Storia dell'Impero Assiro e Canaan

La Palestina è caratterizzata da diverse zone: costa pianeggiante con un porto, montagne della Galilea e Samaria, Giudea e deserto del Negev, fossa giordanica con il fiume Giordano e il Mar Morto, e altopiano transgiordanico.

Pianeggiante, tranne lo sperone del monte Carmelo, unico porto naturale. Questa conformazione influenzò la storia e il commercio della regione.

Comprendono le zone montuose della Galilea, la pianura di Yizreel, le colline della Samaria, con Sichem, e la Giudea, che arriva a oltre 1000 metri di altitudine.

Faglia naturale attraversata dal fiume Giordano, che scorre verso il Mar Morto, la depressione più profonda sulla Terra.

Grande lago con altissima salinità, impedendo la vita. È la depressione più profonda sulla Terra, circa 400 metri sotto il livello del mare.

Regione a est del Giordano, fertile al nord (Galaad, Basan), più arida a sud (Ammoniti, Moab, Edom), terreno di antiche civiltà.

Due stagioni principali: estate calda e secca, inverno freddo e piovoso (ottobre-aprile), fondamentale per l'agricoltura.

Periodo archeologico, tra il 1900 e il 1550 a.C. circa, caratterizzato da una discreta prosperità in Canaan.

Terra situata nel Vicino Oriente antico, abitata da un popolo principalmente sedentario e agricoltore.

Figure seminomadi, pastori di bestiame, e talvolta piccoli agricoltori, menzionati nella Bibbia.

Documenti egiziani dell'inizio del Secondo millennio a.C., rappresentanti nemici prigionieri con maledizioni.

Popolo principalmente sedentario e agricoltore di Canaan.

Scarsa evidenza al di fuori dei testi biblici.

Ipotesi di migrazioni di gruppi semitici verso ovest all'inizio del secondo millennio, probabilmente legate agli 'hapirû'.

Gruppi nomadi e banditeschi conosciuti da testi egizi, a volte collegati alle migrazioni patriarcali .

La questione dell'origine dei Patriarchi rimane incerta e dibattuta.

Spiega l'esistenza di due esodi distinti dall'Egitto: uno 'esodo-fuga' e uno 'esodo-espulsione', entrambi avvenuti in tempi e modi diversi.

Un gruppo di israeliti fugge dall'Egitto in cerca di libertà.

Un gruppo di israeliti viene espulso dall'Egitto, forse a causa di una guerra o di una rivolta.

Le diverse tradizioni riguardo all'esodo sono spiegate dalla teoria di De Vaux, che ipotizza due eventi distinti.

Il racconto biblico dell'esodo è più importante per la storia religiosa di Israele che per quella storica.

Le fonti egiziane non menzionano l'esodo, ma alcuni documenti potrebbero far riferimento a fughe di schiavi.

Gli israeliti arrivano al Monte Sinai (o Horeb) dopo l'esodo, dove Dio stringe un'alleanza con loro e dona la legge.

Sul Monte Sinai, Dio si allea con il popolo ebraico, donando loro la legge.

La tradizione del decalogo, le dieci parole di Dio, è presente nel testo di Es 20,1-17, ma secondo gli studiosi è di epoca monarchica.

Il periodo speso dagli israeliti nel deserto dopo l'esodo è convenzionalmente fissato a 40 anni.

L'impero assiro raggiunse il suo apice sotto Asshardon e Assurbanipal, conquistando l'Egitto nel 671 a.C.. Ma la sua potenza declinò gradualmente, minacciata da Babilonia e da tribù nomadi, fino alla distruzione di Ninive nel 612 a.C.

Giosia, re di Giuda, attuò una profonda riforma religiosa nel 622 a.C., scoprendo un 'libro della Legge' nel tempio di Gerusalemme e cercando di riportare il popolo alla purezza del culto.

La caduta dell'impero assiro portò alla rinascita dell'Egitto e alla sottomissione di Giuda a un nuovo dominatore, il faraone. Ciò rese Giuda un vassallo con un'autonomia relativa.

Nel 605 a.C., il faraone Necao fu sconfitto da Babilonia nella battaglia di Karkemish, segnando l'inizio del declino egiziano e l'ascesa di Babilonia come potenza dominante.

La riforma di Giosia, simile a quella di Ezechia, fu più radicale nel ripristinare la purezza del culto ebraico, cercando di eliminare ogni forma di idolatria.

Esistono diverse teorie su come gli Israeliti siano arrivati in Canaan: conquista, infiltrazione graduale, insediamento pacifico e rivolta contadina. Ognuna di queste teorie presenta una diversa interpretazione del processo storico.

Questa teoria, basata sul libro di Giosuè, afferma che gli Israeliti hanno conquistato Canaan con la forza, cacciando i Cananei dalla terra. È un modello semplice e drammatico, ma storicamente controverso.

Secondo questa teoria, gli Israeliti si sarebbero infiltrati gradualmente in Canaan, partendo da piccoli gruppi di israeliti che si sono stabiliti pacificamente nel territorio, per poi espandersi e diventare un popolo.

Questa teoria cerca di combinare gli aspetti della conquista e dell'infiltrazione, sostenendo che gli Israeliti si sono insediati in Canaan in modo graduale, con enclave cananee che sono rimaste fino al tempo di Davide. Le lotte si sarebbero intensificate durante il periodo dei giudici.

Questa teoria sostiene che Israele non è nato da un arrivo dall'esterno, ma da una rivolta delle classi contadine contro la potenza delle città-stato cananee. Il culto di YHWH si sarebbe diffuso con l'influsso di gruppi leviti provenienti dall'Egitto.

La teoria della rivolta contadina spiega l'aspetto sociale delle origini di Israele, un elemento spesso trascurato nelle altre teorie. Inoltre, essa suggerisce l'origine interna di Israele, non come un popolo arrivato da fuori.

La teoria della rivolta contadina, nonostante il suo fascino, non è supportata da sufficienti prove archeologiche. Rimane un'ipotesi intrigante, ma manca di una base solida.

Attualmente, non esiste una risposta definitiva sulle origini di Israele. Le diverse teorie offrono diverse prospettive, ma nessuna è completamente soddisfacente.

Il culto di YHWH è presente in tutte le teorie sull'origine di Israele. Tuttavia, l'interpretazione del suo sviluppo varia a seconda della teoria. Nella teoria della rivolta contadina, il culto di YHWH assume un'importanza cruciale come elemento di coesione per i contadini ribelli.

Lo studio archeologico delle origini di Israele è complesso e problematico. La mancanza di prove sufficienti rende difficile confermare o smentire le diverse teorie. Inoltre, l'interpretazione dei dati archeologici è spesso ambigua.