Psicologia: Soglia del Dolore e Leggi Psicofisiche

I nostri sensi non possono percepire tutti gli stimoli, soprattutto a causa del rumore. La sensibilità è determinata dalla soglia assoluta, ovvero l'intensità minima di uno stimolo necessaria per essere percepito.

Metodo utilizzato per determinare la soglia assoluta. Consiste nel presentare allo soggetto ripetutamente diversi stimoli in ordine ascendente o discendente finché non percepisce o non percepisce più lo stimolo.

La minima quantità di cambiamento nell'intensità di uno stimolo standard che può essere percepita rispetto ad uno stimolo di confronto.

La legge di Weber afferma che più elevato è l'intensità di uno stimolo standard, minore è la sensibilità del sistema sensoriale ai cambiamenti di intensità.

La legge di Fechner estende la legge di Weber affermando che gli aumenti costanti della sensazione corrispondono ad aumenti proporzionalmente crescenti dell'intensità dello stimolo.

I valori soglia, sia assoluta che differenziale, possono essere calcolati tramite metodi psicofisici che studiano la relazione sistematica tra due variabili.

La selettività della gamma di stimoli che siamo in grado di captare è fortemente adattiva.

La soglia del dolore è soggettiva e relativa, perché il valore a ettivo del dolore dipende da molti fattori individuali e contestuali.

Gli oggetti fisici vengono percepiti come invarianti, anche se lo stimolo che li rappresenta cambia continuamente. Questa capacità è fondamentale per la nostra percezione del mondo.

La nostra percezione della grandezza è influenzata dalla distanza: gli oggetti più lontani ci appaiono più piccoli. Questa relazione è espressa dalla legge di Emmert.

Il nostro cervello corregge la forma degli oggetti osservati, anche se la proiezione sulla retina cambia. La prospettiva tissurale contribuisce a mantenere questa costanza.

Il processo attraverso cui il nostro cervello organizza le informazioni sensoriali in unità di senso compiuto. Ci permette di percepire il mondo in modo organizzato e significativo.

Principi che spiegano come il cervello organizza le informazioni percettive, rendendo la realtà più comprensibile e ordinata.

Il nostro sistema percettivo fa affidamento su un insieme di informazioni, come la distanza degli oggetti, per stabilire la loro grandezza. Questo può portare a illusioni ottiche, ovvero una discrepanza tra la realtà e la percezione.

La legge di Emmert afferma che la grandezza percepita di un oggetto è direttamente proporzionale alla distanza dell'oggetto, a parità di angolo visivo.

La nostra percezione della dimensione è influenzata dal contesto e dalla nostra esperienza. Non è solo una proprietà assoluta, ma una proprietà relazionale.

Il processo in cui l'attività esplorativa è guidata dalle informazioni ricevute dai recettori, anticipando determinati tipi di informazioni e mirando a quelle più pertinenti agli scopi del soggetto.

Il concetto che suggerisce che quando percepiamo un oggetto, percepiamo anche le sue possibili funzionalità e le azioni che possiamo svolgere con esso. Coinvolge la capacità del cervello di decodificare le opportunità di interazione con un oggetto.

L'elaborazione percettiva non si basa direttamente sullo stimolo fisico, ma sulle interpretazioni del cervello basate sui segnali ricevuti dai recettori. Ciò significa che la nostra realtà percettiva è una ricostruzione.

Il processo attraverso il quale il sistema visivo cerca di ricostruire la vera natura di un oggetto partendo dall'immagine che vediamo, utilizzando regole e principi organizzativi.

I dati sensoriali, filtrati e selezionati dai recettori sensoriali, non forniscono un'immagine completa della realtà. L'informazione percepita è parziale e il cervello deve completarla.

Le caratteristiche innate del nostro cervello che ci permettono di organizzare le informazioni sensoriali e creare una rappresentazione coerente del mondo. Questi principi sono fondamentali per la percezione.

Il concetto che la percezione non è un processo passivo, ma piuttosto un'attività attiva che si basa sulla nostra esperienza, aspettative e scopi. Il cervello interpreta le informazioni in modo attivo, non solo le riceve.

La capacità di percepire la distanza degli oggetti si basa su diversi indizi.

Le informazioni su quanto siamo lontani da un oggetto sono influenzate dalla sua vicinanza o lontananza da noi.

Il cambiamento della posizione di un oggetto sulla retina quando ci muoviamo rispetto a esso ci aiuta a capire la distanza.

Gli indizi pittorici si riferiscono alle proprietà proiettive delle immagini statiche.

La percezione del movimento è sempre relativa ad un sistema di riferimento.

Percezione del movimento di un oggetto in quiete, quando un altro oggetto vicino si muove.

Percezione del movimento creata da una serie di immagini statiche presentate a intervalli regolari.

Percezione di una luce in movimento, in un ambiente buio, a causa dei movimenti oculari.

Un processo di analisi sensoriale che inizia dalle singole parti di uno stimolo, per poi integrarle e comprendere il tutto. In parole semplici, prima si riconoscono i dettagli di una figura, poi si capisce che cosa è.

La capacità del cervello di riconoscere uno stimolo confrontando le sue parti con quelle memorizzate in precedenza. Se le parti corrispondono, lo stimolo viene identificato.

La teoria che spiega la percezione di un oggetto come un processo in due fasi: prima si elaborano le caratteristiche dello stimolo, poi si mettono insieme in modo consapevole.

Un processo mentale in cui si prestano attenzione alle caratteristiche principali di un oggetto, mettendo in evidenza quelle più rilevanti e ignorando le altre.

Il modo in cui le differenti culture possono influenzare la percezione della profondità, ad esempio come si giudica la distanza di oggetti in base alla loro dimensione.

Il sonno REM (Rapid Eye Movement) è una fase del sonno caratterizzata da movimenti oculari rapidi, sogni vividi, paralisi muscolare e attività cerebrale simile a quella dello stato di veglia.

Un disturbo del sonno caratterizzato da un passaggio improvviso dallo stato di veglia alla fase REM del sonno. I sintomi possono includere allucinazioni, paralisi del sonno e cataplessia.

Un ritmo biologico endogeno che si ripete ogni 24 ore. Regola i cicli di sonno-veglia, temperatura corporea, rilascio di ormoni, e altri processi fisiologici.

Una zona del cervello nel sistema limbico che regola il ritmo circadiano e sincronizza il corpo con il ciclo luce-buio.

Un disturbo dell'umore stagionale caratterizzato da sintomi depressivi che si manifestano durante l'inverno e migliorano durante la primavera e l'estate.

I sintomi del jet lag sono dovuti alla dissonanza tra il ritmo circadiano interno e l'ambiente esterno, causata da viaggi attraverso più fusi orari.

Lavorare a turni continui può influenzare il ritmo circadiano, portando ad affaticamento, irritabilità e aumento degli errori.

Un ritmo circadiano regolare e costante aiuta a ridurre lo stress, migliorare il sonno e aumentare la produttività.