Linguistica dei corpi e fake news PDF
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Università Mercatorum
Teresa Agovino
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This document, from Università Mercatorum, discusses the linguistic analysis of fake news and the characteristics of different corpora (Repubblica, Bufale.net, and Lercio) using examples of different news on specific events. It uses elements from corpus linguistics to demonstrate how to identify fake news.
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Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (...
Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Indice 1. I CAMPI SEMANTICI............................................................................................................ 3 2. ATTUALITÀ E ATEMPORALITÀ............................................................................................. 5 3. I TITOLI............................................................................................................................. 10 BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................................... 13 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news 1. I campi semantici Questa lezione è incentrata sul lavoro di Elia Silvestro, che utilizza la linguistica dei corpora per smascherare le bufale online. Le bufale si possono distinguere dalle notizie vere. I dati sul lessico raccolti da Repubblica, Bufale.net e Lercio e ottenuti tramite TalTac2 si possono collocare con facilità in tabelle, che permettono di mettere a confronto le forme o i segmenti presenti in notizie veritiere e false. In questo modo possiamo individuare sovrapposizioni e divergenze nei campi semantici (gli insiemi di parole o espressioni che riguardano un certo argomento): ad esempio, dalla presenza di Schettino, Costa, Giglio in uno solo dei corpora potremmo notare che la tragedia del naufragio della nave di Costa Crociere avvenuto nel 2012 non viene mai menzionata negli altri corpora; o, alla luce della ricchezza di lessico specifico riguardante economia e finanza (BOT, spread, Euribor, deficit, tassi d’interesse, Bankitalia), rilevare che gli autori di determinati articoli si occupano spesso della questione del debito italiano. Ciò che accomuna tutti i corpora sono gli aspetti più generali dell’attualità: esempio, tasse compare 5 volte in Bufale e 6 in Repubblica, economia 16 volte in Repubblica e 14 volte in Lercio. A distinguere i corpora è invece la concentrazione di lessico di campi semantici diversi, che rivelano gli argomenti su cui insistono, nonostante la varietà di temi affrontati dall’insieme di articoli sia, come abbiamo visto in precedenza, presumibilmente molto simile. In Repubblica, a emergere è la terminologia specifica della cronaca politica, economica e giudiziaria: se nelle notizie false questi argomenti vengono toccati almeno superficialmente, in Repubblica la concentrazione di lessico specifico lascia supporre che si tratti effettivamente del cuore del contenuto del quotidiano (un aspetto che viene confermato da precedenti ricerche sulla lingua dei giornali). Alcune parole si ritrovano molto più spesso (esempio: per cento, legato presumibilmente all’elencazione di dati economici, si ritrova 34 volte in Repubblica contro solo 3 in Bufale). Altre, anche se compaiono una sola volta in tutto il corpus (vengono definite tecnicamente “hapax legomena”), costituiscono comunque un segnale nel momento in cui formano un campo semantico numeroso (esempio: espressioni che si riferiscono alla politica estera come Osce, Eurozona, Bce, Casa Bianca, Angela Merkel, Alexis Tsipras, Sud Sudan, Nazioni Unite, Xi Jinping, compaiono in Repubblica ma non in Bufale). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news In Bufale, invece, sono i temi medici e scientifici a spopolare: oltre a un eloquente dato di 83 occorrenze contro 5 in Repubblica per cancro, molta terminologia medica risulta assente negli articoli veritieri (esempio: H1N1, anoressia, oncologica, diagnosticato). Per finire, in Lercio spicca una manciata di nomi di personalità della politica e dello spettacolo, su cui la penna irriverente degli autori sembra concentrarsi (Salvini compare 12 volte, Adinolfi 6 volte), mentre quasi nessun nome proprio compare una sola volta: personaggi politici o della cronaca quindi sembrano non essere citati occasionalmente a scopo informativo, ma piuttosto come vittime di una satira ripetuta. Non mancano turpiloquio ed espressioni legate alla sfera sessuale o politicamente scorrette (10 occorrenze per sperma, 5 per cazzo, 6 occorrenze per Gesù, tre occorrenze per negri). Fa capolino anche il linguaggio colloquiale, regionale e creativo (figo, umarell, senzarotella): parole che, per quanto inoffensive, riserviamo normalmente alla conversazione informale e non troviamo quasi mai in un articolo pubblicato su un quotidiano autorevole. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news 2. Attualità e atemporalità Il lessico delle notizie veritiere e false contiene diversi indizi relativi all’effettivo legame con ciò che accade in Italia e nel mondo. Innanzitutto, i campi semantici possono suggerire che le notizie false si occupino solo superficialmente dell’attualità. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, pur confrontando corpora di articoli che apparentemente coprono gli stessi argomenti e nello stesso periodo di tempo, troviamo grandi differenze a livello di lessico e quindi presumibilmente di contenuti coperti dalle notizie: per esempio, Repubblica sembra darci molte più informazioni sulla politica economica di quanto non accada in Bufale. Questo indicatore individua le parole legate a quelle che vengono definite conoscenze enciclopediche del lettore: tutto un insieme di informazioni specifiche, come nomi geografici, nomi propri di personalità note della politica e dello spettacolo, organizzazioni internazionali, che da un lato devono essere presenti per collocare una notizia nel contesto dell’attualità e, dall’altro, implicano che il lettore ne sia almeno un po’ informato e che quindi possa capire autonomamente le relazioni che collegano diversi fatti. Questa misurazione vede Repubblica molto più ricca d’informazioni specifiche (il 60% in più che in Bufale), mentre Lercio si colloca in posizione intermedia (35% in più rispetto a Bufale). L’analisi del lessico rivela anche che nelle bufale scarseggiano le espressioni di riferimento al trascorrere del tempo, definite in linguistica “deittici temporali”: per esempio, ieri compare 49 volte in Repubblica ma solo 14 volte in Lercio e 6 in Bufale. Potrebbe significare che Repubblica parla di fatti ben inseriti nell’attualità, mentre nelle notizie false il legame è più vago, tanto che non serve (o è meglio evitare di) riferirsi al contesto della cronaca; le notizie false devono sembrare attendibili a lettori che le leggono in momenti diversi e per questo motivo devono essere scritte con pochi riferimenti all’attualità. L’insieme di queste misure, unito all’osservazione di come le notizie false abbiano spesso vita (digitale) breve (i siti che le ospitano scompaiono periodicamente o comunque le cancellano) porta a sospettare che gli articoli falsi vengano costruiti a partire da strutture-canovaccio atemporali, a cui vengono cambiati di volta in volta pochi dettagli, mantenendo come costante il legame a tematiche sempre di sicuro successo quando si tratta di ottenere clic, condivisioni e Mi piace, come le tasse, la perdita di potere d’acquisto o il dilagare della criminalità. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Se poi è vero che inventare storie ricche di dettagli è difficile e mette a rischio la plausibilità di una menzogna, dalla povertà di informazioni enciclopediche possiamo ipotizzare che gli autori di bufale preferiscano andare sul sicuro, o comunque prediligano la quantità di articoli prodotti (a partire da uno stesso schema) alla qualità (bufale ricche di particolari e plausibili anche per chi conosce bene l’attualità). Al contrario, la dovizia di dettagli (difficili da inventare in tale abbondanza) degli articoli di Repubblica confer- ma il loro stretto legame con l’attualità; gli studiosi della lingua dei giornali parlano addirittura di contenuti al limite del comprensibile, tanto sono ricchi di particolari e difficili da decifrare da parte di un lettore occasionale. Con l’analisi automatica dei testi, la complessità di articoli veritieri e falsi può essere individuata grazie ad alcuni indicatori che la valutano su diversi livelli dell’analisi linguistica: dal lessico (la maggiore o minore comprensibilità delle parole) alla morfologia (la forma più o meno complessa delle parole) alla sintassi (i legami tra le parole, che formano frasi più o meno lineari o contorte). Vista la ricchezza di dati, stabilire livelli precisi di difficoltà dei diversi tipi di notizie analizzati può aiutarci molto nell’individuare le bufale. Il quadro che emerge, purtroppo, non è univoco. I valori della ricchezza lessicale (il rapporto tra numero delle parole diverse presenti in un corpus, contate ciascuna una sola volta, e il numero totale di tutte le parole presenti del corpus, comprese le ripetizioni) vedono Lercio, con 24,61%, a notevole distanza sia da Repubblica (22,02%) sia da Bufale (21,39%), il che indica un lessico più creativo nella testata parodistica, mentre il corpus di Bufale è quello in cui si ripete più spesso un numero minore di parole diverse. Anche la percentuale di hapax legomena (le parole presenti una sola volta) è un indice della creatività lessicale che conferma la posizione preminente di Lercio (63,21%), seguito, in posizione invertite, da Bufale (59,25%) e Repubblica (59,23%). Insomma, dal punto di viste del lessico, Lercio sembra avere uno stile più “mosso” e brillante degli altri due corpora. La ricchezza lessicale, che fondamentalmente si basa sulla varietà delle forme usate, si scontra tuttavia con la comprensibilità del lessico. A questo proposito, il calcolo del Vocabolario di Base (VdB), cioè delle circa 7000 parole usate più di frequente nell’italiano moderno (e quindi presumibilmente comprensibili a tutti), indica che è invece Repubblica a usare il lessico più ricercato (15,78% delle parole non è presente nel VdB, contro il 14,50% di Lercio e il 14,04% di Bufale). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Un altro strumento di valutazione della difficoltà dei testi è l’indice GULPEASE, un calcolo della leggibilità basato sulla lunghezza di parole e frasi sviluppato dalla Sapienza - Università diRoma: l’assunto è che frasi e parole più brevi rendano un testo più comprensibile. In questo caso è Repubblica, con un punteggio di 51 su 100, il corpus più leggibile, seguito da Bufale con 50 e Lercio con 49. Come si vede, in questo caso i tre corpora producono risultati molto simili: le notizie false usano lessico più semplice ma più variato e non risultano più facili da leggere rispetto agli articoli veritieri. Passando alla morfosintassi, l’analisi tramite TreeTagger rivela che Repubblica è più ricca di nomi, il che conferma quello che già sappiamo dello stile giornalistico, più propenso a soluzioni che prevedono la nominalizzazione, ossia l’uso di un nome, più distaccato e formale, al posto di un verbo, più diretto e informale: un esempio che potremmo trovare sul web è “La registrazione al sito è avvenuta con successo” invece di “Sei riuscito a registrarti al sito”. Sorprendentemente, però, Repubblica evidenzia una percentuale di aggettivi minore di Lercio e Bufale (mentre, normalmente, gli aggettivi si accompagnano ai nomi): è verosimile che questo dato rispecchi la preferenza, da parte delle notizie false, per l’aggettivazione sovrabbondante e iperbolica (per esempio allucinante, agghiaccianti, scellerate, disastrosi). Per quanto riguarda i verbi, un’altra piccola sorpresa è la maggior frequenza di congiuntivo e condizionale nelle notizie false (rispettivamente, 2,89% e 2,50% nel corpus Lercio+Bufale) rispetto alla Repubblica (2,37% e 1,78%): si tratta di un utilizzo dei verbi tipico di testi formali e non scontato, alla luce degli altri dati sullo stile delle bufale. Forse ci saremmo attesi una minore formalità negli articoli ingannevoli, anche se abbiamo già avuto modo di notare la preferenza per alcuni tratti che caratterizzano un italiano più “corretto”, quasi scolastico, come l’uso dei pronomi egli, essi, costoro ecc. (anche il passato remoto risulta più frequente: 2,26% nelle Bufale contro 1,40% in Repubblica). Tuttavia le notizie false evidenziano anche un uso più frequente dell’imperativo (1,47% contro 1,11% di Repubblica), che potrebbe indicare il tentativo di stabilire un contatto più diretto col lettore, confermato dall’uso più frequente della seconda persona nei verbi (per esempio, in Bufale troviamo 38 verbi che terminano in -ete ma solo 6 in Repubblica): per quanto riguarda la seconda persona, troviamo esempi come Condividi questa vergogna italiana! o Controllate le bollette, vi vogliono fregare. Infine, la differenza forse più evidente e trasversale a tutti i livelli di analisi dei corpora riguarda il registro linguistico. In generale, il registro di un testo viene collocato su una scala dal basso (informale, poco attento alla grammatica e alla struttura del testo) all’alto (formale, complesso, ricco di lessico ricercato). Tendenzialmente un registro si collega ai diversi usi della lingua (per scrivere un romanzo, per scrivere un articolo, per parlare a una conferenza, per spiegare una lezione, per chiacchierare...), e al rapporto tra gli interlocutori (useremo un registro informale con gli amici, formale con gli estranei). Per definire il registro occorre guardare all’assetto generale del testo, a tutti i livelli. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Alcuni esempi saranno sicuramente più d’aiuto: l’italiano dei giornali evidenzia un registro medio (frasi brevi e informative, lessico specifico di tipo politico, economico ecc.), l’italiano della burocrazia un registro alto (lessico desueto, formale, frasi lunghe e complesse), l’italiano informale un registro basso (lessico quotidiano ed espressivo, poca attenzione per la correttezza grammaticale) e così via. Repubblica dimostra, all’analisi, di rappresentare il modello di italiano giornalistico: i periodi (le frasi) sono brevi ma tendono alla nominalizzazione (cioè presentano più nomi che verbi) e, come avviene tipicamente nella lingua scritta, sono presenti in misura limitata solo mezzi linguistici usati per creare riferimenti interni al testo (più avanti, prima, qui sotto ecc.) e non alla situazione esterna (qui, ora, noi, voi ecc.). Ci sono pochi aggettivi dimostrativi (questo e i suoi derivati compaiono solo 161 volte in Repubblica, mentre li troviamo ben 365 volte in Bufale, con Lercio in posizione intermedia con 250 occorrenze). Si tratta di un fenomeno dovuto al fatto che chi scrive non ritiene necessario chiarire troppo spesso come si svolge il ragionamento (come se durante la lettura di un giornale qualcuno ci dicesse a ogni riga “Hai capito?”, “Tutto chiaro?”, “Ripetiamo di nuovo se ti sei perso qualcosa”): dopotutto, possiamo sempre rileggere. Nelle bufale, invece, gli autori sembrano ignorare deliberatamente questa norma dello scritto e forse “scrivono come parlano”, un possibile risultato del tentativo di far passare il messaggio più efficacemente. Lercio e Bufale mostrano tratti che avvicinano il loro stile a un registro più basso, influenzato dalla lingua parlata. La seconda persona viene usata più spesso, forse in funzione conativa (cioènell’intento di rivolgersi direttamente al lettore e persuaderlo di qualcosa, come nel linguaggio pubblicitario), e sfruttano maggiormente i riferimenti sia al testo che alla situazione esterna. Diversi campi lessicali-spia confermano l’ipotesi del registro informale: il turpiloquio e il lessico colloquiale e creativo in Lercio, i verbi pro- complementari (tipici della lingua orale, caratterizzati dalla presenza fissa di particelle pronominali come ci, la, ne che hanno perso il loro significato originario: starci, fregarsene, prendersela ecc.) e le iperboli in Bufale. In Bufale, inoltre, troviamo un curioso tentativo di elevare il registro tramite pronomi (egli, ella, esso, essa, essi) e dimostrativi (ciò, tale, costoro) percepiti come formali dal parlante inesperto ma in realtà ormai desueti e più vicini al linguaggio scolastico (solo gli insegnanti più tradizionalisti insistono ancora a imporre l’egli soggetto al posto del lui) o burocratico (pensiamo alle formulazioni da azzeccagarbugli che troviamo sui certificati rilasciati da uffici pubblici) che allo stile giornalistico. Anche i campi semantici legati ai temi-cardine dei quotidiani contribuiscono a farci sospettare che l’imitazione del giornalismo autorevole azzardata dagli autori di bufale e parodie non sia poi così ben riuscita: come abbiamo visto, Repubblica coincide con le aspettative di un giornalismo concentrato su cronaca politica, economica e giudiziaria, mentre Bufale e Lercio attingono da temi presumibilmente più ‘virali’, come pettegolezzi, cronaca scandalistica, (pseudo)scienza. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Insomma, a ben guardare c’è una certa differenza stilistica tra i corpora. Se Repubblica passa a pieni voti la verifica dello stile giornalistico, non si può dire lo stesso di Lercio e Bufale, che non riescono a celare dietro le loro strategie linguistiche l’intento parodistico o ingannevole dei loro autori: anche quando cercano di imitare gli articoli di attualità, la povertà di dettagli, la scelta di temi insoliti e la scarsa capacità di imitare l’italiano giornalistico rivelano che si tratta di notizie false. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news 3. I titoli I titoli sono un condensato di ciò che ritroviamo negli articoli: imparando a riconoscerne le particolarità, possiamo rafforzare le ipotesi fatte in base all’analisi degli articoli. Per via della loro brevità, tuttavia, le loro caratteristiche sono troppo diverse da quantitativa. Inoltre, non sarebbe scientificamente accurato limitarsi a quest’ultima, dato che i titoli sono corti e, senza corpora abbastanza sostanziosi da far analizzare ai software, si rischiano risultati inaffidabili. Pur sfruttando alcune misurazioni, abbiamo dunque valutato i titoli con un’analisi qualitativa, cioè leggendoli a uno a uno, per poter ricavare qualche osservazione interessante. Alcune delle particolarità che emergono, soprattutto in riferimento alla lunghezza, riguardano entrambi i corpora di notizie false, mentre i dettagli stilistici sono propri soprattutto di Bufale. Ancor prima di leggerli, possiamo notare che i titoli di notizie veritiere e false si differenziano per la loro lunghezza media: i titoli di Bufale e Lercio sono lunghi più del doppio (13 parole) di quelli di Repubblica (5 parole). Riportiamo sotto un tipico esempio scelto dal corpus Repubblica. Mogherini all’Onu: ecco il piano Ue sui migranti (9 parole) Nelle bufale troviamo invece titoli come il seguente: Lira italiana: è ufficiale, da Gennaio 2016 sarà reintrodotta la valuta italiana rimossa nel 2002 (15 parole) Si possono dare due spiegazioni a questa differenza. La prima è che in un quotidiano come Repubblica normalmente viene usato un paratesto più complesso, formato da titolo, sottotitolo, occhiello, citazioni estratte dal corpo dell’articolo: le informazioni da dare al lettore possono essere diluite in tutte queste diverse componenti, perciò non è necessario che il titolo sia particolarmente lungo. Un’altra motivazione può essere dovuta alla piattaforma su cui vengono pubblicati gli articoli, che nel caso di Repubblica è sia digitale sia cartacea, con le limitazioni tipografiche che ne conseguono, mentre nel caso delle notizie false è solo online. Si potrebbe dire che i titoli di notizie false sono “nativi digitali” e non hanno limitazioni di spazio. L’altra differenza fondamentale si riscontra nella struttura dei titoli. Su Repubblica i titoli seguono in massima parte poche strutture definite e ottimizzate per concentrare le informazioni in poco spazio, rimuovendo tutte le parole non necessarie. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Un tipico esempio è una sola parola per introdurre l’argomento principale (EU, oppure Elezioni), separata con un segno d’interpunzione (i due punti o la virgola) dal resto del titolo, dove tutte le parole superflue vengono eliminate (nell’esempio che segue sono inserite tra parentesi quadre parole utili a un possibile “completamento” del titolo): Is: 5 [terroristi sono stati] arrestati in Australia, volevano decapitare [dei] poliziotti Nelle notizie di Lercio si imita questo stile, usando però più parole. Nelle bufale vere e proprie, invece, la differenza è evidente: i titoli sono più lunghi, lo stile è molto più libero, e compare spesso un riferimento diretto al lettore. Ecco un titolo di ben 30 parole: 5) Quello che non Vi dicono: ARGENTO COLLOIDALE meglio di qualunque antibiotico, potrebbe essere efficace anche contro Ebola. Ma non ce lo diranno mai perché non conviene alle lobby farmaceutiche !! Se diamo un’occhiata più approfondita ai titoli di Bufale, salta all’occhio una certa libertà nell’ortografia. Gli errori veri e propri non sono così frequenti, ma in compenso emergono molti altri segnali di scarso controllo o poca attenzione alla forma. Tornando al lungo titolo citato nel paragrafo precedente, possiamo notare un uso delle maiuscole insolito (quello che non Vi dicono: ARGENTO COLLOIDALE […]) e due punti esclamativi in chiusura, oltretutto separati dall’ultima parola con uno spazio. Tanto per avere un confronto, la Tabella 3 riporta la frequenza di punti interrogativi ed esclamativi nei titoli dei diversi corpora. Nei titoli di Repubblica l’esclamativo non viene usato nemmeno una volta, e gli interrogativi compaiono meno di un quinto delle volte rispetto a quanto accade in Bufale; Lercio sta a metà tra i due. Insomma, uno o addirittura due punti esclamativi o interrogativi sono un segnale che abbiamo scovato una bufala. Se poi troviamo qualche spazio di troppo (o mancante: nella stampa ufficiale l’uso della punteggiatura e della spaziatura è molto regolato), possiamo starne quasi certi. Molti titoli di bufale si concentrano sulla reazione del lettore invece che sul fatto da descrivere: un tipico titolo di una bufala (in cui, peraltro, si può anche notare la mancanza di spazi dopo i punti interrogativi e fermi) potrebbe essere: Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Sapete cos’è questo? A breve tutti noi ne avremo uno a vita. Alcuni già lo hanno. Ecco perchè. VIDEO Il titolo inizia con un verbo alla seconda persona, che include il lettore nella notizia e prosegue alludendo a un oggetto (presumibilmente ritratto in una foto a corredo) che però non viene descritto nel titolo, così come viene lasciato in sospeso il motivo del suo utilizzo. Questa tecnica, mutuata dallo stile giornalistico anglosassone e dal linguaggio pubblicitario, viene definita clickbait (letteralmente in inglese, “esca per i clic”): una frase accattivante che si rivolge direttamente al lettore e lo spinge a cliccare sul link per continuare a leggere e conoscere l’argomento. Abbiamo già notato la tendenza all’esagerazione durante la nostra analisi quantitativa. È una caratteristica, questa, che si fa ancora più evidente quando si tratta dei titoli: abbondano aggettivi come incredibile, assurdo, shock. Per gli autori di bufale sembra fondamentale stupirci e provocarci, iniziando dal titolo: Secondo uno studio shock le mammografie sono una crudele bufala medica Un altro aspetto curioso del lessico è la tendenza a introdurre il titolo con formule come è ufficiale (che compare in ben sei titoli su 150 di Bufale), è stato stabilito o simili. In retorica tali costruzioni, definite apodittiche, individuano gli strumenti linguistici che puntano a convincere il lettore che ciò che sta per leggere è proprio vero, per quanto improbabile: Sbarchi: il Viminale ha deciso, dal 2015 ogni Italiano dovrà ospitare un immigrato per 30 giorni nella propria casa Un’altra caratteristica, già individuata nell’analisi quantitativa, è l’inopportuna presenza di abbreviazioni: ULTIM’ORA Sgarbi distrugge collezione opere d’arte Ricoverato alla neuro Usi come quello nell’esempio (alla neuro è un’abbreviazione adatta al linguaggio colloquiale, ma inopportuna per un titolo di giornale) non comparirebbero nei titoli di un quotidiano autorevole, dal quale ci si aspetta un uso della lingua più formale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 13 Teresa Agovino – Linguistica dei corpi e fake news Bibliografia Alice Lokar, Stefano Ondelli , Fabio Romanini, Elia Silvestro, Credibile ma falso Come riconoscere le fake news (quasi senza leggerle), EUT, 2018 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 13