Filosofia e Uomo Preistorico

La ricerca della stabilità e dell'eterno nella vita, una condizione che partecipa al divino, ma che si pone la domanda se questa stabilità si trovi solo nell'intelletto o se si possa sperimentare nel vissuto.

L'investigazione filosofica rivolta alla natura umana come un oggetto unico, non assimilabile ad altri oggetti.

Il bene non è assimilabile a un principio qualunque, perché è il principio per cui si vive e si può morire.

Socrate, il padre della filosofia morale che mette in pratica i suoi insegnamenti ad Atene in un momento di grandi trasformazioni sociali.

L'ideale di vita morale derivante dall'influenza dell'immaginario sociale, come l'ascolto dei poemi antichi, e che concepisce la crescita armonica come via per una vita buona.

Le forme sociali (sport, arte, governo) si modellano secondo un ordine supremo della giustizia, che comprende ogni aspetto della vita.

La giustizia divina e la responsabilità umana, la colpa e la purificazione sono strettamente collegate nella tragedia greca.

Raggiungere la virtù o eccellenza (arete) agendo in accordo all'ordine cosmico.

La virtù (arete) si basa su valori come autoaffermazione, successo e reputazione, soprattutto sul campo di battaglia.

La storia umana si fonda sulla giustizia, non sulla legge del più forte, come nel mondo animale.

La saggezza è strettamente legata alla vita morale.

La rettitudine e l'avvedutezza sono più importanti delle doti fisiche o delle ricchezze per la felicità.

L'etica si colloca tra fortuna e virtù, due concetti che il filosofo deve considerare per valutare l'eccellenza e la fragilità umana.

Il conflitto nasce dalla possibilità che persone buone siano rovinate da eventi casuali.

Il passaggio dal determinismo del mondo naturale alle libertà condivise del mondo storico, ovvero il momento in cui l'essere umano inizia a sviluppare la capacità di controllare i suoi istinti e a prendere decisioni consapevoli.

Il processo di sviluppo del senso morale, ovvero la capacità di distinguere il bene dal male e di agire in base a questi principi.

La capacità di comprendere e di esprimere giudizi morali attraverso il linguaggio, l'arte, la legge.

Il passaggio dalla comunicazione orale e informale a una forma di comunicazione scritta e codificata, che permette di stabilire regole morali chiare e durature.

La ricerca del senso della vita, del bene e del valore, non più attraverso miti e leggende, ma tramite la ragione e il ragionamento logico.

La meraviglia come motore della filosofia, un sentimento che spinge a indagare e a cercare risposte alle domande fondamentali.

La convinzione che il bene individuale e il bene della città si armonizzassero, portando a un processo di apertura delle virtù a tutti i cittadini.

Il passaggio dalla concezione aristocratica della virtù, vista come un dono innato, a una visione democratica, in cui la virtù è il frutto dell'educazione e dell'osservanza delle leggi.

La scuola di pensiero che si afferma tra il V e il IV secolo a.C., in un contesto di instabilità politica e di crisi dei vecchi valori, contribuendo alla democratizzazione del sapere.

La visione negativa associata ai sofisti, in cui il loro insegnamento veniva visto come una vendita di una sapienza fittizia per denaro.

Il modo in cui i sofisti hanno influenzato la vita intellettuale, introducendo una nuova concezione del filosofo come insegnante di eloquenza e guida morale.

Il ruolo cruciale che Socrate attribuisce ai sofisti, riconoscendone il valore educativo pur non riducendoli a semplici manipolatori di parole.

L'idea condivisa da Platone e Socrate che la conoscenza di sé è un passo fondamentale per raggiungere la virtù e la sapienza.

Il merito attribuito a Socrate da Aristotele di essere il primo a cercare di definire in modo universale le virtù etiche, attraverso l'analisi razionale.