Psicologia Generale 2024 - Lezione 6.2 - Memoria

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Università degli Studi di Brescia

2024

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memoria di lavoro psicologia generale ipnosi regressiva pensiero

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Lezione del 22 novembre 2024 di Psicologia Generale sull'efficacia dell'ipnosi regressiva; un'introduzione al concetto di memoria di lavoro e al modello di Baddeley e Hitch.

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Sbobinatore: Harmehakdeep Kaur Revisore: Giorgia Caim Materia: Psicologia generale Docente: A...

Sbobinatore: Harmehakdeep Kaur Revisore: Giorgia Caim Materia: Psicologia generale Docente: Anna della Vedova Data: 22/11/2024 Lezione n°: 6.2 Argomenti: Memoria di lavoro, memoria a lungo termine, l’oblio, il pensiero La professoressa ricorda a coloro che sono venuti di recente che saranno contattati dai loro tutor. Qualora ciò non accada, invita a mettersi in contatto con il gruppo del tutorato. Domanda: È efficace l’ipnosi regressiva? L’ipnosi ha una sua dignità scientifica, purché venga applicata e valutata in modo rigoroso. Charcot e Breuer hanno avviato i primi passi della psicanalisi partendo dagli studi sull’ipnosi, che avevano mostrato che il malessere delle pazienti isteriche fosse in grado di creare delle situazioni funzionali di disturbo, le quali poi regredivano. Durante le sedute di ipnosi, queste donne entravano in stato di trance in cui l’ipnotizzatore dava una serie di comandi che portavamo a una riduzione dei sintomi. In queste condizioni, emergevano talvolta ricordi o vissuti disturbanti. L’ipnosi, quindi, ha un suo senso, ma bisogna capire chi la utilizza e come viene applicata. L’aspetto della regressione viene utilizzata anche nella psicoanalisi, dove il paziente, affidando molta fiducia al suo analista, può abbandonare le difese, permettendo al passato di riaffiorare gradualmente. Tuttavia, è importante valutare se l’ipnosi possa essere utile o meno in un determinato caso, poiché il paziente che regredisce deve avere anche la possibilità di ricomporre il proprio equilibrio. Per approfondire, è possibile consultare le banche dati ufficiali accessibili dal portale dell’Ateneo “Biblioteche”. Risorse come PubMed, Scopus, rappresentano strumenti bibliografici affidabili, poiché gli articoli presenti sono sottoposti a rigidi processi di revisione tra scienziati. Quando si scrive un articolo, ad esempio, l'editore della rivista, se ritiene l'argomento interessante, coinvolge almeno tre revisori che analizzano il lavoro, indicandone i limiti e richiedendo modifiche. Solo dopo aver superato questa revisione l'articolo viene pubblicato. LA MEMORIA DI LAVORO È un termine più nuovo rispetto ai modelli classici della memoria. È stato ideato per un aspetto pratico e funzionale; avere una visione della memoria fatta di breve e lungo termine non ci descrive sufficientemente tutti quei processi che vengono svolti dalla memoria quando svolgiamo un compito. Perché, quando noi svolgiamo un compito, utilizziamo la memoria di lavoro che, è l’armonizzazione dei processi a breve termine e a lungo termine sovra governati da dei processi dell’attenzione che ci permettono di selezionare le informazioni e in qualche modo elaborarle e posizionarle nella nostra mente in modo tale da svolgere un compito. La memoria di lavoro è un concetto utile anche clinicamente per osservare e valutare bene le prestazioni di pazienti che hanno delle lesioni o traumi perché andiamo a vedere quali funzionamenti della memoria e dell’attenzione sono compromessi. Il modello proposto da Baddeley e Hitch negli anni ’70 I due studiosi dicono che bisogna integrare il modello precedente con quella memoria che ci permette di svolgere i compiti. Questa definizione amplia la descrizione delle funzioni della memoria a breve termine integrandole con le relazioni alla memoria a lungo termine in processi cognitivi che presiedono allo svolgimento di un compito, come il monitoraggio e la programmazione (aspetti che sono controllati dai processi attentivi e cognitivi). Gli autori la definiscono come uno spazio di lavoro nella quale scriviamo tutto quello che ci serve per svolgere un compito. Ci serve per rappresentare l'ambiente intorno a noi, mantenere le informazioni di quello che sta accadendo, sostenere l’apprendimento di nuove conoscenze, risolvere problemi, formulare previsioni, raggiungere degli obiettivi e fondamentalmente attuare delle azioni finalizzate che ci permettono di arrivare a degli obiettivi. 1 1 Una definizione più generale la descrive come un sistema che comprende una serie di processi che tengono attive le rappresentazioni mentali per un tempo limitato rendendole disponibili per svolgere compiti cognitivi, formulare pensieri o pianificare e svolgere azioni. Nel modello di Baddeley e Hitch, la memoria di lavoro è costituita da diverse componenti: Componente verbale: entra in gioco quando parliamo di memoria fonologica, ovvero il processo attraverso il quale le parole "girano" nella nostra mente mentre svolgiamo determinate operazioni. Spesso, per aiutarci a completare un compito, tendiamo a "raccontarcelo" mentalmente. Componente visuo-spaziale: quando noi combiniamo le informazioni visuo-recettive Componente episodica: quando noi ragioniamo su un compito, la integriamo con l’ambiente circostante. Noi non svolgiamo mai un compito in modo astratto, ad esempio, quando noi prendiamo gli appunti a lezione, la nostra memoria episodica registra anche quello che sta succedendo attorno. Figura 1 Il modello multi-componenziale Adattato da Baddaley fig.1 Ci mostra un aspetto fondamentale della memoria di lavoro, cioè, considerare che, come ci si fosse sotto un sistema che controlla tutti sotto-processi che noi svolgiamo e li armonizza. Noi per svolgere un’azione complessa non facciamo solo una cosa dopo l’altra ma abbiamo una capacità di monitorare e anche prevedere le azioni che dovrebbero essere fatte e se sono in linea con la procedura e in più integriamo tutte le modificazioni dell’ambiente. Quindi, nella figura 1, viene illustrata una sorta di supervisore centrale, l’esecutivo centrale, che coordina il taccuino visuo-spaziale (taccuino in cui rappresentiamo quello che accade dal punto di vista visivo), il buffer episodico (una sorta di contenitore dell’esperienza episodica) e il ciclo o loop fonologico (parte di memoria in cui ripetiamo un po' a loop le informazioni che servono per guidarci nelle azioni). Questo modello ci può sembrare un po' particolare in quanto non lo sentiamo molto vicino alla nostra esperienza, però questo sarà utile quando studieremo in Neurologia e Neuropsicologia tutte le tematiche relativi ai traumi del sistema nervoso che colpiscono anche sistemi della memoria. Che cosa ci permette di fare la memoria di lavoro? Ci permette lo svolgimento di compiti cognitivi, la pianificazione di azioni e svolgere due compiti in contemporanea. L'esecutivo centrale monitora e coordina i vari processi cognitivi. Le funzioni esecutive sono quelle funzioni legate sia all’attenzione ma anche al lavoro del nostro supervisore centrale che deve monitorare tutti i processi, quindi: aggiornare le informazioni vedendo tutto quello che serve per svolgere tale compito inibire il materiale irrilevante, cioè le azioni di disturbo che disturbano la nostra memoria spostarsi tra l'obiettivo da raggiungere “non facendoci perdere il vero target” e tutte le micro-operazioni che devo fare per arrivare al mio target. La memoria di lavoro, quindi, è un concetto che ci permette di capire come le nostre memorie (insieme ai processi cognitivi) si attivano per permetterci di svolgere dei compiti. Quando svogliamo un compito non stiamo solo concentrando la nostra attenzione ma stiamo usando anche le nostre memorie. La memoria a breve termine raggruppa e raccoglie dati presenti all’istante e quella a lungo termine ci codifica un’azione. 2 1 LA MEMORIA A LUNGA TERMINE Ha una capacità potenzialmente illimitata. Alcuni autori sostengono che ciò che noi impariamo resti per sempre in una traccia del nostro sistema nervoso. Può darsi che questa traccia sia minimamente attivata e, quindi, rimanga lontana dalla consapevolezza; quando riesco a riattivarla, la recupero. Il modo in cui le informazioni restano nella memoria è di diversi tipi. È importante la rappresentazione di significato, perché l’essere umano ha la capacità di rappresentare attraverso i concetti astratti singoli. Figura 2 Lo schema della fig.2 ci illustra il funzionamento della memoria. La memoria sensoriale, la memoria a breve termine e la memoria del lavoro sono considerate quelle recenti. Tutti questi quadratini ci mostrano che le diverse aree della nostra memoria hanno la caratteristica di essere autonome, pur essendo in grado di comunicare fra di loro. Fodor aveva definito la mente come Modulare; lui aveva detto che la nostra mente è fatta come un sommergibile. Un sommergibile, infatti, è fatto a moduli che sono indipendenti tra di loro. In caso di una falla, il danno rimane confinato al modulo colpito, mentre gli altri moduli, essendo incapsulati, restano operativi e impediscono che il sommergibile affondi. Analogamente, si è scoperto che le diverse aree della memoria possono essere compromesse singolarmente. Ad esempio, una lesione potrebbe intaccare la memoria semantica, lasciando però intatta la memoria procedurale. Un caso significativo è quello di una paziente con Alzheimer che non ricordava nulla della propria vita (memoria semantica), ma iniziava a ballare quando sentiva della musica, dimostrando che la sua memoria procedurale era ancora attiva. Al contrario, una lesione alla memoria procedurale potrebbe impedire di ricordare come camminare o vestirsi, pur lasciando intatte altre funzioni mnemoniche. La proposta di Squire di una suddivisione della memoria a lungo termine: La memoria dichiarativa o esplicita: memoria del dire La memoria non dichiarativa o implicita: memoria del fare La memoria implicita è legata all'apprendimento latente, ovvero la capacità di apprendere senza rendersene conto, per poi scoprire, in un secondo momento, di aver acquisito delle informazioni. Un esempio di questo funzionamento si può osservare nel caso del neglect. Un paziente con neglect, ad esempio, può rifiutarsi di entrare in una casa raffigurata con delle fiamme, pur non essendo consapevole di aver notato il pericolo. Il paziente non sa di aver "imparato" che in quella casa ci sono delle fiamme, ma la sua mente lo sa e agisce di conseguenza. Questo rappresenta un esempio di conoscenza implicita, ovvero di informazioni che la nostra mente possiede, ma che la nostra consapevolezza non riconosce o non è in grado di spiegare razionalmente. Nella memoria esplicita ci sono: Episodica: contiene la memoria autobiografica con immagini di quando eravamo piccoli e una memoria degli episodi di quello che abbiamo vissuto al di fuori di noi. Semantica: memoria enciclopedica, in cui tutto ciò che abbiamo imparato si deposita attraverso dei concetti 3 1 La memoria episodica viene anche trascritta nella memoria semantica, poiché le immagini dei vissuti si trasformano in narrazioni della nostra vita, che è la memoria semantica; è come se la memoria episodica si depositasse come degli schemi concettuali di noi anche nella memoria semantica. Nella memoria implicita ci sono: Apprendimento associativo: si basa su associazione fra stimoli; ad esempio, il piccolo Albert sviluppa un’associazione traumatica tra il suono forte e gli animali. Questo tipo di memoria implica l’acquisizione di connessioni inconsce tra esperienze. Apprendimento non associativo: comprende processi come la sensibilizzazione e l’assuefazione. Ad esempio, ci abituiamo a una serie di cose e odiamo una serie di cose, perché ci siamo sensibilizzati, senza che questa conoscenza sia razionale. Memoria procedurale: non riguarda solo le abilità motorie e tutte quelle che noi abbiamo, come ballare, suonare uno strumento, camminare, vestirsi, preparare il caffè. Tutte queste abilità sono procedure “scritte” dentro la nostra memoria procedurale. LE AMNESIE Le problematiche della memoria sono state studiate dai casi di chi perdeva la memoria. Ad esempio, nel film Lo smemorato di Collegno, si racconta la storia di un uomo che, pur non ricordando chi fosse (a causa della perdita della memoria episodica), in un dialogo con un presunto familiare riesce a recitare frammenti di filosofia studiati insieme da giovane. Questo dettaglio sorprende il familiare, poiché dimostra che la memoria semantica era ancora intatta, pur senza che il protagonista ne fosse consapevole. Nel film si vede anche che l’uomo comincia a ballare, lasciando stupiti i familiari. Essendo smemorato, non pensavano che potesse ricordare come farlo, né che avesse imparato a ballare durante la vita che conoscevano. Questo suggerisce che la sua memoria procedurale fosse ancora funzionante, mentre quella autobiografica (o episodica) era persa. Questo modello ci aiuta a vedere i diversi funzionamenti della nostra memoria. Naturalmente il formato della traccia può essere: - concettuale astratto (nella memoria semantica) - visivo/percettivo/sonoro (nella memoria episodica) - sotto forma di schemi motori (nella memoria procedurale) - sotto forma di riflessi o risposte emotive. L’OBLIO L’oblio può essere transitorio o permanente, rapido o lento. Possiamo dimenticare immediatamente alcune cose o possiamo dimenticarle gradualmente. I fattori legati all’oblio: Poca attenzione durante la memorizzazione: questo può portare a una codifica inesatta. Ad esempio, se codifichiamo male poi diventa difficile andare a recuperarla in seguito. È come riporre qualcosa in un cassetto con un criterio logico: il recupero sarà facile. Per ricordare bene, è fondamentale organizzare l'informazione in modo ordinato e creare degli "indizi" che ci aiutino a ritrovarla. Decadimento naturale dell’informazione: le informazioni tendono a degradarsi nel tempo se non vengono riattivate Interferenza di altre informazioni (proattiva o retroattiva): se noi impariamo prima una lingua e poi un’altra, una può influenzare l’apprendimento dell’altra e viceversa. Profondità di codifica: se non elaboriamo in modo approfondito e strategico (creando delle associazioni, dei percorsi o delle storielle) non aiutiamo il consolidamento dell’informazione. Il consolidamento è sostenuto dall’elaborazione che noi facciamo. Ad esempio, studiare un concetto e rielaborarlo con parole proprie facilita la comprensione e il ricordo, mentre limitarsi a memorizzare passivamente le parole di un testo può portare a una perdita rapida del contenuto. I Queues (come dei post-it mentali) sono degli indizi che ci aiutano a ricordare un'informazione. Possono essere schemi, colori, frecce o associazioni. Ad esempio, quando dobbiamo ricordare un argomento complesso e ampio, possiamo creare uno schema con appunti essenziali che "inganna" la memoria a breve 4 1 termine: lo schema sembra semplice, ma ogni punto rappresenta uno sportellino che, una volta aperto, rivela il contenuto dettagliato che ci serve. Interferenza Figura 3 Nella fig.3 vengono illustrate le due forme principali di interferenza: - Interferenza proattiva: se studio prima il francese e poi lo spagnolo e successivamente faccio il test di profitto in spagnolo, posso avere interferenza proattiva del francese sulla mia capacità di spagnolo. - Interferenza retroattiva: lo studio dello spagnolo può creare confusione con il francese già appreso, poiché le due lingue sono simili. L’interferenza è come il fenomeno legato ai colori: il nome del colore e il colore ce l’abbiamo quando c’è campo semantico confinante, cioè molto vicino. La probabilità di dimenticare varia in base a: 1. Strategia utilizzata per memorizzare: Profondità di elaborare No ripetizione meccanica: farsi domande, ripetere con parole proprie Associazioni, schemi, acronimi, uso immagini, colori, creare percorsi tipo “loci”, creare storie, visualizzare Il metodo dei loci, attribuito a Cicerone, è una tecnica che consiste nell’associare concetti o informazioni da ricordare a luoghi familiari o a un percorso immaginario. Per applicarlo, si può scegliere uno spazio ben noto, come una stanza della propria casa (ad esempio, la camera da letto). A ogni oggetto o punto significativo dello spazio si associa un concetto da ricordare. Successivamente, si può "percorrere" mentalmente quello spazio, richiamando i concetti associati ai vari luoghi o oggetti. Cicerone diceva: immaginiamo di entrare in una città (un'urbe) e decidiamo di associare un'informazione specifica a ogni luogo simbolico che incontriamo. Alla porta della città, posizioniamo il primo concetto; nel pozzo centrale, il secondo; e così via. Questo percorso mentale diventa un filo logico che permette di ricordare facilmente l’ordine e i dettagli delle informazioni. Gli antichi, che spesso non disponevano di strumenti scritti per annotare informazioni, si affidavano a tecniche come il metodo dei loci per memorizzare nozioni complesse. La teoria del doppio codice di Paivio: faceva memorizzare a dei soggetti delle parole astratte e concrete. Ha scoperto che il ricordo delle prime è molto più difficile perché c’è solo un codice (concettuale), mentre le seconde oltre al nome hanno un’immagine. Ad esempio, la mela ha un nome e immagine nella nostra mente, mentre l’innocenza è un concetto. Quando possiamo appoggiare un nostro ricordo su qualcosa di visivo/ di percettivo, il ricordo diventa più forte. 2. Tipo di materiale da memorizzare: Astratto o concreto, visivo o verbale 5 1 Doppio codice facilita il ricordo Questa è una raccolta di mnemotecniche più conosciute tratte da un libro di testo Figura 4 3. Tipo di memoria in cui l’informazione è elaborata 4. Interesse e motivazione: ad esempio riusciamo a ricordarci canzoni lunghissime, ma troviamo difficile memorizzare anche solo un breve frammento di poesia Quindi la nostra mente è anche misteriosa; è importante cercare di lavorare sulle motivazioni. Quando una materia non ci piace, dobbiamo trovare piccoli escamotage per rendercela più piacevole, come creare un ambiente accogliente e stimolante per studiare qualcosa che non amiamo. I disturbi della memoria: Sono le amnesie che possono avere diverse cause: organiche o funzionali. Le amnesie possono essere: temporanee, quando si risolvono rapidamente o derivano da un grosso trauma che può richiedere qualche mese per il recupero. Di solito, ciò che è recuperabile torna entro sei mesi. Possono anche essere permanenti, se il danno alla memoria è irreversibile. Può essere: Retrograda: si verifica quando, in seguito a un evento traumatico, non ricordo più quello che avevo memorizzato nel passato. La professoressa ricorda dei casi di pazienti che non riuscivano a nominare frutta o verdura, poiché alcune aree del loro sistema nervoso, responsabili di tali ricordi, erano state danneggiate. Tuttavia, se adeguatamente supportati, possono ricostruire queste informazioni attraverso immagini o associazioni. Anterograda: consiste nell'incapacità di fissare nuovi ricordi. È tipica, ad esempio, dell'Alzheimer, in cui i pazienti non riescono a fissare il contenuto della risposta. 6 1 IL PENSIERO Il pensiero che può essere considerato “il linguaggio” della mente, come una sorta di discorso; quando pensiamo, abbiamo nella nostra mente un discorso, cioè parole che ci accompagnano. Il pensiero, quindi, è un insieme di più processi cognitivi che permette di elaborare incessantemente le informazioni che derivano dal mondo esterno, dall’organismo e anche dalla memoria. Il pensiero è stato studiato e suddiviso in: 1. Pensiero proposizionale: pensiero che attraverso un linguaggio accompagna le nostre azioni e fa una narrazione della nostra vita. 2. Pensiero immaginativo: per molto tempo i ricercatori si sono abbastanza combattuti tra di loro, perché alcuni dicevano che noi crediamo di pensare per immagini ma in realtà sono parole che trasformiamo in immagini. Invece, si è riusciti ad avere l’evidenza che noi possiamo pensare attraverso le immagini. 3. Pensiero produttivo: che ci permette di rielaborare esperienza e creare ragionamento di problem solving e presa di decisioni. IL PENSIERO LINGUISTICO Il pensiero linguistico è formato dai concetti che sono risultato finale di categorizzazione. La categorizzazione è la tendenza della nostra mente a classificare. Fin da piccoli cominciamo a creare le nostre categorie mentali suddividendo buono/cattivo, bello/brutto, vicino/lontano. Sono delle categorie discrete che ci permettono di organizzare una realtà complicata in insiemi omogenei che ci aiutano a ordinare nostro rapporto con la realtà. Quindi la categorizzazione risponde ad un'esigenza di economia mentale, cioè organizza le informazioni raggruppandole in categorie concettuali discrete. Il concetto è prodotto è il prodotto finale del processo di categorizzazione che assegna oggetti ed eventi ad una classe attraverso processi di astrazione e generalizzazione. L’astrazione mi permette di tirare fuori le informazioni salienti e poi di creare dei nuclei/ delle categorie; in questo modo, possiamo anche generalizzare. La creazione di categorie rende equivalenti cose diverse, consente di raggruppare gli oggetti e gli eventi in classi e di rispondere ad essi in funzione della loro appartenenza ad una data classe piuttosto che della loro unicità. Il concetto ha la funzione di suddividere l’esperienza del mondo in unità manipolabili, piccole. Le caratteristiche dei concetti: - prototipo: è costituito dall’insieme delle caratteristiche che descrivono l’esemplare “migliore” del concetto Es: prototipo di nonna è una signora che sta volentieri con i nipoti e prepara i biscotti. - nucleo: è costituito dalle caratteristiche essenziali Es: concetto di nonna-> per essere nonna è necessario essere madre di una madre. I concetti hanno delle caratteristiche essenziali e accessorie. 7 1

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