Erasmo e Lutero: Confronto Teologico

Erasmo sosteneva che gli esseri umani, con l'aiuto della grazia divina, possono contribuire alla loro salvezza attraverso azioni buone e la collaborazione con Dio.

Lutero credeva che la salvezza fosse un dono gratuito di Dio, indipendente dalle azioni umane. La fede in Cristo era l'unico mezzo per ottenere la salvezza.

Zwingli condivideva l'idea di Lutero sulla salvezza basata sulla grazia divina, ma enfatizzava la separazione tra la giustizia divina e quella umana.

La contrapposizione fondamentale tra Erasmo e i riformatori riguardava il ruolo dell'uomo nella salvezza. Erasmo credeva nella collaborazione tra uomo e Dio, mentre Lutero e Zwingli enfatizzavano la grazia divina come unica fonte di salvezza.

Il libero arbitrio è la capacità di scegliere autonomamente tra il bene e il male. Erasmo credeva che l'essere umano avesse un certo grado di libero arbitrio, mentre Lutero e Zwingli lo negavano, considerando la volontà di Dio come sovrana.

Erasmo da Rotterdam, nel suo libro De libero arbitrio, difende il libero arbitrio dell'uomo, sostenendo che Cristo è un modello da imitare in modo consapevole e libero. Rifiuta il determinismo assoluto di Lutero e sottolinea la moderazione come chiave per una vita virtuosa. Crede che le opere buone, pur imperfette, abbiano valore grazie alla grazia divina e promuove un'interpretazione della Scrittura contestuale e con diversi livelli di significato.

Lutero, nel suo De servo arbitrio, attacca Erasmo e il libero arbitrio. Sostiene che l'essere umano è incapace di compiere il bene senza la grazia divina. La salvezza è frutto esclusivo della grazia divina, e l'intelligenza umana, senza l'illuminazione divina, non può comprendere la Scrittura. Lutero critica l'approccio razionale e filologico di Erasmo e crede che la Scrittura sia accessibile solo a coloro che sono illuminati dalla grazia.

Erasmo promuove un equilibrio tra grazia e meriti umani. Crede che l'uomo possa collaborare con la grazia per raggiungere la salvezza. Lutero, invece, sottolinea un rinnovamento morale basato sull'imitazione di Cristo, sostenendo che l'uomo è totalmente incapace di compiere il bene, schiavo del peccato e della grazia divina. Rifiuta il valore salvifico delle opere umane e afferma che la fede è l'unico mezzo per la rigenerazione.

Zwingli, in opere come De providentia Dei, condivide con Lutero l'idea che il libero arbitrio è un'illusione e la salvezza dipende dalla provvidenza divina. Distingue tra giustizia divina, che salva attraverso la grazia, e giustizia umana, valida solo per la convivenza sociale. Critica il programma umanistico di Erasmo, ritenendolo insufficiente per redimere l'umanità peccatrice.

Erasmo crede nella capacità umana di collaborare con Dio e si oppone alla visione fatalista di Lutero e Zwingli, ritenendola dannosa per l'etica e la società. Lutero e Zwingli, al contrario, sottolineano la sovranità assoluta di Dio e l'impotenza dell'uomo. Negano il valore salvifico del libero arbitrio e delle opere umane, considerandole frutto della grazia.

Lutero e Zwingli, rifiutando l'umanesimo cristiano di Erasmo, propongono un modello teocentrico e radicale, in cui la grazia divina ha un ruolo centrale nella salvezza umana.