Dichiarazione dei Diritti Umani e Relativismo

Un processo inconscio in cui ricordi o esperienze spiacevoli vengono relegate dall'inconscio per evitare ansia o disagio.

Il processo di esclusione e ignoranza delle culture non occidentali da parte degli europei, portando all'idea di superiorità culturale.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dalle Nazioni Unite nel 1948 per promuovere l'uguaglianza e i diritti umani fondamentali.

La critica mossa dalla American Anthropological Association alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sostenendo che essa riflette unicamente valori occidentali.

La convinzione che i diritti umani siano intrinsecamente legati alla propria cultura e contesto sociale.

La teoria che sostiene che non esistono standard universali di moralità o giustizia e che le norme etiche variano tra culture.

La convinzione che la libertà individuale sia determinata dalla propria specifica cultura e tradizioni.

Le critiche al Relativismo culturale, che suggeriscono che un approccio troppo relativistico potrebbe portare alla giustificazione di pratiche discriminatorie o anti-umanistiche.

La giustizia che regola i rapporti tra privati, come nel mercato, è anche chiamata giustizia commutativa.

La giustizia distributiva si occupa di come vengono distribuite le risorse all'interno della società. Può premiare il comportamento virtuoso e punire il comportamento scorretto.

Il Consilium è l'organo di governo della città di Siena nell'affresco di Lorenzetti, composto da 24 consiglieri che rappresentano il popolo.

La Concordia rappresenta l'armonia e la collaborazione nella società ed è il risultato di un processo di dialogo e concertazione.

Il Bene Comune è il bene di tutti i cittadini e si realizza attraverso la collaborazione e la concertazione.

Le Virtù Teologali sono la Pace, la Fortezza e la Carità, rappresentate nell'affresco di Lorenzetti come accompagnamento al Buon Governo.

Il concetto che sottolinea la natura universale dei diritti umani e la necessità di opporsi a qualsiasi abuso di potere da parte dei governi, indipendentemente dalla loro natura.

La pratica dei governi di controllare la vita delle persone attraverso l'intervento nei loro bisogni e desideri, mirando al benessere sociale.

Il dovere morale di agire contro le sofferenze e le ingiustizie che gli esseri umani subiscono a causa del potere.

Il rifiuto di considerare l'indignazione individuale come un atto separato dalla riflessione e dall'azione collettiva.

Il diritto degli individui a partecipare attivamente alla vita politica e a sfidare il monopolio del potere da parte dei governi.

Il processo di rimozione del monopolio governativo nell'agire a livello globale, permettendo la partecipazione diretta degli individui e delle organizzazioni non governative.

Il riconoscimento dei diritti individuali e il dovere di agire contro le ingiustizie, soprattutto quando si tratta di situazioni di estrema sofferenza.

Lo stato di dover abbandonare il proprio paese a causa di un governo oppressivo o di gravi violazioni dei diritti umani.

L'azione di mettere da parte le proprie opinioni o idee per cercare una soluzione comune che tenga conto delle prospettive di tutti.

Il riconoscimento dei diritti individuali basati su un'identità unica e irripetibile.

Il rispetto per i modi e i costumi tipici dei membri di gruppi svantaggiati, riconoscendo la loro eredità culturale.

Il processo di coinvolgimento attivo dei cittadini nella risoluzione di questioni comuni.

La convinzione che i diritti umani non dovrebbero essere legati a un unico modello culturale, ma dovrebbero essere applicati universalmente.

La difficoltà di conciliare i diritti individuali con i bisogni e le richieste di gruppi culturali diversi.

Il rifiuto di considerare le richieste di un gruppo o di un individuo, spesso basato su timori o pregiudizi.

Il riconoscimento reciproco dei diritti come base per una convivenza armoniosa tra cittadini.

Il governo canadese crea le riserve come dispositivo di repressione e assimilazione forzata, in cui vengono imposte restrizioni e divieti ai popoli indigeni.

Gli indigeni non potevano lasciare le riserve senza il permesso del governo, impedendo loro la libertà di movimento e autonomia.

Le scuole residenziali, gestite dallo stato e dalla chiesa, separavano i bambini dalle loro famiglie, con lo scopo di eliminare le loro culture tradizionali.

Il governo canadese ha negato il diritto di voto agli indigeni fino al 1961, dimostrando la discriminazione e l'esclusione politica.

La legge indiana del 1880, in particolare la sezione 12, privava le donne indigene dello status indigeno se sposavano uomini non indigeni.

La Commissione Verità e Riconciliazione canadese ha documentato gli abusi sistemici subiti dai bambini nelle scuole residenziali, tra cui violenze, torture e morti.

Il processo di riconciliazione mira a riparare i danni causati dal passato coloniale, promuovendo la giustizia e l'inclusione dei popoli indigeni.

Nel 2008, il Primo Ministro Stephen Harper presentò scuse pubbliche per le politiche di assimilazione e discriminazione subite dai popoli indigeni.

Il multiculturalismo è un fenomeno sociale che si concentra sulla lotta per il riconoscimento delle minoranze etniche. Questo processo porta anche al riconoscimento della cultura maggioritaria, a volte senza grandi cambiamenti nel suo ruolo.

Il nazionalismo è una tendenza che si focalizza sulla tutela e sulla salvaguardia di identità etniche e linguistiche omogenee. Spesso, questa tendenza è legata al desiderio di un'autonomia politica dallo Stato.

L'eurocentrismo è un fenomeno che denota la mancata considerazione e il mancato riconoscimento dei valori e delle culture non europee, soprattutto rispetto al Primo Mondo.

La 'political correctness' è un dibattito che si pone al centro dei valori moderni, dividendo le persone tra tradizionalisti e radicali. Questo dibattito spesso porta a posizioni rigide e poco concilianti.

La filosofia si interroga sull'intesa tra culture diverse, cercando di capire se è possibile trascendere le tradizioni e le immagini del mondo. Questo porta spesso a dubbi sulle pretese universalistiche.

Il diritto, che si basa su principi formali, individualistici, coattivi, positivi e democratici, ha il compito di garantire un comportamento legalmente corretto e di tutelare l'autonomia e la libertà dei cittadini.

La democrazia è il fondamento dello Stato di diritto e, allo stesso tempo, il principio della sovranità popolare richiede i diritti fondamentali per garantire la libertà di azione.

Il multiculturalismo solleva un problema relativo alla tutela delle minoranze all'interno del sistema giuridico. Questo problema si basa sul bisogno di dare il giusto riconoscimento e la giusta rappresentanza a culture diverse.