Luigi Sturzo A.A. 2020/2021 PDF
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Carlotta Millauro
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This document provides an introduction to the life and work of Luigi Sturzo, an Italian intellectual and political figure. It discusses his contributions to Italian sociology, and the impact of his ideas on Italian society. The document's insights into Sturzo's political ideals and socio-economic philosophies make for interesting reading.
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LUIGI STURZO A.A. 2020/2021 Carlotta Millauro LUIGI STURZO Introduzione Durante i profondi mutamenti della società italiana, nel periodo post-unitario, si presentarono nuovi intellettuali; fra questi Luigi Sturzo. Il suo prof...
LUIGI STURZO A.A. 2020/2021 Carlotta Millauro LUIGI STURZO Introduzione Durante i profondi mutamenti della società italiana, nel periodo post-unitario, si presentarono nuovi intellettuali; fra questi Luigi Sturzo. Il suo profilo intellettuale è possibile definirlo assolutamente originale: non si può considerare comunitario, in quanto sia un liberale, risulta infatti essere polemico contro lo statalismo e i monopoli economici, ma non può essere considerato neanche individualista, poiché presenta un attento legame che vi è tra la libertà, lo scambio, la democrazia moderna (fondata sulle volontà del singolo) e il senso della comunità. La produzione sturziana viene caratterizzata dalla sua curiosità vivace, dalla facilità di argomentazione e scrivere, che formano un elaborato di idee logiche e razionali. Il suo pensiero e la sua produzione contribuiscono alla nascita della Sociologia italiana; per lui infatti non vi è spazio per il positivismo stigmatizzato. L'opera di Sturzo nel suo insieme è volta al superamento dell’idealismo: cioè l'azione di ricondurre l'essere al solo pensiero, negando l'esistenza autonoma della realtà, attraverso la proposta di una Sociologia storicista (irriducibilità della conoscenza storica a leggi universali e necessarie, come quelle tipiche delle scienze naturali). Il suo approccio alla realtà richiama tre forme di socievolezza umana: famiglia, politica e religione. Queste tendono alla realizzazione di una dimensione del bene comune, per Sturzo infatti non può esistere l'individuo senza la società e non può esistere la società senza l'individuo. Il vulnus (danno,offesa) è reinterpretato da Sturzo secondo il principio di multicausalità (che si fonda sul rapporto di causa ed effetto) e non fa riferimento al determinismo (secondo la quale ogni fenomeno o evento del presente è necessariamente determinato da un fenomeno o evento accaduto nel passato) delle leggi da lui individuate. Il nome di Luigi Sturzo scompare dai testi e dai riferimenti accademici e disciplinari, per poi tornare con il rinnovato interesse per la sua figura di innovatore sociale. Il libro che stiamo studiando non mira ad essere un libro su Sturzo, ma un libro per Sturzo: il suo obiettivo è quello di stimolare intellettualmente il lettore ad incontrare l'eredità intellettuale di un personaggio tanto significativo per le nostre radici culturali italiane. La prospettiva critica attraverso cui sono presentati i 13 saggi ha una radice prettamente sociologica cioè mira all'interesse per la società e le sue forme storicamente determinate. I saggi proposti offrono la possibilità di riflettere, in un periodo in cui la nazione italiana attraversa una crisi internazionale, con lo scopo di ritrovare la dignità e l’orgoglio per combattere l’arretratezza italiana su sfondo europeo e mondiale. Vita di Luigi Sturzo Luigi Sturzo nasce a Caltagirone nel 1871, da una famiglia colta e benestante, muore a Roma nel 1959, circondato dalla fama e dalla stima intellettuale ma, sfortunatamente, ancora esiliato dalla scena politica e culturale italiana. Suo fratello maggiore sarà suo mentore e molto del suo approccio sociologico arriverà proprio dalla visione filosofica dalle del fratello. Ciò che ha vissuto, influisce sui suoi ideali politici e sociali. La questione meridionale, la quale trattava la visione del mezzogiorno, citata all’interno dell’opera di Papa Leone XIII ‘’Rerum Novarum’’ del 1891, segna una lettura importantissima durante la sua gioventù. Carlotta Millauro Insieme alla lettura di tale opera e la decisione di entrare in seminario, Sturzo si orienta verso l’impegno sociale, morale e politico. Egli sostiene il non expedit cioè il principio che vieta ai sacerdoti di praticare funzioni pubbliche; i cattolici possono impegnarsi nella vita politica ma i chierici no. Nel 1894 venne consacrato sacerdote e inizia la sua lotta per la difesa e il sostegno del Mezzogiorno: realizza le prime Casse Rurali (delle casse che forniscono credito per coloro che gestiscono la terra e sono finanziati da soggetti che sono legati a quel territorio) della cittadina in risposta alla crisi agraria del tempo e fonda il primo comitato parrocchiale all’interno della Chiesa di San Giorgio a Caltagirone. Fino al 1898, presso l'Università Gregoriana di Roma, Sturzo acquisisce nozioni che orientano le scelte del suo futuro: il contatto diretto con la povertà, l'aspirazione al lavoro intellettuale e l'organizzazione del movimento cattolico denominato Opera dei Congressi lo indirizzano verso l'impegno sociale, culturale e politico. È importante citare la sua collaborazione, nei primi anni del 900, con il quotidiano cattolico palermitano Il Sole del Mezzogiorno in cui l'autore si distingue da Francesco Saverio Nitti per le sue posizioni meridionaliste e federaliste. Nel 1902 Sturzo partecipa alle elezioni comunali di Caltagirone con una formazione politica di centro: tre anni dopo viene nominato consigliere provinciale e a distanza di pochi mesi acquisisce la carica di prosindaco di Caltagirone che manterrà per circa 15 anni. Nel discorso del 24 dicembre 1905 intitolato i problemi della vita nazionale dei cattolici Sturzo traccia una linea di separazione tra un prima e un dopo nella sua vita personale. La sua fama e il suo impegno lo portarono alla vicepresidenza dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani: questa immagine contribuì a sostenere la sua figura di forza alternativa allo Stato e alle oligarchie; in contrasto con la posizione non interventista dell'Opera dei Congressi. Sturzo delinea i contorni per il futuro Partito Democratico di ispirazione Cristiana: questo non sarà un partito cattolico ma un partito dei cattolici, che prenderà il nome di Partito Popolare italiano (PPI 1919), con l'appello a tutti gli uomini liberi e forti. Queste azioni incarnano entrambe le sue aspirazioni: la missione sacerdotale e quella politica. Sturzo intraprese delle campagne di sensibilizzazione e impegno politico che attirarono su di sé le attenzioni dei fascisti. I fascisti porteranno una violentissima campagna diffamatoria nei suoi confronti, un spirale di violenza che lo porterà, nel 1924, all'esilio verso Londra, presso cui continuerà la sua lotta antifascista coordinando un percorso di accoglienza dei profughi italiani in Francia in Inghilterra. Nel 1940 a New York fonda un'associazione di cattolici democratici chiamata The American People and Freedom, tramite cui cominciò a stringere legami con esuli italiani (Gaetano Salvemini che è stato uno storico, politico e antifascista italiano.) Rientra in Italia nel 1946, ma decide di non far parte del partito Democrazia Cristiana (nato dalle ceneri del suo PPI ma che secondo lui si era ormai allontanato dalla sua idea iniziale). Sebbene nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sturzo si distacca dalle vicende politiche della Repubblica italiana e passerà gli ultimi anni della sua vita a Roma presso la Casa delle suore Canossiane scrivendo e commentando con lucidità e inquietudine i fatti politici dal quale è ancora esiliato. Carlotta Millauro Nuvola di lemmi e nuvola di etichette Il testo dell’antologia è stato elaborato attraverso l'utilizzo di due strumenti: Il generatore di nuvole di lemmi, cioè uno strumento di rappresentazione dei dati testuali di immediata comprensione attraverso l'osservazione della dimensione di parole chiave che è proporzionale alla frequenza rilevata nel testo: questo ha consentito di osservare in linguaggio fondamentale del testo, ovvero l’insieme dei termini più frequentemente utilizzati, permettendo di costruire una mappa dei concetti chiave: guerra, politica, stato, Italia, libertà, diritto, morale, democrazia e giustizia. Il secondo strumento è il nuvola di etichette che mostra la frequenza con cui determinate parole appaiono associate ad altre: bomba atomica, guerra civile, coscienza collettiva, libertà scolastica, opinione pubblica, organizzazione internazionale, partiti politici, classe dirigente e classe lavoratrice. Ciò ha permesso di perimetrare tra macroaree: A) Comunità e la moralità politica; B) L'uomo e cittadino nel processo formativo; C) L'equilibrio internazionale. A: Ha una predilezione per i rapporti di tipo comunitario che mettono al centro le comunità locali, questa cosa la traduce in ogni aspetto anche nell'idea dello stato federale: immagina un insieme di regioni che si regolano come dei piccoli stati, uniti fra loro da un governo federale. Per quanto riguarda la moralità politica Sturzo afferma che la politica è un bene comune e coloro che la esercitano devono tendere verso il bene comune. B: La sua idea di scuola bisogna intenderla nel senso più alto e più nobile. L’attività formativa è incrociata con tutta una serie di attività che serve a creare il perfetto cittadino italiano. Vuole liberare i territori: la scuola di Sturzo è infatti di tipo municipale ovvero una scuola di espressione dei legami territoriali. Vuole fare delle scuole che si reggono da sole e che decidono qual è il programma che più le lega al territorio in cui si trovano. Ma come fare ciò? Bisogna avere un'elevata competenza e flessibilità dei docenti in cui ognuno può fare ciò che ritiene più giusto per adeguare la propria offerta formativa alle attività economiche e specifiche del territorio. C: Si concentra su una lettera pubblicata il giorno dopo l'esplosione della bomba atomica (6 agosto 1945) Per Sturzo questa forma di energia trasforma per sempre il modo in cui noi gestiamo i rapporti internazionali, in quanto qualsiasi Stato anche se piccolo può costruire una bomba devastante. Secondo lui questa bomba è caduta su tutte le cancellerie e non solo su Hiroshima La comunità e la moralità della politica Concentra la propria attenzione sulla funzione civile della scuola, affermando che lo Stato non abbia costruito un rapporto di confronto né con la comunità e nè con la comunità internazionale. Quando parla di ‘’comunità’’ molte volte fa riferimento anche alla ‘’comunione’’; due concetti collegati in quanto la comunione equivale a un carattere di condivisione della sfera sentimentale ed emotiva, mentre la comunità consiste in un forte legame basato sui principi oggettivi come le tradizioni o le abitudini comuni. Secondo Sturzo l'uomo diviene ‘’persona’’ nel momento in cui la sua individualità instaura rapporti di reciprocità. Carlotta Millauro Il tema dei rapporti sociali che costituiscono la comunità è accostabile a un “fil rouge “più comunemente chiamato “filo rosso del destino”: questa è una leggenda popolare di origine cinese secondo cui ogni persona porta fin dalla nascita un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Le riflessioni di Sturzo procedono secondo due macro-dimensioni di relazioni sociali: I rapporti tra politica e religione I rapporti tra economia e organizzazione sociale Esse derivano dal fatto che le tre forme sociali primarie individuate da Sturzo corrispondono a tre dimensioni del bene comune. (le quali reggono l'impalcatura morale della società) La famiglia: Intesa come generatrice dei sistemi sociali La politica: o più precisamente lo Stato è un'entità di tipo imperfetto che non può garantire la sicurezza al 100%, ha il compito di garantire la libertà e l’ordine sociale; un'attività che comporta precisi diritti e doveri. La religione: fornisce l'impalcatura morale, dunque, colei che fa comprendere ladistinzione tra ciò che è buono e ciò che è male. La comunità viene vista dall'autore attraverso il cooperativismo, cioè la fusione tra un approccio liberale (il valore autonomo che assume l'individuo) e l'approccio comunitario (fondato sul supporto tra i diversi membri). La comunità-comunione fa riferimento alle risorse di interesse comune che innescano un circolo di produzione, distribuzione e consumo. ll progetto comunitario di Sturzo, dunque, si basa su due concetti ovvero il bene comune e il libero scambio in cui l'uno è limite e anche rimedio per rimettersi dall'altro. Sturzo immagina un sistema partecipativo, che pone al centro dell'azione politica gli interessi e i valori della comunità in cui si abita. Si nota come l’approccio alla questione meridionale (era così interessato all’argomento perché ha vissuto anch’esso nello stato in cui si trovavano le classi contadine meridionali, vivevano in una situazione para schiavistica) si sostanzi intorno all’idea di un regionalismo liberale etico e solidaristico. Sturzo immagina un sistema realmente partecipativo che intendesse le comunità locali come i generatori dei sistemi rappresentativi maggiori che avrebbe contribuito ad innescare un sistema che pone al centro dell’azione politica gli interessi e i valori della comunità territoriale di riferimento. Il rapporto fra esercizio attivo della politica, etica pubblica e senso di unità della nazione è un interessante mezzo attraverso cui osservare il pensiero di Sturzo (che è ribadita in Ribellione allo Stato quando, di fronte al casus belli innescato da una polemica sulla legittimità del tirannicidio e della resistenza allo Stato in Francia). Egli considera legittima la resistenza a una legge che conduca a un comportamento immorale incrinando il rapporto di fiducia tra elettori ed eletti. L’uomo e il cittadino nel processo formativo Per Sturzo il principio di libertà è un criterio fondamentale per la scuola intesa come l'istituzione educativa in grado di offrire i mezzi conoscitivi per alimentare l'intelligenza e spronare la partecipazione per la soddisfazione degli obiettivi della comunità. Ciò produce in Sturzo un duplice sentimento: il disprezzo per l'ignoranza e il desiderio di estendere gli strumenti della conoscenza a tutte le parti sociali. Con il termine scuola Sturzo indica una realtà precisa del processo di socializzazione. Carlotta Millauro La prerogativa della realtà scolastica è legata: da una parte al concetto comunitario, cioè i rispetto ai legami sociali; dall'altra parte vi è il concetto di dimensione “integrale” della realtà umana. L'educazione scolastica è orientata all'insegnamento-apprendimento di valori, informazioni e modelli di comportamento, svolgendo una funzione precisa: la promozione sociale del singolo in relazione all’assimilazione degli obiettivi comuni. Questo processo lega la cultura alla politica. L'approccio di Sturzo può essere sintetizzato in sei punti: 1. La funzione di promozione sociale dell’istituzione formativa, con il riferimento alle società arretrate come il mezzogiorno. 2. Promuove il principio della autonomia scolastica su base municipalistica cioè la scuola decide per sé sulla base del territorio in cui è inserita; riprende l'impostazione comunitaria e antistatalista di Sturzo. 3. Afferma che se ogni società ha un suo ordine e un suo fine, la formazione dell'uomo e del cittadino trova nella scuola un tramite per assicurare la coesione sociale e la coerenza culturale. Per tale motivo è necessario che la scuola sia una "scuola di libertà”: bisogna ridare alla scuola di stato una effettiva libertà. In Italia non solo non è libera la scuola in genere, ma neppure è libera la scuola che dipende dallo Stato. 4. Si riferisce alla anti-burocratizzazione come espressione di libertà al fine di Rendere libero anche l'insegnamento. 5. Affronta la distinzione tra scuola pubblica e privata si basa essenzialmente sui contenuti del percorso formativo che sono in grado di garantire; la didattica e lo studio devono essere pubbliche ovvero disponibile a tutti. Vuole dire che la persona deve essere libera di scegliere la religione in base alla sua ragione e volontà. Ogni essere vivente inoltre possiede la morale (coscienza) in quanto sente la necessità di scegliere. 6. Sostiene la tesi secondo cui non dovrebbe esistere compromesso politico in merito all'istruzione. Il suo pensiero è persona-centrico e non individualistico in quanto la realizzazione dell'uomo necessità della realizzazione della condizione sociale (ad esempio il benessere diffuso in un contesto di relazioni pacifiche) L'equilibrio internazionale Come abbiamo già visto, l'esilio ha inciso molto sulla biografia intellettuale di Sturzo. Possiamo affermare che si è allontanato dall’esclusivo riferimento all'Italia e si è orientato verso una prospettiva internazionale. Ciò è richiamato in diversi contesti tra cui: Le pratiche delle comunità, Le riflessioni di tipo politologiche (studi di sistemi politici) e storiche, Dimensione geopolitica e morale al fine del perseguimento del bene comune. Il tema dei rapporti internazionali si lega principalmente al tema della guerra: Sturzo immagina forme di composizione (unione, mescolanza) tra autorità, potere coercitivo (potere esercitato attraverso strumenti di violenza e intimidazione) e sovranità popolare. Sturzo propone l’utilizzo del confronto razionale e della persuasione al fine di sostituirli alla violenza, contribuendo dunque all'affermazione della libertà. Per l'autore il rafforzamento delle organizzazioni internazionali rappresenta l'unica pratica valida per evitare i conflitti Carlotta Millauro Nuova Morale Internazionale a proposito del discorso di Painlevé a Ginevra (1925) Painlevé a Ginevra parlò di una “nuova morale internazionale” riferendosi alla sostituzione: Della violenza all'interno delle guerre con il rispetto del diritto e della giustizia. Delle manovre segrete dei diplomatici con un regime fondato sulla libera discussione pieno di assemblee e consigli. Dell’aumento degli armamenti con la loro progressiva diminuzione. La Società delle Nazioni equivale all'istituto giuridico delle morali popolari: crea legami e fissa norme; chi risulta violare una legge risulta anche essere immorale, poiché per arrivare alla guerra si violano le leggi e la guerra stessa risulta una immoralità. Non si può evitare la guerra nel mondo, finché esistono ancora al suo interno popoli barbari e paesi non civilizzati: bisogna bandire la guerra tra popoli civili, poiché se i popoli civili si renderanno conto che la guerra è un crimine, la guerra non esisterà più. Questo influenzerà i popoli barbari e allo stesso tempo l'esigenza dei popoli di diminuire l’acquisto degli armamenti. Ribellione allo Stato (1938) In Francia si apre una discussione riguardante il diritto alla resistenza contro le leggi che apparivano ingiuste o contro il governo nocivo. Il vero punto di tale discussione, che ha appassionato la stampa francese, fu capire se nel momento in cui una legge risultasse ingiusta fosse appropriato resistere o ribellarsi ad essa, e soprattutto fino a quale punto. I cattolici dell'inchiesta risposero facendo riferimento a due autorità: San Tommaso e la dichiarazione dei diritti dell'uomo (10 dicembre 1948). San Tommaso affermava che la legge non può diminuire o sopprimere il diritto naturale; se la legge scritta contraddice tale diritto, risulta ingiusta e il popolo non dovrebbe essere obbligato a seguirla. La dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino riguarda i diritti naturali e imprescrittibili dell'uomo e afferma che se il governo vìola tali diritti e la ribellione da parte del popolo è il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri. È importante sottolineare come affermato dagli scolastici che un obbligo del genere debba avere un carattere strettamente personale e non collettivo. Una grande domanda posta al centro della questione fu: può il passaggio dalla resistenza individuale alla resistenza collettiva diventare un vero dovere? Grazie a ciò nacquero dei dubbi e si cominciò a pensare che un simile dovere non potrebbe essere posto a un singolo uomo, anzi al contrario, esso dovrebbe riguardare la collettività. Malgrado ciò, la collettività risulta essere disorganizzata e l'obiettivo dovrebbe essere quello di cooperare non appena si manifesti il problema. Se questo dovesse accadere a livello politico si potrebbe parlare di diritto piuttosto che di dovere. Gli scolastici a questo punto ricordano anche il pericolo di disordine causato da tale ribellione e si posero un grande quesito: come evitare tale pericolo? Un grande dubbio che San Tommaso lascia senza soluzione, per questo motivo affida ai capi del Popolo la possibilità di decidere se apprezzare e accogliere o meno le condizioni della ribellione. La ribellione dovrebbe essere una soluzione per i casi estremi, la dove sono offerti i mezzi più facili e meno pericolosi per rivendicare i diritti individuali, lo stato d’animo per causare una ribellione non si forma. È importante definire la ribellione principalmente come un sentimento, uno stato psicologico o anche un atto di disperazione. Carlotta Millauro In un regime di libertà non si manifestano tali azioni a meno che non vi siano delle modifiche all'interno di tale regime. Possiamo affermare l’esistenza di due elementi che si presentano sempre all'interno sia di un regime di libertà sia in un regime qualunque: La debolezza dei poteri pubblici. L'oppressione esercitata da una classe. All'interno di un regime assolutista si presentano tali atti molto più raramente, in quanto non vi è la libertà di esprimersi da parte di tutto il popolo. Un'altra domanda importante da porsi è quali diritti lo Stato possiede, primo fra tutti il diritto di esistere, non dovendosi dimenticare la propria responsabilità nei confronti dei cittadini di rispettare la loro personalità. Il miglior mezzo per raggiungere un equilibrio tra Stato e popolo è quello della libertà politica che porta ha una coscienza collettiva. La vera rivoluzione è spirituale (1938) La rivoluzione si pensa che sia il distruttore del male radicato all'interno della società e il mezzo capace di costruire un nuovo mondo. Per noi la prima, vera e unica rivoluzione è quella del Cristianesimo, non esiste una rivoluzione se non basata su due principi: la carità e la giustizia. Questi tentano di sopprimere l’egoismo e l’ingiustizia, fattori che hanno portato alla nascita di tale rivoluzione e che caratterizzano i nostri peccati, come ad esempio all'interno della vita sociale: la schiavitù o l'oppressione razziale. Come si può rimediare a tale violazione? si dovrebbe, ovviamente, dimostrare che tali azioni siano realmente rivoluzioni poiché molti ancora non lo hanno compreso, un esempio di ciò può essere il capitalismo, in cui si sviluppa il frutto abusivo del lavoro. Una rivoluzione che distrugge non è una vera rivoluzione, una vera rivoluzione comincia con la negazione spirituale del male e l’affermazione spirituale del bene, ispirati ai Principi Cristiani della Giustizia e della Carità. La bomba atomica (1945) La bomba atomica è stata creata per un'esigenza politica durante la guerra che ha portato degli stati Alleati (Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada) durante la Seconda Guerra Mondiale, a mettere a disposizione per gli scienziati tutti i mezzi necessari per la creazione. Sfortunatamente, noi siamo così: se non ci fosse stata la guerra, gli studi e le sperimentazioni sarebbero rimasti nei laboratori e ad oggi sarebbero ancora oggetto di discussione. Ad oggi, l'umanità ha tra le mani la conoscenza delle energie terrestri, cioè il bilancio energetico tra sole e terra, ma questo non vuol dire che le ricchezze si moltiplicheranno a vantaggio di tutti, ma solo che in un periodo di crisi l'umanità potrà trovare soluzioni migliori per superarla. Il mondo ha sviluppato nuove energie e ha subito altre crisi, questo dimostra che è una catena, quella dei beni e dei mali, che non si romperà mai. Mantenendo fisso il lavoro degli scienziati e dei politici, questi saranno sempre assaliti dal terrore e sostenuti dalla speranza. L’idea della bomba atomica sarà sempre presente all'interno della politica internazionale, fino al giorno in cui si potrà regolare la sua portata ed equilibrare la potenzialità degli Stati possessori di essa Carlotta Millauro L’italo-americano (1945) Prima di andare in America, Luigi Sturzo non pensava che ci fossero italo-americani che, godendo dei benefici di una Democrazia libera, “simpatizzavano” gli ideali del fascismo. Solo dopo essere stato in America si rese conto che il loro filofascismo non era altro che un nazionalismo con etichetta fascista. Una volta che l’azione fascista si concluse con il disastro del paese si comprese che la causa di tale disastro non riguardava né Mussolini né il fascismo, ma gli italiani (considerati vittima di questa situazione), l’italo-americano medio se ne sente umiliato e da qui subentra lo spirito di denigrazione, perché tutto in Italia è come se si fosse rimpicciolito, gli uomini che possedevano una certa fama vennero svalutati e per molti che amavano l’Italia era come se tutto lo sforzo attuato da quest’ultima dal 25 Luglio del 1943 valesse nulla. Gli unici a salvarsi furono i patrioti, solo perché a quest’ultimi venne riservato un po’ di riconoscimento da parte della stampa. Oggi l’italia è considerata oggetto di disprezzo ed è proprio in un momento del genere che l’italo-americano deve sentire la sua “missione speciale” nei confronti della patria di origine. Vi sono per l’appunto, due ideali: l’Italia e la democrazia. Ed è per l'appunto essenziale sostenere che l’Italia ritorni libera e democratica. L’italo-americano deve cooperare alla rinascita dell’Italia con la sua adesione, attraverso quindi quelle che sono le linee americane, libertà e democrazia. L’Italia ha subito venti anni di fascismo e cinque di guerra, deve rinascere. Una volta che sarà libera e rifatta potrà essere un’ottima garanzia per l’Europa. La libertà della scuola (1947) Tre sono state le cause che hanno portato l’Italia verso un crescente monopolio statale all'interno della scuola: Politica: la quale era incaricata di fronteggiare la chiesa (perché considerata come ostacolo alla formazione dello stato italiano). Tecnica: con lo scopo di formare un corpo insegnante adeguato e fornire attrezzature scolastiche superiori. Finanziaria: perché solo lo Stato possedeva i mezzi disponibili per poter diffondere e sostenere economicamente l’insegnamento. Gli ordini religiosi mantennero o aprirono scuole sia gratuite per i poveri, sia a pagamento per le classi agiate, ma naturalmente i cattolici difendevano principalmente le scuole private. Per quanto riguarda la classe elementare gratuita, i cattolici si limitarono a lottare per ottenere o mantenere l'insegnamento religioso. L'eredità fascista nel campo della scuola è stata disastrosa: l'esame di Stato fu voluto molto prima del fascismo come mezzo per arrivare alla libertà scolastica; il fascismo prima lo accettò, poi lo abbandonò e infine lo riprese trasformandolo. La scuola di Stato è talmente stabilita nella sua struttura che sarebbe dannoso tentare di smontarla, sarebbe molto più pratico tentare di apportare una riforma al fine di soddisfare i bisogni del paese. La scuola di Stato è burocratizzata: dalle scuole elementari alle medie e sotto molti aspetti anche nelle università; queste vengono statizzate con: libri di testo, tasse scolastiche, nomine degli insegnanti, trasferimenti, esami, concorsi, licenze, permessi e pensioni. Lo statalismo ha rovinato la scuola secondaria con l'introduzione dell'esame di stato, il quale disturba i corsi scolastici, toglie autorità gli insegnanti e rende meno libera la scuola. Carlotta Millauro Uno dei problemi più grandi è quello dell'eccesso di popolazione scolastica nei gradi superiori in rapporto ai mezzi didattici, dove: L'insegnante non riesce a tenere il contatto personale con tutti gli alunni. Manca l'affiatamento di classe. Aumenta l'affollamento dei laureati in cerca di lavoro. Nei paesi come l'America o L'Inghilterra, “l'affollamento” trattato precedentemente è bloccato alle porte universitarie, che non ricevono alunni al di là delle proprie capacità didattiche; viene attuata una selezione, gli alunni che non si presentano gli esami o vengono bocciati due volte non continuano il percorso scolastico. Risulta difficoltoso annunciare ai giovani di 22 o 25 anni di non essere adatti al proseguimento di determinati studi e che in nome dello Stato vengono rigettati negli scarti sociali. Sarebbe meno grave e più utile che l'Università dica all'alunno alle medie di non risultare idoneo o preparato. Come già detto bisogna mirare a una trasformazione: ovvero orientarsi verso un'opinione pubblica che abbia come obiettivo la libertà scolastica e l'eliminazione del monopolio di stato. Finché la scuola in Italia non sarà libera non lo saranno neanche gli italiani poiché questi vivono in una scuola in cui gli insegnanti sono servi dello Stato. La vera scuola, libera, gioiosa, piena di entusiasmi giovanili e con insegnanti felici del proprio ruolo di educatori non può germogliare all'interno di un'atmosfera generata dal monopolio statale. Quando l'italiano avrà coscienza di dover tutelare ogni ordine e grado allora potremmo dire di trovarci all'interno di una vera democrazia; la scuola per essere libera deve avere la possibilità di esprimere la propria personalità, continuità, tradizione e vitalità. Lo Stato dovrebbe offrire a ogni istituto un assegno fisso al fine di futuri miglioramenti. I diplomi scolastici che non portano il bollo dello Stato servono ad attestare che gli alunni hanno ugualmente un bagaglio culturale corrispondente a quel titolo di studio, con o senza licenza. Dopo sarà lo stato ad imporre, se serve, il suo esame professionale per quei posti che riguardano la pubblica amministrazione. In conclusione la prima a dover diventare Scuola Libera dovrebbe essere la scuola di Stato, al fine che tutte le scuole lo possano diventare. Doveri politici del cittadino (1947) I diritti dell'uomo e del cittadino sono più noti dei doveri perché di questi ultimi non si ha un'idea chiara. Bisogna considerare che i diritti e i doveri sono connessi e che non si dà un diritto senza un dovere corrispondente. Il cittadino, infatti, ha sia il diritto di essere governato bene ma anche il dovere di far eleggere persone politicamente preparate. Per questo motivo vi è una corrispondenza interiore e razionale tra diritto politico e dovere civico, venendosi a creare così un rapporto fra cittadino e società, che a sua volta può essere caratterizzato da un rapporto di giudizio e di carità. Possiamo dire che l'elettore va a votare per un dovere di carità verso la società di cui egli fa parte? E se l'elettore invece di dare il voto a una persona onesta e capace lo dà, coscientemente, al disonesto e all'incapace, non ha mancato ad un suo dovere? È per tale motivo che deve esistere un rapporto equo tra diritti e doveri: tanto più sono essenziali, inalienabili e numerosi i diritti tanto più saranno obbligatori e pieni di responsabilità i rispettivi doveri. Carlotta Millauro Ad oggi il dovere di partecipare alla vita pubblica è poco radicato anche se molto importante, in quanto è compito di un bravo cristiano portare all'interno della vita pubblica spirito di amore e non di egoismo. Uno dei difetti delle democrazie è sicuramente quello di soccombere i partiti minori da parte dei partiti maggiori, questo crea un egoismo di parte. Dall'egoismo individuale a quello del partito e a quello di razza si sale, arrivando all'egoismo nazionale. Viene sostenuta una tesi: “non si dà, né si può dare una democrazia se non nei paesi di civiltà Cristiana”, perché: Sarebbe una democrazia vuota di sostanza anche se conserverebbe la sua forma Sarebbe una democrazia senza moralità e per questo tenderebbe all’oligarchia. Tuttavia, se la democrazia moderna ha grosse difficoltà è perché coloro che le vedano non si sforzano a rimediare. In prima fila vi sono coloro che hanno convinzioni cristiane (morali) non sforzandosi di cambiarle. Individualmente si può fare poco per la democrazia ma questo può cambiare se ci unissimo tutti per un nobile fine. Il punto centrale è quello del rispetto dei diritti della persona: diritti spirituali, materiali, inalienabili, basati sulla libertà e sulla giustizia. Ma le domande restano irrisolte: chi può attuare una democrazia veramente libera e giusta senza la moralità cristiana? Chi potrà prendere l'iniziativa politica contro un sistema che corrode le democrazie occidentali se non la democrazia cristiana? E a quale altro principio possiamo appellarci se non quello della moralità nella vita pubblica? L’unità della nazione (1949) Si dice che la regione consolidi l'unità nazionale, ma ciò non è veritiero, poiché le regioni sono convinti che l'Italia andrà in pezzi. Non sono le leggi che creano distacchi dolorosi bensì sono i maltrattamenti che in nome dello Stato vengono arrecati alla popolazione. Per spiegare tali problematiche è importante sottolineare che regioni come quelle residenti all'interno del cosiddetto “Mezzogiorno” conservano risentimenti che in seguito ogni regione prende e forma in maniera differente. Per esserci un pericolo per l'unità della nazione ci dovrebbe essere un’attrazione da parte di una regione italiana verso altri centri politici diversi, ma in questo caso nessuna delle nostre regioni sente attrazione verso i paesi di confine (il Piemonte e la Liguria potrebbero aspirare ad unirsi con la Francia). Durante il periodo fascista la resistenza e l'opposizione del Nord, del Centro e del Sud nutriva un unico sentimento: cioè la delusione per le mancate promesse, le speranze di un trattato di pace meno gravoso e meno ingiusto diedero un nuovo spirito nazionale. Fondamentalmente le regioni non acquisiscono nessun beneficio nella creazione di masse contro la madrepatria, ma se questo dovesse accadere si verrebbero a creare dissensi col governo, urti col Parlamento e risentimenti, al fine di ritrovare quel dibattito fra centro e periferia che riporta unicità alla Nazione. Menzogna e verità (1953) Per convincere una persona di qualcosa è importante che quello che le venga detto sia veritiero, perché la menzogna fa perdere di credibilità a chi la dice e chi ne è partecipe. C'è tuttavia differenza tra chi non dice la verità perché non la conosce e chi la conosce ma la vuole nasconderla e chi invece tende all’inganno. Nel primo caso non è un bugiardo, né nel secondo (è moralmente menzognero ma prudente) e nell'ultimo caso si tratterà di una vera e propria menzogna. Carlotta Millauro Per qualsiasi scopo venga utilizzata la menzogna, questa crea disturbo: in famiglia, a scuola, negli affari e nelle relazioni umane. Lo stesso avviene in politica. In democrazia sicuramente chi fa uso di menzogna viene punito; questo è un bene ma d'altra parte esistono le mezze verità: la traccia dei fatti, la propaganda amplificatrice, la denigrazione dell'avversario e tutti gli altri mezzi deplorevoli usati comunemente da gruppi e partiti. La politica di partito potrebbe dirsi guerra perenne per il potere e fa uso di menzogne, inganni e altro non osservando vincoli morali di coscienza oltre che di civiltà. Non est vestrum nosse tempora (1957) Traduzione: Non sta noi conoscere il tempo In tutte le epoche la vita civile e politica si è svolta secondo i bisogni e gli istinti dei cittadini, i quali hanno contribuito in due maniere: Contributo fiscale. Difesa del territorio. Il diritto del voto, per le elezioni alle cariche pubbliche, è stato dichiarato universale quasi per tutti, anche per le donne. Tale diritto, per la comunità, si trasforma in dovere in quanto bisogna scegliere persone adatte al fine di evitare la corruzione. Bisogna scegliere una persona che non abusi del potere e che tutela il concetto di giustizia. All'interno della vita pubblica, nel campo politico, le gelosie personali (favoreggiamenti per un partito) mirano all'elaborazione di una serie di intrighi; al fine di conquistare una certa posizione e quindi sconfiggere i propri avversari. È doveroso che gli uomini del governo regolino l’utilizzo del denaro pubblico, il quale dovrebbe essere speso per il bene di tutti, specialmente per le zone in cui mancano le risorse e i mezzi. Ogni epoca ha il suo bene e ha il suo male, ma non bisogna pensare a cosa si può fare per il futuro poiché il domani non è nostro, nostro è il presente con i suoi doveri, fra i quali quello di prevenire, per quanto possibile, il nostro domani. Solidarismo, che cos'è?(1958) Per rispondere a questa domanda bisogna prima spiegare cos'è la solidarietà, cioè un vincolo di carattere giuridico-economico che consiste nel rispondere, tutti insieme, ad obblighi, pagamenti, esecuzione o più in generale a danni. Una solidarietà nazionale si basa sulla difesa contro il nemico. I modernissimi spiegano che il solidarismo equivale a un sistema di solidarietà organica basato sui rapporti economici tra classi; possiamo definirlo come una caratteristica della organizzazione economica. La solidarietà si sviluppa sul terreno dell'uguaglianza di classe, di categoria e diritti. Sturzo pone un esempio: la condotta dei sindacati inglesi verso gli operai italiani che, (boicottati dagli operai inglesi), vennero ritirati dalle miniere e li fecero ritornare in Italia. Questa è la dimostrazione della mancanza di solidarietà e dunque dell’assenza di solidarismo. La moralità della guerra (1933-1958) I moralisti giustificano il ricorso alla guerra come mezzo di difesa di un diritto che è stato violato. Questi ammettono di conseguenza che tale diritto, o anche dovere, permette di prendere in possesso le armi di difesa del proprio paese quando si ritiene di trovarsi in pericolo, permettendo la guerra anche in aiuto a quei paesi a cui si è legati tramite un Carlotta Millauro trattato di alleanza. Per eliminare la guerra dalle sue tragedie, i moralisti si sono dichiarati a favore di un'organizzazione Internazionale, anche se pochissimi hanno insistito su tale dovere morale, hanno obbligato gli stati ad una leale cooperazione al fine di abolire il diritto e l'uso della guerra. Il problema fondamentalmente risulta essere se approvare o meno tale organizzazione; dunque, di abolire la legalità della guerra oppure no; il principio etico di ieri, oggi e domani è “la guerra è lecita se necessaria, cessa di essere lecita nel momento in cui essa non è più necessaria, il criterio di necessità si applica ovviamente solo alle guerre giuste”. Educazione civica e sentimento religioso (1959) Nel passato l'educazione civica è stata trasformata o addirittura eliminata, questo è un torto gravissimo verso le giovani generazioni. L'ordine civico non è in contrasto con la personalità umana e l'ordine religioso, anzi: non può esistere ordine civico senza una cultura individuale religiosa poiché si annullerebbe la libertà individuale e la vera sostanza di una civiltà. L’educazione moderna però si presenta distaccata dalla religione: il mondo civile è ormai un mondo laico; come se si volesse divinizzare lo Stato. Laico nei tempi antichi indicava l'ignorante, ad oggi invece dire laico è come dire istruito. In realtà il laico non può vantarsi di detenere una civiltà poichè questa non è separabile dalla religiosità: la democrazia non può mettersi al posto di Dio perché l'ordinamento civile, così come quello familiare, è stato creato da lui. Possiamo dire che ad essere laicizzato è solo il popolo, in quanto i parlamentari iniziano le loro sessioni con l'invocazione di Dio, ma quest’ultima è esclusa dalle manifestazioni civili (a meno che si parli di celebrazioni in chiesa). THE END Orientamenti politici Comunitario: Che svolge le attività nell'ambito di una comunità o è diretto a realizzarla e a sostenerla. Liberale: Ispirato al rispetto e alla difesa della libertà individuale in campo etico e alle libere iniziative in campo economico. Statalismo: Concezione o prassi politica secondo la quale lo Stato deve esercitare il suo controllo su tutte le attività, spec. economiche, del paese. Individualista: Teso a far prevalere gli interessi o le tendenze personali nei rapporti sociali. Federalismo: Un'ideologia politica che vorrebbe la trasformazione della Repubblica Italiana in uno Stato federale cioè in cui i poteri sovrani sono divisi con un sistema di divisione, che permette agli Stati membri di conservare una parte della propria sovranità (autonomia). Carlotta Millauro