Introduzione alla Filologia Slava

Le lingue vengono raggruppate in base alle caratteristiche strutturali che condividono, indipendentemente dalla loro origine.

Le lingue che non usano affissi o modificazioni per esprimere significati grammaticali.

Le lingue che combinano più morfemi per creare parole, ogni morfema con un significato chiaro.

Le lingue in cui un singolo morfema può esprimere più relazioni grammaticali.

Le lingue che combinano elementi logici e grammaticali in parole complesse.

L'alfabeto civile russo, introdotto da Pietro il Grande nel 1708, semplificava la scrittura eliminando lettere obsolete e adottando i numeri arabi.

Un diagramma che rappresenta la genealogia dei manoscritti di un testo, mostrando le relazioni tra le diverse copie.

L'analisi delle varianti del testo originale per distinguere le modifiche apportate dall'autore dalle contaminazioni testuali.

Un errore presente in più testi, che indica la loro derivazione da un'unica fonte comune.

L'origine della scrittura in Russia è strettamente legata alla cristianizzazione del paese.

Il papa approvò l'uso della lingua slava nelle liturgie, accettando la missione bizantina dei fratelli Cirillo e Metodio.

La prima traduzione della Bibbia in slavo fu completata negli anni '80 del IX secolo, segnando un momento fondamentale nella diffusione del cristianesimo tra gli slavi.

Dopo la morte di Cirillo, Metodio continuò la sua missione in Moravia e Pannonia, incontrando resistenze dal clero bavarese, ma riuscì a consolidare l'organizzazione ecclesiastica.

Metodio contribuì alla diffusione del monachesimo, un'istituzione fondamentale della cristianità slava. La sua morte nel 885 non fermò la sua missione, che proseguì grazie ai suoi discepoli.

Dopo la morte di Metodio, il clero germanico cercò di sopprimere l'influenza slava e i suoi successori. Tuttavia, i difensori della lingua slava crearono nuovi centri di diffusione della cultura cristiana.

Un dialetto slavo parlato in Molise, Italia, da una piccola comunità di discendenti di migranti slavi dai Balcani del XV e XVI secolo.

Un insieme di lingue che condividono caratteristiche grammaticali, lessicali e fonologiche a causa di un'interazione prolungata tra loro.

L'alfabeto utilizzato nelle lingue slave orientali e meridionali, come russo, ucraino, serbo e bulgaro.

L'alfabeto utilizzato nelle lingue slave occidentali, come polacco, ceco e slovacco.

La teoria che i primi slavi si siano originati tra i Monti Carpazi, il fiume Dnestr e il Dnepr, in un'area caratterizzata da foreste e steppe.

Popoli nomadi che si spostavano a cavallo e hanno influenzato la cultura degli slavi.

Un periodo della storia prima della comparsa della scrittura. Le informazioni sulla preistoria degli slavi sono scarse e incerte.

Le prime informazioni scritte sugli slavi risalgono alla fine dell'antichità romana, quando l'impero romano stava declinando.

Le lingue slave preferiscono le sillabe aperte (CV, CCV, CCCV), che hanno portato alla riduzione delle sillabe chiuse (CVC) e alla semplificazione della morfologia.

Le vocali seguite da consonanti nasali (m, n) sono diventate vocali nasali. Ad esempio, la radice Proto-Indoeuropea em/en si è evoluta in ę (anteriore) e ǫ (posteriore) in proto-slavo.

Le consonanti velari (k, g, ch) seguite da vocali anteriori o da jod (i) si sono trasformate in palatali. Ad esempio, la radice Proto-Indoeuropea gēn- è diventata žen- in proto-slavo (cfr. russo žena, "donna").

Processo che ha introdotto una jod (suono palatale) nelle sequenze consonantiche, influenzando sia le consonanti che le vocali. Ad esempio, volja ("volontà") è diventata vol'a in proto-slavo.

Le lingue indoeuropee si dividono in lingue centum e satem a causa della differente evoluzione delle consonanti dorsali palatali del Proto-Indoeuropeo.

Le lingue centum, come il latino, il greco, il celtico e il germanico, mantengono una distinzione tra occlusive velari e labiovelari.

Le lingue satem, come le lingue slave, hanno fuso le labiovelari con le velari e trasformato le palatali in sibilanti o in altre fricative.

Le lingue slave appartengono al gruppo satem. Le occlusive labiovelari sono state assorbite nel gruppo delle occlusive velari (k, g) e le palatali sono diventate fricative palatali (s, z).

Lo Slavo Ecclesiastico è una lingua liturgica, utilizzata nelle funzioni religiose della Chiesa Ortodossa. È una lingua codificata, ossia modificata per mantenere una forma stabile e una "purezza" dottrinale. Non è una lingua parlata quotidianamente, ma viene mantenuta come lingua cerimoniale e religiosa.

Lo Slavo Ecclesiastico è considerato una lingua rivelata, separata dal linguaggio vernacolare. Il suo utilizzo era visto come una garanzia di ortodossia religiosa.

Il termine "Slavo Comune" indica le lingue vernacolari derivate dall'antico Slavo Comune. Queste lingue si sono evolute in tre gruppi principali: slavo orientale, slavo occidentale e slavo meridionale.

Il periodo dalla Rus' di Kiev alla nascita e consolidamento della Moscovia (IX-XV secolo) ha visto un cambiamento nella mappa politica dell'Europa orientale. La Rus' di Kiev, il primo grande stato slavo orientale, è stata sostituita dal Granducato di Moscovia che diventerà la futura Russia.

La Rus' di Kiev fu fondata dai Varanghi (Vichinghi) nel IX secolo, con capitale a Kiev. Divenne un importante centro commerciale e culturale, ma soprattutto un crocevia di influenze religiose.

Nel 988, il Gran Principe Vladimir il Grande adottò ufficialmente la fede cristiana ortodossa, sancendo l'inizio della cristianizzazione della Rus' di Kiev. La Chiesa ortodossa divenne un'istituzione chiave, influenzando profondamente la società e la politica.

La Chiesa Ortodossa nella Rus' di Kiev aveva una struttura centralizzata, con un clero regolare (monaci) e un clero secolare (pope). I monaci vivevano in monasteri, seguendo una regola di castità, povertà e obbedienza. I pope vivevano nel mondo, non facevano voti di povertà o castità, e spesso erano sposati.

Dopo la caduta di Kiev, il centro politico si spostò verso la regione di Vladimir-Suzdal', e poi verso la Moscovia. Nel XIV secolo, grazie alla politica dei suoi principi, il Granducato di Mosca emerso come nuovo centro politico e religioso della Rus'

Ivan III (il Grande) consolidò la Moscovia come la nuova potenza regionale, preparando il terreno per l'emergere della futura Russia. La liberazione dal dominio mongolo fu un momento chiave in questo processo.

Vladimir, fondata nel 1108 da Vladimir II Monomach, fu uno dei centri più importanti della Rus' di Kiev. La città giocò un ruolo fondamentale nello sviluppo del Granducato di Vladimir-Suzdal', uno dei più potenti stati slavi orientali.

Mosca, fondata nel 1147 da Jurij Dolgorukij, principe di Rostov e Suzdal', divenne un centro commerciale e militare chiave. Con il tempo, Mosca superò Vladimir in importanza e divenne il centro politico della Russia, un ruolo che mantiene fino ad oggi.

Il periodo tra il XIII e il XV secolo fu segnato dal dominio mongolo sulle terre della Rus', noto come il giogo tataro-mongolo. La presa di Costantinopoli nel 1204 segnò l'inizio di un periodo di instabilità in Europa, favorendo l'espansione mongola.

La Battaglia di Kulikovo del 1380 fu una vittoria decisiva per le forze di Mosca contro i Mongoli dell'Orda d'Oro. Segnò il primo passo verso la liberazione della Rus' dal dominio mongolo.

La teoria di Mosca come "Terza Roma" si sviluppò dopo la caduta di Costantinopoli (1453). Mosca si considerava l'erede spirituale dell'Impero Romano e del cristianesimo ortodosso, assumendo un ruolo di guida nel mondo ortodosso.