Lezione 1 Tossicologia Cosmetici (13-02-2024) PDF
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Università degli Studi di Napoli Federico II
Roberto Russo
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Summary
These notes cover the principles of toxicology, specifically related to cosmetics. They detail the key differences between cosmetic and dermatological products, emphasizing the non-therapeutic nature of cosmetics. The document also discusses regulations and directives regarding cosmetic products, focusing on the prohibition of animal testing in cosmetics and the need for safety assessments.
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Principi di Tossicologia Prof. Roberto Russo [email protected] Quello che contraddistingue sempre un cosmetico è: L'azione superficiale, l’uso di ingredienti senza vincoli (quasi sempre), vendita senza prescrizione medica, un rapporto rischio-beneficio pari a zero (ovvero l'assenza...
Principi di Tossicologia Prof. Roberto Russo [email protected] Quello che contraddistingue sempre un cosmetico è: L'azione superficiale, l’uso di ingredienti senza vincoli (quasi sempre), vendita senza prescrizione medica, un rapporto rischio-beneficio pari a zero (ovvero l'assenza di gravi controindicazioni). La differenza tra un medicinale ad uso dermatologico ed un prodotto cosmetico è rilevante: il primo cura e previene malattie ed alterazioni sostanziali, il secondo si limita a proteggere, idratare, detergere la cute, senza agire in profondità. Un cosmetico non può vantare, né si può pretendere che possegga, azioni terapeutiche, curative e quindi azioni a livello sistemico, globale sull'organismo umano. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 I cosmetici sono destinati ad essere applicati e ad agire su: epidermide palpebre capelli e peli unghie labbra denti e/o cavo orale Le funzionalità cosmetiche fondamentali comprendono: detergenza protezione deodorazione profumazione decorazione trattamenti estetici © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Normative sui prodotti cosmetici (I) Tutto quello che riguarda i prodotti cosmetici è regolato (a livello europeo) dalla direttiva sui cosmetici 76/768/EEC del 27 luglio 1976 e dalla direttiva 2009/36/CE che apporta modifiche alla prima, rifuse in un testo unico dal Regolamento (CE) 1223/2009, del 30.11.2009, che introduce anche la rintracciabilità dei prodotti cosmetici e ribadisce il divieto di sperimentazione sugli animali. Art. 2 direttiva 76/768: I prodotti cosmetici commercializzati all’interno della Comunità Europea non devono causare danni alla salute umana Fino a prima del marzo 2013, un nuovo ingrediente sviluppato nel campo della cosmesi poteva ancora venir sottoposto a test su animali, eseguiti in laboratori al di fuori dell'UE (perché dal 2009 eseguire test su animali per gli ingredienti dei cosmetici all'interno dell'UE è vietato). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Direttive CEE Nel 2003 la nuova direttiva dei prodotti cosmetici sancisce il divieto di sperimentazione degli ingredienti e dei prodotti cosmetici finiti sugli animali in tutti i Paesi membri dell’U.E. Divieto di vendita per tutti i cosmetici testati su animali comprese le 3 aree rimaste (tossicocinetica, tossicità riproduttiva, tossicità a dosi ripetute) entro l’anno 2013, ma con la possibilità di slittamento se non sono stati sviluppati test alternativi adeguati. TOSSICITÀ RIPETUTA (basse dosi di sostanza da testare per periodi di tempo lunghi; qui sono compresi anche i test di "tossicità cronica", che vengono svolti per tutta la durata della vita dell'animale); TOSSICITÀ RIPRODUTTIVA O TERATOGENICITÀ (la capacità della sostanza di creare difetti nella prole, quando somministrata a un animale in gravidanza); TOSSICOCINETICA (come la sostanza raggiunga le cellule e gli organi e causi eventuali danni biologici). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Cosmetico “Cruelty-Free” CLAIMS È un prodotto che aderisce allo Standard internazionale “Non Testato su Animali” Testato “dermatologicamente" si riferisce al prodotto finito e indica che il prodotto è stato oggetto di test dermatologici, ovvero per valutarne gli effetti sulla pelle. Può essere considerata sinonimo di “CLINICAMENTE TESTATO” e non garantisce che non siano stati effettuati anche test su animali. Nichel tested Per il Nichel non esiste un limite massimo, infatti non vi è una normativa che stabilisca dei limiti massimi per i metalli pesanti nei cosmetici, si prendono come riferimento delle iniziative prese autonomamente dalle Autorità dei singoli Stati Membri, in Italia ad esempio si fa riferimento ai limiti indicati dall'Istituto Superiore di Sanità. l valore di 1 ppm viene considerato un valore soglia, si tratta di un claim che viene impiegato sulla base di un dato analitico ottenuto mediante l'analisi che deve essere ripetuta per ogni lotto che viene prodotto. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Sicurezza di un cosmetico: Definizioni RISCHIO - La probabilità di danno nelle condizioni di impiego e di esposizione (R=Pericolo x Esposizione). Periocolo - proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di ”causare danni”. Il concetto di pericolo riguarda, quindi, la capacità potenziale di provocare un danno alle persone e non ha alcuna utilità fornirne una stima. Accertamento del rischio (“risk assessment”): metodologia interdisciplinare complessa con cui, utilizzando informazioni di varia natura (tossicologiche, epidemiologiche, dati sul “destino ambientale” della sostanza, dati sull’esposizione ambientale umana, ecc) si identificano (risk identification), si stimano (risk estimation) e si valutano (risk evaluation) i possibili rischi sanitari per l’uomo. Prevenzione del rischio (risk treatment e risk handling): si deve tenere conto dei gruppi a rischio (la formula si modifica in R=Pericolo x Esposizione x SUSCETTIBILITA’) Gestione del rischio (“risk management”): decisioni operative e legislative per la tutela della salute pubblica (definizione di standard di qualità, identificazione di valori guida, identificazione di concentrazioni massime ammissibili). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Valutazione della sicurezza dei prodotti cosmetici Valutazione della sicurezza: è affidata ad un valutatore della sicurezza che deve stimare il pericolo di ogni ingrediente e valutare il possibile rischio della formulazione (profilo tossicologico). Negli allegati dell’art.2 sono riportati una serie di sostanza vietate, la percentuale di sostanze consentite e quelle innocue. Dall’11 luglio 2013 sono entrate in vigore tutte le normative del nuovo Regolamento CE 1223/2009/CE Identificazione del Valutatore della sicurezza e maggiore complessità del Dossier Cosmetico (art.10) Obbligo della gestione della cosmetovigilanza in merito alle segnalazione di eventi avversi alle autorità sanitarie, in analogia a quanto accade per farmaci e dispostivi medici. (art. 22- 23) © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 PIF – Product Information File PARTE A – Informazioni sulla sicurezza del prodotto cosmetico Composizione quantitativa e qualitativa dei prodotti cosmetici Caratteristiche fisiche/chimiche e stabilità del prodotto cosmetico Qualità microbiologica Impurezze, tracce, informazioni sul materiale d’imballaggio Uso normale e ragionevolmente prevedibile Esposizione al prodotto cosmetico Esposizione alle sostanze Profilo tossicologico delle sostanze (eventuali test sull’uomo) Effetti indesiderabili ed effetti indesiderabili gravi Informazioni sul prodotto cosmetico © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 PARTE B – Valutazione della sicurezza dei prodotti cosmetici Conclusioni della valutazione Avvertenze ed istruzioni per l’uso riportate sull’etichetta Motivazione Informazioni sul valutatore e approvazione della parte B © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Accertamento del rischio © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Pericolo Viene valutata attraverso l’analisi di: 1.Identificazione Valutazione della pericolosità intrinseca della sostanza Metodo di fabbricazione, stabilità e possibili impudenze Conservazione 2.Caratterizzazione Valutazione della rilevanza degli effetti tossici nei confronti della specie umana (NOAEL) © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Il dossier del prodotto cosmetico 1. la formula qualitativa e quantitativa (che consente di identificare gli ingredienti e le loro percentuali impiegate nel cosmetico); 2. il metodo di fabbricazione, che deve essere conforme alle norme di buona fabbricazione o GMP (Good Manufacturing Practice); 3. le specifiche chimico-fisiche e microbiologiche di tutti gli ingredienti usati e del prodotto finito; 4. la valutazione di sicurezza del prodotto cosmetico finito; 5. le prove degli effetti vantati dal prodotto; 6. i dati esistenti sugli effetti indesiderabili per la salute umana provocati dal cosmetico in seguito alla sua utilizzazione. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 IDENTIFICARE GLI INGREDIENTI : DISPOSIZIONI DI LEGGE Regolamento 1223/2009 (in vigore dal 2013) Ambito d’applicazione e definizioni art. 1-2 Sicurezza, responsabilità e libera circolazione art. 3-9 Valutazione della sicurezza, documentazione informativa sul prodotto, notifica art. 10-13 Restrizioni applicabili a determinate sostanze art. 14-17 Sperimentazione animale art. 18 Informazione del consumatore art. 19-21 Sorveglianza del mercato art. 22-24 Non conformità, clausola di salvaguardia art. 25-28 Cooperazione amministrativa art. 29-30 Misure di attuazione, disposizioni finali art. 31-40 ALLEGATI I-X © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Le liste (positive e negative) degli ingredienti La normativa stabilisce che siano elencati, in appositi allegati, le sostanze che non possono essere utilizzate nei cosmetici e quelle il cui uso è consentito con particolari limitazioni (di dosi, condizioni e campo di impiego), dette liste negative. Mentre quelli che indicano gli ingredienti utilizzabili per specifiche funzioni (coloranti cosmetici, conservanti e filtri UV) sono definite liste positive. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 ALLEGATI ALLEGATO I: RELAZIONE SULLA SICUREZZA DEL PRODOTTO COSMETICO (Cosmetic product safety report) ALLEGATO II: Elenco delle SOSTANZE VIETATE ALLEGATO III: Elenco delle sostanze il cui USO è VIETATO, SALVO ENTRO DETERMINATI LIMITI, cioè ad USO DISCIPLINATO (es. ftalati) ALLEGATO IV: Elenco dei COLORANTI ALLEGATO V: Elenco dei CONSERVANTI ALLEGATO VI: Elenco dei FILTRI UV ALLEGATO VII: SIMBOLI impiegati sull’imballaggio/sul recipiente (pittogrammi) ALLEGATO VIII: Elenco dei METODI CONVALIDATI ALTERNATIVI alla sperimentazione animale ALLEGATO IX: Direttive abrogate ALLEGATO X: Tavola di concordanza © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 ALLEGATO II (SOSTANZE VIETATE) Non possono, per alcun motivo, essere utilizzate per la produzione di prodotti cosmetici perché considerate dannose per la salute umana. ALLEGATO III (sostanze vietate, tranne che con determinati limiti e condizioni) Possono essere utilizzate, ma solo in certi prodotti cosmetici e a condizioni ben precise (ad esempio, in concentrazioni non superiori ad un certo valore percentuale). I prodotti che contengono sostanze soggette a limitazioni, devono riportare in etichetta modalità di impiego e avvertenze specifiche per il consumatore. Per fare un esempio, l’acido ossalico può essere utilizzato solo in prodotti per capelli, in concentrazione non superiore al 5% ed i prodotti che lo contengono devono riportare in etichetta la dicitura “solo per uso professionale”. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Allegato II : SOSTANZE VIETATE Le sostanze ad oggi sono più di mille e l’elenco è costituito da principi attivi, solventi, sostanze di origine vegetale ed animale con riconosciute proprietà farmacologiche/tossicologiche © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Allegato III: USO DISCIPLINATO © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Allegato III: USO DISCIPLINATO Ftalati: dibutilftalato (DBP), Di-2-etilesilftalato (DEHP), butilbenzil ftalato (BBP). usati negli idratanti per la pelle, negli spray per capelli, negli smalti per le unghie, come facilitatori della penetrazione nella pelle. usati come plasticizzanti nei fogli per avvolgere i cibi, nei contenitori di plastica e nei giocattoli. collegati allo sviluppo prematuro del seno interferiscono con lo sviluppo del sistema riproduttivo in feti maschili Parabeni - Alchil para-idrossido benzoato: butil/ metil/ etil/ isobutil parabeni usati come potenti conservanti (antibatterici) usati in molti shampoos, idratanti, creme per la pelle, nel cibo (birre, marmellate..) rischio potenziale per la salute umana per la loro attività estrogenica-simile Conservante [Triclosano: cloro-2 (2,4-diclorofenossi) fenolo] azione: antibatterico. Durante il processo di lavorazione può produrre diossina, notoriamente cancerogena usato nei saponi liquidi, lavande vaginali, deodoranti, dentifrici, prodotti per l'igiene orale rinvenuto nel latte materno e nei pesci © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 ALLEGATO IV (coloranti ammessi ) Per ciascuno di essi viene specificato se può essere utilizzato in tutti i prodotti o solo in alcune categorie di essi (possono essere ad esempio escluse le parti più delicate del corpo, come occhi e mucose). I coloranti identificati, oltre che con il Color Index (da 75000-75999) e quelli usati anche per gli alimenti sono rappresentati con la lettera E seguita da un numero (E100= giallo-arancione). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 I coloranti di sintesi sono prodotti derivati da reazioni chimiche, e possono offrire una vasta gamma di colori e sfumature. Rispetto ai coloranti naturali, offrono una maggiore stabilità e soprattutto sono economici. Dal punto di vista chimico i coloranti sintetici comprendono molte molecole chimiche, come i derivati azoici (C.I. 15985), xantenici (C.I. 45170), antrachinonici (C.I. 60725), il trifenilmetano (C.I. 42090), gli indigoidi (C.I. 73015) e molti altri. Anche in questa categoria alcuni coloranti possono essere solubilizzati in acqua ed altri in olio. Questo tipo di colorante presenta maggiore tossicità come allergie ed irritazione, in alcuni casi l’assorbimento sistemico può indurre importanti conseguenze alla salute dell’utilizzatore (comparsa di patologie e disturbi neurologici) © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Allegato V (conservanti ammessi) I conservanti vengono aggiunti ai cosmetici con la funzione di impedire la proliferazione di microrganismi potenzialmente dannosi per l’organismo nel prodotto. Per ciascuno di essi viene riportata la concentrazione massima ammessa, gli eventuali limiti e prescrizioni, le modalità di impiego e le indicazioni che devono obbligatoriamente figurare in etichetta. Allegato VI (filtri UV ammessi) I filtri UV hanno la funzione di filtrare talune radiazioni UV per proteggere la pelle contro i loro effetti nocivi. Per ciascuno di essi viene riportata la concentrazione massima ammessa, gli eventuali limiti e prescrizioni, le modalità di impiego e le indicazioni che devono obbligatoriamente figurare in etichetta. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Conservante ideale Il conservante ideale dovrebbe presentare determinate caratteristiche: essere stabile; non essere volatile; ampio spettro d'azione alla minor dose possibile; attivo a pH diversi; maneggiabile; inerte con il contenitore; stabile agli UV; incolore; inodore; poco costoso; non essere irritante o sensibilizzante alle dosi abituali di impiego; © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Valutazione conservante Per valutare l'efficacia di un sistema conservante in un determinato prodotto si utilizza il challenge test, che prevede la contaminazione del prodotto con microrganismi di diversa specie e la successiva valutazione della variazione di carica microbica mediante il conteggio in piastra del numero dei germi vivi ad intervalli di tempo regolari, per un periodo di 28 giorni. La capacità di difesa del prodotto cosmetico dall'aggressione microbica viene verificata in base all'osservazione della riduzione di carica microbica (per ciascuna specie) entro un certo intervallo di tempo, secondo i criteri di accettabilità emanati da CTPA (Cosmetic,Toiletry and Perfumery Association - UK, ed. 1990) e da CTFA (Cosmetic, Toiletry and Fragrance Association - USA, ed. 1993). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Per essere considerato efficace contro un microrganismo, un conservante deve avere una MIC (Concentrazione Minima Inibente) inferiore alla concentrazione massima ammessa. In genere si ricorre a miscele di più sostanze per sfruttare eventuali fenomeni sinergici ed aumentare lo spettro d'azione. Il meccanismo d'azione degli antimicrobici è vario e non sempre ben identificato. La morte del microrganismo o semplicemente l'inibizione della proliferazione cellulare possono avvenire per: Distruzione della parete cellulare Modifica della permeabilità della membrana cellulare o sua distruzione Denaturazione di proteine citoplasmatiche o di membrana Inattivazione di sistemi enzimatici © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 CONSERVANTI PERIOCOLOSI FORMALDEIDE: la troviamo in tantissimi prodotti di uso comune e purtroppo viene largamente usata anche nella conservazione dei cosmetici. Prodotti come fondotinta, shampoo e smalti contengono formaldeide che oltre ad essere una sostanza conservante è un potente battericida. Nonostante sia stata accertata la sua cancerogenicità, la formaldeide continua ad essere contenuta in una vasta gamma di prodotti, anche se a concentrazioni molto basse. Tutti i prodotti finiti contenenti formaldeide o che liberano formaldeide devono obbligatoriamente indicare sull'etichetta la dicitura: «contiene formaldeide», qualora la concentrazione di formaldeide nel prodotto finito superi lo 0,05 % QUATERNIUM 15:. È presente in molti cosmetici per il make-up degli occhi, nei fondotinta, negli shampoo ma anche nelle lozioni idratanti e nelle creme solari. È nocivo perché rilascia formaldeide, è tossico e dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione. PARABENI: i sei principali parabeni che possiamo trovare nelle formulazioni in commercio sono methylparaben, ethylparaben, propylparaben, isobutylparaben, butylparaben e benzylparaben e vengono usati come conservanti nelle creme idratanti, solari, nei dentifrici, negli shampoo, nei detergenti intimi, nei deodoranti, nei gel da barba, persino nei cosiddetti prodotti “naturali” o “organici”. È stato ampiamente dimostrato che queste sostanze penetrano attraverso la pelle e restano intatte all’interno del tessuto, accumulandosi. Sebbene siano legalmente autorizzati nell’Unione Europea, anche i parabeni sono seriamente sospettati di essere cancerogeni. KATHON CG: è un antimicrobico ad ampio spettro d’azione, incolore e inodore contenuto nei dermocosmetici, nei prodotti per l’igiene personale e nei prodotti per la casa. Dal punto di vista tossicologico, il Kathon CG, è stato classificato come irritante primario nonostante abbia un grandissimo utilizzo. È possibile trovarlo sulle etichette con dei sinonimi come GROTAN, EUXIL o ISOTIAZOLINA. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Allegato VI: FILTRI UV Filtri fisici: Filtri chimici: - Ossidi di ferro - PABA and PABA amino benzoati - Silicati - Cinnamati - Ossido di titanio - Benzofenoni - Ossido di zinco - Antranilati - Derivati del Dibenzoilmetano - Derivati della canfora - Fenil-benzimidazolsulfonati © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Altri ingredienti: Essenze/profumi, prodotti naturali, oli, idratanti etc.. per ognuno di questi si deve conoscere il profilo di tossicità! Impurezze.. Sono consentite solo nel caso rappresentino una concentrazione 500 Da e Log Po/w < -1 oppure > 4 l’assorbimento può essere stimato 10% © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Valutazione esperta dei potenziali effetti avversi non quantificabili, seguita dal calcolo del margine di sicurezza (MoS): MoS= NOAEL/SED In mancanza del NOAEL cutaneo lo stesso è ricavato dal DNELcutaneo laddove presente o dal DNELorale laddove presente Una sostanza è considerata sicura quando MoS > 100 Oppure > del fattore di soglia © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 DNEL (Derived No Effect Level) La recente normativa europea (REACH) ha introdotto la necessità di calcolare per ogni sostanza prodotta o importata in quantità superiore a 10 t/anno il DNEL, quando è possibile definire un valore di soglia, o il DMEL (Derived Minimum Effect Level), quando non è possibile definire un valore di soglia. OEL (Occupational Exposure Limits) vengono stabiliti solo su base scientifica con l’apporto di conoscenze maturate da medici del lavoro, igienisti industriali, tossicologi, epidemiologi con lo scopo di prevenire gli effetti avversi sulla salute dei lavoratori in relazione, per quanto riguarda le sostanze chimiche, prevalentemente ad esposizioni per via inalatoria e/o cutanea © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Accertamento del rischio -Profilo tossicologico- Sul profilo tossicologico va dedicata particolare attenzione SPECIFICANDO BENE LE FONTI D’INFORMAZIONE: a tutte le vie di assorbimento (così come per eventuali effetti sistemici) va calcolato il margine di sicurezza (MoS) in base al livello al quale non si osservano effetti nocivi (NOAEL - no-observed-adverse-effect level). L’assenza di tali informazioni va debitamente motivata. alla valutazione della tossicità locale (irritazione cutanea ed oculare), alla sensibilizzazione cutanea e, nel caso dell’assorbimento di radiazioni UV, va esaminata anche la tossicità foto- indotta va tenuto conto in particolare anche degli eventuali effetti sul profilo tossicologico dovuti a dimensioni delle particelle, compresi i nanomateriali; impurezze delle sostanze e delle materie prime utilizzate; interazione tra sostanze. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Punto 8 del PIF: valutazione della tossicità locale Per gli ingredienti i dati tossicologici minimi richiesti sono: Irritazione cutanea ed oculare Sensibilità cutanea Mutagenicità/genotossicità Assorbimento percutaneo, studi di tossicocinetica, tossicità riproduttiva, sono test che permettono di avere maggiore informazioni sulla sicurezza del prodotto. Studi sull’uomo Studi di tollerabilità cutanea dei prodotti finiti (patch test) Rivelazioni post-vendita di effetti avversi (cosmetovigilanza). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Studi sull’uomo: Patch test Questo test, effettuato su un numero congruo di volontari (almeno 20) consente di valutare se il prodotto finito, applicato con modalità occlusive (patch) per 48-72 ore sulla cute, determina l’insorgenza di fenomeni irritativi visibili (eritema e/o edema). Le condizioni di esposizione sono volutamente esasperate e molto diverse dall’uso reale del prodotto. Al termine dell’esposizione si valutano le condizioni della cute, assegnando un punteggio da 0 (nessuna reazione avversa) a 4 (reazione grave). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Studi sull’uomo: test per pelli sensibili (Stinging test) Questo test consente di evidenziare gli individui con cute sensibile, in virtù della sensazione di pizzicore/bruciore (stinging) che questi soggetti mostrano dopo applicazione di un batuffolo di cotone impregnato di una soluzione di acido lattico al 10% lungo il solco che corre tra naso e labbro superiore. Gli individui così selezionati possono quindi essere sottoposti a un test di tollerabilità cutanea, per verificare l’idoneità di un prodotto per soggetti con cute sensibile. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 COSMETOVIGILANZA Il Ministero in seguito all’acquisizione delle segnalazioni di effetti indesiderabili correlati all’utilizzo di un cosmetico procede alla validazione e valutazione delle schede attraverso: analisi della scheda di segnalazione per verificarne la completezza e la presenza dei dati necessari richiesta al segnalatore, se necessario, di chiarimenti sui dati riportati nella scheda o di ulteriori informazioni verifica del criterio di gravità ricerca di eventuali altre segnalazioni relative allo stesso prodotto valutazione del nesso di causalità tra l’effetto indesiderabile e il prodotto cosmetico (valutazione della relazione causa- effetto tra il prodotto cosmetico e gli effetti clinici effettuata attraverso l’utilizzo di un metodo basato sulla combinazione di parametri cronologici e semiologici desunti dalla scheda di segnalazione) archiviazione di tutte le segnalazioni ricevute nella banca dati di cosmetovigilanza del Ministero della salute trasmissione delle segnalazioni degli effetti riconosciuti come gravi alle autorità competenti degli altri Stati membri Per facilitare l’applicazione delle disposizioni sulla cosmetovigilanza (definite nell’art. 23 del Regolamento n.1223/2009) e per stabilire un sistema armonizzato per la gestione e comunicazione delle segnalazioni di effetti indesiderabili gravi attraverso l’Unione europea, la Commissione europea, in unione con gli Stati membri, ha definito delle linee guida, disponibili nella versione in inglese e in italiano © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Test alternativi 1. rimpiazzare (replacement) 2. ridurre (reduction) 3. rifinire (refinement) © Università̀ degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Il modello delle 3 R definito come ALTERNATIVO Sono da considerarsi alternative tutte quelle procedure che possono completamente rimpiazzare la necessità di esperimenti su animali, o diminuire il numero degli animali richiesti, o diminuire la quantità di sofferenza o disagio sofferto dagli animali stessi. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Che cosa dice la legge La normativa europea sui cosmetici ha imposto un graduale divieto dei test animali per scopi cosmetici. In particolare, con la settima modifica della normativa europea del 2003, poi confermata dal Regolamento europeo 1223/2009 sui cosmetici, è stato stabilito: un divieto immediato per tutti quei test per i quali esistono metodi alternativi convalidati e accettati; da settembre 2004 è vietato testare i prodotti cosmetici finiti sugli animali. In realtà, è una pratica che non viene più usata dagli anni ’80; Da marzo 2009 nessun ingrediente cosmetico può essere testato su animali nella Unione europea; da marzo 2009 è vietato commercializzare nella Unione europea i prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati su animali al di fuori dell’Europa comunitaria, ad eccezione di quelli valutati con i test di tossicità da uso ripetuto, tossicità riproduttiva e di tossicocinetica, il cui divieto è entrato in vigore nel marzo 2013 (di cui non esiste ad oggi un valido test alterantivo). © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Metodi alternativi in uso 1. I modelli in vitro che si basano su sperimentazioni condotte su organi, tessuti, cellule o sistemi biochimici isolati. Tali modelli utilizzano colture in vitro di cellule, ovviamente meglio se umane, per ottenere risultati validi per gli umani, oppure “tessuti ricostruiti” (come il Corrositex e Ocular Irritection), vale a dire sistemi tridimensionali sia di tipo tradizionale che in “dinamico”, in cui celle specializzate di varie parti del corpo umano vengono riprodotte con la finalità di poter ottenere tessuti utilizzabili in indagini tossicologiche rappresentativi di organi bersaglio. 2. i tessuti umani “ricostituiti” in vitro, a partire dai singoli tipi cellulari, mirano a riprodurre l’architettura originaria del tessuto in vivo. Grazie ai recenti sviluppi delle tecniche di stampa 3D, è possibile la ricostituzione di diversi tessuti umani con un livello di precisione elevato. Esempi di tessuti ricostituiti in 3D sono l’epidermide, l’epitelio corneale, orale e gengivale, l’epitelio vaginale e delle vie respiratorie. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Metodi alternativi in uso 3, Studi su tessuti e organi umani donati alla ricerca o “da cadavere” o “da operazione chirurgica”. I materiali che possono essere resi disponibili sono vari: sangue, placenta, cordone ombelicale, tessuti asportati durante operazioni chirurgiche (pelle, viscere, ossa, cartilagini) o da biopsie. 4, Uso di microorganismi per provare il danno genetico causato da sostanze chimiche o radiazioni. Ad esempio, il test di Ames, basato su microorganismi, è un test di mutagenicità, cioè può identificare le sostanze chimiche che danneggiano il DNA delle cellule. 5, Uso di cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs); sono cellule “immature” in grado di differenziarsi nei diversi tipi cellulari che compongono l’organismo. Oggi le iPSCs possono essere ricavate direttamente a partire dalle cellule dell’uomo, ad esempio quelle del derma della pelle, e differenziate in una grande quantità di tipi cellulari del corpo umano senza dover ricorrere agli embrioni. 6. Modelli teorici matematici computerizzati che si basano sulla relazione quantitativa struttura-attività (QSAR, detto approccio in silico). Sono modelli in grado di prevedere i possibili effetti di una sostanza sull’organismo confrontandola con sostanze strutturalmente simili di cui già si conoscono gli effetti. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Fasi di sviluppo di un Metodi alternativo Preconvalida: studio in scala ridotta che coinvolge diversi lab. eseguito per valutare se il protocollo è ottimizzato e standardizzato Convalida: studio su larga scala che coinvolge diversi lab. valuta la riproducibilità Convalida retrospettiva: valutazione retrospettiva dei dati ottenuti Convalida “catch-up”: valutazione in cui la performance di un metodo viene valutata in base alla comparazione con altro metodo già convalidato © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Esempi (I) Effetto tossico da valutare: Irritazione dell’occhio Draize test oculare: la sostanza viene posta nell’occhio dei conigli immobilizzati e viene lasciata per ore e giorni, valutando l’infiammabilità dell’iride e la distruzione della cornea. Metodo alternativo – Test di Bettero: utilizza lacrima umana in cultura. – La prova viene eseguita sulla lacrima umana che, in condizioni normali, contiene piccole quantità di mediatori chimici dell’infiammazione (Istamina, Serotonina, Leucotrene 4, ecc...). – La sostanza in esame viene posta a contatto con la lacrima umana: se la sostanza è un irritante di qualsiasi genere il numero di mediatori chimici aumenta rapidamente. In questo modo si può determinare con estrema facilità e precisione la forza irritante di una sostanza. TEST DI IRRITAZIONE OCULARE SU EPITELIO RICOSTRUITO ▪ Scopo del test è di applicare il campione testato sulla superficie dell’epitelio oculare ricostruito e determinare quantitativamente la vitalità cellulare che permette la classificazione del campione come irritante o non irritante. © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Esempi (II) Effetto tossico da valutare: Irritazione della pelle Metodo alternativo – SkinTest: utilizza una speciale cultura di pelle umana. Cellule HaCaT originata da cheratinociti umani della cute immortalizzati. Effetto tossico da valutare: Corrosione della pelle Metodo alternativo – Corrositex – In questo test la sostanza potenzialmente corrosiva da esaminare viene messa in una fiala contenente un tessuto artificiale dello spessore di 3 centimetri. Più una sostanza è corrosiva più in fretta distruggerà questa membrana e, alcuni rilevatori chimici posti sotto di essa, segnaleranno la fine della prova. Il tessuto artificiale può essere modificato per simulare qualsiasi tipo di pelle © Università degli Studi di Napoli Federico II- Tutti i diritti riservati 2024 Esempi (III) Per valutare la CORROSIONE CUTANEA si utilizza: TER (Trascutaneous Eletrical Resistance Assay), resistenza elettrica transcutanea in espianti di cute di ratto. Analizza direttamente l’integrità e la funzione di barriera del tessuto cutaneo misurandone la resistenza elettrica. Epidermide umana ricostituita 3D e valutazione della vitalità cellulare (vitalità a 1h