Ordinamento Penitenziario e Leggi 354/1975

Il concetto di carcere come lo conosciamo oggi nasce intorno al 1750. Prima di questa data, il carcere era un luogo di detenzione temporanea in attesa di punizioni più severe.

Tra il 1750 e il 1800 si verificano cambiamenti radicali nel sistema carcerario, come il coinvolgimento dello stato nella gestione del crimine, l'istituzione di categorie specifiche per i devianti, lo sviluppo di meccanismi di esclusione sociale e un cambiamento nella concezione della pena.

Secondo Cohen, si sono sviluppati tre tipi di carcere con approcci diversi alla pena: riformatore, strutturale e funzionalista.

Il modello riformatore si concentra sulla rieducazione del condannato attraverso un sistema di pene progressive. Mira a superare la crudeltà e a promuovere l'umanizzazione del carcere.

Il modello strutturale vede il lavoro come strumento di rieducazione e di reinserimento sociale. Il carcere diventa un luogo di destinazione per i disoccupati, in particolare durante la rivoluzione industriale.

Il modello funzionalista, basato sulle teorie di Durkheim, si concentra sulla contrastazione dell'anomia, ovvero l'assenza di norme sociali, attraverso il lavoro, l'isolamento e la preghiera. Questo modello prevede un carcere a numero chiuso e sovraffollato.

Garland ha introdotto il concetto di equilibrio tra il desiderio di punire e l'interesse morale della società, evidenziando l'importanza di una pena che sia giusta, rieducativa e preventiva.

La scuola classica, rappresentata da Beccaria e Bentham, considera il criminale come un individuo dotato di libero arbitrio che sceglie consapevolmente di commettere reati.

La legge 354/1975 regolamenta l'organizzazione penitenziaria in Italia, definendo i diritti e i doveri dei detenuti e gli aspetti organizzativi delle carceri.

Il regolamento di esecuzione della legge penitenziaria (230/2000) specifica le modalità di attuazione della legge 354/1975, fornendo indicazioni dettagliate su procedure e organizzazione.

La legge Gozzini (663/1986) introdusse misure alternative alla detenzione, come gli arresti domiciliari, per ridurre la popolazione carceraria e favorire la risocializzazione dei detenuti.

La legge 395/1990 regolamenta l'ordinamento della Polizia Penitenziaria, definendo i ruoli, le funzioni e le modalità di intervento degli agenti all'interno degli istituti penitenziari.

Il DPR 82/1999 regolamenta il servizio di polizia penitenziaria, definendo i compiti e le competenze degli agenti, i tipi di pena e le procedure per la loro applicazione.

Le pene detentive prevedono la privazione della libertà personale e l'inserimento in un istituto penitenziario.

Le misure alternative alla detenzione sono una serie di opzioni che permettono al condannato di scontare la pena, senza la privazione della libertà personale, come gli arresti domiciliari.

Le misure di sicurezza sono applicate a soggetti che rappresentano un pericolo per la società e prevedono limitazioni della libertà personale o patrimoniale anche dopo l'espiazione della pena.

L'assegnazione di un detenuto a un regime di sicurezza dipende dalla valutazione dell'amministrazione penitenziaria.

Riguarda i detenuti con un livello di pericolosità intermedio, non rientrano nei regimi di alta sicurezza o custodia attenuata.

Un regime di sicurezza speciale applicato a detenuti con particolari pericoli, come coloro che hanno commesso reati particolarmente gravi.

Un regime di sicurezza speciale applicato a detenuti con minori pericoli, come tossicodipendenti o detenute madri.

Il trattamento penitenziario si focalizza su regole organizzative e assistenza per la vita in carcere, mirate al reinserimento sociale.

Il trattamento penitenziario deve essere umano, rispettoso della dignità, imparziale e non discriminatorio.

Il trattamento penitenziario mira a favorire il reinserimento sociale del detenuto attraverso la personalizzazione e la valutazione individuale.

I detenuti hanno diritto ai diritti fondamentali anche durante la detenzione. Il trattamento degli imputati deve basarsi sulla presunzione di innocenza.

Il lavoro esterno è un beneficio penitenziario che consente ai detenuti di lavorare in un ambiente esterno all'istituto penitenziario.

Il lavoro esterno è soggetto a determinati limiti, tra cui un requisito di pena espressa e un periodo di tempo minimo prima dell'assegnazione.

Il procedimento per ottenere il lavoro esterno è complesso e prevede diverse fasi, come la presentazione di una proposta da parte della direzione e l'approvazione del magistrato di sorveglianza.

La revoca del lavoro esterno può essere disposta dal magistrato di sorveglianza in caso di mancato rispetto delle prescrizioni.

Il lavoro di pubblica utilità è un'attività svolta gratuitamente dai detenuti all'interno dell'istituto penitenziario.

I detenuti condannati per i reati previsti dall'articolo 416 bis del Codice Penale non possono svolgere attività lavorative all'esterno dell'istituto.

Il direttore dell'istituto può adottare un provvedimento di esclusione dalle attività lavorative in caso di mancato adempimento dei doveri lavorativi.

Il lavoro all'esterno è un beneficio che consente ai detenuti di lavorare in un ambiente esterno e di integrarsi nella società.

Le videochiamate in carcere sono possibili su richiesta del detenuto o quando sono necessarie per la tutela della sua salute.

La corrispondenza telefonica è regolata dall'art. 18 dell'Ordinamento Penitenziario e dall'art. 39 del Regolamento di Esecuzione. Il detenuto può richiedere l'autorizzazione per effettuare chiamate telefoniche.

La corrispondenza epistolare è regolata dall'art. 18 dell'Ordinamento Penitenziario e dall'art. 38 del Regolamento di Esecuzione. I detenuti hanno diritto a ricevere e scrivere lettere.

La corrispondenza in busta chiusa è soggetta ad ispezione. Se si sospetta che la lettera contenga un reato, la busta viene trattenuta e segnalata all'autorità competente.

La limitazione alla corrispondenza epistolare può avvenire solo in base ad un atto motivato dell'autorità giudiziaria per motivi di sicurezza, ordine dell'istituto o esigenze investigative.

Il DAP (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) ha istituito alcuni controlli sulla posta dei detenuti, come la scansione con strumenti idonei o unità cinofile.

La corrispondenza telefonica tra un detenuto definitivo e il suo difensore è autorizzata anche al di fuori dei limiti previsti dalla legge.

La corrispondenza epistolare tra un detenuto definitivo e il suo difensore è autorizzata anche al di fuori dei limiti previsti dalla legge.

Sono tutti i luoghi e le persone all'interno di un istituto penitenziario. Possono essere effettuate anche con la collaborazione di altre forze dell'ordine.

È un aspetto del trattamento penitenziario che mira a stimolare il senso di responsabilità e la capacità di autocontrollo del detenuto. Si basa sulle condizioni fisiche e psichiche del detenuto.

Sono delle azioni che riconoscono il senso di responsabilità del detenuto all'interno dell'istituto. Possono essere: encomio, proposta di misure alternative, proposta di grazia, liberazione condizionale e revoca anticipata delle misure di sicurezza.

Hanno lo scopo di mantenere l'ordine e la sicurezza all'interno dell'istituto penitenziario. Ogni sanzione deve essere motivata.

Sono delle azioni o comportamenti dei detenuti considerati come delle infrazioni del regolamento penitenziario.

È un procedimento che prevede diverse fasi: contestazione, istruttoria, decisione, comunicazione della decisione e il possibile utilizzo di provvedimenti disciplinari cautelari.

Sono le autorità che possono comminare sanzioni disciplinari ai detenuti. Possono essere: Direttore, provveditore, capo DAP, Ministro della giustizia.

Sono motivi per cui un detenuto può ottenere un permesso di uscita dal carcere. Possono essere: motivi di sicurezza, esigenze d'istituto (es. sovraffollamento), motivi di giustizia, salute, studio, familiari.