Definizione Operativa e Tecniche di Scaling PDF
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Summary
Questi appunti descrivono le proprietà e le variabili nella ricerca quantitativa, spiegando come le proprietà astratte vengono tradotte in variabili empiriche. Vengono presentati i tipi di proprietà, individuali e collettive, e i criteri per la valutazione delle proprietà.
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LEZIONE 3: PROPRIETA’ E VARIABILI Nella ricerca quantitativa si studiano particolari proprietà su un certo numero di Unità di Rilevazione. Le proprietà (livello astratto) vengono tradotte in variabili (livello empirico). Le variabili sono i building blocks della ricerca survey. Le UdR (individui, f...
LEZIONE 3: PROPRIETA’ E VARIABILI Nella ricerca quantitativa si studiano particolari proprietà su un certo numero di Unità di Rilevazione. Le proprietà (livello astratto) vengono tradotte in variabili (livello empirico). Le variabili sono i building blocks della ricerca survey. Le UdR (individui, famiglie, imprese ecc.) sono in questo tipo di ricerca il supporto delle variabili. «Gran parte delle discussioni nelle scienze sociali, anche quelle che si svolgono a un livello astratto o puramente qualitativo, possono essere chiarite se si trovano delle risposte alle seguenti domande: - quante variabili sono incluse in ogni analisi concettuale? - qual è la natura specifica di queste variabili? - in che modo si pensa che siano interrelate? [...] Nell’effettuare una ricerca empirica si è obbligati a rispondere a queste domande» Oltre che a Paul Felix Lazarsfeld (1901-1976), la messa a punto del linguaggio delle variabili nella ricerca sociale deve molto ai suoi collaboratori e allievi. Si tratta di un insieme di concetti, termini, simboli, operazioni e procedure in parte originali e in parte mutuati da altri campi disciplinari (matematica, statistica, logica, informatica…), opportunamente integrati per fornire alla ricerca sociale empirica un impianto metodologico unitario. Le proprietà vanno sottoposte a chiarificazione teorica prima di essere tradotte in variabili. Tipi di proprietà: a)Proprietà individuali rilevabili nelle survey: - Condizioni di fatto e comportamenti, attuali o passati («La scorsa settimana Lei ha svolto almeno un’ora di lavoro?») - Previsioni dei rispondenti su accadimenti futuri («Lei pensa che nei prossimi 6 mesi il livello dei prezzi (salga/resti uguale/scenda)?») - Valutazioni beni non-market (soggettive) («Quanta sovrattassa accetterebbe di pagare sui prodotti petroliferi per finanziare i trasporti pubblici?») - Giustificazione dei propri comportamenti («Perché ha deciso di abbandonare la ricerca di una occupazione?») - Previsione controfattuale dei propri comportamenti («Se trovasse un portafoglio con 200 euro e un documento con i recapiti del proprietario, lo restituirebbe?») - Disposizioni soggettive (motivazioni, atteggiamenti, valori, credenze, sentimenti, percezioni, salienze, aspettative, intenzioni di comportamento) («Quanto ritiene giustificabile usare un mezzo di trasporto pubblico senza pagare il biglietto?») - Conoscenza di determinati argomenti («Ricorda in quale anno l’obbligatorietà dell’alternanza scuola e lavoro venne estesa a tutti gli/le studenti delle scuole superiori?») b)Proprietà collettive sono distinguibili in: ◼ Globali, riferite direttamente al collettivo e non alle sue parti, ad es. «spesa a bilancio per la Sanità delle Regioni», «forma giuridica delle imprese»; ◼ Aggregate, misurate sulle parti e contabilizzate nel collettivo, ad es. «tasso di occupazione provinciale», «reddito medio degli insegnanti negli stati europei». Inserite in una matrice di profili individuali, le proprietà collettive diventano proprietà di contesto. Le relazioni tra proprietà individuali e collettive sono studiate con la multilevel analysis. Ad es. per studiare il rendimento scolastico rileviamo caratteristiche su studenti, insegnanti, istituti, territori ecc. e poi integriamo in un modello le variabili rilevate ai vari livelli. Criteri di valutazione della proprietà: la specificazione di una proprietà da rilevare comporta una chiarificazione concettuale (concept analysis) che va giudicata in termini di: - Chiarezza (Clarity), relativa all’aspetto intensionale del concetto, il suo significato (es.: definizione di povertà assoluta da definizione di povertà relativa); - Estensione (Extension), relativa al dominio a cui la definizione si applica (i poveri assoluti sono una parte dei poveri relativi); - Rilevanza Teorica (Systematic Import), circa il rapporto tra proprietà e quadro teorico che orienta la ricerca empirica. Con la chiarificazione definiamo la proprietà in generale, i diversi stati che può assumere, la sua portata teorica, gli oggetti a cui intendiamo applicarla. LA DEFINIZIONE OPERATIVA Operazionalizzazione: proprietà→dimensioni →rinvio alla lezione successiva Dalle proprietà alle variabili Le proprietà sono concetti astratti che devono essere tradotti in termini osservativi se le si vuole in qualche modo quantificare: ciò vale sia per proprietà semplici, rilevabili con una singola operazione (ad esempio peso, altezza, età, stato civile, reddito ecc.), sia per quelle più complesse (religiosità, autoritarismo, civismo, capitale sociale ecc.) che si misurano indirettamente, attraverso più indicatori, magari dopo averle scomposte in dimensioni. La traduzione in termini osservativi avviene mediante → Definizione Operativa è il complesso di criteri, regole e convenzioni che stabiliscono come una proprietà (livello teorico) va rilevata in un insieme ben definito di referenti (livello empirico). L’applicazione di tali regole/criteri è definita operativizzazione/def operativa secondo la quale la proprietà è tradotta in una variabile o più d’una; ai vari stati sulla proprietà corrispondono modalità della variabile; a ogni modalità viene associato un codice (alfa)numerico, che riferito alla singola osservazione, costituisce il dato da inserire nella matrice casi x variabili. Traduzione delle proprietà in variabili: a) Proprietà rilevata direttamente: i risultati delle osservazioni sono registrati in una singola variabile. Es.: età, stato civile ecc.. b) Proprietà a livello alto di astrazione, rilevata indirettamente attraverso indicatori – legati alla prima da una relazione di meronimia – la cui scelta è spesso convenzionale, le variabili derivano dalla traduzione operativa degli indicatori. Esempi di indicatori: ‘partecipazione ai riti’ come indicatore di ‘religiosità’; ‘fiducia negli altri’ come indicatore di ‘capitale sociale’. È possibile unire più indicatori (omogenei) in un indicatore composito. c) Proprietà a livello alto di astrazione, rilevata indirettamente attraverso una proxy variable che sappiamo essere molto correlata alla proprietà in esame. Esempi di proxy: ‘spesa per istruzione/formazione’ è una proxy di ‘capitale umano’; ‘// pil pro capite’ proxy di ‘qualità della vita’. Gli stati devono essere trasformati in modalità e codici (della variabile) in modo disgiuntivo e esaustivo Elementi della definizione operativa: Traduzione delle proprietà in domande del questionario Formati delle risposte (tra cui, formati tipici per rilevare atteggiamenti e altre proprietà soggettive) Individuazione del tipo di scala di ciascuna variabile (e delle statistiche idonee) Modi di assegnazione dei casi alle modalità (es: dichiarazione dell’intervistato, registri pubblici ecc.) Codifica delle modalità e delle variabili (nomenclatura variabili, numerazione delle modalità ecc.) Modalità di somministrazione del questionario o Face-to-face tradizionale: PAPI – PAper and Pen Interview o Face con computer portatile: CAPI – Computer Assisted Personal Interview o Via telefono tradizionale: PATI (Personal Assisted Telephone Interview) o Telefonica CATI: Computer Assisted Telephone Interview o Autocompilato cartaceo SAQ – Self Administred Questionnaire (inviato via posta o consegnato di persona) o Autocompilato digitale; due esempi sono: CAWI – Computer Assisted Web Interview; CASI – Computer Assisted Self-Interview (su portatile) Video o Audio Principi da seguire nella costruzione di un questionario o Semplicità di linguaggio; usare sintassi semplici (evitando ad es. doppie negazioni) e fare domande / affermazioni concise. o Domande chiare, non ambigue e facilmente interpretabili. o Priorità alle domande ‘discriminanti’, che dividono il campione. o Focalizzazione dell’arco temporale. o EVITARE: termini/espressioni enfatizzanti; domande tendenziose; più domande in una; presunzione di atteggiamenti o comportamenti del rispondente; formulazioni imbarazzanti; gerghi e tecnicismi inutili; alternative di risposta che non rispettano l’unicità del fundamentum divisionis. o Ordinare le domande seguendo dei criteri psicologici presenti anche nelle interazioni della vita quotidiana. o Chi risponde a una domanda che prevede una sola scelta tra risposte prestabilite, non deve potersi riconoscere in più di un’alternativa; ciò non accade se nel formulare le alternative di risposta non si è rispettato il principio di unicità del fundamentum divisionis. o Un questionario deve avere una articolazione in blocchi delle domande, percepibile dai rispondenti come ordinata e sensata. Una sequenza tipica è: - Introduzione: Presentazione della ricerca e richiesta di collaborazione - Per rompere il ghiaccio: alcune domande su condizioni sociodemografiche dell’intervistato - Corpo principale del questionario: si va dalle domande su argomenti più ‘semplici’ (per carico cognitivo e affettivo) a quelle più ‘delicate’ - Domande di chiusura: altre variabili socio-demografiche e di background, considerazioni libere del rispondente - Ringraziamenti e congedo dall'intervistato STRUMENTI PER LA MISURAZIONE DI PROP SOGGETTIVE→SCALING Nella survey, per la rilevazione di proprietà soggettive (atteggiamenti, percezioni, credenze ecc.) si ricorre alle tecniche di scaling. In generale, esse prevedono: o più domande riferite alla stessa proprietà, di solito raggruppate e presentate in batterie di item; o per ciascun item, autovalutazioni degli intervistati su una scala prefissata; o trattamento statistico delle autovalutazioni come variabili ordinali o, più spesso, come cardinali (scale di intervalli). In questo secondo caso, i metodologi parlano di variabili quasi-cardinali. Assunti su cui poggiano le vv quasi cardinali: Poiché l’operazione di misurazione non può essere controllata facendo ripetere la misurazione da un altro soggetto, occorre postulare che i/le rispondenti (per confrontare le varie risposte): percepiscano distanze costanti tra le modalità della scala proposta(si tende a preferire scale numeriche o associare valori a indicatori poco definiti, come abbastanza, poco); usino la scala con lo stesso stile di risposta; diano risposte fedeli, che riflettano i loro effettivi stati sulle proprietà. Gli assunti 2 e 3 sono particolarmente problematici; la psicometria studia le varie cause di distorsione e i modi per prevenirle. Es di batteria di item dicotomici ad ogni item corrisponde in matrice una variabile dicotomica con modalità 1-0 Problemi: ◼ reazione all’oggetto: quando il rispondente si concentra non sul senso della frase complessiva, come sarebbe opportuno, bensì su un singolo termine ◼ response set: la tendenza a considerare le affermazioni della batteria come repliche in diversa forma di un unico contenuto, porta taluni a dare meccanicamente la stessa risposta senza prestare molta attenzione al significato di ciascun item ◼ acquiescenza: tendenza a rispondere si →SCALA LIKERT (1937): è la più nota e più usata sia nel formato originario che nelle sue varianti. Tale strumento parte dal presupposto che reazioni diverse allo stesso stimolo dipendano da differenze obiettive nei soggetti. La scala è costituita da una serie di affermazioni – batteria di item – che condividono lo stesso schema di risposta chiusa: per ciascuna affermazione l’intervistato deve dire se e in che misura è d’accordo. Ogni Item consiste in un’affermazione che può essere di taglio descrittivo (come stanno le cose secondo l’intervistato) o normativo(come dovrebbero essere), è necessario che l’intervistato capisca il registro comunicativo. Conviene mettere anche la modalità 0(ne d’accordo né in disaccordo per chi non ha info sull’argomento, o per evitare che sia scelta da chi non ha opinioni in merito). Occorre evitare di avere item troppo estremi nella batteria che polarizzano le opinioni pena una riduzione della variabilità nelle risposte. I numeri associati all’etichetta semantica possono variare, purché rispettino l’ordine dei quantificatori indefiniti. del tutto in abbastanza né d'accordo né abbastanza del tutto disaccordo in disaccordo in disaccordo d'accordo d'accordo -2 -1 0 1 2 →SCALA DI FREQUENZE: per la rilevazione di comportamenti abituali Quantificatori semi-definiti: si possono tradurre in stie approssimative di frequenze relative, sostituendo a ciascuna modalità il un valore mediano. (se usiamo 360gg come denominatore, traduciamo la modalità 2/3 vv al mese con il suo valore mediano 30gg> poi 30/360 e otteniamo la freq relativa su base annua. "Con quale frequenza vede i suoi amici più intimi?" mai max 1 v. 2-3 v. al 1 o più v. a al mese mese settimana Quantificatori indefiniti: in questo caso le sole etichette semantiche non garantiscano l’equidistanza delle modalità interferendo con gli obiettivi di una misurazione quasi cardinale. Ecco perché occorre dare sempre un valore numerico. "Con quale frequenza discute di politica?" mai raramente talvolta spesso sempre 1 2 3 4 5 →SCAKA SELF-ANCHORING STRIVING SCALE (SCALA DI KILPATRICK-CANTRIL): si basa su un insieme di modalità numeriche delle quali solo il valore minimo e quello massimo sono “ancorati” a un’etichetta semantica. Per avvicinarsi a una misurazione il più possibile cardinale, si cerca sempre meno di avere definizione semantiche, come succede nelle scale auto-ancoranti. «Pensi a ciò che per lei davvero conta nella vita professionale. Immagini una situazione che la porterebbe a dichiararsi del tutto soddisfatto. Provi poi a pensare alla situazione contraria, che la porterebbe a dichiararsi del tutto insoddisfatto. Consideri ora la seguente scala da 0 a 10: il valore 10 corrisponde alla situazione che per lei sarebbe ottimale, il valore 0 alla situazione che riterrebbe la peggiore possibile. Rispetto alla sua professione attuale: come si colloca su questa scala?» →SCALA DI PRESA IN CONSIDERAZIONE: per rilevare intenzioni di comportamento «Le leggo ora alcune azioni che una persona può fare per sostenere le proprie idee. Per ciascuna la prego di dirmi se lei pensa che in futuro potrebbe farla o meno (un sola scelta per ogni azione)» Potrei Forse lo Non lo Non so certamente potrei fare farei mai farlo Partecipare a un boicottaggio Occupare uffici o stabilimenti Partecipare a un corteo non autorizzato →SCALOGRAMMA DI GUTTMAN: Esso si basa sul criterio della cumulatività e consiste nella somministrazione di una serie di frasi (item) ad un campione di soggetti chiedendo loro se approvano o disapprovano ognuna di esse. Attraverso un particolare tipo di matrice – lo scalogramma – si registrano sulle colonne gli item dal più facile al più difficile e sulle righe i soggetti, ordinati in base al numero di risposte approvate. L’obiettivo è di ordinare congiuntamente gli item e i soggetti lungo un continuum. Gli item sono riordinati per crescente difficoltà e gli individui per crescente ‘capacità’ di superare le ‘prove’. Questa tecnica presenta numerosi problemi e non è adatta all’analisi fattoriale. Oggi si usano modelli cumulati non deterministici, più complicati nei calcoli, ma più aderenti alla realtà, in cui chi supera un item vero similmente ma non necessariamente potrà superare anche quelli meno difficili (es modello di Rasch per gli invalsi) r Continuum R1 R2 R4 R5 R6 R7 MIN I1 I2 I3 I4 MAX Grado di partecipazione sindacale (R= rispondente; I= item; 1=sì; 0=no): caso legge i assiste alle interviene è delegato indice comunicati riunioni a riunioni sindacale di partecipazione (I1) (I2) (I3) (I4) sindacale R1 0 0 0 0 0 R2 1 0 0 0 1 R3 1 1 0 1 ? R4 1 1 0 0 2 R5 1 1 1 0 3 R6 1 1 1 1 4 R7 1 1 1 1 4 Le variabili prodotte con le tecniche presentate non si collocano a un preciso livello di scala tra quelli individuati da Stevens, anche se nella pratica sono trattate come scale di rapporti, per sottolineare il fatto che non si fondano su un’unità di misura oggettiva, sono anche definite quasi cardinali.