Anatomia 46 PDF
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Università degli Studi di Torino
Sofia Cancila/Siddi Giulia
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This document is a lecture on human anatomy, focusing on anatomical planes and terminology. It discusses the history of anatomy, from ancient civilizations to the Renaissance, and the evolution of anatomical study methods. The lecture also covers modern anatomical techniques, including dissections, plastination, and imaging.
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Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 PIANI E TERMINOLOGIA ANATOMICA STORIA E TERMINOLOGIA Inizierei con questa parte relativa a cenni sulla storia dell’anatomia e sull’utilizzo della terminologia appropriata che viene utilizzata i...
Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 PIANI E TERMINOLOGIA ANATOMICA STORIA E TERMINOLOGIA Inizierei con questa parte relativa a cenni sulla storia dell’anatomia e sull’utilizzo della terminologia appropriata che viene utilizzata in questa disciplina. L’anatomia umana è una disciplina molto antica che risale agli albori dei tempi perché già nell’Antico Egitto o negli antichi popoli cinesi e indiani venivano praticate delle tecniche di conservazione dei corpi che richiedevano la conoscenza e lo studio del corpo umano: la pratica dello studio del corpo umano si attua da veramente diversi secoli. L’anatomia umana come disciplina e come studio del corpo umano in realtà ha il suo primo periodo di fioritura nell’Antica Grecia proprio perchè intorno al 700 a.C. risalgono i primi scritti che descrivono il corpo umano e i primi medici, “curatori” del corpo umano come Ippocrate o Erofilo di Calcedonia che fu il primo ad eseguire una dissezione da cadavere. Anche nel Periodo Romano abbiamo figure importanti nell’anatomia come Galeno, colui che pone le basi dello studio dell’anatomia nella comunità medica, identifica alcune strutture tra cui vasi venosi che prendono ancora oggi il suo nome, alcune strutture a livello della testa che non erano state evidenziate prima e fa il primo studio di anatomia comparata: studia perciò quella che è l’anatomia dell’uomo paragonandola con quella degli animali. Lo studio dell’anatomia ha un freno nel periodo del Medioevo, in particolare perche è in questo periodo che papa Innocenzo III mette un veto e quindi scoraggia lo studio dell’anatomia imponendo il divieto della dissezione del cadavere e interrompendo così lo studio anatomico sul corpo umano. Questa attività riprende nel Rinascimento, l’altro periodo fiorente degli studi classici dell’anatomia umana perché in questo periodo sono pubblicati i primi trattati di anatomia tra cui quello di Andrea Vesalio ossia il De Humani Corporis Fabrica che è il primo atlante anatomico che descrive in modo preciso quelle che sono le strutture del corpo umano e i rapporti tra queste strutture. Al periodo rinascimentale risalgono studiosi come Falloppio e Eustachio che scopriranno alcune strutture che prenderanno il nome da questi scienziati. Un grosso input dello studio dell’anatomia si ha dal ‘600 in poi grazie all’invenzione del microscopio quindi grazie a van Leewenhoek e Malpighi; i tessuti quindi possono essere studiati non solo da un punto di vista macroscopico, ma anche microscopico e quindi sarà possibile associare a una struttura anatomica la sua composizione cellulare. Da queste prime invenzioni la tecnologia si è evoluta nel tempo e oggi possiamo avere a disposizione diverse tecnologie usate soprattutto nella pratica medica e che ci permettono di osservare alcune strutture del corpo umano in maniera poco invasiva o addirittura non invasiva. L’anatomia umana è formata da diverse branche e la distinguiamo generalmente in due categorie: sistematica e topografica. L’anatomia sistematica è quella branca che analizza la struttura degli organi e i rapporti tra essi, quindi analizza sistemi di organi e possiamo distinguerla in l’anatomia macroscopica se si limita a osservare elementi visibili a occhio nudo (ad esempio il cuore dall’esterno, il fegato) e in microscopica che usa metodologie istologiche, microscopi per descrivere microstrutture e l’organizzazione di questi organi. Abbiamo poi un’altra branca, ossia l’anatomia topografica che studia gli organi a seconda della sede che occupano e divide il corpo in territori o regioni (es. regione toracica o addominale) o in strati. Abbiamo poi altri tipi di branche dell’anatomia di cui non ci occuperemo e che sono più relative all’ambito medico; per esempio l’anatomia patologica che studia le alterazioni dei sistemi e degli organi, chirurgica che Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 studia problemi anatomici relativi a patologie curate con la chirurgia, l’anatomia radiografica che è legata ad aspetti medici e clinici e l’anatomia artistica legata all’arte che studia le proporzioni, le forme delle varie regioni corporee, gli organi per come sono fatti nelle loro forme, il movimento e così via. L’anatomia studia i vari livelli di organizzazione che vanno dallo studio dell’organismo in generale, in toto, a uno studio più preciso degli apparati, formati da diversi organi e quindi l’anatomia si occupa di indagare a livello di organo le strutture e come questi sono costituiti, e poi un livello microscopico che è quello tissutale. L’anatomia microscopica si occupa infatti di indagare quella che è l’organizzazione tissutale dei vari organi. TECNICHE DI INDAGINE I primi studi sono stati fatti nel passato su cadavere, il primo metodo di studio per indagare l’anatomia, e a partire dal 1500 sono stati fatti diversi studi di dissezione e le varie regioni e organi sono stati meticolosamente disegnati da questi studiosi come Vesalio per la costruzione di atleti anatomici; tra questi studiosi del copro umano possiamo annoverare anche Leonardo da Vinci che non era un medico, uno scienziato, ma ci ha lasciato disegni precisi di strutture anatomiche che disegnò e quindi molto probabilmente vide di persona. La dissezione anatomica viene tutt’ora praticata a scopo didattico solo in alcune sedi previe autorizzazioni (occorre avere cadaveri di volontari, gente che decide di lasciare il suo corpo per la pratica medica), e per lo studio e la ricerca; naturalmente ha i suoi pro e i suoi contro e tra gli svantaggi bisogna pensare che questi cadaveri sono copri mantenuti congelati o perfusi con soluzioni fissative e quindi rispetto all’organismo vivente ci saranno strutture che cambieranno o di forma, o di colore o di consistenza. La dissezione anatomica inoltre è costosa e richiede sedi appropriate quindi aule anatomiche in sicurezza con tavoli anatomici da dissezione, strumenti medici per poter dissezionare le varie parti e così via. Ultimamente ci sono procedimenti che permettono di conservare il copro umano andando a sostituire i liquidi con resine, polimeri di silicone; questa tecnica si chiama plastinazione ed è utilizzata ad oggi non tanto a scopo didattico, ma a scopo ricreativo. Questa è una tecnica che mantiene inalterati i colori dei tessuti e rende i reperti organici molto rigidi, utile allo scopo didattico perché permette di vedere in maniera abbastanza verosimile le strutture e gli organi, però in realtà è usata per scopi ricreativi. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Nei tempi moderni possiamo usare tecniche moderne legate soprattutto a indagini cliniche mediche anche per effettuare delle indagini dal punto di vista anatomico. Sono tecniche non invasive o comunque poco invasive che permettono di fare questi studi direttamente sul paziente o sull’individuo sano. Esiste poi anche un’anatomia di superficie del vivente che viene fatta soprattutto negli ambienti anglosassoni dove si fanno esami palpatori su volontari generalmente pazienti o addirittura attori. Per conoscere l’organizzazione e le strutture del corpo umano possiamo avvalerci di diverse tecniche, di studi clinici e quindi possiamo studiare l’organizzazione di organi e sistemi utilizzando l’endoscopia, andando a inserire una telecamera all’interno del nostro corpo per indagare quelle che sono le cavità dell’organismo. Questo è un esempio di laparoscopia che può andare a visualizzare le pareti interne dello stomaco. Possiamo avvalerci delle immagini radiologiche e quindi grazie alle radiografie possiamo andare a vedere strutture profonde che non sono visibili con la semplice anatomia di superficie, quindi grazie ai raggi X che sono in grado di attraversare un tessuto possiamo andare a visualizzare su una lastra quelle che sono alcune strutture del corpo umano, in generale strutture più dense come ossa e denti. Grazie alla somministrazione di sostanze di contrasto possiamo andare a visualizzare quello che è il circolo e quindi andare a vedere strutture vascolari per studiare ad esempio l’integrità. Per quanto riguarda lo studio della vascolarizzazione dei vasi abbiamo a disposizione l’angiografia che è usata per visualizzare la disposizione dei vasi sanguigni negli organi specifici. Grazie alla somministrazione di un mezzo di contrasto possiamo vedere in questo caso l’organizzazione dei vasi, la disposizione e se un vaso è occluso o no. La tomografia o la risonanza magnetica si basano su una sorgente di raggi X che ruota intorno al corpo e che permette di ottenere scansioni dell’intero corpo umano o di una parte di esso che Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 rappresentano delle sezioni del copro; stessa cosa la risonanza magnetica prevede l’applicazione di campi magnetici invece di raggi X. Ci sono poi altre tecniche non invasive sviluppate per ottenere immagini tridimensionali il più verosimile possibile a quella che è l’anatomia di superficie della regione corporea. Abbiamo ad esempio queste scansioni a spirale (immagine in basso a sinistra) usate per vedere l’integrità delle articolazioni; l’ecografia (immagine in basso a destra) è un’altra tecnica non invasiva che non richiede l’uso di raggi X o di traccianti, può essere usata per gli studi anatomici, è data dall’emissione di ultrasuoni da parte di una sonda e permette di avere una visione di regioni corporee, cavità e permette lo studio in tempo reale di alcune strutture di interesse. Durante le gravidanze, ad esempio, per vedere il feto o a livello cardiaco per vedere lo stato di salute delle valvole cardiache, quindi l’apertura e la chiusura corrette durante i movimenti di sistole e diastole; il suo punto debole è che le immagini fornite sono sgranate e non dettagliate. Vi sono poi tecniche di indagine che prevedono l’uso di isotopi radioattivi, meno sicuri per il paziente, ma più efficaci in termini di qualità dell’immagine che restituisce. Tra queste vi è la PET, la tomografia a emissione di positroni, le cui immagini di alcune strutture anatomiche fornite dal software sono dettagliate. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Qui vediamo per esempio sezioni su vari piani della testa con la corteccia cerebrale illuminata in particolari aree appunto perché il tracciante, questo isotopo radioattivo, viene particolarmente consumato in alcune regioni piuttosto che in altre. Infine uno degli strumenti molto utili per lo studio dell’anatomia umana sono i tavoli anatomici virtuali detti “anatomage” fatti a tavolo settorio, in realtà sono computer in cui sono caricati informazioni relative a 5/6 cadaveri virtuali che in realtà sono cadaveri reali, persone il cui corpo è stato scannerizzato fetta per fetta, regione per regione, organo per organo e a partire da queste sezioni virtuali sono stati ricostruiti organismi in modo che usando il tavolo virtuale sia possibile aprire il cadavere virtuale e scegliere l’apparato, il sistema, l’organo che si vuole visualizzare. È possibile ad esempio visualizzare solo il sistema nervoso, solo l’apparato cardiocircolatorio, solo la muscolatura, la testa e quindi andare a studiare nel profondo le strutture anatomiche e la loro organizzazione attraverso questi cadaveri virtuali. Questo è stato possibile grazie alla realizzazione di alcuni progetti tra cui il Visible Human Project (finanziato dalla US National Library of Medicine) e altri che sono partiti 30 anni fa e che hanno permesso durante questi anni di acquisire dati provenienti da risonanze magnetiche, sezioni vere del corpo, analisi istologiche di cadaveri che erano detenuti negli USA o appartenevano a gente che aveva lasciato il proprio corpo alla scienza e quindi grazie al loro sacrificio oggi abbiamo a disposizione cadaveri virtuali. PIANI DI RIFERIMENTO ANATOMICI Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 La terminologia anatomica è estremamente importante per indicare le relazioni spaziali tra due o più strutture. Il corpo umano può essere visualizzato dividendolo sulla base di tre principali piani di sezione che rispecchiano i tre assi dello spazio. Possiamo suddividere il corpo umano o un suo organo secondo il piano coronale o frontale; fare una sezione coronale o frontale vuol dire fare una sezione che va a separare la porzione anteriore del corpo da quella posteriore. Facendo una sezione frontale, quindi perpendicolare al piano del pavimento, si ottiene una porzione anteriore e posteriore. Possiamo anche dividere il nostro organo attraverso il piano sagittale che va a separare le due metà in una destra e l’altra sinistra. Esiste una sola sezione sagittale che divide esattamente in due parti uguali il corpo (destra e sinistra) e tante sezioni para sagittali, parallele a quella sagittale che vanno a dividere le porzioni del corpo in due parti non simmetriche. L’asse orizzontale o trasversale, parallelo al pavimento, ci permette di visualizzare il corpo lungo il piano trasversale e distinguerlo in una porzione superiore e una inferiore al piano. La possibilità di dividere anche virtualmente il corpo lungo questi tre assi ci permette di dare dei riferimenti direzionali, cioè quando parlo del rapporto di un organo rispetto all’altro a seconda del piano con cui seziono il corpo potrò dire che un organo è anteriore all’altro oppure posteriore se faccio una sezione frontale o coronale; posso dire che un organo è inferiore o superiore se faccio una sezione trasversale oppure che si trova a destra o sinistra secondo il piano sagittale. La presenza di questi piani di riferimento ci permette di dare dei riferimenti direzionali nel confronto tra due organi. Se vado a descrivere i rapporti tra un organo e l’altro posso dire ad esempio che rispetto al piano sagittale un organo è mediale o laterale. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Rispetto al piano sagittale, il termine “mediale” vorrà dire che si trova più vicino alla linea mediana, il termine “laterale” più distante rispetto alla linea mediana di taglio. Ad esempio a livello del torace, il cuore è mediale e il polmone di destra distale; stessa cosa, il braccio è la porzione laterale rispetto al corpo. Se facciamo riferimento al piano frontale, avremo una distinzione tra la porzione anteriore o ventrale e la porzione posteriore o dorsale. Ad esempio la trachea è localizzata ventralmente rispetto all’esofago che è dorsale. Rispetto al piano trasverso, possiamo distinguere una regione superiore o rostrale o cefalica o craniale (soprattutto se riferito a regioni vicine alla testa) e una regione inferiore o caudale. Questi sono i principali termini che si possono usare per descrivere la reciprocità tra due o più apparati o organi. Queste non sono indicazioni di posizioni assolute, ma si fa sempre riferimento a due o più strutture. Abbiamo poi riferimenti direzionali soprattutto legati a quelle strutture localizzate negli arti e quindi nelle parti libere o appendicolari, per esempio per i vasi, i nervi che corrono a livello degli arti; per quanto riguarda questi riferimenti direzionali si prende la radice del nervo o del vaso sanguigno e si dice che un elemento è prossimale quando è più vicino alla radice o alla sorgente del nervo o distale quando è più distante. Ad esempio, la stessa struttura come l’aorta per esempio avrà segmenti prossimali, più vicini al cuore, e dei segmenti distali più lontani dalla fonte (il cuore). Per quanto riguarda le ossa possiamo dire che il gomito rispetto al tronco è prossimale (quindi più vicino), mentre il polso distale. MOVIMENTI Questi piani di riferimento ci servono anche per descrivere i movimenti del corpo che vengono classificati sulla base dell’asse del piano su cui i movimenti vengono svolti. Ad esempio i movimenti che si svolgono attorno al piano sagittale e all’asse medio-laterale si chiamano movimenti di flessione ed estensione. Quando si parla di estensione e flessione della colonna o del movimento dell'avambraccio o del braccio a livello del gomito abbiamo movimenti svolti sul piano sagittale. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Sul piano frontale possiamo svolgere movimenti di abduzione (ossia allontanamento di un arto al tronco) e adduzione (avvicinamento di un arto al tronco). Sullo stesso piano, sul piano frontale, possiamo svolgere quello che è il movimento di inclinazione laterale come lo spostamento del collo a destra e sinistra. Sul piano trasversale si possono svolgere movimenti di rotazione, di torsione della colonna, rotazione di un arto o il classico movimento di pronazione e supinazione dell'avambraccio rispetto al braccio (si muove solo l'avambraccio). Il movimento nei vari piani dello spazio se vengono sommati permettono di svolgere un movimento complesso che avviene sui tre piani dello spazio che è quello di circumduzione che è tipico dell’arto superiore. ANATOMIA SISTEMATICA E ANATOMIA TOPOGRAFICA L’anatomia sistematica studia le diverse parti del corpo raggruppandole in sistemi, ossia un insieme di organi, strutture con funzioni simili e che cooperano per uno scopo comune come potrebbe essere il sistema nervoso. Nell’anatomia sistematica possiamo suddividere il corpo in quelli che sono apparati e sistemi. La differenza tra i due consiste nel fatto che l’apparato è un insieme di organi che hanno o un’origine diversa o una costituzione diversa o addirittura una funzione specifica diversa, ma che insieme contribuiscono a una funzione generale comune; ad esempio l’apparato digerente è costituito da organi con un’origine embrionale diversa, hanno una costituzione diversa e funzioni specifiche differenti: dell’apparato digerente fanno parte ghiandole che producono saliva o altri organi che producono sostanze per la digestione, ma tutte strutture che contribuiscono a una funzione generale comune che è quella della digestione, quindi dell’assorbimento delle sostanze nutritive ed escrezione di quelle non nutritive. Il sistema, invece, è un insieme di organi, strutture che hanno un’origine embrionale comune o molto simile, una costituzione simile in quanto formate dallo stesso tipo di cellula o comunque da tessuti analoghi e hanno funzioni specifiche simili tra loro. Ad esempio il sistema nervoso centrale e periferico è costituito da diverse porzioni e regioni che hanno una struttura cellulare istologica molto simile dato che tutte le componenti del sistema nervoso sono costituite da cellule della glia, neuroni; hanno anche una funzione simile che è quella di trasmettere l’impulso nervoso da un punto di origine a un target e hanno una funzione generale comune. Parliamo quindi di sistema nervoso così come nel caso del sistema endocrino e linfatico. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 L’anatomia topografica, invece, studia le diverse parti del corpo sulla base della loro localizzazione (da “topos” che in greco vuol dire luogo), in particolare tenendo presenti le divisioni in cui può essere fatto il corpo umano il quale può essere suddiviso in regioni anatomiche; ogni regione anatomica può essere suddivisa a sua volta in sottoregioni, ma anche cavità. Generalmente per quanto riguarda le suddivisioni, l’applicazione dell’anatomia topografica viene utilizzata soprattutto per quanto riguarda la regione addominale e pelvica (ossia la porzione al di sotto del diaframma). La regione addomino-pelvica è in genere suddivisa in quadranti (suddivisione anatomica, ma anche funzionale da un punto di vista clinico) che vanno a intersecarsi a livello dell’ombelico, quindi in quadranti addomino-pelvici. Tuttavia, in anatomia si preferisce dividere la regione addomino-pelvica in tre grandi regioni che sono quella superiore (epigastrica), centrale (ombelicale) e inferiore (ipogastrica), facendo riferimento alla posizione dello stomaco. Ognuna di queste tre regioni è a sua volta suddivisa in porzioni sinistre e destre del corpo; quindi avremo una regione epigastrica che presenterà a sinistra e destra delle sottoregioni chiamate ipocondri (o regioni ipocondriache di destra e di sinistra). Questa suddivisione è importante dal punto di vista clinico; per esempio nella regione epigastrica e in particolare nell’ipocondrio destro troviamo il fegato. La regione ombelicale è poi suddivisa nella regione lombare di destra e sinistra; per esempio in questa regione troviamo l’intestino crasso. La regione ipogastrica, invece, è suddivisa in una regione inguinale di destra e sinistra dove, ad esempio, troviamo gli organi sessuali, la vescica e gli organi dell’apparato uro-genitale. CAVITÀ CORPOREE Oltre alla suddivisione in queste regioni, il corpo può essere suddiviso in cavità che è importante conoscere proprio perché la posizione di alcuni organi viene data sulla base delle cavità che quest’organo occupa. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Abbiamo diverse camere interne o cavità corporee che contengono gli organi che hanno la funzione di protezione da traumi e permettono all’organo di ampliare il suo volume senza schiacciare gli organi adiacenti. Il cuore, ad esempio, nella sua attività di contrazione aumenta e riduce il suo volume senza schiacciare ad esempio i polmoni; o lo stomaco che aumenta il suo volume durante la digestione, ma questo non implica problemi per organi adiacenti. Le cavità corporee sono diverse, localizzate soprattutto nella porzione ventrale del corpo, abbiamo una cavità ventrale generale detta celoma, che in realtà è separato dal diaframma nella cavità toracica (nella parte superiore, circondata dal torace, ha come pavimento il diaframma) e nella cavità addomino-pelvica (nella parte inferiore, contenente la cavità peritoneale, racchiusa dalla parete addominale e che ha come tetto il diaframma e come pavimento la regione della pelvi). In realtà la cavità toracica è a sua volta divisa in tre sottocavità: due cavità pleuriche (una di destra e una di sinistra) in cui sono alloggiati i polmoni e una cavità centrale che si chiama mediastino e che contiene alcuni organi dell’apparato respiratorio e digerente (esofago, trachea e i grossi vasi) oltre che possedere al suo interno la cavità pericardica contenente il cuore. Al di sotto del diaframma vi è la cavità addomino-pelvica che può essere suddivisa in cavità addominale che contiene gli organi e le ghiandole digestive (reni, pancreas, intestino tenue e parte dell’intestino crasso) e inferiormente la cavità pelvica che contiene gli organi genitali, la vescica e l’ultima porzione dell’intestino crasso. Questa (immagine a sinistra) è ad esempio la cavità toracica in sezione orizzontale in cui troviamo le due cavità pleuriche, il mediastino in cui si trovano la trachea, l’esofago, l’apparato digerente e respiratorio, mentre anteriormente la cavità pericardica con il cuore. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Gli apparati e i sistemi sono formati da organi, ossia unità morfologiche funzionali alla cui costituzione partecipano diversi tessuti che formano la struttura e la funzione di questi. Gli organi possono essere parenchimatosi, ossia pieni, costituiti da parenchima (ad esempio le ghiandole); abbiamo poi in alcuni organi dei moduli specifici che svolgono funzioni caratteristiche dell’organo come per esempio il nefrone, il rene, l’ovulo epatico. Oltre agli organi parenchimatosi abbiamo gli organi cavi che presentano una cavità centrale, costituiti da una parete che delimita questa cavità e che è formata da più strati con funzione e struttura diversa. Per esempio l’apparato respiratorio e circolatorio o il tubo digerente sono i classici esempi di organi cavi. MEMBRANE SIEROSE Gli organi cambiano forma durante le loro funzioni e questo cambiamento di forma è anche facilitato dalla presenza di membrane che vanno ad avvolgere e circondare questi organi. Si tratta di membrane sierose, che producono delle sostanze surfattanti, sierose che facilitano il movimento dell’organo, ma che vanno anche a limitare l’espansione dell’organo fino a un certo grado. Ad esempio durante i meccanismi di inspirazione l’ampliamento del volume dei polmoni è limitato dalla membrana che li circondano (pleure) che vanno anche a limitare l’attrito tra gli organi e le strutture circostanti. Queste membrane sierose rivestono tutti gli organi che non comunicano con l’esterno e sono costituite da vari foglietti. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Nel nostro corpo troviamo diverse membrane di questo tipo: a livello dei polmoni questa membrana va a rivestire la cavità pleurica, avvolge i polmoni e prende il nome di pleura; quindi avremo una porzione viscerale a contatto con i visceri, con l’organo e una porzione parietale a contatto con la cavità pleurica. Il cuore, ad esempio, è circondato da una membrana sierosa che si chiama pericardio, costituito da un foglietto parietale che avvolge la cavità pericardica e un foglietto viscerale che si chiama epicardio che ricopre il cuore (lo protegge da un’eccessiva dilatazione). La cavità addominale e in particolare la cavità peritoneale è rivestita da una membrana che si chiama peritoneo che riveste tutta la cavità addominale e quindi ricopre anche gli organi che si trovano in questa cavità e anche in questo caso avremo un peritoneo viscerale a contatto con gli organi e uno parietale. Del peritoneo fanno parte delle pliche che servono a mantenere in sospensione, in tensione gli organi dell’apparato digerente (stomaco, intestino tenue, parte dell’intestino crasso) che si chiamano mesenteri. Il peritoneo, che riveste anche l’utero, è lo strato che deve essere sollevato in caso di parto cesareo per lasciare visibile l’utero e poter effettuare un taglio a livello della parete uterina per far uscire il bambino. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 APPARATO LOCOMOTORE: OSSA E ARTICOLAZIONI APPARATO LOCOMOTORE L’apparato locomotore è costituito da tre diversi tipi di regioni e di questo fan parte le ossa, le articolazioni (ossia i punti di contatto tra due o più ossa) e i muscoli scheletrici. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Ossa e articolazioni costituiscono quello che è lo scheletro, l’elemento passivo che permette di proteggere determinati organi, di mantenersi eretti, ma non permette il movimento che è garantito dalla presenza dei muscoli (elemento attivo dell’apparato locomotore). Il movimento è in realtà una funzione che è sotto il controllo del sistema nervoso: sono i nervi che vanno a innervare i muscoli permettendo la contrazione del muscolo, la quale permette che due segmenti ossei possano avvicinarsi o allontanarsi e quindi garantire uno spostamento. La funzione locomotoria è garantita anche dalla presenza di queste articolazioni, punti di contatto tra due capi ossei che possono essere diversi a seconda delle ossa e dei movimenti che permettono. L’apparato locomotore, oltre al movimento, serve anche a fornire un supporto strutturale alle diverse regioni del corpo, a proteggere alcune parti del corpo (ad esempio a livello del torace le ossa sono organizzate in modo da andare a proteggere la cavità toracica e gli organi che vi sono alloggiati) e come deposito di sali e minerali (in particolare di ioni calcio) permettendo così il mantenimento della concentrazione di questi ioni (come calcio e fosfato) nei fluidi corporei. LE ARTICOLAZIONI Fanno parte dell’apparato locomotore le articolazioni, ossia strutture complesse che permettono il contatto tra due o più ossa; il contatto tra ossa non assicura per forza un movimento, ma può addirittura impedirlo. Le due parti delle ossa che vengono a contatto generalmente vengono definite condili e possono avere nomi diversi come ad esempio la troclea. A livello dell’articolazione mobile (che favorisce il movimento) i condili sono circondati da strutture che mantengono vicini i due capi ossei e che favoriscono anche il movimento. I condili sono generalmente avvolti da cartilagine e nelle articolazioni mobili questa è a sua volta avvolta in una capsula e da una membrana detta sinoviale; questa membrana avvolge i due capi ossei formando una cavità tra un condilo e l’altro e produce il liquido sinoviale raccolto a livello della cavità. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 Il liquido sinoviale serve a facilitare il movimento perché lubrifica e impedisce l’attrito tra i due capi ossei; senza il liquido sinoviale un osso sfregherebbe sull’altro rovinando i due capi ossei e facendo perdere all’articolazione efficacia e funzionalità. Nelle articolazioni mobili complesse (es. ginocchi) i capi ossei sono avvolti dalla capsula, un tessuto connettivo molto denso che va a rinforzare l’articolazione, e diversi legamenti che si chiamano legamenti articolari e non sono altro che fasci di tessuto fibroso che tengono vicini i due capi ossei ed evitano alle ossa di allontanarsi. Le articolazioni possono essere classificate sulla base di diversi criteri: sulla base del tipo di tessuto che un’articolazione collega, ma anche a seconda del movimento che possono realizzare. La classificazione maggiormente usata riguarda il grado di mobilità che un’articolazione permette, cioè il grado di mobilità reciproca tra le ossa coinvolte. Secondo questo tipo di criterio possiamo classificare le articolazioni in: - Articolazioni mobili o diartrosi che permettono ampi movimenti che possono essere fatti su uno (monoassiale→ esempio: movimento del gomito, della caviglia) o due piani (esempio: movimento del polso) o su tre piani (esempio: movimento dell’omero a livello dell’articolazione della spalla, movimento del ginocchio) permettendo il massimo livello di mobilità tra i due capi ossei. La maggior parte di queste diartrosi sono caratterizzate dalla presenza di capsule sinoviali che permettono di produrre il liquido sinoviale per ridurre l’attrito tra i capi ossei. Esistono vari tipi di diartrosi che si classificano sulla base dei tipi di movimento, ma soprattutto sulla base della forma dei due condili. Tra queste ricordiamo l’articolazione ginglimo angolare (tipico dell’articolazione del gomito, tra omero e ulna e permette un movimento monoassiale), condiloartrosi, enartrosi (una delle articolazioni più mobili che permette tutti i movimenti di estensione, flessione, adduzione, abduzione e di circumduzione, formata da un capo articolare che ha forma sferica e l’altro capo articolare dato da una depressione che accoglie questa forma sferica; questa articolazione è tipica del braccio: la testa dell’omero ha una forma sferica che si articola con la cavità della scapola in modo quasi perfetto) Esempio 1: articolazioni tra gli arti, tra arto superiore e tronco (cingolo scapolare) Esempio 2: articolazione del ginocchio Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 - Articolazioni semimobili o anfiartrosi dove il movimento è permesso, ma non è molto ampio Esempio 1: tra ulna e radio Esempio 2: articolazioni a livello della colonna vertebrale, tra le vertebre Esempio 3: sinfisi, articolazione a livello delle ossa del pube (le due ossa del pube si uniscono anteriormente e si articolano tra loro tramite la sinfisi pubica, ossia un anello di fibrocartilagine che impedisce un elevato movimento tra le ossa del bacino, ma permette piccoli movimenti necessari per esempio durante il parto quando le ossa del bacino devono distanziarsi per permettere alla testa del bambino di uscire attraverso il canale uterino). - Articolazioni per continuità dove i capi ossei sono continui uno con l’altro oppure dette immobili dove i capi ossei sono in sinartrosi e non permettono nessun movimento (a livello di una sinartrosi le due superfici ossee sono a contatto l’una con l’altra oppure addirittura suturate, saldate) e sono molto dure, resistenti proprio perché devono impedire il movimento. Esempio 1: ossa del cranio che nell’individuo adulto si avvicinano e si fondono in punti dette suture (sono un tipo di sinartrosi dove tra un capo osseo e l’altro vi è un lieve strato connettivo molto denso). Esempio 2: gonfosi, ossia l’articolazione tra il dente e il suo alveolo (ogni dente si articola con la cavità in cui risiede la radice del dente), in cui vi è tessuto fibroso molto denso attorno che permette al dente di non muoversi. Esempio 3: a livello dello sterno LE OSSA Le componenti dell’apparato muscolo-scheletrico sono tre: articolazioni, ossa e muscoli. Per quanto riguarda le ossa costituiscono quello che è il sistema scheletrico. Nell’embrione iniziano a svilupparsi le ossa che però hanno una conformazione cartilaginea e sono 350. Nell’uomo adulto lo scheletro umano è formato da 206 ossa; quindi queste 144 ossa in più che ha l’embrione si fondono in modo che il numero di ossa si riduce tanto da portare alla nascita le 206 ossa finali. L’osso come tessuto si sviluppa a partire dalla sesta settimana embrionale, si tratta in realtà di un abbozzo cartilagineo (cartilagine ialina) e via via durante lo sviluppo si ha l’ossificazione delle cartilagini. Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 La formazione delle ossa si chiama osteogenesi, l’ossificazione invece è il procedimento di sostituzione del tessuto cartilagineo con quello osseo durante il quale si ha il fenomeno di calcificazione, cioè si depositano sali di calcio sulle ossa cartilaginee e si passa da un tessuto cartilagineo a uno osseo. Abbiamo due tipi di ossificazione: quella membranosa (dove l’osso deriva direttamente dal mesenchima, ad esempio nella colonna vertebrale: la struttura ossea che forma le vertebre ha una derivazione diretta dal mesenchima) e quella encondrale (dove la cartilagine è sostituita con il tessuto osseo in seguito al deposito di sali di calcio, ad esempio nel caso delle ossa della clavicola). Si passa durante lo sviluppo da 350 ossa cartilaginee a uno scheletro umano che è formato da 206 ossa principali. Le ossa sono strutture molto resistenti perché hanno lo scopo di proteggere gli organi interni e di sostenere il peso del corpo e possono essere classificate sulla base della dimensione prevalente. Abbiamo quindi un criterio di classificazione che vede la presenza di ossa: - Corte in cui non vi è una dimensione prevalente (lunghezza, larghezza e spessore sono analoghe) - Piatte (tipiche della scatola cranica) dove la lunghezza e la larghezza prevalgono sullo spessore - Lunghe dove una dimensione prevale sulle altre due (generalmente la lunghezza prevale, ad esempio nel caso delle ossa del braccio, avambraccio, mano). Nelle ossa lunghe possiamo distinguere due porzioni dell’osso: una centrale (diafisi) e due porzioni all’estremità che si chiamano epifisi. A livello delle epifisi avremo l’epifisi prossimale (più vicina al tronco) e quella distale (più lontana dal tronco). Per esempio l’epifisi prossimale dell’omero è quella che si articola con la scapola e che forma una enartrosi (articolazione mobile). L’epifisi distale dell’omero si articolerà poi con le due ossa dell'avambraccio. Abbiamo poi altri tipi di classificazione di ossa che sono riferite a ossa con morfologie particolari; quindi insieme alle ossa corte, piatte e lunghe, possiamo anche distinguere le ossa sesamoidi (esempio: la rotula che si articola con il femore per l’articolazione del ginocchio) e le ossa irregolari (esempio quelle delle vertebre che hanno una forma particolare a seconda del tipo e della localizzazione) Ogni osso è avvolto da una membrana fibrosa ricca di vasi e terminazioni nervose (periostio) e uno strato detto endostio, più interno. In questa immagine avete poi un riferimento su quelle che sono le classificazioni delle ossa sulla base della forma: tra le ossa brevi troviamo quelle del tarso, le ossa delle dita sono ossa lunghe e poi abbiamo le ossa Sofia Cancila/Siddi Giulia - Lezione 1 - Anatomia I - Prof. R. Schellino - 21/03/2024 pneumatiche che si trovano soprattutto a livello del massiccio facciale o dell’arto superiore, e che sono ossa cave contenenti cellette aeree che servono per alleggerire l’osso; in altri casi, come per esempio nell’osso etmoide, queste cellette servono a favorire la fonazione (ossia l’emissione di suoni) e la respirazione. Di queste 206 ossa faremo una suddivisione sulla base di quella che è la loro posizione a livello dello scheletro: possiamo distinguere quelle che sono le ossa che formano lo scheletro assile (circa il 40% del corpo), quindi lo scheletro che dà sostegno al corpo e protegge encefalo, midollo spinale e gli organi della cavità toracica, e lo scheletro appendicolare che è costituito dalle appendici mobili e quindi permette anche il movimento, oltre ad essere formato da tutte quelle ossa che compongono gli arti superiori, inferiori e i cingoli scapolari e pelvico per l’articolazione con lo scheletro assile. Alessia Roncucci Anatomia I – Roberta Schellino 11/04/2024 APPARATO LOCOMOTORE - OSSA E ARTICOLAZIONI SISTEMA SCHELETRICO La volta scorsa avevamo visto alcune caratteristiche delle articolazioni, quindi di quelle strutture che favoriscono il contatto tra due capi ossei, due capi articolari, quindi permettono in alcuni casi i movimenti, in altri garantiscono invece la fissità del movimento. Avevamo iniziato a introdurre poi lo scheletro, quindi la struttura di sostegno del corpo. Come vi dicevo in realtà, l’apparato scheletrico può essere suddiviso in due componenti: uno scheletro assile e uno scheletro appendicolare. L’apparato scheletrico è costituito da 206 ossa e vedremo adesso come queste 206 ossa si distribuiscono tra lo scheletro assile e quello appendicolare. SCHELETRO ASSILE Lo scheletro assile costituisce circa il 40% del nostro corpo e rappresenta proprio l’asse, quindi l’impalcatura di sostegno del nostro corpo svolgendo appunto non solo questa funzione di sostegno ma anche di protezione di alcune strutture e organi molto importanti in particolare del sistema nervoso centrale. Quindi vedremo che lo scheletro assile protegge quello che sono l’encefalo e il midollo spinale, ma non solo, fanno parte dello scheletro assile anche quelle ossa che vanno a proteggere gli organi, in particolare nella cavità toracica. Lo scheletro assile protegge anche quelli che sono gli organi di senso speciale, quindi quelle strutture che ci permettono di percepire le sensazioni, cioè i sensi, quindi lo scheletro assile protegge l’organo dell’udito, dell’equilibrio, dell’olfatto, del gusto, quindi gli organi di senso speciale. Naturalmente le ossa a livello dello scheletro assile hanno anche altre funzioni tra cui quelle di produrre a livello del midollo rosso nelle vertebre, nelle coste e nello sterno, le cellule ematopoietiche, quindi le cellule del sangue. La presenza di tutte queste ossa favorisce un'ampia superficie per l’attacco, quindi l’inserzione di diversi muscoli, tutti muscoli che a livello dello scheletro assile servono a garantire quella che è il movimento e la posizione della testa e del collo e del tronco, quindi a favorire, ad esempio, il movimento della testa sulla base della posizione anche del tronco. I muscoli che si inseriscono a livello di alcuni elementi dello scheletro assile, favoriscono e provvedono ai movimenti respiratori, quindi favoriscono l’aumento delle dimensioni della cassa toracica durante l’inspirazione, inoltre vedremo che questi muscoli servono anche a mantenere in posizione naturalmente gli elementi dello scheletro appendicolare. Fanno parte dello scheletro assile tre regioni ossee che sono il cranio, quindi le ossa che costituiscono il cranio, le ossa della colonna vertebrale che formano la colonna vertebrale e quelle che formano la gabbia toracica. SCHELETRO APPENDICOLARE Al contrario, lo scheletro appendicolare naturalmente è costituito da tutte le altre ossa, quindi da tutte quelle ossa che vanno a formare poi gli arti, quindi le parti mobili del nostro corpo, quindi avremo le ossa dell’arto superiore e dell’arto inferiore e quelle ossa che vanno a fare da ponte tra lo scheletro assile e le ossa degli arti, quindi le ossa che compongono il cosiddetto cingolo scapolare e quelle del cingolo pelvico. Lo scheletro appendicolare invece è quello che favorisce la possibilità del movimento, in particolare di cambiare posizione, fornisce quindi la mobilità al nostro corpo, in particolare agli arti e quindi serve a orientarci nello spazio, nell’ambiente esterno quindi a permetterci un controllo del nostro corpo anche nell’ambiente esterno, quindi a rispondere all’ambiente esterno. Come vedete di queste 206 ossa che costituiscono lo scheletro in generale, lo scheletro assile è formato da 80 ossa mentre le restanti 126 sono quelle che vanno a formare lo scheletro appendicolare e in questo schema poi avete quindi una suddivisione di quelle che sono il numero delle ossa che vanno a costituire le diverse regioni dello scheletro assile e dello scheletro appendicolare. CRANIO La maggior parte delle ossa del nostro corpo va a costituire la porzione appendicolare dello scheletro mentre 80 ossa in totale formano la porzione assile, quindi la porzione fissa di sostegno del nostro corpo. Iniziamo quindi a vedere alcune ossa dello scheletro assile e in particolare partiamo dalla porzione superiore, quindi partiamo dall’alto. Lo scheletro assile è costituito dal cranio, dalla colonna vertebrale e dalla gabbia toracica. Iniziamo dal cranio, quindi, in particolare siamo nella regione della testa e vediamo quante e quali sono le ossa che vanno a formare il cranio. Naturalmente se parliamo della testa, la testa è la porzione superiore, quindi quella che si dice la porzione più distale del nostro corpo e vedete le ossa che formano la testa sono molteplici e formano un complesso di ossa che sono, in alcuni casi, estremamente articolate tra loro per favorire, ad esempio, alcune funzioni tipiche del nostro organismo come la fonazione, la possibilità di articolare il linguaggio. Le ossa che compongono il cranio in totale sono 29, in realtà di queste 29 ossa 22 costituiscono le vere e proprie ossa del cranio, quindi quelle che vanno a formare le ossa della testa, mentre 7 ossa vengono definite ossa associate al cranio, perché sono ossa particolari che vanno a svolgere funzioni specifiche e non si articolano tra loro a formare lo scheletro della faccia. Queste ossa associate sono gli ossicini dell’udito, che sono tre per ogni orecchio, si trovano a livello dell’orecchio medio e vi sono tre ossicini per ogni lato, quindi in totale sono sei e sono staffa, incudine e martello. Poi abbiamo un osso impari e mediano che è l’osso ioide quindi un unico osso che si trova localizzato nella regione del collo, quindi è dissociato rispetto alle altre ossa del cranio. Tra le funzioni delle ossa del cranio, una l’abbiamo già detta, cioè quella di andare a proteggere una porzione del sistema nervoso centrale che è l'encefalo e a proteggere e racchiudere quelli che sono alcuni organi della sensibilità speciale, come gli organi dell’udito e dell’equilibrio nell’orecchio interno, ma anche gli organi della vista, quindi gli occhi essenzialmente, soprattutto la retina e gli organi dell’olfatto e del gusto. Inoltre oltre a questi organi, le ossa della testa proteggono anche alcuni vasi, alcuni elementi del sistema cardiocircolatorio, dei vasi molto importanti che servono anche all’irrorazione delle regioni della testa e del cranio, anche quei vasi che arrivano fino all’interno della cavità cranica e vanno poi ad innervare ad esempio il cervello. Inoltre le ossa del cranio proteggono anche il primo tratto dell’apparato digerente e dell’apparato respiratorio, quindi in particolare vedremo quelle porzioni dell’apparato digerente e respiratorio che hanno poi una comunicazione a livello della cavità orale. Tra le 22 ossa che formano il vero e proprio cranio possiamo distinguere 8 ossa che vanno a formare quello che si chiama neurocranio. Il neurocranio è quella regione del cranio che va a proteggere il sistema nervoso, quindi in particolare racchiude, forma la cavità cranica all’interno della quale si trova il cervello, l’encefalo. Queste sono 8 ossa, le altre 14 ossa invece formano il cosiddetto splancnocranio, l’insieme di quelle ossa che vanno proprio a formare il massiccio facciale, che danno la forma alla faccia e sono quelle ossa che permettono anche la protezione di alcune porzioni di tratti superiori dell’apparato digerente e dell’apparato respiratorio, perché la regione dello splancnocranio contiene delle aperture, che servono anche per favorire la funzione respiratoria e la funzione digerente. Quindi a livello del cranio possiamo distinguere quelle ossa che vanno a formare il neurocranio e quelle che formano lo splancnocranio, che vanno proprio a formare la faccia. Le ossa che formano lo splancnocranio sono più numerose, in realtà alcune ossa appartengono esclusivamente al neurocranio, quindi servono solo alla funzione di formazione della scatola cranica, altre sono appartenenti esclusivamente allo splancnocranio, alcune di queste ossa invece fanno da ponte tra neurocranio e splancnocranio, quindi costituiscono e contribuiscono alla costituzione di entrambe le regioni dello scheletro della faccia. A livello del cranio invece fanno parte le ossa della faccia, del cranio vero e proprio e inoltre le 7 ossa associate tra cui troviamo l’osso ioide e gli ossicini dell’udito. NEUROCRANIO Partiamo a descrivere in breve il neurocranio che è questa porzione che racchiude l’encefalo. Se dobbiamo descrivere le ossa che vanno a formare il neurocranio, in realtà abbiamo un asse che coopera la formazione del neurocranio che è formato da 3 ossa che sono impari e mediane che si articolano tra loro e si articolano poi con quasi tutte le altre ossa. Queste ossa sono a livello posteriore, quindi se guardiamo la volta cranica a livello posteriore troviamo l’osso occipitale, poi troviamo invece a livello anteriore mediale lo sfenoide, che oltre a essere più mediale è localizzato anche più ventralmente e poi anteriormente troviamo l’osso frontale. Queste tre ossa, quindi frontale, sfenoide e occipitale si articolano tra loro a formare la base della volta cranica e si articolano poi con le altre ossa che formano il neurocranio. Le altre ossa che formano il neurocranio sono l’osso temporale, le ossa temporali sono pari e simmetriche quindi da ogni lato aggiungiamo l’osso temporale che si trova in posizione laterale inferiore, con le ossa temporali quindi completiamo quella che è la base cranica e quindi completiamo quella porzione del cranio, che va poi ad articolarsi con lo splancnocranio quindi con la porzione delle ossa della faccia. E poi le ultime ossa che aggiungiamo per formare il neurocranio sono le due ossa parietali, che sono di nuovo ossa pari e simmetriche che si articolano con le ossa frontali, con lo sfenoide, il temporale e l’occipitale. In questo modo chiudiamo anche superiormente la volta cranica, quindi queste ossa sono quelle che vanno a formare poi la scatola cranica e quindi il neurocranio. 23 Le ossa del cranio sono ossa piatte, quindi sono ossa il cui spessore è estremamente ridotto, sono ossa però che si articolano tra loro attraverso una articolazione particolare immobile chiamata sutura, quindi sono articolazioni fisse. Tra un osso e l’altro si trova infatti un leggero strato di tessuto connettivale molto denso proprio perché, soprattutto nell’adulto, le suture favoriscono l’incastro tra le ossa del cranio e mantengono la fissità di queste articolazioni, quindi non si ha movimento tra le varie ossa del cranio. Abbiamo diversi tipi di suture, alcune delle quali costituiscono quelli che si chiamano punti di repere, quindi punti di riferimento anche dal punto di vista clinico, per andare a identificare la posizione di una regione, ad esempio, del cervello al di sotto del cranio rispetto a un’altra. Quindi per andare a identificare, ad esempio, dove si trova il nucleo striato nel cervello, si fa riferimento alle coordinate a livello della scatola cranica tenendo come riferimento la presenza di queste suture, in particolare della sutura che articola tra loro le ossa parietali, che si chiama sutura sagittale, che si estende in maniera sagittale dalla porzione anteriore alla porzione posteriore del cranio e, ad esempio, l’articolazione tra l’osso occipitale, quindi a livello posteriore e le due ossa parietali è detta sutura lambdoidea, perché ha questa forma lambda che è un altro punto di repere, un altro punto di riferimento che viene utilizzato per identificare alcune regioni nel cervello che si trovano in posizione occipitale, come la corteccia visiva, le aree visive, quelle che permettono la visione nell’encefalo si trovano appunto a livello della porzione occipitale della testa. Le ossa che formano la scatola cranica oltre a essere ossa piatte sono anche ossa leggere, sono ossa cave, contengono delle cellette aeree che favoriscono anche la leggerezza, conferiscono una riduzione del peso anche delle ossa della scatola cranica. Questa (immagine a sinistra) è una visione laterale del cranio in cui potete vedere le ossa della scatola cranica in particolare lateralmente troviamo le due ossa temporali, che vanno poi a formare uno dei punti di unione e articolazione tra quello che è il neurocranio e poi lo splancnocranio. Questa (immagine a destra) è ad esempio una sezione invece della base del cranio, della base cranica, quindi anche in questo caso le ossa del neurocranio costituiscono quella che è la base cranica. Quindi vediamo alcune caratteristiche di queste ossa, in particolare anteriormente troviamo l’osso frontale, un osso impari e mediano, quello che va a chiudere anteriormente la scatola cranica. L’osso frontale è costituito da questa grossa porzione più estesa, che si estende superiormente e che si chiama squama e poi ci sono due lamine invece che sono due lamine orizzontali che vanno a formare la porzione superiore dell’orbita, quelle che si chiamano le lamine orbitali, proprio perché formano la porzione superiore dell’orbita. L’organo della vista, quindi l’occhio è protetto dal neurocranio. Abbiamo lateralmente, ad esempio, le ossa temporali, che sono pari e simmetriche, ogni osso temporale ha una forma particolare perché costituito da tre porzioni principali, abbiamo anche qui una porzione più estesa, che si estende superiormente che anche in questo caso si chiama squama del temporale. Poi abbiamo altre due porzioni, lateralmente troviamo una porzione che si chiama mastoidea o processo mastoideo, che si trova lateralmente, inferiormente, invece nel suo lato mediale, quindi nel lato che è visibile all’interno della scatola cranica, troviamo invece la terza porzione che è detta porzione petrosa del temporale. Una caratteristica dell’osso temporale è che nella sua porzione inferiore, l’osso temporale presenta una cavità, che è detta cavità glenoidea, che è molto importante perché a questo livello il temporale si articola con l’osso della mandibola. L’articolazione si chiama temporo-mandibolare ed è l’unica articolazione mobile del cranio e quella che permette alla faccia, soprattutto alla mandibola di muoversi e favorire la fonazione, la masticazione, e così via. Posteriormente troviamo un altro osso impari e mediano che è l’osso occipitale, che chiude la volta cranica a livello posteriore. Una delle caratteristiche dell’osso occipitale è di presentare un foro a livello occipitale che si chiama forame magno o foro occipitale, che è il foro che permette il passaggio del midollo spinale. Quindi il midollo spinale esce a livello del foro occipitale e si continua lungo il canale vertebrale, quindi sarà poi protetto dalla colonna vertebrale. L’osso occipitale è l’osso che si articola poi con le ossa della colonna vertebrale, con le prime due vertebre avremo questa articolazione tra l’osso del cranio, l’osso occipitale e le prime ossa della colonna vertebrale. Poi a livello del neurocranio troviamo un altro osso impari e mediano che è l’osso sfenoide, che si riconosce rispetto alle altre ossa soprattutto per la sua forma piuttosto particolare, infatti presenta questi processi laminari, estesi verso l’esterno e quindi formano quelle che si chiamano le ali dello sfenoide. Quindi avremo due processi anteriori più grandi, che si chiamano grandi ali dello sfenoide e due processi posteriori più piccoli, che formano le piccole ali dello sfenoide. Lo sfenoide ha questa forma particolare, a livello della porzione mediale dello sfenoide troviamo una cavità che si chiama sella turcica, è una cavità importante perché è la regione che va a proteggere l’ipofisi, quindi una struttura ghiandolare dell’encefalo molto importante perché regola alcune funzioni ormonali, quindi l’ipofisi ad esempio è protetta, è racchiusa in questa cavità che si chiama sella turcica dello sfenoide. Abbiamo poi le altre ossa del neurocranio, troviamo le ossa parietali, che sono due ossa che vanno a chiudere la scatola cranica lateralmente, sono ossa pari e simmetriche. L’articolazione fra le ossa parietali forma quella che si chiama sutura sagittale, è uno di questi punti di riferimento importante a livello della superficie del cranio. Le ossa parietali sono molto estese e formano la maggior parte della volta cranica, quindi sono le più estese e vanno ad articolarsi posteriormente con l’osso occipitale, anteriormente con l’osso frontale, lateralmente con le ossa temporali e fanno articolazione con le altre ossa. A livello del neurocranio troviamo poi un osso, anche in questo caso è impari e mediano, un osso particolare per la sua forma, questo osso si chiama osso etmoide, si trova anteriormente, ed è localizzato nella porzione frontale mediana. L’osso etmoide ha questa forma particolare, ha una porzione mediana ossea, che si chiama lamina perpendicolare e una porzione orizzontale superiormente, che si chiama lamina cribrosa. La lamina cribrosa dell’etmoide è una struttura ossea estremamente traforata che presenta questi fori perché a livello della lamina cribrosa dell’etmoide passano quelli che sono i filuzzi olfattivi. Quindi dall’epitelio olfattivo delle cavità nasali, gli assoni dei neuroni olfattivi nella cavità nasale passano attraverso i fori della lamina cribrosa e raggiungono poi il sistema nervoso, raggiungono in particolare il bulbo olfattivo. Quindi la lamina cribrosa dell’etmoide serve proprio al passaggio di quello che è il nervo olfattivo, dall’epitelio olfattivo verso la cavità cranica, quindi verso il bulbo olfattivo. SPLANCNOCRANIO Ci sono poi 14 ossa che vanno a formare quello che è lo splancnocranio, quindi le ossa della faccia, che hanno il ruolo essenzialmente oltre a dare la forma, la morfologia al viso, alla faccia, servono anche a difendere quelli che sono alcuni degli organi di senso, in particolare legati all’olfatto, al gusto e anche al primo tratto delle vie aeree e del sistema digerente. Anche in questo caso delle 14 ossa della faccia in realtà ne vediamo alcune particolari, tra queste ossa, ad esempio, a livello delle ossa della faccia superiormente troviamo quelle che sono le ossa mascellari, che sono due, una localizzata a destra e una a sinistra, si trovano a livello dello splancnocranio superiormente. Hanno una forma particolare, si articolano nella porzione mediale e vanno a formare quella che è la volta del palato duro, quindi del palato osseo, è formata in parte dalle ossa mascellari. Vanno a formare medialmente e superiormente la parete delle cavità nasali, quindi formano quella che è una porzione più estesa della parete delle cavità nasali e si articolano con le altre ossa lateralmente che sono le ossa zigomatiche e posteriormente con le ossa palatine a formare la porzione superiore dello scheletro della faccia. Le ossa mascellari sono importanti perché vanno a articolarsi con tutte le ossa della faccia ad eccezione dell’osso della mandibola, che si articola solo con l’osso temporale. Le ossa mascellari sono anche importanti perché a livello delle ossa mascellari nella porzione inferiore di ogni osso mascellare troviamo un’altra di queste articolazioni fisse particolari che sono le gonfosi, cioè le articolazioni tra gli alveoli dentali e i denti. Quindi le ossa mascellari presentano queste cavità nella porzione inferiore, che si chiamano alveoli dentali, in cui si articola poi per ciascuna cavità il dente, quindi la radice di ciascun dente. A livello delle mascellari si impiantano quelli che sono i denti superiori. Un altro osso molto importante dello splancnocranio è l’osso detto mascellare inferiore o più comunemente l’osso mandibolare, la mandibola. È un unico osso impari e mediano, è costituito da un corpo centrale a forma di ferro di cavallo che si porta all’indietro in entrambi i lati con due rami della mandibola e forma questo angolo che determina quello che è il mento osseo, tanto che la porzione centrale del corpo della mandibola si chiama processo mentoniero, proprio quello che dà poi la forma al mento. Sulla superficie superiore della mandibola troviamo anche in questo caso gli alveoli dentali, quindi si articolano a livello della mandibola i denti dell’arcata inferiore. Quindi avremo anche in questo caso queste gonfosi, queste articolazioni tra le radici dei denti e gli alveoli nel corpo della mandibola e la caratteristica anche particolare, soprattutto dei rami della mandibola, è che a livello di ciascun ramo della mandibola si formano queste estroflessioni ossee, queste protuberanze ossee, che si chiamano condili perché sono i punti di articolazione tra la mandibola e la cavità glenoidea dell’osso temporale. Quindi tramite questa articolazione si forma quella che è la cosiddetta articolazione temporo-mandibolare, che è l’articolazione tra le due ossa temporali e i condili della mandibola e quella che permette un’articolazione mobile ed è l’unica articolazione mobile delle ossa del cranio, quindi è quella che permette il movimento della mandibola su e giù ma anche a destra e sinistra. È un’articolazione anche nei movimenti estremamente complicata, il movimento della mandibola rispetto alle ossa temporali richiede diversi movimenti di questa articolazione, slittamenti di quello che è il disco articolare che si trova tra i due condili, tra l’osso temporale e l’osso mandibolare. Troviamo poi altre ossa a livello dello splancnocranio, alcune sono ossa molto piccole e sottili, che non sono visibili all’esterno tra cui il vomere, che è una struttura, una lamina orizzontale che va a dividere in due metà, in due parti destra e sinistra il naso, costituisce quindi una porzione interna delle cavità nasali insieme all’etmoide. Troviamo poi anche le ossa nasali naturalmente che vanno a formare quelle che sono le basi del naso, una delle basi della cavità nasale vanno a costituire insieme ad altre ossa come le ossa lacrimali danno forma a quella che è la cavità nasale. All’interno dell’orbita nasale troviamo delle strutture ossee rivestite di mucosa e rivestite di epitelio che si chiamano turbinati, in particolare le strutture ossee sono i turbinati inferiori che sono strutture che hanno la funzione anche di riscaldare l’aria, che entra nella cavità nasale prima che l’aria passi attraverso le altre componenti del sistema respiratorio, le altre parti delle vie aeree. Poi fanno parte delle ossa del cranio e in particolare dello splancnocranio fa parte un osso impari mediano che fa parte di quelle ossa associate al cranio che si chiama osso ioide, che è un osso piccolo e impari e mediano ed è localizzato a livello del collo, appena sotto la mandibola. Anche lui ha una forma a ferro di cavallo con un corpo centrale, un po' come la mandibola con un corpo centrale e dei processi laterali che si chiamano corna, quindi si formano queste porzioni laterali, più estese si chiamano grandi corna e più piccole invece formando le piccole corna. L’osso ioide non si articola direttamente con le altre ossa del cranio, quindi non è articolato con le altre porzioni scheletriche ma è sospeso a livello del collo grazie alla presenza di alcuni legamenti e alcuni muscoli che lo tendono, lo sospendono al di sotto della mandibola, questi legamenti si chiamano stiloidei e vanno a fissare lo ioide. Quindi è importante l’osso ioide anche per l’inserzione di muscoli che sono importanti per il movimento ad esempio dei muscoli della lingua e poi anche per altri muscoli che vanno poi a fissare le articolazioni in particolare tra la mandibola e l’osso temporale. Si articolano a livello dello ioide diversi tipi di muscoli della faccia. COLONNA VERTEBRALE Dello scheletro assile fanno poi anche parte le ossa della colonna vertebrale, che sono in continuità con le ossa del cranio, in particolare con l’osso occipitale del neurocranio. Le ossa che formano la colonna vertebrale sono 26 delle quali 24 sono le vertebre vere e proprie e poi abbiamo invece un osso detto osso sacro, che in realtà è un osso dato dalla fusione di diverse ossa e un altro osso che è il coccige, anch’esso dato dalla fusione soprattutto dopo i 20/25 anni di diverse ossa. La colonna vertebrale è parte dello scheletro assile, la cui conformazione garantisce una certa resistenza e flessibilità al corpo umano. È una struttura localizzata nella porzione mediana, per questo fa parte dello scheletro assile ed è in corrispondenza di quella che è la porzione dorsale del corpo. Noi possiamo sentire la nostra colonna vertebrale toccandoci la schiena in posizione dorsale. Serve sia come sostegno per la testa, per il collo, per il tronco in generale e la porzione dello scheletro assile che va a scaricare il peso sugli arti in particolare sugli arti inferiori e naturalmente serve anche alla sua funzione protettiva per quanto riguarda il sistema nervoso perché va a proteggere il midollo spinale e quindi va a proteggere l’altra porzione del sistema nervoso centrale che comunica poi con l’encefalo. La colonna vertebrale è costituita da queste vertebre e quindi in realtà queste vertebre possono essere suddivise in 5 regioni, cioè 5 segmenti che partendo dall’alto verso il basso si suddividono in segmento cervicale quindi vertebre cervicali, vertebre toraciche, lombari, poi una porzione sacrale e una porzione coccigea. In totale più o meno in media nell’uomo questi segmenti, questa colonna che si forma è di circa 70 centimetri come lunghezza media. Questa suddivisione in regioni, in segmenti, non ha solo una valenza anatomica ma anche una valenza funzionale, perché le vertebre che formano queste diverse regioni hanno specializzazioni diverse, hanno funzioni diverse e hanno anche una morfologia differente, in realtà questi elementi sono distinguibili. La porzione cervicale è costituita da 7 vertebre cervicali, ogni vertebra per ogni regione si chiama, si numera con un numero a partire dalla vertebra craniale, quindi superiore fino a quella più caudale quindi quella inferiore con una lettera che corrisponde al segmento di riferimento. Le vertebre cervicali sono 7 quindi si chiamano da C1 a C7, le vertebre toraciche sono 12, quindi abbiamo 12 vertebre toraciche da T1 a T12, 5 vertebre lombari, da L1 a L5, poi abbiamo la vertebra coccigea, sacrale, il sacro e il coccige. La prima vertebra cervicale, la C1, che si chiama atlante, è quella che si articola con l’osso occipitale del cranio, del neurocranio e mentre la C7 si articolerà poi con la vertebra T1. Le vertebre toraciche sono quelle che si articolano ciascuna con una o più paia di coste, quindi le strutture che vanno a formare la gabbia toracica. Invece l’ultima vertebra lombare, la 5^ vertebra lombare si articolerà poi con il sacro e con le ossa poi del bacino e il sacro a sua volta si articola con il coccige. L’altra differenza è che le vertebre cervicali, toraciche e lombari sono costituite da elementi singoli, quindi da 7, 12 e 5 elementi singoli, mentre durante lo sviluppo il sacro si forma per la fusione di 5 vertebre e questa fusione si completa alla fine della pubertà quindi entro i 25 anni è completa. Anche il coccige in realtà è una struttura formata dalla fusione di un numero variabile da 3 a 5 vertebre e anche in questo caso il coccige è dato dalla fusione di queste vertebre che si completa attorno sempre ai 25 anni comunque in modo variabile, non prima della pubertà. VERTEBRE L'articolazione tra queste vertebre e la disposizione di queste vertebre a formare la colonna vertebrale non è una disposizione verticale, lineare, ma le vertebre non formano una struttura rettilinea bensì una struttura incurvata, formando quelle che sono delle curvature, che sono curvature fisiologiche della colonna, servono anche alla funzione di scarico del peso dalla colonna verso gli arti inferiori. In particolare queste curvature si formano in due fasi diverse durante lo sviluppo e ci sono le curvature primarie, che sono due, quella toracica e quella sacrale. La curvatura toracica si forma perché la porzione toracica è quella che andrà poi ad accogliere gli organi a livello del torace. La curvatura sacrale è quella che va poi ad accogliere gli organi a livello della regione addominale soprattutto pelvica. E poi abbiamo due curvature invece secondarie, che sono quella cervicale che si sviluppa quando il neonato inizia a bilanciare il peso della testa sul collo, quando il neonato inizia anche a camminare su due gambe, con andatura bipede e poi abbiamo anche una curvatura secondaria che è la curvatura lombare, che si sviluppa maggiormente, si incurva soprattutto quando si inizia a bilanciare il peso del tronco sugli arti inferiori, quindi di nuovo quando l’andatura inizia a diventare bipede avremo poi via via durante lo sviluppo la formazione di questa curvatura. Ciascuna vertebra è formata da un piano strutturale comune, che è dato dalla presenza di un grosso corpo detto vertebrale in posizione ventrale, quindi ventralmente troviamo un corpo vertebrale che ha questa forma semiovale sferica ed è la porzione più statica della vertebra. Dal corpo poi diparte quello che è invece un arco vertebrale che si porta verso la porzione dorsale, quindi posteriormente parte questo arco vertebrale che invece rappresenta la porzione più dinamica, quella che favorisce maggiormente il movimento a livello della vertebra. L’arco vertebrale presenterà poi a seconda del tipo di vertebra alcuni punti di articolazione con le altre vertebre, quindi con le vertebre superiori e quelle inferiori, presenterà quelli che sono detti i processi articolari. All’interno dell’arco vertebrale troviamo un canale, un foro, se immaginiamo tutte le vertebre incolonnate l’una sull’altra si forma proprio un canale, detto canale vertebrale, all’interno del quale correrà il midollo spinale, quindi il canale vertebrale serve a proteggere il midollo spinale. Abbiamo un corpo vertebrale, un arco vertebrale, che delimita il foro vertebrale e poi troviamo dei processi a livello dell’arco vertebrale, si formano poi dei processi ossei che differiscono come forma a seconda del tipo di vertebra, quindi a seconda della porzione cervicale, toracica e lombare. Diciamo che in linea generale troviamo due tipi di processi: un processo impari mediano che è detto processo spinoso, che è quello che differisce maggiormente tra vertebre cervicali, toraciche e lombari e poi abbiamo due processi pari e simmetrici laterali che sono proprio processi trasversi. Poi a livello degli archi vertebrali in corrispondenza dei processi troviamo diverse faccette articolari, in particolare 4 per 2 superiori e 2 inferiori per l’articolazione con le vertebre superiori ed inferiori della catena. Abbiamo poi altri tipi di processi minori a seconda del tipo di vertebra, che servono per l’attacco poi di muscoli e di alcuni legamenti. Tra una vertebra e l’altra, quindi a livello del corpo vertebrale, troviamo poi una porzione di cartilagine, un cuscinetto di cartilagine che è detto disco intervertebrale. I dischi intervertebrali servono a dare flessibilità alla colonna ma anche a proteggere le porzioni ossee dagli urti e a essere resistenti dalla compressione che le vertebre possono avere una contro l’altra e naturalmente favoriscono il movimento sebbene limitato di una vertebra rispetto all’altra e quindi quelli che sono i movimenti di flessione o di rotazione della colonna. Per quanto riguarda i processi, i diversi tipi di vertebre differiscono e possono essere riconosciute, distinte sulla base di alcune caratteristiche, soprattutto legate agli arco vertebrali ma in particolare ai processi vertebrali. Ad esempio le vertebre cervicali, quindi le prime vertebre della colonna, hanno un foro vertebrale che ha una forma soprattutto triangolare ma in particolare hanno questo processo spinoso che si biforca. Quindi in particolare il processo spinoso, quello posteriore e mediale è generalmente biforcato perché in questo punto si articolano poi alcuni legamenti e muscoli per il collo e la testa. Le vertebre toraciche presentano invece un canale, un foro vertebrale più rotondo, quindi che ha una sezione più rotonda, le vertebre toraciche oltre alle faccette articolari per l’articolazione con le altre vertebre presentano delle faccette articolari sui lati, quindi laterali che servono per l’articolazione con le coste, per l’articolazione con gli elementi della gabbia toracica. In particolare il processo spinoso delle vertebre toraciche non è biforcato come quelle cervicali e invece si porta in maniera più obliqua verso le regioni posteriori, via via che si scende verso T12 avremo questo processo spinoso sempre più in obliquo. Le vertebre lombari di nuovo hanno un foro vertebrale in sezione abbastanza triangolare, non presentano faccette articolari e hanno questo processo spinoso non biforcato ma soprattutto è un processo spinoso orizzontale, ha un andamento orizzontale, molto spesso il processo spinoso ha delle vertebre lombari proprio perché a livello lombare si scarica il peso del tronco sugli arti. A seconda della morfologia della vertebra possiamo distinguere se si tratta di una vertebra cervicale, toracica o lombare. Queste diverse caratteristiche a livello vertebrale caratterizzano anche una diversa mobilità di queste vertebre e quindi una diversa mobilità della colonna proprio perché le vertebre cervicali sono quelle più articolate, che favoriscono un movimento maggiore, per esempio il movimento che possiamo con il collo. Le vertebre dorsali, quindi in particolare quelle toraciche sono piuttosto fisse, mentre quelle lombari e soprattutto in unione col sacro hanno un grado di mobilità intermedio, sono abbastanza mobili. L’articolazione più mobile della colonna vertebrale è l’articolazione tra la 1^ vertebra cervicale e l’osso occipitale, quella che si chiama articolazione atlo-occipitale, atlo perché la prima vertebra cervicale si chiama atlante. VERTEBRE ATIPICHE Nella struttura base di una vertebra ci sono delle eccezioni, ci sono delle vertebre atipiche e una di queste vertebre atipiche è proprio C1, è proprio l’atlante, perché in realtà l’atlante non presenta nessuna di quelle caratteristiche che abbiamo appena descritto per una vertebra. L’atlante è una struttura che manca del corpo vertebrale, quindi non ha il corpo vertebrale ma è formato esclusivamente da due archi vertebrali, uno anteriore e uno posteriore, che hanno una forma semicircolare e vanno a determinare quello che è il foro vertebrale al suo interno. Abbiamo poi delle faccette articolari nella faccia superiore e nella faccia inferiore dell’atlante, che sono faccette articolari molto estese proprio perché la faccetta articolare superiore dell’atlante si articola con l’osso, con i condili dell’osso occipitale, quindi fa articolazione con l’osso occipitale e forma quella che è l’articolazione più mobile con maggiore grado di mobilità della colonna vertebrale. Le faccette articolari inferiori dell’atlante si articolano poi con la vertebra C2, quindi l’atlante grazie alla sua forma favorisce quella che è questa articolazione mobile tra testa e collo e anche grazie alla presenza di questo foro vertebrale così esteso fa si che vi sia più spazio per il midollo spinale per passare, quindi uscire a livello dell’osso occipitale e passare all’interno della colonna vertebrale. Quindi previene anche danni al midollo spinale a causa di elevati movimenti, sennò sarebbe un rischio ogni volta che muoviamo il collo anche in modo un po' più anomalo rischieremmo di lesionare il midollo spinale. Un’altra vertebra atipica è la seconda vertebra cervicale quindi C2, che si chiama epistrofeo. In realtà ha una forma particolare proprio perché il corpo dell’atlante è assente e durante lo sviluppo il corpo dell’atlante si fonde con il corpo dell’epistrofeo, quindi si origina una struttura che si chiama dente dell’epistrofeo oppure processo odontoideo dell’epistrofeo. L’atlante non presenta un corpo vertebrale ed è per questo motivo che in realtà tra atlante ed epistrofeo non si trova un disco intervertebrale, cioè non si trova un cuscinetto cartilagineo che fa da articolazione tra 1^ e 2^ vertebra cervicale. Atlante e epistrofeo si articolano in maniera veramente a incastro tra loro in particolare l’atlante si articola con il dente dell’epistrofeo grazie alla presenza di alcuni legamenti tra cui questo che è il legamento trasverso. Questa articolazione così a incastro tra atlante ed epistrofeo è quella che garantisce la rotazione della testa, quindi ci favorisce i movimenti di rotazione della testa, proprio perché l’atlante ruota attorno al dente dell’epistrofeo. Quindi anche l’epistrofeo è una vertebra atipica. Un’altra vertebra atipica è la C7, quindi la settima e ultima vertebra cervicale, che ha un processo spinoso molto lungo e anche sottile, si assottiglia verso la fine e termina in una struttura che si chiama tubercolo, che si può sentire al tatto se ci tocchiamo a livello della base del collo. È una di queste strutture prominenti che si può osservare anche a livello della cute negli esami ad esempio medici e delimita al punto tale due curvature della colonna, quindi tra la curvatura cervicale e quella toracica. Tutte le vertebre ad eccezione dell’articolazione tra atlante e epistrofeo si articolano attraverso anche la presenza di questo cuscinetto, questo disco intervertebrale che è un anello fibroso di cartilagine molto densa ricca di fibre e collagene. A questo nucleo, che si chiama nucleo polposo di cartilagine molto idratata, quindi molto deformabile soprattutto nei giovani, man mano la cartilagine dei dischi intervertebrali diventa più rigida durante l’invecchiamento. Questo garantisce un certo grado di mobilità tra una vertebra e l’altra e naturalmente l’idratazione di questa cartilagine si riduce con l’età e il movimento tra una vertebra e l’altra con l’invecchiamento diventa sempre più limitato. SACRO E COCCIGE Al termine della 5^ vertebra lombare troviamo tutta l’articolazione con il sistema del sacro e poi con il coccige. La regione del sacro è data dalla fusione di 5 vertebre, quelle che erano le vertebre sacrali che si completa durante l’adolescenza al termine della pubertà. La regione del sacro si articolerà poi con il cingolo pelvico e quindi con una porzione dello scheletro appendicolare e presenta questa curvatura, che si chiama curva sacrale perché la porzione della colonna sacrale va poi a proteggere quelli che sono gli organi addomino-pelvici, in particolare gli organi del sistema urinario, del sistema riproduttivo e l’ultimo tratto anche del sistema digerente. Le ossa del sacro hanno questa forma particolare e rappresentano anteriormente una concavità, quindi dorsalmente una convessità. Abbiamo una porzione superiore più ampia che è detta base, che ha una forma un po' a triangolo e una porzione inferiore che si stringe detta apice. Poi abbiamo l’apice del sacro che va ad articolarsi poi con l’ultima porzione della colonna vertebrale che è il coccige, che è dato anch’esso dalla fusione di più vertebre, sono in numero variabile da 3 a 5 e la fusione di queste vertebre termina anch’esso dopo la pubertà, dopo i 25 anni. Il fatto che ad esempio le ossa del sacro non siano fuse durante la giovinezza e l’adolescenza fa si che in caso di traumi le ossa del sacro siano le prime a rompersi, quindi in caso di cadute a livello sacrale questo può provocare ad esempio la frattura tra le varie ossa del sacro. GABBIA TORACICA La gabbia toracica è costituita da 25 ossa di cui un osso impari mediano è dato dallo sterno e 24 ossa pari e simmetriche sono le coste. La gabbia toracica è situata innanzitutto tra collo e addome, ha come pavimento il diaframma, quindi come limite inferiore il diaframma, che separa la cavità toracica da quella addominale. La gabbia toracica è un complesso di ossa, muscoli e articolazioni, che vanno a delimitare quella che all’interno si chiama cavità toracica quindi lo spazio per i visceri nella porzione toracica del corpo. Quindi ha una forma a tronco di cono, con la base più ampia verso la porzione inferiore, quindi inferiormente è chiusa dal diaframma e se guardiamo quali sono le componenti ossee che formano la gabbia toracica possiamo dire che posteriormente la gabbia toracica è delimitata dalle 12 vertebre toraciche, anteriormente dallo sterno in posizione ventrale anteriore mediana e lateralmente da 12 paia di coste. Ciascun paio di coste si articola con una o più delle 12 vertebre toraciche. Le coste e lo sterno, anteriormente servono a rinforzare le pareti della cassa toracica, della cavità toracica e quindi dare rinforzo e protezione a tutti quegli organi che si trovano a livello toracico, quindi in particolare cuore, polmoni, primo tratto del sistema intestinale, del sistema digerente, grossi vasi, ghiandole come il timo, ad esempio, e così via. Le ossa della gabbia toracica permettono anche l’inserzione di muscoli che sono importanti per il sostegno degli organi ma anche per il mantenimento della posizione eretta, muscoli che servono ai movimenti degli arti superiori e poi vi sono dei muscoli che si articolano a livello delle coste che serviranno poi a modulare la funzione respiratoria, quindi ad aumentare il volume della cavità toracica e a ridurlo durante l’azione di inspirazione e poi di espirazione. La gabbia toracica è costituita da 12 vertebre toraciche e 12 paia di coste, più lo sterno anteriormente, superiormente troveremo due ossa che fanno parte dell’arto superiore che sono scapola e clavicola. COSTE Le coste sono ossa lunghe, quindi hanno la caratteristica delle ossa lunghe e hanno la caratteristica di essere però curve e piuttosto appiattite, ma sono ossa lunghe. Ogni costa si articola con una o più vertebra toracica, le coste sono 12, in anatomia si chiamano coste e non costole, sono 12 paia, quindi una a destra e una a sinistra, si numerano da 1 a 12 con numerazione che va dalla porzione più craniale a quella più caudale, quindi la prima costa sarà quella che si articola con T1 e così via, la 12^ si articolerà con T11 e T12. Di queste 12 paia di coste in realtà, le prime 7 sono dette coste vere o vertebrosternali perché si collegano allo sterno, quindi anteriormente vanno ad articolarsi con lo sterno e questa articolazione, questo collegamento è permesso grazie alla presenza di cartilagini, che si chiamano cartilagini costali. Quindi ciascuna costa delle prime 7 ha una sua propria cartilagine costale che raggiunge lo sterno e permette l’ancoraggio, l’articolazione con lo sterno. Dall’8^ alla 12^ sono invece dette coste false perché non si ha una connessione indipendente con lo sterno, in realtà di queste coste false l’8^, la 9^ e la 10^ sono connesse allo sterno attraverso delle cartilagini costali che però si fondono tra loro in un’unica cartilagine, che va poi a unirsi in particolare a quello che è il processo xifoideo dello sterno cioè alla porzione inferiore dello sterno. Le ultime due coste, l’11 e la 12^ sono invece dette coste fluttuanti, non hanno un’articolazione con lo sterno, quindi non è presente una cartilagine costale che le articola allo sterno, quindi sono libere, fluttuanti. La costa si articola con il corpo vertebrale di ciascuna vertebra, la testa della costa si articola con quello che è il corpo vertebrale oppure si può articolare con due corpi vertebrali adiacenti e poi dall’articolazione con il corpo vertebrale la costa curva si porta in avanti, fa una curvatura e va a proiettarsi poi anteriormente verso lo sterno. Quindi questa conformazione favorisce la formazione di quella che è detta gabbia toracica o cassa toracica. STERNO Lo sterno è l’osso anteriore impari mediano localizzato nella porzione ventrale ed è un osso formato da tre segmenti principali: quello che è detto manubrio dello sterno che è la porzione superiore e la parte più estesa e massiccia, poi il manubrio si continua con quello che è detto corpo dello sterno, che ha una forma più verticale, che termina con quello che è detto processo xifoideo dello sterno. Quindi diversi tipi di muscoli si legano sulle diverse porzioni dello sterno e quindi favoriranno determinati tipi di movimenti, ad esempio movimenti degli arti superiori sono facilitati ad esempio dall’inserzione di alcuni muscoli a livello del manubrio dello sterno, del corpo dello sterno e così via. Quindi questa era una visione generale di quello che era lo scheletro assile. SCHELETRO APPENDICOLARE In quest’ultima parte passiamo a vedere quello che è invece lo scheletro appendicolare, che naturalmente è costituito da 126 ossa, ma noi parleremo solo delle ossa principali. Quindi partendo dallo scheletro appendicolare, quindi lo scheletro che costituisce quelle che sono le regioni degli arti superiori e inferiori, partiamo da quella regione che serve a unire lo scheletro assile alla porzione superiore dello scheletro appendicolare, cioè il cosiddetto cingolo scapolare. Quindi il cingolo scapolare è la porzione dello scheletro appendicolare che è costituito da ossa che vanno a formare la parte superiore del corpo e quindi che lega l’arto superiore a quello che è il tronco essenzialmente. Le ossa che formano il cingolo scapolare sono due e sono la clavicola e la scapola. La clavicola in realtà è quella porzione di osso che si articola con la porzione superiore dello sterno, che si chiama manubrio, quindi si articola con lo sterno, mentre la scapola è localizzata in posizione dorsale e non ha in realtà un’articolazione con lo scheletro assile mentre è la clavicola quella che si articola con lo scheletro assile. La clavicola ha questa forma un po’ sinuosa e ha un’inserzione a livello dello sterno, si articola con il manubrio dello sterno mentre l’altra estremità si chiama estremità acromiale si articola con la scapola, quindi diciamo che la clavicola si articola con lo sterno e con la scapola. La scapola è un osso che ha una conformazione particolare, questa forma particolare perché ha un corpo triangolare molto ampio che potete anche sentire a livello della spalla perché a livello della scapola si articolano diversi muscoli, in particolare i muscoli che servono poi per i movimenti degli arti superiori. Quella che si chiama testa della scapola, che è la porzione che forma un angolo, presenta una cavità molto evidente chiamata cavità glenoidea, che è il punto di articolazione tra la testa della scapola e il primo osso dell’avambraccio, che è l’omero e forma quindi quella che è l’articolazione della spalla. ARTO SUPERIORE Il primo osso dell’arto superiore più prossimale è detto omero, è una delle ossa più forti, più spesse del corpo, dello scheletro appendicolare, l’altro è il femore. È un osso molto forte, forma quello che è l’osso del braccio ed ha un punto di articolazione con la cavità glenoidea della scapola, quindi la testa dell’omero si articola con la scapola, con la cavità glenoidea, mentre nella sua epifisi distale dell’omero presenta dei punti di articolazione che si chiamano condili per le due ossa dell’avambraccio. Avremo un’articolazione più mediale che invece di chiamarsi condilo nell’omero di chiama troclea che andrà ad articolarsi con l’osso mediale dell’avambraccio, cioè con l’ulna e poi i condili invece più laterali che andranno ad articolarsi con il radio, l’osso laterale dell’avambraccio. A livello dell’arto superiore nell’avambraccio troviamo 2 ossa: ulna e radio, ulna mediale e radio laterale. L’ulna anche in questo caso avrà un’epifisi prossimale che si articolerà con l'omero, e un’epifisi distale che andrà poi ad articolarsi con le ossa del carpo, quindi le ossa della mano. La caratteristica dell’ulna è la presenza di questa epifisi distale, questa porzione ossea dell’epifisi distale con una formazione particolare a uncino. Questa epifisi distale, questa sorta di gancio che si forma dell’ulna si chiama olecrano, che è praticamente l’osso del gomito che possiamo sentire se ci tocchiamo il gomito. Il gomito è dato appunto dall’epifisi distale dell’ulna e l’olecrano dell’ulna ha questa forma particolare perché impedisce all’avambraccio di ruotare posteriormente oltre all’allineamento con l’omero, quindi oltre all’allineamento col braccio. Noi non possiamo naturalmente ruotare l’avambraccio di un angolo che va oltre al suo allineamento con le ossa del braccio proprio perché l’olecrano nell’ulna si incastra a livello dell’articolazione e impedisce un ulteriore movimento dell’avambraccio rispetto al braccio. Tra ulna e radio abbiamo una membrana, che vedremo anche poi a livello dell’arto inferiore, che si chiama membrana interossea, che va a unire quelle che sono la porzione, il margine laterale dell’ulna con il margine mediale del radio. Ulna e radio sono praticamente uniti da questa membrana interossea, che è importante perché rappresenta dei punti di inserzione di alcuni muscoli dell’avambraccio, dell’arto superiore. L’osso laterale dell’avambraccio è il radio, la testa del radio, quindi l’epifisi del radio si articola con l’ulna, ha questa forma a disco e permette l’articolazione con l’omero e con l’ulna. A livello di questa regione si inseriscono dei muscoli importanti dell’avambraccio come ad esempio il bicipite. Abbiamo quindi la diafisi del radio che via via si allarga di dimensioni fino all’epifisi distale che è più voluminosa rispetto a quella prossimale. Il radio ha questa forma anche se si articola poi con l’ulna, e radio e ulna sono collegati anche da questa membrana interossea che è punto di inserzione di alcuni muscoli. Ulna e radio poi si articolano con quelle che sono le ossa della mano. Radio e ulna vanno ad articolarsi con quelle ossa che formano le ossa del polso e del carpo, quindi della base della mano. Abbiamo 8 ossa che formano le ossa del carpo, che sono messe su due file, quindi abbiamo una fila diciamo di ossa che sono prossimali all’articolazione con radio e ulna e si chiamano ossa prossimali del carpo e poi una fila di 4 ossa che sono ossa distali del carpo. Quindi sono 8 ossa del carpo, ognuna di queste ossa ha un nome particolare che è legato soprattutto alla sua forma, la sua funzione, quindi abbiamo ad esempio l’osso piramidale, lo scafoide, il pisiforme e così via. Oltre che dal carpo la mano poi è formata da 8 ossa che formano il metacarpo, poi abbiamo 5 falangi prossimali, quindi per lo scheletro delle dita abbiamo le 5 falangi prossimali, 5 falangi medie, dette anche falangine e 4 falangi invece distali. 4 perché il pollice non presenta la falange più distale, quindi in realtà la mano è formata da numerose ossa tutte articolate tra loro. Le ossa che costituiscono lo scheletro delle dita, quindi delle falangi prossimali, medie e distali sono ossa lunghe nonostante siano di piccole dimensioni. CINGOLO PELVICO Il cingolo pelvico è quella porzione che va a collegare lo scheletro assile allo scheletro appendicolare per quanto riguarda la regione inferiore dello scheletro del corpo. Il cingolo pelvico può anche essere chiamato bacino o pelvi e, a differenza del cingolo scapolare, il bacino è un sistema di ossa più rigido che limita i movimenti, molto più massiccio perché va ad ancorare la colonna vertebrale agli arti inferiori e grazie alla sua forma e anche al fatto che sia una struttura massiccia permette di scaricare il peso sugli arti inferiori. Il cingolo pelvico ha una forma concava perché va oltre a sostenere anche a proteggere quelli che sono gli organi addominopelvici, ad esempio gli organi del sistema urinario e gli organi riproduttivi. Serve anche poi ad assicurare una salda articolazione con gli arti inferiori quindi a garantire quello che è l’equilibrio sia durante quello che è l’equilibrio statico, quindi durante la stazione eretta, sia l’equilibrio durante il movimento. Il cingolo pelvico è formato dalle cosiddette ossa dell’anca, che sono 3 ossa piatte che si fondono durante lo sviluppo. Abbiamo un osso più ampio che si chiama ileo, che rappresenta l’osso più grande localizzato superiormente, poi a livello posteriore abbiamo un secondo osso che si chiama ischio, anteriormente il pube. Anche in questo caso l’anca è formata dalla fusione di tre ossa, ileo, ischio e pube, la cui fusione di nuovo termina in età post puberale, quindi dopo la pubertà abbiamo una completa fusione delle 3 ossa dell’anca. Naturalmente queste ossa sono pari e simmetriche, avremo 3 ossa nella porzione destra e 3 ossa nella porzione sinistra. Le due ossa dell’anca si uniscono anteriormente e vanno a formare quella che si chiama articolazione coxo, l’articolazione delle ossa dell’anca, mentre lateralmente ciascun osso dell’anca forma l’articolazione con il femore e quindi andrà a formare quella che si chiama articolazione coxo-femorale. In ciascuna delle 2 ossa dell’anca abbiamo l’ileo, superiormente è l’osso più esteso, in realtà la porzione superiore dell’ileo si chiama cresta iliaca, ed è quella che possiamo sentire se tocchiamo la regione dell’anca, ed è la cresta iliaca. Lateralmente troviamo il punto di articolazione con la testa del femore, que