Anatomia 1 PDF
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Università "Magna Græcia"
2024
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These notes cover the study of human anatomy, describing different approaches such as macroscopic, topographic, functional, and microscopic perspectives. The document also defines organs and discusses the organization of the human body, focusing on systems and functions.
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Lezione del 5/11/2024 Sbobinatori: Matilde Lo Giacco (09.00-10.00) Benedetta Funes (10.00-11.00) Prof.ssa Marino Fabiola- Anatomia Matilde Lo Giacco (09.00-10.00) Lo studio dell’anatomia L’anatomia umana indaga, forma e struttura rapporti tra le parti che compongono...
Lezione del 5/11/2024 Sbobinatori: Matilde Lo Giacco (09.00-10.00) Benedetta Funes (10.00-11.00) Prof.ssa Marino Fabiola- Anatomia Matilde Lo Giacco (09.00-10.00) Lo studio dell’anatomia L’anatomia umana indaga, forma e struttura rapporti tra le parti che compongono il nostro corpo. Il termine “anatomia” significa “dissezionare, tagliare a pezzetti”. Infatti, proprio tramite la dissezione dei cadaveri ha avuto inizio lo studio anatomico del corpo. Nello studio anatomico possiamo utilizzare diversi approcci: 1. Macroscopico: informazioni riguardanti l’aspetto superficiale, morfologico e consistente degli organi; 2. Topografico: informazioni riguardanti la disposizione e la localizzazione spaziale di organi rispetto ad altri, oltre che conoscere i rapporti che tali organi intraprendono con quelli circostanti; 3. Funzionale: correlato a delle strutture anatomiche con le loro funzioni principali; 4. Molecolare: approfondimento sul pathway (strada, traiettoria) molecolare che sottende una certa funzione relativa ad un distretto anatomico; 5. Microscopico: aggiungendo una “lente d’ingrandimento” sull’organizzazione superficiale. L’istologia è strettamente correlata all’approccio microscopico anatomico. (L’istologia si occupa dello studio della struttura microscopica e ultramicroscopica dei tessuti e degli organi da un punto di vista morfologico). 1 Il nostro approccio si baserà sulla descrizione di tipo macroscopico, superficiale, topografico e microscopico. Inoltre, esistono altre branche dell’anatomia le quali si focalizzano su un distretto anatomico specifico. Ad esempio: 1. L’artrologia: studio degli arti; 2. Osteologia: studio delle ossa; 3. Cardiologia: studio del cuore e del sistema cardiovascolare; Cellule, tessuti, organi e sistemi dell’organismo umano rappresentano livelli di organizzazione sempre più complessi ma, tuttavia, accomunati da una regola fondamentale: svolgimento di una funzione comune. Qui è rappresentato il sistema respiratorio, formato dall’insieme di più organi “indipendenti” (ciascuno con una propria origine embriologica differente). Essi, seppur diversi, insieme cooperano per il corretto svolgimento della respirazione. Tale sistema sarà formato da più organi distinti e separati. Definizione di organo Per organo si intende qualunque entità anatomica dai confini e limiti ben definiti. A sua volta, ciascun organo è formato da tessuti (di cui i principali: muscolare, connettivo, nervoso ed epiteliale). Ciascun tessuto dell’organismo è composto da singole entità indipendenti e separate: le cellule. Tutte queste porzioni compongono un organismo. La complessità dell’organismo umano è paragonabile alla complessità della lingua italiana: le nostre parole sono frutto delle infinite 2 combinazioni delle lettere dell’alfabeto, le quali unite formano parole, per poi comporre frasi e formare un paragrafo di un libro, e così via… Il corpo umano non è statico. Basti pensare al movimento della testa, degli arti superiori e inferiori. Come possiamo descrivere le posizioni che il corpo umano assume con i suoi innumerevoli movimenti? Tutte le descrizioni anatomiche fanno riferimento alla cosiddetta “posizione anatomica”. La posizione anatomica consiste nel corpo umano in piedi con il viso che guarda in avanti, i piedi risultano essere ravvicinati, gli arti superiori pendono lungo i fianchi e il palmo della mano è rivolto in posizione supina, quindi verso l’alto. Il corpo umano è formato da due porzioni, una destra e una sinistra. Queste due metà però, non sono identiche e per questo motivo si parla di simmetria bilaterale (se noi provassimo a sovrapporre la mano destra sulla mano sinistra e la osserviamo non sono uguali perché speculari) Utilizzeremo i piani visibili in figura per indicare posizione, orientamento e rapporto tra gli organi. Quali sono i tre piani fondamentali? 1. Il piano verticale (in rosso nella prima figura) taglia esattamente il corpo in due metà. Questo piano prende il nome di piano sagittale e nello specifico il piano sagittale che divide esattamente in due metà specularmente uguali prende il nome di piano sagittale mediano. Esistono infiniti piani paralleli al piano sagittale mediano (il che significa che è possibile “tirare una linea, sezionare” più punti avendo un punto di riferimento, il sagittale mediano). 2. Il piano coronale o frontale (in blu nella prima figura), il quale, diretto da destra verso sinistra, dividerà il corpo frontalmente. Si avrà così una porzione di corpo umano posta anteriormente a questo piano e una porzione di corpo umano situata posteriormente allo stesso. Esistono anche in questo caso infiniti piani paralleli ma non un piano mediano di riferimento. 3. Il piano trasversale (in verde nella prima figura) attraversa il corpo orizzontalmente ed è l’unico piano orizzontale. Una porzione di corpo umano si troverà superiormente, mentre l’altra porzione si troverà inferiormente rispetto al piano trasversale. Anche qui non è presente un piano sagittale mediano di riferimento. 3 Gli anatomisti preferiscono utilizzare… 1. Il termine prossimale per intendere una parte corporea più vicina al suo punto di attacco al tronco, e il termine distale per intendere una parte corporea più lontana (Esempio pratico: Il gomito e il polso. Il punto di attacco al tronco di entrambi è la spalla. Il gomito rispetto alla spalla sarà prossimale, il polso invece sarà distale); 2. Il termine ventrale per indicare la parte anteriore, e il termine dorsale per indicare la parte posteriore; 3. Il termine mediale per indicare la superficie di un segmento corporeo più vicina al piano sagittale mediano, e il termine laterale per indicare il segmento corporeo più lontano al piano sagittale mediano. (Esempio pratico: l’occhio, che sarà definito mediale, è più vicino al piano sagittale mediano rispetto all’orecchio, che sarà quindi definito laterale); 4. Il termine craniale per indicare una porzione di corpo umano che sta al di sopra (quindi più vicino) al cranio e il termine caudale per indicare una porzione che sta al di sotto del piano trasversale e lontano dal cranio. 4 Esistono particolari strumenti che ci consentono di approfondire lo studio dell’anatomia e di andare oltre l’immagine statica e bidimensionale del corpo. Tali strumenti sono l’Anatomage Table, il quale consente di effettuare la “dissezione virtuale”. Utilizzato tipicamente nei tirocini, questo tavolo anatomico consiste in uno schermo al cui interno sono presenti 4 cadaveri donati alla scienza e sezionati con l’utilizzo di un grande microtomo, che ne consente la realizzazione di finissime sezioni corporee, digitalizzando successivamente le immagini visualizzate su tale schermo. È possibile anche utilizzare il visore oppure consultare l’applicazione a pagamento Anatomy Learning scaricabile su Play Store. 5 Le cavità corporee La parete del corpo umano contiene diverse cavità, ciascuna delimitata da una parete. Tra le cavità corporee, possiamo citare: 1. La cavità cranica, in cui è situato il sistema nervoso e quindi l’encefalo; 2. La cavità vertebrale, in cui è situato il midollo spinale; La cavità cranica, insieme alla cavità vertebrale, forma la cavità dorsale del corpo. Queste porzioni di cavità sono strettamente collegate con le ossa della scatola cranica e con quelle del canale vertebrale? No, in quanto ci si avvale di un sistema protettivo di membrane chiamate meningi. Gli involucri meningei sono delle membrane di tipo fibrosieroso le quali conferiscono protezione nei confronti di queste cavità così tanto delicate. 3. La cavità toracica, in cui sono situati i polmoni, delimitati dalla pleura (i polmoni sono accolti nello spazio detto loge pleuropolmonare, separati da un ulteriore spazio anatomico chiamato mediastino) e il cuore, delimitato da una membrana sierosa chiamata pericardio. 6 4. La cavità addomino-pelvica, in cui risiedono organi appartenenti al sistema digerente, delimitata dall’addome dal peritoneo. Dipendentemente dal peritoneo, potremmo distinguere organi intraperitoneali, completamente avvolti dal peritoneo, e organi retroperitoneali non completamente avvolti dallo stesso; Queste due cavità sono separate tra loro dal diaframma (linea di demarcazione tra le due cavità). (Questo confine di demarcazione non è presente né tra le cavità cranica-vertebrale né tra addome e pelvi, ecco il motivo per cui viene chiamata “addomino-pelvica”). Il sistema tegumentario e il tessuto epiteliale Il primo sistema che noi tratteremo sarà il sistema tegumentario che comprende: 1. L’epidermide, un tessuto epiteliale; 2. Il derma, un tessuto connettivo; Il tessuto epiteliale, rivestimento la maggior parte delle superfici corporee, è costituito da cellule dalla forma regolare, quasi geometrica e le loro funzioni rientrano nella protezione, rivestimento, assorbimento, trasporto e secrezione. Tutti i tessuti epiteliali poggiano su una lamina basale, una membrana di congiunzione tra l’epitelio e il derma sottostante. Le cellule epiteliali sono polarizzate, ovvero presentano due estremità: una basale rivolta verso la lamina basale, e una abitale rivolta verso il lato superiore dell’epitelio la quale può presentare diverse specializzazioni funzionali, come i microvilli per il trasporto di alcuni secreti quali il muco. Altre due caratteristiche e specializzazioni dei tessuti epiteliali sono : 7 1. La cheratinizzazione: l’epidermide, per esempio, è un tessuto epiteliale cheratinizzato. (un epitelio pavimentoso pluristraficato cheratinizzato). 2. La non vascolarizzazione, non presentando vasi. Tuttavia il nutrimento arriva grazie al tessuto connettivo sottostante su cui poggiano: l’epidermide rigenera le sostanza nutritive tramite diffusione passiva grazie al derma sottostante. L’immagine sopra riportata raffigura gli emidesmosomi, fondamentali per la realizzazione della giunzione dermo-epidermica, ovvero l’unione tra epidermide e derma. La lamina basale, in realtà è data dalla sovrapposizione di tre strati: 1. Nello strato superficiale troviamo la lamina lucida: elemento di congiunzione tra la membrana della cellula epiteliale e la lamina densa; 2. Nello strato intermedio troviamo la lamina densa, il quale congiunge la lamina lucida con la lamina reticolare; 3. Nello strato profondo troviamo la lamina reticolare, ricca di fibre reticolari a stretto contatto con il derma. Le giunzioni: comunicazioni tra strati I tipi di giunzione tra una cellula e l’altra sono: 8 1. Emidesmosomi, dispositivi giunzionali che garantiscono l’ancoraggio tra una cellula epiteliale e quella adiacente consentendo una certa permeabilità al passaggio di materiale; 2. Giunzioni occludenti formanti una barriera rigida invalicabile, evitando l’ingresso nella cute di sostanze presenti nell’ambiente circostante e rendendo così una cellula epiteliale completamente sigillata; 3. Giunzioni comunicanti che permettono all’acqua di diffondere tra due cellule vicine oltre che consentire la formazione di “pori” o “fessure” con un grado di permeabilità maggiore rispetto alle giunzioni occludenti; Sulla base delle caratteristiche morfologiche delle cellule epiteliali, gli epiteli possono essere classificati in: 1. Monostratificati, singolo strato di cellule formanti il rivestimento di uno specifico distretto anatomico; 2. Pluristratificati, più strati di cellule uno sopra l’altra. L’epitelio monostratificato è ancora diviso in: 1. Pavimentoso o semplice, formato da un unico strato di cellule dalla forma irregolare costituente la superficie di rivestimento di molte cavità corporee destinate alla diffusione passiva. (Questo epitelio è presente nei vasi in prossimità dei quali avvengono gli scambi gassosi, come i capillari, le meningi, la pleura, il pericardio e il peritoneo); 2. Cilindrico o batiprismatico, costituito da un unico strato di cellule di aspetto cilindrico la cui altezza varia sulla base dello strato funzionale dell’epitelio stesso. I nuclei sono generalmente posizionati nella regione medio basale, prossimi alla lamina basale e raramente verso l’apice. Le funzioni principali sono secrezione e rivestimento della superficie di organi cavi. 3. Cubico o isoprismatico, formato da cellule disposte su unico strato con forma cubica e può presentare diverse specializzazioni sulla porzione apicale e svolge funzioni secretorie, assorbenti ed escretorie (come ciglia o microvilli) con funzione di protezione molto limitata. Ciascuno di questi epiteli può anche essere presente nella forma pluristratificata. Il tipico esempio di epitelio pavimentoso pluristratificato semplice cheratinizzato è l’epidermide. 9 Esempio di epitelio pavimentoso monostratificato semplice di un pezzetto di cuore, rivestito dal pericardio anch’esso avvolto da un epitelio pavimentoso semplice. La pleura a livello dei pomoni con epitelio semplice in corrispondenza degli alveoli polmonari, sede degli scambi gassosi. I diversi tipi di ghiandole corporee I tessuti epiteliali descritti finora svolgono la funzione di rivestimento e protezione. Coloro che svolgono la funzione secernente formano il tessuto epiteliale ghiandolare. Le ghiandole sono classificate in: 1. Ghiandole endocrine, il cui secreto viene immesso all’interno del circolo sanguigno; 2. Ghiandole esocrine, il cui secreto viene espulso dall’organismo per mezzo di dotti escretori; Una delle componenti principali della ghiandola esocrina è l’adenomero, la porzione dell’epitelio con funzione secernente. Esso può secernere un secreto diversa natura chimica (siero, muco o misto). 10 Sulla base della loro organizzazione cellulare, queste ghiandole possono essere ancora divise in : 1. Unicellulari, come le cellule caliciformi dell’intestino, della laringe e della trachea; 2. Pluricellulari, molto presenti nell’uomo. Sulla base morfologica, esistono: 1. Ghiandole semplici, caratterizzate da un unico dotto (in violetto) per la rimozione del secreto sulla superficie cellulare. A seconda delle caratteristiche degli adenomeri e dotti , queste ghiandole possono essere classificate in: - Tubulare semplici, con forma di dito in un guanto; - Tubulare semplice ramificate, con un solo dotto ma con più adenomeri (ramificato); - Tubulare semplice a gomitolo, con forma di gomitolo che si ripiega su sé stesso; - Ghiandola acitosa semplice e acitosa semplice ramificata, con adenomero tondeggiante collegato alla superficie cellulare tramite un unico dotto; 2. Ghiandole composte, con più adenomeri e dotti. Il percorso del secreto per raggiungere la superficie cellulare sarà più lungo. In questo caso avremo: - Ghiandola tubuloacinosa composta; - Ghiandola acinosa composta, di cui la ghiandola mammaria ne è un esempio (il latte, secreto dalle cellule piramidali della ghiandola mammaria a livello degli adenomeri, dovrà seguire un percorso ramificato caratterizzato dalla presenza di più dotti confluenti in un unico dotto, il dotto galattoporo, per fuoriuscire sulla superifcie corporea in risposta ad uno stimolo). 11 In base alla modalità di secrezione, le ghiandole esocrine possono essere ancora suddivise in: 1. Olocrine: il secreto verrà inglobato in delle vescicole accumulandosi nella membrana plasmatica e fondendosi con essa, per essere rilasciato tramite esocitosi verso la superficie corporea esterna. 2. Apocrine, di cui la ghiandola mammaria ne è ancora un esempio: il suo secreto verrà eliminato insieme ad una parte del citoplasma apicale. Benedetta Funes (10.00-11.00)- da tessuto connettivo 12 Qui vediamo invece il tessuto connettivo, tessuto connettivo che ha la funzione di provvedere al collegamento ma non solo, al sostegno, ancora alla protezione, alla difesa immunitaria, ma ancora, al trasporto di fluidi, quindi alla riserva energetica di altri tessuti dei vari organi, e quindi possiede una funzione piuttosto complessa. Istologicamente, questo tipo di tessuto, connettivo, può essere suddiviso in base alle sue caratteristiche in diverse tipologie, possiamo parlare di tessuto connettivo propriamente detto, tessuto connettivo liquido, tessuto connettivo di sostegno. Tutte queste tipologie differenti di tessuto connettivo saranno caratterizzate dal fatto di essere costituite da cellule che non saranno addossate le une alle altre, non avranno un’organizzazione molto ordinata e risulteranno disperse all’interno di una matrice, che è la matrice extracellulare che avrà una componente più o meno abbondante di sostanza morta e di sostanza fibrosa. Quindi troverò delle fibre immerse all’interno di una matrice extracellulare che sarà caratterizzata da una componente amorfa e da una componente fibrosa, e il tessuto connettivo, propriamente detto, in base alla tipologia di fibre che esso contiene, in base all’orientamento di queste fibre e in base al contenuto in cellule, fibre e sostanza fondamentale, potrà essere suddiviso a sua volta in altri tessuti connettivi, cioè tessuto connettivo denso, che vedete rappresentato qui. 13 Vediamo sempre una ematossilina eosina e viene definito tessuto connettivo denso o a fasci intrecciati, fibre intrecciate, che ritroviamo soprattutto a livello del derma. Vedete che troviamo poche cellule, quindi uno scarso numero di cellule, soprattutto fibroblasti, una scarsa quantità di sostanza amorfa, e le fibre che trovo saranno rappresentate principalmente da fibre collagene, e saranno raccolte in grossi fasci che possono avere ad esempio un andamento parallelo o un andamento molto disordinato, vedete che non c’è un ordine. Quindi uno scarso numero di cellule, una scarsa quantità di sostanza amorfa, molte fibre con un andamento disordinato. Un altro tipo di tessuto connettivo denso, propriamente detto, è rappresentato dal tessuto connettivo elastico e un’altra tipologia di tessuto connettivo è invece dato dal tessuto connettivo lasso. Che cosa vediamo? Qual è la differenza che risalta all’occhio tra il tessuto connettivo denso, che vediamo qui superiormente e che rientrano comunque nei tessuti connettivi propriamente detti, quindi il tessuto connettivo propriamente detto, a sua volta, può essere suddiviso in base alle caratteristiche che abbiamo detto (fibre, tipo di cellule, proteine, sostanza amorfa), e tessuto connettivo lasso, tra cui rientrano questi tessuti che vi ho detto, quindi tessuto connettivo denso che 14 a sua volta si distingue in base all’orientamento delle fibre in tessuto connettivo denso a fibre intrecciate, parallele o a fasci incrociati, e ancora tessuto connettivo denso ed elastico e poi abbiamo il tessuto connettivo lasso. Nel caso che vedete qui, cosa vedo? Che nel tessuto connettivo lasso avrò una maggiore quantità di matrice extracellulare, a discapito delle fibre che saranno molto di meno. Quindi questa è la differenza sostanziale tra il denso e il lasso, nel denso avrò più fibre con andamento specifico, e sulla base di questo andamento lo possiamo classificare in, a fibre intrecciate, fibre parallele, quindi sulla base dell’andamento delle fibre e nel denso avremo poca sostanza amorfa e poche cellule, mentre la sostanza amorfa, la matrice extracellulare sarà assolutamente abbondante nel tessuto connettivo lasso, e un tipo particolare di tessuto connettivo denso è rappresentato da tessuto adiposo. Andiamo a vedere com’è organizzata la cute, di fatti si tratta di uno degli organi più estesi. Si tratta di un organo ricco di annessi cutanei, pensate alle unghie, pensate ai capelli, ai peli, pensate alla ghiandola mammaria, pensate alle ghiandole sudoripare, alle ghiandole sebacee, sono tutti annessi cutanei, quindi annessi della cute. È chiaro anche dall’aspetto della cute, ad esempio il medico, ma 15 lo stesso fisioterapista, assistenze sanitario ma anche in genere qualunque individuo, riesce ad ottenere numerose informazioni circa lo stato di salute dell’individuo stesso, e riusciamo anche ad ottenere informazioni circa l’età, circa anche abitudini alimentari, insomma l’aspetto superficiale della cute rappresenta sicuramente, se vogliamo, il nostro primo biglietto da visita. Quali sono le funzioni svolte dal sistema tegumentario? Molteplici. Innanzitutto, la cute ci protegge dalle radiazioni ultraviolette, quindi sapete bene che esporci ai raggi solari fa bene perché si ha la produzione di vitamina D, che risulta essere precursore del calcitriolo, un ormone che agisce sul metabolismo del calcio, favorendone anche la deposizione a livello delle ossa, e anche il suo assorbimento a livello intestinale e il suo riassorbimento a livello renale. Rappresenta poi un organo che consente di mantenere la temperatura corporea, quindi ha una funzione termo-regolatoria, una funzione di protezione di rivestimento, proprio perché funge da barriera, lo abbiamo detto. A livello della cute troviamo numerose terminazioni nervose, e quindi che ne fanno anche la sede della sensibilità tattile sensoriale. La presenza di recettori tattili a livello della cute ci consente anche di percepire, di avere anche una certa sensibilità, nel momento in cui entriamo a contatto con gli oggetti, e rappresenta anche una barriera immunologica, perché a livello della cute sono presenti anche cellule appartenenti al sistema immunitario. Qual è la struttura della cute? Cerchiamo di descriverla. 16 Da un punto di vista strutturale diciamo che possiamo individuare delle componenti principali, qualcuna di queste componenti l’abbiamo già citata in realtà. Tre sono le componenti principali della cute: la porzione più superficiale che vedete qui è rappresentata dall’epidermide, si tratta di un epitelio pavimentoso pluristratificato. Al di sotto dell’epidermide troviamo invece il derma, un tessuto connettivo denso. Al di sotto del derma troverò un ulteriore strato che invece è rappresentato dall’ipoderma. Se vogliamo l’ipoderma rappresenta un po' quella che è la fascia superficiale di tutte le superfici corporee, e diciamo che dall’aspetto dell’ipoderma deriva anche l’aspetto del nostro corpo, cioè l’aspetto della cute, se vogliamo, quindi l’ipoderma rappresenta la fascia superficiale, il rivestimento più superficiale. Perché dall’aspetto dell’ipoderma deriva l’aspetto cute? Perché a seconda dei distretti anatomici, a livello dell’ipoderma si possono andare a depositare, ad accumulare un livello variabile, un numero variabile di cellule adipose, gli adipociti. E proprio per questo ad esso sarà correlato l’aspetto della pelle, tanto da andare a formare in alcuni distretti corporei il cosiddetto pannicolo adiposo, vedete infatti che l’ipoderma qui viene rappresentato in giallo proprio per l’accumulo di tessuto adiposo che si ha in alcuni distretti corporei. Esisteranno dei distretti corporei in cui il pannicolo adiposo, ma lo stesso 17 ipoderma sarà praticamente esiguo, soprattutto in corrispondenza dei distretti corporei in cui avrò una cute sottile, pensiamo ad esempio al padiglione auricolare, alle palpebre, avrò un ipoderma quasi inesistente; ma pensiamo ad esempio al compartimento anteriore e posteriore del braccio: a livello del compartimento anteriore del braccio l’ipoderma sarà un po' esiguo, quindi avrò una percentuale di cellule adipose molto più limitata, mentre a livello del compartimento posteriore del braccio l’ipoderma sarà un po' più spesso perché in questa regione, per gravità, tenderanno ad accumularsi un numero di cellule adipose maggiore, tanto da dar l’aspetto pendulo ad esempio al braccio in alcuni soggetti, magari anche attraverso fattori correlati all’alimentazione, ad abitudini scorrette alimentari, oppure nelle donne l’aspetto a buccia d’arancia della pelle in specifici distretti corporei sarà dovuto all’accumulo di cellule adipose, proprio a livello dell’ipoderma. Quindi l’ipoderma corrisponderà alla fascia superficiale di tutti i rivestimenti corporei. Quali sono gli element i cellulari che vanno a popolare la cute, in particolar modo l’epidermide? L’epidermide è un tessuto epiteliale pavimentoso pluristratificato, ed è costituito da più elementi cellulari, diciamo il prototipo cellulare di riferimento dell’epidermide è rappresentato chiaramente dal cheratinocita. I cheratinociti sono il prototipo cellulare dell’epidermide stesso. Ma è l’unica tipologia cellulare che trovo a livello dell’epidermide? 18 No, troverò i melanociti. La cute ha un colore, è pigmentata. La pigmentazione della cute sarà strettamente correlata alla produzione di melanociti, perché i melanociti sono le cellule responsabili della produzione della melanina. Ma attenzione il numero dei melanociti nei vari individui sarà esattamente lo stesso, a variare non sarà il numero dei melanociti, ma sarà il numero di melanosomi all’interno dei quali saranno prodotti i pigmenti, quindi le melanine. I melanosomi rappresentano delle vescicole presenti all’interno dei melanociti, dove troverò le melanine, in particolare si possono distinguere due tipologie di melanine: l’eumelanina e la feomelanina, un pigmento più scuro e un pigmento più chiaro. Il pigmento più scuro sarà presente nei soggetti dalla carnagione un po' più scura, il pigmento più chiaro sarà presente nei soggetti dalla carnagione più chiara. Oltre a cheratinociti e melanociti ho altre tipologie di cellule, tra queste ho le cellule di Merkel, che, come i melanociti, derivano dalla cresta neurale e vengono definite cellule immigrate, cioè, raggiungono l’epidermide per svolgere una funzione, sono coinvolte nella trasmissione di stimoli della sensibilità cutanea. Descrivendovi le funzioni, vi ho detto che nell’epidermide funge anche da recettore per la sensibilità tattile cutanea, e lo fa tramite queste cellule, tramite le cellule di Merkel, perché sono delle cellule che presentano delle ramificazioni che prenderanno contatto con terminazioni nervose. E in questo senso potranno trasmettere questa sensibilità. E ancora vi ho detto anche che la cute svolge un ruolo nella risposta immunitaria, perché trovo un’ulteriore tipologia cellulare, che sono le cellule del Langerhans che si comportano come cellule appartenenti alla linea dei monociti macrofagi e quindi nel momento in cui riconoscono del materiale estraneo al corpo, lo fagocitano e lo eliminano. Subentra quindi quella che è la risposta immunitaria. L’epidermide chiaramente può essere distinta in due tipologie, cioè possiamo avere una cute spessa e una cute sottile. Quale sarà la differenza la cute spessa e la cute sottile? 19 Sarà il numero di strati, e soprattutto sarà anche lo spessore dello strato corneo, che è lo strato più esterno. Questa è un’ematossilina eosina, quindi una colorazione istologica che nella pratica del laboratorio viene comunemente effettuata; in violetto vedete la colorazione dell’epidermide, e in rosa invece vediamo il derma. L’epidermide della cute sottile è costituita dalla sovrapposizione di 4 strati, di cui: lo strato profondo è rappresentato dallo strato basale (B), al di sopra dello strato basale abbiamo lo strato spinoso (S), al di sopra dello strato spinoso abbiamo lo strato granuloso (G), e al di sopra dello strato granuloso abbiamo lo strato corneo (C). 4 strati: basale, spinoso, granuloso e corneo. 20 Qui abbiamo un’ematossilina eosina quindi una colorazione istologica di una cute però spessa. Vediamo sempre lo strato basale, spinoso, granuloso e corneo, ma anche se non è indicato ve lo dico, nella cute spessa abbiamo uno strato aggiuntivo; quindi, c’è un quinto strato che prende il nome di strato lucido e di andrà ad interporre tra lo strato corneo e lo strato granuloso. Si chiama strato lucido perché possiederà una proteina che è l’eleidina che risulta essere assente nella cute sottile. E sarà visualizzabile al microscopio ottico al contrasto di fase proprio perché gli conferirà questo aspetto traslucido della cute spessa, cosa che invece non posso osservare nella cute sottile. E questo aspetto traslucido della cute spessa, una volta che io vado ad osservarla con l’utilizzo di un microscopio è dovuta proprio all’espressione di questa proteina che è l’eleidina. Un’altra differenza tra la cute spessa e la cute sottile è lo spessore dello strato corneo, vedete che nel caso della cute sottile lo strato corneo sarà dato dalla sovrapposizione di un numero esiguo di strati, cosa che non succede a livello della cute spessa, dove lo strato corneo sarà caratterizzato dalla sovrapposizione di una cinquantina di strati di corneociti, cellule rigide che alla fine saranno morte e che si sfalderanno sulla superficie cutanea per andare a formare una barriera rigida e invalicabile da parte di qualunque altra sostanza presente nell’ambiente circostante. Chiaramente la cute spessa la troverò sul palmo delle mani, nella pianta dei piedi, su cuoio capelluto. 21 Da quale strato dell’epidermide si formano, però, tutte le cellule dell’epidermide stesso? Qui vediamo nuovamente un tipo di cute spessa, perché vedo la presenza dello strato lucido, e al di sotto vedo sempre il derma chiaramente, qui avrò la lamina basale, e avrò la giunzione dermo- epidermica dotata degli emidesmosomi. 22 Tutti i cheratinociti dell’epidermide si formano a partire dallo strato basale dell’epidermide stessa, perché al livello dello strato basale dell’epidermide trovo un pool di cellule staminali, che rappresentano una risorsa per l’organismo stesso. Sono cellule capaci di dividersi all’infinito, vanno in contro ad una divisione asimmetrica, che significa che avrò una cellula madre, dalla cellula madre si formeranno due cellule figlie, una cellula figlia risulterà essere identica alla cellula madre, e quindi andrà esattamente a ripopolare il pool di cellule staminali preesistenti, che saranno sempre pronte lì ad attivarsi nel caso in cui questo sia necessario; e poi avrò una seconda cellula figlia che invece comincerà ad intraprendere un processo differenziativo, cioè inizierà quel processo che è detto cheratinizzazione, cioè comincerà a migrare via via verso gli strati più superficiali dell’epidermide alla fine per diventare una cellula rigida e matura dello strato corneo, quindi attraverserà lo strato spinoso, lo strato granuloso fino ad arrivare allo strato più superficiale e quindi al livello dello strato corneo. Ma che cosa succede a quest i cheratinocit i tra uno strato e l’altro? 23 Il processo di differenziazione dei cheratinociti è andato incontro ad un processo differenziativo, cioè da una cellula staminale indifferenziata che potenzialmente potrebbe essere qualunque cosa chiaramente in base al suo grado di potenza, sapete che le cellule staminali vengono classificate sul grado di potenza di differenziarsi qualcosa; ci sono le cellule pluripotenti che possono essere qualunque cosa, quindi possono essere una cellula nervosa, possono essere qualunque cellulare tra i foglietti embrionali, oppure abbiamo le cellule multipotenti, che invece hanno un grado differenziativo un po' più selezionato, o ancora le cellule unipotenti, che possono differenziarsi solo nelle tipologie cellulari appartenenti al tessuto di riferimento. Il processo di differenziazione dei cheratinociti è un processo di maturazione continuo ed irreversibile, diciamo che nel giro di 30-40 giorni un cheratinocita completa questo processo differenziativo. Che cosa fa? Qual è la differenza tra una cellula, un cheratinocita dello strato basale e una cellula, un cheratinocita dello strato corneo, dello strato spinoso, dello strato granuloso? Nello strato basale questi cheratinociti esprimeranno delle cheratine; le cheratine presenti a livello dello strato basale sono la cheratina 5 e la cheratina 14. Le cheratine sono delle proteine. Nello strato spinoso questi cheratinociti esprimeranno altre cheratine, cioè la cheratina 5 e la cheratina 14 saranno rimpiazzate dalla cheratina 1 e dalla cheratina 10, ma se vedete l’immagine i cheratinociti dello strato spinoso presentano anche altri elementi che sono assenti nello strato basale, ovvero, esprimeranno delle proteine, che sono l’involucrina e la loricrina, quindi 2 proteine che sono assenti nello strato basale, e poi presenteranno delle vescicole, vedete questi pallini di diversi colori, sono delle vescicole che prendono il nome di corpi lamellari o corpi di Odland, o ancora vengono detti cheratinosomi e presentano ancora granuli di cheratoialina. Quindi abbiamo già una differenza fondamentale tra i cheratinociti dello strato basale. Avrò proteine quali involucrina e loricrina, e avrò corpi di Odland e granuli di cheratoialina, tutti questi elementi saranno fondamentali alla fine per la formazione del cosiddetto envelope corneificato, che è la barriera , il muro cementato che deve essere formato a livello dello strato corneo, per la formazione di una barriera invalicabile. Chiaramente tutte queste proteine e tutti questi elementi interagiranno tra loro per contribuire alla formazione di questo envelope corneificato. Cerchiamo di capire ancora qual è il concetto. Questi corpi lamellari, questi corpi di Odland sono organuli lamellari che appunto vengono sintetizzati nello strato spinoso, ma sono presenti anche nello strato granuloso, quindi li troviamo sia nello spinoso, ma anche nel granuloso, e sono granuli lamellari ripieni di lipidi. Queste vescicole si andranno a porre vicino alla membrana plasmatica del cheratinocita, a questo livello ed espelleranno, quindi rilasceranno questi lipidi a livello della membrana plasmatica; questi lipidi posti a livello della membrana plasmatica si andranno a fondere con essa, andando quasi ad impermeabilizzare, andando quasi a formare un film intorno alla membrana plasmatica, per renderla quasi impermeabile. Chiaramente questo tipo di estrusione di questi corpi lamellari, di questa miscela lipidica, il livello di organizzazione di questi lipidi sarà massimo a livello dello strato corneo, perché a livello dello strato spinoso e dello strato granuloso ho questa miscela lipidica, ho questa piccola impermeabilizzazione della membrana, ma non è un livello di organizzazione massimo. Ancora delle sostanze possono fluire tra una cellula e l’altra, cioè il cemento tra una cellula e l’altra non viene ancora posto in maniera totale, ma alcuni spazi sono leggermente coperti da queste miscele 24 lipidiche, senza però sigillarli del tutto. I granuli di cheratoialina sono un altro elemento che troviamo nello strato spinoso e nello strato granuloso, e sono la sede di stoccaggio di una proteina che prende il nome di profilaggrina. I granuli di cheratoialina li troviamo sia nello strato spinoso che nello strato granuloso, al suo interno c’è la profilaggrina, una proteina. Nello strato spinoso la profilaggrina viene attivata nel suo precursore attivo, cioè ci sarà un enzima, che è la transglutaminasi, che mi catalizzerà una reazione, e mi consentirà di convertire la profilaggrina nella sua forma attiva che è la filaggrina, importante perché sarà responsabile della formazione di legami, cioè dei ponti disolfuro, per consentire e contribuire alla formazione di questo muro cementato, quindi l’envelope corneificato. Questi ponti disolfuro quindi si andranno a formare a livello dello strato granuloso, e quindi avrò la presenza di ponti disolfuro tra le cheratine, quindi saranno ben unite l’una all’altra, avrò i lipidi, avrò questi corpi di Odland che rilasceranno lipidi, la membrana plasmatica sarà cementata esternamente, quindi le cellule saranno connesse strettamente le une alle altre, a livello dello strato granuloso, e quindi avrò che le cellule che io troverò nello strato corneo, quindi questi corneociti non potranno comunicare con le cellule sottostanti, e quindi significa che il sostentamento nutritivo , le sostanze nutritive per diffusione, non potranno mai raggiungere le cellule dei corneociti all’interno dello strato corneo, ecco perché i corneociti andranno incontro a morte cellulare, quindi verranno tagliate fuori dal nutrimento sottostante, proprio perché si viene a formare questa barriera lipidica, si vengono a formare i ponti disolfuro tra le cheratine mediate dalla filaggrina , avverrà l’interazione tra alte proteine che sono l’involucrina e la loricrina. 25 Questo è uno schema semplice per capire la realizzazione della formazione dell’envelope corneificato, vedete in nero la membrana plasmatica, in giallo nel versante extracellulare la presenza dei lipidi multilamellari che si andranno a legare all’involucrina all’interno del versante intracellulare. L’involucrina a sua volta si andrà a legare ad altre proteine che sono le small proline rich proteins (SPR), che a loro volta saranno legate alla loricrina, loricrina che sarà a sua volta legata alla filaggrina, filaggrina che catalizzerà la formazione di ponti disolfuro tra le cheratine. Questa è la barriera rigida che io avrò a livello dello strato corneo per consentire la formazione di una barriera invalicabile, come se i cheratinociti nei vari strati dell’epidermide si comportassero come i mattoni di una casa, i corpi di Odland assieme ai granuli ci cheratoialina si comporteranno invece come il cemento, andranno a chiudere gli spazi tra un mattone e l’altro, quindi tra un cheratinocita e l’altro per consentire la formazione di una barriera. 26