Lezione 18 (L’adattamento dell’ordinamento italiano all’ordinamento dell’Unione) - Slide

Il rapporto tra l'ordinamento italiano e quello dell'UE era inizialmente visto come separato, simile a quello tra stati sovrani.

Con l'avanzare dell'integrazione europea, il rapporto tra l'ordinamento italiano e quello dell'UE si è trasformato in un rapporto di integrazione, dove si riconoscono reciproci ambiti di competenza.

L'adesione italiana alle Comunità Europee ha sollevato il problema della compatibilità con la Costituzione Italiana, in quanto i trattati trasferivano competenze legislative, esecutive e giurisdizionali alle istituzioni comunitarie.

Per ovviare al problema della compatibilità costituzionale, l'Italia ha dato esecuzione ai Trattati istitutivi delle Comunità Europee attraverso una legge ordinaria di ratifica, contenente l'ordine di esecuzione.

I Trattati istitutivi delle Comunità Europee, pur essendo di natura internazionale, hanno trovato applicazione nell'ordinamento italiano tramite una legge ordinaria, senza necessità di una legge di rango costituzionale.

Il principio del primato del diritto UE afferma che il diritto dell'Unione Europea prevale sul diritto nazionale, anche quello costituzionale.

Il principio degli effetti diretti delle norme UE afferma che le norme dell'Unione Europea possono essere applicate direttamente dai giudici nazionali, senza bisogno di una legge nazionale di recepimento.

La sentenza Costa/Enel del 1964 ha stabilito il principio del primato del diritto comunitario, affermando che il diritto comunitario è superiore al diritto nazionale.

La sentenza n. 183 del 1973 ha elaborato la teoria dei 'controlimiti', ovvero i limiti al primato del diritto UE.

La sentenza n. 232 del 1975 ha affermato il criterio gerarchico di risoluzione delle antinomie tra diritto interno e diritto europeo.

La sentenza n. 170 del 1984 (Granital o La Pergola) ha stabilito il criterio della competenza, l'interpretazione conforme e la disapplicazione delle norme nazionali contrastanti con quelle sovranazionali.

La Corte Costituzionale stabilisce che i giudici comuni disapplicano il diritto interno contrastante con quello europeo solo se si tratta di norme nazionali previgenti.

I conflitti tra le norme interne previgenti e il diritto UE sopravvenuto vengono risolti dal giudice comune, che applica il criterio cronologico e disapplica le norme nazionali.

I conflitti tra norme interne successive alle norme UE danno luogo ad una questione di legittimità costituzionale della norma interna, di competenza della Corte costituzionale.

La violazione dei Trattati determina una violazione indiretta dell'art. 11 Cost.

La Corte di giustizia stabilisce che è sempre compito del giudice comune, e non della Corte costituzionale, risolvere i conflitti tra norme interne e norme europee dotate di diretta applicabilità o di effetto diretto, non rilevando il momento dell’entrata in vigore.

La Corte costituzionale sancisce il principio del «primato con riserva». Le norme europee prevalgono sulle norme del diritto interno di qualunque rango (compreso il livello costituzionale), con il solo limite dei principi fondamentali e dei diritti inviolabili sanciti e tutelati dalla Costituzione italiana.

La prevalenza delle norme europee sulle norme interne opera come prevalenza nelle materie di competenza dell'Unione europea e NON come prevalenza gerarchica.

Gli effetti della prevalenza delle norme europee sulle norme interne, pur essendo diversi dal punto di vista formale, sono sostanzialmente analoghi.

In caso di conflitto tra norme interne e norme europee direttamente applicabili, sono i giudici comuni a risolvere il conflitto.

L'ordinamento europeo e l'ordinamento italiano sono due sistemi distinti e autonomi, ognuno con le proprie fonti.

Quando una norma europea è direttamente applicabile, il giudice comune può applicarla direttamente, disapplicando la norma interna in conflitto.

In caso di conflitto con una norma europea non direttamente applicabile, il giudice comune non può applicare la norma europea. In questo caso, è necessario l'intervento della Corte Costituzionale.

La Corte Costituzionale può dichiarare incostituzionale una norma interna che viola l'art. 11 della Costituzione, se questa norma è in conflitto con una norma europea.

Se una norma interna non è competente a regolare una certa materia, non viene abrogata o dichiarata illegittima, ma semplicemente non applicata.

Il giudice deve stabilire se l'ordinamento europeo o quello italiano sia competente su una certa materia, per poi applicare la norma corrispondente.

I conflitti tra norme nazionali ed europee sono generalmente risolti dal giudice comune, applicando la norma dell'ordinamento competente.

L'articolo 11 della Costituzione Italiana riconosce l'importanza dei principi programmatici generali che trovano attuazione nella Comunità Europea e in altre organizzazioni regionali europee.

La legge costituzionale 3/2001 riforma il Titolo V della Costituzione e introduce il vincolo derivante dall'ordinamento comunitario e da obblighi internazionali nell'esercizio della potestà legislativa.

L'articolo 117, comma 1, della Costituzione Italiana stabilisce che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione e dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e da obblighi internazionali.

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le leggi regionali e statali che contrastano con la normativa dell'Unione Europea ad efficacia indiretta.

La Corte Costituzionale italiana ha un ruolo centrale nel processo di integrazione europea, riconoscendo l'articolo 11 come parametro fondamentale per l'appartenenza dell'Italia alle Comunità Europee e all'Unione Europea.

Tra la Corte Costituzionale italiana e la Corte di Giustizia dell'Unione Europea si instaura un dialogo costante, sebbene indiretto.

La Corte Costituzionale italiana ha percorso un cammino di progressivo riconoscimento e integrazione con l'ordinamento europeo, attraverso un dialogo costante con la Corte di Giustizia e l'applicazione del principio del primato del diritto europeo.

La Corte costituzionale italiana non concede il potere di applicare direttamente le norme europee ai giudici nazionali in due casi specifici, mantenendo la propria competenza per decidere.

La normativa europea potrebbe essere ritenuta incompatibile con i principi fondamentali e i diritti inviolabili sanciti dalla Costituzione italiana.

In caso di 'controlimiti', la Corte potrebbe dichiarare incostituzionale la legge che autorizza la ratifica del Trattato istitutivo dell'Unione Europea.

Le norme europee non dotate di effetti diretti non vincolano direttamente i giudici nazionali.

La Corte costituzionale è chiamata a decidere sulla legittimità costituzionale delle norme interne che contrastano con quelle europee in tutti i casi in cui la questione arriva al suo esame.

Gli atti dell'Unione Europea con effetti diretti vincolano direttamente i cittadini e i giudici nazionali.

Con il passare del tempo, la Corte costituzionale ha riconosciuto effetti diretti a un numero crescente di atti dell'Unione Europea, come direttive, decisioni e persino sentenze della Corte di Giustizia.

Il rapporto tra l'ordinamento italiano e quello dell'UE è complesso, con una continua ricerca di equilibrio tra sovranità nazionale e integrazione europea.