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LA TECNICA PIANIFICAZIONE SOSTENIBILE PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO LT Ingegneria per l'Ambiente e la Sicurezza del Territorio| AA 2023-2024 I LINGUAGGI DEL PIANO VERBALE uante periferie? Relazione illustrativa Politiche e strumenti VISIVO Nozione...

LA TECNICA PIANIFICAZIONE SOSTENIBILE PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO LT Ingegneria per l'Ambiente e la Sicurezza del Territorio| AA 2023-2024 I LINGUAGGI DEL PIANO VERBALE uante periferie? Relazione illustrativa Politiche e strumenti VISIVO Nozione Tavole di progetto contemporanea di NUMERICO periferia Norme Tecniche di Attuazione IL DISEGNO DEL PIANO ICONICO Caratterizza quei piani nei quali è forte l’idea che sia loro compito “dar forma” alla uante periferie? città ed al territorio. Pertanto si avvalgono di immagini capaci di restituire la forma degli oggetti, mantenendo un rapporto con la topografia reale del territorio. Politiche e strumenti CONVENZIONALE Si lega alla convinzione che il piano non debba tanto occuparsi di dar forma al territorio, ma piuttosto dotarsi di mezzi per organizzarlo dal punto di vista funzionale. Nozione Campiture, contemporanea perimetri, simboli dinon puntiformi, lettere di un alfabeto codificato producono forme ma individuano aree alle quali si applica una determinata disciplina periferia urbanistica MISTO identifica i piani della stagione attuale che combinano i due modi sopra descritti. IL PLAN CERDA’ BARCELLONA “OGGI” LO “ZONING” LA ZONIZZAZIONE Il termine italiano “zonizzazione” o “azzonamento” rappresenta la traduzione del temine inglese “zoning”, che significa divisione in zone,uante periferie? delimitazione, fasciatura. La caratteristica dello zoning è infatti quella di separare, distinguere attraverso perimetrazioni o campiture. Politiche e strumenti “…. lo zoning rompe e frammenta i tessuti urbani in quanto il passaggio da un tessuto all’altro non viene controllato spazialmente e visivamente; porta alla segregazione dei gruppi sociali confinando i più Nozione disagiati nelle areecontemporanea di serie b; esclude la popolazionedi dalle scelte perché queste vengono espresse secondo modalità tecniche e burocratiche; produce un’insanabile antitesi tra città e campagna: al di làperiferia delle zone che per loro logica devono essere finite, la campagna diventa un’immensa area che può essere oggetto di conquista.” LE ZONE TERRITORIALI OMOGENEE uante periferie? Politiche e strumenti Nozione contemporanea di periferia ZONIZZAZIONI NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE uante periferie? Politiche e strumenti Nozione contemporanea di periferia NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE uante periferie? Politiche e strumenti Nozione contemporanea di periferia INDICI E PARAMETRI uante periferie? Politiche e strumenti Nozione contemporanea di periferia LA DENSITA’ TERRITORIALE Estensiva: fino a 150 ab/Ha Semintensiva: da 150 a 300 ab/Ha Intensiva: oltre 300 Densità fondiarie caratteristiche di alcune tipologie edilizie Abitazioni unifamiliari: fino a 70 ab/Ha Abitazioni bifamiliari: da 90 a 100 ab/Ha Edilizia a schiera: da 140 a 175 ab/Ha Case ad appartamenti: da 210 a 260 ab/Ha Edifici a 3 piani: da 350 a 385 ab/Ha Edifici a 6 piani: da 560 a 650 ab/Ha Edifici a 13 piani: da 735 a 840 ab/Ha LE STRADE PIANIFICAZIONE SOSTENIBILE PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO LT Ingegneria per l'Ambiente e la Sicurezza del Territorio| AA 2023-2024 LE STRADE E LO SPAZIO URBANO I criteri di progettazione delle strade sono cambiati nel tempo: PRIMA Impostazione tesa a risolvere i problemi del traffico e della circolazione ORA L’affermarsi di una sensibilità ambientale ha prodotto studi, progetti e realizzazioni nei quali la strada costituisce parte inscindibile di un intorno più ampio che la ingloba e ne suggerisce le modalità di progettazione. La progettazione della strada comincia pertanto a porsi i problemi della compatibiità con l’ambiente circostante UNA POSSIBILE CLASSIFICAZIONE QUALITATIVA È possibile individuare alcuni criteri guida di progettazione, da applicare a tre grandi insiemi tipologici: -Strade che “corrono” fuori dall’abitato (traffico generalmente veloce e di media-lunga percorrenza); - Strade che “corrono” dentro l’abitato (traffico di media-breve percorrenza, a velocità moderata); - Strade che sono anche spazi urbani (traffico locale, a bassa velocità). STRADE ESTERNE ALL’EDIFICATO Obiettivo principale: Limitazione dell’impatto ambientale. -Considerare in fase di progetto ambiti più vasti di quelli normalmente occupati dalla sede stradale, trattando la fascia di rispetto in maniera diversa a seconda delle caratteristiche dello spazio attraversato; - Accentuare il valore ecologico delle fasce di rispetto; - Progettare dall’interno la piantumazione: gli alberi e gli arbusti sono percepiti dal conducente in movimento e se adeguatamente scelti e collocati possono diventare ottime guide ottiche; - Studiare in sezione la strada: la soluzione in trincea o falsa trincea spesso risulta ideale; - Attenzione al raccordo con le strade che penetrano in città LA “PARKWAY” Il Progetto della Nuova Aurelia La parkway si caratterizza per la presenza di ampie fasce verdi, esterne e interne. Quelle esterne delimitano il tracciato e nel contempo lo ambientano, formando prati e boschi di profondità variabile. Gli alberi vengono disposti in modo da inquadrare alcuni punti salienti e si cerca di conferire agli svincoli valore ambientale. Le fasce verdi interne separano le carreggiate, sempre a due o più corsie per senso di marcia, creando talvolta veri e propri parchi lineari che, in corrispondenza di centri abitati, possono ospitare servizi e attrezzature. LE STRADE E LO SPAZIO URBANO Progetto di inserimento ambientale della nuova tangenziale di Reggio Emilia. La fascia di ambientazione stradale è un’area non edificabile, l’ampiezza della quale, pur occupando la fascia di rispetto, tende a variare a seconda del contesto attraversato: naturalistico, agricolo, periurbano. Quando viene posta come intercapedine tra l’asse viario e gli insediamenti adiacenti, questa fascia filtra gli effetti negativi prodotti dal traffico e, nel contempo, dota i quartieri limitrofi di nuovi parchi, rimodellando i margini della città. STRADE INTERNE ALL’EDIFICATO Obiettivo: rendere compatibile un traffico intenso, mediamente veloce, talvolta di veicoli pesanti, con l’abitabilità ed il buon funzionamento degli insediamenti. - Misure di mitigazione dell’inquinamento atmosferico e acustico, che in assenza di fasce di filtro richiedono la creazione di barriere vegetali; - Garantire fluidità al traffico, separando le componenti del traffico, senza permeabilità per i pedoni; - Studiare la posizione di immissioni ed emissioni per riorganizzare e valorizzare parti di città problematiche; - Ridurre il numero di raccordi con le altre strade e studiare soluzioni adatte al contesto, lavorando gli svincoli come elementi di ricomposizione urbana. IL “BOULEVARD” Progetto della strada all’interno della “Spina” a Torino (1993). Il Boulevard è una strada urbana a scorrimento veloce. La situazione di conflitto che si determina tra mobilità ed insediamento viene risolta con soluzioni caratterizzate dalla separazione degli elementi costitutivi, dall’uso dei filari di alberi ad alto fusto che definiscono i margini, da fasce verdi di dimensioni variabili, da percorsi pedonali e ciclabili, spesso dalla presenza di corsie protette per i mezzi pubblici. STRADE IMMERSE NELL’EDIFICATO Obiettivo: caratterizzarsi come spazi urbani nei quali convivono diverse pratiche d’uso. - Drastica riduzione della velocità; - Caratterizzazione con “effetti porta”, restringimenti fisici ed ottici della carreggiata; - Intromissione di spazi per la sosta delle auto, piccole piazze ed aree verdi; - Variazioni delle luci, degli spessori e delle superfici delle pavimentazioni. I “WOONERF” Il woonerf, caratteristico delle città olandesi, può essere considerato una sorta di “stanza ambientale” dove il passaggio delle automobili è ammesso, a condizione che non ostacoli l’abitabilità dell’area. Aree per il gioco, attrezzature per lo svago, aiuole definiscono un “recinto a dimensione umana” all’interno del quale, macchine, pedoni, ciclisti e bambini condividono lo stesso spazio senza conflitti. I PARCHEGGI PRIMA Il tema dei parcheggi viene considerato come un argomento specialistico, e le aree ad essi destinate delle enclaves funzionali. Considerati parte del sistema della mobilità, recapiti e snodi del movimento dei mezzi ORA Sono evidenti le relazioni tra l’organizzazione della sosta e quella dell’ambiente urbano nel suo insieme. - Lontano dalle intersezioni stradali per non intralciare il traffico; - Lontano dalle abitazioni dato l’inquinamento atmosferico e acustico prodotto; - Non su aree pregiate e/o vincolate per la presenza di manufatti e vegetazioni particolari. TIPOLOGIE DI SOSTA Per tipi diversi di sosta occorrono tipi diversi di parcheggio. - Sosta “parassitaria” funzionale alla residenza, responsabile della privatizzazione di un’ampia porzione di sezione stradale, per la carenza di parcheggi pertinenziali; - Sosta “parassitaria” funzionale ai luoghi di lavoro e di studio, comprimibile con il potenziamento del trasporto pubblico e con la dotazione di parcheggi di pertinenza delle attività generatrici di traffico; - Sosta operativa (per acquisti, attività di servizio, carico/scarico. Lungo la strada solo fermate e soste operative, il resto in aree ad uso esclusivo. TIPOLOGIE DI PARCHEGGIO Parcheggi a raso – interrati – o in elevazione I parcheggi interrati o in elevazione, dati gli alti costi e i limiti dimensionali, sono ritenuti adatti per le aree centrali ovvero per usi a rotazione, ossia per soste di breve durata che portano ad una sostituzione frequente degli utenti. In questa tipologia di parcheggio è particolarmente importante lo studio dell’attacco a terra, sia in funzione del raccordo con i flussi veicolari, sia in funzione del raccordo con il sistema dei percorsi pedonali e degli spaz pubblici. I PARCHEGGI A RASO - Separare i percorsi automobilistici da quelli pedonali e i percorsi dagli stalli, distinguendo gli uni dagli altri, anche in base al tipo di pavimentazione; - Ridurre complessivamente le superfici impermeabili; - Aumentare e qualificare la presenza di alberi, arbusti e prati, anche per il miglioramento del microclima, l’assorbimento dei gas di scarico e la riduzione dei rumori; - Definire e curare i limiti, progettando le visuali, lavorando sui livelli e la modellazione del terreno. LO SPAZIO PUBBLICO PIANIFICAZIONE SOSTENIBILE PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO LT Ingegneria per l'Ambiente e la Sicurezza del Territorio| AA 2023-2024 DEFINIRE LO SPAZIO PUBBLICO Nel discorso contemporaneo, termini come spazio collettivo, spazio pubblico, spazio aperto, centralità, luoghi centrali, centro, cuore, vengono spesso usati in maniera intercambiabile e vengono confusi per indicare questi sistemi. L’esame etimologico ci consente di rilevare che questi termini, nell’ordine sopra indicato, procedono dal generale al particolare (lo spazio collettivo è comprensivo di quello pubblico che a sua volta include spazi aperti e centralità), ma sono soprattutto espressivi di differenti punti di vista che rinviano ad altrettante posizioni culturali, che non si escludono a vicenda. SPAZIO PUBBLICO E SPAZIO COLLETTIVO Quando si dice “spazio pubblico” l’immagine consueta che viene evocata è appunto quella della città del XIX secolo; quando invece si dice “spazio collettivo” l’immagine è piuttosto quella della città greca o medioevale. Spazio pubblico e spazio collettivo sono termini che richiamano rispettivamente una visione monumentale e una visione domestica della città. Nella città ottocentesca si è costituito un regime di proprietà dei suoli rigorosamente duale per il quale si è fatto coincidere lo spazio collettivo con quello pubblico e quest’ultimo ha perso una serie di attività (artigianato, alcune professioni e servizi) assorbite nello spazio privato. SPAZIO APERTO E PROGETTO DI SUOLO Con il termine spazio aperto si individuano i diversi elementi non costruiti che assieme al verde in senso stretto concorrono all’identificazione dello spazio pubblico e collettivo. Un “progetto di suolo” definisce in modi concreti e precisi, i caratteri tecnici, funzionali e formali dello spazio aperto; ne definisce la variabilità, ne interpreta le relazioni con le attività e le funzioni che vi si svolgono o che possono svolgersi entro lo spazio edificato che vi si affaccia, integra i differenti spazi aperti e questi a quelli coperti: strade, viali, piazze, giardini, orti, parchi, sagrati, slarghi, parcheggi, ma anche corti, androni, logge, ecc. Si tratta in definitiva di un insieme di operazioni attinenti alla sistemazione a terra, al suolo scoperto, che identificano una trama capace di dare senso a ciò che spesso è stato considerato residuale. LUOGO CENTRALE E CENTRALITÀ La locuzione luogo centrale ed il termine centralità sono esito dell’ibridazione di almeno due concetti di matrice molto diversa: quello di central place e quello di core. Il primo, introdotto da Christaller nel 1933, ha una connotazione prettamente funzionale: si tratta di un centro erogatore di servizi, che può non essere compreso nella città e non coincidere con il centro urbano. Il secondo, tema del Congresso CIAM del 1951, si identifica con la “parte centrale più intima” che “fa di una comunità una comunità e non soltanto un aggregato di individui”. Oggi il PRG di Roma parla di centralità metropolitane, come parti caratterizzate da elevata accessibilità e da una forte integrazione funzionale, e di centralità locali, per i luoghi più rappresentativi dell’identità locale. TOLOSA Il sistema di spazi aperti di Louis de Mondran per Tolosa (1750) si basa sull’articolazione di due elementi il rond-point ed il viale alberato. Sei grandi viali alberati imperniati su una grande piazza giardino ovale mediano il rapporto tra città interna ed esterna: uno detta la direttrice di ingresso nella città murata, due la abbracciano seguendo il perimetro della cinta muraria, tre si proiettano verso la campagna riordinando l’espansione dei borghi esterni e selezionando alcune direttrici territoriali. NANCY Il sistema delle tre piazze di Nancy, ideato a partire dal 1752 da Héré de Corny, si costruisce nella relazione tra spazi aperti ed edifici che li delimitano e definiscono, componendo vari materiali: le mura, le alberature, i giardini lungo i bastioni. La netta frattura tra la città vecchia, di impianto medievale, e la città sviluppatasi tra il 1500/1600 su impianto ortogonale, viene superata con la costruzione di una sequenza di piazze impostate su di un unico asse che, posto a cavallo dei due tessuti urbani incoerenti, li mette in relazione. Sulle tre piazze si dispongono le principali funzioni pubbliche di governo e di rappresentanza. BATH Il sistema degli spazi pubblici di Bath, realizzato nel corso del 1700 dai Wood, si articola attraverso uno square, un circus ed un crescent. L’esemplarità del sistema sta nella gradualità del passaggio da una forma spaziale all’altra. Queen Square si configura come spazio urbano ai margini della struttura medievale della Bath storica; il Royal Crescent, affacciato sulla valle dell’Avon è l’elemento di apertura sul paesaggio; il King Circus è l’elemento di cerniera, di articolazione e di mediazione, anche visiva. LONDRA Il complesso di Regent Street e Regent’s Park a Londra, realizzato da John Nash nella prima parte del 1800, si configura come la trasformazione di un ampio ed importante settore della città, condotta sulla base di un’operazione unitaria e pianificata, guidata dal ridisegno dello spazio aperto. Viene impiegata un’ampia gamma di materiali (il parco, il crescent, il circus, la strada). Elementi di testata del sistema sono Regent’s Park e St. James Park, mentre l’andamento sinuoso di Regent Street è anche il risultato dei vincoli imposti dalla struttura parcellare, gestiti come occasione di riqualificazione scenografica del nuovo tracciato stradale. VIENNA A Vienna, nella seconda metà del XIX secolo, la dismissione del sistema difensivo della città rappresenta l’occasione per la completa riarticolazione del rapporto tra città interna ed esterna, attraverso un nuovo sistema di spazi aperti. Il Ring, un ampio viale alberato a sezione complessa, costituisce l’elemento portante del sistema lungo il quale si alternano nuove edificazioni e spazi aperti, piazze e giardini pubblici. Sul viale viene inoltre organizzata la sequenza dei luoghi centrali della città, le principali funzioni pubbliche, direzionali, culturali, ricreative, religiose. Gli spazi aperti agiscono da cerniera e da cuscinetto nei punti di frizione tra città interna ed esterna. BOSTON Olmsted, nel 1878 a Boston, utilizza il Boston Park System per reinserire la città nel territorio circostante. Il Parco, elemento di organizzazione dell’insediamento urbano, struttura di equilibrio ambientale, opera di bonifica e risanamento idrico si configura come un grande progetto ambientale, destinato ad ampliarsi nei decenni successivi. Il sistema è costituito dalla successione ininterrotta di spazi aperti, ognuno con una propria specificità fisica e funzionale, collegati tra loro da parkways. LE PIAZZE PIANIFICAZIONE SOSTENIBILE PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO LT Ingegneria per l'Ambiente e la Sicurezza del Territorio| AA 2023-2024 La norma di creare dei larghi in corrispondenza di incroci di grande traffico è molto importante. Tali larghi si possono realizzare in corrispondenza di incroci semplici, di biforcazioni, di baionette, originando così delle piazzette che, utilissime alla sosta, permettono nel contempo la creazione di fondali alle strade. L’urbanistica medioevale e quella del rinascimento sono ricchissime di esempi variati di soluzioni di incroci con larghi e piazzette. Sono anzi queste soluzioni che danno alle strade delle nostre antiche città, tutto il loro carattere vario e ricco di infinite risorse. Lo studio di queste soluzioni del passato ci pone davanti ad una vera e propria tecnica della strada, alla quale però non è solo la regola geometrica che presiede, ma piuttosto il gusto e la sensibilità plastica sono le forze che permettono una libera interpretazione artistica nella composizione dei volumi edilizi. Ancora più indispensabile che negli incroci rettilinei appare in quelli obliqui la necessità di risolvere gli spigoli acuti in spigoli ottusi o retti, sia tagliando lo spigolo “normalmente” alla strada principale, sia tagliandolo “normalmente” alla bisettrice. Tutti gli incroci obliqui si possono, in generale risolvere con larghi o piazzette di traffico migliorando la viabilità, la visibilità e l’estetica. Nella figura sono indicate una serie di soluzioni formali di incroci stradali: 1-4: Interruzioni a baionetta; 5-7: Interruzioni a piazza; 8-14: Incroci con slarghi; 15-16: Incroci a biforcazione. Nel caso di incroci multipli, il problema della circolazione è più grave e complicato. L’urbanistica francese ha abusato nello scorso secolo, e tuttora abusa di incroci multipli, resi quasi inevitabili dal sistema radiale stellare della composizione della rete stradale. Tali incroci vengono risolti con l’adozione della circolazione rotatoria (Hénard) su “larghi” di traffico a perimetro circolare, dando così luogo a quelle piazze stellari (Étoile a Parigi) che esigono, affinché risultino armoniche, una soluzione architettonica del tutto unitaria. In linea di massima, nella composizione urbanistica, gli incroci multipli sono da evitare, evitando quindi, in sede di progetto, i tracciati che comportano il concorso di numerose arterie in un unico punto. La circolazione rotatoria, se risolve il problema dell’incrocio multiplo, lo fa a spese della rapidità del traffico, costretto talvolta ad un percorso più lento e lungo, ed a spese dell’area edificatoria, sacrificata alla necessità della creazione di vasti “larghi” circolari. Ove possibile gli incroci multipli si devono risolvere in successivi incroci doppi, suddividendo il problema in vari temi separati, uniti e raccordati da larghi tronchi stradali. In altri termini, il tema radiale dell’incrocio “stellare” si risolve in un sistema “assiale”, ossia sviluppato lungo un asse. Nella figura vediamo diverse soluzioni formali di incroci in piazze di traffico. In tutte le epoche storiche, la piazza ha assunto il ruolo di luogo di riunione dei cittadini, disimpegnando massimamente queste funzioni: politica (comizi, parlamenti), commerciale (fiere, mercati), religiosa (processioni, sacre rappresentazioni, sagrati). La storia dell’urbanistica mostra quindi piazze create e organizzate nella loro struttura per disimpegnare una di queste tre funzioni, oppure due di esse, o talvolta tutte e tre insieme; essa ci rivela inoltre un costante sforzo e una tendenza progressiva in ogni civiltà urbana verso la specializzazione. Così in Grecia, così nell’urbanistica romana. L’epoca storica che più di ogni altra ha Assos. L’agorà. Esempio di composizione edilizia di piazza chiusa con portato a compiutezza, nelle sue andamento prospettico creazioni urbane, la netta distinzione dei tipi delle piazze, è il medioevo. Se l’urbanistica romana separa abbastanza nettamente la funzione civile - politica della piazza da quella commerciale, tanto che si può ben distinguere il “foro civile” da quello “venale”, l’urbanistica medioevale porta gradualmente la distinzione a una precisazione sempre più netta finché, sulla fine del sedolo XIII, la tripartizione appare completamente definita. La piazza della cattedrale (religiosa), la piazza del Comune (politica), la piazza del mercato (commerciale). Pompei. Il Foro. La Piazza del campidoglio, cuore di Roma e sede del governo della città, rappresenta uno degli esempi più conosciuti di piazza con funzione politica. Di modeste dimensioni, ha pianta trapezoidale, i disegni del selciato la riducono ovoidale, ed è cinta su tre lati da masse edilizie in perfetto equilibrio, mentre il quarto lato su cui sale una luna cordonata, si apre con una balaustrata a terrazza panoramica sulla città. Nel fondale della piazza, quale edificio preminente, sta il palazzo senatorio. I due edifici laterali, il Palazzo dei Conservatori ed il Museo Capitolino, perfettamente uguali e simmetrici, imprimono alla piazza con la loro svasatura una maggiore ampiezza e ne esaltano il senso prospettico e scenografico. Piazza del campo ha originato la sua funzione politica sin dalla sua origine romana; infatti occupa il sito dell’antico foro romano ed è tuttora il centro topografico della città. La principale particolarità è rappresentata dalla sua forma a valva concava, come di conchiglia. Essa sfrutta l’avvallamento naturale formato dall’unione delle tre colline su cui sorge la città, facendone un elemento scenografico di grande effetto al quale concorre la cerchia dei palazzi trecenteschi, che la separano dalle arterie del traffico, isolandola ed esaltandone così la primaria funzione di rappresentanza. Questo bellissimo Campo fu il teatro della vita della Repubblica senese: vi si tenevano le assemblee popolari; vi si pregava per le sorti delle battaglie; vi si celebravano le vittorie; vi si allestivano tornei e spettacoli. Di quel mondo oggi resta il ricordo attraverso il Palio Le piazze della frutta e delle erbe che si aprono al centro di Padova, mantengono tuttora quell’ufficio commerciale per cui furono create nel Medioevo. Esse formano un’unica grande area, spartita longitudinalmente dal gran corpo del Palazzo della Ragione. L’attrattiva principale delle due piazze rimane lo spettacolo che esse offrono quotidianamente, specie nelle ore del mattino: spettacolo nel quale si perpetua quella tradizione secolare di vita mercantile e popolaresca attestata dalle memorie dei cronisti. Dalla quadruplice fila di botteghe del Salone e da quelle sotto i portici, il mercato dilaga all’aperto con le bancarelle e gli ombrelloni in vario e pittoresco ordine. Le due piazze, tra loro contigue e comunicanti, costituiscono il centro della città e conservano la loro funzione originaria: centro commerciale la piazza delle Erbe; centro delle civiche istituzioni la piazza dei Signori. La piazza delle Erbe che occupa l’area dell’antico foro romano, ha una forma allungata, irregolare, limitata da eterogenei edifici, il cui tono si rialza solo nello sfondo, formato dalla facciata barocca di Palazzo Maffei. La nota saliente della piazza, quella per cui va famosa e la rende motivo ripreso da tanti pittori, è la folla dei caratteristici ombrelloni di foggia quasi orientale, che la ricoprono da mattina a sera. Quanto la piazza delle Erbe è articolata vivace e popolaresca, tanto geometrica, raccolta e aristocratica è la piazza dei Signori. Malgrado le architetture di epoche diverse che la circondano, legate le une alle altre da archi, la piazza ha un carattere armoniosamente unitario. L’edificio che da particolare decoro alla piazza è la quattrocentesca loggia del Consiglio. Attraverso un arcata, la piazza comunica con un altro angolo dei più suggestivi di Verona: il piazzaletto con il recinto entro cui sono poste le arcate marmoree degli Scaligeri. La Piazza del Duomo (dei Miracoli), si apre a Nord della città, tra la cinta del Camposanto, un tratto di mura merlate ed una fila di basse costruzioni. Più che una piazza è una platea erbosa tutta aperta e dilatata, lungo il cui asse centrale si leva il gruppo dei monumenti marmorei religiosi della città: il Battistero, il Duomo, il Campanile. L’allineamento del rotondo Battistero e del Campanile crea una composizione architettonica mirabile, stilisticamente unitaria. Dal rapporto di spazi, di distanze, di proporzioni, di giochi di luce che intercorre tra questi monumenti, la piazza riceve il suggello di incomparabile unità urbanistica. La piazza Inferiore e la piazza Superiore di S.Francesco si aprono a diversi livelli, in corrispondenza agli ingressi delle due chiese, l’inferiore e superiore di cui si compone la Basilica, mettendone così in evidenza la complessa planimetria. Entrambe fungono da sagrato e contribuiscono con la loro pausa spaziale ed il loro silenzio, quasi zone di rispetto, ad isolare il complesso monumentale situato all’estremità orientale della cittadina. La piazza Inferiore, in terra battuta, è tutta cinta da un basso portico ad arcate su colonne, creato nel ‘400 per dare ricovero ai pellegrini. Dal suo ingresso si ha una magnifica vista dell’insieme con le arcate che salgono verso la massa della basilica, sulla quale domina l’imponente torre campanaria. La piazza Superiore, unita alla sottostante da una monumentale doppia rampa, e aperta su un lato a terrazza panoramica, stende il verde del suo prato davanti alla facciata della chiesa superiore, esaltandone così l’ordinata e semplice struttura. Sul lato di fronte, a contrasto, umili case grigie scendono in disordine dal declivio, e l’ambiente ne riceve un suggello di serenità e povertà paesana, consone con lo spirito francescano. La solitudine e il silenzio che regnano sulle due piazze e che contribuiscono al loro fascino, cedono nei giorni delle grandi festività e delle cerimonie solenni al più vivo e variopinto concorso di popolo La piazza della Madonna si apre dinanzi alla Basilica lauretana, di cui è parte integrante, e ne costituisce l’integrazione ambientale. Fu concepita, per volere di Giulio II, nei primi anni del ‘500, dal Bramante, il cui progetto prevedeva, oltre che la facciata della chiesa, sino allora incompiuta, l’edificazione del palazzo Apostolico articolato su tre lati in modo da formare un ambiente chiuso.Il progetto rimase incompiuto, ma le due ali del palazzo realizzato testimoniano, con la solennità classica del doppio ordine di logge e i valori chiaroscurali e prospettici da esse creati, la genialità di una progettazione insieme urbanistica ed architettonica. Il centro della piazza, a cui convergono le liste bianche che decorano la pavimentazione, è occupato dalla fontana di Carlo Maderno e Giovanni Fontana. La piazza della Signoria, aperta nel corso dei secoli XIII-XIV, si svolge sulla fronte e sul lato settentrionale del palazzo della Signoria (o Vecchio). La piazza è stata sempre il centro della vita politica e civica della città. Qui, presenti i componenti della Signoria e davanti al popolo, si decidevano gli affari di Stato e si svolgevano le cerimonie solenni della Repubblica. Complemento e quasi appendice alla piazza della Signoria è la cinquecentesca piazza degli Uffizi, che si apre tra il palazzo e la loggia della Signoria. Tutta chiusa e stretta tra due corpi di fabbrica paralleli, forma una armoniosa e lunga prospettiva La caratteristica tripartizione medioevale non ha più nel Rinascimento la stessa chiarezza dei secoli precedenti: la piazza diventa un episodio estetico e prospettico, quasi uno scenario, quasi una sala di ricevimento della città. In generale il senso dell’ambiente chiuso si conserva con molta forza, sebbene non manchino talvolta esempi nei quali il traffico attraversa la piazza anziché svolgersi tangenzialmente. La piazza religiosa perde il suo carattere di ambiente modesto e tranquillo per assumere quello di grande scenario spettacoloso con quinte e fondali, coordinati dalle leggi della prospettiva. La piazza civile non è più la sala per le adunate del popolo come al tempo dei Comuni, ma diventa quasi una corte di invito ai grandi palazzi. Molte volte essa non è che un elemento di puro abbellimento urbano più che un elemento di utilità. La passione di riportare tutto a forme simmetriche e prospettiche conduce alle concezioni più complesse e originali. La piazza si arricchisce di fontane, sedili, obelischi, colonne, monumenti; i mercati di logge, di porticati, di vasche; i sagrati di scalee, di croci, di pavimenti decorati e colorati. La piazza S. Marco, tutta chiusa in modo da assomigliare ad un immenso salone a cielo aperto, si allunga trapezoidale, davanti alla basilica di S.Marco che le fa da fondale e che ne è prospetticamente l’assoluta protagonista. Sugli altri lati la cingono edifici di proporzionata eleganza. Il campanile segna l’imbocco della piazzetta S.Marco, che si collega ad angolo retto con la piazza ed e dominata dalla facciata del palazzo Ducale. La piazza S.Marco assieme alla piazzetta è stata in ogni tempo il cuore della vita cittadina. La città barocca è una città di strade e monumenti, di conseguenza le piazze barocche sono cerniere scenografiche di sistemi stradali, o prosceni di monumenti. Le piazze barocche possono essere suddivise in queste categorie: piazze realizzate al punto di incontro di nuovi assi viari, aperti con operazioni di sventramento su città preesistenti (piazza del Popolo); piazze aperte per mettere in luce monumenti religiosi e civili preesistenti, o che vengono eseguite contemporaneamente alla costruzione di nuovi monumenti (Montecitorio); piazze realizzate ex novo, nell’ambito di programmi di espansione di città esistenti (piazza S.Carlo); piazze interessate da opere di miglioramento estetico, pur essendo preesistenti all’epoca degli interventi barocchi (piazza Navona) Nell’ottocento la realizzazione di nuove piazze o la ristrutturazione di quelle esistenti si verifica con iniziative che hanno spesso notevole dimensione. È il momento in cui si assiste, come nel caso di Milano, ad una vasta produzione di progetti, che spesso non giungono a compimento, ma che sono di grande importanza per lo studio tipologico. Si pensi al progetto per il Foro Bonaparte (1801), o al sistema di piazze previste dal PRG di Milano del 1807. La classificazione delle piazze realizzate in quest’epoca diventa sempre più problematica. Le operazioni urbanistiche con le quali esse vengono realizzate sono quasi sempre interventi di sventramento di tessuti storici preesistenti. La distinzione per funzioni perde significato, data la sempre minore aderenza delle piazze al contesto storico su cui si innestano. Ormai vi è una funzione rilevante cui devono assolvere, il traffico, e questa sostituisce ogni altro significato, che la piazza potrebbe avere. I rapporti con la viabilità sono basati su criteri opposti a quelli seguiti dalla pratica medioevale. Alla piazza raccolta, separata dalle correnti di traffico, si sostituisce un ambiente pensato proprio per la convergenza delle linee di traffico; le strade per lo più la attraversano, non si aprono più agli angoli e negli attacchi degli edific, ma spaccano le cortine murarie assialmente e con esatta simmetria. IL VERDE PIANIFICAZIONE SOSTENIBILE PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO LT Ingegneria per l'Ambiente e la Sicurezza del Territorio| AA 2023-2024 RIFERIMENTI STORICI Il verde attrezzato nasce con la città ottocentesca nella quale compaiono, in un contesto pianificato, parchi, viali e giardini. In essi ritroviamo l’idea del verde come fattore di salubrità urbana con gli spazi attrezzati per l’esercizio fisico all’aperto, il riposo e la sosta all’aria pura, l’idea della contemplazione della natura in un ambito costruito appositamente all’interno di una città che continua ad estendersi, la ricerca estetica, la curiosità scientifica (orti botanici). Anche se già in precedenza molti parchi sono stati aperti al pubblico, è nel XIX sec. che la cultura del verde si forma saldandosi al concetto di decoro urbano. I due centri più importanti dell’epoca, Londra e Parigi, sono quelli che impongono i modelli più imitati di parco urbano. REGENT’S PARK Progettato da John Nash nel 1812 su un’area di 220 ha appartenente alla corona, contenente una tenuta e una riserva di caccia. Impianto su base pressoché circolare, zona centrale libera con intorno residenze prestigiose (The Great Circus). Al perimetro altre abitazioni e al lato sud, a conclusione dell’unico asse ortogonale, il Reagent’s Circus. Operazione condotta a termine solo in parte. Al posto della doppia corona circolare di edifici è stato poi sostituito un orto botanico. L’impianto si è poi trasformato in un elemento aperto ad U. BOIS DE VINCENNES A PARIGI Opera di Pierre Barillet- Deschamps: una superficie di 920 ha, che ingloba un’area militare e un ampio bosco. Il progetto si fonda su un reticolo stellare di viali che si diparte a nord, al bordo ovest dell’antica fortezza di Vincennes, e si sviluppa nell’asse principale intorno alla quale sono andate addensandosi diverse attrezzature per lo sport e il tempo libero. Più fluida appare la composizione ai lati esterni della raggiera dove la ricchezza dei paesaggi acquatici si distende in una serie di laghetti con suggestivi isolotti e ruscelli che attraversano prati e boschi. PARCO DI BUTTES CHAUMONT Opera di Barillet- Deschamps, realizzato su un terreno di una ex- discarica, presenta una composizione che sfrutta la presenza di uno spuntone roccioso e lo enfatizza collocandolo al centro di un lago artificiale da quale emerge su un isolotto alto 50 ml, coronato da un tempietto circolare che funge da belvedere IL MODELLO AMERICANO L’ 800 americano ha caratteri del tutto peculiari derivanti dal diverso rapporto fra uomo e natura e dal contesto sociale, in cui si colloca, che è riferito ad una società priva della stratificazione sociale propria della contemporanea realtà europea. Una scelta del tutto innovativa si ha con la nascita dei “cimiteri rurali”. Nella progettazione dei nuovi cimiteri suburbani trova il suo sbocco la ricerca di un ideale romantico (il ritorno dell’eden, il giardino del riposo eterno) che si somma all’entusiasmo naturalistico e scientifico che aveva portato alla creazione di numerosi orti botanici. Nel contesto dei cimiteri rurali Andew Jackson Downing, uno dei primi e maggiori paesaggisti americani, vede l’unione fra il fascino della natura e il mondo dell’arte; i cimiteri rappresentano un luogo di contemplazione della natura da contrapporre per l’armonia all’inabilità della città. Le idee di Downing vengono ampliate da Olmstead, che coglie non solo gli aspetti ortoculturali, ma anche quelli igienico-sanitari e le relazioni economiche indotte sul loro intorno, dalle aree verdi attrezzate. Con il progetto del Central Park di New York Olmstead rovescia la tendenza iniziata con i cimiteri rurali, collocati fuori della città. MOUNT AUBURN RURAL CEMETARY Pensato come un servizio pubblico per i cittadini e progettato sul modello del parco romantico inglese, include un arboreto di 32 acri con piante autoctone ed esotiche. Il disegno si contrappone nettamente alle rigide maglie coloniali. All’interno del cimitero rurale la natura appare come il vero elemento unificante della nuova società, la base stessa su cui essa si fonda e si riconosce nella vita come nella morte. I cimiteri diventano veri e propri parchi pubblici suburbani. CENTRAL PARK A NEW YORK Central Park nasce dopo un faticoso dibattito, che si sviluppa nell’arco di 20 anni e coinvolge la popolazione, i politici ed i maggiori paesaggisti del tempo, come Bryant, Downing e, naturalmente, Olmestead e Calvet Vaux, i due progettisti del parco. La materia principale del contendere verteva soprattutto sull’operazione di rendita urbana che andava a sovrapporsi al parco stesso. Ai 7500 lotti, compresi entro il perimetro verde, veniva sottratta la possibilità di edificare, mentre i terreni fronteggianti il parco vedevano aumentare fortemente il loro valore. Alla fine fu trovata una soluzione: da una parte una società per azioni formata dai proprietari dei terreni del parco e dall’altra un indennizzo in denaro pagato ad esso dai proprietari frontisti. IL BOSCO DI AMSTERDAM Il Bosco di Amsterdam si inquadra in una grande operazione urbanistica: il piano del 1935. L’impostazione generale del piano si basava essenzialmente sulla separazione della città antica dalle nuove espansioni attraverso la creazione di vasti spazi liberi attrezzati, in grado di impedire ai nuovi quartieri di saldarsi fra loro. Trovano così la loro origine tre grandi aree verdi: il Bosco, il Watergreatsmeer e il Rembrand Park. Il bosco è destinato al tempo libero dei cittadini, in particolare, alle attività del fine settimana. Si estende su 900 ha e può ospitare fino a 100.000 persone al giorno. La rete stradale si snoda ai bordi del parco, dove sono localizzati i parcheggi. Estese ed articolate sono le piste ciclabili, quelle pedonali e quelle per i cavalli. Gli impianti sportivi sono ubicati in prossimità della viabilità principale. I PARCHI URBANI Etimologicamente la nozione di “Parco” richiama un recinto di difesa, un area prevalentemente naturale, ma anche un insieme di oggetti e funzioni organizzate ordinatamente in uno spazio libero. Il Parco urbano comprende le due accezioni: è un’area, una parte di città prevalentemente naturale, protetta, ma anche un’area nella quale si organizzano liberamente attrezzature destinate allo svago e alla ricreazione. Se il giardino è un’isola nella città, una pausa nel continuum edificato simile ad una piazza, il parco è una vera e propria parte di città nella quale la vegetazione e gli spazi aperti tendenzialmente prevalgono sul costruito. I PARCHI URBANI - LE REGOLE - Connettere il parco con la città; attenzione ai punti di ingresso, alle aree di transizione, agli elementi di connessione lineare. - Progettare percorsi interni ed esterni; coesistenza di modalità di circolazione diversa legate alla manutenzione ed alla fruizione. - Articolare gli spazi; distinguere gli spazi in funzione delle attività che ospitano (al riposo, al gioco, per i bambini). Tale distinzione può avvenire tanto nello spazio quanto nel tempo. - Correlare intensità d’uso e caratteristiche dei manufatti; continua gestione e manutenzione per adeguare i materiali delle superfici e delle attrezzature in rapporto all’usura ed ai cambiamenti d’uso. PARCHI E MOSTRE Molti parchi urbani realizzati nel XX secolo traggono origine dalle Garteschau, cioè dalle mostre internazionali di giardinaggio. Le esposizioni floreali, che si tengono in molte città del nord Europa, dopo il periodo dell’esposizione lasciano alla città che ospita questa manifestazione, un parco urbano di notevole dimensione, Offrono così la grossa opportunità di costruire un nuovo parco urbano gravando pochissimo sul bilancio delle amministrazioni locali. Le mostre di giardinaggio sono spesso lo strumento per attivare processi di riqualificazione urbana su ampia scala, e nella maggior parte dei casi la scelta cade perciò su arre ai margini dell’espansione urbana e compromesse dal punto di vista ecologico. BASILEA AMSTERDAM I PARCHI E L’ACQUA L’organizzazione dei bordi d’acqua sta diventando oggi un tema progettuale di crescente interesse sia nell’ambito urbano che extra-urbano. Un corso o uno specchio di acqua, naturali o artificiali, sono elementi di grande attrazione. Il legame fra l’acqua, i bordi ed il loro entroterra è fondamentale per il buon funzionamento del parco, in quanto nella parte terrestre devono trovare soluzioni adeguate attrezzature e spazi. Possiamo individuare tre situazioni di partenza che contengono ambientazioni e problematiche totalmente differenti: il mare, il fiume e il lago. WATERFRONT SAN FRANCISCO Il piano di rivitalizzazione dell’area del vecchio porto individua spazi collettivi, parcheggi, spiagge aree sportive, piste ciclabili. Una elegante passeggiata lungo la baia collega gli spazi per il tempo libero e edifici storici. PARCO DI OJENDORF AD AMBURGO Il lago (60 ha) deriva dalla risistemazione di una vecchia cava di sabbia e costituisce il cuore di un parco di 140 ha, progettato con criteri ecologici rigorosi. Il parco abbina attrezzature ad aree a forte valenza naturalistica e alla riproposizione di ambienti agricoli. Gli impianti e i punti di interesse sono serviti da una minuta rete di sentieri, che si annullano e si perdono in una sistemazione del verde che alterna radure, cespugli, filari di alberi e tratti di bosco. I GIARDINI PUBBLICI Spazi delimitati e costruiti prevalentemente con materiali vegetali, destinati al riposo ed allo svago, fruibili ed eventualmente articolati in parti disponibili ad accogliere pratiche differenti. Da un punto di vista tipologico possiamo suddividere i giardini pubblici in: Aree verdi protettive con funzione anche decorativa di edifici e monumenti pubblici Giardini pubblici facenti capo all’adattamento- ridimensionamento del concetto di square: spazio collettivo ricreativo a servizio delle residenze afferenti. I GIARDINI PUBBLICI - LE REGOLE - Valorizzare le risorse del luogo; - Delimitare il giardino; spazio fruibile protetto dal rumore e dalle polveri. - Pensare il giardino dall’interno; tendenzialmente la percezione e la fruizione avviene dall’interno, pertanto deve esistere un punto baricentrico che ne consenta la riconoscibilità come spazio autonomo. - Prevedere la regolazione dell’accesso e il controllo; - Progettare i percorsi; - Progettare la disposizione della vegetazione in base alle caratteristiche botaniche; il giardino cresce e si trasforma nel tempo. GIARDINO PUBBLICO A S.FRANCISCO AREE PER IL GIOCO E LO SPORT I CAMPI GIOCO Sono luoghi dove i bambini di età diverse possono convenientemente e senza danneggiarsi a vicenda svolgere l’insieme di attività motorie, creative, socializzanti individuate come necessarie allo sviluppo della loro personalità. Devono essere sufficientemente grandi e liberi, in modo che possa avvenire la riconquista da parte dei bambini di quei gradi di espressione creativa, di rischio, di scelta comportamentale che sono necessari alla loro formazione. PARCHI ROBINSON Sono spazi ricreativi frequentati da bambini dai 9 ai 12 anni, un punto di riferimento per i ragazzi, per ritrovarsi a giocare in gruppi con l’aiuto o sotto la supervisione di un animatore. In questi parchi deve essere reso possibile espletare in una atmosfera di permissività e di libertà, tutte quelle attività che al bambino urbano sono altrimenti precluse. Devono essere aperti tutto il giorno per tutti i giorni dell’anno. Si tratta di un terreno cintato, dalle dimensioni e dalla morfologia orografica variabile, poco organizzato, con oggetti e materiali che favoriscono la creatività. Il tipo di fondo del terreno deve variare in funzione delle attività svolte. Nasce in genere in vicinanza delle scuole dell’ordine. PARCHI PER LE SCUOLE Il verde per le scuole ha alcune funzioni principali: il gioco, il rapporto con la natura e l’apprendimento fuori dall’aula. REQUISITI - Protezione dal traffico; - Prossima ad un luogo ombreggiato; - Superficie facilmente praticabile; adatta allo sport praticato. In particolare per quelle destinate ai bambini: - Prossima ai luoghi di abitazione degli utenti; contigua all’abitazione per l’età prescolare e scolare, raggiungibile in 15’ a piedi per i ragazzi di età superiore. - Collegata ad un luogo dal quale si possa esercitare un controllo; - Protetta dal rumore e dal caldo; - Delimitata con certezza; - Suddivisa in parti con superfici differenziate a seconda dell’uso; materiali adatti ai diversi giochi. VERDE DI DECORO O AMBIENTALE Si tratta di spazi costituiti prevalentemente da materiali vegetali, non direttamente fruibili (spesso inaccessibili), che svolgono una funzione decorativa e che spesso concorrono alla composizione di strade, piazze, slarghi. Generalmente sono il risultato del recupero e del riuso, non altrimenti possibile, di aree abbandonate, di risulta o sottoutilizzate, di lotti ritagliati dalle infrastrutture, spazi che possono assolvere solo una funzione decorativa, ambientale ed ecologica. REGOLE - Progettare dall’esterno; il verde di decoro o ambientale normalmente non è destinato ad essere percorso o utilizzato direttamente, ma piuttosto ad essere percepito dall’esterno, spesso da un veicolo in movimento. - Ripetere nella piccola dimensione; in presenza di una sequenza di spazi simili si preferisce ripetere la medesima soluzione più volte, affinché l’intervento possa essere colto per la sua serialità. - Valorizzare nella grande dimensione; in presenza di una superficie molto estesa, può essere utile evitare la partizione e favorire la percezione del grande spazio aperto o del grande oggetto. (land art) - Integrare gli elementi preesistenti; integrare e accentuare l’artificialità dell’elemento preesistente, anziché tentare di negarne la presenza con forzate operazioni di maquillage. IL GIARDINO CONDOMINIALE La progettazione del verde per la residenza richiama in molti l’idea del giardino privato di ville costose per classi sociali agiate o, nell’ipotesi più modesta, rimanda alla sistemazione del “front garden” e “back garden” delle case unifamiliari a schiera molto diffuse in Inghilterra, ma raramente si pensa alle abitazioni condominiali. Se consideriamo i primi esempi di edilizia condominiale di valore storico, quali sono i “crescent” a Bath si nota che queste opere di architettura settecentesca hanno nella valenza paesaggistica uno dei connotati essenziali. Se analizziamo il Royal Crescent ci si accorge che l’invenzione originale della forma semiellittica data dall’edificio costituito da case a schiera su tre piani avrebbe persi di respiro se non fosse stata coniugata con il prato degradante verso la campagna, interrotto di tanto in tanto da alberi d’alto fusto. EDIFICI A CORTE EDIFICI A SCHIERA ORTI URBANI Gli orti urbani sono lotti minimi di verde ad uso privato per la coltivazione domestica. La loro presenza segna spesso il paesaggio delle periferie urbane, nelle aree interstiziali, abbandonate o sottoutilizzate. Gli orti urbani o più propriamenete i Kleingarten (piccoli giardini) sono anche un materiale nobile della composizione urbanistica, ricorrenti nei piani delle città del Nord e Centro Europa almeno da un secolo e mezzo. Sono un materiale legato alla cultura e alle pratiche abitative locali, l’interesse e l’attualità del quale derivano dalla grande duttilità e reversibilità nell’utilizzo di piccole aree isolate, ma anche dalla possibile integrazione in progetti articolati e complessi dello spazio aperto verde.

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