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This document provides an overview of human anatomy, covering both microscopic and macroscopic perspectives. It details the study of body structures, their relationships, and functions. It also describes different anatomical planes and cavities within the human body.

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ANATOMIA UMANA L’anatomia è lo studio delle strutture interne ed esterne del corpo umano e dei rapporti che intercorrono fra esse. Ad ogni caratteristica microscopica si associa una caratteristica funzionale. L’anatomia può essere suddivisa in due tipologie: Microscopica: si occupa dello studi...

ANATOMIA UMANA L’anatomia è lo studio delle strutture interne ed esterne del corpo umano e dei rapporti che intercorrono fra esse. Ad ogni caratteristica microscopica si associa una caratteristica funzionale. L’anatomia può essere suddivisa in due tipologie: Microscopica: si occupa dello studio di quelle strutture che non possono essere viste se non al microscopio, inoltre a sua volta essa può essere suddivisa in due rami specializzati: o La CITOLOGIA (che studia la struttura delle cellule, le più piccole unità viventi) o L’ISTOLOGIA (che studia i tessuti) Macroscopica: si occupa dello studio di strutture sufficientemente grandi da essere osservabili a occhio nudo, essa a sua volta si suddivide in tre tipologie: o ANATOMIA DI SUPERFICIE (si occupa dello studio della forma morfologica e della rappresentazione in superfice degli apparati), o ANATOMIA REGIONALE (che studia le caratteristiche interne ed esterne di una data area del corpo) o L’ANATOMIA SISTEMATICA (che studia le strutture dei principali apparati e sistemi. Per ovviare allo studio dell’anatomia essa viene studiata per livelli di organizzazione, che dipendono fra di loro (di fatti un danno ad uno di essi può alterare un intero sistema), noi infatti possiamo essere definiti come ORGANISMI PLURICELLULARI caratterizzati da strutture (cellule) che si organizzano da un punto di vista e strutturale formando i TESSUTI. NOTA CHE: La combinazione di più tessuti dà origine agli organi (unità anatomica che svolge molteplici funzioni) e più organi formano un apparato. I tessuti possono essere suddivisi in quattro tipologie: Tessuto epiteliale Tessuto connettivo Tessuto muscolare Tessuto nervoso Il corpo umano è principalmente costituito (99%) da quattro elementi chimici: idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto. RICORDA: Tutti i sistemi sono dipendenti fra di loro DEFINIZIONE DI POSIZIONE ANATOMICA Un uomo viene detto in posizione anatomica quando: l’individuo è in piedi con le gambe unite e i piedi, a talloni uniti e punte leggermente divaricate, poggiati sul pavimento, le mani sono poste ai fianchi con i palmi rivolti in avanti. Definiamo una persona distesa in posizione anatomica, in posizione SUPINA quando ha la faccia rivolta verso l’alto, in posizione PRONA quando la faccia è rivolta verso il basso. PUNTI DI RIFERIMENTO ANATOMICI Possiamo distinguere 3 piani: 2 piani verticali ed un piano orizzontale (Detti anche piani di sezione) ASSE LONGITUDINALE O SAGITTALE MEDIANA: passa dalla porzione posteriore ed anteriore, dividendo il corpo in porzione destra e sinistra. Identifica se un organo è più mediale o laterale rispetto all’asse. La sezione sagittale mediana è una sezione parallela a quest’ultima ed è detta sezione parasagittale. ASSE CORONALE: divide il corpo in anteriore o ventrale e posteriore o dorsale. PIANO TRASVERSALE O PIANO ORIZZONTALE: forma un angolo retto con l’asse longitudinale del corpo dividendolo in sezioni superiore o craniale e inferiore o caudale. DETERMINAZIONE TOPOGRAFICA: indica la topografia in base alla collocazione vicino ad un organo Inoltre, distinguiamo con il termine PROSSIMALE la vicinanza all’origine e con il termine DISTALE la lontananza da essa. Il corpo può inoltre essere suddiviso in TRE grandi CAVITA’: 1. Cranica 2. 2 ventrali che si suddividono in: TORACICA: delimitata posteriormente dalle 12 vertebre toraciche e anteriormente e lateralmente dallo sterno e dalle 12 coste, essa contiene polmoni, cuore e altri organi degli apparati cardiovascolare, respiratorio, sistema linfatica oltre al timo e parte inferiore dell’esofago. A sua volta possiamo suddividere la cavità toracica in: o Cavità pleurica: la quale circonda il polmone che viene rivestito dalla pleura (doppia membrana sierosa), quella a diretto contatto con i polmoni è detta invece pleura viscerale mentre quella a contatto con il mediastino è detta pleura parietale. o Mediastino: il quale contiene la trachea, l’esofago e i grossi vasi e anche la cavità pericardica che avvolge il cuore (membrana sierosa detta pericardio) POSSIAMO DIVIDERE LA CAVITA’ PLEURICA IN DESTRA E SINISTRA A SECONDA DEL POLMONE CHE RIVESTE ADDOMINALE/ADDOMINOPELVICA: suddivisa in 3 ulteriori parti: ▫ CAVITA’ ADDOMINALE SUPERIORMENTE ▫ CAVITA’ PELVICA INFERIORMENTE ▫ CAVITA’ PERITONEALE (rivestita da una membrana sierosa detta peritoneo) Le cavità possono essere suddivise in 4 quadrati (usando linee immaginarie che si intersecano nell’ombelico oppure per una descrizione più precisa possiamo attuare la suddivisione in 9 regioni ADDOMINOPLEVICHE (quadranti) 1. Ipocondrio destro 2. Epigastrio 3. Ipocondrio sinistro 4. Regione lombare destra 5. Regione ombelicale 6. Regione lombare sinistra 7. Regione inguinale destra 8. Ipogastrico 9. Regione inguinale sinistra ORGANI CAVI E PIENI Gli organi del nostro corpo si dividono in organi cavi o classici (esempio: stomaco, vescica urinaria) ed organi pieni o parenchimatosi (esempio: fegato, reni). tutti gli organi cavi sono organi che si trovano all'interno di una cavità cioè il lume degli organi, il quale è costituito da pareti per essere delimitato; le pareti di questo organo sono formate da quattro tonache, dall'interno verso l'esterno avremmo la tonaca mucosa, la sottomucosa, la tonaca muscolare e la tonaca avventizia. La tonaca mucosa è costituita da un tessuto epiteliale che si poggia su un tessuto connettivo lasso che va a costituire una lamina basale, ha funzione di protezione sia meccanica sia immunitaria, di assorbimento e di secrezione la tonaca sottomucosa è costituita dal tessuto connettivo con vasi sanguigni enfatici e nervi la tonaca muscolare è costituita dalla tonaca muscolare liscia e si organizza in due strati di fibre di cellule, quello più interno si organizza in modo a spirale o circolare, quello più esterno in modo longitudinale la tonaca avventizia è un tessuto connettivo che a volte in determinati organi diventa sierosa, ha una funzione di supporto e meccanica, avvolge esternamente l’organo. All’interno del sistema vascolare abbiamo anche una tipologia di stratificazione, distinguiamo 3 tonache dall’interno all’estreno: 1. tonaca intima, si affaccia al lume ed è costituita dall'endotelio 2. Tonaca media, che va a caratterizzare anatomicamente e polifunzionalmente il vaso 3. tonaca avventizia (esterna) DIVIDIAMO le arterie, inoltre, in tre sottogruppi: grande, medio e piccolo calibro Le vene presentano delle valvole a nido di rondine create attraverso una propaggine dell’endotelio del vaso e sporgono dal lume. Le valvole a nido di rondine sono maggiormente presenti nelle regioni dell'organismo dove le vene sono sottoposte a maggiori contrazioni muscolari e in quelle dove il reflusso è più probabile. Le arteriole sono ramificazioni delle arterie dalle quali partono i letti capillari dove è presente la tonaca intima. Il letto capillare si può suddividere in: 1) Letto capillare continuo: formato dalla tonaca intima e dall’endotelio 2) Letto capillare discontinuo o fenestrato: presenta cellule con dei fori (es.nel rene) 3) Letto capillare sinusoidale Abbiamo tre tipi di capillari: 1. continui: composti da una lamina basale e un lume capillare; Si trovano nei polmoni e nel sistema nervoso. 2. Fenestrati: lamina basale continua con pori che permettono scambi rapidi tra capillari e tessuti circostanti; si trovano nel rene. 3.Discontinui: sono capillari sanguiferi con parete sottile, lume ampio e si trovano nel fegato. I TESSUTI I tessuti principali all’interno del corpo umano sono: epiteliale, connettivo, muscolare e nervoso. 1) IL TESSUTO EPITELIALE ha funzione di: protezione, permeabilità, sensibilità e secrezione. A sua volta il tessuto epiteliale si suddivide in tessuto epiteliale di rivestimento e ghiandolare. Epitelio di rivestimento: è un tipo di tessuto epiteliale che riveste tutte le superfici esterne del corpo e costituisce la tonaca mucosa dell’organo cavo, esso si può suddividere in due zone: o Zona Apicale: è la parte più esposta verso il lume o Zona Basale: volta verso l'interno poggia sulla membrana basale che divide tra loro epitelio di rivestimento e tessuto connettivo sottostante. La lamina basale è situata fra l’epitelio e la tonaca sottomucosa ed ancora le cellule epiteliali al tessuto connettivo. I vasi arrivano al tessuto connettivo che è vascolarizzato. AD OGNI Epitelio CORRISPONDE UNA SUPERFICE ESPOSTA AD UNA ZONA BASALE, LE DUE OPPOSTE SUPERFICI DIFFERISCONO TRA LORO PER STRUTTURA E FUNZIONE DELLA MEMBRANA; INFATTI, I COMPONENTI CITOPLASMATICI CELLULARI NON SONO DISPOSTI UNIFORMEMENTE FRA LE SUPERFICI CLASSIFICAZIONE EPITELIO L’epitelio di rivestimento si può classificare sulla base del numero di cellule sulla lamina basale ma anche sulla base di quest’ultime all'interno della disposizione. SULLA BASE DEL NUMERO DI CELLULE LO DISTINGUIAMO IN: Monostratificato: Costituito da un solo strato di cellule che poggiano tutte sulla membrana basale Pluristratificato: costituito da più strati di cellule, di cui solo lo strato più interno poggia sulla membrana basale Pseudostratificato: Costituito da un solo strato di cellule le quali prendono tutte contatto con la membrana basale e che hanno i nuclei disposti a varie altezze in modo da simulare più strati cellulari, e sono quelli delle cellule ghiandolari. IN BASE ALLA FORMA LO SUDDIVIDIAMO IN: Pavimentoso: costituito da cellule appiattite in cui la larghezza e la lunghezza sono maggiori rispetto allo spessore Cubico o isoprismatico: costituito da cellule cubiche in cui larghezza, lunghezza e spessore si equivalgono Cilindrico o batiprismatico: costituito da cellule di forma cilindrica in cui la l'altezza prevale sulla larghezza e sullo spessore Incrociando questi due criteri (numero di strati e forma delle cellule che li compongono), otteniamo la seguente classificazione: epitelio pavimentoso semplice o monostratificato epitelio cubico semplice o monostratificato epitelio cilindrico semplice o monostratificato epitelio pavimentoso composto o pluristratificato epitelio cubico composto o pluristratificato epitelio cilindrico composto o pluristratificato L’epitelio di transizione: è situato nella vescica ed è elastico, per questo motivo permette all’organo di cambiare forma senza che l’epitelio si distrugga. Alcuni epiteli di rivestimento nella superficie apicale (vicino al lume) possono avere delle estoflessioni del citoplasma che determinano il contatto con la cellula. EPIDERMIDE: PAVIMENTOSO CHERATINIZZATO (DUREZZA E PERMEABILITA’) EPITELIO GHIANDOLARE L’epitelio ghiandolare si suddivide in due tipologie: ESOCRINO: (mantiene un collegamento con l’epitelio di rivestimento di origine il dotto escretore) ENDOCRINO: (perde il collegamento con l’epitelio di rivestimento di origine e il secreto direttamente nel sangue) GHIANDOLE ESOCRINE Le ghiandole si possono classificare anche in base alla forma dell’adenomero e possono essere: Semplici: 1 adenomero e 1 dotto escretore Composte: costituite da più adenomeri che fanno capo ad un sistema di dotti escretori ramificati. Ramificate: costituite da più adenomeri che confluiscono su un unico dotto escretore. Le ghiandole si possono suddividere anche in: Sierose: sono le ghiandole esocrine le cui cellule producono una secrezione ricca in proteine, dall'aspetto acquoso e di colore chiaro. Esempi di ghiandole sierose sono le ghiandole peptiche dello stomaco. Mucinose/MUCOSE: secernono un liquido più viscoso, detto mucina, che a contatto con l’acqua diventa muco, la mucina è un complesso proteine-polisaccaride. Tra queste ghiandole ci sono quelle della cavità orale e le cellule caliciformi mucipare dell’intestino. ESOCRINEMISTE/Miste: producono un liquido sieroso e mucoso. Fanno parte di questo gruppo le ghiandole salivari sottomandibolare e sottolinguale. Queste ghiandole contengono sia adenomeri sierosi che mucinose. Modalità di secrezione: ci sono tre possibili modalità di secrezione: merocrina, apocrina e olocrina: Merocrina: le cellule dell’adenomero producono il secreto che viene riversato nel lume tramite delle vescicole il prodotto viene rilasciato attraverso esocitosi. Apocrina: l’apice della cellula contenente il secreto si stacca dalla cellula stessa, questa modalità comprende infatti la perdita di citoplasma. La parte apicale di citoplasma viene inglobata nelle vescicole secretorie prima che queste si stacchino. Olocrina: la cellula si riempie di secreto fino a scoppiare, questo è l’unico caso in cui la cellula non si può riparare e quindi muore. Ulteriori secrezioni dipendo dalla capacità della ghiandola di rigenerare sé stessa mediante mitosi delle cellule staminali situate nello strato profondo dell’epitelio. TESSUTO CONNETTIVO Il tessuto connettivo è presente in tutto il corpo però al contrario dell’epitelio non si trova mai a contatto con l’ambiente. Tutti i tessuti connettivi comprendono tre componenti base: le cellule specializzate, le fibre proteiche extracellulari e il fluido extracellulare noto come sostanza fondamentale (MATRICE EXTRAFUNZIONALE). L’insieme delle fibre proteiche e il fluido extracellulare costituiscono la così detta matrice cellulare, la quale circonda le cellule. Il tessuto connettivo è costituito quasi completamente di matrice extracellulare. Il tessuto connettivo ha numerose funzioni come quella di sostegno, protezione, riserva energetica e connessione con gli altri tessuti. La maggior parte dei tessuti connettivi svolgono molteplici funzioni ma nessuno riesce a svolgerle tutte. Ci sono tre tipi di tessuto connettivo: Tessuto connettivo propriamente detto: la sua matrice è costituita da due componenti: o la sotanza fondamentale (sistema multifasico collaidale) o componente fibrillare. Tessuto connettivo liquido Tessuto connettivo di sostegno Il tessuto connettivo propriamente detto è formato da diversi tipi di cellule e fibre extracellulari immerse in una sostanza fondamentale viscosa. Questo tipo di tessuto contiene due classi di cellule: le cellule fisse e le cellule migranti. La popolazione cellulare è di tipo eterogenea e le cellule si originano da cellule mesenchimali (staminali) ABBIAMO ANCHE TRE TIPOLOGIE DI FIBRE: RETICOLARI, ELASTICHE E COLLAGENE Le cellule fisse: stazionano in una determinata sede e contribuiscono al mantenimento dell’omeostasi locale, alla riparazione e alla riserva energetica e comprendono diverse cellule come: Cellule mesenchimali: sono cellule staminali capaci di rispondere ad una infezione e dividendosi danno origine a cellule figlie che si differenziano in fibroblasti, macrofagi e altre cellule. Fibroblasti: sono le cellule fisse più abbondanti presenti nel tessuto connettivo propriamente detto e le uniche sempre presenti e sono responsabili della formazione e del mantenimento di tutte le fibre del tessuto connettivo. Fibrociti: sono fibroblasti meno attivi e sono le seconde cellule più abbondanti nel tessuto connettivo propriamente detto e sono responsabili del mantenimento delle fibre, inoltre in seguito ad una lesione si possono trasformare in fibroblasti per la riparazione del tessuto danneggiato. Macrofagi residenti o fissi: queste cellule fagocitano le cellule danneggiate o i patogeni che entrano nel tessuto. Non sono abbondanti però rappresentano un elemento essenziale per l’innesco della risposta immunitaria poiché rilasciano dei mediatori chimici che innescano la risposta immunitaria. Adipociti: sono anche chiamate cellule adipose e contengono una goccia lipidica che occupa gran parte del volume cellulare e il loro numero varia in base al tipo di tessuto connettivo, della regione corporea e dell’individuo. Melanociti: sintetizzano e accumulano il pigmento bruno, infatti, la melanina conferisce al tessuto il colore scuro della pelle e si trovano principalmente nell’epidermide e nel derma. Le cellule migranti sono deputate alla difesa e alla riparazione dei tessuti danneggiati. Il tessuto connettivo liquido ha una matrice di tipo fluido questa matrice è formata dalla sostanza fondamentale e varie proteine. Riconosciamo due principali esempi di tessuto connettivo liquido: il sangue e la linfa. Il sangue è formato da una parte corpuscolata e da una parte liquida la parte corpuscolata è formata da elementi figurati la parte liquida è formata dal plasma. Anticoagulanti e vasodilatatori derivano dai linfociti B(anticorpi) Il tessuto connettivo può suddividersi in: Aerolare lasso: i fibrociti sono più numerosi ed esso ha la funzione di imballaggio per sostenere i tessuti Denso: popolato da fibre e in base alla loro presenza riusciamo a distinguere tre altri sottotipi: o REGOLARE: fibre regolarmente disposte (parallele) ad esempio tendini o legamenti o IRREGOLARE: ad un esempio la cute, struttura resistente a forze provenienti da ogni direzione o ELASTICO: Impacchettamento delle fibre elastiche (ad esempio la colonna vertebrale) o RETICOLARE: abbiamo 3 subunità proteiche ma sottile (organi pieni) Il collagene, ad esempio, è formato dal l'intreccio di 3 subunità proteiche ADIPOSO: a sua volta suddiviso in: o BIANCO O UNILOCULARE (una sola goccia lipidica in ogni cellula, ha funzione di isolante termico, possiamo fare l'esempio con il bulbo oculare o i reni) o BRUNO O MULTILOCULARE: Tanti loculi lipidico piccoli che presentano dei pigmenti scuri (presenti solo nell'uomo nella vita fetale o in piccole quantità nel timo, ma sono negli animali soprattutto nei roditori CONNETTIVI LIQUIDI Si suddividono in: LIQUIDI INTRACELLULARI LIQUIDI EXTRACELLULARI : sangue, la linfa, il fluido interstiziale e il liquido cerebrospinale. IL SANGUE Il sangue ha funzioni: respiratoria, nutritiva, depurativa, di difesa e trasporto di enzimi. Esso è un tessuto a matrice fluida caratterizzato dal plasma e una popolazione cellulare molto ampia. All'interno della sua popolazione cellulare abbiamo, globuli rossi o eritrociti (circa 25 trilioni), globulo bianchi o leucociti e piastrine. (All'interno del corpo sono presenti circa 5/6 litri di sangue). Il plasma è la componente fluida è composta per il 7℅ di proteine, per il 92% di acqua e per 1% da altri soluti. Distinguiamo le proteine dette proteine plasmatiche in: ALBUMINE GLUBULINE FIBROGENO(COAGULO) PROTEINE REGOLATRICI I GLOBULI ROSSI I globuli rossi, noti anche come eritrociti, sono un tipo di cellula presente nel sangue. La loro principale funzione è il trasporto dell'ossigeno dai polmoni ai tessuti del corpo e il trasporto dell'anidride carbonica dai tessuti ai polmoni, dove viene espulsa durante la respirazione. caratteristiche chiave dei globuli rossi: 1. Struttura: I globuli rossi sono cellule prive di nucleo e organelli, il che consente di avere più spazio per l'emoglobina, la proteina responsabile del legame con l'ossigeno. Hanno una forma a disco biconcavo che aumenta la superficie per lo scambio di gas e facilita il passaggio attraverso i capillari stretti. 2. Emoglobina: È la proteina che permette il trasporto dell'ossigeno. Contiene ferro, che si lega all'ossigeno nei polmoni e lo rilascia nei tessuti. Ogni molecola di emoglobina può legare fino a quattro molecole di ossigeno. Quando l'emoglobina viene distrutta si va incontro ad un processo detto di EMOLISI. 3. Produzione: I globuli rossi vengono prodotti nel midollo osseo attraverso un processo chiamato eritropoiesi. La produzione è stimolata dall'ormone eritropoietina, che viene rilasciato dai reni in risposta a livelli bassi di ossigeno nel sangue. 4. Durata della vita: Hanno una vita media di circa 120 giorni. Dopo questo periodo, vengono rimossi dalla circolazione e distrutti principalmente nella milza, dove i loro componenti vengono riciclati, vengono anche smaltiti a livello del fegato o nei MACROFAGI STELLATI presenti nel midolleo osseo. 5. Funzione di trasporto: Oltre a trasportare ossigeno, i globuli rossi rimuovono l'anidride carbonica, un prodotto di scarto del metabolismo cellulare, portandola ai polmoni per l'espulsione. 6. Gruppi sanguigni: La superficie dei globuli rossi è caratterizzata dalla presenza di antigeni che determinano i gruppi sanguigni (A, B, AB, O). Questi antigeni sono importanti per le trasfusioni di sangue e le reazioni immunitarie. Alterazioni nel numero, nella forma o nella funzione dei globuli rossi possono portare a diverse condizioni patologiche, come l'anemia (diminuzione del numero di globuli rossi o di emoglobina) o la policitemia (aumento del numero di globuli rossi). {La colorazione rossa è proprio data dalla presenza dell'emoglobina formata da 4 catene polipetidiche 2 Alfa e 2 beta} GLOBULI BIANCHI I globuli bianchi, o leucociti, sono suddivisi in due categorie principali in base alla presenza o assenza di granuli citoplasmatici visibili al microscopio: i granulociti(granulari) e gli agranulociti(agranulari). I granulociti sono globuli bianchi che contengono granuli nel loro citoplasma. Questi granuli sono piccole vescicole piene di enzimi e altre sostanze chimiche che aiutano a combattere le infezioni. Essi Sono divisi in: Neutrofili: Sono i principali fagociti del sangue e rappresentano la prima linea di difesa contro le infezioni batteriche e fungine. Possono fagocitare e distruggere i patogeni. Eosinofili: Sono coinvolti nella risposta immunitaria contro i parassiti e nelle reazioni allergiche. Rilasciano sostanze tossiche che possono distruggere i parassiti. Basofili: Sono i meno comuni e sono coinvolti nelle reazioni allergiche e infiammatorie. Rilasciano istamina e altri mediatori chimici che causano vasodilatazione e aumento della permeabilità vascolare. Gli agranulociti sono globuli bianchi che non contengono granuli visibili nel loro citoplasma. Esistono due tipi principali di agranulociti: Linfociti: fondamentali per la risposta immunitaria adattativa. Si dividono in: o Linfociti B: Producono anticorpi che neutralizzano i patogeni. o Linfociti T: Includono vari sottotipi, come i linfociti T helper (che aiutano a coordinare la risposta immunitaria) e i linfociti T citotossici (detti anche NK O NATURAL KILLER che distruggono le cellule infette). Monociti: Sono precursori dei macrofagi e delle cellule dendritiche. Quando entrano nei tessuti, si trasformano in macrofagi che fagocitano patogeni e detriti cellulari. LE PIASTRINE Le piastrine sono prodotte nel midollo osseo da grandi cellule chiamate megacariociti i quali rilasciano frammenti di citoplasma che diventano le piastrine. La produzione di piastrine è regolata dall'ormone trombopoietina, prodotto principalmente dal fegato e dai reni. Si occupano principalmente della coagulazione del sangue al livello dei tessuti. TESSUTI CONNETTIVI DI SOSTEGNO Essi si suddividono in : Tessuto connettivo cartilagineo Tessuto connettivo osseo TESSUTO CARTILAGINEO IALINO Il tessuto cartilagineo ialino è il tipo di cartilagine più abbondante nel corpo umano. È principalmente composta da condrociti sono situati all'interno di piccole cavità chiamate lacune, immerse nella matrice extracellulare. La matrice Extracellulare è composta principalmente da fibre di collagene di tipo II, proteoglicani e glicosaminoglicani. Questa composizione permette alla cartilagine di avere una consistenza liscia e flessibile. La cartilagine ialina ha un aspetto traslucido e vitreo. Questo aspetto è dovuto alla disposizione uniforme delle fibre di collagene e alla presenza di una matrice densa e omogenea. La cartilagine ialina è avascolare (NON VASCOLARIZZATA), cioè non contiene vasi sanguigni. I condrociti ricevono nutrimento e ossigeno per diffusione attraverso la matrice extracellulare dai vasi sanguigni del tessuto connettivo circostante, il pericondrio. (la cartilagine è ad esempio presente nelle estremità delle ossa che entrano in articolazione all'interno della capsula articolare) Possiamo inoltre distinguere la cartilagine in due altre categorie: Cartilagine elastica: larige, epiglottide Cartilagine fibrosa: composta principalmente da fibre di collagene (nella matrice fondamentale) TESSUTO OSSEO All’interno del tessuto osseo sono presenti tre principali tipologie di cellule: Gli Osteoblasti: Sono le cellule responsabili della sintesi della matrice ossea e della sua mineralizzazione. Si trovano sulla superficie dell'osso in formazione. Gli Osteociti: Sono osteoblasti maturi incastonati nella matrice ossea. Occupano piccole cavità chiamate lacune e mantengono la matrice ossea. Gli Osteoclasti: Sono grandi cellule multinucleate che riassorbono il tessuto osseo. Sono essenziali per il rimodellamento osseo e la regolazione dei livelli di calcio nel sangue. La sua matrice extracellulare è principalmente costituita da fibre di collagene di tipo I e proteine non collagene che conferiscono all'osso resistenza alla trazione. Inoltre, è composta anche da una componente inorganica fatta da cristalli di idrossiapatite (fosfato di calcio), che conferiscono durezza e resistenza alla compressione. Possiamo inoltre suddividere il tessuto osseo in : Tessuto osseo compatto: È denso e forma la parte esterna delle ossa. Contiene osteoni (o sistemi di Havers o di volkmann), che sono unità strutturali cilindriche che facilitano la resistenza meccanica e il passaggio dei vasi sanguigni. Tessuto osseo spugnoso: È poroso e si trova all'interno delle ossa. È composto da trabecole, piccole spicole di osso che formano una rete tridimensionale, offrendo supporto strutturale e riducendo il peso dell'osso. La vascolarizzazione ossea avviane attraverso la presenza del periostio tessuto connettivo denso vascolarizzato MEMBRANE Gli epiteli si combinano a formare le membrane (vedi prime pagine del documento). Abbiamo 4 tipi di membrane: 1. MEMBRANA MUCOSA: secreta il muco, riveste le cavità che si aprono all’esterno del corpo (tratto respiratorio ad esempio) 2. MEMBRANA SIEROSA: secreta liquido sieroso, sono esempi la pleura, il pericardio e il peritoneo (importanti per la loro struttura a doppio foglietto) e possiamo anche distinguerle in Parietale (riveste la superfice interna della cavità) e Viscerale (la superfice esterna dell’organo contenuto nella cavità) fra essi è presente il trasudato che permette ai due “foglietti” di non attaccarsi durante l’espansione: 3. MEMBRANA SINOVIALE: secreta liquido sinoviale ad esempio gomito, spalla o ginocchio 4. MEMBRANA CUTANEA: ha funzioni protettive ad esempio la pelle TESSUTO MUSCOLARE Adibito alla contrazione e ne distinguiamo tre principali tipologie: Striato scheletrico (sotto la nostra volontà) Striati cardiaco liscio Il tessuto muscolare striato scheletrico è associato al movimento volontario e alla postura. è composto da lunghe cellule cilindriche chiamate fibre muscolari o miociti. Queste fibre sono multinucleate, con i nuclei situati alla periferia della cellula. Le fibre muscolari presentano striature trasversali visibili al microscopio, dovute all'organizzazione regolare dei filamenti di actina e miosina all'interno dei sarcomeri. I sarcomeri rappresentano l'unità contrattile del muscolo scheletrico che si estende da una linea Z all'altra. I sarcomeri contengono bande A (scure, dovute alla presenza di miosina) e bande I (chiare, costituite da actina), che conferiscono al muscolo il suo aspetto striato. Il muscolo scheletrico è sotto il controllo del sistema nervoso somatico, che permette movimenti volontari. Le fibre muscolari scheletriche sono innervate da neuroni motori attraverso sinapsi specializzate chiamate giunzioni neuromuscolari, dove il neurotrasmettitore acetilcolina provoca la contrazione muscolare. Il tessuto muscolare scheletrico utilizza ATP come fonte di energia per la contrazione. L'ATP viene prodotto attraverso vari processi metabolici, inclusa la fosforilazione ossidativa nei mitocondri e la glicolisi anaerobica. Contiene mioglobina, una proteina che lega l'ossigeno, aiutando a soddisfare le elevate richieste di ossigeno durante la contrazione muscolare. I muscoli scheletrici sono responsabili del movimento volontario del corpo, permettendo attività come camminare, correre, sollevare pesi. Mantengono la postura e stabilizzano le articolazioni, permettendo al corpo di mantenere una posizione eretta e di resistere alla gravità. La contrazione muscolare genera inoltre caloreche essenziale per la termoregolazione del corpo. Proteggono gli organi interni, fungendo da cuscino contro traumi e urti. Sono presenti due tipologie di filamenti: Filamenti Sottili: Composti principalmente da actina, oltre a tropomiosina e troponina che regolano la contrazione muscolare. Filamenti Spessi: Composti principalmente da miosina, che ha teste mobili che interagiscono con l'actina per la contrazione Durante la contrazione Muscolare un impulso nervoso raggiunge la giunzione neuromuscolare e rilascia acetilcolina, la G-Actina si unisce formando una struttura ad alfa elica dando origina alla F-Actina che possiede un sito esterno attivo, durante il momento di riposo questi siti sono chiusi (occupati da proteine stabilizzatrici). Durante l’attività attibiasica la miosina si solleva e aderisce al sito libero della F-actina. Il principale protagonista della contrazione è il calcio che si lega alla troponina, causando un cambiamento conformazionale che sposta la tropomiosina e espone i siti di legame per la miosina sull'actina a questo punto le teste di miosina si attaccano ai filamenti di actina, utilizzando ATP per compiere il ciclo di contrazione. TIPOLOGIE DI FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE Le fibre muscolari scheletriche si possono classificare in diverse tipologie in base alle loro caratteristiche strutturali e funzionali. Le principali categorie sono: Fibre di tipo I (rosse o a contrazione lenta): Sono chiamate anche fibre ossidative lente. Hanno un alto contenuto di mioglobina (da cui il colore rosso) e molti mitocondri. Sono specializzate per la resistenza e per attività di lunga durata. Sono adatte per contrazioni lente e continue, come quelle richieste per mantenere la postura. Fibre di tipo II (bianche o a contrazione rapida): Si dividono ulteriormente in due tipi principali: tipo IIa e tipo IIb. Sono specializzate per attività rapide e di breve durata, come il sollevamento pesi. Tipo IIa (fibre ossidative-glicolitiche rapide): Hanno caratteristiche intermedie tra le fibre di tipo I e IIb. Contengono una quantità moderata di mioglobina e mitocondri. Adatte sia per attività di resistenza che per attività esplosive. Tipo IIb (fibre glicolitiche rapide): Hanno un basso contenuto di mioglobina e mitocondri, ma un alto contenuto di glicogeno. ILLUSTRAZIONE VARI STRATI DELLA FIBRA MUSCOLARE TESSUTO MUSCOLARE LISCIO Le cellule del tessuto muscolare liscio sono fusiformi (a forma di fuso), non presentano striature visibili al microscopio (da cui il nome "liscio") e sono generalmente più piccole rispetto alle cellule muscolari scheletriche. Le cellule muscolari lisce si organizzano in strati o fibre, e possono formare tessuti che costituiscono la parete di organi cavi, come intestino, vasi sanguigni o la vescica. Il tessuto muscolare liscio è responsabile delle contrazioni involontarie. Le contrazioni sono più lente e prolungate rispetto a quelle del muscolo scheletrico. Il tessuto muscolare liscio è innervato dal sistema nervoso autonomo (sia simpatico che parasimpatico), il che consente di regolare le contrazioni in risposta a stimoli esterni o interni. Esso facilita il movimento di sostanze all'interno degli organi cavi, come il cibo attraverso l'intestino o il sangue attraverso i vasi sanguigni di fatti le contrazioni del muscolo liscio nelle pareti dei vasi sanguigni possono restringere (vasocostrizione) o dilatare (vasodilatazione) i vasi, regolando così il flusso sanguigno e la pressione. APPARATO LOCOMOTORE Esso è composto da elementi inermi (le ossa), statici, che si muovono grazia alla contrazione muscolare. Il nostro corpo è composto da circa 206 ossa, circa perché in alcuni individui sono presenti delle ossa dette sovrannumerari, esse variano fra gli individui e la loro presenza è non oltre all’ordine delle decine. L’apparato locomotore è caratterizzato da 3 sistemi: 1. Scheletrico: è costituito dalle ossa 2. Articolare: punto di giunzione tra muscoli e scheletro 3. Muscolare: permette il movimento APPARATO SCHELETRICO Distinguiamo in base alla forma, 3 tipi di ossa: Ossa piatte: definite così perchè le misure di larghezza e lunghezza superano lo spessore (esempi: ossa del cranio, lo sterno, le scapole). Sono costituite da 2 tavolati di osso compatto dove al centro avremo il tessuto osseo spugnoso, posizionato tra i due tavolati di osso compatto, e si chiamerà diploe. Ossa lunghe: come le ossa del braccio e avambraccio, o il femore, possiamo considerare un corpo centrale, diafisi e due estremità chiamate epifisi, prossimale e distale. Nell’epifisi tessuto osseo spugno, mentre nell’esterno abbiamo periostio, tra epifisi e diafisi vi è la metafisi. Ossa pneumatiche: sono definite pneumatiche perché all’interno abbiamo delle cellette aeree (cassa di risonanza durante l’emissione della voce, possiede un epitelio respiratorio pseudo-striato cilindrico cigliato secernente muco, che permette l’emissione di aria riscaldata, umidificata e purificata), l’osso etmoide, l’osso frontale, l’osso sfenoide, l’osso mascellare. Rendono più leggero il nostro massiccio facciale, fanno da cassa di risonanza per la fonazione. Ossa irregolari: Le vertebre che costituiscono la colonna vertebrale sono delle ossa irregolari. Ossa brevi: la superficie è irregolare ma piccola, per esempio il carpo. Ossa sesamoidi: (osso che costituisce la rotula) LE ARTICOLAZIONI Definiamo aree articoloari, le porzioni ossee che entrano in articolazione affrontandosi con altre ossa (punto di contatto). Le articolazioni possono essere distinte in: immobili, (cartilagine fibrosa) sinartrosi semimobili per continuità, si classificano in base alla forma dei capi articolari, e possono essere: 1. suture: le sinartrosi che avranno due carpi articolari continui con l’interposizione di tessuto connettivo denso fibroso 2. suture armoniche: tra due super. ossee piane 3. suture dentata: dove le superfici articolari sono frastagliate 4. suture squamosa: dove le superfici articolari sono tagliate di sbieco -gonfosi: che si forma tra la radice del dente e l’alveolo dentale, scavato nell’osso mascellare o mandibolare, periodonto -sinfisi: quelle posizionate tra i corpi di due vertebre adiacenti, disco intervertebrale mobili o per contiguità che sono le diartrosi, la loro classificazione sulla base della forma dei capi articolari. Al contrario delle sinartrosi, qua è permesso il movimento, e i segmenti ossei sono uniti da una capsula che racchiude i due capi articolari rivestite da cartilagine ialina, questa capsula si chiama capsula articolare, formata da tessuto connettivo, crea all’interno una cavità articolare. Vi sarà una membrana sinoviale che produce liquido sinoviale (trasudato, distillato del plasma), il quale ammortizza ed evita attrito. Si classificano in: 1. artrodia: dove le superfici sono pianeggianti, così l’unico movimento possibile è lo scivolamento, per esempio le troviamo nei processi articolari delle vertebre, oppure in qualche articolazione sterno-costale, tra la clavicola e la scapola 2. enartrosi: dove le superfici sono uno ad un segmento di sfera convesso e uno concavo, sono permessi 3 piani di movimento; quindi, è l’articolazione che permette il maggior numero di movimenti 3. condiloidea: dove le superfici sono un segmento di ellisse, uno concavo e uno convesso, sono permessi 4 movimenti. (come l’articolazione del polso, o temporomandibolare, viene definita doppia) 4. ginglimi: le superfici avranno la forma di un segmento di cilindro uno concavo e convesso, in base a come sono orientati possiamo avere un ginglimo angolare, quando i segmenti saranno perpendicolari l’uno con l’altro, come la troclea, laterale, dove i capi articolari saranno paralleli l’uno con l’altro, e uno girerà attorno all’altro, un esempio articolazione tra atlante e l’epistrofeo, dove l’atlante girerà attorno all’epistrofeo (unico asse di movimento) 5. a sella: le superfici saranno concavo e convesse una perpendicolare all’altra, come l’articolazione del pollice, clavicola e manubrio dello sterno CONTRAZIONE MUSCOLARE Il muscolo esercita una forza dipendente dal numero delle sue fibre che è in rapporto con il lavoro che il muscolo può svolgere, esso deve inserirsi fra due porzioni ossee definiamo: LEVA: una struttura rigida che si muove facendo perno su un punto fisso FULCRO: punto attorno a dove gira una leva BRACCIO DELLA FORZA BRACCIO DEL CARINO Abbiamo 3 tipi di leve: 1. dove il fulcro è al centro tra resistenza e forza (LEVA DI PRIMO TIPO) ad esempio l’atlante occipitale 2. dove al centro abbiamo la resistenza avremo una leva anatomica di secondo tipo ad esempio il metatarso 3. dove al centro avremo la forza (LEVA DI TERZO TIPO) la flessione dell'avambraccio ad opera del muscolo bicipite brachiale. COMPONENTE ASSILE Forma l’asse del corpo, comprende il cranio neurocranio e splancnocranio e il tronco, colonna e gabbia Il neurocranio contiene la componente nervosa Splan: Caratterizza il massiccio facciale delimitando le cavità che accolgono le viscere di questa regione NEUROCRANIO In senso anteroposteriore avremo: -Osso frontale: si articola attraverso sutura coronale -le due ossa parietali: si articolano attraverso sutura sagittale -Osso occipitale: si articola attraverso sutura lambdoidea Sono tutte ossa piatte e si accordano tra loro attraverso le suture dentate (costituite da tessuto connettivo fibroso denso). Tra osso parietale e temporale avremo una sutura squamosa La base del cranio è data: Processo orizzontale dell’osso frontale Osso etmoide Osso sfenoide Una porzione dell’osso temporale Una porzione dell’osso occipitale, forame magno (che nell’osso occipitale permette l’arrivo del midollo spinale fino al tronco encefalico) del cranio, il midollo continua col tronco encefalo. Il pavimento del neurocranio si articola inferiormente con il vomere formando la componente del setto nasale SPLANCOCRANIO (faccia) Ossa pari e impari che vanno a determinare le ossa del massiccio frontale determinando le cavità orbitale, nasale e buccale Che sono: 2 osse zigomatiche: che si articolano con le ossa mascellari osso etmoide: va a costituire il setto nasale, impari e mediano. Questo osso è costituito da 2 lamine perpendicolari, la porzione della lamina verticale che sta sopra a quella orizzontale si chiama Cristagalli, la parte che sta sotto troviamo lamina perpendicolare. Le masse laterali sono irregolari e da queste due masse laterali avremo 2 estremità, conche o cornetti nasali, troviamo il cornetto nasale superiore e medio che fanno parte dell'etmoide e il cornetto nasale inferiore, che è a parte non fa parte dell’etmoide. Cartilagine del setto. La base della cavità nasale è data dal palato duro, anteriormente dai processi orizzontali delle ossa mascellari, processi palatini, e posteriormente dalle ossa palatine. Più posteriormente avremo le coane, aperture ossee che fanno passare l’aria. vomere: determina la componente scheletrica del setto nasale insieme all’etmoide osso sfenoide: con le sue grandi ali costituisce la parte posteriore della cavità orbitale, ma costituisce anche il pavimento del neurocranio, nella faccia superiore è presente una cavità, chiamata sella turicica, che contiene la ghiandola ipofisi. Tre tipi di cavità: CAVITA’ BOCCALE: Processi palatini,2 ossa palatine, pavimento mandibolare, CAVITA’ NASALE CAVITA’ ORBITARIA Il tetto è dato dalla lamina orizzontale dell’osso frontale il pavimento è dato dall’osso mascellare, zigomatico, la parete mediale è data dall’osso lacrimale, etmoide e palatino, la parete posteriore invece è data dalle ali dello sfenoide Articolazione condiloidea (temporomandibolare) COLONNA VERTEBRALE La colonna è caratterizzata da: 7 vertebre cervicale, lordosi cervicale 12 vertebre toraciche, cifosi toracica 5 vertebre lombari, lordosi lombare Il complesso sacro-coccigeo: cifosi sacro-coccigea se vista lateralmente troviamo 4 curve,2 cifosi e 2 lordosi: sono le curvature Lordosi: curva concava posteriormente Cifosi: curva concava anteriormente VERTEBRA Tutte le vertebre hanno un arco posteriore e uno anteriore Una vertebra classica è formata da: Arco: posteriormente si dipartono due lamelle, chiamate peduncoli che daranno origine a due lamine che si fonderanno lungo il piano mediano dando origine al processo spinoso Corpo: anteriormente aumenta di dimensione in senso cranio-caudale, perché aumenta il peso che devono sostenere. Processo spinoso: si forma dalla fusione delle lamine, nel tratto cervicale è bifido in quanto passa un legamento, nel tratto toracico sarà più appuntito e rivolto verso il basso, nel tratto lombare sarà più smusso, il tutto costituirà il canale vertebrale dove decorrerà il midollo spinale. Tra lamina e peduncoli si sviluppano i processi articolari, 2 superiori e 2 inferiori per ciascun lato, che permetteranno agli archi delle vertebre di articolarsi tra di loro attraverso articolazioni artrodie, anteriormente attraverso le sinfisi, e i processi trasversi (solo nelle vertebre toraciche) Il foro intervertebrale si forma dalla giustapposizione dei peduncoli di due vertebre vicine, dove passano i nervi spinali. VERTEBRE CERVICALI Avrà un foro vertebrale più ampio Nel foro trasverso (tra abbozzo di trasverso e costale) passerà l’arteria vertebrale La prima e seconda vertebra non è fatta cosi ATLANTE: si chiama così per il dio greco. Non ha un corpo, ha un arco anteriore e posteriore, 2 masse laterali che hanno 2 faccette articolari superiori e inferiori, superioriormente hanno forma di segmento di ellisse concavo, inferioriormente hanno forma pianeggiante e c’è l’Articolazione atlantoccipitale: condidi dell’occipitale EPISTROFEO o asse. Non ha corpo e arco. Abbiamo una porzione mediale che forma il dente e due masse laterali che avranno faccette articolari sup e inf, presenta un processo osseo che proietta sup il dente epi., il quale possiede una faccetta articolare, che si andrà ad articolare con la faccetta interna dell’arco ant dell’atlante, questa si chiamerà articolazione atlantoassialemediana ed è un ginglino laterale o trocoide. Troviamo due processi laterali che hanno faccetta sia sopra che sotto, le faccette laterali sup. si articolano con le faccette laterali inf dell’atlante e formano un’articolazione che si chiama atlantoassialelaterale ed è un’artrodia. VERTEBRE TORACICHE Hanno le stesse caratteristiche di una vertebra normale. Abbiamo le faccette articolari, in più possiede una serie addizionale di faccette articolari, sono presenti sulla parte posteriore laterale del corpo vertebrale, due superiormente e due inferiormente si chiameranno, Faccette articolari costali, hanno a che fare con le coste. Tra il peduncolo e la lamina abbiamo una proiezione laterale di un processo trasverso, anche lui presenterà una faccetta articolare e si chiama anche questa costale, con un totale di 6 faccette articolari in più VERTEBRE LOMBARI Non avremo faccette articolari costali Non avremo un processo trasverso, ma si chiamerà processo costiforme Cioè un processo spinoso più smussato. SACRO COCCIGEO La prima vertebra è chiamata s1 e si lega all’ultima lombare attraverso il promontorio del sacro si andrà ad articolare con le 3 vertebre. l’ultima non ha le lamine del processo psinoso, crea un’apertura che si chiamerà corna del sacro. Ai lati troveremo una faccetta auricolare, che si articolerà con le ossa delle anche GABBIA TORACICA La gabbia toracica ha la forma di un tronco di cono schiacciato in senso ventrodorsale. Superiormente è aperto per i vasi mentre inferiormente è chiuso dal diaframma (il quale divide le 2 cavità toracica e addominale e si approfonda fino alla quinta vertebra dorsale). Al centro è attraversato in senso discendente dall’aorta addominale, esofago, vena cava inferiore e tronco linfatico. Anteriormente è chiusa dallo sterno il quale è un osso piatto, impari e mediano. Lo sterno è formato da 3 porzioni osse che si articolano tra loro (in senso cranio-caudale): Manubrio dello sterno: quasi quadrangolare, inferiormente si articola con il corpo dello sterno e si forma l’angolo sternale cioè l’articolazione del manubrio sternale. Superiormente sono presenti delle incisure: o Incisura giugulare o Incisura clavicolare: formato da cartilagine di tipo ialina o Incisura per la prima cartilagine costale Corpo dello sterno: è più allungato, la faccia anteriore è rugosa mente ai lati sono presenti delle incisure costali con delle faccette laterali per le articolazioni con le coste. Processo xifoideo: da cui passa la linea orizzontale per dividere in quadranti la parte toracica. La prima incisura sarà clavicolare, le altre costali È formata da 12 coste a destra e 12 a sinistra le quali si articolano posteriormente con le vertebre, ateriormente con lo sterno e si dilatano in senso obliquo dall'alto al basso, la dimensione aumenta fino alla dodicesima costola. Le coste vanno a costituire le pareti laterali e anteriori della gabbia e sono costituite da tre porzioni: la testa. il collo. Tubercolo costale. Il corpo formerà un angolo costale e si piega in avanti. Le coste: Le prime 7: sono chiamate coste vere perché si articolano direttamente con lo sterno attraverso la cartilagine costale nelle faccette laterali 8,9,10: sono chiamate coste false perché la cartilagine si fonde in un unico fascio di cartilagine che si attacca alla settima vertebra 11, 12: sono chiamate coste fluttuanti perché non arrivano nella faccia anteriore e quindi non si articoleranno con lo sterno. Le coste non sono ossa piatte ma sono allungate LE ARTICOLAZIONI DEL TORACE 1. Costovertebrali: tra coste e vertebre, sono 2: o Articolazione tra la testa della costa e il corpo della vertebra o Articolazione tra il tubercolo costale e il processo trasverso delle vertebre 2. Sternocostali: tra sterno e coste. È tra la cartilagine costale e le faccette costali. Sono tutte artrodie tranne la prima che è una sincondrosi 3. Condrocostali: tra le cartilagini e le coste, sincondrosi 4. Intercondrali: tra le cartilagini sincondrosi 5. Sternali: tra le 3 ossa dello sterno SCHELETRO APPENDICOLARE Lo scheletro appendicolare è diviso in: Cintura pettorale: arto superiore con tronco Cintura pelvica: arto inferiore con tronco CINTURA PETTORALE La cintura pettorale è formata da: Clavicola: osso piatto, pari e simmetrico; ha la forma ad s. Presenta due faccette: o Estremità mediale o sternale o Estremità laterale o acromiale Scapola: è un osso piatto, pari e simmetrico, ha la forma grossolanamente triangolare con una base rivola verso l’alto e l’apice in basso. Ha 2 facce: o Posteriore: dorsale convessa molto irregolare che è divisa in due parti dalla spina della scapola che si proietta in alto, curva verso avanti e si appiattisce formando l’acromion della scapola e ha una faccetta clavicolare laterale. o Anteriore: costale e leggermente concava, presenta l’angolo laterale della scapola che è caratterizzato da una concavità che si chiama cavità glenoidea della scapola dove è presente una faccetta articolare. Porzione libera dell’arto superiore: tra ossa lunghe e un complesso osseo Omero: osso lungo, pari e simmetrico. È avvolto dal perioschio che manca solo nelle faccette laterali. È formato dalla diafisi al centro e due epifisi alle estremità. o Epifisi prossimale: si chiama testa dell’omero e ha la forma di un segmento di sfera, presenta la cartilagine ialina che si ferma nel collo anatomico dell’omero. o Epifisi distale: è compresa tra gli epicondili, di lato è presente un capitello condilo omerale cioè un segmento di ellisse convesso che presenta cartilagine ialina che continua nella troclea omerale. Sono presenti delle fosse: → Fossa radiale → Fossa coronialdea → fossa onicranica L’avambraccio è formato da radio e ulna, tra di loro è presente una membrana tradiossa che divide i muscoli anteriori da quelli posteriori: Radio: si trova lateralmente, l’epifisi prossimale è meno voluminosa della sua distale: o Epifisi prossimale: superiormente ha la fossetta della testa della radio o Epifisi distale: ha una concavità a segmento di ellisse ed è divisa in 2 (triangolare e quadrangolare), ha un’incisura che si chiama ulnare Ulna: si trova in posizione mediale; l’epifisi prossimale è più lunga e voluminosa della sua epifisi distale: o Diafisi: con sezione prismatica triangolare o Epifisi prossimale: gomito. Quì è presente una faccetta articolare e c’è l’oleocarno dell’ulna mentre ateriormente è presente la faccetta articolare cloreale ed un’incisura radiale sull’ulna. o Epifisi distale: polso o La testa dell’ulna è convessa è ha la cartilagine, forma la circolazione articolare COMPLESSO OSSEO DELLA MANO Il complesso osseo della mano è formato da: Carpo: ha 8 ossa brevi disposte in 2 file: o Fila prossimale: (in senso latero mediale): → Scafoide → Semilunare → Piramidale → Pisiforme o Fila distale: Si articola con le ossa del metacarpo: → Trapezio → Trapezoide → Capitato → Uncinato Metacarpo: ha 5 ossa lunghe (2 epifisi e una diafisi) Falangi: ossa lunghe con una lunghezza decrescente ARTICOLAZIONI DLL’ARTO SUPERIORE Le articolazioni dell’arto superiore sono: Sternoclavicolare: (le faccette sono date dalle incisure) si instaura tra faccetta clavicolare sul manubrio dello sterno e faccetta mediale presente sulla clavicola, articolazione a sella Acromioclaviale: si instaura tra l’acromion della scapola e la faccetta laterale della clavicola, artrodia Glenomerale: si chiama anche scapoloomerale, si instaura tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola, attorno alla quale abbiamo un labbro fibrocartilagineo chiamato anche labbro glenoideo, si posiziona nella cavità rendendola più ampia, è un’enartrosi Gomito: (estensione e flessione) è un ginglimo angolare o troclea, è composta da 3 articolazione: o Omeroradiale: si instaura tra il condilo presente sulla porzione laterale dell’epifisi distale dell’omero, articolazione condiloidea o Omeroulnare: tra la troclea nell’epifisi distale dell’omero e epifisi prossimale dell’ulna o Radioulnare prossimale: tra circonferenza della testa del radio e l’incisione dell’ulna, ginglimo laterale oclaoide Polso: o Radiocalpica: si instaura tra l’epifisi distale del radio e la fila prossimale delle ossa del carpo CINTURA PELVICA La cintura pelvica è un cingolo pelvico e troviamo: Osso dell’anca: osso pari, simmetrico e piatto. Dato dalla fusione di 3 ossa nell’acetabolo dell’osso dell’anca che si trova nella faccia esterna ed in cui è presente una faccetta esterna articolare semilunare (fusione che avviene circa a 16 anni), queste tre ossa sono: o Ileo: superiormente ma dietro o Pube: anteriormente o Ischio: posteriormente All’interno troviamo: o Faccetta aulicolare o Faccetta sinfisala Grande e piccola pelvi: sono i punti di passaggio dell’osso sacro Femore: osso lungo, pari e simmetricoche costituisce lo scheletro della coscia: o Diafidi: corpo centrale o Epifisi prossimale: (2/3 di sfera) ha la testa del femore quasi tutta ricoperta da cartilagine tranne al centro in cui è presente la fossetta della testa dell’omero. La faccetta finisce nel collo anatomico del femore o Epifisi distale: e presente la faccetta laterale sia posteriormente che inferiormente, ci sono 2 grandi condili: mediali e laterali tra i quali c’è la fossa intercoloidea che arriva alla faccia anteriore e forma la faccia patellare dove si inseriscono la patella o rotula, il quale è un osso sesamoide di forma triangolare con 2 facce: → Anteriore: rugosa e convessa, compresa nello spessore del complesso → Posteriore: si articola nella faccetta patellare Tibia: osso mediale (porzione scheletrica mediale) o Epifisi prossimale: molto voluminosa, le faccette sono sul margine superiore, sono presenti 2 condili (= piccole concavità, cioè piatti tibiali intorno ai quali troviamo i menischi): → Mediale → Laterale I quali sono separati dall’intercoloidea Sono presenti anche 2 aree: → Intercoloidea posteriore → Anteriore Fibula/perone: osso laterale, è poggiata sulla tibia e non è legata all’articolazione del ginocchio. (nell’articolazione del ginocchio troviamo un ginglimo angolare) Osso del piede: o Tarso o Metatarso o Falangi ARTICOLAZIONI Bacino: articolazione sacroiliaca, si trova tra la faccetta aulicolare del margine laterale dell’osso sacro e la faccetta interne dell’ilio, non si sa che articolazione è. sinfisi pubica (2 ossa del pube), sinartrosi Coxo-femorali: cavità acetabolare, ha la testa del femore, cavità acetabolare dell’anca e i 2/3 di sfera Ginocchio: ginglimo angolare Articolazione tibiotarsica: epifisi distale della tibia e si incastra il primo osso del tarso, ginglimo angolare. APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO SANGUIGNO/CARDIOCIRCOLATORIO VASCOLARE È caratterizzato dalla presenza di una pompa centrale cioè il cuore, è un organo cavo, impari, mediano e di tipo vascolare, infatti, in esso vi è la presenza di vene e arterie. In particolare, le vene portano sangue ricco di anidride carbonica detto anche sangue venoso (dai tessuti al cuore) mentre le arterie trasportano il sangue ricco di ossigeno detto anche sangue arterioso (dalle arterie ai tessuti), avvenimento che però è opposto nella piccola circolazione. Svolge dunque questo apparato due principali funzioni: TRASPORTO ALLONTANAMENTO L’appartato circolatorio è suddiviso in due circolazioni: CIRCOLAZIONE POLMONARE (CHE TRASPORTA IL SANGUE DA E VERSO I POLMONI) CIRCOLAZIONE SISTEMICA (CHE TRASPORTA IL SANGUE DA E VERSO IL RESTO DEL CORPO Le arterie svolgono il compito di allontanamento, dunque trasportano il sangue lontano dal cuore mentre le vene al contrario lo portano ad esso. FUNZIONI Trasporto di sostanze nutritive, di ossigeno e la loro distribuzione a tutte le parti dell’organismo Allontanamento dei prodotti del catabolismo cellulare (CO2, urea, acido urico, ammoniaca) Termoregolazione Regolazione dell’omeostasi dei fluidi corporei Interviene nei processi immunitari mediante il trasporto di cellule ad attività fagocitaria e di anticorpi CUORE Per topografia, è un organo cavo, impari e paramediano (perché la punta è rivolta verso sinistra), posizionato nello spazio tra le due cavità polmonari, nel mediastino anteroinferiore (dietro il rene, l’aorta e la trachea). Possiede due facce: 1. FACCIA STERNOCOSTALE O ANTERIORE che è posta dietro lo sterno, di fronte alla parete toracica anteriore ed è principalmente costituite dalla parete del ventricolo destro (due terzi) e una parte del ventricolo sinistro. 2. FACCIA POSTERIORE O VISCERALE coricata sulla cupola del diaframma Potremmo però in realtà nominare anche altre due facce che sono la faccia diaframmatica e la faccia posteriore, la prima costituita principalmente dalle superfici posteriore e inferiore dei due ventricoli e la seconda costituita dall’atrio sinistro e una piccola porzione del destro. FACCIA ANTERIORE: 1 margine superiore: forma a tronco di cono, la base del cuore vede i grandi vasi che arrivano e partono da esso (cono vascolare) 1 margine detto (sterno-costale): sono presenti atrio e ventricolo destro. Il cuore si trova dentro la cavità pericardica formata da una membrana sierosa che produce trasudato e mantiene una distanza dal cuore così che può muoversi, cioè il pericardio che avvolge il cuore, è formato da due parti: Un foglietto parietale: ricopre la superficie interna della cavità Parte viscerale: ricopre la superficie esterna dell’organo che è dentro la cavità Il cuore è circondato dal pericardio, ed è localizzato nella porzione anteriore del mediastino, che separa le due cavità pleuriche, la cavità è rivestita interamente dal pericardio che si suddivide in due tipologie: il pericardio parietale sieroso (RIVESTE LA SUPERFICIE INTERNA DELLA CAVITA’) e il pericardio viscerale sieroso (RIVESTE LA SUPERFICIEESTERNA DELL’ORGANO) fra di esse vi è il trasudato (cavità pericardica). (STRUTTURA DETTA ANCHE A DOPPIO FOGLIETTO, NELLA PARTE DEI TESSUTI). Il cuore è costituito da una base e un apice, forma un angolo con l’asse longitudinale del corpo e presenta i margini superiore, inferiore, sinistro e destro. È Suddiviso in quattro “camere”(atrio e ventricolo destro, atrio e ventricolo sinistro), questa suddivisione può essere individuata tramite il SOLCO INTERATRIALE, che separa i due atri dal SOLCO CORONARIO che separa gli atri dai ventricoli (si pone fra gli atri superiormente e dai ventricoli inferiormente) esso accoglie la circolazione coronaria (che sopperisce alla grande richiesta di ossigeno e nutrienti da parte del muscolo cardiaco) di vene e arterie coronarie dalle pareti del cuore, si possono individuare più profondamente i solchi interventricolari anteriore e posteriore. NOTA BENE: POSIZIONE DEL CUORE: LA BASE è RIVOLTA IN ALTO, INDIETRO A DESTRA MENTRE L’APICE è RIVOLTO IN BASSO, AVANTI A SINISTRA (ESEMPIO DEL PUGNO SINISTRO SULLO STERNO) Il pericardio si origina dal cono vascolare RICORDA: GLI ATRI NON COMUNICANO FRA DI LORO IN ETA’ ADULTA MA SOLO IN ETA’ FETALE Distinguiamo dunque due atri e due ventricoli. sono presenti 2 propaggini cioè estensioni degli atri che abbracciano il cono vascolare cioè auricola dell’atrio sinistro e destro cioè porzioni espandibili degli atri. DEFINIAMO (da fuori a dentro): PERICARDIO PARIETALE (fibroso) EPICARDIO LO STRATO VISCERALE PARIETALE DEL PERICARDIO SIEROSO MIOCARDIO LA PARETE MUSCOLARE DEL CUORE ENDOCARDIO L’ENDOTELIO CHE RIVESTE LA SUPERFICIE INTERNA DEL CUORE TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO (MIOCARDIO) La massa del cuore è costituita dalla muscolatura miocardica striata. Esso è composto da cellule cardiache dette cardiomiociti o miocardiciti, cellule mononucleate ramificate e corte. Le cellule cardiache sono inoltre collegate tra di loro tramite i dischi intercalari, che conducono sia la forza contrattile da cellula a cellula sia i potenziali d’azione, essi collegano e permettono la comunicazione tra i miocardiociti formando anche grazie alla presenza di giunzioni, miofibrille e desmosomi il SINCINZIO DUNZIONALE organizzato (miocardio comune o di lavoro) al livello del vetricolo in fasci propri (anteriori, posteriori e suturali). ORGANIZZAZIONE INTERNA CUORE Gli atri sono separati tra loro per mezzo del setto interatriale, mentre i ventricoli sono seprati dal setto interventricolare, gli osti (descritti dopo) sono occupati da espansioni del tessuto connettivo che sono rivestite dall’endocardio, le cuspidi valvolari, mantengono il flusso sanguigno unidirezionale. Ricordiamoci che gli atri non comunicano fra di loro, dunque, la comunicazione avviene solo ventricolo atrio del medesimo lato mediante le valvole atrioventricolari destra e sinistra. DESCRIZIONI ATRI E VENTRICOLI Gli atti hanno una forma cubica mentre i ventricoli hanno la forma di un cono rovesciato ATRIO DESTRO: forma irregolarmente cuba (la faccia posteriore appare liscia), nella sua parete posteriore riceve la vena cava superiore che porterà all’atrio di destro il sangue refluo da distretti sopradiaframmatici (sangue pieno di anidride carbonica), riceverà anche la vena cava inferiore, che porterà sangue refluo dei distretti sottodiaframmatici. Anteriormente abbiamo un orifizio di sbocco di un’altra vena, il seno coronarico, che porterà sangue refluo dalle pareti del cuore. Andando verso la zona anteriore si formano dei rilievi che sono i muscoli pettinati che caratterizzano l’auricola. Abbiamo inoltre il Forame ovale di Botallo, da dove avveniva la comunicazione tra parte destra e sinistra durante la vita fetale, essa prende il nome di Fossa ovale quando avviene la chiusura del forame. Nel pavimento avremo l’orifizio atrio ventricolare che metterà in comunicazione atrio e ventricolo ed è chiuso dalla valvola chiamata tricuspide intorno presenta un anello di tessuto connettivo fibroso a cui si ancorano i 3 lembi cuspidi mentre gli apici si incontrano e vanno verso giù e si ancorano alle corde tendine. VETRICOLO DESTRO: Il sangue passa dall’atrio destro al ventricolo destro tramite la valvola tricuspide, formata dai tre cuspidi di tessuto fibroso, che si continuano nelle corde tendinee connesse ai muscoli papillari. ATRIO SINISTRO: A sinistra invece abbiamo 2 cuspidi, infatti sarà bicuspide o mitrale. Ha più o meno la stessa forma e costituzione del destro. Nella parete posteriore, sboccheranno le 4 vene polmonari porteranno sangue ricco di ossigeno, la sua parete è più spessa rispetto a quella dell’atrio destro. Il sangue che lascia l’atrio sinistro defluisce nel ventricolo sinistro attraverso la valvola atrioventricolare sinistra (mitrale). LE PARETI SONO DIVERSE PERCHE’ A SINISTRA LO SPESSORE DEVE ESSERE MAGGIORE PERCHE’ SI DEVE SPINGERE IL SANGUE NELL’AORTA PER LA GRANDE CIRCOLAZIONE, MENTRE A DESTRA AVVIENE LA PICCOLA CIRCOLAZIONE, DUNQUE, IL SANGUE VIENE PORTATO SOLO AI POLMONI VENTRICOLO SINISTRO: Esso è il più spesso delle 4 camere, in quanto spinge il sangue in tutto il corpo. Il sangue che lascia il ventricolo sinistro passa attraverso la valvola semilunare aortica e raggiunge la circolazione sistemica attraverso l’aorta ascendente, l’arco aortico e l’aorta discendente. IN GENERALE I VENTRICOLI: nella parete interna troviamo delle strutture chiamate trabecole carnee che possono essere di: 1° ordine: hanno una base ancorata alla parete e un apice libero, ma non proprio in quanto è ancorata alle corde tendinee, che la collega ai lembi delle valvole, determinandone la chiusura o l’apertura, costituendo così il sistema tensore delle valvole, sono i muscoli papillari. Abbiamo 3 muscoli papillari nel ventricolo di destra e 2 nel ventricolo sinistro. 2 °ordine: è costituita dai due apici ancorati alle pareti e la porzione intermedia resta libera, come un ponte 3 °ordine: è data da una specie di basso rilievo e sono completamente ancorati agli atri I ventricoli alla base presentano due valvole: Posteriormente: valvole atrioventricolari Anteriormente: valvole semilunari o a nido di rondine Le valvole semilunari presentano 3 lembi connettivali semilunari, la parte libera presenta un piccolo rigonfiamento così da poter chiudere in modo ermetico Ventricolo di destre: semilunare polmonare Ventricolo di sinistra: semilunare aortica L’ostio è la base del ventricolo, anteriormente abbiamo 2 osti atrioventriolari di destra e sinistra. L’ostio fibroso di destra e Sinistra saranno collegati da tessuto connettivo chiamato trigono fibroso di destra. L’ostio atrioventricolare di sinistro e semilunare aortica attraverso il trigono fibroso di sinistra, l’ostio della valvola semilunare polmonare sarà collegato all’altra valvola attraverso il tendine del cono ma anteriormente vede altri due osti, delle semilunari, valvole a nido di rondine, polmonare a destra, aortica a sinistra. Rappresenta lo scheletro fibroso del cuore, componente del connettivo fibroso denso che costituisce gli osti atrioventricolari e semilunari. SCHELETRO FIBROSO DEL CUORE Formato da 4 anelli di tessuto connettivo elastico che circondano le 4 valvole cardiache Assicura sostegno fisico ai cardiomiociti, vasi e nervi Stabilizza la posizione delle valvole rispetto al miocardio ventricolare Isola fisicamente il miocardio atriale dal ventricolare CICLO CARDIACO Il ciclo cardiaco dipende dal sistema di conduzione e rappresenta il periodo compreso fra un battito e l’inizio del battito successivo e quindi i periodi alternati tra contrazione (sistole) e rilassamento (diastole). 1.FASE sistole atriale: l’atrio di destra e sinistra si contraggono Diastole ventricolare: attraverso la pressione si aprono le valvole e il sangue va nei ventricoli 2.FASE Sistole ventricolare: spinge la valvola a chiudersi e spinge il sangue a livello dell’aorta a destra e del tronco a destra e si ha l’apertura della valvola semilunare. Parte del ventricolo sotto la valvola si chiama zona di reflusso (il sangue va dall’attivo al ventricolo) Le cellule nodali si depolarizzano spontaneamente e determinano la frequenza cardiaca. Le cellule pacemaker: sono situate nel pacemaker cardiaco (nodo senoatriale) e stabiliscono la frequenza normale di contrazione. Dal nodo SENOARTRIALE lo stimolo viaggia (anche) attraverso le vie internodali verso il nodo atrioventricolare e quindi verso il fascio ATRICOVENTRICOLARE, che si divide nelle branche destra e sinistra. Da queste ultime partono le fibre di Purkinje che trasportano gli impulsi verso le cellule miocardiche ventricolari. SISTEMA DI CONDUZIONE CARDIACO Le cellule miocardiche perdono la capacità di contrarsi e acquisiscono la capacità di mandare un impulso elettrico (si autodepolarizzano), costituendo il sistema elettrico, vengono definite cellule del miocardico specifico, si organizzano in 2 nodi (raggruppamento del miocardio specifico) e si trovano entrambi nell’atrio di destra: nodo senoatriale: si trova nella parete anteriore dell’atrio di destra in corrispondenza dell’apertura della vena cava superiore. Qui le cellule si autodepolarizzano con 0,1 di anticipo rispetto alle altre, infatti vengono chiamate pace-maker cardiaco nodo atrioventricolare: nella parete anteriore dell’atrio di destra, ma nel pavimento, tra atrio e ventricolo, vicino alla valvola atrio-ventricolare. Queste cellule sono in grado di depolarizzarsi, producendo così un impulso elettrico, che verrà propagato agli atri e ai ventricoli, e dirà alla muscolatura (miocardio comune) di contrarsi. Per far arrivare l’impulso in tutto il cuore, troviamo un sistema di fasci e di fibre, nel nodo senoatriale troveremo i fasci interatriali dai quali si dipartiranno gli impulsi per il miocardio comune atriale, i due nodi sono separati dai fasci internodali che permettono la comunicazione tra le cellule dei due nodi. Il nodo atrioventricolare dovrà far arrivare l’impulso ai ventricoli, che ricordiamo essere isolati, si dipartirà quindi dal nodo atrioventricolare il fascio di His, che penetra il trigono fibroso di destra, e si dirama in due branche una di destra e di sinistra che decoreranno a livello sotto-endocardico a livello dei ventricoli e arrivano all’apice del cuore, da qui si dirameranno nelle fibre di Purkinje.

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