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psicopatologia del ciclo della vita DEFINITIVO.pdf

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Università di Roma 'Tor Vergata'

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psychopathology mental health developmental psychology psychology

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Psicopatologia del ciclo della vita LEZIONE 18/03/24 Stati mentali a rischio → personalità che rischiano di sviluppare una psicosi Silvana Arieti → traiettorie di svilu...

Psicopatologia del ciclo della vita LEZIONE 18/03/24 Stati mentali a rischio → personalità che rischiano di sviluppare una psicosi Silvana Arieti → traiettorie di sviluppo clinico premorboso Percentuale di persone che soffrono di schizofrenia → 1% farmaci antipsicotici rientrano tra i 10 farmaci più rivoluzionari del ventesimo secolo Poca considerazione e NOTA BENE ! difficoltà nel Schizofrenia: le immagini visive riconoscimento dei sono molto rare, mentre, sono sintomi precari delle piuttosto frequenti le malattie mentali allucinazioni uditive Quando “comincia” la schizofrenia? Durante l’adolescenza avviene una crescita esponenziale di questa patologia che può essere influenzata da diversi fattori early detection & early intervention il ritardo nell’inizio di un trattamento rappresenta uno dei principali fattori prognostici negativi (DUP = durata di psicosi non trattata) TSMREE → servizio tutela salute mentale e riabilitazione età evolutiva (ASL roma 1) Eventi traumatici → fattori scatenanti nei disturbi psicologici (separazione sentimentale, lutto etc) Tre condizioni: 1. sintomi psicotici attenuati 2. sintomi psicotici e intermittenti 3. rischio genetico Sintomi di base i primi sintomi dii malattia sono le prime manifestazione e vengono definiti ‘sintomi di base’ questi sintomi/disturbi sono soggettivi Riassunto slide per esame 17/09/24 Psicologia del ciclo di vita → insegna che lo sviluppo dell’individuo si estende per l’intero arco di vita. L’evoluzione psicosociale continua dopo l’adolescenza nell’età adulta e nella terza età. Lo studio del ciclo vitale serve a comprendere le fasi dello sviluppo della persona in relazione alle diverse variabili interne ed esterne (come gli stimoli emotivi-affettivi). Secondo la psicologia del ciclo di vita, qualsiasi manifestazione psicopatologica deve essere considerata in rapporto alla concomitante tappa di sviluppo psichico della persona Prospettiva life-span: estensione dello sviluppo ontogenetico a tutta la vita esistenza di una notevole variabilità individuale complessità del processo di sviluppo → vista come un’organizzazione flessibile di fasi e stadi Il primo studioso a porre le basi per il lavoro sul ciclo della vita fu Freud con la sua teoria psicosessuale Teorie dello sviluppo: la sfida di manifesta quando l’individuo cerca di fronteggiare le esigenze della vita lo sviluppo avviene quando la sfida è superata con successo se l’individuo non è in grado di affrontare le sfide si va incontro allo sviluppo della psicopatologia Piaget → vede lo sviluppo come un processo di costruzione attivo e dialettico che procede attraverso una serie di sfide Montessori (1870-1952) infanzia = creazione individuale della persona fanciullezza = costruzione dell’intelligenza adolescenza = costruzione del sé sociale età adulta = costruzione del sé consapevole Erikson → fu il primo a descrivere la teoria del ciclo di vita (life cycle) ampliando i concetti di Freud (suo maestro) con l’ipotesi di potenziali evolutivi lungo tutto l’arco della vita. Erikson costruì un modello con otto stadi di sviluppo evolutivo, ognuno dei quali caratterizzato da aspetti positivi e negativi. Ogni volta che l’individuo riesce a superare una “crisi evolutiva” può passare allo stadio successivo (ad esempio, il superamento del primo stadio è caratterizzato dalla risoluzione del conflitto tra la fiducia e la sfiducia di base). Le otto fasi di Erikson sono: 1) infanzia, 2) prima infanzia, 3) età genitale, 4) età scolare, 5) adolescenza, 6) prima età adulta, 7) seconda età adulta e 8) vecchiaia Il modello Levinson → altro modello di rilievo è quello imposto da Daniel Levinson focalizzato sullo sviluppo della personalità nel corso della vita – in particolare in età adulta –. Secondo la tua teoria il ciclo vitale si compone di quattro ere di circa 25 anni (con alcuni periodi di sovrapposizione). La sequenza evolutiva proposta include: infanzia (dalla nascita ai 22 anni), la prima età adulta (dai 17 ai 45 anni), la parte intermedia della vita adulta (dai 40 ai 65 anni) e la parte finale (da 65 anni in poi). La struttura del ciclo consiste in periodi di stabilità alternati a tre fasi di transizione in cui avvengono i cambiamenti Il ciclo di vita viene inteso oggi come un continuum, un modello flessibile che tiene conto della notevole variabilità individuale negli schemi di evoluzione e cambiamento Qualunque caratteristica o condizione individuale o di contesto, e qualunque fattore o evento negativo-traumatico durante l’infanzia in grado di accrescere la probabilità di sviluppare un disagio mentale Fattori di rischio e vulnerabilità nel ciclo di vita - fattori di rischio = spingono verso condizioni di disagio e disturbo - fattori protettivi = costituiscono le risorse che permettono di recuperare equilibrio e benessere Salute mentale → stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le proprie capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni Possono essere: individuali → genetici, parentali, temperamentali, patologie psicofisiche del bambino etc ambientali → condizioni socio-economiche avverse, isolamento ed esclusione sociale, ingiustizie e discriminazioni, esposizione a violenze, esposizione ad eventi traumatici etc Eventi stressanti →possono comprendere eventi negativi (insuccesso scolastico, licenziamento, un incidente etc) oppure eventi ritenuti generalmente positivi (matrimonio, l’arrivo delle ferie, inizio di un nuovo lavoro etc) si possono avviare processi distorti e involutivi, si possono determinare e radicare stati di disagio che di nuovo includono disturbi Modello vulnerabilità-stress → teoria della patogenesi dei disturbi mentali, che sottolinea l’effetto combinato di vulnerabilità genetica e stress. Secondo questa Additività teoria tutte le persone hanno un certo livello di fattori di rischio predisponenti per un (somma) qualsiasi disturbo dato. Tuttavia, per gli individui c’è un punto in cui di manifesta un determinato disturbo, un punto che dipende dall’interazione tra la presenza di fattori di rischio e il grado di stress sperimentato dall’individuo Modelli ipsativi → si basano su una relazione inversa, tale che maggiore è la presenza di un fattore, minore è l’altro fattore necessario per far emergere il disturbo. La diatesi e lo stress insieme portano al manifestarsi della psicopatologia e qualunque sia la somma, essa riflette una relazione inversa. Pertanto, il grado di effetto di uno dei due fattori può essere compensato dall’altro Fattori protettivi → fattori individuali ed ambientali in grado di “proteggere” la persona nella sua globalità, favorendone la possibilità di fronteggiare con maggiore competenza i vasi aspetti della vita. Fra i fattori protettivi sono indicati: buon livello di sicurezza e fiducia di base, caratteristiche temperamentali, rapporto buono e armonioso con il corpo, buon rapporto con le sensazioni corporee, capacità empatica e riflessiva etc Resilienza → in psicologia, indica la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di adattare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà si tratta di un aspetto e di una dimensione soggettiva da valutare globalmente nella storia di una persona e in relazione al contesto resilienza = consolidamento delle competenze-abilità (skills) dell’individuo e dei contesti nonostante situazioni stressanti vi sono dei fattori che aumentano la resilienza come: autostima, altruismo, autosufficienza, fiducia, sicurezze economiche, presenza di figure di riferimento etc termine resilienza si contrappone con il termine vulnerabilità = condizione di rischio dove prevalgono meccanismi diretti ed indiretti di progressivo disadattamento Stress psicosociale → eventi acuti o cronici di origine psicologica e/o sociale che hanno il potenziale di interferire con l’omeostasi biopsicosociale dell’individuo Due modelli di prevenzione primaria attualmente riconosciuti: modello “disease specific pathway model (DSP)”: azioni focalizzate su una specifica difficoltà di salute modello “non specific vulnerability model (NSVS)”: orientato in modo aspecifico verso fattori più generali Relazione vulnerabilità, resilienza e trauma stress e trauma sono in assoluto i più importanti fattori di rischio per l’insorgenza di disturbi mentali il trauma rappresenta una condizione necessaria ma NON sufficiente a determinare i quadri psicopatologici dello spettro post-traumatico la risposta di un soggetto a determinati eventi stressanti è il risultato di un’interazione dinamica tra fattori di rischio, vulnerabilità e fattori protettivi Determinanti nella salute mentale fattori biologici fattori psicologici Influenza reciproca fattori sociali Determinanti sociali insieme delle condizioni strutturali a cui le persone sono esposte nel corso della vita queste condizioni strutturali includono fattori quali: il reddito, l’occupazione, l’istruzione, l’alloggio, il sostegno sociale e la discriminazione persone esposte a circostanze di cita sfavorevoli → maggiormente vulnerabili alle relative problematiche di salute mentale negli ultimi decenni abbiamo assistito a due enormi trasformazione nel panorama della salute mentale: 1) aumento della consapevolezza pubblica e della difesa della salute mentale e 2) aumento di atteggiamenti positivi nei confronti delle principali patologie psichiche “malattia della povertà” (Micheal Marmot, 2016) → povertà = principale causa di disuguaglianza Influenza lo stato Sviluppo sostenibile → sviluppo che soddisfa i bisogni psichico e il del presente senza compromettere la capacità delle funzionamento cerebrale generazioni future di soddisfare i propri bisogni per raggiungere lo sviluppo sostenibile (secondo le Nazioni Unite) è fondamentale armonizzare tre elementi fondamentali: 1. crescita economica Elementi cruciali per il 2. inclusione sociale benessere dell’individuo e della 3. protezione dell’ambiente società Sviluppo infantile → tre principali traiettorie di esposizione in grado di influenzare lo sviluppo del bambino: 1. effetti di latenza: fattori biologici o evolutivi avversi che esercitano il loro impatto anni o decenni dopo, un chiaro esempio è l’ipotesi sulle origini del feto. Secondo questa ipotesi il peso alla nascita, la dimensione della placenta e l’aumento di peso del primo anno aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari nel quinto decennio 2. processi cumulativi: accumulo di esposizioni positive e negative nel corso della vita 3. (?) Povertà → le nazioni unite definiscono due tipi di povertà: 1. povertà assoluta: si basa sulla disponibilità di denaro necessario a soddisfare i bisogni primari (cibo, vestiti, abitazione etc) e non sulla qualità della vita o sulle ineguaglianze sociali 2. povertà relativa: concetto più moderno che va al di là della mera disponibilità di mezzi e risorse materiali. Si è “poveri” in relazione agli altri tra i quali si vive. La povertà relativa definisce i poveri di una società in relazione allo stato economico degli altri membri della medesima società Povertà vitale: situazione psicologico-esistenziale che va oltre la privazione materiale ed economica. Esiste infatti, anche una privazione valoriale o affettiva. La privazione affettiva fa riferimento ad una dimensione esistenziale, non concretizzabile in dati numerici povertà di relazioni, povertà affettiva, senso di vuoto, caduta di valori, perdita del senso morale e religioso sono indici di questa nuova forma di “povertà vitale” Differenze di genere → il genere è una determinante critico di salute e di malattia mentale. È una variabile in grado di influenzare aspetti diversi dei disturbi mentali (prevalenza, espressione sintomatologica, decorso, risposta al trattamento etc). Uomini e donne sono differenti in termini biologici e di esperienze. Vi è una diversità anche nella risposta ai farmaci donne → presentano questioni di salute specifiche di genere (gravidanza, menopausa, apparato genito-urinario femminile etc). Il National Institute of Health (NIH) indica che le donne muoio (più frequentemente degli uomini) di sequele di attacco cardiaco, hanno una probabilità doppia di soffrire di depressione e ansia, sono più frequenti i disturbi del tratto urogenitale e le conseguenze delle malattie sessualmente trasmissibili sono più gravi La disuguaglianza di genere si esprime socialmente in termini di povertà, mancanza di potere, accesso limitato alle risorse, mancanza di scelta etc. La discriminazione, la disuguaglianza e la disparità sono determinanti maggiori di disturbo mentale Il termine genere si riferisce agli attributi sociali, alle circostanze e alle relazioni associate all’essere maschio e femmina. Queste caratteristiche sono costruire e apprese socialmente, sono specifiche rispetto al contesto e cambiano con l’età. Il genere determina ciò che ci si aspetta, è consentito e apprezzato in una donna o in un uomo La disforia di genere non viene considerata come un disturbo mentale. Le persone transgender sono più propense a manifestare problemi mentali rispetto alle persone comuni. Adulti e adolescenti con disforia di genere sperimentano un grado molto più alto di ansia, disturbi alimentari, depressione e ideazione suicida. Le persone transgender sono soggette a subire ciò che viene definito “stress delle minoranze” con conseguenze di salute negative Substrati neurobiologici delle differenze di genere: I. il volume cerebrale totale è maggiore negli uomini che nelle donne II. nelle donne la percentuale di sostanza grigia è maggiore III. negli uomini in percentuale c’è più sostanza bianca IV.differenze di genere nei neurotrasmettitori di serotonina, dopamina e GABA Teoria di Baron-Cohen empatia (comportamenti sociali ed emotivi capaci di predire i sentimenti altrui)→ nella donna predispone a disturbi depressivi, d’ansia, del comportamento alimentare sistematizzazione (comportamenti pratici basati sulle regole) → nell’uomo predispone a disturbi dello spettro autistico e ADHD Differenze di genere nei farmaci: inizialmente le donne erano poco incluse (fino ai primi anni ‘90) vi sono diversi effetti collaterali e differente efficacia → antidepressivi SSRI nelle donne sono più efficaci ma, dopo la menopausa la loro efficacia diminuisce Differenze di genere nei disturbi d’ansia: 19,1% degli adulti negli USA ha un disturbo d’ansia ogni anno tra il 5 e il 12% dei bambini sotto 18 anni sperimenta problemi di ansia le donne hanno maggiore probabilità di sviluppare sintomi prima dei 21 anni all’età di 6 anni, le ragazze avevano già il doppio delle probabilità rispetto ai ragazzi di sperimentare un disturbo d’ansia le donne autovalutano i propri sintomi di ansia peggiori rispetto agli uomini donne → comorbidità con depressione e bulimia nervosoa uomini → comorbidità con dipendenza da nicotina e disturbo antisociale di personalità prevalenza life-time uomo:donna per diagnosi disturbo d’ansia è rispettivamente 1:1,7 e 1:1,79 Differenze di genere PTSD (disturbo da stress post-traumatico) DSM-V → criterio A: esposizione ad evento traumatico Criterio B: sintomi intrusivi di rivissuto → ricordi spiacevoli, incubi ricorrenti, allucinazione, flashback Criterio C: evitamento persistente degli stimoli associati al trauma Criterio D: alterazione negativa dei pensieri e dell’umore Criterio E: sintomi persistenti di alterazione dell’arousal → difficoltà a mantenere il sonno, comportamenti auto-distruttivi, scoppi di collera, ipervigilanza e esagerate risposte di allarme Il 70% della popolazione è esposta ad almeno un evento traumatico nel corso della vita e dal 5 al 10% della popolazione esposta mostra un disturbo post-traumatico. Gli eventi traumatici di tipo interpersonale sono associati ad una più elevata prevalenza di PTSD (50% stupri e 32% aggressioni fisiche) mentre i traumi di origine naturale o incidenti stradali hanno prevalenze minori (rispettivamente 3,8% e 8%). Il PTSD è due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini. I cluster di sintomi PTSD sono costantemente più severi nelle donne, esse esprimono più angoscia e sperimentano maggiormente il cluster “rivivere” Linea di continuità che collega la tristezza al Differenze di genere nella depressione: dolore (nuclei centrali della depressione) tra i 15 e i 54 anni, le donne hanno un rischio di depressione maggiore rispetto agli uomini sintomi depressivi > nelle donne rischio di ideazione suicidaria > nelle donne disturbi dell’umore nel ciclo vitale femminile: disturbo disforico premestruale, depressione perinatale, depressione perimenopausa 6. Embodiment e sviluppo del sé Embodiment → il termine inglese si traduce come “mente incarnata” ed è concepito in rapporto alla Teoria della Mente e ai nuovi approcci sulla questione del rapporto tra mente e corpo. Secondo il modello dell’embodiment l’esperienza corporea sarebbe in grado di plasmare le esperienze emotive e gli schemi cognitivi – e viceversa –. La mente non è esclusivamente nel cervello, ma è embodied, è imbrigliata nel corpo embodied cognition (cognizione incarnata) → lo studio dei processi cognitivi che tiene conto dei fattori corporei come costitutivi della cognizione. Il concetto di cognizione incarnata sostiene che le reazioni emotive e i processi cognitivi sono profondamente influenzati dalle caratteristiche biologiche e posturali del corpo. Il modo in cui percepiamo e comprendiamo il mondo è estremamente legato all’interazione tra la mente e il corpo 1. 2. 3. Spinoza superò il Freud evidenzia il ruolo Donald winnicott colloca nei dualismo cartesiano centrale del corpo negli primi anni di vita, attraverso mente-corpo studi sull’isteria la relazione con la madre, lo sviluppo del sé Alcune pazienti 4. manifestarono sintomi somatici associati a La scoperta nei primi anni ‘90 dei neuroni disturbi psichici a specchio nel cervello (area F5 corteccia premotoria) dei macachi e le successive scoperte dei meccanismi specchio nel cervello dell’essere umano hanno suggerito l’esistenza di una modalità di accesso diretto al significato dei comportamenti altrui Il senso di sé è sviluppato precocemente, a partire da un sé che è prima di tutto fisico e corporeo e che è costituito dalla possibilità di interagire e agire con l’altro. La scoperta dei neuroni specchio fornisce una nozione di intersoggettività che parte prima di tutto dall’intercorporeità ovvero la reciproca risonanza senso-motoria dei comportamenti intenzionali significativi. L’intercorporeità è la fonte di conoscenza principale che abbiamo degli altri Psicopatologia dell’embodiment → fondamentale per lo studio delle malattie mentali corpo soggettivo (Leib): corpo vissuto al livello pre-riflessivo → non è di per sé percepito in modo esplicito, opera in ogni azione e interazione con gli altri (senza richiedere attenzioni). Comprende quelle capacità e disposizioni che non sono rappresentazioni o regole ma funzionano nella quotidianità in modo tacito o implicito – prima che noi riflettiamo sulla nostra esperienza –. Il corpo vissuto include i sentimenti esistenziali, come sentirsi a casa, appartenere al mondo, avere il senso della realtà etc corpo oggetto (Korper): corpo percepito come oggetto – anche dagli altri – → il corpo tende a cancellarsi nelle attività e appare come un oggetto di attenzione cosciente. In questi casi, le attività del corpo sono esplicite Corpo soggettivo (Leib) Corpo oggetto (Korper) Schema corporeo Immagine corporea Interazione di sistemi Sistema di percezioni sensomotori che regolano coscienti, attitudini emotive inconsciamente la postura e il e convenzioni cognitive che movimento del corpo in riguardano il proprio corpo. relazione all’ambiente. Esso L’immagine corporea corrisponde ad operazioni corrisponde ad una esplicita implicite consapevolezza del corpo Corpo soggettivo (Leib) Schizofrenia → disturbo che viene individuato ad un livello inferiore, considerando fondamentale l’embodiment, il disembodiment. Questo concetto include l’indebolimento del senso di base di sé. Come risultato del disembodiment, lo stato pre-riflessivo, l’immersione dell’Io nel mondo è persa. Nella percezione, il disembodiment si manifesta come ridotta capacità di riconoscere gli aspetti familiari degli oggetti percepiti che si trasformano in apparizioni e fantasmi. I pazienti con schizofrenia parlano spesso di scissione tra la loro mente e il loro corpo. Il senso fondamentale dell’essere-con gli altri è sostituito da un senso di distacco che può diventare minaccioso Corpo soggetto (Leib) Depressione → il corpo perde fluidità e la trasparenza di un “mezzo” e diventa pesante, solido, oppone resistenza alle intenzioni e agli impulsi dell’individuo. Invece di consentire l’accesso al mondo, il corpo sta in piedi come un ostacolo. Nei pazienti depressi, la spinta e l’impulso, l’appetito, la volontà e la libido sono ridotte o perse Corpo oggetto (Korper) Anoressia nervosa → concettualizzata come un disturbo dell’immagine corporea, caratterizzata da una restrizione nell’assunzione di cibo e da una significativa perdita di peso, contornata da una “paura di ingrassare” e una visione di sé e della propria condizione distorta. Avviene una grave alienazione di sé da corpo, che viene vissuto sempre più come un oggetto esterno. La visione oggettiva o esterna del corpo è strettamente legata all’intersoggettività, “il mio corpo diventa cosciente per me in particolare da un altro punto di osservazione, diventa quindi un corpo-per-gli-altri” le pazienti anoressiche nella loro inflessibile ricerca della perfezione, di alienano sempre di più dal loro corpo. La tensione dell’essere un corpo e avere un corpo diventa un radicale dualismo di mente e corpo Modelli contemporanei di isteria → teoria neo-dissociativa di Hilgard, esiste un sistema cognitivo multiplo, coordinato da un “Io esecutivo”, al quel sono subordinati dei sottosistemi di controllo cognitivo, organizzati in gerarchie. Il disembodiment corrisponde all’interruzione dei collegamenti tra le strutture 7. Transizione adolescenza – età adulta Nascita psichiatria infantile fine del Settecento ci avviciniamo alla nascita ufficiale della psichiatria infantile il medico John Haslam visitò una bambina di 3 anni che presentava una regressione dalle precedenti acquisizioni dello sviluppo → la “prima descrizione di follia infantile” Aree di interesse principale → 1) ritardo mentale e 2) delinquenza minorile In Italia i pionieri della psichiatria infantile sono stati Sante de Sanctis, Giuseppe F. Montesano 1899 a Chicago venne fondato il primo tribunale per minorenni. In e Maria Montessori genere si attribuisce a questa data la nascita ufficiale della psichiatria ➔ DSM-III (1980) infantile in America La sezione di psichiatria infantile, intitolata “Disturbi che esordiscono di solito nell’infanzia, nella fanciullezza o nell’adolescenza” viene posta Negli anni ‘30 negli USA la psichiatria all’inizio del manuale – ed è molto ricca – infantile iniziò a crescere vertiginosamente (1935 vi erano già ➔ DSM-IV (1994) 617 ambulatori di psichiatria infantile) Introduce importanti modifiche e aggiornamenti nei criteri diagnostici per i disturbi dell’infanzia. Verrà introdotto il disturbo da deficit dell’attenzione, l’ADHD e nuove diagnosi, come il Tic, il disturbo dell’apprendimento etc ➔ DSM-V (2013) Introduce il concetto di spettro autistico sotto il termine più ampio di Disturbo dello spettro Autistico (ASD), ha ridefinito l’ADHD, ha eliminato il Disturbo dell’alimentazione della prima infanzia incorporandolo in altre diagnosi Psicopatologia dell’età evolutiva presupposto essenziale per valutare i comportamenti e i vissuti dei bambini e dei ragazzi è effettuare un’attenta e obiettiva valutazione del bambino sviluppo → mutamenti sistematici che hanno luogo dal concepimento alla morte (shaffer, 1993) metodo longitudinale → importante per l’analisi dell’età evolutiva distinzione fra: 1. fattori di crisi (normalità) → necessari per rivedere e arricchire il precedente assetto funzionale del bambino 2. fattori di rischio (psicopatologia) → alterazione e indebolimento Disturbi del neurosviluppo condizioni che emergono durante l’infanzia o l’età evolutiva e influenzano il funzionamento del sistema nervoso in modo permanente o a lungo termine hanno impatto significativo sulle capacità cognitive, emotive, sociali e comportamentali i sintomi e le caratteristiche del disturbo possono variare da persona a persona (anche all’interni della stessa categoria di disturbo i disturbi del neurosviluppo sono: 1. Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) 2. disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) 3. disturbi specifici dell’apprendimento 4. disturbo di linguaggio Il DSM distingue 6 quadri: 5. disturbo di coordinazione motoria 1. disturbo oppositivo-provocatorio 6. disturbo della condotta 2. disturbo esplosivo intermittente 3. disturbo della condotta 4. disturbo della condotta calloso- anemozionale Comportamenti di violazione delle regole de vivere 5. disturbo di personalità antisociale comune o dei diritti di altri. La prevalenza dei disturbi di 6. disturbo da comportamento dirompente condotta è tra il 3 e l’8%. Prevalenza tra gli individui di non altrimenti specificato sesso maschile di circa 7 a 1 rispetto al sesso femminile. Esiste una familiarità del disturbo e una maggiore distribuzione nelle classi sociali più disagiate Deficit specifico della capacità di elaborazione delle proprie emozioni relativa agli stimoli negativi che comporta Disabilità intellettiva l’incapacità di corrispondere in modo affettivamente adeguato alle sollecitazioni prevalenza del 1,5% ambientali. Sono presenti almeno due tra le disturbo inizia prima dei 18 anni seguenti caratteristiche: scarso senso di quoziente intellettivo di 70 punti o colpa, freddezza, anaffettività e disinteresse inferiore nei confronti delle proprie prestazioni Adolescenza periodo dell’esistenza in cui si verificano condizioni del tutto caratteristiche che determinano un processo maturativo. Il corpo e i suoi cambiamenti sono in assoluto i protagonisti il 75% delle patologie “L’adolescenza è una scoperta personale durante la quale ogni psichiatriche sembra soggetto è impegnato in un’esperienza: quella di vivere. Il un problema: quello di esistere” D. W. Winnicott, 1959 esordire in questa età prevalenza dei disturbi psichiatrici nell’adolescenza pari al 21,8% abuso di sostanze, disturbi d’ansia e depressione sono i più frequenti Studi longitudinali indicano che esistono in adolescenza percorsi evolutivi diversi che 79% della popolazione adolescenziale complessiva possono essere sintetizzati in tre modelli: sviluppo continuo → 23% della popolazione asolescenziale. Evoluzione graduale e buona capacità di affrontare i nuovi compiti psicosociali. Realizzazione dei propri obiettivi, background genetico e ambientale molto buono sviluppo a ondate → 35% dei giovani. Crescita a sbalzi e sequenza clinica di evoluzione e regressione. Più bisogno di energia per padroneggiare i compiti evolutivi. Possono essere presenti vulnerabilità psichiche di base ed esperienze traumatiche ambientali sviluppo tumultuoso → 21% giovani. Evidenti problemi di comportamento in famiglia e nella scuola. Marcati conflitti interni ed esterni. Ambienti particolarmente instabili e sfavorevoli. Elevato rischio di sviluppare psicopatologie Il restante 21% della popolazione adolescenziale non ha una fisionomia ben definita Disagio dell’età adolescenziale → condizione legata a percezioni soggettive di malessere e se ne possono distinguere tre categorie: 1. disagio evolutivo endogeno: caratterizza tutti i giovani ed è provocato dalla difficoltà di affrontare i cambiamenti a cui stanno andando incontro 2. disagio socioculturale endogeno: condizionamenti da parte della società 3. disagio cronicizzante: sommario delle precedenti forme di disagio di fattori di rischio individuali e ambientali Fattori di rischio – Adolescenza bullismo stress materno eventi traumatici svantaggio sociale utilizzo di cannabis → più del 5% dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni riferisce di aver assunto sostanze psicoattive esposizione a stress cronico vivere in un contesto urbano mancanza di specifici nutrienti La diagnosi psicopatologica e la valutazione clinica → è necessario osservare: difficoltà a rinunciare a forme di comportamento infantile nostalgia per il mondo dell’infanzia capacità di distinguere tra realtà esterna e prodotto della mente ruolo delle relazioni interpersonali controllo degli impulsi rappresentazione del futuro e progettualità presenza di comportamento ossessivo adeguatezza rapporti famiglia e coetanei Solitudine → straordinaria diffusione di uno spiccato senso di solitudine internet paradox: instaurarsi di una dipendenza da internet può associarsi a un’elevata percezione dei senso di solitudine e sentimenti depressivi Continuità tra psicopatologia dell’età evolutiva e dell’età adulta → bisogna tener conto di tre aspetti diversi: 1. la comorbidità → modifica e interferisce con il percorso psicopatologico 2. i disturbi in età evolutiva si presentano con sintomi diversi 3. i fattori protettivi e di rischio svolgono un ruolo significativo nel determinare lo sviluppo di un disturbo Il 70-72% degli adolescenti presenta almeno un disturbo psichiatrico in associazione (disturbi d’ansia, ADHD, disturbo bipolare etc) ASD nell’età della transizione primi sintomi disturbo emergono nella primissima infanzia stabilità diagnostica tra il 70-80% → andamento sintomatologico: globale miglioramento dei sintomi, persistente deficit delle capacità meta-cognitive, rigidità cognitiva, difficoltà a comprendere i sentimenti dell’altro il decorso del disturbo subisce una significativa trasformazione durante il periodo di transizione adolescenziale Aree del - permangono i comportamenti atipici comportamento ripetitivo e - si riducono i comportamenti motori stereotipati e le stereotipato esplorazioni sensoriali atipiche Aree dei - miglioramento dell’irritabilità, dei comportamenti comportamenti aggressivi (anche se nel 20% dei casi questi problematici continuano a permanere) Riassunto pdf cap. 9 LA SEMEIOTICA PSICHIATRICA La semeiotica psichiatrica La semeiotica psichiatrica è una disciplina che si occupa dello studio sistematico delle alterazioni psicopatologiche delle funzioni psichiche. Si tratta di uno studio descrittivo che cerca di definire e distinguere i comportamenti anormali da quelli normali. Aree di interesse della psicopatologia La psicopatologia si interessa di diverse aree della psiche umana, tra cui la percezione, il pensiero, l'attenzione, la coscienza, la memoria, l'intelligenza, l'umore ed affettività, la volontà e la psicomotricità, l'esperienza e la coscienza dell'Io. Vi sono tre disturbi identificabili: 1. disturbi del contenuto del pensiero (idee prevalenti e deliri) 2. disturbi della forma del pensiero (distorsioni del pensiero e disturbi del linguaggio e del discorso) 3. disturbi dell’esperienza dell’Io Karl Jaspers e la definizione di delirio Secondo Karl Jaspers, il delirio è caratterizzato da tre criteri fondamentali: la certezza soggettiva, l'incorreggibilità e l'impossibilità o falsità del contenuto. Inoltre, Jaspers distingue tra delirio e deliroide, quest'ultimo derivabile da stati affettivi, disturbi psicosensoriali o tratti del carattere. La suddivisione tipologica dei deliri Secondo l'ottica anglosassone, i deliri possono essere suddivisi in: 1) congruità o incongruità del tema del delirio con l'umore e 2) bizzarria del contenuto. Ad esempio, i deliri di colpa, rovina e malattia sono congrui con lo stato depressivo, mentre i deliri di grandezza e poteri speciali sono congrui con la mania. Mentre, si definisce bizzarro un delirio che l’ambiente culturale della persona considera totalmente non plausibile La formazione del delirio secondo Schneider Secondo Schneider, il delirio può essere formato attraverso l'intuizione delirante, in cui una rappresentazione viene legata a un convincimento delirante, o attraverso la percezione delirante, in cui un fenomeno viene interpretato in modo distorto e delirante. Quest'ultima è considerata un sintomo di primo rango della schizofrenia. Tematiche del delirio Le tematiche del delirio possono riguardare il riferimento, la persecuzione, la grandezza, la colpa, la rovina, l'errata identificazione, la negazione (sindrome di Cotard), l'ipocondria, il dismorfismo, la trasformazione corporea, la fantasia e la querela. Ognuna di queste tematiche può manifestarsi in modo diverso a seconda del soggetto e del tipo di delirio. Disturbi della forma del pensiero I disturbi della forma del pensiero sono caratterizzati da una compromissione della capacità di stabilire nessi associativi, da neologismi e da costruzioni illogiche. Questi disturbi possono essere: Disturbi intrinseci del pensiero pensiero concreto → selezione di una qualità fisica di un concetto a spese del significato globale iperinclusione → ampliamento inappropriato di un concetto illogicità → spiegazioni bizzarre Disturbi del linguaggio e del discorso logorrea fuga del pensiero mutacismo Disturbi quantitativi rallentamento eleoquio blocco del pensiero neologismi risposte di traverso Disturbi qualitativi incoerenza Disturbi dell'esperienza dell'Io I disturbi dell'esperienza dell'Io sono caratterizzati da una perdita della distinzione tra interno ed esterno, tra contenuti propri e altrui. Questi sintomi colpiscono la dimensione del "concernente l'Io" o del "concernente il Me". In particolare, si manifestano attraverso la diffusione del pensiero (convinzione che i propri pensieri siano sentiti da altri), l'eco del pensiero, il furto del pensiero (il soggetto afferma che i pensieri gli sono stati portati via), l'inserzione del pensiero, il delirio di influenzamento somatico e il delirio di influenzamento della volontà e/o delle emozioni. Percezione La percezione è il processo attraverso cui gli stimoli sensoriali vengono trasferiti in informazioni psicologiche e portati a livelli di coscienza. I disturbi della percezione si dividono in distorsioni sensoriali, come l'iperestesia, l'iperacusia, la micropsia, la macropsia e la dismegalopsia, e in false percezioni, come le illusioni (percezioni inadeguate degli oggetti che provengono da stimoli reali e che si fondono con elementi psichici soggettivi), le allucinazioni, le pseudoallucinazioni e le allucinosi. Le allucinazioni sono percezioni senza oggetto, che possono essere di diversi tipi, come le allucinazioni ipnagogiche (hanno luogo durante l’addormentamento) o ipnopompiche (hanno luogo al risveglio), le allucinazioni funzionali, le allucinazioni riflesse e le allucinazioni dissociative. Vi sono poi le allucinazioni dissociativi (esperienze comuni in soggetti non psicotici) trattasi di figure umane intere presenti con alta frequenza nei mesi e negli anni successivi ad un lutto importante Pseudoallucinazioni → il percetto ha luogo in uno spazio interno e sotto forma figurativa allucinosi → corrisponde a patologie organiche Semeiotica cap.10 I disturbi dell'umore e dell'affettività → condizioni psicologiche che influenzano profondamente il modo in cui una persona percepisce e reagisce agli stimoli esterni e interni. 1. Definizione di Umore e Affettività: L'umore è descritto come un "insieme emozionale" che comprende sentimenti, affetti, emozioni, temperamento e carattere, influenzando la percezione del mondo. Per il DSM-V l’umore è una “atmosfera emotiva” pervasiva e durevole L'affettività è una condizione emotivo-sentimentale variabile, in cui la persona vive affetti specifici come rabbia, tristezza e amore, e deve essere valutata attraverso l'osservazione comportamentale. Per il DSM-V l’affetto esprime cambiamenti fluttuanti del “clima emozionale” 2. Tipi di Umore: Umore Normale (Eutimico): Reazione equilibrata e flessibile agli stimoli ambientali Umore Patologico: Caratterizzato da rigidità e incapacità di adattarsi ai cambiamenti, influenzato da patologie come depressione o mania Principali tipi di umore patologico f Umore Depresso: Dominato da sentimenti di tristezza, infelicità e pessimismo Umore Maniacale: Elevazione anormale dell'umore, che può manifestarsi in modo euforico o irritabile Umore Disforico: Una miscela di sentimenti di insoddisfazione, irritabilità, ansia e euforia vissuti in rapida e inestricabile successione. Disforia → stato d’animo in cui non prevale un chiaro orientamento dell’umore Umore Irritabile: Reazione emotiva caratterizzata da scarso controllo della rabbia e impazienza I disturbi dell'affettività comprendono una serie di condizioni psicologiche che influenzano il modo in cui una persona vive e esprime le proprie emozioni. Ecco un elenco dei principali disturbi dell'affettività: 1. Depressione Maggiore (DM): Caratterizzata da un umore depresso persistente, perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane, e sintomi come tristezza, affaticamento, e difficoltà di concentrazione 2. Disturbo Bipolare (DB): Comprende episodi di umore maniacale (elevazione dell'umore) alternati a episodi di umore depresso. Durante le fasi maniacali, la persona può sentirsi euforica, energica e avere un'elevata autostima 3. Disturbo Depressivo Persistente (DDP): Una forma di depressione meno grave ma cronica, in cui l'umore è costantemente basso per un periodo prolungato, spesso accompagnato da sintomi di depressione 4. Disturbo Affettivo Stagionale (SAD): Un tipo di depressione che si verifica in determinati periodi dell'anno, solitamente in inverno, quando ci sono meno ore di luce solare 5. Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD): Sebbene non sia esclusivamente un disturbo dell'affettività, può comportare alterazioni significative nell'affettività, come l'apatia, l'irritabilità e l'evitamento emotivo dopo un evento traumatico 6. Disturbo della Personalità Emotivamente Instabile (Borderline): Caratterizzato da instabilità nelle relazioni interpersonali, nell'immagine di sé e nell'umore, con episodi di intensa irritabilità, ansia o depressione 7. Disturbi dell'Affettività Non Altrimenti Specificati: Questi includono vari disturbi affettivi che non rientrano nelle categorie precedenti ma che presentano sintomi significativi di alterazione dell'umore e dell'affettività Questi disturbi possono manifestarsi in vari modi e richiedono un'accurata valutazione clinica per una diagnosi e un trattamento adeguati. La comprensione delle specifiche caratteristiche di ciascun disturbo è fondamentale per fornire un supporto efficace. 3. Sintomi Associati: - Ambivalenza Affettiva: Presenza simultanea di sentimenti opposti - Apatia: Mancanza di risposta affettiva a stimoli esterni e interni che normalmente provocano una risposta - Anedonia: Diminuzione della capacità di provare piacere - Alessitimia: “umore senza parole” - Dissociazione affettiva: grado estremo di inadeguatezza affettiva cioè della discordanza fra affettività e avvenimento - Perplessità: stato di dubbio con angoscia (“tensione sospettosa”) 5. Osservazione Clinica: I disturbi dell'affettività devono essere valutati non solo in base ai racconti del soggetto, ma anche attraverso l'osservazione visiva da parte dell'esaminatore, poiché l'affetto è un pattern di comportamenti osservabili. In sintesi, i disturbi dell'umore e dell'affettività rappresentano una vasta gamma di condizioni che influenzano il benessere emotivo e la capacità di interagire con il mondo, richiedendo un'accurata valutazione clinica per una diagnosi e un trattamento appropriato. Il concetto di volontà e psicomotricità si riferisce all'interazione tra processi emotivi, motivazionali e comportamentali nell'individuo. Ecco un riassunto delle principali caratteristiche: 1. Definizione di Psicomotricità: La psicomotricità è vista come l'espressione motoria e gestuale del mondo affettivo e motivazionale di una persona. Essa riflette come le emozioni e le motivazioni influenzano il comportamento motorio 2. Collegamento tra Volontà e Psicomotricità: La volontà è considerata un elemento chiave che guida l'azione. Essa si manifesta attraverso: - Consapevolezza all'agire: Riconoscere le proprie intenzioni e motivazioni - Spinta all'agire: La motivazione che porta a intraprendere un'azione - Controllo sull'agire: La capacità di regolare e dirigere le proprie azioni in base agli obiettivi e alle circostanze 3. Disturbi del Comportamento Psicomotorio: I disturbi della volontà e della psicomotricità possono manifestarsi in vari modi, influenzando la capacità di un individuo di interagire con il mondo. Questi disturbi possono includere: - Rallentamento psicomotorio - Inerzia o mancanza di iniziativa - Comportamenti impulsivi o discontrollati - Arresto psicomotorio (stupor) → il paziente in stato di coscienza vigile non reagisce agli stimoli. Vi è una quasi totale immobilità corporea - Catatonia → rigidità muscolare - Acatisia → irrequietezza motoria. Essa può essere un effetto collaterale della terapia antipsicotica o una sindrome ansiosa - Aprassia → incapacità di eseguire un’attività motoria finalizzata a uno scopo 4. Importanza Clinica: La valutazione della volontà e della psicomotricità è cruciale in ambito clinico, poiché le alterazioni in queste aree possono indicare condizioni psicopatologiche. L'osservazione del comportamento motorio e della volontà può fornire indizi significativi sullo stato emotivo e psicologico di un individuo. In sintesi, la volontà e la psicomotricità sono interconnesse e giocano un ruolo fondamentale nel comportamento umano, influenzando come le persone agiscono e interagiscono con il loro ambiente. La comprensione di queste dinamiche è essenziale per la diagnosi e il trattamento di vari disturbi psicologici. Il tema delle ossessioni, delle compulsioni e della coscienza è centrale nella comprensione dei disturbi ossessivo-compulsivi. Ecco un riassunto delle principali caratteristiche: 1. Ossessioni: le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi intrusivi ricorrenti che causano ansia o disagio significativo. Questi pensieri sono percepiti come indesiderati e spesso il soggetto cerca di ignorarli o di sopprimerli, ma senza successo. 2. Compulsioni: le compulsioni sono comportamenti o azioni mentali ripetitive che una persona si sente costretta a eseguire in risposta a un'ossessione o secondo regole rigide. Questi comportamenti sono diretti a prevenire un evento temuto o a ridurre il disagio, ma non sono realistici o proporzionati alla situazione. Esempi di compulsioni includono il "washing" (lavaggio), l'ordinamento, il controllo e il conteggio. 3. Coscienza: stato di consapevolezza di sé e dell’ambiente. I disturbi dello stato di coscienza si riferiscono a alterazioni nella consapevolezza e nella percezione dell'individuo riguardo a sé stesso e all'ambiente circostante. 1. Tipi di Disturbi della Coscienza: I disturbi della coscienza possono manifestarsi in vari modi e possono essere classificati in base a diversi criteri. Alcuni dei principali tipi di alterazioni includono: - Diminuzione della lucidità: la capacità di comprendere e rispondere in modo appropriato agli stimoli ambientali è compromessa - Alterazioni dell'orientamento spazio-temporale: difficoltà nel riconoscere il tempo e il luogo in cui ci si trova. - Ampiezza del campo di coscienza: riduzione della capacità di percepire e elaborare informazioni 2. Cause dei Disturbi della Coscienza: Questi disturbi possono derivare da una varietà di fattori, tra cui: - Condizioni neurologiche (es. epilessia, traumi cranici). - Disturbi psichiatrici (es. psicosi, deliri). - Intossicazione da sostanze o astinenza - Malattie sistemiche che influenzano il funzionamento cerebrale Coscienza dell'Io La coscienza dell'Io si riferisce alla consapevolezza che un individuo ha di sé stesso, dei propri pensieri, emozioni e stati psichici. Essa è essenziale per l'identità personale e per l'interazione con il mondo esterno. La coscienza dell'Io permette agli individui di riconoscere la propria esistenza e di avere un senso di continuità nel tempo. Essa è fondamentale per la regolazione delle emozioni e per la costruzione delle relazioni interpersonali Disturbi della Coscienza dell'Io → I disturbi della coscienza dell'Io si manifestano come esperienze di estraniamento o disconnessione dalla propria identità e dalla realtà circostante. Questi disturbi possono influenzare profondamente la percezione di sé e del mondo 1. Tipi di Disturbi: - Depersonalizzazione: Sensazione di estraneità rispetto al proprio corpo o ai propri processi mentali. Può manifestarsi come una percezione distorta di sé, dove l'individuo si sente come un osservatore esterno della propria vita. - Depersonalizzazione autopsichica: Estraniamento rispetto ai propri stati psichici - Depersonalizzazione somatopsichica: Estraniamento rispetto al proprio corpo - Derealizzazione: Sensazione che il mondo esterno sia irreale o distorto. Gli individui possono percepire l'ambiente circostante come privo di vita o come se fosse un sogno 2. Trattamento: La gestione dei disturbi della coscienza dell'Io può includere terapia psicologica, come la terapia cognitivo-comportamentale (CTP), e, in alcuni casi, farmaci per alleviare i sintomi associati Stati mentali a rischio (Cap. 11) 970 milioni di persone soffrono di disturbi mentali patologie mentali → causa del 14,4% della disabilità al Mondo covid-19 → aumento depressione e ansia del 26% e del 28% 75% dei disturbi psicotici hanno il loro picco trai i 13 e i 25 anni Schizofrenia secondo il DSM-5 TR A) sintomi caratteristici → due o più dei seguenti, presenti per una significativa porzione di tempo durante un periodo di 1 mese deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, sintomi negativi (apatia, asocialità etc) B) durata: segni continui del disturbo che persistono per almeno 6 mesi. Questi mesi devono includere almeno 1 mese di sintomi che soddisfano il criterio A C) esclusione del disturbo schizoaffettivo e del disturbo dell’umore E) esclusione di sostanze o condizione medica generale Main core della schizofrenia: attenuato senso della presenza di sé mancanza del senso comune dell’identità del sé confusa demarcazione del sé SELF-DISORDERS iperreflessività difficoltà nella comprensione di significati familiari La dopamina → media il processo di acquisizione ed espressione della rilevanza nella psicosi → disregolazione della dopamina → questa aberrazione usurpa il normale processo di attribuzione di salienza guidata dal contesto Sottogruppi: sintomi psicotici attenuati (APS): sintomi che non raggiungono il livello della soglia psicotica ma, rimangono sempre “sottosoglia” poiché non sufficientemente severi per soddisfare una diagnosi di psicosi sintomi psicotici brevi e intermittenti (BLIPS): soggetti con una recente storia di sintomi psicotici che si sono spontaneamente risolti (senza una terapia psicofarmacologica) rischio genetico e declino funzionale (GRD) Sintomi di base: - sono considerati l’immediata espressione dei disturbo - sono vissuti con uno stato di disagio - è colpita primariamente la struttura del processo di pensiero e non il suo contenuto Schizofrenia e cannabis: - aumento triplicato di rischio per la schizofrenia - l’utilizzo di cannabis abbassa l’età di esordio di tre-sei anni - i pazienti presentano: + sintomi positivi, - sintomi negativi, maggiore comportamento violento e maggiore impulsività Tipologie di intervento schizofrenia: - antipsicotici II generazione a basso dosaggio - omega 3 - terapia familiare - terapia di riabilitazione cognitiva ADHD nell’adulto cap. 12 Definizione e Sintomi: L'ADHD è descritto come un disturbo neuropsichico che si manifesta con sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività. Negli adulti, i sintomi possono manifestarsi in modi diversi rispetto ai bambini, influenzando le relazioni sociali, la vita lavorativa e la gestione quotidiana. Il DSM-V TR distungue tre forme: 1. forma con disattenzione/disorganizzazione predominante 2. forma con iperattività/impulsività predominante 3. forma combinata L'epidemiologia dell'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) negli adulti è caratterizzata da diverse statistiche e osservazioni chiave: 1. Prevalenza: La frequenza dell'ADHD è stimata intorno al 3-8% della popolazione scolastica. Tuttavia, ci sono differenze significative tra paesi a diverso reddito, con una prevalenza del 3.6% nei paesi ad alto reddito, 3.0% in quelli medio-alto e solo 1.4% in quelli a medio-basso/basso reddito 2. Comorbilità: L'ADHD è spesso presente in comorbilità con altri disturbi, come disturbi dell'apprendimento, disturbi della condotta, depressione e ansia. Si stima che nel 60-97% dei casi, l'ADHD si presenti insieme ad altre problematiche psichiatriche 3. Esordio: L'esordio dell'ADHD deve necessariamente risalire all'infanzia, con sintomi che devono manifestarsi prima dei 12 anni e in più di un contesto (ad esempio, a casa, a scuola, al lavoro) 4. Persistenza: Si riscontra una persistenza della sintomatologia ADHD nel 71% dei casi fino all'età adulta, ma solo il 15% continua a soddisfare i criteri diagnostici a distanza di 20-25 anni dalla prima diagnosi 5. Rischi associati: L'ADHD è considerato un fattore di rischio per l'insorgenza di patologie psichiatriche in età adulta, inclusi disturbi dell'umore, disturbi d'ansia, abuso di sostanze, disturbi del comportamento alimentare e comportamenti antisociali I principali sintomi dell'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) negli adulti possono essere suddivisi in due categorie principali: disattenzione e iperattività/impulsività. Ecco una panoramica dei sintomi più comuni: Disattenzione - Difficoltà a mantenere l'attenzione: Gli adulti con ADHD possono avere problemi a concentrarsi su compiti o attività, specialmente se sono noiosi o ripetitivi - Disorganizzazione: Tendono a essere disordinati, con difficoltà a pianificare e organizzare le attività quotidiane - Dimenticanze frequenti: Possono dimenticare appuntamenti, scadenze o attività quotidiane (come pagare le bollette) - Difficoltà a seguire istruzioni: Possono avere problemi a completare compiti che richiedono più passaggi o a seguire istruzioni dettagliate - Perdita di oggetti: Spesso smarriscono oggetti necessari per completare i compiti (come chiavi, documenti o materiali di lavoro etc) Iperattività/Impulsività - Inquietudine: Gli adulti possono sentirsi costantemente irrequieti, avere difficoltà a stare fermi o a rilassarsi - Parlare eccessivamente: Possono tendere a parlare molto e a interrompere gli altri durante le conversazioni - Difficoltà a aspettare il proprio turno: Possono avere problemi a rispettare i turni nelle situazioni sociali o lavorative. - Decisioni impulsive: Possono prendere decisioni affrettate senza considerare le conseguenze, il che può portare a problemi finanziari o relazionali - Scatti d'ira: Possono sperimentare labilità emotiva e scoppi d'ira, spesso in risposta a frustrazioni quotidiane L'evoluzione dell'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) nel corso della vita è caratterizzata da cambiamenti nei sintomi e nelle manifestazioni cliniche. Ecco i punti salienti riguardanti l'evoluzione del disturbo: 1. Manifestazione nei Bambini: Nei bambini in età prescolare e scolare, l'ADHD tende a manifestarsi principalmente con sintomi esternalizzanti, come iperattività e impulsività. Questi sintomi possono includere comportamenti come l'incapacità di stare fermi, l'interruzione delle attività altrui e l'aggressività. 2. Transizione all'Adolescenza: Con l'avanzare dell'età, in particolare durante l'adolescenza, i sintomi di disattenzione iniziano a prevalere rispetto all'iperattività. Questo cambiamento può portare a una maggiore difficoltà nel mantenere l'attenzione e nel completare i compiti, mentre l'iperattività motoria tende a diminuire 3. Differenze di Genere: Si osserva che le femmine presentano maggiori sintomi disattentivi e comportamenti internalizzanti fin dall'età scolare, il che può portare a un mascheramento diagnostico. Nella transizione all'età adulta, il livello di impulsività-iperattività negli uomini tende a diminuire, raggiungendo percentuali simili a quelle delle donne, mentre il tratto disattentivo rimane costante Il "mind-wandering" (o "divagazione mentale") è un fenomeno psicologico in cui la mente si allontana dal compito principale e inizia a concentrarsi su pensieri, immagini o fantasie interne che non sono correlati all'attività in corso. Questo stato di distrazione può avvenire in modo spontaneo e involontario, portando a una perdita di attenzione rispetto all'attività attuale. Caratteristiche del Mind-Wandering: - Spontaneità: Il mind-wandering avviene senza intenzione consapevole; la mente si sposta naturalmente verso altri pensieri - Fuga dalla realtà: Può servire come una forma di evasione da compiti noiosi o stressanti, permettendo alla persona di esplorare idee o scenari alternativi - Impatto sulla concentrazione: Può interferire con la capacità di completare compiti, specialmente quelli che richiedono attenzione sostenuta Mind-Wandering e ADHD Nel contesto dell'ADHD, il mind-wandering è spesso accentuato. Le persone con ADHD possono sperimentare un'eccessiva divagazione mentale, che può essere attribuita a un'alterata attivazione del Default Mode Network (DMN) del cervello, una rete neurale associata al pensiero interno e alla riflessione. Questa condizione può portare a difficoltà nel mantenere l'attenzione e nel completare le attività quotidiane, contribuendo a una compromissione del funzionamento generale Il trattamento dell'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) può includere approcci non farmacologici e farmacologici, a seconda delle esigenze individuali del paziente. Ecco una panoramica di entrambi i tipi di trattamento: ➔ Trattamenti Non Farmacologici 1. Psicoterapia: - Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT): È efficace nel migliorare i sintomi di ADHD e il funzionamento generale degli adulti. La CBT aiuta a sviluppare strategie per gestire i sintomi e migliorare l'organizzazione e la pianificazione - Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT): Alcuni studi suggeriscono che la MBCT può essere utile per gli adulti con ADHD, migliorando la consapevolezza e la regolazione emotiva 2. Interventi Psicosociali: Questi possono includere programmi di formazione per genitori, supporto educativo e interventi comportamentali che mirano a migliorare le abilità sociali e di coping 3. Tecniche di Neuromodulazione: - Tecniche come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la stimolazione transcranica a corrente diretta continua (tDCS) stanno ricevendo crescente attenzione per la loro capacità di modulare l'attività cerebrale e migliorare i sintomi dell'ADHD. ➔ Trattamenti Farmacologici 1. Farmaci Stimolanti: - Metilfenidato e Amfetamina → sono considerati farmaci di prima linea per il trattamento dell'ADHD. Questi farmaci agiscono principalmente sui neurotrasmettitori dopamina e noradrenalina, migliorando l'attenzione e riducendo l'iperattività e l'impulsività. 2. Farmaci Non Stimolanti: - In alcuni casi, i medici possono prescrivere farmaci non stimolanti come l'atomoxetina, che può essere utile per i pazienti che non rispondono ai farmaci stimolanti o che presentano effetti collaterali significativi. 3. Monitoraggio e Valutazione: - Prima di iniziare il trattamento farmacologico, è importante eseguire esami ematici e un ECG per monitorare la salute generale del paziente. La scelta del farmaco e il dosaggio devono essere personalizzati in base alla risposta del paziente e alla presenza di eventuali effetti collaterali. ### Efficacia del Trattamento È importante notare che, nonostante il trattamento farmacologico possa ridurre i sintomi dell'ADHD, una percentuale significativa di adulti continua a sperimentare compromissioni nella vita quotidiana. Pertanto, un approccio integrato che combina trattamenti farmacologici e non farmacologici è spesso raccomandato per ottenere i migliori risultati I primi mille giorni di vita Cap. 13 DOHaD (Developmental Origins of Health and Disease) → tradotto dall’inglese “Le origini dello sviluppo della salute e della malattia”, teoria che evidenzia come l’ambiente fetale e le esperienze precoci influenzino la salute mentale e fisica nel corso della vita. I principali fattori che influenzano la salute mentale durante i primi mille giorni di vita includono: 1. Fattori genetici ed ereditari: Le traiettorie di sviluppo psicopatologico sono influenzate da fattori sia acquisiti che ereditati. La trasmissione intergenerazionale e transgenerazionale di malattie può contribuire al rischio psicopatologico intergenerazionale → la trasmissione della malattia passa dalla generazione affetta direttamente alla prole transgenerazionale → la prole a sua volta trasmette alla generazione successiva che non è stata esposta 2. Stress e ansia prenatale: L'aumento dei livelli di cortisolo materno, dovuto a stress e ansia, può avere effetti negativi sul neurosviluppo del feto, aumentando la reattività allo stress e influenzando lo sviluppo cognitivo ed emotivo 3. Esperienze precoci: Le esperienze vissute durante il periodo fetale e neonatale sono fondamentali per lo sviluppo del cervello. Il cervello non è maturo e si modifica in risposta alle esperienze, rendendo il feto e il neonato molto sensibili all'ambiente e alle relazioni 4. Comportamenti genitoriali: I comportamenti dei genitori, come l'affetto e la comunicazione, possono influenzare lo sviluppo psicologico del bambino. Ad esempio, i bambini di madri depresse possono mostrare sentimenti di tristezza e avere difficoltà nello sviluppo cognitivo Le esperienze precoci possono modificare lo sviluppo cerebrale in diversi modi significativi: 1. Plasticità cerebrale: Il cervello dei neonati e dei feti è altamente plastico, il che significa che è in grado di adattarsi e cambiare in risposta alle esperienze. Le interazioni con l'ambiente, come la stimolazione sensoriale e le relazioni affettive, possono influenzare la formazione di connessioni neuronali e il potenziamento sinaptico 2. Influenza dell'ambiente materno: Durante la gravidanza, il feto è esposto all'ambiente materno, che include fattori come lo stress, l'alimentazione e le emozioni. L'ansia e lo stress materno possono aumentare i livelli di cortisolo, che attraversa la placenta e può influenzare lo sviluppo dell'asse HPA (ipotalamo-ipofisi- surrene) del feto, portando a una maggiore reattività allo stress e a un comportamento più irritabile 3. Interazioni sociali e affettive: Le relazioni con i caregiver, in particolare con la madre, sono cruciali per lo sviluppo emotivo e cognitivo. Comportamenti come il contatto visivo, la comunicazione verbale e l'affetto possono stimolare lo sviluppo delle aree cerebrali coinvolte nelle emozioni e nelle funzioni cognitive 4. Esperienze sensoriali: Le esperienze sensoriali, come la stimolazione uditiva e tattile, sono fondamentali per lo sviluppo delle aree cerebrali responsabili della percezione e dell'elaborazione delle informazioni. Ad esempio, i feti possono rispondere a stimoli acustici materni, il che suggerisce che l'esposizione a suoni e linguaggio può influenzare lo sviluppo del linguaggio e delle capacità comunicative L'ambiente materno nel periodo perinatale gioca un ruolo cruciale nello sviluppo del feto e nel benessere del neonato. Ecco alcuni aspetti chiave del suo impatto: 1. Influenza sullo sviluppo cerebrale: L'ambiente materno, che include fattori come lo stress, l'alimentazione e le emozioni, può influenzare direttamente lo sviluppo cerebrale del feto. Ad esempio, l'esposizione a livelli elevati di cortisolo a causa di stress materno può alterare lo sviluppo dell'asse HPA e aumentare la reattività allo stress nel bambino 2. Relazioni affettive: Le interazioni tra madre e feto sono fondamentali. Il contatto fisico, la voce e le emozioni della madre possono influenzare lo sviluppo emotivo e sociale del bambino. Le esperienze affettive positive possono promuovere un attaccamento sicuro e favorire lo sviluppo di competenze sociali e relazionali 3. Nutrizione e salute materna: La dieta e la salute generale della madre durante la gravidanza sono essenziali per il corretto sviluppo del feto. Una nutrizione adeguata supporta la crescita e lo sviluppo del cervello, mentre carenze nutrizionali possono avere effetti negativi a lungo termine sulla salute fisica e mentale del bambino 4. Modulazione delle esperienze sensoriali: Il feto è esposto a stimoli sensoriali attraverso l'ambiente materno. Le esperienze uditive, come la voce della madre, e le stimolazioni tattili possono influenzare lo sviluppo delle aree cerebrali responsabili della percezione e della comunicazione. Queste esperienze possono preparare il neonato a rispondere in modo appropriato all'ambiente esterno 5. Impatto delle condizioni di vita: Le condizioni socioeconomiche e l'ambiente domestico della madre possono influenzare il suo stato emotivo e fisico, che a sua volta può avere un impatto sullo sviluppo del bambino. Un ambiente stabile e supportivo è associato a migliori esiti di salute mentale e fisica per il neonato Periparto Cap. 14-15 Secondo il DSM, il periodo peripartum è definito come il periodo che va dalla gravidanza fino a un mese dopo il parto. Nella pratica clinica, tuttavia, si considera il peripartum fino a un anno dopo il parto. Questo periodo è visto come una fase di transizione nella vita della donna, caratterizzata da cambiamenti biologici, neuroendocrini, psicologici, sociali e fisici, mentre si prepara per l'esperienza unica e irreversibile della maternità. Le differenze tra le specificazioni riguardanti l'esordio nel postpartum e nel peripartum sono le seguenti: 1. Esordio nel Postpartum: Questa specificazione può essere applicata all'Episodio Depressivo Maggiore, Maniacale o Misto del Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo Bipolare I o II, o al Disturbo Psicotico Breve, se l'esordio si colloca nelle 4 settimane dopo il parto. 2. Esordio nel Peripartum: Questa specificazione può essere applicata all'Episodio Depressivo, Maniacale, Ipomaniacale, Non specificato del Disturbo Depressivo, Disturbo Bipolare I o II, o al Disturbo Distimico e al Disturbo Psicotico Breve, se l'esordio si verifica durante la gravidanza o nelle 4 settimane dopo il parto. In sintesi, la principale differenza risiede nel fatto che l'esordio nel postpartum è limitato a un periodo di 4 settimane dopo il parto, mentre l'esordio nel peripartum include anche il periodo di gravidanza Cambiamenti materni del periparto: crisi identitaria riduzione della risposta allo stress aumento plasticità sinaptica aumento espressione dei recettori dell’ossitocina e degli estrogeni equilibrio di coppia Il periparto è una fase di benessere? → studi su donne sane in gravidanza hanno mostrato una percentuale elevatissima di rischio psicopatologico depressione perinatale → complicanza più frequente della gravidanza (colpisce 1 donna su 5) Le principali conseguenze della depressione perinatale sulla madre e sul bambino includono: Sulla Madre: 1. Aumento del Rischio di Disturbi Mentali: La depressione perinatale può portare a un aumento del rischio di disturbi mentali a lungo termine, come la depressione cronica e l'ansia 2. Difficoltà nel Ruolo Materno: Le madri possono avere difficoltà a identificarsi nel loro nuovo ruolo e a interagire con il neonato, portando a una relazione madre- bambino compromessa 3. Ideazione Suicidaria: In alcuni casi, possono verificarsi pensieri suicidari o comportamenti autolesionistici 4. Problemi Fisici: La depressione può influenzare la salute fisica, contribuendo a problemi come l'insonnia, l'affaticamento e la diminuzione dell'appetito Sul Bambino: 1. Sviluppo Inadeguato: I bambini nati da madri con depressione perinatale possono sperimentare ritardi nello sviluppo affettivo e cognitivo 2. Problemi di Attaccamento: La depressione materna può influenzare negativamente l'attaccamento madre-bambino, con conseguenze sul benessere emotivo del bambino 3. Complicazioni Fisiche: La depressione perinatale è associata a complicazioni come basso peso alla nascita, ritardo di crescita intrauterina e ridotto indice di Apgar 4. Aumento del Rischio di Disturbi Comportamentali: I bambini possono essere a maggior rischio di sviluppare disturbi comportamentali e problemi emotivi in età avanzata Lo screening è un processo di valutazione sistematica e preventiva volto a identificare individui che presentano un rischio elevato di sviluppare una determinata condizione o malattia, anche prima che i sintomi siano evidenti. Nel contesto della salute mentale, in particolare per la depressione perinatale, lo screening può includere l'uso di strumenti standardizzati, come questionari o scale di valutazione, per rilevare segni di depressione o ansia nelle donne durante la gravidanza e nel periodo postpartum. Obiettivi dello Screening: 1. Identificazione Precoce: Rilevare i casi di depressione o altri disturbi mentali in fase iniziale, permettendo un intervento tempestivo 2. Prevenzione: Ridurre il rischio di complicazioni a lungo termine per la madre e il bambino attraverso un trattamento precoce 3. Monitoraggio: Valutare l'efficacia delle strategie di intervento e supporto nel tempo Gli strumenti di screening per la depressione perinatale sono progettati per identificare i sintomi depressivi e valutare il benessere psicologico delle madri durante la gravidanza e nel periodo postpartum. Ecco alcuni dei principali strumenti di screening utilizzati: 1. Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS): - È una scala di autovalutazione composta da 10 item che misura la severità dei sintomi depressivi nell'ultima settimana. - I punteggi variano da 0 a 30, con un punteggio superiore a 9 che indica una depressione "possibile" e un punteggio pari o superiore a 12 che suggerisce una depressione "probabile" 2. Whooley Questions: - Un breve strumento di screening che consiste in due domande chiave per identificare la depressione e l'ansia. È semplice e veloce da somministrare. 3. Intervista Clinica: - Considerata il "gold standard" per la diagnosi dei disturbi mentali, l'intervista clinica fornisce una valutazione approfondita e dettagliata dei sintomi e della storia clinica della paziente. 4. Beck Depression Inventory (BDI): - Un altro strumento di autovalutazione che misura la gravità della depressione attraverso una serie di domande sui sintomi e le emozioni. 5. Patient Health Questionnaire (PHQ-9): - Un questionario di autovalutazione che valuta la presenza e la gravità dei sintomi depressivi, utilizzato anche in contesti non perinatali. Ansia in gravidanza Cap.15 I principali sintomi dell'ansia in gravidanza includono: 1. Preoccupazioni e pensieri automatici: Le donne possono avere preoccupazioni costanti riguardo alla salute del bambino, alla propria salute, al partner e al parto. Frasi comuni possono includere "Sono pronta?" o "Come sarà il bambino?" 2. Stato di allerta: Le donne possono sentirsi costantemente sul filo del rasoio, come se fossero in uno stato di allerta 3. Sintomi somatici: Possono manifestarsi sintomi fisici come palpitazioni, fiato corto e sensazione di nodo alla gola 4. Aumento dell'ansia nel terzo trimestre: Lo stato d'ansia tende ad aumentare progressivamente con il progredire della gravidanza, raggiungendo valori più alti nel terzo trimestre Prevalenza disturbi d’ansia: rapporto donne-uomini = 2:1 prevalenza lifetime nelle donne di sviluppare un disturbo d’ansia è del 30% alcuni dati (ma non tutti) mostrano che l’ansia è più frequente durante la gravidanza che nel postpartum I disturbi d'ansia e la depressione perinatale si differenziano in vari aspetti: 1. Sintomi: - Disturbi d'ansia: I sintomi principali includono preoccupazioni eccessive, pensieri automatici negativi, stato di allerta, e sintomi somatici come palpitazioni e fiato corto - Depressione perinatale: I sintomi possono includere tristezza persistente, perdita di interesse per attività che prima erano piacevoli, affaticamento, cambiamenti nell'appetito e nel sonno, e sentimenti di inutilità o colpa 2. Focalizzazione delle preoccupazioni: - Le donne con disturbi d'ansia tendono a preoccuparsi in modo specifico riguardo alla salute del bambino, alla propria salute e al parto. - La depressione perinatale, invece, può manifestarsi con una visione più generale di tristezza e disinteresse, senza necessariamente focalizzarsi su preoccupazioni specifiche riguardanti il bambino o la gravidanza. 3. Prevalenza e studio: - I disturbi d'ansia sono stati meno studiati rispetto alla depressione perinatale, nonostante siano molto diffusi e possano causare grave stress e compromissione del funzionamento La tocofobia è una forma di ansia estrema e persistente riguardo al parto. Si distingue da una normale preoccupazione per il parto, in quanto la paura è così intensa da dominare la mente della donna, al punto da influenzare le sue decisioni riguardo alla gravidanza. Ecco alcuni punti chiave sulla tocofobia: 1. Tipi di tocofobia: - Tocofobia primaria: Spesso legata a traumi sessuali vissuti in infanzia. - Tocofobia secondaria: Può svilupparsi dopo esperienze di parto negative, come manovre ostetriche invasive o un travaglio difficile, anche se il parto è stato regolare ma percepito come violento. 2. Sintomi: Le donne affette da tocofobia possono sperimentare ansia intensa, attacchi di panico, e possono evitare di rimanere incinte a causa della paura del parto. In alcuni casi, possono anche sviluppare un disturbo da stress post- traumatico (PTSD) o un disturbo depressivo. Lo stress materno (non solo quello grave o il disturbo mentale) determina un aumento dei livelli di cortisolo materno e una down regulation dell’11β - idrossi-steroido- deidrogenasi placentare, enzima deputato alla conversione del cortisolo in una forma inattiva; questo determina un aumento del cortisolo nel liquido amniotico. Il cervello fetale viene così sovraesposto al cortisolo, con conseguenze sul neurosviluppo Gestire l'ansia durante la gravidanza è fondamentale per il benessere della madre e del bambino. Ecco alcune strategie utili: 1. Supporto psicologico: Consultare un professionista della salute mentale può aiutare a esplorare e affrontare le preoccupazioni. La terapia cognitivo- comportamentale (CBT) è particolarmente efficace per trattare l'ansia 2. Tecniche di rilassamento: Pratiche come la meditazione, la respirazione profonda, lo yoga prenatale e la mindfulness possono ridurre i livelli di ansia e migliorare il benessere generale 3. Educazione e preparazione: Partecipare a corsi di preparazione al parto può aiutare a ridurre l'ansia fornendo informazioni e strumenti pratici per affrontare il travaglio e il parto 4. Attività fisica: L'esercizio regolare, come camminare o praticare yoga, può migliorare l'umore e ridurre l'ansia. È importante consultare il medico prima di iniziare un nuovo programma di esercizio durante la gravidanza 5. Supporto sociale: Condividere le proprie preoccupazioni con partner, amici e familiari può fornire un importante sostegno emotivo. Gruppi di supporto per donne in gravidanza possono anche essere utili 6. Sonno e alimentazione: Mantenere una routine di sonno regolare e seguire una dieta equilibrata può contribuire a migliorare l'umore e ridurre l'ansia 7. Limitare l'esposizione a fattori di stress: Identificare e ridurre le fonti di stress nella vita quotidiana può aiutare a gestire l'ansia. Questo può includere la pianificazione e l'organizzazione delle attività quotidiane Il parto traumatico è definito come un evento che si verifica durante il travaglio o il parto e che comporta lesioni gravi, minacciate o effettive, alla salute della madre e/o del bambino. Questo tipo di esperienza può generare intense emozioni negative, come paura, impotenza e perdita di controllo, e può avere conseguenze durature sulla salute mentale della madre. Ecco alcuni aspetti chiave del parto traumatico: 1. Sintomi: Le donne che vivono un parto traumatico possono sviluppare sintomi di stress post-traumatico (PTSD), che includono flashback, incubi, evitamento di situazioni che ricordano l'evento traumatico, e ipervigilanza 2. Fattori di rischio: Alcuni fattori possono aumentare il rischio di un parto traumatico, come manovre ostetriche invasive, un travaglio difficile, o esperienze precedenti di parto negative. Anche le donne che hanno subito abusi sessuali in passato possono essere più vulnerabili a vivere il parto come un'esperienza traumatica 3. Impatto a lungo termine: Il parto traumatico può influenzare non solo la salute mentale della madre, ma anche la sua relazione con il neonato e la sua capacità di affrontare la maternità. Le donne possono sentirsi insicure riguardo alle loro capacità genitoriali e possono sviluppare ansia o depressione postpartum 4. Prevalenza: La prevalenza di parti traumatici è stimata tra il 23% e il 45%, e la prevalenza di PTSD postpartum è intorno al 4% “La rabbia è lo stato affettivo che innesca aggressività e violenza” Otto La rabbia Cap. 16 Kernberg Il campo somatico della rabbia, si riferisce alle manifestazioni fisiche che accompagnano questa emozione. La rabbia coinvolge una serie di risposte fisiologiche periferiche e cerebrali. Alcuni dei principali aspetti somatici includono: - Attivazione del sistema nervoso autonomo: può causare aumento della frequenza cardiaca, sudorazione, tensione muscolare e modifiche nella respirazione. - Coinvolgimento di specifiche aree cerebrali: come l'amigdala (responsabile dell'elaborazione delle emozioni, inclusa la rabbia), il lobo prefrontale (coinvolto nella regolazione e nel controllo delle emozioni) e l'ippocampo (che gestisce la memoria e l'anticipazione degli eventi futuri). - Cambiamenti fisici visibili: come contrazioni facciali (ad esempio, sopracciglia abbassate, mascella serrata) e postura tesa, segni che spesso indicano uno stato di collera o irritazione. Le differenze di genere nell'espressione della rabbia, evidenziano che uomini e donne tendono a manifestare e gestire questa emozione in modi diversi. Ecco un riassunto delle principali differenze: 1. Uomini: - La rabbia negli uomini è spesso legata a un desiderio di dominare e controllare la situazione - Gli uomini tendono ad esprimere la rabbia in modo più diretto e fisico, come aggressività o azioni impulsive - Sono più frequentemente oggetto di rabbia e la manifestano con atteggiamenti competitivi o di sfida 2. Donne: - La rabbia nelle donne è spesso legata a relazioni interpersonali e conflitti emotivi con altre persone - Piuttosto che esprimere rabbia in modo diretto, le donne tendono a manifestarla attraverso comportamenti più introspettivi, come il pianto - Le donne sviluppano un maggiore controllo inibitorio sulla loro rabbia, grazie all'azione della corteccia prefrontale, che le aiuta a gestire meglio il comportamento aggressivo La rabbia come emozione primaria è una delle principali emozioni umane che emerge spontaneamente in risposta a determinate situazioni e stimoli. Secondo gli studi di Paul Ekman, la rabbia, insieme ad altre emozioni come gioia, paura, tristezza, disgusto, sorpresa e disprezzo, è considerata universale e istintiva, presente in tutte le culture e in ogni individuo sin dalla nascita. ### Caratteristiche della rabbia come emozione primaria: 1. Universale: La rabbia si manifesta con espressioni facciali specifiche che sono uguali in ogni essere umano, indipendentemente dalla cultura o dal contesto sociale. 2. Funzione adattiva: La rabbia ha una funzione evolutiva e adattativa. È una reazione istintiva che può servire a proteggersi da minacce, esprimere un disagio o difendere i propri diritti. Può essere vista come una risposta di attacco o difesa di fronte a situazioni percepite come ingiuste o pericolose. 3. Espressione facciale tipica: La rabbia si manifesta visibilmente attraverso segnali non verbali come: - Sopracciglia abbassate e convergenti → formano rughe verticali sopra il naso - Mascella serrata, labbra tese o aperte - Sguardo fisso con palpebre tese. 4. Reazioni fisiologiche: Oltre alle espressioni facciali, la rabbia come emozione primaria è accompagnata da una serie di risposte fisiologiche, come l'aumento della frequenza cardiaca, la tensione muscolare e un'accelerazione della respirazione. La STAXI (State-Trait Anger Expression Inventory) è uno strumento psicometrico utilizzato per valutare la rabbia in termini di esperienza, espressione e gestione. È stato sviluppato per misurare sia gli stati di rabbia temporanei che i tratti di rabbia a lungo termine. Le principali dimensioni misurate dalla STAXI sono: 1. Rabbia di Stato (State Anger): Si riferisce alla rabbia temporanea e momentanea, ovvero l'emozione che una persona prova in una determinata situazione. Può variare di intensità da un leggero fastidio fino a una rabbia intensa. 2. Rabbia di Tratto (Trait Anger): Misura la predisposizione generale di una persona a sperimentare rabbia in risposta a una vasta gamma di situazioni. Si riferisce alla tendenza stabile di una persona a percepire gli stimoli come irritanti o frustranti. 3. Espressione della Rabbia: - Rabbia Esteriorizzata (Anger-Out): La tendenza a esprimere la rabbia verso l'esterno, spesso sotto forma di comportamenti aggressivi o scontri con altre persone. - Rabbia Interiorizzata (Anger-In): La tendenza a trattenere la rabbia e a non esprimerla, accumulando tensione e frustrazione internamente. 4. Controllo della Rabbia: - Controllo della Rabbia Esternalizzata (Anger Control-Out): La capacità di moderare e controllare l'espressione della rabbia verso l'esterno, evitando reazioni aggressive. - Controllo della Rabbia Interiorizzata (Anger Control-In): La capacità di regolare le emozioni interne di rabbia, mantenendo il controllo e riducendo l'impatto della frustrazione su sé stessi. Le forme cliniche della rabbia si riferiscono alle manifestazioni patologiche di questa emozione che possono avere un impatto significativo sulla salute mentale e il comportamento. Queste forme sono associate a disturbi psicologici che vanno oltre la normale esperienza di rabbia e sono caratterizzate da reazioni sproporzionate, impulsività o difficoltà nel controllo della rabbia. ### Principali forme cliniche della rabbia: 1. Disturbo Esplosivo Intermittente (DEI): - Questa condizione è caratterizzata da episodi di rabbia esplosiva e aggressività impulsiva, che risultano sproporzionati rispetto alla situazione che li ha scatenati. - Le persone con DEI possono reagire con atti di violenza verbale o fisica verso oggetti o persone, senza una provocazione adeguata. - Gli episodi sono brevi e improvvisi, e tra uno e l’altro il paziente può apparire tranquillo 2. Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP): - Comune in età adolescenziale, questo disturbo si manifesta attraverso comportamenti ostili, negativi e provocatori, caratterizzati da frequenti esplosioni di rabbia, litigi con adulti e rifiuto delle regole. - I soggetti affetti da DOP spesso cercano attivamente lo scontro e possono mostrare risentimento o rancore duraturo 3. Disturbo Borderline di Personalità (BPD): - Il Disturbo Borderline di Personalità è associato a una forte instabilità emotiva, relazionale e comportamentale. - La rabbia intensa e spesso inappropriata è uno dei sintomi chiave, con esplosioni di rabbia impulsive, a volte seguite da comportamenti autolesionisti o tendenze suicide 4. Disturbo Bipolare: - Nel Disturbo Bipolare, la rabbia può essere associata agli episodi maniacali, dove il soggetto può manifestare un comportamento aggressivo, irritabile e impulsivo. - Anche durante la fase depressiva del disturbo, possono verificarsi attacchi di rabbia, sebbene con un’intensità e una frequenza minori rispetto agli episodi maniacali 5. Depressione Maggiore: - In alcuni casi di depressione maggiore, la rabbia si manifesta come un'irritabilità costante, con reazioni rabbiose verso eventi o persone, spesso legata a sentimenti di frustrazione o impotenza 6. Disturbo da Disregolazione dell'Umore Dirompente (DMDD): - Diagnosticato principalmente nei bambini e adolescenti, il DMDD si manifesta con scoppi di collera frequenti e severi, accompagnati da un umore irritabile e arrabbiatura persistente tra un'esplosione e l'altra. - È spesso confuso con il Disturbo Bipolare, ma si distingue per l’irritabilità cronica e la difficoltà nel regolare le emozioni 7. Disturbi correlati al trauma: - La rabbia può essere presente in individui con Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), in cui la rabbia può essere scatenata da ricordi traumatici, con reazioni intense e impulsive. ### Rabbia come sintomo transdiagnostico: In molti disturbi, la rabbia è considerata un sintomo transdiagnostico, ovvero una caratteristica che attraversa diverse diagnosi psichiatriche. È frequentemente associata a tratti di impulsività, ostilità e instabilità emotiva, contribuendo all'aggravamento di disturbi come l'ansia, la depressione e i disturbi di personalità. ### Trattamento delle forme cliniche della rabbia: Le opzioni terapeutiche per trattare la rabbia includono: - Terapia cognitivo-comportamentale (CBT), che aiuta a riconoscere e gestire i pensieri e i comportamenti collegati alla rabbia - Farmaci stabilizzanti dell'umore o antidepressivi in caso di condizioni associate come il Disturbo Bipolare o la depressione - Tecniche di rilassamento e gestione dello stress per imparare a controllare le reazioni emotive e ridurre l'impulsività I neurotrasmettitori giocano un ruolo cruciale nel modulare l'aggressività e la rabbia nel cervello umano. Alterazioni nella loro attività possono influenzare in modo significativo il comportamento aggressivo. Ecco i principali neurotrasmettitori coinvolti nell'aggressività e le loro implicazioni: 1. Serotonina (5-HT) - La serotonina è uno dei principali neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione e inibizione del comportamento aggressivo - Una bassa attività serotoninergica, in particolare nella corteccia prefrontale e nell'amigdala, è stata associata a una maggiore predisposizione all'aggressività impulsiva - Studi dimostrano che livelli ridotti di serotonina sono correlati a comportamenti violenti e impulsivi, come dimostrato dalla ridotta concentrazione del suo metabolita (acido 5-idrossiindolacetico) nei soggetti aggressivi. - Farmaci SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) vengono spesso utilizzati per incrementare la serotonina e aiutare a moderare l'aggressività in individui con disfunzioni serotoninergiche. 2. Dopamina (DA) - La dopamina è coinvolta nei circuiti cerebrali che gestiscono il rinforzo e la motivazione, e la sua attività influenza l'attivazione del comportamento aggressivo - Un aumento dell'attività dopaminergica, in particolare nel sistema limbico e nell'amigdala, può facilitare comportamenti aggressivi. Alcuni studi mostrano una riduzione dei recettori dopaminergici D1 (inibitori) in pazienti depressi con attacchi di rabbia. - Tuttavia, l'eccessiva attività dopaminergica può esacerbare l'aggressività, specialmente in condizioni come la mania del disturbo bipolare o l'abuso di sostanze come la cocaina, che aumenta artificialmente i livelli di dopamina. 3. GABA (Acido Gamma-Aminobutirrico) - Il GABA è il principale neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale e gioca un ruolo cruciale nel modulare l'impulsività e l'aggressività - Una ridotta attività GABAergica è associata a un aumento dell'aggressività. Questo significa che quando il sistema inibitorio del GABA è meno attivo, il cervello diventa più suscettibile all'aggressività. - Farmaci che aumentano l'attività del GABA, come la Tigabina (un inibitore della ricaptazione del GABA), possono ridurre la reattività agli stimoli aggressivi. 4. Glutammato - Il glutammato è il principale neurotrasmettitore eccitatorio del cervello. Un aumento dell'attività glutammatergica è associato a una maggiore reattività del cervello agli stimoli e, di conseguenza, all'aggressività. - L'iperattività glutammatergica può contribuire a una maggiore predisposizione alla collera e all'impulsività. 5. Noradrenalina (Norepinefrina) - La noradrenalina è coinvolta nella risposta allo stress e nella regolazione delle emozioni inclusa l'aggressività. - Un'elevata attività noradrenergica è spesso associata a uno stato di iperattivazione che può condurre a comportamenti impulsivi e aggressivi. Durante situazioni di stress elevato, i livelli di noradrenalina aumentano, amplificando le reazioni aggressive. 6. Ormoni Steroidei (Androgeni ed Estrogeni) - Gli androgeni come il testosterone sono ampiamente collegati all'aumento dell'aggressività, soprattutto negli uomini. Studi mostrano che alti livelli di testosterone sono correlati a un aumento della probabilità di comportamenti aggressivi. - Gli estrogeni pur essendo più associati alle donne, possono avere un ruolo nella regolazione emotiva e comportamentale, influenzando anche la suscettibilità all'aggressività, sebbene i loro effetti siano meno studiati rispetto agli androgeni. La comprensione dei neurotrasmettitori coinvolti nell'aggressività ha portato allo sviluppo di trattamenti farmacologici per la gestione dell'aggressività patologica. Esempi includono: - SSRI → per aumentare i livelli di serotonina e ridurre l'aggressività impulsiva. - Antipsicotici atipici → con azione sulla serotonina e dopamina, per modulare comportamenti aggressivi in disturbi psicotici. - Stabilizzatori dell'umore → come il litio e anticonvulsivanti per ridurre l'impulsività e l'aggressività in condizioni come il disturbo bipolare. Psicopatologia della rete Cap. 17 Le nuove tecnologie della comunicazione (information and communication technology (ICT)), rappresentano uno dei fattori più significativi di cambiamento culturale e sociale negli ultimi decenni. Queste tecnologie, tra cui internet, i computer, i cellulari, e i social media, hanno trasformato il modo in cui le persone accedono alle informazioni, interagiscono e vivono la loro quotidianità. Ecco le principali caratteristiche e impatti delle nuove tecnologie della comunicazione: 1. Accesso illimitato alle informazioni: Le nuove tecnologie permettono di accedere a un'enorme quantità di informazioni e risorse, favorendo la produzione, la fruizione e la condivisione della conoscenza in tempo reale. Questo ha rivoluzionato il mondo dell'istruzione, del lavoro e della ricerca scientifica, rendendo tutto più interconnesso 2. Modifiche nel comportamento sociale e nelle relazioni: L'introduzione delle nuove tecnologie ha cambiato profondamente le dinamiche delle relazioni interpersonali. Le persone ora possono interagire senza la necessità della presenza fisica, attraverso piattaforme come social media, email, e chat, trasformando i concetti di amicizia, amore e intimità 3. Infosfera e tecnosfera: Viene sottolineato come le tecnologie della comunicazione abbiano creato una sorta di matrice esperienziale globale, chiamata infosfera , che rappresenta l'interconnessione continua di esperienze umane mediate dalla tecnologia. Questo fenomeno ha centralizzato la produzione e lo scambio di informazioni, rendendole un motore essenziale del progresso culturale e scientifico 4. Opportunità e rischi: Le nuove tecnologie offrono opportunità straordinarie ma anche sfide. Da una parte, agevolano lo studio, il lavoro e le relazioni, dall'altra presentano rischi come disfunzioni comportamentali (dipendenze da tecnologia), problemi di sicurezza e privacy, e stress legato all'iperconnessione 5. Comunicazione dematerializzata e velocità: Due caratteristiche chiave della rivoluzione della comunicazione tecnologica sono la velocità e la dematerializzazione. La prima si riferisce alla rapidità con cui le informazioni vengono trasmesse e ricevute, mentre la seconda riguarda il fatto che gran parte della comunicazione avviene in modo non fisico, digitale, eliminando la necessità di supporti materiali Di spiccata importanza è l’esistenza delle banche dati elettroniche e del loro ruolo fondamentale nella ricerca e nell'aggiornamento scientifico, in particolare nell'ambito della psichiatria e di altri settori del sapere. ### Principali caratteristiche delle banche dati: 1. Strumento indispensabile per la ricerca: Le banche dati permettono agli studiosi e ai clinici di accedere in modo rapido e facile a una grande quantità di informazioni e documenti da ogni parte del mondo. Questo favorisce la condivisione delle conoscenze e il confronto tra studiosi di diverse discipline. 2. Tipologie di banche dati: - Database di riferimento: Forniscono informazioni biografiche sui documenti, come autore, titolo e abstract. Sono utili per ottenere una panoramica delle risorse disponibili su un determinato argomento. - Database fattuali: Permettono l'accesso diretto al contenuto integrale delle fonti e dei documenti, offrendo dettagli approfonditi e specifici. 3. Utilità delle banche dati: Sono un supporto insostituibile per i ricercatori, consentendo loro di consultare articoli scientifici, rapporti e studi aggiornati su tematiche specifiche. Questo aspetto è cruciale per l'evoluzione continua delle conoscenze e per il miglioramento delle pratiche cliniche e terapeutiche. ### Alcune delle banche dati più utilizzate: - MEDLINE (consultabile su PubMed): Uno dei principali database per la ricerca biomedica, contenente milioni di articoli scientifici. - EMBASE: Simile a MEDLINE, ma con una copertura più ampia in termini di riviste europee e farmaceutiche. - Cochrane Library: Famoso per la sua raccolta di revisioni sistematiche di studi clinici. - PsycInfo: Specializzato in psicologia e discipline affini, utile per ricerche nel campo della salute mentale. - ETS Test Collection: Un archivio di test psicologici. ### Vantaggi dell'uso delle banche dati: - Accessibilità: Le banche dati possono essere consultate ovunque, sia online che offline, e spesso offrono strumenti avanzati per la ricerca mirata e l'ordinamento dei dati. - Aggiornamento periodico: Le informazioni vengono aggiornate regolarmente, garantendo che i ricercatori possano accedere alle ricerche più

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