Acustica, Sonorizzazione, Illuminotecnica 2024-2025 PDF
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2024
Ing. Claudia Guattari
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These notes cover the topics of acoustics, sound design, and lighting design for environment. The notes focus specifically on artificial light and include details on types of lighting fixtures and design principles for lighting environments. These are notes of a course from an Italian university.
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Corso di Laurea Magistrale DAMS Teatro – Musica – Danza A.A. 2024/2025 Corso di ACUSTICA, SONORIZZAZIONE DEGLI AMBIENTI, ILLUMINOTECNICA LA LUCE ARTIFICIALE Ing. Claudia Guattari APPARECCHI ILLUMINANTI...
Corso di Laurea Magistrale DAMS Teatro – Musica – Danza A.A. 2024/2025 Corso di ACUSTICA, SONORIZZAZIONE DEGLI AMBIENTI, ILLUMINOTECNICA LA LUCE ARTIFICIALE Ing. Claudia Guattari APPARECCHI ILLUMINANTI Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ La definizione accettata dalla CIE (Commission International de l’Eclairage) di apparecchio illuminante è la seguente: un sistema che distribuisce, filtra o trasforma la luce emessa da una o più lampade e che comprende, ad eccezione delle lampade stesse, tutte le parti necessarie per fissare e proteggere le lampade, i circuiti ausiliari, i cavi e le connessioni per l’alimentazione elettrica. ❑ Gli apparecchi illuminanti sono importanti tanto quanto lo sono le sorgenti, poiché consentono di indirizzare il flusso luminoso evitando effetti di abbagliamento e di dispersione del flusso stesso; ❑ Le principali caratteristiche fotometriche di un apparecchio di illuminazione sono: – intensità luminosa massima (Imax), valore massimo tra le intensità del fascio emesso dal proiettore, espressa in candele e riferita ad un flusso luminoso pari a 1000 lumen; – apertura del fascio luminoso, il fascio luminoso può essere più o meno ampio in funzione del sistema ottico e della posizione che occupa la sorgente rispetto al riflettore; – rendimento ottico: rapporto tra il flusso luminoso uscente dall’apparecchio e il flusso emesso dalla sorgente nuda. ❑ Come per le sorgenti luminose, anche per gli apparecchi illuminanti l’intensità luminosa può essere rappresentata per mezzo del solido fotometrico, il quale indica l’intensità di emissione nelle diverse direzioni, o da una curva fotometrica, ovvero una sezione del solido fotometrico. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ Gli apparecchi illuminanti hanno la funzione di distribuire il flusso luminoso in maniera opportuna e di proteggere la sorgente stessa. Sono utili inoltre a evitare l’abbagliamento. ❑ Per indirizzare la luce sfruttano i fenomeni della riflessione, rifrazione e diffusione e sono rispettivamente indicati come: diffusori: hanno come obiettivo diffondere la luce emessa dalle lampade uniformando la luminanza nelle varie direzioni e quindi riducendo anche le possibilità di abbagliamento. Sono realizzati in genere in materiali translucidi. riflettori: orientano secondo direzioni ben determinate la luce emessa dalle sorgenti luminose. Si utilizzano materiali con riflessione di tipo speculare. rifrattori: costituiti da un involucro di materiale trasparente che per rifrazione diffonde la radiazione luminosa. Esempio tipico sono le plafoniere in materiale plastico con superficie composta da piccoli prismi piramidali. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ Gli apparecchi si possono scegliere osservando le curve fotometriche fornite dalle case costruttrici che descrivono, su un piano, la distribuzione dell’intensità luminosa. Le curve fotometriche sono di solito rappresentate sotto forma di diagrammi polari. I diagrammi polari sono dei grafici riportati su una porzione di piano, con un centro (l'origine), e un asse di riferimento che parte dal centro. ❑ Per facilitare la lettura di queste misure, sui diagrammi polari vengono riportati dei cerchi concentrici attorno all'origine e dei raggi uscenti dall'origine che dividono il piano in spicchi. ❑ Fra le principali caratteristiche utili per la scelta del tipo di apparecchio illuminante: Curva fotometrica: descrive le caratteristiche illuminotecniche dell’apparecchio. Rendimento ottico: descrive le caratteristiche ottiche dell’apparecchio. Indice di protezione: rispetto ai contatti accidentali e alla penetrazione al loro interno di polvere e umidità. Intensità luminosa massima: valore massimo dell’intensità tra quelle nelle diverse direzioni del fascio emesso dall’apparecchio. E’ espressa in candele e riferita a un flusso luminoso di 1000 lm. Apertura del fascio luminoso: il fascio può essere più o meno ampio in funzione del tipo di sistema ottico adottato e della posizione della sorgente. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ La curva fotometrica rappresenta graficamente come una sorgente luminosa emette luce nello spazio (in che direzione emette la luce e con quale intensità). A qualsiasi oggetto che emette luce può essere associata una curva fotometrica, sia esso una lampadina, un apparecchio illuminante o uno schermo che riflette della luce. ❑ La curva fotometria di un apparecchio d’illuminazione consente di prevedere il suo impatto sull’ambiente circostante. Per costruire una curva fotometrica è necessario misurare l’intensità luminosa. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ Le sezioni del solido fotometrico sono dette curve fotometriche. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ Gli apparecchi di illuminazione per esterni possono essere suddivisi in: – proiettori, utilizzati nell’illuminazione di grandi aree, di impianti sportivi e di monumenti ed edifici storici. Sono dotati di staffa per consentire il fissaggio ai sostegni e l’orientamento verso l’area da illuminare; – apparecchi per illuminazione stradale, utilizzati per illuminare le zone caratterizzate prevalentemente da traffico stradale, quali le diverse tipologie di strade e le gallerie; – apparecchi per arredo urbano, impiegati per l’illuminazione residenziale e per le aree a traffico prevalentemente pedonale; in questi apparecchi, oltre all’aspetto funzionale, è importante l’aspetto estetico. ❑ La classificazione degli apparecchi per esterni si basa sul concetto di apertura del fascio luminoso, che può essere più o meno ampio in funzione del sistema ottico e della posizione che occupa la sorgente rispetto al riflettore; secondo la denominazione europea si ha: – fascio stretto, apertura < 20°; – fascio medio, apertura tra 20° e 40°; – fascio largo, apertura > 40°. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ Gli apparecchi di illuminazione per interni possono essere suddivisi in: – apparecchi per illuminazione generale: illuminazione che consente di evidenziare eventuali ostacoli ed evitare fenomeni di abbagliamento (es. uffici, locali commerciali, interni industriali di media altezza); – apparecchi per illuminazione d’accento: il flusso luminoso uscente dall’apparecchio è indirizzato verso aree contenute (es. illuminazione di vetrine, opere d’arte); – apparecchi decorativi: apparecchi in cui l’aspetto estetico è preponderante rispetto a quello funzionale. Gli apparecchi per interni possono inoltre essere classificati in base alla modalità di montaggio: – a soffitto: sono caratterizzati da un’emissione di luce che al massimo può essere distribuita entro un angolo di 180; – a sospensione; – a parete: hanno la caratteristica principale di permettere un’emissione di luce diffusa nell’ambiente; Gli apparecchi da parete sono uno strumento essenziale per l’illuminazione di piani verticali e possono costituire un valido elemento decorativo per le pareti; – da terra: presentano il vantaggio di poter essere spostati facilmente, assicurando una grande flessibilità di illuminazione;– Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI – da tavolo: sono gli apparecchi ideali per quei compiti visivi che si eseguono su aree ristrette; combinati con un’adeguata illuminazione generale diffusa, rappresentano la migliore fonte di luce per compiti visivi quali la scrittura, il disegno o la lettura su un piano di lavoro prefissato; – a incasso: gli incassi possono essere a parete o a soffitto; si tratta di apparecchi economici, data la loro semplicità; – su binario: rappresentano la soluzione più flessibile e sono utilizzati quando gli effetti di luce devono cambiare spesso. Ogni binario ha un suo attacco meccanico ed elettrico, che permette l’impiego solo di apparecchi appositamente realizzati; – speciali per illuminazione d’emergenza: tali apparecchi sono obbligatori nell’illuminazione degli spazi pubblici; sono dotati di una batteria e di un circuito che ne permette l’accensione automatica in caso di mancanza di energia elettrica di rete. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici APPARECCHI ILLUMINANTI ❑ Tipologie di illuminazione: ILLUMINAZIONE DIRETTA: Più del 90% del flusso luminoso verso il basso. ILLUMINAZIONE SEMIDIRETTA: Tra il 60 e il 90% del flusso luminoso verso il basso. ILLUMINAZIONE MISTA: Tra il 40 e il 60% del flusso luminoso verso il basso. ILLUMINAZIONE SEMI-INDIRETTA: Tra il 10 e il 20% del flusso luminoso verso il basso. ILLUMINAZIONE INDIRETTA: Più del 90% del flusso luminoso verso l’alto. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Benessere visivo/illuminotecnico - Stato in cui l’individuo può svolgere nel modo migliore i diversi compiti (visual task) che è chiamato ad assolvere. ❑ Parametri nel progetto illuminotecnico: caratteristiche ambiente da illuminare; attività che si svolgono nell’ambiente; tempo in cui il sistema di illuminazione resterà acceso. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Obiettivi del progetto illuminotecnico Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Il livello di illuminamento E è il parametro illuminotecnico principale, ed i valori di E sono consigliati, per le diverse destinazioni d'uso del locale, da norme e raccomandazioni tecniche nazionali ed internazionali. ❑ Se è vero che più luce si ha e più è facile distinguere i dettagli sono stati tuttavia individuati due valori dell’illuminamento, quello minimo di 20 lux necessario per distinguere i connotati di una persona e quello massimo di 2000 lux oltre il quale non c’è sostanziale miglioramento di percezione ma solo svantaggi (eccessivo consumo di energia, fenomeni di riflessione e luminanze eccessive). Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Attraverso il progetto illuminotecnico si vuole inoltre garantire non solo un adeguato valore medio dell'illuminamento sulle superfici da illuminare, ma anche una buona uniformità dei valori di tale parametro; a tal fine è importante eseguire una verifica di uniformità, assicurandosi che il rapporto tra Emin e Emax sia compreso entro prefissati valori. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Per quanto riguarda l'abbagliamento, si distinguono: − abbagliamento diretto, provocato da sorgenti o oggetti luminosi ubicati nella direzione di osservazione; − abbagliamento indiretto, provocato da sorgenti o oggetti luminosi non ubicati nella direzione di osservazione; − abbagliamento riflesso, provocato da riflessioni speculari di sorgenti o oggetti luminosi presenti nell'ambiente. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Ulteriore suddivisione: abbagliamento debilitante (disability glare) di tipo fisiologico perché riduce la visibilità e la prestazione visiva; esso può essere: - abbagliamento indiretto (riflessione speculare di uno o più oggetti che ricevono luce da sorgenti interne o esterne al campo visivo) - abbagliamento diretto (causato da livelli di illuminamento orizzontale e verticale, luminanza delle sorgenti e loro angolo solido, dimensioni del locale, coefficienti di riflessione di pareti e soffitto,...) abbagliamento fastidioso (discomfort glare) di tipo psicologico e che non compromette la visione o la prestazione visiva; è causato da frequenti processi di adattamento (continue variazioni di dimensioni della pupilla) Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ È compito del progettista eliminare le situazioni di abbagliamento, facendo in modo che l'osservatore, svolgendo il compito visivo, non incontri sorgenti luminose orientate verso di esso, né oggetti caratterizzati da forti luminanze, dando pertanto la preferenza a rivestimenti e arredi diffondenti, aumentando il numero delle sorgenti luminose e diminuendone la potenza e disponendo gli apparecchi in modo che non si creino sul piano di lavoro riflessioni luminose verso gli occhi dell'osservatore. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Nell'illuminazione di interni la resa dei colori assume importanza non solo funzionale ma anche psicologica ed estetica; essa è definita mediante l'indice di resa cromatica Ra che esprime l’attitudine di una sorgente luminosa a rendere (non alterandoli) i colori degli oggetti che illumina. In Letteratura sono disponibili tabelle che forniscono l'indice di resa cromatica in funzione della natura e destinazione d'uso degli ambienti. ❑ La presenza delle ombre favorisce la visione tridimensionale degli oggetti, mentre la loro assenza provoca una fastidiosa sensazione di appiattimento dei volumi. In generale, ombre nette e intense si ottengono con sorgenti pressoché puntiformi; le ombre tendono invece a ridursi all'aumentare della superficie della sorgente luminosa. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ La maggiore o minore esaltazione delle ombre dipende però dal compito visivo che si compie nell'ambiente. ❑ Ad esempio, se si deve illuminare una scultura, il gioco delle luci e delle ombre ne dovrà esaltare la plasticità, mentre negli ambienti di studio e di lavoro è opportuno che le ombre siano limitate. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE - DIALux ❑ Progettare, calcolare e visualizzare la luce di aree interne ed esterne. Da interi edifici a singoli locali, a parcheggi o illuminazione stradale. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici CENNI DI STORIA DELL’ILLUMINAZIONE Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici STORIA DELL’ILLUMINAZIONE - CENNI ❑ Le prime notizie di illuminazione teatrale risalgono all'epoca del teatro greco romano. Le rappresentazioni eseguite di giorno per effetti speciali si servivano di torce luminose e di lampade ad olio. ❑ Il progresso dell'illuminazione fu lento e di poco interesse dal medioevo al rinascimento, le notizie dell'epoca parlano di prospettive mirabili "cariche di lumi", sistemi usati nel XV secolo con lampade alimentate ad olio vegetale, animale, candele di cera e di sego, torce di pino e resina. ❑ La descrizione della macchina realizzata dal Brunelleschi per la festa dell'Annunziata dalle memorie del Vasari parla di lumi coperti da protezioni in rame, azionati da molle che occultavano o scoprivano le luci a seconda dell'esigenza. Si può pensare dalle descrizioni del Vasari che si trattasse di cambiamenti a vista con effetto di luci in movimento. ❑ Una prova di come già nel 1560 si faceva un mirabile uso dell'illuminazione teatrale è data da I Dialoghi di Leone de' Sommi, che raccontano di messe in scena di commedie, dove le scene erano illuminate da lumi in coperta che, a ridosso delle quinte, illuminavano uniformemente, mentre nella messa in scena di tragedie si parla di illuminazioni complesse in movimento che potevano essere velate, diminuendo l'intensità fino al buio completo. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici STORIA DELL’ILLUMINAZIONE - CENNI ❑ Spiegazioni di tutte queste invenzioni si leggono nei trattati degli scenografi Serlio e Sabbatini, dove si parla di lumi di carta, vetro, tela dipinta di cui il Serlio ne fa ampia trattazione nel capitolo De lumi artificiali nelle scene. Mentre il Sabbatini, nel suo trattato, affronta il problema dei colori delle scene in rapporto all'illuminazione e consigliava di utilizzare lamiere sotto i lumi ad olio, per raccogliere eventuali gocce d'olio o di cera che potevano compromettere le scene o rappresentare un pericolo d'infiammabilità. ❑ Alla fine del XVI secolo, dati i mezzi primitivi di allora, non era possibile spegnere le luci nel corso dello spettacolo, per cui le lampade venivano nascoste a mezzo di schermi. Le scene erano dipinte tenendo conto della scarsità di illuminazione, quindi con colori brillanti e forti chiaroscuri ed anche nel Seicento rispetto a questo punto di vista, pochi erano i progressi tecnici compiuti: sono in uso lampadari pendenti a mezzo di corde dal soffitto (graticciata) specialmente per gli interni, i saloni e le stanze. ❑ E' di questo periodo l'invenzione della ribalta, che rimase in uso per molto tempo presso i teatri e negli spettacoli di Giuseppe Furtenbach, scenotecnico tedesco, che prepara una composta di lumi ad olio, formante una vera linea ininterrotta per tutto il boccascena. ❑ Nel 1755, a Londra, lo scenografo Garrich ne costruisce una in lamiera, con candele poste sulla linea del boccascena che in seguito verrà adottata in tutti i teatri nel XVIII secolo. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici STORIA DELL’ILLUMINAZIONE - CENNI ❑ Le candele col tempo cederanno il posto alle lampade ad olio, usate con forme unite a lampadari e a gruppi autonomi, poste in recipienti di vetro. L'olio di trementina, il petrolio e gli altri grassi combustibili verranno usati come materia illuminante. ❑ Nel diciannovesimo secolo appare la lampada a gas: è in uso a Filadelfia nel teatro Chestnut Street Opera House (1816) e a Londra nel Lyceum Theatre (1830), diffondendosi poi in altri teatri per essere nella seconda metà del secolo di uso comune. ❑ Con questa nuova invenzione era possibile regolare l'intensità della luce (abbassamento della fiammella), fino ad ottenere una semi-oscurità con la sala in penombra durante lo spettacolo. Un appropriato regolatore, situato quasi sempre vicino alla buca del suggeritore, permetteva di regolare gradualmente l'intensità luminosa. ❑ Nel 1890 in Germania fu inventata la retina incandescente protetta da un vetro e per maggiore sicurezza pure i becchi a gas furono forniti di questa protezione, ma la vera rivoluzione in campo teatrale fu l'applicazione delle scoperte sull'energia elettrica e conseguentemente sull'illuminazione. Con l'invenzione della luce elettrica si rivoluziona la tecnica teatrale ottenendo effetti meravigliosi di illuminazione; abbandonati i vecchi sistemi, entrano in azione i primi impianti elettrici che, dato l'alto costo, sono possibili solo per grandi teatri. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici STORIA DELL’ILLUMINAZIONE - CENNI ❑ L'opera di Parigi fu il primo teatro ad estendere tale illuminazione, oltre che al palco, anche alle sale di aspetto e a tutti i locali del complesso architettonico. ❑ Questo teatro fu anche il primo che mise a punto effetti speciali quali lampi, arcobaleno, effetti di sole e di luna, nubi in movimento ottenute con l'ausilio di sole luci. Per i lampi, a mezzo di specchi riflettenti si ottennero baleni di luce con contatti intermittenti, mentre per l'arcobaleno si utilizza il prisma di cristallo e, a mezzo di una lente, si diresse lo spettro nella posizione voluta. ❑ La lampada incandescente fu adottata dall'Opera di Parigi già nel 1881 e nel giro di poco tempo anche il Teatro di Monaco se ne dotò allestendo una esposizione di elettrotecnica. ❑ La trasformazione fu di importanza tale da diffondersi nei teatri di Londra (1883), New York (1885) e in seguito Milano, Roma, Napoli, Venezia Firenze ecc. ❑ A mezzo di regolatori (reostati) formati da resistenze variabili che agivano sull'intensità della corrente, si passava gradualmente dalla massima intensità luminosa fino al buio totale. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici STORIA DELL’ILLUMINAZIONE - CENNI ❑ Si arriva presto ai trasformatori con comando a distanza, dispositivi che danno la sicurezza di una registrazione e regolazione perfetta nei cambiamenti di luce. Verranno perfezionati i quadri di manovra posti ai comandi della cabina elettrica, si perfezioneranno pure le bilance, i proiettori, i riflettori, le macchine per le nubi, le lampade da orizzonte, lampade rotative, i complessi come il ponte luce, le batterie di lampade. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA ❑ Per cominciare a conoscere la luce, si può partire dall'osservazione dei fenomeni naturali. In una giornata di sole vedremo che la luce proviene da una direzione ben precisa, e questo ci è dato dal disegno delle ombre sul viso delle persone, o dall'ombra che le stesse proiettano al suolo. In una giornata nuvolosa potremo invece osservare che la luce è molto diffusa e indiretta; la quasi totale mancanza di ombre non ci permette di capire la direzione da cui proviene la luce. ❑ Questa è la prima divisione generale che possiamo fare: a) luce con una direzione specifica; b) luce generale indiretta (diffusa). ❑ La luce che si produce artificialmente si colloca fra questi due estremi e può avvicinarsi all'uno o all'altro. ❑ In ogni caso, qualsiasi tipo di luce artificiale (come quella che viene utilizzata per l'illuminazione del palcoscenico), possiede delle caratteristiche che possono essere controllate o modificate da noi a seconda delle necessità: l'intensità, la distribuzione, il colore, il movimento. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA ❑ Intensità. L'intensità è data dalla qualità di luce presente. Si può andare dalla luce tenue di una candela, a quella intensa emessa da potenti proiettori. Su un palcoscenico la luminosità dipende dal numero delle sorgenti di luce impiegate, dalla loro potenza, dalla distanza dall'oggetto illuminato. La luminosità può essere decisa in fase di progettazione scegliendo il numero e il tipo di apparecchi nonché la loro potenza (in base anche alla loro distanza dal palcoscenico), oppure può essere modificata direttamente sul palcoscenico per mezzo di appositi attenuatori (dimmer). ❑ Distribuzione. Per distribuzione si intende la direzione della luce, la sua forma e la sua qualità. La direzione di provenienza della luce determina l'angolazione con cui il raggio luminoso "colpisce" l’artista o un elemento scenografico. Dalla direzione dipende anche la posizione dell'ombra che si creerà e le sue dimensioni. La direzione di provenienza di solito viene progettata "a tavolino", e può essere modificata posizionando gli apparecchi illuminanti in una posizione del palcoscenico piuttosto che in un altra. La forma della luce è data soprattutto dall'angolo di apertura del raggio luminoso emesso da un apparecchio. Quasi tutti i proiettori danno la possibilità di regolare, con una certa escursione, l'angolo del raggio prodotto. La forma poi può essere modificata per mezzo di alette esterne o di lamelle sagomatrici interne che "tagliano" la luce, modificando la forma circolare del normale raggio luminoso. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA ❑ Colore. Il colore è in parte determinabile già con la scelta degli apparecchi; in particolare, si possono utilizzare lampade che producono una luce più calda o una luce più fredda. In seguito il colore della luce può essere modificato ponendo davanti agli apparecchi dei filtri colorati; in commercio ne esistono praticamente di ogni colore. Una cosa da tenere presente è che sul palcoscenico il colore generale è dato dalla somma del colore della luce che noi vi inviamo, più il colore della luce riflessa dagli oggetti presenti sulla scena. ❑ Movimento. Le caratteristiche precedenti: intensità, distribuzione e colore, vengono continuamente modificate durante uno spettacolo. In pratica ci si "muove" da uno stato luminoso all'altro, e ciò può avvenire più o meno velocemente, in un tempo da noi prestabilito. Ciò significa che una scena completamente buia può illuminarsi di colpo; un fondale con il cielo può passare dal colore blu al rosso di un tramonto etc. Oltre a questo ci può essere la luce "che si muove" sulla scena, come quella di candele o lampade portate a mano dagli attori, gli effetti speciali come il fuoco o le nuvole e il seguipersone. La combinazione di queste proprietà variabili e controllabili della luce artificiale ci permette di produrre tutti i tipi di illuminazione possibile. Queste proprietà costituiscono dunque la base di ogni progetto. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA ❑ Per l'illuminazione di uno spazio scenico non esistono regole scientifiche sempre valide, ed ogni spettacolo si crea le sue ed ha un proprio stile. Si potrebbe addirittura dire che esistono tanti stili di illuminazione quanti sono gli spettacoli prodotti. Tuttavia, se ci chiediamo cosa può fare la luce per un qualsiasi spettacolo, o come possiamo agire con la luce e cooperare alla comunicazione teatrale, vediamo profilarsi alcuni compiti specificamente affidati alla luce. ❑ Questi sono: l'illuminazione (visibilità), la rivelazione delle forme, la guida selettiva della visione e la creazione di un'atmosfera. ❑ Sono quattro obiettivi che chi crea l'illuminazione deve sempre tenere presenti e che sono "trasversali", cioè sono validi per qualunque tipo di spettacolo avvenga su un palcoscenico e indipendentemente dal suo stile. 1. Visibilità. Il primo compito è ovviamente quello di fornire un tipo di illuminazione tale da consentire una buona visibilità. Questo è importante soprattutto per il viso degli artisti, che è il principale veicolo della comunicazione in teatro. Ma quanta luce ci vuole per raggiungere questo obiettivo? La luce è una quantità misurabile scientificamente, ma le misure fotometriche che altrove sono indispensabili (nel cinema o in televisione), su un palcoscenico non sono molto importanti. Qui, infatti, si fa affidamento alle capacità sensibili e percettive legate all'occhio umano, che è molto più versatile di una macchina da presa e della pellicola. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA Per questo motivo, in teatro non è tanto importante quanto è luminosa una data situazione, ma quanto appare luminosa. Ad esempio: una candela su un palcoscenico buio apparirà più luminosa del raggio di un proiettore da 1000 Watt su un palcoscenico illuminato a giorno, così come la stessa illuminazione sembrerà sufficiente se applicata ad una scenografia o a dei costumi dai colori chiari, mentre sembrerà scarsa in uno spazio creato con colori molto scuri, dato che questi assorbono la luce anziché rifletterla come i primi. La quantità della luce necessaria varia anche a seconda della luminosità dello stato precedente, e questo a causa del meccanismo di adattamento tipico dell'occhio umano. Questo meccanismo fa sì che una scena appaia più luminosa di quel che è in valori assoluti, se a precederla è una scena scura (e viceversa). Ciò significa che gli stati luminosi di uno spettacolo andranno impostati non singolarmente ma uno in relazione all'altro. Per quanto riguarda gli oggetti, bisogna dire che la quantità di luce che permette loro di essere visti chiaramente dipende da una serie di fattori: il colore, la forma, il materiale di cui sono fatti e le sue qualità riflettenti, le dimensioni e la distanza dall'osservatore. Da tutti questi elementi si può derivare una semplice regola generale: su un palcoscenico la luminosità è un valore relativo piuttosto che assoluto e, di conseguenza, la chiave per avere la giusta quantità di luce sta nel bilanciamento. Una nota conclusiva: quando c'è troppa luce o troppo poca per molto tempo, o quando si utilizzano troppi cambi rapidi e violenti d'intensità, l'occhio tende a stancarsi e l'osservatore a perdere l'attenzione. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA 2. Rivelazione delle forme. In un teatro tradizionale il palcoscenico è incorniciato dal boccascena come fosse un quadro. Questa situazione tende ad esaltare le dimensioni della larghezza e dell'altezza e a nascondere la terza dimensione: quella della profondità. Questa tendenza alla "piattezza" aumenta con l'aumentare delle dimensioni del teatro e della distanza dal palcoscenico. Nonostante il regista e lo scenografo possano fare molto per dare profondità al luogo dell'azione, lo strumento più importante per la corretta rivelazione delle forme e per restituire la naturale tridimensionalità agli artisti e allo spazio, è la luce. Un'illuminazione sbagliata, come quella completamente frontale, sarebbe in grado di appiattire qualsiasi scenografia e di rendere inutili tutti gli sforzi fatti da chi ha allestito lo spettacolo. La tridimensionalità è fondamentale anche per il rapporto tra l’artista e la scenografia. Un soggetto illuminato solo da una luce frontale sembrerebbe una figurina incollata sulla parete di fondo. Una luce che dia profondità, come quella di taglio o il controluce, serve dunque anche a "staccare" l'attore dalla scena. La profondità e le forme possono essere rivelate scegliendo una corretta angolazione di provenienza della luce e questa, naturalmente, va studiata in fase di progettazione. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA 3. Selettività Nel cinema o in televisione il regista usa la macchina da presa per selezionare le parti di realtà che vuole che il pubblico veda e può deciderne l'ampiezza, in teatro invece il pubblico vede tutto "in campo lungo"; cioè ha sempre tutta l'area dell'azione nel suo campo visivo. Uno dei compiti della luce è quello di guidare l'attenzione verso la zona del palco o il soggetto principale in un dato momento. La cosa più immediata da fare sembrerebbe quella di illuminare selettivamente solo l'area che interessa, lasciando nel buio tutto lo spazio rimanente. E' un espediente che alcuni spettacoli adottano ma è un mezzo estremo e non può funzionare quando si richiede un certo grado di realismo. Un sistema comunque valido per guidare la visione è quello di bilanciare l'area selezionata ad un livello di luminosità leggermente superiore rispetto al resto del palcoscenico. E' un metodo che si basa su un fattore psicologico; quello per il quale l'occhio è sempre attirato dal punto più luminoso presente nel suo campo visivo, ed è sorprendente quanto un piccolo aumento di luce aiuti a spostare l'attenzione nella zona desiderata, senza che l'osservatore se ne renda conto. Così, in una messa in scena realistica, ci possono essere numerosissimi cambi di bilanciamento che servono a guidare l'attenzione del pubblico inconsapevole verso le zone o gli attori via via più importanti. Nel musical e nella danza si usa spesso il seguipersona; è un mezzo molto evidente e invadente ma che ha lo stesso scopo: quello di agire come una freccia per indicare chi bisogna guardare in un dato momento. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA 4. Atmosfera. L'ultimo di questi obiettivi è anche il più affascinante; è quello di riuscire a influenzare lo stato emotivo del pubblico attraverso la creazione di un'atmosfera. L'atmosfera può agire a due livelli; ad un livello più superficiale serve a "raccontare " l'ambientazione, cioè, ad esempio, a dirci se siamo in un pomeriggio autunnale, in una mattina d'estate oppure di notte; se piove, nevica o c'è il sole. Ad un livello più profondo, l'atmosfera dovrebbe comunicarci il clima emotivo di ciò che stiamo vedendo e la sua evoluzione durante lo spettacolo, provocando in noi il conseguente stato d'animo (apprensione, angoscia, gioia, etc.). Per creare l'atmosfera e controllarla per mezzo della luce, ci sono principalmente tre metodi: Il primo è quello di bilanciare chiarore e oscurità, legati rispettivamente alla tranquillità e al mistero. Il secondo è quello di miscelare la luce calda e la luce fredda. La prima dà subito una sensazione di serenità e di gioia, ed è infatti la luce tradizionale della commedia; la luce fredda induce invece apprensione e un senso di tristezza. Naturalmente c'è poi tutta una gamma di tonalità intermedie. Il terzo metodo si basa sul controllo del rapporto luce/ombra. Ombre naturali e morbide inducono tranquillità mentre un'immagine molto contrastata o l'esaltazione delle ombre comunicano inquietudine e angoscia (l'esempio tipico è quello dei film dell'orrore). Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA ❑ Gli obiettivi appena elencati naturalmente non sono indipendenti ma interagiscono uno con l'altro, dando luogo anche ad alcuni conflitti. ❑ Ad esempio: se si vuole ottenere un'atmosfera tramite un abbassamento di luce, ciò va a scapito della visibilità; la selezione di un'area ristretta su cui concentrare l'attenzione si ottiene nel modo migliore usando un solo proiettore, ma ciò può limitare la tridimensionalità; una luce studiata per la tridimensionalità talvolta porta ad un calo della visibilità del viso degli attori etc. In pratica succede che la luce ideale per raggiungere un obiettivo spesso ostacola il raggiungimento degli altri. ❑ Così, un progetto procede normalmente in due fasi; nella prima bisogna valutare quali degli obiettivi privilegiare, in base al tipo di spettacolo (prosa, danza, opera lirica, etc.), al suo stile (naturalistico, surreale, astratto, etc.) e alle indicazioni interpretative del regista. Nella seconda fase bisogna bilanciare attentamente i mezzi per raggiungere un compromesso che soddisfi più o meno i quattro obiettivi. ❑ Per concludere, bisogna ricordare che l'illuminazione di uno spettacolo non è un dato fisso; anzi, può essere vista come un fluido che invade il palcoscenico e che scorre dall'inizio alla fine seguendo l'andamento dello spettacolo. Gli stessi obiettivi (soprattutto selettività e atmosfera), cambiano dunque di momento in momento e vanno sempre seguiti. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Dal punto di vista pratico, quindi, elaborare un progetto illuminotecnico significa scegliere il tipo di apparecchi da utilizzare, decidere la loro posizione e il loro puntamento, scegliere i colori e fissare il tutto riportandolo su una piantina del palcoscenico dove sia già tracciato l'ingombro della scenografia. ❑ La scelta della posizione e, di conseguenza, del puntamento dei singoli apparecchi è fondamentale; da questa dipenderà infatti il carattere dell'immagine che otterremo. ❑ Proviamo a pensare ad un artista al centro del palcoscenico e analizziamo le immagini che otterremo illuminandolo con un proiettore spostato in tutte le posizioni e orientato con tutte le angolazioni possibili, ponendo l'attenzione soprattutto su tre variabili: l'effetto sull’artista, l'area di palco che andremo ad illuminare e le ombre che si creeranno. ❑ Qualunque sia la scala di una produzione - amatoriale o professionale – l’illuminazione come gli altri processi di progettazione, si basa su una serie di decisioni logiche, più una buona dose di ispirazione creativa. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ Il Posizionamento dei Fari sul Palco. Consideriamo l'effetto di un proiettore posizionato in alto sulla verticale dell’artista e poi muoviamo il faro davanti a lui oppure a destra o a sinistra. Quale sarà l'effetto totale? Quale sarà la resa sul volto dell'artista in particolare sugli occhi e la bocca? Quale area del palco sarà illuminate e dove verranno proiettate le ombre che la figura dell’ artista illuminato produrrà? Luce sulla verticale Luce frontale rispetto all’artista (con diverse possibili inclinazioni) Luce laterale Luce dal basso Luce alle spalle dell’artista Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici PRINCIPI DI PROGETTAZIONE ❑ L'analisi delle posizioni e delle angolazioni possibili ci dice che non esiste una posizione ideale che soddisfi contemporaneamente tutte le nostre esigenze. ❑ Le posizioni frontali vanno molto bene per la visibilità ma tendono ad appiattire l'immagine; le posizioni laterali fanno l'esatto contrario (tridimensionalità ma poca visibilità). Le angolazioni alte danno meno visibilità ma consentono di restringere l'area di palco illuminato e producono piccole ombre, al contrario delle angolazioni basse. Si tratta allora di trovare delle posizioni e delle angolazioni di compromesso, basandoci sulle necessità drammaturgiche e sugli obiettivi che vogliamo privilegiare. ❑ Uno spettacolo viene illuminato da una sequenza di stati luminosi legati fra di loro. Semplificando si può dire che un testo di partenza viene diviso in unità più piccole (singole scene), ognuna delle quali dovrà avere una sua luce particolare. La cosa più immediata da fare sembrerebbe quella di posizionare e puntare degli appositi apparecchi per ogni singola scena. Naturalmente ciò è molto dispersivo e, soprattutto, richiederebbe una gran quantità di apparecchi che spesso non sono disponibili. ❑ Si tratta allora di cercare dei compromessi per ottenere il massimo risultato con i mezzi a disposizione, studiando ad esempio se un singolo apparecchio può svolgere più di una funzione e quindi essere utile in più di una scena. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA ❑ Come scegliere il tipo da utilizzare in ogni posizione? come ci si orienta tra i tradizionali fari teatrali ed i moderni fari a LED? Partiamo però col parlare delle grandi famiglie di proiettori per capire le dimensioni del fascio, la forma del raggio, e qualità del fascio di luce. ❑ I Fari ad ampia apertura. La dimensione del fascio, la forma e la qualità emessa è fissa: non ci sono manopole di regolazione. La luce è quindi adatta per l'illuminazione ad esempio di fondali di scena. Questa tipologia di proiettori non è sufficientemente selettiva per l'illuminazione di singoli soggetti o di particolari. I fari ad ampio angolo di apertura sono quindi adatti ad illuminare tutta la scena anche se posizionati vicini all'azione. Potranno essere fari bianchi o anche in versione RGB. ❑ I Fari "Spot" o Teatrali. Sono dotati di una lente chiamata PC (piano-convessa) o Fresnel per consentire il controllo delle dimensioni del fascio. Il loro raggio di emissione potrà infatti essere tagliato grazie a bandiere o alette applicabili sulla parte anteriore del proiettore. La qualità del fascio di luce è caratterizzata da bordi morbidi e degradanti. Nel caso della lente Fresnel la luce sarà più concentrata al centro con bordi ancora più degradanti. L'angolo di apertura del fascio è regolabile grazie ad una manopola che sposta il sistema lampada-parabola allontanandolo o avvicinandolo alla lente frontale. L'emissione luminosa relativamente ampia non li rende adatti ad un piazzamento molto lontano dal palco, ad esempio in platea. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici TECNICHE DI ILLUMINAZIONE DI SCENA ❑ I Sagomatori. Offrono un controllo preciso del fascio di luce. Si tratta di lunghi corpi illuminanti dotati di lenti a vari angoli di apertura: il nome del prodotto indica quasi sempre il loro grado di apertura fascio. Un diaframma e quattro lame a ghigliottina sono in grado appunto di sagomare perfettamente il raggio di luce emesso dal sagomatore e dalle sue lenti. La qualità del bordo del raggio luminoso può essere regolata da molto morbida a molto dura spostando la lente. Per tutte queste caratteristiche i sagomatori sono molto utilizzati dai professionisti essendo molto versatili: possono diventare segui persona o fari d'accento, produrre lame di luce molto definite o sagome di ogni forma geometrica, possono essere posizionati anche dalla platea del teatro. ❑ I Fari PAR CAN. Questo tipo di fari devono il loro nome alla parabola che è contenuta non nel faro ma direttamente all' interno della grossa lampada che somiglia ad un faro d'automobile. La maggior parte dei PAR produce un fascio di luce conica in modo che la diffusione si allarghi man mano che la distanza aumenta. L'utilizzo di un riflettore parabolico (e senza lente) produrrà quindi un fascio parallelo e ravvicinato che è più intenso rispetto a quello di un riflettore con lente della stessa potenza. Questo è uno dei più importanti sviluppi del passato decennio. I Par Can sono i proiettori che sono stati più utilizzati in grandi quantità nei concerti Rock, dove era importante una illuminazione forte e con fascio stretto. In realtà non sono molto adatti alla illuminazione teatrale. Dispense finalizzate esclusivamente a scopi didattici