleura). La parete dell’esofago. Prendiamo una sezione trasversa dell’esofago. - Tonaca mucosa: epitelio di rivestimento (in viola) lamina e strato muscolare (in rosso). L’epitelio di rivestimento è un epitelio semplice, pavimentoso, pluristratificato che svolge la protezione meccanica e chimica dell’organo. Inoltre è un epitelio non cheratinizzato (in alcune specie sopra a questo epitelio è depositata cheratina, che serve a garantire una maggiore protezione). La muscolaris mucosae aiuta a spremere il dotto della ghiandola oltre a garantire all’organo di allargarsi quando sta accogliendo il bolo. - Tonaca sottomucosa: sono presenti le ghiandole esofagee che con il loro dotto sboccano a livello del lume dell’esofago. Queste ghiandole secernono muco, fondamentale perché è un ulteriore protezione per ciò che sta scendendo verso l’esofago. - Tonaca muscolare: costituita da due strati (circolare interna e longitudinale). Si tratta di muscolatura liscia che in maniera coordinata si contrae e fa in modo che il contenuto del tubo digerente prosegua fino al retto attraverso la peristalsi intestinale. Il bolo infatti non scende per gravità (posso mandare giù il bolo anche se sto a testa in giù). - Tonaca avvenzia, in questo caso la maggior parte della tonaca dell’esofago è avventizia in quanto è principalmente un organo mediastinico e soltanto per pochi centimetri è addominale (in questo caso: tonaca sierosa) sotto il diaframma. L’esofago a T10 buca il diaframma e diventa stomaco attraverso l'orifizio esofageo. Questo orifizio ha la funzione di bloccare il reflusso dallo stomaco all’esofago, il reflusso gastro-esofageo. Nei bambini è una cosa quasi fisiologica, mentre negli adulti non dovrebbe accadere in quanto il bolo deglutito viene mescolato ad un succo molto acido e causa problemi se risale verso l’altro. Lo stomaco, trovandosi sotto il diaframma, è per definizione un organo addominale perciò, prima di descrivere lo stomaco, bisogna capire i limiti della regione addominale: Limite superiore: diaframma, tutto ciò che sta sopra al diaframma è toracico e tutto ciò che sta sotto addominale. Limite inferiore: stretto superiore della pelvi, che separa l’addome dalla pelvi (in greco “pelvi” vuol dire bacinella, perciò in altri termini è il bacino). Pelvi ossea Il bacino è composto da due ossa pari, chiamate “ossa dell’anca” che nel complesso hanno forma rettangolare. Avranno perciò: - Margine superiore - Margine inferiore - Margine laterale - Margine mediale - Faccia mediale - Faccia laterale. L’osso dell’anca deriva dalla fusione, che avviene già nella vita inter-uterina, di tre parti: 1. Ileo, porzione superiore. 2. Ischio, porzione infero-posteriore. 3. Pube, porzione infero- anteriore. L’ileo è la parte superiore dell’anca ed anche la più estesa. Questo ha la forma di un ventaglio, il cui manico corrisponde all’inserzione con le altre due ossa. L’ileo presenta: - Un margine superiore, chiamato cresta iliaca. - Due sporgenze anteriori e due sporgenze posteriori, chiamate spine iliache. Tra questa coppia di spine ce n’è una più in basso e una più in alto, perciò troveremo: 1. Spina iliaca anteriore superiore 2. Spina iliaca anteriore inferiore 3. Spina iliaca posteriore superiore 4. Spina iliaca posteriore inferiore. Tra queste spine, la più importante è la spina iliaca anteriore superiore, la quale rappresenta un punto di repere fondamentale per capire la posizione degli altri organi. Sulla faccia laterale esterna, l’ileo presenta tre linee ossee, le quali danno inserzione ai muscoli glutei che, essendo l’anca un osso piatto, non avrebbero modo di attaccare all’osso il proprio tendine. Queste linee ossee vengono chiamate linee glutee (al plurale perché i glutei sono tre muscoli che si inseriscono uno sull’altro: gluteo superiore, gluteo medio e gluteo inferiore). Nella faccia mediale interna si può notare che l’ileo presenta: - Una fossa, chiamata “fossa iliaca”. - Linea ossea molto accentuata, chiamata “linea arcuata” (o innominata), un punto in cui l’anca sembra che si ripieghi verso l’interno. - Faccia articolare per le ali del sacro, che articolandosi con le ali del sacro origina l'articolazione sacro-iliaca. L’ischio occupa la parte infero- posteriore dell’osso dell’anca e rappresenta l’osso che si serve per stare seduti in quanto è la parte più inferiore e posteriore. L’ischio ha la forma di una C aperta verso davanti che presenta un’unica spina, chiamata semplicemente “spina ischiatica". Nel livello più inferiore l’osso è molto rugoso ed è questo il punto in cui si attaccano molti muscoli dell’arto inferiore, zona chiamata “tuberosità ischiatica". Il pube è un osso a forma di L composto da due branche: - Branca superiore; chiamata branca ileo-pubica, che fa unire il pube a livello dell’ileo. - Branca inferiore chiamata branca ischio-pubica, che fa unire il pube all’ischio. Inoltre a livello del pube c’è una protuberanza anteriore, il tubercolo pubico, un importantissimo punto di repere per il canale inguinale. Nella parte della branca ischio-pubica, sotto il tubercolo è presente la superficie di articolazione per l’altro osso del pube, la sinfisi pubica, tanto che tra il pube dentro e sinistro c’è un disco di fibrocartilagine (anfiartrosi, arcolazione semimobile). A livello generale dell’osso dell’anca, nel punto in cui le tre ossa si uniscono tra di loro si origina, esternamente, una grossa concavità, l’acetabolo. Questa struttura è una faccia articolare che si articola con la testa del femore attraverso l'articolazione coxo-femorale. Nella parte inferiore dove si uniscono pube e ischio si ha un foro, il foro otturatorio, che nel vivente non è libero ma presenta una membrana che lascia passare solo quale vena e qualche nervo. L’osso dell’anca di destra e di sinistra si chiudono verso dietro con il sacro, araverso l’articolazione sacro iliaca e verso davan attraverso la sinfisi pubica. In questo modo si forma il bacino (o pelvi ossea). Le sezioni comunicano attraverso un perimetro centrale, il quale suddivide l’addome dalla pelvi. Il limite tra grande e piccola pelvi è chiamato “stretto superiore delle pelvi”. Perciò la grande pelvi appartiene all’addome, mentre la piccola e vera e propria pelvi, alla zona pelvica. Lo stretto superiore delle pelvi parte dal margine superiore della sinfisi pubica, passa per il tubercolo, percorre le branche ileo-pubiche, tutta la linea arcuata, oltrepassa l'articolazione sacro-iliaca e passa in una zona del sacro, chiamata “promontorio del sacro”, il limite tra L5 e S1. In questo punto si passa da una lordosi molto accentuata ad una cifosi molto accentuata. La pelvi ossea (o bacino) è suddivisa in: Grande pelvi, superiore. Piccola pelvi, inferiore. Queste due sezioni comunicano attraverso un perimetro centrale, il quale suddivide l’addome dalla pelvi. Il limite tra grande e piccola pelvi è chiamato “stretto superiore delle pelvi”. Perciò la grande pelvi appartiene all’addome, mentre la piccola e vera e propria pelvi, alla zona pelvica. Lo stretto superiore delle pelvi parte dal margine superiore della sinfisi pubica, passa per il tubercolo, percorre le branche ileo-pubiche, tua la linea arcuata, oltrepassa l'articolazione sacro-iliaca e passa in una zona del sacro, chiamata “promontorio del sacro”, il limite tra L5 e S1. In questo punto si passa da una lordosi molto accentuata ad una cifosi molto accentuata. DIFFERENZE: 1. Il foro dello stretto superiore della pelvi nelle femmine è più ellittico e largo, mentre quello del maschio è più stretto e rotondo. Ciò è dovuto al fatto che nella donna durante il parto qui deve passarci la testa del bambino. 2. L’osso dell’anca della femmina è molto più grande e più svasato. Questo fa in modo che l’acetabolo che accoglie il femore sia in posizione diversa (più laterale), perciò la femmina per poter camminare compie una leggera rotazione del femore. Si dice quindi che la femmina “sculetta”, cosa che il maschio non è portato a fare e questo movimento ha come scopo la riproduzione. 3. Nella femmina c’è una grande distanza tra la sinfisi pubica e il sacro. Anche questa differenza è in vista del parto, poiché deve passarci la testa del feto. Inoltre sappiamo che, durante il parto, la donna produce un ormone, la relaxina, che rende più mobile l'articolazione della sinfisi pubica. Infatti sotto la sinfisi pubica si forma un angolo, l’angolo pubico (femmina 110°, maschio max. 90°) in quanto il maschio, non dovendo partorire, ha questa articolazione molto meno flessibile. La pelvi femminile è, dunque, frutto dell’evoluzione. Infatti saranno certamente nate donne con la pelvi maschile che però sono morte durante il parto. Data l’enorme variabilità da persona a persona, ancora oggi può esserci una donna con una pelvi non adaa al parto, perciò prima di procedere l’ostetrica o la ginecologa misurano il diametro dell’angolo pubico programmando, se necessario, un parto cesareo. I muscoli scheletrici che costituiscono la parete molle dell’addome: Il più superficiale è il muscolo quadrato dei lombi che si trova ai lati della colonna vertebrale e, in particolar modo, si origina dalla dodicesima costa e si inserisce nella cresta iliaca. Questo muscolo ci fa distendere la gabbia toracica e può servire per tirare in alto l'osso dell’anca. Il muscolo grande psoas, più interno, è a forma di fuso ed origina da tutti i processi trasversi delle vertebre da T12 a L4. Successivamente, con un unico ventre muscolare si inserisce nel femore a livello di una protuberanza, il piccolo trocantere del femore. Qui vi si inserisce insieme ad un altro muscolo, il muscolo ileo che ricopre internamente la faccia dell’ileo. Il fatto che si inseriscono insieme fa sì che questo muscolo, nel complesso, prenda il nome di muscolo ileo-psoas. Quando questi muscoli si contraggono e prendo come punto fisso la colonna vertebrale le fibre si accorciano in direzione della colonna, porto il bacino verso l’alto, fletto la coscia e ruoto anche lateralmente il femore. Successivamente, a destra e a sinistra dei due muscoli quadrati si originano tre muscoli soli e larghi, uno dentro all’altro. Li ritroviamo posteriormente ma si vedono bene anche anteriormente perché questi 3 muscoli da dietro viaggiano sempre insieme e ricoprono tutta la parete addominale, circondando completamente tutto l’addome e quindi formano il grosso della parete addominale. 1. Muscolo trasverso dell’addome, il più interno. 2.Muscolo obliquo interno, intermedio. 3. Muscolo obliquo esterno, il più esterno e quello che riusciamo a toccare. Se il muscolo è sole e largo lo sarà anche il tendine, perciò in questo caso non si chiamano tendini ma aponevrosi. Questi obliqui esterni si uniscono con i loro aponevrosi ad una linea tendine, la linea alba che dal processo dello sterno va verso la sinfisi pubica. Il chirurgo, durante interventi addominali, taglia proprio lungo questa linea. Tagliando il muscolo obliquo esterno, troviamo l’obliquo interno che fa la stessa cosa inserendosi anch’esso alla linea alba, così come anche il muscolo trasverso. Perché sono stati messi tre muscoli e non solamente uno? Questi muscoli differiscono nell’andamento delle fibre muscolari. Nel muscolo obliquo interno avremo un andamento dall’alto verso il basso (come intercostali esterni), nel muscolo obliquo esterno dal basso verso l’alto (come intercostali interni) e nel caso del muscolo trasverso un andamento circolare. Questi muscoli, a seguito del differente andamento delle fibre, provocano di conseguenza movimenti diversi: - Rotazione e flessione: muscoli obliqui. - Restringimento del lume addominale: muscolo trasverso. Ai lati della linea alba troviamo i muscoli retti dell’addome, che partono dalle arcate condro-costali e si inseriscono alla sinfisi pubica. Questi hanno la caratteristica di essere muscoli poligastrici (con tanti ventri muscolari separati da inserzioni tendinee). Funzioni muscoli addominali: - Defecazione - Quando ridiamo ci scappa la pipì perché vengono compressi gli organi addominali. - Parto - Respirazione, in particolare espirazione forzata. - Stabilizzare la parte lombare della colonna in cui si carica più peso corporeo (quando solleviamo dei pesi, i muscoli addominali fanno in modo che la colonna non venga sovraccaricata dal peso). Inoltre, a livello della linea alba è presente a circa 2/3 superiori, la cicatrice ombelicale, ovvero ciò che rimane dei vasi che ci facevano comunicar