Goffman e l'approccio drammaturgico

Goffman e l'approccio drammaturgico

• Goffman è un sociologo che ha studiato la realtà attraverso le interazioni sociali.
• Il suo approccio è definito "drammaturgico" ed è presentato nel libro "La vita quotidiana come rappresentazione" (1956).
• L'idea principale è che la vita reale è come una rappresentazione teatrale, con attori, ruoli, ribalta e retroscena.
• Nella ribalta si interpretano i ruoli socialmente accettati, mentre nel retroscena si è più autentici e privati.
• Questo meccanismo di interpretazione e drammatizzazione coinvolge non solo gli individui, ma anche i gruppi e le categorie sociali.
• Goffman fa l'esempio dei camerieri in un hotel di lusso: indossano una maschera di gentilezza e accoglienza per i clienti, ma in privato si comportano in modo più informale.

Istituzioni Totali

• Goffman studia le istituzioni totali, come i manicomi o gli istituti per minori abbandonati.
• Queste strutture influenzano il comportamento individuale e le interazioni all'interno della struttura stessa.
• Anche all'interno di queste istituzioni, gli individui agiscono come attori e osservatori, interpretando ruoli e identità in base alle regole e alle norme dell'istituzione.
• Gli individui cercano di rispettare le norme, anche quando sono ambigue, per mantenere la propria identità e la "faccia" agli occhi degli altri.

Stigma

• Goffman si concentra anche sullo stigma, che condiziona l'identità e il comportamento delle persone etichettate.
• Un esempio è la persona con disagio psichico che, etichettata come "malata mentale", può interiorizzare questa etichetta e subire discriminazione e sfiducia.
• L'analisi dello stigma ha contribuito alla nascita della teoria dell'etichettamento, insieme ad altri autori come Becker e Lemert.

Comunicazione Pubblicitaria

• Negli anni '70, Goffman ha studiato la comunicazione pubblicitaria, analizzando come gli stereotipi di genere emergono negli spot.
• In due libri (1976-1977), "Pubblicità di genere" e "La ritualizzazione della femminilità", analizza oltre 500 spot pubblicitari americani.
• Goffman osserva come la figura femminile venga rappresentata in modo diverso rispetto a quella maschile, spesso in posizione subordinata, con un sorriso forzato o uno sguardo perso nel vuoto.
• Questo tipo di rappresentazione riproduce e rafforza gli stereotipi di genere del tempo, mostrando la donna come docile e sottomessa.
• Goffman nota che anche nelle trasmissioni televisive le donne sono spesso marginalezzate, relegato al ruolo di vallette o enfatizzando l'aspetto fisico a scapito delle capacità.