Finanza Dopo la Crisi PDF
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Questo documento analizza il ruolo della finanza dopo le crisi economiche del 2007-2008 e del 2020. Vengono discussi i rischi e le problematiche legate alla crescita finanziaria incontrollata e alla disintermediazione. Il documento esplora inoltre il concetto di liquidità e la relazione tra rischio e rendimento in ambito finanziario.
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1.1 Dopo la crisi, a cosa serve la finanza? Le crisi rappresentano passaggi più o meno discontinui rispetto al passato e che coinvolgono tutti gli altri attori della società. Le cause sono relative a molteplici fattori: politici, tecnologici, sociali, economici. Due grandi crisi globali : - G...
1.1 Dopo la crisi, a cosa serve la finanza? Le crisi rappresentano passaggi più o meno discontinui rispetto al passato e che coinvolgono tutti gli altri attori della società. Le cause sono relative a molteplici fattori: politici, tecnologici, sociali, economici. Due grandi crisi globali : - Grande Crisi Finanziaria del 2007- 2008: La finanza (anni 80) è cresciuta a ritmi vertiginosi non proporzionalmente alla crescita ridotta del sistema economico e spesso a scapito dell’informazione, si finisce per comprare e vendere senza sapere cosa c’è sotto. Nel 2007- 2008 ci siamo resi conto che questa crescita era generatrice di rischi enormi per tutti (es. mutui senza garanzie). Questa crescita non è stata vista come una cosa positiva perché ha prodotto guadagni spaventosi, ma in attività speculative, in cui si può guadagnare sia quando i prezzi crescono che quando scendono perché si può guadagnare nella differenza, allo scoperto. Nel 2007 nasce la crisi di fiducia nei confronti del sistema finanziario, solo ricostruendo tale fiducia è stato possibile evidenziare i benefici prodotti dal sistema finanziario, che si è orientato sempre più a valorizzare i profili di sostenibilità ed eticità. - Pandemia da Covid-19 nel 2020: indotta da cause esterne e trasmessa al mondo dell’economia e della finanza. Dunque, oggi più che mai è importante considerare i profili etici e di sostenibilità della finanza. Dalla crisi pandemica il mondo della finanza ha visto governi, autorità, mercati e intermediari impegnati in uno sforzo comune per sostenere con misure di diversa natura (valori di solidarietà e collaborazione tra persone, organizzazioni e istituzioni). La finanza: da un lato: ha una funzione positiva perché rappresenta un mezzo per soddisfare importanti bisogni di individui presenti nella società e migliorare il bene comune. dall’altro: prevede aspetti negativi (avidità, tracotanza, prevaricazione → proprie dei cosiddetti “speculatori”) che portano con sé disuguaglianza, benefici per pochi e costi per molti. Ci sono operatori in grado di agire in modo etico e non speculativo nella finanza? Non tutti gli attori del mercato finanziario sono uguali: - da un lato abbiamo operatori professionisti - dall’altro abbiamo invece le persone comuni Dunque, a fronte di questa distinzione, possiamo affermare che ci sia ASIMMETRIA INFORMATIVA: in Italia si ha la percentuale di meno informazione finanziaria rispetto agli altri paesi, e sappiamo che la scarsa informazione genera solitamente un comportamento non razionale. Quali sono le possibili interpretazioni degli effetti finanziari della crisi? La grande crisi finanziaria può essere interpretata da diversi punti di vista: economici, normativi, culturali. Noi prenderemo in considerazione il punto di vista economico. Dal punto di vista economico, ad esempio, in alcuni paesi l’indebitamento privato (delle famiglie, imprese perché toccate da un’incapacità di rimborso) è cresciuto in maniera molto elevato (USA). Noi sappiamo che S=Y-C → risparmio=reddito disponibile-consumo, prima della pandemia la propensione al risparmio degli italiani era s/y ∗ 100 = 8%, quindi vuol dire che il risparmio privato è positivo, negli USA se calcoliamo lo stesso rapporto viene negativo, perché c’è una propensione all’indebitamento privata molto alta. Dopo la pandemia lo stesso rapporto per gli italiani era diventato del 18%, quindi la propensione al risparmio era salita enormemente. In Italia c’è risparmio positivo, ma indebitamento pubblico molto alto per le tasse (Grecia, Portogallo…); negli usa risparmio negativo, indebitamento pubblico basso, ma indebitamento privato molto alto. Questo enorme indebitamento privato dei mercati anglosassoni ha fatto sì che si sviluppassero dei meccanismi che hanno visto gli intermediari finanziari trasferire crediti che avevano nei confronti dei loro clienti, si sono sviluppate tecniche di mobilizzazione degli attivi (“securitisation”)... Liquidità: capacità di uno strumento finanziario di generare flussi di moneta, in base al tempo necessario. La liquidità poi si distingue in: Primaria: dipende dalla frequenza e indica l’insieme delle attività disponibili Secondaria: indica le attività disponibili e le attività realizzabili Titoli: tanto più uno strumento finanziario è liquido più si avvicinerà al concetto di denaro contante ( nasce la relazione rischio- rendimento, tanto più il titolo è rischioso tanto più avranno un rendimento superiore.) È chiaro che gli strumenti altamente liquidi saranno anche quelli meno rischiosi perché è più facile e veloce trasformarli in denaro contante, viceversa se sono redditizi. Prestiti: gli intermediari non tutti prestano nella stessa maniera e nella stessa quantità i prestiti creditizi Immobilizzazioni tecniche IT e immobilizzazioni finanziarie IF: partecipazioni che sono un investimento stabile per partecipare in un’altra società (Se la banca investe nelle azioni di Facebook, ad esempio, non per diventare azionista in modo stabile di FB, andranno nei titoli. ) La banca per poter crescere in termine di investimenti la si misura in base al capitale investito (al netto degli ammortamenti), quindi è tutta la somma del totale dell’attivo, però per un problema di equilibrio devono crescere anche le fonti di finanziamento. D: depositanti (fonti di finanziamento) Storicamente, la crescita era dipesa dalla crescita della raccolta (D del passivo), perché fino a qualche decennio fa la raccolta cresceva automaticamente, perché la cultura del livello finanziario dei cittadini era molto ridotta. A partire dagli anni 80 c’è stato il big ben degli intermediari finanziari, ha portato ad una crescita degli investimenti fatti fuori dagli intermediari e hanno diminuito l’attività di intermediazione redditizia, e invece hanno proposto l’attività di scambio diretto sul mercato. Negli USA si è verificato un processo di disintermediazione, la raccolta è cresciuta sempre meno e quindi la raccolta dell’attivo è divenuta insoddisfacente. È chiaro che se la raccolta cresce meno: due alternative Proporre interessi più alti (significa rinunciare al reddito) Cercare di far rendere di più l’attivo. Quindi, a fronte di una diminuzione della raccolta decidono di liberarsi di una parte degli investimenti e si sono inventati il fatto di mobilizzare gli attivi (mediante la cartolarizzazione delle attività) Una società esterna (SPV cioè Special Purpose Vehicle) è incaricato di acquistare una parte del credito della banca a titolo oneroso. ( quindi, la banca cede i prestiti e riceve liquidità, ha altra liquidità e può concedere altri prestiti, non cresce il capitale investito ma crescono i rendimenti.) es. da ora in poi il tuo prestito non lo devi più alla banca X ma al soggetto Y Le risorse necessarie per tale acquisto vengono reperite in un momento precedente mediante l’emissione, da parte dello SPV, di titoli di debito, ovvero obbligazioni sul mercato (che prendono il nome di ABS, cioè Asset Backed Securities). Tali titoli sono garantiti (ovvero il sottoscrittore è certo dell’affidabilità del titolo), poiché sono titoli che la SPV emette in relazione diretta con gli attivi che ha comprato dall’intermediario. Un altro problema è che queste obbligazioni per essere collocate devono prospettare un rendimento per chi le acquista (cioè il guadagno per il sottoscrittore del titolo). Tale rendimento sarà collegato al rendimento dei prestiti effettuati dalla banca madre: più il prestito sarà rischioso, maggiore sarà il rendimento (per questo si diche che tale rendimento è legato alla qualità dell’attivo ceduto). Si arriva dunque alle principali cause della crisi: - gli attivi ceduti se erano di qualità scadente non vengono più pagati - il fatto che avessero concesso un sacco di prestiti per l’acquisto di immobili, che solitamente sono garantiti da ipoteca, salvo il fatto che quando è successo questo il prezzo degli immobili negli USA era salito enormemente, e ci fu stato un sovrapprezzo. I rischi in economia sono come le forze nella fisica, possono essere trasformati, ceduti, passati ma non possono essere azzerati: se alla fine questi rischi generano una perdita non paga la banca, non paga le SPV ma paga il mercato. In Italia, Grecia, Portogallo nel 2011 “crisi del debito sovrano”: stata sfiducia verso le obbligazioni emesse dallo stato italiano, essendo la percezione del rischio cresciuta si chiedevano interessi più alti. Nello stesso anno la differenza del rendimento tra l’obbligazione italiana durata 10 anni e l’obbligazione tedesca di stessa scadenza era più di 5 punti percentuali (1%→6%), questa differenza di rendimento SPREAD misura la percezione di rischio da parte di chi investe, che si traduce in un rendimento più alto che per lo stato, è un costo che fa aumentare le uscite e poi il deficit. 1.2 I concetti introduttivi: il sistema reale e il sistema finanziario Il sistema economico è un insieme di soggetti, strumenti, attività e regole strettamente interrelate tra loro per la produzione, lo scambio e il consumo di beni e servizi nel tempo e nello spazio. La ricchezza si genera col variare del tempo ( in finanza il tempo è denaro, cioè si deve sempre tener conto del fatto che una risorsa oggi, ha un valore inferiore rispetto a quello che avrà domani, perché se c'è un comportamento razionale, questa risorsa verrà investita.) Introducendo l'elemento tempo, si considera anche il fatto che gli eventi futuri siano incerti e si possono solo ipotizzare dei livelli di probabilità. L'incertezza in economia presuppone rischio e il rischio porta a pensare che i risultati che ci aspettiamo un domani non saranno uguali a quelli che verranno prodotti effettivamente: il cosiddetto rischio economico legato al fattore tempo. Le principali categorie nelle quali tutti i soggetti vengono classificati sono: Famiglia Imprese Autorità di governo politico ed economico Pubblica amministrazione All'interno del sistema economico: - circuito reale: luogo dove tali soggetti si scambiano beni, servizi, forza lavoro. - circuito finanziario: luogo dove si trasferisce la moneta o, in sua sostituzione, altri mezzi di pagamento o strumenti finanziari. Il sistema finanziario influenza, in termini sia quantitativi (valore assoluto) sia qualitativi (composizione e modifiche nel corso del tempo): - Le decisioni di distribuzione del reddito fra consumo e risparmio, ossia il volume dell'accumulazione. - Le decisioni di investimento delle unità con saldo finanziario positivo (in avanzo). - Le decisioni di finanziamento delle unità con saldo finanziario negativo (in disavanzo). Per agevolare gli scambi finanziari occorrono strumenti finanziari, ossia contratti che rappresentano per il detentore forme di investimento finanziario e per l'utilizzatore forme di raccolta delle risorse finanziarie. Per realizzare in modo efficiente il trasferimento di risorse, il sistema finanziario deve: Consentire ai datori di fondi (i settori istituzionali con saldo positivo) lo smobilizzo degli strumenti finanziari acquistati anche prima della loro naturale scadenza, se tali soggetti lo desiderano. Svolgere un'attività di diversificazione e riduzione (trasformazione) del rischio a vantaggio dei datori di fondi, così da consentire di ridurre i rischi complessivi di investimento. Elaborare e diffondere con continuità informazioni, circa le possibili opportunità di investimento in modo che ognuno compia scelte razionali e la cui disponibilità consenta una corretta gestione del rischio. Ci deve essere efficienza informativa, ma la perfetta informazione del mercato è una condizione impossibile da raggiungere in concreto. 1.3 I cicli economici I cicli economici rappresentano fluttuazioni che caratterizzano l'intero sistema: ciascuno di essi si articola in fasi generali di espansione, seguite da fasi di recessione e contrazione ugualmente diffuse e, poi, da riprese che confluiscono nella fase di espansione del ciclo successivo (equilibrio non statico). Si tratta di una sequenza di mutamenti ricorrente ma non periodica, per cui i cicli economici principali hanno durata variabile e sono divisibili in fasi più brevi di uguale carattere e con ampiezza che si approssima alla loro media. L'andamento del ciclo incide in misura non omogenea su comparti e settori produttivi, i quali sono definiti: Ciclici Anticiclici Prociclici I comportamenti degli operatori, nei diversi settori produttivi, possono essere influenzati dalle misure di regolamentazione specifiche applicate al sistema finanziario. All'interno di un ciclo è possibile individuare: Una tendenza di fondo (trend) che coglie l'andamento di lungo periodo, generalmente con un andamento sinusoidale e frequenti inversioni. Una componente ciclica (“congiuntura") caratterizzata da frequenti oscillazioni dovute al susseguirsi di periodi di crescita e di flessioni, il cui andamento è influenzato dal trend. Una componente stagionale che si sovrappone a quella ciclica e che deriva dall'applicazione sistematica di strumenti di misurazione non corretti per l'influenza di fattori esogeni. Una componente accidentale che individua movimenti imprevedibili, non ciclici e puramente occasionali, che influenzano fattori stagionali, ciclici e di trend (esempio è la pandemia stessa.) L'analisi del ciclo consente di distinguere e misurare le cause che hanno portato alla manifestazione del ciclo economico. Ampiezza Durata e Alternanza. Diffusione generalizzata degli effetti. Ricorrenza delle alternanze. Profilo In un contesto fortemente globalizzato, è necessario considerare anche l'intersecarsi dei cicli caratteristici di ciascuna economia governata da scelte differenti di politica economica. La crescita degli scambi internazionali e l'apertura delle transazioni economiche e commerciali hanno progressivamente aumentato la sincronizzazione dei cicli. 1.4 Perché esistono i mercati e gli intermediari finanziari ? Il sistema finanziario ha lo scopo primario di rendere più efficiente il processo di trasferimento delle risorse tra le unità economiche: l’attività svolta da mercati e intermediari facilita la mobilità dei capitali poiché incide positivamente su alcuni degli elementi indispensabili a una efficace ed efficiente attività di scambio tra cui disponibilità di informazioni, liquidità e negoziabilità degli strumenti, possibilità per tutti gli operatori di trovare la desiderata combinazione rischio/rendimento. Lo scambio finanziario può avvenire con modalità alternative: Scambio diretto e autonomo: datori e prenditori non ricorrono ad alcun intermediario per concludere lo scambio (tipicamente hanno per oggetto valori mobiliari, es. titoli) Scambio diretto e assistito: datori e prenditori sono controparti dirette ma sono assistiti da intermediari che svolgono una funzione di mediazione (tipicamente hanno per oggetto valori mobiliari, es. titoli) Scambio indiretto: il trasferimento di risorse tra datori e prenditori avviene attraverso un soggetto intermedio che svolge una funzione di intermediazione (richiede la presenza di un soggetto specializzato che stipula contemporaneamente due scambi incorporati in due distinti contratti) L’esistenza degli intermediari è legata alle imperfezioni del mercato. Nel presupposto della perfezione dei mercati, non si giustificano né la presenza né la convenienza dell’attività svolta dagli intermediari, i quali sono considerati al pari di operatori economici qualsiasi: in linea di principio, un sistema economico efficiente non dovrebbe aver bisogno di alcun intermediario poiché tutti gli scambi dovrebbero concludersi in modo diretto e autonomo senza costi. Gurly e Shaw hanno sottolineato la necessità di disporre di soggetti deputati da un lato alla raccolta del risparmio e dall’altro all’allocazione delle risorse finanziarie verso unità economiche meritevoli di affidamento che deriva dalla dissociazione tra risparmio e investimento, quindi dall’esistenza nello stesso momento di: Centri caratterizzati da un saldo finanziario positivo, interessati all’investimento, al fine di posticipare il momento del consumo ad una data futura Centri di investimento interessati ad incrementare la capacità di spesa al momento corrente, caratterizzati da un saldo finanziario negativo. Il sistema finanziario ha due importanti obiettivi: 1) favorire gli scambi, generando moneta e garantendo le transazioni tra gli operatori 2) contribuire al trasferimento delle risorse finanziarie tra gli operatori economici rendendolo più efficiente, sicuro, e meno costoso. *Il filone teorico di matrice keynesiana mette in luce l’importanza della moneta considerata non solo come mezzo di pagamento, ma anche come strumento di riserva di valore: secondo Tobin l’esistenza della moneta crea per i risparmiatori un’alternativa rispetto all’accumulazione di beni reali. * Il sistema finanziario attraverso strumenti, mercati e intermediari soddisfa le esigenze degli operatori, rendendo possibile: - Il regolamento degli scambi mediante l’offerta di strumenti di pagamento - Il trasferimento di risorse connesse a forme di “dissociazione” tra risparmio accumulato e decisioni di investimento, - La gestione dei rischi e la loro copertura, mediante l’operatività sui mercati a termine e lo svolgimento dell’attività assicurativa. Il regolamento degli scambi mediante l’offerta di strumenti di pagamento: sistema di pagamento diversi dalla moneta metallica che permettono gli scambi; questi sistemi vengono prodotti e garantiti dagli intermediari finanziari. Il trasferimento di risorse connesse a forme di “dissociazione” tra risparmio accumulato e decisioni di investimento, le quali necessitano di opportuni finanziamenti. Il fenomeno che si è manifestato dopo la rivoluzione industriale (1800): dissociazione tra centri di formazione del risparmio (settori istituzionali dell’economia) e centri di investimenti del risparmio. Gli economisti classici ipotizzavano (es. Marx) che a risparmiare risorse potessero essere solo i capitalisti, coloro che possedevano mezzi di produzione ottenevano guadagni e da questi guadagni trattenevano una parte che permetteva di fare investimenti. L’altro settore dei proletariati il risparmio non lo produceva perché all’epoca i salari pagati ai lavoratori erano a livello di sussistenza (il lavoro salariato era quello che serviva per sopravvivere.) Nel corso del tempo poi è successo che il lavoro salariato è cominciato a essere retribuito in maniera maggiore, al di sopra del livello di sussistenza, quindi al settore famiglie è cominciato a formarsi il risparmio (reddito disponibile > consumo). Oggi il settore famiglie risparmia, la differenza tra reddito disponibile e consumo è in media positiva (propensione al risparmio intesa come percentuale del reddito disponibile che non viene consumata). (per le imprese: autofinanziamento delle imprese = se producessero utili questi utili potrebbero non distribuirli e trattenerli.) La gestione dei rischi e la loro copertura, mediante l’operatività sui mercati a termine e lo svolgimento dell’attività assicurativa: il rischio è un connotato endogeno, in campo finanziario gli intermediari svolgono il compito di gestire adeguatamente i rischi grazie alla capacità di agire su volumi di risorse rilevanti così che sono in grado di gestirli, e grazie alla fiducia che gli viene data così da garantire l’operazione. Le compagnie di assicurazione si occupano della gestione dei rischi che chiamiamo “puri” (es. incendi), e gli intermediari di quelli “finanziari”. A questo punto dobbiamo addentrarci nel descrivere che cosa succede nei vari settori istituzionali dell’economia( famiglia, imprese, PA, estero, istituzioni finanziarie), bisogna occuparci di come si formano i saldi finanziari. Si ricorda che le famiglie: - da un lato: forniscono all’economia fattori produttivi lavoro e capitale - dall’altro ricevono in contropartita salari, rendite e profitti (il reddito) che in parte utilizzano per acquistare beni e servizi dalle imprese (il consumo), in parte accumulano (il risparmio); le imprese, a loro volta: - da un lato producono e vendono beni di consumo e servizi, - dall’altro effettuano investimenti. Analizzando in ottica tipicamente contabile una singola unità economica, nel nostro caso la FAMIGLIA, si evidenziano le due dimensioni complementari di “flussi” e “stock”: I flussi (conto economico) includono in entrata sia i ricavi da lavoro, sia gli interessi e i dividendi ottenuti in funzione dell’impiego del risparmio nell’attività di impresa, mentre in uscita i costi comprendono quelli sostenuti per l’acquisto di beni di consumo e servizi necessari a soddisfare i propri bisogni; la differenza tra ricavi percepiti e costi sostenuti rappresenta il RISPARMIO (se positiva) Gli stock (stato patrimoniale = documento in cui fotografiamo un’operazione in un determinato istante) comprendono: - A livello di fonti, il patrimonio (P), dato dall’insieme del risparmio cumulato nel tempo e l’indebitamento (PF) eventualmente acceso (es. se ci facciamo prestare soldi dalla banca); - A livello di impieghi (asset), gli investimenti in attività reali (= beni materiali che la famiglia possiede e che non sono consumi, es. abitazioni) e gli investimenti in attività finanziarie (es.depositi bancari, titoli) - IN ENTRATA: flussi dei ricavi, es. lavoro dipendente, ricavi per investimenti finanziari quindi interessi, affitti di proprietà. - IN USCITA: costi per consumi, quindi acquisti di beni e servizi, affitto se non si ha una casa di proprietà In questo schema: l’acquisizione di beni durevoli rappresenta un impiego in attività reali l’acquisto di strumenti (contratti) rappresentativi di credito (titoli obbligazionari o depositi bancari) o di proprietà (quote di capitale sottoforma di azioni, fondi, ecc.) rappresenta un impiego in attività finanziarie. Conseguentemente, l’investimento in attività reali e finanziarie è reso possibile grazie al patrimonio detenuto e all’indebitamento effettuato: equazione saldo finanziario: 𝐴𝑅 (𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡à 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖) + 𝐴𝐹(𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡à 𝑓𝑖𝑛𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑟𝑖𝑒) = 𝑃(𝑝𝑎𝑡𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑖𝑜) + 𝑃𝐹(𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖𝑣𝑖𝑡à 𝑓𝑖𝑛𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑟𝑖𝑒) In termini di flussi gli investimenti aggiuntivi reali (I) e la variazione delle attività finanziarie (∆𝐴𝐹) devono essere coperti dal risparmio aggiuntivo (S) e dalla variazione dell’indebitamento aggiuntivo (∆𝑃𝐹). Il risparmio diventa necessariamente uguale all’investimento? Cioè S=I? Per poter affermare questa uguaglianza dobbiamo tener conto delle variazioni che possono subire le attività finanziarie: per ogni singola unità economica è possibile misurare il saldo finanziario (SI) che può essere positivo (S>I), negativo (S100.000/200.000€) io potrei chiedere a soggetti autorizzati, come la società di gestione del risparmio, di gestire per mio conto il mio capitale, con il fine di realizzare il massimo rendimento possibile. Le società di gestione del risparmio acquisiscono la disponibilità dei fondi in questi due modi: con il contratto di mandato, cioè svolge il servizio di investimento per conto del mandante (investitore), però non c’è alcun rischio di debito perché il patrimonio della società è perfettamente distinto, mentre per le banche è diverso perché assumono un rischio. Stessa cosa del mandato vale per i fondi pensioni, però i gestori si impegnano ad investire il capitale per altri scopi. L’attività assicurativa di fatto tende un po’ a sovrapporsi con l’intermediazione finanziaria, questo perché sono soggetti specializzati all’assunzione dei rischi, e finanziano la loro attività vendendo le polizze assicurative, assumendo il rischio che le obbliga a risarcire i danni in caso di manifestazione dell’evento avverso (es. vado a sbattere con la macchina i danni li paga la compagnia). La compagnia di assicurazione con i soldi che io pago ci paga le proprie spese di gestione però una parte le accantona (“riserve tecniche”) con le quali ci paga gli eventi avversi; queste riserve le troviamo nel passivo dello SP, alla quale nell’attivo corrisponderà un investimento (possibilmente in maniera fruttifera) che potrebbe essere immobili o attività finanziarie (una parte si ripercuote nei mercati). Per far funzionare tutto ciò c’è bisogno di infrastrutture tecniche ed hanno un costo che lo paga chi usufruisce dei servizi, da un lato le famiglie (investitori) che spesso incassano rendimenti inferiori rispetto a quelli che gli spetterebbero per coprire i costi dell’infrastrutture, stesso discorso per le banche con i tassi di interesse, in primis per remunerare i rischi e poi per far funzionare la banca come azienda e coprire i costi. Stessa cosa vale per i mercati, c’è un soggetto privato gestore per il mercato. “AUTORITA’ DI CONTROLLO E VIGILANZA”: l’articolo 47 della costituzione ci dice che il risparmio e i risparmiatori devono essere tutelati, e dice che il risparmio è un elemento fondamentale per garantire sviluppo economico, perché se non affluisce correttamente verso gli investimenti non c’è sviluppo, crescita e benessere. Per far sì che avvenga correttamente, c’è bisogno che i contraenti abbiano fiducia nella capacità del sistema di gestire i rischi, ecc… la condizione è che tutto questo marchingegno sia STABILE, per garantire la stabilità sappiamo che tutto è collegato alla domanda e all’offerta, ma queste ultime sono molto volatili (potrebbe esserci grande crescita e grande riduzione dei prezzi che ci sono dei mercati). E poi, chi lo garantisce che gli intermediari si comportino bene e non assumano troppi rischi? → AZZARDO MORALE. La stabilità della banca deve essere garantita dal fatto che non operi solo con i mezzi forniti dai depositanti, ma che sia dotata da un patrimonio adeguato che copra le perdite quando queste si manifestano dovute dal rischio e dall’azzardo morale. La banca può assumere rischi solo se è dotata di un patrimonio sufficiente (regole!). Anche per il mercato serve un regolamento, se è dotato di un’eccessiva volatilità serve un organo di controllo, ed autorità che controllino la corretta applicazione di queste regole. I controlli principali sono affidati alla Banca d’Italia che controlla banche e altri intermediari, previsto dal testo unico bancario, testo legislativo 385 del ’93, poi c’è la CONSOL che è un organo di controllo sui mercati e anche sugli intermediari perché mentre la banca d’Italia controlla la stabilità degli intermediari, la CONSOL è chiamata a controllare la trasparenza e l’efficienza dei mercati, va a verificare che i mercati siano corretti fornendo un’adeguata informazione ai sottoscrittori (i prospetti informativi ecc. sono dei contenuti approvati dalla CONSOL). Un altro soggetto informativo è l’autority cosiddetta “antitrust” – AGICOM. L’ISVAP (adesso IVAS) è l’organo di controllo per l’attività delle compagnie di assicurative, stessi controlli di stabilità che fa la banca d’Italia per gli intermediari. L’ultima è la commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), controllo su coloro che gestiscono la previdenza cooperativa (INPS). 1.5 I bisogni soddisfatti e le scelte finanziarie degli operatori economici I sistemi finanziari non sono tutti uguali, in tutti quelli dei diversi paesi possiamo distinguere i due circuiti di cui abbiamo parlato (diretto e indiretto con intermediari), ma la morfologia cambia a seconda che uno dei due circuiti prevalga sull’altro a livello dimensionale (es. nei sistemi anglosassoni i mercati tendono ad avere un ruolo prevalente rispetto agli intermediari, in Europa accade esattamente il contrario, il ruolo degli intermediari è superiore per volume di risorse che passano attraverso il circuito indiretto rispetto ai mercati). Il sistema finanziario e il suo orientamento sono determinati da: depositanti: se il grado di cultura finanziaria è basso, il contraente debole si affida agli intermediari. Imprese: In sintesi, dall’analisi dei dati, emerge come il sistema finanziario italiano sia caratterizzato, con riferimento a un orizzonte temporale lungo, per i seguenti elementi: Borsa con scarso spessore: Il termine spessore si riferisce alla quantità di risorse che transitano attraverso il mercato, la nostra economia se si prende come riferimento il PIL e lo andiamo a paragonare con gli scambi che esprime la nostra borsa italiana SPA è molto minore rispetto a quello che si osserva negli USA, Regno Unito, Francia, ecc. Nel sistema italiano ci poche imprese quotate in borsa, significa che gli investimenti non passano attraverso la borsa (non emettono dunque obbligazioni) perché le imprese si finanziano prevalentemente presso le banche. Se un’azienda non riesce più ad attingere capitale di debito deve riferirsi al capitale di rischio (mezzi propri) che consiste nell’autofinanziamento (la condizione è che i ricavi superino ampiamente i costi), o la distribuzione dei dividendi (lo monetizzo), i gruppi familiari solitamente preferiscono i dividendi (tolgono ricchezza dall’azienda per remunerare il proprio investimento), questo fa sì che le imprese aumentino il peso dei debiti. Imprese sottocapitalizzate = peso del debito >>> capitale proprio: un’impresa sottocapitalizzata è più rischiosa, meno in grado di fronteggiare eventuali rischi e perdite. In Germania invece, nonostante sia caratterizzata da medie – grandi imprese sono orientati per l’intermediazione, perché hanno un rapporto con la banca tale che sottoscrive il capitale, è orientata all’acquisizione di partecipazioni delle imprese → i sistemi anglosassoni sono orientati verso i mercati. Capitalismo familiare: la cui presenza, ha condizionato la realtà produttiva italiana (prevalentemente composta da piccole medie imprese) Assenza di Hausbank: è il modello tedesco di banca “tuttofare”, in Germania le banche investono anche nel capitale di rischio, le imprese soddisfano tutti i bisogni di natura finanziaria presso le banche. Specializzazione creditizia: prima era tutto vietato tranne ciò che era esplicitamente ammesso, quindi, gli intermediari agivano solo dopo essere autorizzati a farlo dalla banca d’Italia (fino agli anni 90 per le banche non era nemmeno ammesso aprire gli sportelli senza autorizzazione). Fino al 1985 non era nemmeno certo che le banche fossero imprese, c’è voluto un decreto dal presidente della repubblica che ha stabilito che l’attività bancaria avesse caratteristiche di impresa, fino ad allora erano considerati enti pubblici (es. casse di risparmio) Scarso sviluppo di intermediari diversi da quelli bancari Crescita nel mercato dei titoli pubblici: nei nostri sistemi finanziari c’è l’obbligo da parte dello stato di finanziarie il deficit che si crea e a rinnovare il debito di scadenza Nascita di altre forme di investimento, legata in parte alla riduzione dell’offerta dei titoli di stato, e soprattutto alla diminuzione dei tassi di interesse: ha ovviamente inciso molto il cambio di moneta da lira a euro. Negli ultimi anni sono comparse nel nostro mercato nuove forme di investimento, per primi i fondi comuni, poi grazie al processo di unificazione europea altre forme come le criptovalute. 1.6 Il ruolo dell’alfabetizzazione finanziaria e dell’educazione finanziaria Di fronte a una realtà economica e finanziaria sempre più complessa e instabile, anche per effetto di ricorrenti e profonde crisi, le conoscenze in campo finanziario assumono un’importanza crescente per garantire capacità di adattamento e di risposta alle mutevoli situazioni. Le tre componenti principali che consentono di misurare tali abilità sono la capacità di calcolare interesse semplice e composto, di comprendere l’effetto dell’inflazione e della diversificazione nelle scelte finanziarie: sono presenti circa il 30% della popolazione adulta in paesi economicamente sviluppati. Se i livelli di alfabetizzazione finanziaria appaiono così deboli negli individui e nelle famiglie, essi si riflettono negativamente anche sulle scelte di molte piccole e micro imprese: si comprende quindi facilmente il ruolo positivo che possono svolgere gli intermediari finanziari attraverso attività di formazione e consulenza e come queste attività debbano essere improntate alla massima correttezza ed eticità. Per fare scelte consapevoli è necessario essere informati, avere gli strumenti, questo dipende dall’alfabetizzazione finanziaria (“financial literacy”). Ci si sta rendendo conto che questo è un aspetto molto importante addirittura da introdurre a livello di formazione primaria per abituare alla consapevolezza delle scelte delle persone fin dalla più tenera età, perché queste condizionano poi l’andamento e l’evoluzione del sistema finanziario: la conoscenza finanziaria ha un impatto evidente, e misurabile, sulla fragilità finanziaria. Definizioni di “alfabetizzazione finanziaria”: “insieme di conoscenza e cognizioni di concetti e rischi di carattere finanziario, unito alle abilità, alla motivazione e alla fiducia nei propri mezzi, che consentono di utilizzare quelle stesse conoscenze e cognizioni per prendere decisioni efficaci in molteplici e diversi contesti di carattere finanziario, per migliorare il benessere degli individui e della società e per consentire una partecipazione consapevole alla vita economica.” (OCSE, 2005) “l’abilità di elaborare le informazioni economiche e di prendere decisioni informate riguardo alla pianificazione finanziaria, l’accumulazione della ricchezza, il debito e le pensioni”. (Lusardi e Mitchell, 2011) In sintesi, l’alfabetizzazione finanziaria sembra poter orientare anche le attitudini verso il risparmio previdenziale e una visione di lungo termine nel programmare la vita. 1.7 Funzioni, struttura, componenti e orientamento del sistema finanziario Il sistema finanziario rappresenta la struttura attraverso la quale si svolge, sistematicamente e in modo specializzato, la complessiva attività di produzione e offerta di mezzi di pagamento e di servizi e strumenti finanziari, attività definita di intermediazione finanziaria. Il sistema finanziario lo possiamo studiare usando due diversi approcci: 1) Approccio funzionale: mira ad esaminare in dettaglio quelle che sono le funzioni che sono assegnate al sistema finanziario, che riteniamo il sistema finanziario debba svolgere all’interno del sistema economico. In particolare, questo approccio mira all’efficacia e all’efficienza, se usiamo questo approccio dobbiamo stabilire se il sistema finanziario è efficace ed efficiente. 2) Approccio strutturale: studiare la struttura e come queste componenti interagiscono tra loro, e quali sono le prospettive del sistema finanziario, come cambia e si adatta ai cambiamenti generali che si verificano nel sistema economico. Approccio funzionale Le funzioni che dobbiamo prendere in considerazione sono essenzialmente 3 (a volte la seconda viene scissa nelle due parti che la compongono e diventano 4): 1. La funzione monetaria: è la prima funzione svolta da quelli che si chiamavano “banchieri” che erano commercianti, cioè quella di fornire strumenti utili per regolare gli scambi, permette agli intermediari che agiscono nel sistema finanziario di produrre strumenti di regolazione degli scambi commerciali diversi dalla moneta legale. Questa funzione consiste anche nella produzione delle procedure che consentono la circolazione di questi strumenti diversi dalla moneta bancaria; ha un impatto fortissimo negli scambi commerciali. 2. La funzione creditizia e di mobilizzazione del risparmio: questa la possiamo scindere in due parti: - la prima parte “mobilizzazione del risparmio”: il sistema finanziario permette di mettere in collegamento chi risparmia e chi investe (saldi finanziari di segno opposto, positivo da parte chi ha risorse da investire, negativo da chi ha necessità di risorse per realizzare i propri investimenti). - La funzione creditizia non consiste solo di mettere in collegamento chi risparmia e chi investe, ma consiste anche nel fatto di scegliere a chi dare il credito, che spetta all’intermediario la scelta relativa agli investimenti da compiere quindi a chi cedere il prestito: la concessione del credito consiste nel dare potere di spesa a qualcuno che non ce l’ha, e questo vale sia per il credito che la banca eroga ad una grande impresa ma anche a delle operazioni di microcredito. Chi svolge funzione creditizia ha in mano una leva molto potente che è quella di decidere a chi conferire questa possibilità aggiuntiva di spesa, ed è sicuramente un motore di sviluppo (l’offerta di moneta determina i tassi di interesse). 3. La funzione di trasmissione della politica monetaria: politica monetaria – es. se la banca centrale alza i tassi d’interesse, anche le altre banche li alzeranno ulteriormente per guadagnarci. Le autorità di politica monetaria agiscono verso gli intermediari attraverso vincoli, limitazioni, per poter influire sull’offerta di moneta. Se parliamo di moneta sappiamo che non possiamo limitarci a banconote, moneta metallica, ecc., perché dovremmo considerare sia la base monetaria emessa dalla banca centrale (moneta legale) ma anche la quantità di moneta in circolazione prodotta dagli intermediari (moneta strutturale): la funzione di trasmissione di politica monetaria significa agire non solo sulla moneta legale, ma anche su quella prodotta dagli intermediari, che diventano di fatto un veicolo per rendere efficaci le decisioni di politica monetaria. Gli elementi costitutivi del sistema finanziario sono: Strumenti finanziari: sono un insieme di contratti che hanno come oggetto del contratto prestazioni a carattere finanziario (es i depositi sono un contratto attraverso la quale la banca acquisisce la piena disponibilità e si impegna di restituire moneta della stessa specie, i prestiti, le obbligazioni, le azioni che derivano da un rapporto di natura societaria, gli strumenti derivati). Essi permettono di soddisfare le esigenze di scambio e di allocazione delle risorse: i bisogni di trasferimento nello spazio e nel tempo alimentano i circuiti diretti (mercati) attraverso la circolazione di primary security (azioni e obbligazioni) mentre le esigenze di trasformazione dettate dall’assenza di coerenza tra le preferenze di datori e prenditori alimentano il circuito indiretto (intermediari) attraverso la formazione di secondary security (depositi bancari e prestiti). In un’accezione allargata, tra gli strumenti finanziari sono annoverati anche i contratti tipici dell’intermediazione bancaria e assicurativa, cioè prestiti, raccolta e polizze, mentre, in un’accezione più ristretta solo i contratti oggetto di scambio sul mercato dei capitali (titoli). Mercati: luogo dove avvengono scambi relativi a strumenti finanziari, all’interno del quale per il corretto funzionamento degli scambi, ci sono delle regole e di istituzioni poste al controllo affinché queste regole vengano applicate. I mercati dei capitali costituiscono l’insieme delle operazioni di creazione e di scambio dei contratti nei quali la presenza di strutture organizzative e di operatori specializzati agevola l’incontro tra domanda e offerta, ordini di acquisto e di vendita. La più importante classificazione distingue tra: - Mercato creditizio: nel quale intermediari specializzati, ricorrendo a operazioni di raccolta ed erogazione dei prestiti, riescono a soddisfare le divergenti esigenze degli scambisti - Mercato mobiliare: trovano esecuzione tutte le operazioni aventi per oggetto titoli destinati a circolare tra gli operatori - Mercato assicurativo: gli operatori si coprono dai rischi puri mediante la stipula di polizze con le compagnie di assicurazione - Mercato dei servizi di pagamento Intermediari: gli operatori che agiscono all’interno del sistema finanziario possono essere: effettivamente intermediari e altre solo mediatori, broker, soggetti che operano a mettere in contatto chi è intenzionato a realizzare uno scambio ma non si assumono rischi, viceversa abbiamo visto che l’intermediario effettivo assume su di sé il rischio dell’operazione. Questi intermediari generano prodotti, la funzione di produzione dell’intermediario è quella che ci permette di esprimere come avviene un processo produttivo: ovvero il passaggio da input a output. Nell’intermediario la funzione di produzione è particolare perché è multiprodotto a costi congiunti: gli intermediari con lo stesso input (capitale, lavoro, fattori di produzione) generano output differenti (prodotti differenti). Ordinamento: l’insieme delle norme che deve assicurare lo svolgimento delle funzioni assegnate al sistema finanziario in modo efficace ed efficiente. Per garantire la stabilità del sistema finanziario che è un elemento indispensabile perché ci sia la fiducia degli investitori, è necessario che il sistema operi secondo regole prestabilite e che ci sia qualcuno che controlli che queste ultime siano rispettate. Le ragioni fondamentali del controllo pubblico del sistema finanziario sono riconducibili dipendono dall’interesse generale al buon funzionamento del sistema dei pagamenti e della funzione monetaria per ragioni di sicurezza, stabilità, efficienza, regolazione della quantità di moneta. Essendo la mobilizzazione e il trasferimento del risparmio caratterizzati da una forte e inevitabile componente fiduciaria vi è un interesse generale a che il risparmiatore rafforzi la propria fiducia nei confronti dei prenditori di fondi e degli intermediari; ne consegue l’opportunità di fissare regole alle quali devono sottostare tutti i soggetti che offrono forme di investimento ai risparmiatori per potenziare l’affidabilità dei debitori e accrescere la capacità di valutazione da parte dei creditori. La regolamentazione deve essere sempre aggiornata perché cambiano gli strumenti, i modi di operare nel mercato, ecc. per consentire l’attività di controllo e di stabilità del sistema. La crescita non controllata degli strumenti derivati è stata una delle cause della crisi planetaria del 2008 (una crisi bancaria o finanziaria può determinare instabilità anche nell’economia reale). Le regole sono un insieme organico di norme che disciplinano le attività e le istituzioni dell’intermediazione finanziaria in un dato contesto politico-amministrativo. L’intervento pubblico si manifesta a livello legislativo, esecutivo ed amministrativo. La normativa primaria disegna il grado istituzionale complessivo, definendo il quadro di regole base per tutte le componenti del sistema ed è costituito da norme comunitarie (direttive) e da norme statali (decreti legislativi: prendono come riferimento normativo una direttiva europea, emanata dal parlamento europeo, e poi è direttamente il governo ad applicare quella norma senza passare nuovamente per il parlamento.) - A livello ESECUTIVO sono definiti i poteri di intervento attribuiti al governo, a comitati di ministri (in Italia è il CICR = comitato interministeriale per il credito e il risparmio), a singoli ministri (tipicamente il ministro dell’economia), e che si traducono in politiche di indirizzo rivolte al livello istituzionale e tecnico. - A livello AMMINISTRATIVO, le autorità di controllo indipendenti (nazionali e sovranazionali) sono competenti per le materie specifiche e operano fondamentalmente sul terreno tecnico, attraverso le politiche e gli strumenti di regolamentazione e vigilanza formalizzate in istituzioni e regolamenti. La normativa secondaria attua il contenuto della normativa primaria: può essere rappresentata: se siamo in presenza di una direttiva europea, da un decreto ministeriale emanato a livello nazionale oppure possono essere regolamenti, circolari, emanate dalle autorità dotate di poteri di vigilanza regolamentati es. banca d’Italia, antitrust, COVIP,...), possono emanare regole i cui soggetti vigilati sono tenuti al rispetto I sistemi finanziari possono essere diversi nel loro orientamento generale, si è configurato con tre diverse strutture: 1. L’orientamento alle banche (bancocentrici): 2. L’orientamento al mercato (mercatocentrici): 3. L’orientamento alla securitization: 1: le imprese finanziano i loro investimenti e le loro necessità a breve, oltre che con il capitale proprio ed il credito commerciale, facendo ampio e prevalente ricorso al credito bancario. In tali sistemi si rileva una forte concentrazione proprietaria delle imprese, nelle quali non vi è netta separazione tra management e proprietà. Il controllo dell’impresa è saldamente nelle mani della proprietà, mentre il controllo su quest’ultima è assicurato dalle banche che ne monitorano la situazione economico patrimoniale. È opportuno comunque proporre la seguente distinzione: Intermediazione “pesante”: si realizza quando la banca “acquista” il risparmio garantendone sia la restituzione sia la remunerazione contrattualmente stabilita. In sintesi, è quella dei “depositi” o “prestiti” perché le banche assumono rischi, fanno collegamento tra chi risparmia e chi investe, trasformazione di scadenze, ecc.... Intermediazione “leggera”: Gli intermediari hanno un ruolo anche quando non fanno l’intermediazione pesante perché agiscono per mettere in contatto chi investe e chi risparmia, lo fanno in modo diverso, come broker o come gestori del risparmio, ma comunque è un’attività di intermediazione, ma non c’è assunzione di rischio diretta e non c’è trasformazione delle scadenze, però intervengono nel processo di allocazione delle risorse. N.B. In realtà, tale distinzione deve essere meglio precisata poiché la normativa vigente impone che l’attività di intermediazione mobiliare sia assegnata in via esclusiva alle società di investimento, anche se le banche possono costituire al proprio interno un contesto del tutto simile senza l’obbligo di creare un’apposita società esterna. 2: Le imprese finanziano i mezzi propri e il debito esterno ricorrendo al mercato dei capitali con emissione di titoli rispettivamente azionari e obbligazionari: la struttura del passivo registra, quindi, un aumento del capitale proprio detenuto da soggetti diversi dai soci fondatori e un forte peso delle obbligazioni, mentre il finanziamento bancario ha un’incidenza, se non marginale, comunque inferiore a quelle del finanziamento esterno. Nelle imprese che fanno ricorso al mercato, il management tende a essere separato dalla proprietà e si sviluppa il modello della public company, caratterizzata da numerosissimi azionisti, il controllo sull’impresa è esercitato soprattutto dal mercato. 3: Due grandi differenze: - il ricorso, per finanziare le proprie attività, alla cessione di crediti anziché all’aumento dei debiti (securitization); - la presenza di soggetti (fondi) specializzati nell’investimento in attività e imprese particolarmente rischiose, in fase di avvio (start-up) o in crisi. Di conseguenza, si sviluppa un segmento di mercato definito market for corporate control, nel quale si cede il controllo di imprese avviate alla crescita o rilanciate e ristrutturate, a volte con notevoli capital gain giustificati dall’elevato rischio (incertezza dell’esito) assunto in fase di investimento. La novità è che le imprese si finanziano non solo utilizzando tutte le forme tipiche di passività, ma anche smobilizzando dall’attivo i crediti presenti e futuri, grazie al ricorso alla loro trasformazione in titoli negoziabili (cartolarizzazione o securitization). Le banche non solo continuano a partecipare direttamente al finanziamento delle imprese che non fanno ricorso al mercato o per garantire credito a breve, ma diventano esse stesse acquirenti dei titoli emessi dalle imprese. Possiamo fare un’ulteriore distinzione con riferimento all’orientamento delle banche: L’orientamento alla transazione (transaction banking): ): corrisponde a un legame tra banca e impresa caratterizzato dalla convenienza oggettiva a effettuare una o più operazioni. In questo modello, l’impresa tenderà a moltiplicare i rapporti con le banche, sfruttando al massimo la concorrenza tra loro. Le banche, se da un lato subiscono gli effetti della concorrenza, dall’altro non assumono particolari impegni verso l’impresa, per cui tenderanno a corteggiarla nelle fasi positive del ciclo e ad abbandonarla nelle fasi negative. L’orientamento alla relazione di lungo termine (relationship banking): In questo caso, l’obiettivo è massimizzare la redditività nel lungo periodo ponendo maggiore attenzione al rapporto prezzo- qualità con riferimento all’intero arco temporale, durante il quale si è realizzata la selezione di clientela (e non più alla singola transazione). La banca tenderà a offrire all’impresa tutti i suoi prodotti per l’intero suo ciclo di vita, mentre l’impresa tenderà ad avere una sola banca o comunque una banca di riferimento: il vantaggio principale di questo tipo di rapporti consiste nella circostanza che l’impresa potrà fare affidamento sulla banca anche per affrontare gli inevitabili momenti di problematicità; la banca, a sua volta, trae beneficio dalla riduzione di costi informativi poiché le imprese rientranti nel suo target di clientela sono note e valutate con continuità e si devono solo sostenere i costi di mantenimento del monitoraggio informativo. Nel rapporto banca-impresa si tende comunque, a generare fidelizzazione della clientela, soprattutto se l’interazione è tra piccole banche e piccole imprese. Nel rapporto di lungo termine le imprese possono avere relazioni con più banche, e alcune di esse possono non essere disposte a sostenere le imprese nei loro momenti di difficoltà o possono avere atteggiamenti transazionali nel fissare i prezzi di determinati prodotti. 1.7 I problemi di regolamentazione Oggi il sistema della vigilanza per noi è un sistema di tipo europeo, quindi, avviene con schemi regolati a livello europeo, c’è “inaction bias” cioè la possibilità che quando una struttura di controllo è troppo articolata, ci sia mancanza di intervento e questo crea malfunzionamento dei sistemi di controlli, e per questo si fa in modo che il sistema sia più tempestivo ed efficace possibile. 1. Problema accountability (trasparenza contabile): i mercati e gli intermediari per la funzione che svolgono hanno a che fare con un nutrito gruppo di detentori di interessi (“stakeholder”) a vario titolo. Quando un intermediario va in crisi per effetto di tutti questi stakeholder va gestita per far sì che non contagi ad altri intermediari, quando fallisce non solo fa danno ai creditori, ma anche ad altri intermediari. Quindi accountability si rifà alla trasparenza contabile e al dovere di informazione da parte dell'intermediario nei confronti di tutti gli stakeholders, si informa attraverso una specie di rendiconto cioè un flusso di dati contabili che dal sistema finanziario va verso gli stakeholders. 2. Problemi applicativi e forte incremento dei costi di implementazione di compliance: cioè i comportamenti degli intermediari e operatori devono essere conformi alle norme altrimenti viene applicata la sanzione dalle autorità. L'applicazione delle norme di comportamento costa, nel senso che le norme, oltre ad essere elaborate, vanno poi applicate e per chi le deve applicare ogni mutamento normativo comporta costi di applicazione delle norme ed in più bisogna continuamente verificare che venga correttamente applicata. 3. Gestione delle crisi di singole istituzioni (soprattutto se di grandi dimensioni): cioè evitare la crisi che mette a repentaglio la fiducia dei contraenti deboli. Se una crisi avviene comunque, questa va gestita. 4. Il tema della separatezza (Ring-fencing): Ad oggi c'è tutta una serie di controlli e di limiti per garantire un certo livello di separatezza: ad oggi il rapporto è possibile a patto di seguire questi limiti e regole a presidio di conflitti di interesse e comportamento della banca non corretto sul piano delle allocazioni delle risorse. 5. Il mix di obiettivi e strumenti di vigilanza prudenziale è ancora valido e attuale? Si parla di vigilanza prudenziale, termine che si riferisce al modo con cui si fanno i controlli e si vigila sul mercato e intermediari. Essenzialmente esistono due modi di fare vigilanza: quello in vigore prima detta di tipo strutturale: orientata a definire in maniera netta quella che è la struttura del sistema finanziario dove le autorità di controllo agiscono dettando le regole e obbligando ciascuno a operare e fare certe cose. Tale modello è incompatibile con la concorrenza perché limita la capacità di competere e di essere concorrenziale a favore di una assunta stabilità garantita. Quello attuale: il sistema di vigilanza prudenziale ribalta la prospettiva, le autorità di controllo operano qui come un arbitro. Il primo modello è incompatibile con la concorrenza perché limita la capacità di competere e di essere concorrenziale a favore di una assunta stabilità garantita. Tale modello, la concorrenza è permessa e voluta e i controlli si limitano a stabilire le regole del 'gioco' mentre ciascun operatore scegliere la strategia che ritiene migliore, e poi le autorità si operano per verificare che le regole vengano applicate correttamente. 6. Il paradigma di banca 'implicito' in Basilea 3: Nel quadro della vigilanza prudenziale, un altro aspetto importante è quello di trovare una misura della capacità degli intermediari e degli operatori del mercato finanziario di affrontare la concorrenza. La concorrenza è una competizione economica e vi è implicito l'aspetto dell'incertezza che porta a ragionare sui rischi dato che rischi e incertezza sono due concetti strettamente legati tra loro: se c'è incertezza non so se il risultato che mi sono prefissato verrà raggiunto e quindi c'è rischio. A Basilea ha sede la Banca dei regolamenti internazionale ed un comitato ha il compito di studiare delle regole che i paesi possono poi adottare: il comitato ha elaborato delle regole per la dotazione del capitale proprio (o capitale di vigilanza) e i rischi stabilendo la quantità minima con un accordo. I rischi sono di natura e tipologia diversa, ma sempre legati al concetto di incertezza, ed in base alle diverse configurazioni del rischio, il comitato di Basilea stabilisce quanto capitale deve avere. Solvency 2 è lo stesso concetto descritto per gli intermediari in Basilea 3 applicato però a compagnie assicurative. 7. Shadow banking: Negli ultimi decenni si è verificato l'avvento della rete. In campo finanziario l'avvento di internet ha dato luogo a due fenomeni indicati come shadow banking e fintech. Lo shadow banking è un'attività bancaria che avviene senza che ci sia l'etichetta, si dice 'ombra' perché fatta senza che ci sia una banca vera e propria grazie alle tecnologie che lo permettono. Lo shadow banking comporta un livello notevole di concorrenza sulle banche tradizionali che devono sopportare i costi della regolamentazione, mentre i soggetti che praticano lo shadow banking come i grandi colossi online (es. amazon) non sono soggetti a vigilanza. 8. FinTech: Abbraccia l'offerta di prestiti online, lo scambio di criptovalute, la raccolta di fondi da parte degli aderenti alla rete, il finanziamento di capitale di rischio, ecc. il crowdfunding come attività è regolamentata, c'è l'obbligo di informazione nei confronti dei soggetti che prestano denaro in quanto il risparmio va tutelato. 1.9 IL FENOMENO FINTECH Lo sviluppo delle tecnologie e la diffusione della rete internet hanno avuto un primo forte impatto nel modo dei servizi finanziari alla fine del secolo scorso (trading online, pure internet banks, ecc.). Per il Financial Stability Board FinTech è qualsiasi 'innovazione basata sulle tecnologie nei servizi finanziari, con collegati nuovi modelli di business, applicazioni, processi di produzione, i quali tutti hanno un effetto concreto sulla fornitura di servizi finanziari'. Il concetto di FinTech è assai ampio, perciò qualsiasi analisi dell'impatto della tecnologia, e delle connesse variabili socioeconomiche mosse da tale impatto, deve essere svolta con una prospettiva olistica, aperta e interdisciplinare. Una classificazione dei settori di attività in cui sono presenti le innovazioni riconducibili al FinTesh: vedi foto 1.10 Sostenibilità ed eticità nei processi di intermediazione L’attenzione crescente del mondo della finanza rispetto ai temi della sostenibilità e della eticità è giustificata ampiamente dallo stato del mondo dal punto di vista ambientale, sociale e dei modelli di governo. Fattori ESG, Environmental Social and Governance, che esprimono un rating di sostenibilità: Diffusione di modelli di finanza etica, finanza sostenibile, impact investing. L'investimento Sostenibile e Responsabile (SRI), secondo la definizione del Forum per la Finanza Sostenibile, mira a creare valore per l'investitore e per la società nel suo complesso, attraverso una strategia di investimento orientata al medio-lungo periodo che, nella valutazione di imprese e istituzioni, integra l'analisi finanziari con quella ambientale e di buon governo. La logica di medio- lungo periodo punta a prendere in considerazione quello che sta sotto gli investimenti e ragiona sul fenomeno, valutando su tanti elementi diversi. La misurazione della sostenibilità è questione molto complessa (rischio di fenomeni cosiddetti di greenwashing, cioè questi temi di sostenibilità vengono davvero applicato o viene solo portata avanti un'azione di greenwashing?). Il maggior impegno verso le tematiche Es dovrebbe apportare benefici anche in termini di capacità di raccolta delle risorse finanziarie sui mercati. I depositanti preferiscono investire là dove c'è garanzia di comportamenti più conformi a tematiche di sostenibilità. CAPITOLO 2: LE TEORIE DELL’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA I principali approcci teorici: che spiegano l'esistenza degli intermediari e la loro essenziale funzione attribuiscono un ruolo fondamentale alla presenza di imperfezioni nel funzionamento dei mercati dei capitali. Tali 'imperfezioni' sono ascrivibili a: Costi di transazione impliciti. In un mercato si deve poter comprare o vendere indifferentemente senza avere il timore che cambiare posizione comporti dei costi aggiuntivi rispetto a quelli che si pagano per ottenere il bene oggetto dello scambio in un mercato perfetto. La presenza di costi di transazione è un limite all'efficienza dei mercati, sia che siano impliciti che espliciti. - Costi di transazione La riduzione dei molteplici costi connessi alla conclusione di qualsiasi transazione migliora l'efficienza del processo di trasferimento delle risorse e rappresenta, quindi, una delle principali funzioni attribuitegli all’intermediazione finanziaria. Tali costi vengono influenzati e ridotti grazie alla presenza di mediatori, i broker, grazie alla presenza di intermediari specializzati nell'attività di screening e ancora grazie agli investimenti bank che svolgono tutte queste funzioni dette. - Costi di frazionamento sono associati all'imperfetta divisibilità degli strumenti finanziari, i quali da un lato sono ritagliati sulle esigenze di finanziamento delle imprese e per questo non sempre conciliabili con le preferenze di investimento dei risparmiatori, dall'altro comportano costi fissi (o crescenti al crescere del loro frazionamento) di promozione che l'emittente sostiene per il collocamento delle proprie passività. - Costi di informazione sono sostenuti per la ricerca e la valutazione delle controparti adatte allo scambio e per la selezione della migliore opportunità. Si parla in questo caso di monototing (finche il prestito non viene restituito) e screening, le quali sono attività costose che comportano dunque costi di transazione. - Costi operativi sono sostenuti per definire le clausole contrattuali dello scambio, predisporre la documentazione, ecc. Incertezza e rischi insiti nello scambio creditizio. Rischi e incertezza giustificano la presenza di intermediari nel mercato finanziario e rendono il mercato imperfetto. L’incertezza presente in qualsiasi rapporto di scambio e l’esigenza di ridurne l’impatto, rappresentano congiuntamente la principale giustificazione offerta da questo approccio teorico dell’esistenza degli intermediari. Dunque, la considerazione che i rendimenti delle attività finanziarie sono caratterizzati da andamenti casuali rappresenta una condizione d’incertezza sufficiente perché operatori specializzati possano impegnarsi nella sua riduzione. L’incertezza può essere ridotta attraverso le strategie di diversificazione e anche attraverso la redistribuzione dei rischi tra le parti di un contratto di finanziamento. Tali soggetti si differenziano in modo alle strategie di copertura del rischio: Ø Fondo comune di investimento, emettendo passività di mercato, riduce il rischio mediante il processo di diversificazione del portafoglio senza però assumerlo direttamente. Ø La banca, emettendo passività a valore nominale, assume in proprio il rischio e rende compatibili le schede di preferenza di creditori e debitori mediante la diversificazione delle proprie attività di investimento/finanziamento. Ø La compagnia di assicurazione si assume in proprio il rischio puro impegnandosi al pagamento dei sinistri, oltre a retrocedere, implicitamente riducendo il premio richiesto, parte del rendimento del patrimonio gestito. Le asimmetrie informative: Un altro problema è relativo alle asimmetrie informative: c’è qualcuno nel mercato che è meno capace di utilizzare le informazioni; il che pone questo qualcuno in una posizione asimmetrica, cioè di inferiorità rispetto a chi è più informato: lo espone anche alla possibilità che chi è più informato potrebbe approfittarsi della sua posizione di forza. Secondo la teoria di Akerlof (1970), portando ad esempio il mercato delle auto usate, in un mercato in cui è presente una asimmetria informativa tra acquirente e venditore, quest’ultimo può trarne vantaggio offrendo prodotti di scarsa qualità (lemons) allo stesso prezzo dei prodotti migliori, senza che tale differenza venga percepita ex-ante dal compratore. In quest’ottica, pertanto, i prodotti buoni presenti sul mercato vengono penalizzati dalla presenza dei prodotti peggiori e, in un mercato in cui sono presenti molti prodotti di cattiva qualità ad un determinato prezzo, i prodotti di buona qualità tendono ad uscire poiché dovrebbero adeguarsi ad un prezzo non coincidente alla loro qualità. Il rapporto creditore-debitore è caratterizzato da un difetto di informazione a danno del creditore con conseguenze negative in termini di efficace selezione dei prenditori di fondi, in termini di merito creditizio e tasso di interesse adeguato da applicare. - a quelli di migliore qualità vengono richiesti interessi troppo alti: - quelli di peggiore qualità pagano un interesse insufficiente Accade, quindi, che i primi tendono a rinunciare a indebitarsi per non pagare un interesse ingiustificato, determinando, un’ulteriore caduta di domanda da parte del segmento di buona qualità con il rischio di determinare il “fallimento” del mercato perché lo scambio, il cui prezzo è strettamente legato all’informazione, non può raggiungere un equilibrio se lasciato alle libere forze del mercato. Le difficoltà nel trasferimento dell’informazione fanno sì che: - i finanziatori sono sistematicamente in svantaggio rispetto agli investitori, poiché questi ultimi hanno maggiori informazioni riguardo al rischio e alla redditività dei progetti che chiedono di finanziare; quindi, i finanziatori si troverebbero nelle condizioni di dover sopportare livelli di rischio superiori a quelli ipotizzati. Potrebbero trovarsi nell’impossibilità di svolgere un’effettiva verifica ex-ante della qualità dei progetti da finanziare e la limitata capacità di giudizio che ne deriva può indurli compiere scelte che, formulate sulla base di informazioni incomplete o non veritiere, potrebbero risultare ex- post non coerenti con gli obiettivi perseguiti (adverse selection). - gli investitori non abbiano le informazioni necessarie per valutare i finanziatori e che quindi paghino un interesse difforme da quello corretto. Dunque, hanno la possibilità di sfruttare a proprio vantaggio la superiorità informativa di cui dispongono, amplificando le potenzialità di rendimento dell’investimento da finanziare, o possano manipolare il mercato (market abuse) sfruttando a proprio vantaggio l’accesso a informazioni privilegiate (insider trading). Tale information gap viene limitato in varie forme, mediante - l’introduzione di documentazione inerente all’esposizione debitoria dei singoli affidati, - giudizi emessi dalle agenzie di rating, - il Documento sui rischi, il prospetto informativo per il collocamento di nuovi strumenti, ecc. asimmetria: - Insider trading ð operazioni di mercato attuate da soggetti che possiedono informazioni riservate circa le possibili opportunità di mercato e ne traggono beneficio a svantaggio degli altri investitori. - Adverse selection ð forma di asimmetria informativa che determina la non consapevolezza da parte dell’acquirente di tutti i fattori di rischio presenti nella transazione e della mancata corrispondenza tra prezzo e qualità del prodotto oggetto dello scambio - Moral hazard ð asimmetria informativa che caratterizza il contratto finanziario nel corso del suo svolgimento, in quanto l’investitore può, in base alle informazioni a sua disposizione, condizionare a proprio vantaggio l’evoluzione e la conclusione del rapporto di finanziamento. - Investment bank ð società di intermediazione che si finanzia mediante emissione di obbligazioni e investe in partecipazioni societarie o mediante operazioni di trading. Ruolo dei mercati e degli intermediari: Svolgendo un’attività di erogazione di finanziamenti a proprio rischio e di collocamento delle proprie passività, l’intermediario rende gli investitori (disinformati) implicitamente compartecipi della sua maggiore informazione riducendo le asimmetrie e assicurando al contempo credibilità all’attività svolta. Il superamento delle asimmetrie ex ante ed ex post è favorito dall’instaurarsi di rapporti di clientela lungo periodo con i soggetti finanziati: un’attività di intermediazione ripetuta e continua consente di limitare il differenziale informativo nei confronti anche dei mercati finanziari sui quali le imprese intendono collocare le proprie passività. Fondamentale, sotto questo profilo, è la capacità della banca di raccogliere le informazioni circa l’affidabilità dei clienti potenziali ed effettivi ma, soprattutto, di elaborarle in modo sistematico al fine di formulare un giudizio negativo o positivo unitamente a una valutazione del grado di rischio necessario alla determinazione del premio al rischio, e, quindi, del tasso di interesse “equo” da applicare. Modi attraverso i quali si può cercare di contrastare le asimmetrie informative, alcuni esempi di riduzione del gap informativo a svantaggio di intermediario e investitore: Le agenzie di rating: sono soggetti terzi che dovrebbero essere indipendenti (spesso sono anche consulenti dei soggetti valutati, palese conflitto di interesse). I giudizi di rating sono valori di probabilità che un determinato soggetto nel corso di un periodo di tempo non paghi. Es Parmalat. Deve essere consegnato un “documento sui rischi” per effetto di una direttiva europea, dopo la crisi del 2008, per cercare di informare meglio le persone più deboli e per contrastare l’asimmetria informativa. Quando una società emette azioni/obbligazioni è obbligata a produrre un prospetto informativo per il collocamento di nuovi strumenti e questo documento lo deve consegnare l’intermediario al cliente prima della conclusione del contratto affinché possa procedere alla valutazione del rischio dell’investimento. Borsa italiana Spa che è il gestore dei mercati mette a disposizione le analisi e le previsioni elaborate dal team di analisti dei diversi intermediari. Tema delle asimmetrie informative con i diversi intermediari: Esistono banche e altri intermediari svolgono una sola funzione, assolvono un ruolo di contrasto all’esistenza di asimmetrie informative Investement bank: sono banche che non hanno sportelli e si finanziano principalmente emettendo obbligazioni e come attività principale investono in azioni delle imprese, guadagnano o perché incassano dividendi dalle imprese partecipate o perché acquistano partecipazioni e poi le rivendono. Hanno un ruolo importante perché quando investono valutano ruoli partecipati e spesso danno diffusione dei risultati di questo processo di valutazione. Altri intermediari specializzati che sono in grado di internalizzare differenti componenti dei costi di transazione Assicurazioni: contrastano le asimmetrie informative nella valutazione dei rischi puri, offre “protezione”. Intermediari creditizi: riducono le divergenze, quindi il grado di incertezza dello scambio, tra creditore e debitore I costi di agenzia Nel rapporto di agenzia c’è un soggetto che chiamiamo mandante (principal) che è proprietario di un’attività/ investimento, e poi abbiamo dall’altra parte un gestore o mandatario (agent). In ambito finanziario il rapporto di agenzia si ritrova sia tra azionisti/investitori e impresa, sia tra investitori e intermediari nonché tra intermediari e debitori, con i conseguenti conflitti d’interesse. Questo rapporto di agenzia si giustifica per l’esistenza di “gap informativi”, cioè io mi rivolgo all’agente perché sono consapevole di non essere abbastanza informato, e quindi all’interno di questo rapporto il rischio è che l’agente possa approfittarsi della situazione, e la presenza di questa possibilità genera dei costi di agenzia. È, pertanto, possibile individuare alcune tipologie di costi da sostenere per avvicinare il comportamento dell’agente a quello ottimale: Spese per il controllo dell’operato del mandatario per limitarne eventuali scorrettezze Spese per garantire la propria “fedeltà” d’azione e/o per assicurare al mandante un risarcimento nel caso questa sia mancata Riduzione di ricchezza subita dal mandante a causa del comportamento dell’agent diverso da quello ideale (residual loss) Nei circuiti diretti, i costi di agenzia sono identificabili essenzialmente negli oneri che il differenziale informativo tra creditore e debitore comporta in termini di controlli necessari a evitare comportamenti scorretti da parte del finanziato. Problemi analoghi si ripropongono nel processo di intermediazione, poiché: - “a monte” l’intermediario, quale agente degli investitori, potrebbe sfruttare le informazioni riservate di cui dispone a suo esclusivo vantaggio contro gli interessi del mandante. (insider trading) - “a valle” il rapporto di finanziamento dell’impresa determina il rischio di un comportamento scorretto da parte di quest’ultima a danno del primo(dell’intermediario). I problemi e i costi che ne derivano possono essere ridotti sia richiedendo una remunerazione più elevata a fronte dei prestiti maggiormente soggetti a tali rischi, sia predisponendo contratti flessibili. Fintech e le teorie dell’intermediazione Negli ultimi anni si è sviluppato il fenomeno “fintech” cioè applicazioni digitali alla finanza, dove le tecnologie digitali e la rete, hanno consentito una circolazione delle informazioni molto maggiori e semplice che in passato. L’eccessiva circolazione e disponibilità di informazioni determina due problemi: - diffusione delle fake news - distinguere le informazioni attendibili da quelle meno; si parla di hard information(finanziarie) e soft information (non finanziarie). La vera discontinuità è che le: - informazioni soft (non finanziarie) possono essere utilizzate per migliorare i giudizi dati attraverso il ranking (classifica che fanno le società di rating nel momento in cui stabiliscono chi è più solvibile o meno), scoring (punteggi ad esempio della bontà di un investimento). - Informazioni hard (finanziarie): per quanto riguarda l’intermediazione finanziaria classica (banche) le tecnologie digitali sicuramente aiutano nell’attività di selezione (screening) e controllo dei soggetti (monitoring). La maggiore circolazione inoltre ha portato al maggior uso di dati non-finanziari, che ormai si stanno evolvendo in sistemi di intelligenza artificiale dove le macchine: modificano esse stesse gli algoritmi in base all’esperienza riescono a gestire una quantità di dati molto più grande di quelli che riuscirebbero a gestire il cervello umano. Inoltre, la maggiore disponibilità e le accresciute capacità computazionali consentono di: abbattere i costi di ricerca per l’abbinamento delle parti coinvolte nelle transazioni (match- making) migliorare modellizzazione, gestione e controllo del rischio (risk-taking). Le innovazioni FinTech, introducendo nuove modalità di interazione, contribuiscono a modificare la relazione da prevalentemente fisica a quasi esclusivamente online. Si assiste a una migrazione progressiva dal rapporto personale a uno internet/desktop/mobile based, modificando il cosiddetto “first point of contact”. Per ottenere un vantaggio competitivo rispetto agli intermediari tradizionali, gli operatori FinTech agiscono sugli aspetti di interazione e di customer experience, rispondendo al fabbisogno di prodotti e servizi finanziari in modo semplice, funzionale, efficace, minimizzando le frizioni e i costi di ricerca e transazione, e anche esteticamente gradevole come interfaccia di utilizzo. I criteri di classificazione degli intermediari Un primo criterio di distinzione attiene alla emissione di moneta, nel profilo funzionale possiamo distinguere: - quelli che svolgono la funzione monetaria: banca tradizionale - quelli che non la svolgono: banca di investimento (non stabilisce metodi di pagamento) Analoga è la distinzione tra: - intermediari bancari: - intermediari non bancari: intermediari finanziari che non hanno l'autorizzazione a svolgere attività bancaria, ma erogano credito e altri servizi finanziari, quali gestione del risparmio e servizi assicurativi e di pagamento. L’ulteriore distinzione tra: - investitori delegati (tra i quali le banche caratterizzate dall’emissione di passività a valore nominale) - imprese di investimento e fondi comuni (con passività di mercato) si basa sul grado di estensione della delega concessa dal cliente all’intermediario negli scambi diretti che è: quasi nullo: gli intermediari, ma anche le agenzie di rating, si “limitano” alla produzione e alla diffusione delle informazioni sulla base delle quali lo scambio può avvenire a migliori condizioni. Medio: gli intermediari, oltre alla produzione e diffusione delle informazioni, svolgono una trasformazione del rischio, anche se esso continua a ricadere interamente sul cliente (“negoziazione delegata”). elevato qualora l’intermediario attraverso la “negoziazione in proprio”, oltre alla produzione e diffusione delle informazioni e alla trasformazione del rischio, se ne assume la parte residua isolando completamente il datore dei fondi (il depositante) dai rischi legati all’erogazione di finanziamenti. INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA: Un’altra funzione che abbiamo chiamato creditizia consiste nella raccolta di risorse in forma di depositi e dell’erogazione di credito è svolta dalle banche. L’intermediazione creditizia viene definita anche intermediazione pesante e si identifica con il circuito indiretto di scambio nel quale gli intermediari assumono posizioni di credito nei confronti dei prenditori di fondi (famiglie, imprese) e impegni nei confronti dei datori di fondi (depositanti) Pertanto: all’attivo patrimoniale figurano gli impieghi, ossia l’insieme delle operazioni gradite ai prenditori in termini di costo, rischio e scadenza (prestiti, mutui, crediti verso imprese e famiglie). al passivo figurano le fonti, ossia l’insieme delle operazioni gradite ai datori in termini di rendimento, rischio e scadenza (depositi, obbligazioni, prestiti, per gli intermediari di secondo livello). Esistono anche altri soggetti a cui viene attribuita la funzione creditizia (cioè l’erogazione del credito), sono i soggetti previsti dall’art. 106 e 107 del testo unico bancario. Tali soggetti sono specializzati nella concessione di prestiti, ma a differenza delle banche non lavorano con la raccolta di depositi, ma operano erogando credito con risorse proprie o mediante finanziamenti erogati da altre banche. Svolgono tipicamente la funzione di erogare credito al consumo (es. Compass, Findomestic) dietro vigilanza dalla Banca d’Italia. Presenta anche la funzione di mettere in collegamento chi risparmia e chi investe in qualità di: - Broker (o società di brokering), svolge la funzione di intermediario tra due parti fornendo servizi di collocamento e consulenza a coloro che domandano fondi e servizi di negoziazione, di gestione patrimoniale e di consulenza a coloro che offrono fondi senza interporre il proprio bilancio, ovvero senza esporsi al rischio, percependo commissioni per l’attività svolta. - Dealer, detiene titoli in giacenza che di volta in volta acquista dagli emittenti, dai clienti o da altri intermediari, con l’obiettivo di rivenderli sul mercato realizzando un margine. A differenza del broker, il dealer non percepisce una commissione per il servizio reso, ma basa i suoi guadagni sullo scarto tra il prezzo denaro (bid price), ovvero quanto paga i titoli presenti nel portafoglio di proprietà, e il prezzo lettera (ask price), ossia quanto riceve dalla vendita. INTERMEDIAZIONE MOBILIARE: Definita anche intermediazione leggera, si identifica con il circuito diretto (scambio assistito) nel quale gli intermediari intervengono fornendo servizi a coloro che domandano fondi (servizi di collocamento e di consulenza) e a coloro che offrono fondi (servizi di negoziazione, di gestione patrimoniale e di consulenza) senza interporre il proprio bilancio percependo commissioni. Anche in questo caso c’è un collegamento tra chi risparmia e chi investe, gli intermediari possono assumere la veste di broker oppure può agire anche come dealer; sono svolti sia per conto di chi investe che per chi si finanzia. INTERMEDIAZIONE ASSICURATIVA: consiste nell’assunzione da parte della compagnia di assicurazione, di rischi definiti puri perché riferiti a eventi incerti la cui manifestazione ha solo effetti negativi. Il peculiare processo produttivo di natura assicurativa, che consente di annullare il rischio in capo all’assicurato che paga un premio in cambio di un indennizzo in caso di sinistro, ha tradizionalmente suggerito una netta separazione rispetto agli altri due comparti. Le compagnie di assicurazione coprono dei rischi per effetto del trading, ma poi esse con le riserve tecniche che accumulano, dovendo accantonare dei premi che riscuotono, fanno investimenti e quindi entrano nel campo di intermediazione (di tipo assicurativo). Principali tipologie di intermediari: IMEL: istituti di moneta elettronica ISP: istituti di pagamento ( sono specializzati ad effettuare pagamenti trovando un’alternativa alla moneta legale, alcuni di questi soggetti sicuramente partecipano al “sistema di pagamento”) BANCA: -svolgono, istituzionalmente e a proprio rischio, un’attività di conferimento di risorse finanziarie a titolo di credito, utilizzando fondi ottenuti da terzi a titolo di debito (depositi) e, in parte minore, a titolo di capitale proprio. Ciò che le distingue dagli altri intermediari è la natura a vista delle passività. -per l’ordinamento italiano, l’attività bancaria richiede lo svolgimento congiunto della raccolta presso il pubblico dei risparmiatori e della concessione di prestiti sotto qualsiasi forma. Poiché l’esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche e la raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi dalle banche (art. 11, TUB), in questo caso si realizza il binomio intermediario-attività. Ciò vuol dire che raccolta del risparmio ed esercizio del credito costituiscono la combinazione minima e che ciascun soggetto possa realizzare liberamente, secondo le proprie scelte strategiche, il mix di attività desiderato conseguendo un livello di specializzazione e diversificazione configurabile secondo le direttrici prodotto/mercato/tecnologia. La banca universale fa tutte le attività (unicredit), la banca di credito cooperativo, ad esempio, fa solo prestiti: le banche più grandi solitamente sono sotto forma di “gruppi”, quindi, possono essere collegati tra loro da un rapporto partecipativo. GRUPPI = gruppi di imprese che hanno un rapporto partecipativo e condividono l’interesse di produrre e vendere prodotti in campo bancario e finanziario. Sono obbligate a cooperare a livello di gruppo le banche di credito cooperativo. Intermediari creditizi non bancari (art. 106) Sono una categoria di soggetti, diversi dalle banche, autorizzati all’esercizio dell’attività di concessione di finanziamento sotto qualsiasi forma. All’interno di questa categoria rientrano: - Società di leasing - Società di factoring - Società di credito al consumo - Consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi) - Cassa Depositi e Prestiti (CDP) Le operazioni svolte dagli intermediari creditizi (diversi dalle banche) sono, tipicamente, la raccolta delle risorse presso banche o altri soggetti istituzionali (intermediazione di II livello), la concessione di finanziamenti mediante leasing, factoring, cartolarizzazione, prestazione di garanzie (Confidi) per le imprese o di credito al consumo delle famiglie (credito al consumo) La differenza con le banche è che essi non assumono la raccolta, e si fanno prestare il denaro dalle banche (c’è il doppio passaggio). Per le banche è un modo per scaricare rischi e in più ci guadagnano con gli interessi del prestito, la banca spesso preferisce accollare il rischio dei prestiti a qualcun altro; è anche un problema di diversificazione, per le imprese segmentare il mercato (credito al consumo, credito alle imprese,...) rappresenta la possibilità di beneficiare dei segmenti del mercato. Intermediari mobiliari: operano solo in titoli, quindi per conto dei clienti svolgono attività come broker o come dealer, sono attività previste dalla legge. I principali ambiti di attività, presidiati da soggetti differenti, sono lo svolgimento dei servizi di investimento, la gestione collettiva del risparmio, la promozione e organizzazione dei mercati di negoziazione e la gestione delle fasi di scambio dei titoli da parte di soggetti specializzati, la quale è oggetto di una specifica regolamentazione che trova il suo fondamento nel TUF. Non più oggetto di specifica regolamentazione è l’investimento nel capitale di rischio delle imprese non finanziarie attraverso l’acquisizione di partecipazioni. Fino a un recente passato, tale attività era svolta dalle cosiddette merchant bank, ma la forte attenuazione del principio di separatezza ha consentito anche alle banche e agli intermediari finanziari di intervenire attivamente in quest’area di attività, da un lato offrendo un’ampia gamma di servizi (consulenza, coordinamento, organizzazione ecc.), affiancandosi agli altri intermediari mobiliari, dall’altro rendendo non più indispensabile la costituzione di società ad hoc. I principali intermediari mobiliari sono: o Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) ð autorizzate alla prestazione dei servizi di investimento, in veste di broker o di dealer, al fine di impiegare il risparmio degli investitori nell’acquisto di strumenti finanziari o Società di Consulenza Finanziaria (SCF) ð possono prestare esclusivamente il servizio di consulenza in materia di investimenti senza poter detenere, neanche temporaneamente, disponibilità liquide e strumenti finanziari della clientela e senza assunzione di alcun rischio. o Società di Gestione del Risparmio (SGR) ð svolgono professionalmente attività di asset management, ossia gestione individuale e/o gestione collettiva del risparmio. Esse sono l’unico intermediario abilitato a promuovere, istituire e/o gestire fondi comuni di investimento e fondi pensione oltre a poter svolgere attività connesse (ricerca, analisi ecc.) e strumentali (servizi informatici ecc.) o Società di Investimento a Capitale Variabile (SICAV) e Società di Investimento a Capitale Fisso (SICAF) ð particolari tipologie di società per azioni il cui oggetto esclusivo è l’investimento del patrimonio raccolto presso il pubblico mediante emissione di proprie azioni. Questi intermediari non gestiscono un patrimonio distinto, come i fondi comuni, ma il capitale proprio. I sottoscrittori delle azioni sono azionisti e la gestione del capitale è affidata agli organi amministrativi della società eletti dall’assemblea dei soci. I vantaggi della gestione in monte del risparmio sono la diminuzione dei costi operativi per effetto del conseguimento di economie di costo, la diversificazione degli investimenti e la maggiore liquidabilità dell’investimento inziale dei soci. o Società di Gestione dei Mercati Regolamentati (SGMR) ð tra cui Borsa Italiana S.p.A. in Italia, cui si affiancano le Clearing House (o Casse di Compensazione e Garanzia) e le Società di Gestione Accentrata (SGA), le quali svolgono la funzione di istituire, organizzare e gestire i mercati mobiliari, definendo le condizioni e le modalità di ammissione, di svolgimento degli scambi e delle tipologie di contratti negoziabili. La clearing house svolge la funzione di controparte centrale degli scambi interponendosi tra due contraenti per annullare il rischio di inadempienza e garantire il buon fine delle operazioni concluse sia sui mercati regolamentati sia over the counter. Il sistema dei margini Per gli intermediari il conto economico lo si espone online in forma scalare (si parte dai ricavi e via via si arriva a determinare anche con risultati parziali il risultato di periodo), a seconda del tipo di attività che gli intermediari svolgono, c’è un diverso margine economico (la banca universale le svolge tutte). I margini economici servono ad individuare qual è il campo di attività prevalente di un intermediario. Margine di interesse: - tipico degli intermediari creditizi. - dato da: interessi attivi (ricavati dall’attività di investimento) -interessi passivi (pagati ai depositanti per la raccolta del denaro) - per le banche è sicuramente molto più conveniente attrarre capitali sotto forma di depositi, piuttosto che finanziandosi presso altri intermediari, poiché il tasso di interesse pagato sui depositi è molto più basso e, conseguentemente, il margine di interesse più alto. Margine commissionale: - assume particolare rilevanza in ambito di intermediari sia creditizi sia mobiliari - tipico della sgr: non fa prestiti, non fa raccolta, ma guadagna in base al margine - dato dal saldo tra: commissioni attive- commissioni passive commissioni attive: incassa per i servizi offerti al pubblico o altri intermediari: gestione del patrimonio, in questo caso non ci sono interessi. commissioni passive: la richiesta di servizi presso altri intermediari e gli eventuali costi di transazione generano un esborso da parte dell’intermediario Margine da plusvalenza: L’intermediario (tra cui anche le banche) operano sui mercati mobiliari attraverso la compravendita di strumenti finanziari di varia tipologia. L’acquisto e la vendita di strumenti finanziari, comprese le partecipazioni azionarie, dà origine a plusvalenze o minusvalenze, il cui saldo determina il margine da plusvalenza Margine assicurativo: Il margine assicurativo è composto - da un lato dal saldo tecnico-assicurativo, dato da premi incassati al netto dei sinistri e spese di gestione - dall’altro dal saldo della gestione patrimoniale e finanziaria, fondamentale poiché il tipico ciclo entrate/uscite determina la formazione di ingenti risorse investite secondo le logiche tipiche di un investitore istituzionale In presenza di un quadro istituzionale caratterizzato da despecializzazione istituzionale e/o specializzazione operativa, è sempre più frequente il caso di intermediari la cui attività dà origine a margini misti, frutto dell’aggregazione di margini elementari (margine di intermediazione CAPITOLO 3: I rischi e la loro gestione Nello svolgimento di qualsiasi attività umana, il rischio è generalmente associato alle condizioni di incertezza ed è presente in tutte le tipologie di scambi. La disponibilità di informazioni riduce il rischio aumentando la consapevolezza dei soggetti coinvolti. Le informazioni per perfezionare una transazione finanziaria, con riferimento sia al circuito diretto sia al circuito indiretto, sono necessarie sia al momento della selezione ex ante (screening), quando è indispensabile valutare le caratteristiche tecniche dell’operazione e l’affidabilità della controparte, sia durante il successivo monitoraggio ex post (monitoring), quando è necessario verificare con continuità il rispetto dei termini dell’accordo da parte del debitore. Gli intermediari e i mercati hanno la funzione di ridurre le asimmetrie informative mediante l’adozione di forme contrattuali standardizzate (strumenti finanziari nei mercati mobiliari) che definiscono i diritti e i doveri della controparte, coerenti con le loro diverse preferenze. Un altro metodo di gestione dei rischi è la diversificazione degli investimenti.Gli intermediari (come già visto), svolgono anche un’importante funzione di trasformazione dei rischi e delle scadenze che consente di accrescere il grado di compatibilità tra le preferenze di datori e prenditori di fondo. Tipologie di rischi: Sistematici: prescindono dalla situazione del singolo intermediario, ma traggono origine sia dal contesto generale sia dall’andamento delle variabili di mercato (tassi di interesse, prezzi…) Non sistematici: traggono origine da fenomeni che, pur di diversa natura (operativi, di business, strategici e reputazionali), dipendono dalle peculiarità della gestione caratteristica di ciascun intermediario. Sfera dove producono effetti: Rischi macro, rischio che fa si che fenomeni di crisi isolati possano rapidamente propagarsi con un effetto domino o effetto contagio (sistemico, climatico) Rischi micro, di natura finanziaria e operativa; derivano da due diverse fonti: - Le fonti esterne sono riconducibili al tipo e alla natura dei rapporti che l’intermediario instaura con le diverse categorie di controparti (datori di fondi, mercati mobiliari, prenditori di fondi). - Le fonti interne sono invece prevalentemente riconducibili alle conseguenze delle scelte strategiche e gestionali adottate e dalle modalità di svolgimento dell’attività. Sulla base della manifestazione del rischio che può dare origine a due tipi di effetti: Effetti solamente negativi (rischi puri o assicurativi) Effetti potenzialmente anche negativi (rischi finanziari/speculativi) IL RISCHIO PURO: La gestione è affidata nello specifico all’attività assicurativa secondo una logica di gestione in pool (esempio di rischio puro: rapine in banca, furto di un veicolo). Il rischio puro possiamo dire che è dunque legato alla manifestazione di un evento negativo. Caratteristiche dei rischi puri: tipicamente misurato dalla probabilità di accadimento dell’evento e dalla sua distribuzione in termini statistici ha un impatto legato alla numerosità degli eventi (frequency) e alla loro intensità (severity). La gestione del rischio puro avviene in due modi: - Legge dei grandi numeri ð l’impatto negativo dei rischi puri diminuisce all’aumentare dei soggetti assicurati, poiché non tutti i soggetti interessati al rischio saranno colpiti dalle sue conseguenze nello stesso momento. Ciò permette di indennizzare gli effetti negativi sui soggetti colpiti con le risorse raccolte presso la collettività dei soggetti esposti al rischio. - Principio della mutualità ð basato sull’esistenza di un gruppo di soggetti che, potenzialmente, potranno essere colpiti dallo stesso rischio e alla contribuzione pro-quota. Per l’applicazione del principio di mutualità, i rischi assicurativi devono essere: Dispersi geograficamente, il collettivo deve essere numeroso Omogenei qualitativamente, le conseguenze del rischio devono nascere dallo stesso tipo di manifestazione Omogenei quantitativamente, il rischio deve avere lo stesso impatto sui soggetti colpiti RISCHI FINANZIARI: È un rischio la cui manifestazione comporta effetti che possono essere, con diversa intensità, positivi o negativi e comunque connaturati all’attività finanziaria. Si tratta di rischi prevedibili anche se comunque con un certo margine di errore. Il rischio finanziario è un rischio speculativo perché si manifesta nell’oscillazione (volatility) del valore di mercato (market price) di un titolo/portafoglio/posizione che nel tempo può aumentare o diminuire rispetto a quella iniziale, fino ad azzerarsi. Esso si misura tipicamente con indicatori statistici di volatilità (deviazione standard) e distribuzione intorno alla media (media-varianza). C’è ovviamente una relazione diretta rischio/rendimento ciò significa che posizioni più rischiose offrono rendimenti più alti e posizioni meno rischiose rendimenti più bassi. La relazione rischio/rendimento trova di solito conferma nel lungo periodo, anche se nel breve periodo in generale tutti i mercati finanziari riportano rendimenti diversi da quelli attesi. Poiché non tutti gli individui sono dotati della medesima capacità di sopportazione del rischio (risk tolerance), la definizione dell’obiettivo di rendimento deve essere condotta valutando la propria propensione al rischio sulla base di elementi di natura soggettiva e oggettiva. N.B Grafico Sono due investimenti dove la media è la stessa ma la varianza è diversa. Se le due posizioni avessero lo stesso rendimento converrebbe investire in quella con varianza minore, perché ovviamente comporterebbe dei rischi minori. Se invece le due posizioni (per esempio potrebbero essere dei titoli di due diverse società) non avessero lo stesso rendimento, allora le valutazioni sarebbero diverse. Quello con la varianza maggiore, infatti, garantirà un guadagno sperato maggiore perché ovviamente l’investitore ha scelto di sopportare un rischio maggiore, quello con la varianza minore invece garantirà un guadagno minore perché appunto il titolo è “più sicuro”. Gli elementi oggettivi che determinano la propensione al rischio di un soggetto sono: Capacità di generare risparmio finanziario: Disponibilità patrimoniali; Obiettivi dell’investimento; Orizzonte temporale di riferimento. I soggettivi invece, sono: Eventuali passate esperienze negative di investimento; Il grado di cultura finanziaria; L’età e orizzonte temporale. Logiche di misu