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Summary

This document provides a biography of Galileo Galilei, focusing on his life, achievements, and scientific work. It also discusses his contributions to science and astronomy.

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# Capitolo 8 Galilei e la nascita della scienza moderna Mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie. (A Madama Cristina di Lorena Granduchessa di Toscana) ## 1 Una...

# Capitolo 8 Galilei e la nascita della scienza moderna Mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie. (A Madama Cristina di Lorena Granduchessa di Toscana) ## 1 Una vita per la ricerca ### La formazione e la prima esperienza di insegnamento - Galileo Galilei nasce a Pisa nel 1564. - Il padre Vincenzo, per integrare i guadagni della professione di musicista, pratica anche l'attività commerciale. - Sembra che il giovane Galileo nutrisse aspirazioni artistiche, in particolare nel campo della pittura, ma la famiglia lo spinse verso gli studi di medicina, che gli avrebbero garantito maggiori introiti. - Iscrittosi all'Università di Pisa nel 1580, i suoi interessi si orientano tuttavia ben presto verso la matematica, che comincia a studiare nel 1583, seguendo l'indirizzo impresso a quella disciplina dallo studioso Ostilio Ricci, che ne evidenziava soprattutto le possibili applicazioni ingegneristiche. - Abbandonati definitivamente gli studi di medicina nel 1585, negli anni successivi Galileo è a Firenze, Siena e Roma, dove approfondisce i propri interessi scientifici e si mantiene grazie all'insegnamento privato. - Nel 1589 gli viene affidata una cattedra di matematica all'Università di Pisa: risalgono a quel periodo le prime polemiche con il mondo accademico tradizionale, nelle quali si evidenzia il carattere autonomo e determinato di Galileo, spesso sprezzante nei confronti dei colleghi, che contribuisce a creargli molti nemici. ### La cattedra a Padova e le scoperte astronomiche - Nel 1592 riesce a ottenere la cattedra di matematica presso la ben più prestigiosa Università di Padova: li rimane per 18 anni, da lui riconosciuti come il periodo più sereno e proficuo della sua esistenza, anche perché in quella città si può godere della relativa libertà di pensiero ed espressione garantita dalla Repubblica di Venezia. - A Padova Galileo istituisce anche un laboratorio nel quale realizza strumenti che utilizza per i propri esperimenti o rivende per arrotondare il proprio stipendio; tra questi il compasso proporzionale, che consente di effettuare con facilità diversi tipi di calcolo matematico o geometrico. - Allo stesso scopo scrive oroscopi a pagamento, attività che nel 1604 gli attira i primi sospetti da parte del tribunale ecclesiastico dell'Inquisizione per la presunta adesione a pratiche astrologiche. - Nel 1609, ispirandosi a modelli prodotti nei Paesi Bassi, costruisce un cannocchiale, con il quale osserva alcuni corpi celesti: è il prototipo del futuro telescopio. - I risultati di quelle osservazioni, che fra l'altro confermano la validità del sistema copernicano, sono affidati al *Sidereus Nuncius*, pubblicato nel 1610. - Tale pubblicazione suscita inizialmente numerosi consensi: la fama così ottenuta favorisce la nomina di Galileo a primo matematico dello Studio di Pisa e a filosofo del granduca di Toscana, Cosimo II de' Medici, senza obbligo di insegnamento: questo gli permetterà di dedicarsi interamente agli studi. - Così, nello stesso 1610 lo scienziato si trasferisce a Firenze. - Negli anni successivi, per rispondere all'ostilità degli ambienti culturali e religiosi più conservatori nei confronti delle sue recenti scoperte, scrive alcune lettere a diversi personaggi - tra cui Cristina di Lorena, moglie del granduca Ferdinando I de' Medici - in cui difende la validità del proprio metodo di indagine e la reciproca autonomia di scienza e fede. - Ciò non impedisce che nel 1616 si giunga a un primo pronunciamento del Sant'Uffizio - o tribunale dell'Inquisizione romana, l'organismo istituito nel 1542 che la Chiesa di Roma aveva incaricato di vigilare sul rispetto dell'ortodossia religiosa, che dichiara la dottrina copernicana «formalmente eretica» e ammonisce Galileo a non sostenerla né insegnarla. ### La pubblicazione del Dialogo, il processo e gli ultimi anni - Per alcuni anni lo scienziato si attiene all'ingiunzione, dedicandosi ad altri argomenti: l'opera più significativa di quel periodo è *Il Saggiatore*, pubblicato nel 1623, nel quale, prendendo spunto da una polemica sulla natura delle comete, fornisce una delle esposizioni più complete ed efficaci del proprio metodo di ricerca. - Nello stesso anno sale al soglio pontificio con il nome di Urbano VIII il cardinale Maffeo Barberini, che già negli anni precedenti aveva mostrato una certa simpatia per le nuove idee scientifiche: nel 1624 incontra Galileo e lo incoraggia a riprendere, sia pure con cautela, gli studi sul sistema copernicano. - Lo scienziato si impegna così nella composizione del *Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano*, il quale, ottenuta non senza difficoltà l'autorizzazione della censura, viene dato alle stampe nel 1632. - L'opera, nonostante la dichiarata neutralità dell'autore rispetto alle teorie esposte, attira i sospetti delle autorità ecclesiastiche e lo stesso pontefice ne vieta la pubblicazione e la vendita. - Nel 1633 il Sant'Uffizio ordina a Galileo, già vecchio e malato, di recarsi a Roma per rendere conto delle proprie posizioni. - Sottoposto a processo, per evitare la tortura e forse la morte lo scienziato accetta di abiurare alla teoria copernicana, e viene condannato al carcere a vita, pena ben presto commutata nel confino nella sua villa di famiglia ad Arcetri presso Firenze, qui è assistito dalla figlia Virginia (suor Maria Celeste), che però muore nel 1634. ## 2 La difesa dell'eliocentrismo ### L'adesione alla teoria copernicana - Per più di mezzo secolo dopo la pubblicazione del *De Revolutionibus Orbium Coelestion* (1543), la teoria eliocentrica copernicana era stata tollerata dalle Chiese cristiane e insegnata regolarmente nelle università europee accanto alla vecchia dottrina geocentrica di Tolomeo. - Ciò era stato possibile grazie ad un'interpretazione meramente geometrica dei sistemi astronomici, perlopiù concepiti come metodi per prevedere le posizioni dei corpi celesti più che come una reale descrizione dei loro moti. - Fino all'inizio del Seicento, pochi erano stati coloro che avevano esplicitamente inteso la dottrina copernicana in senso fisico e non soltanto geometrico: tra questi Giordano Bruno, che anche con questa presa di posizione si era schierato contro le tesi sostenute dalla Chiesa cattolica, pagando con la vita le proprie scelte. - La condanna esplicita dell'eliocentrismo da parte del Sant'Uffizio giunse soltanto quando Galileo prese le difese della teoria copernicana, pubblicando nel 1610 *il Sidereus Nuncius* (titolo interpretabile nel senso sia di "messaggero celeste" sia di "annuncio celeste"). - Il fatto che tale opera, a differenza di altre da lui redatte in italiano, fosse stata scritta in latino testimonia probabilmente che con essa Galileo si rivolgeva essenzialmente al pubblico ristretto degli astronomi. - Nel *Sidereus Nuncius* lo scienziato illustrava alcune osservazioni da lui effettuate sulla Luna e altri corpi celesti, proponendone un'interpretazione rivoluzionaria che scardinava le basi stesse della cosmologia tradizionale. ### L'invenzione del telescopio - Radicalmente innovativa era innanzitutto la modalità con cui erano state realizzate le osservazioni celesti. - Fino ad allora gli astronomi avevano potuto contare soltanto su ciò che riuscivano a vedere in cielo a occhio nudo; invece Galileo utilizza uno strumento da lui stesso perfezionato nel 1609: il telescopio. - In effetti, già da qualche tempo alcuni artigiani dei Paesi Bassi producevano cannocchiali capaci di ingrandire gli oggetti posti a una certa distanza dall'osservatore, e Galileo se ne era procurato alcuni esemplari: si trattava tuttavia di strumenti rudimentali che potevano essere impiegati nella navigazione e nelle operazioni militari, ma non certo per indagare i remotissimi corpi celesti. - Negli stessi anni, peraltro, anche Keplero aveva effettuato studi di ottica nei quali dimostrava come un'opportuna sequenza di lenti concave e convesse poteva ingrandire l'immagine di oggetti lontani, ma non aveva poi realizzato uno strumento basato sui risultati delle sue ricerche. - Da un lato, dunque, gli artigiani olandesi producevano cannocchiali fondandosi sulla propria esperienza, senza il supporto di studi teorici; dall'altro, l'astronomo tedesco, che tali studi aveva effettuato con grande rigore, non ne curava l'applicazione pratica. - L'aspetto originale dell'attività di Galileo nella realizzazione del suo cannocchiale consistette in primo luogo proprio nella volontà e nella capacità di unire riflessione teorica e realizzazione tecnica, non disdegnando il lavoro manuale. ## 3 Le reazioni alle scoperte di Galileo - Se, nel mezzo secolo precedente alle osservazioni con il telescopio di Galileo, la teoria tolemaica e quella copernicana avevano potuto essere insegnate contemporaneamente nelle università europee come due sistemi geometrici alternativi ed entrambi validi, la conferma empirica della verità fisica dell'eliocentrismo rendeva ormai impossibile tale ambiguità: la forze culturali conservatrici, dagli esponenti della Chiesa cattolica ai sostenitori dell'aristotelismo, si mossero allora al contrattacco. ### L'idea dell'autonomia di fede e scienza e l'ostilità della Chiesa - La principale obiezione di natura religiosa contro la teoria copernicana si basava sui passi delle Scritture che sembravano presupporre l'immobilità della Terra e il movimento del Sole, come quello in cui si narra che Giosuè ordinò a quest'ultimo di fermarsi: «Sole, fermàti in Gabaon / e tu, luna, sulla valle di Aialon» (Giosuè 10, 12-13). - Di fronte alle critiche che gli furono mosse, Galileo reagi cercando di giustificare in alcune lettere rivolte a diversi personaggi (come il suo allievo Benedetto Castelli) la libertà della ricerca scientifica nei confronti dell'autorità religiosa. - La tesi dello scienziato pisano si può riassumere nell'affermazione della reciproca autonomia di scienza e fede, fondata sulle diverse finalità dell'una e dell'altra. - Per dirla con una sorta di gioco di parole proposto da Galileo stesso, le sacre scritture intendono insegnare all'uomo «come si vadia in cielo», cioè come egli debba comportarsi per conseguire la salvezza della propria anima; mentre non sono interessate a spiegare «come vadia il cielo», ovvero il funzionamento del mondo fisico, spiegazione che è invece lo scopo della ricerca scientifica. ### L'ostilità degli aristotelici - Le critiche a Galileo vennero non soltanto dalla Chiesa ma anche dai peripatetici, che gli rimproveravano di non attenersi all'insegnamento di Aristotele, da loro considerato indiscutibile. - L'atteggiamento di quei filosofi era improntato al principio di autorità, in base al quale le tesi sostenute nelle opere di Aristotele, il cui pensiero era considerato il punto più alto raggiungibile dalla ragione umana, non potevano essere messe in discussione per alcun motivo. - Galileo, invece, riteneva che nell'ambito dell'indagine scientifica la verità andasse ricercata non già nei libri di carta degli antichi filosofi, bensì una volta - nel libro della natura. - La polemica galileiana non si rivolgeva direttamente contro Aristotele, bensì contro i peripatetici a lui contemporanei, che anzi egli accusava di avere tradito lo spirito dell'insegnamento del maestro per rimanere sterilmente attaccati all'esposizione letterale delle sue dottrine. - In effetti, a chi gli rinfacciava di fare affermazioni in contrasto con quanto sostenuto nei testi aristotelici, lo scienziato poteva ribattere che l'antico filosofo si era comportato esattamente come lui, osservando con attenzione la natura e cercando in essa la verità, al contrario dei suoi infedeli seguaci che si illudevano di trovarla nelle pagine scritte dal loro maestro due millenni prima. - Se Aristotele fosse dunque tornato a nascere, avrebbe accolto proprio Galileo come suo più autentico allievo, e non i peripatetici che lo criticavano. ### Dalla condanna del sistema copernicano al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo - L'ostilità nei confronti dello scienziato portò nel 1616 alla condanna formale delle dottrine copernicane e all'ingiunzione a Galileo di non insegnarle né diffonderle con alcun mezzo. - Tuttavia, nel 1623 - con l'elezione a pontefice di Urbano VIII, che nutriva interessi culturali e scientifici e aveva fama di essere di idee piuttosto aperte - si impegnò nella stesura di un'ampia esposizione della teoria eliocentrica, nella quale si sviluppavano gli argomenti a suo favore, confutando al tempo stesso le obiezioni che le potevano essere mosse. - Nel 1624 fu addirittura il papa a incoraggiare lo scienziato a proseguire nelle sue ricerche e nella scrittura dell'opera, purché in essa l'eliocentrismo continuasse a essere presentato soltanto come un'ipotesi matematica. - Il titolo con il quale lo scritto fu pubblicato nel 1632, *Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano*, richiamava il fatto che era strutturato in forma di dialogo, e gli argomenti a favore e contro le due principali teorie cosmologiche venivano esposti gli uni accanto agli altri senza avere la pretesa di dare una soluzione unica e definitiva. - Tuttavia, il contenuto del testo smentiva l'apparente neutralità del titolo: i tre personaggi del dialogo non vi erano presentati in una posizione di reciproca parità. - Due di essi, Salviati e Sagredo, erano figure reali - anche se ormai morte - che Galileo aveva conosciuto e con le quali aveva avuto rapporti di amicizia; mentre il terzo, Simplicio, era un personaggio di fantasia. - Salviati rappresentava le posizioni di Galileo stesso, che venivano illustrate con rigore e grande capacità di convinzione. - Al contrario, Simplicio manifestava già nel suo nome la propria debolezza argomentativa: Simplicio era stato storicamente un commentatore delle opere di Aristotele vissuto nel VI secolo, e l'omonimo personaggio del Dialogo intendeva certamente richiamarsi a lui; tuttavia, è probabile che la scelta di quel nome fosse anche una poco benevola allusione al fatto che il difensore della cosmologia peripatetica era presentato come un "semplice", cioè uno sciocco, tanto che le sue osservazioni apparivano perlopiù banali e poco convincenti. - In tale situazione non c'è da stupirsi che Sagredo, il terzo personaggio che avrebbe dovuto sostenere il ruolo di giudice imparziale nella discussione, finisse per mostrarsi convinto delle argomentazioni portate da Salviati a favore del sistema copernicano. ## 4 Presupposti e caratteri del nuovo metodo scientifico - Galileo fu uno dei protagonisti della rivoluzione scientifica non soltanto perché contribuì a modificare radicalmente l'immagine del mondo, ma anche perché propose un metodo di ricerca innovativo, che avrebbe caratterizzato la scienza moderna nei secoli successivi e resta per molti aspetti valido ancora oggi. - Egli rivendicò spesso di essere un filosofo e non un semplice matematico, ma con tale affermazione intendeva sottolineare che i propri studi, in particolare quelli che confermavano la validità dell'eliocentrismo copernicano, riguardavano la fisica (cioè, secondo la tradizionale concezione aristotelica, la "filosofia seconda"): si trattava insomma di contestare la valenza meramente ipotetica delle nuove concezioni cosmologiche, per affermarne invece la valenza effettiva. - In realtà, secondo la terminologia che ci è più familiare, Galileo era a tutti gli effetti uno scienziato e non un filosofo: non sviluppò quindi una trattazione sistematica delle proprie riflessioni metodologiche, che si trovano disseminate nelle opere in cui illustra le sue ricerche, e spesso emergono in modo implicito dalla descrizione delle esperienze da lui svolte. - Cerchiamo tuttavia di enuclearne i presupposti teorici e i principi fondamentali. ### La concezione matematica e quantitativa della natura - Galileo paragona la natura a un libro, che lo scienziato deve imparare a leggere per cercarvi la verità. - E come per qualsiasi altro libro, prima di impegnarsi nella sua lettura è necessario conoscere il linguaggio che utilizza: nel caso della natura, si tratta del linguaggio matematico, i cui caratteri sono i numeri e le figure geometriche. - Questa concezione costituisce il fondamento del metodo che da Galileo in poi sarebbe stato sistematicamente impiegato nelle indagini fisiche: esso presuppone che la matematica sia il principale strumento interpretativo della natura e consente di estendere alla fisica il rigore e la certezza dimostrativa che proprio la matematica aveva acquisito fin dall'antichità. - Per poter applicare la matematica allo studio della realtà e ottenere così la precisione desiderata, Galileo esclude dalle proprie indagini e in generale dall'orizzonte della ricerca scientifica tutte le caratteristiche dei corpi non riconducibili a mera quantità, ossia le qualità. - La scelta metodologica a favore di una ricerca puramente quantitativa appare netta: nelle opere galileiane si trovano passi in cui l'autore sostiene che in natura esistono realmente soltanto le proprietà quantitative dei corpi, in particolare la loro estensione nello spazio e il loro movimento. - Proponendo un'efficace analogia, lo studioso pisano paragona le qualità al solletico. - Nessuno sosterrebbe che il solletico esista effettivamente nel corpo che lo produce, ad esempio nella piuma con cui si stuzzica il naso di una persona: ciò che esiste nella realtà sono la pelle del naso e la piuma, nonché il movimento di quest'ultima, mentre il solletico è semplicemente l'effetto della sollecitazione esercitata sul corpo di quella persona. - Galileo teorizza pertanto la distinzione tra qualità oggettive e soggettive, definite anche primarie e secondarie: la scienza dovrà occuparsi esclusivamente delle prime, le uniche di cui sia possibile ottenere un sapere rigoroso e certo. ### La rinuncia alla ricerca delle essenze - Come si è visto, a volte Galileo sembra negare l'esistenza stessa di caratteristiche qualitative nel mondo fisico; in genere, tuttavia, egli tende a rifuggire da affermazioni troppo impegnative sull'essenza profonda della realtà, che ritiene sostanzialmente inattingibile. - In effetti, la sua appare soprattutto una scelta metodologica mirante a escludere dall'indagine scientifica le qualità, non tanto perché non esistano oggettivamente quanto perché a esse non potrebbe essere applicata l'indagine quantitativa fondata sulla matematica. - Galileo rinuncia quindi alla ricerca dell'essenza dei fenomeni, per dedicarsi con maggior profitto alla formulazioni di leggi sperimentalmente verificabili, capaci di descriverne il comportamento. - In altre parole, alla domanda metafisica sul che cosa e sul perché si sostituisce quella più propriamente scientifica sul come: ad esempio, non ci si dovrà domandare che cos'è la gravità, ma piuttosto come si comportano i gravi (i corpi dotati di peso) quando cadono, cercando di descrivere tale comportamento per mezzo di leggi matematicamente formulate. - La riduzione galileiana della realtà ai suoi aspetti quantitativi, che fonda la possibilità di applicare la matematica all'analisi dei fenomeni, comporta il definitivo superamento della concezione qualitativa della fisica propria di Aristotele. - Tale riduzione pone al tempo stesso le basi metodologiche del moderno meccanicismo (dal greco mekhané, "macchina, congegno"), cioè della concezione che interpreta il mondo come un insieme di enti corporei, definiti da caratteristiche meramente quantitative, che agiscono gli uni sugli altri senza alcun riferimento a cause finali o forme sostanziali, quasi come gli ingranaggi di una grande macchina. ### Le fasi del metodo - Il metodo proposto da Galileo è coerente con i presupposti teorici appena delineati. - Esso prevede una fase in cui si procede all'osservazione del fenomeno oggetto di studio; viene poi elaborata un'ipotesi esplicativa formulata in termini matematici; quindi l'ipotesi è sottoposta a verifica sperimentale. #### Dall'osservazione alla formulazione dell'ipotesi - Il primo momento del metodo consiste nell'osservazione del fenomeno che il ricercatore ha individuato come oggetto della sua indagine e nella raccolta dei dati relativi condotta mediante semplici rilevamenti empirici. - Tale momento è per Galileo funzionale all'elaborazione di un'ipotesi teorica esplicativa: essa viene espressa in termini matematici e costituisce una prima spiegazione di come avviene il fenomeno studiato. #### L'ipotesi galileiana, pur potendo essere preparata ad esempio dalla confutazione di alcune altre spiegazioni apparentemente verosimili dell'evento analizzato o di teorie alternative, nasce da un'intuizione, da un momento creativo dell'intelletto, che, pur partendo dall'esperienza, va oltre il dato immediato dei sensi, e anzi può risultare - sia pure a una prima impressione - contrastante con esso. È quanto ad esempio avviene, come vedremo, quando Galileo, ricercando la spiegazione del moto di caduta dei gravi, dopo aver escluso altre possibili interpretazioni, ipotizza che la velocità dei corpi pesanti sia direttamente proporzionale al tempo trascorso dall'inizio del loro movimento. - Ciò risulta in contrasto con quanto testimoniato dai sensi, ma un'esperienza opportunamente condotta consentirà di verificare la validità dell'ipotesi. #### La verifica sperimentale - Per essere accettata e confermata, l'ipotesi deve essere sottoposta a verifica - quello che Galileo definisce *cimento* -, ossia la procedura in grado di mettere alla prova una teoria attraverso l'allestimento di specifici esperimenti; se la verifica ha successo e supporta l'ipotesi, lo scienziato può formulare una legge valida per tutti i fenomeni simili a quello considerato. - Secondo Galileo la fase del cimento richiede innanzitutto che si operi una "purificazione" della realtà, per poterne misurare con il massimo rigore possibile i dati quantitativi (pesi, dimensioni, distanze, traiettorie, velocità, intervalli di tempo) e derivare i relativi rapporti matematici. - Per questo motivo, l'esperienza alla quale lo studioso ricorre non è quella casuale e immediata della quotidianità, bensì quella condotta in una situazione artificiale e controllata dallo stesso scienziato: l'esperimento. - Esso ha la funzione di eliminare, nell'indagine su un determinato fenomeno, tutti gli elementi a esso estranei che nell'esperienza comune gli sono inestricabilmente connessi e che generano irregolarità e imperfezioni nel suo comportamento; inoltre, implica l'impiego di strumenti tecnici in grado di potenziare le capacità osservative e di consentire misurazioni accurate e precise. - Ad esempio, per studiare il moto dei corpi e vagliare le ipotesi relative, Galileo non può limitarsi a osservare ciò che accade quando un sasso cade da una torre o rotola lungo le pendici di una montagna, perché in quei casi il movimento è alterato dall'attrito o dalle irregolarità del terreno, e in generale il contesto naturale non rende possibile una sua misurazione esatta. - Lo studioso pisano procede quindi a riprodurre tale moto in condizioni "ideali", utilizzando una sfera perfettamente liscia e una superficie inclinata levigata. - Qualora non si possa ottenere una condizione in cui il fenomeno si presenti nella sua "purezza", Galileo ricorre a esperimenti mentali, ossia situazioni puramente teoriche in cui immagina quale sarebbe il comportamento dei corpi. - È ciò che ad esempio fa quando non essendo ancora possibile ai suoi tempi creare condizioni di vuoto - immagina il comportamento di caduta dei corpi in assenza dell'attrito dell'aria. - La procedura sperimentale deve essere replicabile, in modo che i risultati ottenuti possano essere confermati dall'intera comunità dei ricercatori, secondo l'istanza tipicamente moderna del carattere pubblico e collettivo del sapere scientifico. - È pertanto fondamentale che l'esperimento venga svolto con rigore e precisione anche ripetendolo più volte e sia descritto nei minimi dettagli. ## Sensate esperienze e necessarie dimostrazioni - In una lettera a Cristina di Lorena, Galileo presenta esplicitamente le proprie ricerche come una sintesi tra sensate esperienze e necessarie dimostrazioni, ovvero tra la raccolta dei dati sensoriali, che costituisce il momento osservativo-induttivo del metodo, e le dimostrazioni logico-matematiche, che rappresentano la fase ipotetico-deduttiva in cui si elaborano le ipotesi ed eventuali conseguenze logiche. - Per Galileo l'esperienza e il ragionamento sono dunque entrambi fondamentali e configurano un rapporto complementare e circolare. Vediamo in che senso. - Da una parte, l'esperienza dei sensi è già nelle sue prime fasi condizionata dalla ragione, che guida l'osservazione orientandola verso un preciso oggetto di indagine e consente la formulazione dell'ipotesi esplicativa. - D'altra parte, le necessarie dimostrazioni implicano a loro volta un riferimento alle sensate esperienze, che ne permettono la conferma attraverso l'esperimento. - L'elaborazione stessa dell'ipotesi è basata sui dati ricavati dall'esperienza osservativa, come Galileo fa dire a Salviati nel Dialogo: > "quello che l'esperienza e il senso ci dimostra si deve anteporre ad ogni discorso, ancorché ne paresse assai bene fondato" (Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, giornata prima) - L'implicazione reciproca di induzione e deduzione, esperienza e ragionamento, non esclude che in specifiche ricerche scientifiche galileiane si possa rilevare la prevalenza di un momento o dell'altro: è il caso delle indagini astronomiche, in cui si può notare un procedimento principalmente induttivo, che dalle osservazioni empiriche rese possibili dal telescopio muove alla formulazione di una legge teorica universale (ad esempio, dalla constatazione delle fasi di Venere alla conferma della teoria copernicana).

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