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Questo documento fornisce un riepilogo dei capitoli di due volumi di economia internazionale. Sono presenti le suddivisioni per capitolo e le pagine corrispondenti. I capitoli sono numerati e descritti brevemente. Il documento esplora argomenti come la struttura dello scambio, il protezionismo, la bilancia dei pagamenti e la determinazione del tasso di cambio.

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INTERNAZIONALE - CALAMUNCI Riassunti entrambi volumi 24/25 SUDDIVISIONE CAPITOLI 1° LIBRO: CAPITOLO 1: da pagina 1 a pagina 4 CAPITOLO 2: da pagina 4 a pagina 7 CAPITOLO 3: da pagina 7 a pagina 11 CAPITOLO 4: mancante CAPITOLO 5: da pagina 12 a pagina 16 CAPITOLO 6: da pagina 16 a pagina 20 CAPITOL...

INTERNAZIONALE - CALAMUNCI Riassunti entrambi volumi 24/25 SUDDIVISIONE CAPITOLI 1° LIBRO: CAPITOLO 1: da pagina 1 a pagina 4 CAPITOLO 2: da pagina 4 a pagina 7 CAPITOLO 3: da pagina 7 a pagina 11 CAPITOLO 4: mancante CAPITOLO 5: da pagina 12 a pagina 16 CAPITOLO 6: da pagina 16 a pagina 20 CAPITOLO 7: da pagina 20 a pagina 25 CAPITOLO 8: da pagina 25 a pagina 30 CAPITOLO 9: da pagina 30 a pagina 35 CAPITOLO 10: da pagina 35 a pagina 42 CAPITOLI 11, 12 e 13: mancanti SUDDIVISIONE CAPITOLI 2° LIBRO: CAPITOLI 14 e 15 (=cap.1 e 2 libro): mancanti CAPITOLO 16 (=cap.3 libro): da pagina 42 a pagina 47 CAPITOLO 17 (=cap.4 libro): da pagina 47 a pagina 53 CAPITOLO 18 (=cap.5 libro): da pagina 53 a pagina 56 CAPITOLO 19 (=cap.6 libro): mancante CAPITOLO 20 (=cap.7 libro): da pagina 56 a pagina 60 CAPITOLO 21 (=cap.8 libro): da pagina 60 a pagina 63 CAPITOLO 22 (=cap.9 libro): da pagina 64 a pagina 67 CAPITOLI 23 e 24 (=cap.10 e 11 libro): mancanti CAPITOLO 1 – INTRODUZIONE INTRODUZIONE. Lo studio del commercio e della finanza internazionale può essere considerato la radice della moderna teoria economica. Il saggio di David Hume del 1758, Sulla bilancia commerciale, rappresenta la prima vera formulazione di un modello economico. Circa 20 anni dopo, Adam Smith pubblicò La ricchezza delle nazioni, consolidando ulteriormente la disciplina. I dibattiti riguardanti la politica commerciale britannica all'inizio del XIX secolo contribuirono significativamente a trasformare l'economia da una disciplina discorsiva e informale a una scienza formalizzata, come la conosciamo oggi. Oggi lo studio dell'economia internazionale riveste un'importanza senza precedenti: i paesi sono sempre più interconnessi, non solo attraverso lo scambio di beni e servizi, ma anche tramite flussi finanziari e investimenti tra economie diverse. Questa interconnessione ha dato vita a un'economia globale caratterizzata da instabilità, richiedendo a politici e imprenditori di monitorare costantemente un contesto in rapida evoluzione. In questo grafico viene illustrata l'evoluzione delle esportazioni e delle importazioni degli Stati Uniti in rapporto al PIL nel periodo 1960-2012. Entrambe le variabili hanno mostrato una crescita significativa, con le importazioni che hanno registrato un aumento più rapido. Gli Stati Uniti hanno potuto finanziare tali importazioni grazie a flussi di capitali provenienti da investitori stranieri. La crescente differenza tra importazioni ed esportazioni evidenzia l’interdipendenza tra i mercati nazionali dei capitali. Il crollo di entrambe nel 2009 riflette l'impatto della crisi economica globale del 2008, sottolineando il legame tra il commercio internazionale e la salute dell'economia mondiale. Tramite questo grafico, invece, si può evidenziare come le relazioni economiche internazionali siano ancora più cruciali per i paesi più piccoli rispetto agli Stati Uniti. Il grafico mostra il grado di apertura economica, ovvero il peso di importazioni ed esportazioni sul PIL. Negli ultimi 30 anni, tutte le nazioni hanno visto crescere questo grado, anche se le economie più grandi, come gli USA, tendono a essere meno integrate a livello internazionale rispetto alla maggior parte degli altri paesi. 1.1.1 DI COSA TRATTA L’ECONOMIA INTERNAZIONALE? L'economia internazionale utilizza gli stessi strumenti di analisi delle altre discipline economiche, poiché le motivazioni e i comportamenti di individui e imprese rimangono invariati sia nelle transazioni nazionali che in quelle internazionali. Tuttavia, l'economia internazionale presenta anche problematiche specifiche, poiché commercio e investimenti avvengono tra paesi indipendenti. ESEMPIO: Considerando un negozio in Florida che vende chicchi di caffè provenienti dal Messico e dalle Hawaii. Mentre gli Stati Uniti e il Messico sono stati sovrani, la Florida e le Hawaii non lo sono. Una spedizione di caffè dal Messico alla Florida potrebbe essere bloccata se il governo degli Stati Uniti imponesse delle quote sulle importazioni di caffè. Situazioni di questo tipo non si verificherebbero, invece, nel commercio interno degli Stati Uniti. L'economia internazionale, di conseguenza, si concentra su questioni che derivano dall'interazione tra stati sovrani. Tra i principali temi di studio ci sono: i vantaggi del commercio, la struttura degli scambi, il protezionismo, la bilancia dei pagamenti, la determinazione del tasso di cambio, il coordinamento delle politiche economiche internazionali e il mercato dei capitali internazionali. 1.1.2 I VANTAGGI e GLI SVANTAGGI DERIVANTI DALLO SCAMBIO. Il commercio internazionale è generalmente riconosciuto come vantaggioso (es. nessuno pensa che la Norvegia debba coltivare le proprie arance), ma molti restano scettici sui benefici del commercio di beni che un paese potrebbe produrre internamente, come nel caso dei prodotti made in USA per promuovere l'occupazione nazionale. In realtà, il commercio internazionale offre benefici più ampi di quanto si creda, poiché quasi sempre porta vantaggi reciproci tra i paesi, anche quando esistono differenze significative di produttività o salari. Ad esempio, i paesi meno avanzati temono che aprire le proprie economie al commercio internazionale possa essere svantaggioso, poiché non riescono a competere sui mercati globali. Allo stesso modo, i cittadini dei paesi tecnologicamente avanzati, dove i salari sono elevati, temono che commerciare con paesi a basso costo del lavoro possa ridurre il loro tenore di vita. Tuttavia, anche paesi meno efficienti possono trarre vantaggio dal commercio, poichè esso permette: – di esportare beni la cui produzione impiega risorse abbondanti e di importare beni che richiedono risorse scarse; – di specializzarsi nella produzione di un numero più ristretto di beni, migliorando l’efficienza produttiva; – lo scambio di beni; – le migrazioni e i prestiti internazionali à il primo è uno scambio di lavoro in cambio di beni e servizi, mentre il secondo consiste nello scambio di beni attuali con la promessa di beni futuri; – lo scambio di attività finanziarie rischiose (es. azioni e obbligazioni) à permette ai paesi di diversificare la propria ricchezza e ridurre la volatilità del reddito. Tuttavia, il commercio internazionale può anche avere svantaggi, soprattutto a livello interno, in quanto può danneggiare determinati gruppi all'interno di un paese e avere effetti significativi sulla distribuzione del reddito. ESEMPIO: i proprietari di risorse specifiche in settori che competono con le importazioni possono subire perdite (come nel caso dei macchinari specializzati, ad esempio i telai elettrici, che hanno perso valore a causa delle importazioni di tessuti). Inoltre, il commercio può influenzare la distribuzione del reddito tra lavoratori e proprietari di capitali, modificando gli equilibri interni. 1.1.3 LA STRUTTURA DEI FLUSSI COMMERCIALI. Gli economisti non possono analizzare con precisione gli effetti del commercio internazionale senza una teoria adeguata che spieghi i flussi commerciali osservati. Di conseguenza, uno degli obiettivi principali dell’economia internazionale è spiegare la struttura del commercio: alcuni elementi della struttura commerciale sono facilmente comprensibili (il clima o la disponibilità di risorse naturali, che spiegano perché il Brasile esporta caffè e l'Arabia Saudita petrolio), mentre altre dinamiche sono più complesse (come il motivo per cui il Giappone esporta automobili e gli USA aerei). David Ricardo ha proposto una teoria basata sui differenziali nella produttività del lavoro tra i paesi (CAPITOLO 3), mentre un’altra spiegazione collega il commercio internazionale all'offerta relativa di risorse nazionali, come capitale, lavoro e terra, e al loro impiego nella produzione di beni (CAPITOLO 5). Infine, esistono anche teorie che introducono una componente causale più forte nella struttura del commercio (CAPITOLO 7 e 8), fornendo ulteriori spiegazioni sulla complessità dei flussi commerciali globali. 1.1.4 QUANTO COMMERCIO? Se i vantaggi dello scambio sono il concetto teorico centrale dell’economia internazionale, il dibattito più importante riguarda quanto commercio permettere tra i paesi. Fin dall'inizio della formazione degli stati nazionali nel XVI secolo, i governi hanno sempre cercato di proteggere i settori domestici dalla concorrenza internazionale. Questo ha portato al confronto tra politiche protezionistiche e libero scambio, con l’economia internazionale spesso impegnata a criticare il protezionismo e a sostenere i benefici del libero scambio. Dopo la 2a Guerra Mondiale, le economie avanzate, guidate dagli USA, hanno promosso la rimozione delle barriere commerciali, con l’idea che il libero scambio avrebbe favorito la prosperità economica e la pace. Gli anni ’90 sono stati segnati da importanti accordi di libero scambio: il NAFTA (North America Free Trade Agreement); l’OMC o WTO (World Trade Organization). Tuttavia, nel tempo, è emerso un movimento contrario alla globalizzazione, che ha guadagnato consensi in tutto il mondo. Per analizzare queste dinamiche, gli economisti internazionali hanno sviluppato strumenti analitici in grado di prevedere gli effetti delle politiche commerciali, realizzando analisi costi-benefici e stabilendo criteri per determinare quando un intervento governativo può essere vantaggioso (CAPITOLI 9 e 10). Sebbene nella pratica i governi non seguano sempre le indicazioni degli economisti, questi strumenti aiutano a comprendere chi beneficia e chi perde dalle politiche commerciali. In particolare, mostrano che i conflitti d'interesse interni a un paese sono spesso più rilevanti di quelli tra paesi nel determinare le politiche commerciali. 2 1.1.5 LA BILANCIA DEI PAGAMENTI. Nel 1988, sia la Cina che la Corea del Sud hanno realizzato un avanzo commerciale di circa 40 miliardi di dollari. Tuttavia, le circostanze erano molto diverse: – Cina à l’avanzo commerciale non era una novità, poichè il paese lo manteneva da molti anni; – Corea del Sud à l'avanzo era il risultato di una crisi economica e finanziaria, e il paese considerava questa situazione con rammarico, avendo dovuto ricorrere a misure drastiche. Quindi, è sempre positivo avere un avanzo commerciale e negativo avere un disavanzo? Questo confronto dimostra che la bilancia dei pagamenti di un paese deve essere valutata nel contesto di un'analisi economica più ampia per comprenderne pienamente le implicazioni. 1.1.6 LA DETERMINAZIONE DEL TASSO DI CAMBIO. Una delle principali differenze tra l’economia internazionale e le altre aree dell’economia è la diversità delle valute nazionali: l'euro rappresenta un'eccezione a questa regola. ESEMPIO: Nel 2010 il valore della valuta brasiliana, il real, subì un'improvvisa e significativa rivalutazione, causando difficoltà agli esportatori del paese. Tuttavia, questo incremento si rivelò transitorio. Il valore relativo delle diverse valute può cambiare nel tempo, talvolta in modo drastico. Storicamente, lo studio delle valute e dei cambi è stato una parte rilevante dell'economia internazionale. Fino alla 1a guerra mondiale, i tassi di cambio erano stabiliti dalle politiche governative e non determinati dai mercati valutari: prima della 1a guerra mondiale, i valori delle principali valute erano ancorati all'oro; dopo la 2a guerra mondiale, la maggior parte delle valute venne legata al dollaro statunitense. L'analisi dei sistemi monetari internazionali a cambi fissi rimane quindi un tema di grande importanza. 1.1.7 IL COORDINAMENTO INTERNAZIONALE DELLE POLITICHE ECONOMICHE. L’economia internazionale è composta da nazioni sovrane che hanno la libertà di definire le proprie politiche economiche, ma in un'economia globale integrata, tali politiche influenzano anche altri paesi. Le differenze negli obiettivi nazionali possono generare conflitti di interesse, e anche quando esistono obiettivi condivisi, la mancanza di coordinamento può portare a perdite economiche. Un problema chiave è come armonizzare il commercio internazionale con le politiche monetarie, soprattutto in assenza di un governo mondiale che stabilisca regole chiare. Per quasi 70 anni, le politiche commerciali sono state regolate dal GATT e, dal 1994, l'OMC ha garantito il rispetto delle regole commerciali, avendo il potere di valutare se le politiche di vari paesi violano gli accordi esistenti. Mentre la cooperazione commerciale ha una lunga tradizione, il coordinamento delle politiche macroeconomiche è un tema più recente e incerto, con i primi tentativi di formulare principi di coordinamento (CAPITOLO 8). 1.1.8 IL MERCATO NAZIONALE DEI CAPITALI. ESEMPIO: Nel 2007, gli investitori che avevano acquistato mortage-backed securities statunitensi (diritti sui redditi derivanti da un ampio insieme di mutui sulla casa), subirono un forte shock quando i prezzi delle case iniziarono a scendere, causando un’impennata delle insolvenze sui mutui e rivelando l'alto rischio di questi investimenti, inizialmente considerati sicuri. Questo evento non colpì solo gli Stati Uniti, poiché anche molte banche europee avevano investito significativamente in questi strumenti finanziari, trasformando il crollo del mercato immobiliare in una crisi bancaria globale. Nelle economie avanzate esiste un mercato dei capitali relativamente sviluppato, che consente a individui e imprese di scambiare denaro nel presente in cambio di promesse di pagamento future. A partire dagli anni '60, l'importanza del commercio internazionale ha portato all'espansione del mercato internazionale dei capitali, che differisce dai mercati nazionali per le specifiche regolamentazioni sugli investimenti esteri. Tuttavia, ci sono alcuni rischi specifici associati al mercato internazionale dei capitali: fluttuazioni delle valute à se il valore dell’euro diminuisce in modo imprevisto rispetto al dollaro, gli investitori americani che hanno acquistato obbligazioni europee potrebbero subire perdite in conto capitale; bancarotta nazionale à un paese potrebbe rifiutarsi di onorare i propri debiti, lasciando i creditori senza alcuna possibilità di ricorrere a un tribunale. 1.1.9 COMMERCIO e MONETA. L’economia internazionale si suddivide in 2 principali aree di studio: 1) analisi del commercio internazionale à si concentra sulle transazioni che implicano il movimento fisico di beni o l’uso diretto di risorse economiche (es. si considerano i conflitti tra Stati Uniti ed Europa riguardo ai sussidi europei per le esportazioni agricole); 2) analisi monetaria internazionale à si occupa delle transazioni finanziarie (es. l’acquisto di dollari statunitensi da parte di investitori stranieri) e delle dispute relative alla gestione del tasso di cambio del dollaro (es. il dibattito sulla fluttuazione libera rispetto alla stabilizzazione tramite politiche governative). 3 Tuttavia, nella pratica non esiste una netta separazione tra queste due aree. Infatti, le transazioni commerciali spesso richiedono operazioni monetarie, e molti eventi monetari influenzano in modo significativo il commercio internazionale. CAPITOLO 2 – COMMERCIO INTERNAZIONALE INTRODUZIONE. Nel 2013, il valore complessivo dei beni e servizi prodotti a livello globale ha raggiunto circa 74 mila miliardi di dollari, di cui oltre il 30% è stato esportato oltre i confini nazionali. Questo evidenzia l'importanza dei flussi di esportazione e importazione nel contesto economico mondiale. La figura sottolinea un aspetto chiave della crescente integrazione dei mercati globali: nel periodo successivo alla 2a Guerra Mondiale, le esportazioni mondiali sono aumentate più rapidamente rispetto alla produzione; nel 2009 si è registrato un notevole crollo delle esportazioni a causa della crisi economica Questi eventi sollevano domande su perché i paesi esportino e importino così tanto, sui benefici e i costi del commercio internazionale, e sulle politiche pubbliche che influenzano questi flussi. 2.1.1 CHI COMMERCIA CON CHI? Le statistiche relative agli Stati Uniti e all'Unione Europea evidenziano il valore totale del commercio di beni (comprendente esportazioni e importazioni) e i 10 principali partner commerciali di ciascuna regione nel 2013. In totale, questi 10 paesi hanno rappresentato il 65% del valore del commercio degli USA e il 46% di quello dell'UE. Ci si interroga quindi sul motivo per cui USA e UE commerciano così intensamente con questi paesi. Vengono analizzati diversi fattori che influenzano le relazioni commerciali tra le nazioni. 2.1.1 IL MODELLO GRAVITAZIONALE. 3 dei 10 più importanti partner commerciali degli USA sono paesi europei: Germania, Regno Unito e Francia. La maggiore intensità del commercio degli USA con questi 3 paesi rispetto ad altri europei è dovuta al fatto che rappresentano le 3 economie più grandi del continente, con i più alti valori di Prodotto Interno Lordo (PIL), una misura del valore complessivo di beni e servizi prodotti in un’economia. Esiste una forte correlazione tra la dimensione di un’economia e il volume delle sue importazioni ed esportazioni. La figura illustra come la quota di ciascun paese nel commercio totale degli USA con l’UE sia proporzionale alla sua quota sul PIL europeo (es. la Germania, che rappresenta il 20% del PIL dell'Europa occidentale, incide per il 24% del commercio statunitense con la regione). Analizzando il commercio mondiale, gli economisti hanno identificato un’equazione che prevede con buona accuratezza il volume di scambi tra qualsiasi coppia di paesi, nota come modello gravitazionale: 4 Tij = A x Yi x (Yj / Dij) dove Tij à il valore del commercio tra il paese i e j; dove A à termine constante; dove Yi à è il PIL del paese i; dove Yj à è il PIL del paese j; dove Dij à distanza tra i due paesi. Questa formula indica che, mantenendo costanti gli altri fattori, il valore del commercio tra due paesi è proporzionale al prodotto dei loro PIL e diminuisce all’aumentare della distanza. Il nome della formula deriva dall'analogia con la legge di gravitazione di Newton. Gli economisti hanno poi sviluppato una versione più generale di questo modello: Tij = A x Yai x (Ybj / Dcij) L'equazione del modello gravitazionale identifica tre determinanti del volume di commercio tra due paesi: la dimensione dei loro PIL e la distanza tra di essi, senza assumere una proporzionalità esatta tra commercio e PIL o una relazione inversamente proporzionale rispetto alla distanza. I coefficienti a, b e c sono scelti in modo da ottimizzare l’adattamento del modello ai dati reali. Il modello è efficace perché le economie più grandi tendono a importare di più grazie a redditi elevati e alla produzione di una vasta gamma di beni, aumentando così i flussi commerciali tra di esse. Tuttavia, un limite del modello è che, nella realtà, i paesi spendono gran parte del loro reddito per beni prodotti internamente. 2.1.2 L’UTILIZZO DEL MODELLO GRAVITAZIONALE: SCOPRIRE LE ANOMALIE. Uno degli scopi principali dei modelli gravitazionali è identificare le anomalie nel commercio internazionale, ossia quando il volume degli scambi tra due paesi è significativamente diverso da quanto previsto dal modello. Nella figura precedente, si osserva che i Paesi Bassi, il Belgio e l'Irlanda commerciano con gli Stati Uniti in misura superiore alle aspettative del modello. Le ragioni sono diverse: – Irlanda à un'affinità culturale (lingua comune e molti americani di origine irlandese, oltre alla presenza di numerose imprese americane nel paese); – Paesi Bassi e Belgio à la loro posizione geografica favorevole e i costi di trasporto, che influiscono notevolmente sui volumi di commercio (situati vicino alla foce del Reno, fungono da accesso per gran parte dell'Europa nord-occidentale, con Rotterdam come il porto più importante e Anversa come il secondo). 2.1.3 OSTACOLI AL COMMERCIO: DISTANZA, BARRIERE e CONFINI. Questa figura presenta gli stessi dati della precedente, ma include anche due nuovi paesi: Canada e Messico. I 2 Paesi confinanti con gli Stati Uniti commerciano con essi in misura significativamente maggiore rispetto ai paesi europei di dimensioni simili. Gli USA intrattengono rapporti commerciali così intensi con i loro vicini nordamericani rispetto ai partner europei per 2 motivi: prossimità geografica à le stime dei modelli gravitazionali evidenziano un forte effetto negativo della distanza sul commercio internazionale (i costi di trasporto per beni e servizi sono più contenuti tra paesi vicini, e il commercio tende a essere più intenso quando esistono stretti contatti personali, i quali tendono a diminuire con l'aumento delle distanze); accordo commerciale à Canada e Messico sono parte del North American Free Trade Agreement (NAFTA), che garantisce l’esenzione da dazi e altre barriere commerciali per molti beni scambiati tra i 3 paesi. Gli economisti impiegano il modello gravitazionale per analizzare l'impatto degli accordi sul commercio internazionale: un accordo efficace dovrebbe generare volumi di scambio tra i paesi membri superiori a quanto previsto in base al PIL e alla distanza. Tuttavia, mentre tali accordi tendono a ridurre le barriere commerciali formali, non annullano l'importanza dei confini nazionali. Infatti, il commercio tra regioni dello stesso paese è generalmente molto maggiore rispetto a quello tra regioni di paesi diversi, anche se geograficamente simili. ESEMPIO: Il commercio tra le province canadesi supera di gran lunga quello tra queste province e gli stati americani: ogni provincia 5 canadese è accoppiata ad uno stato americano a una distanza simile dalla British Columbia, ma il volume di scambi tra la British Columbia e un'altra provincia canadese è notevolmente superiore a quello con uno stato americano a pari distanza. 2.2.1 I CAMBIAMENTI DELLA STRUTTURA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE. Il commercio internazionale è un obiettivo mobile. La sua direzione e composizione attuale sono sensibilmente diverse rispetto a 30 anni fa, e ancora più diverse rispetto a 100 anni fa. Si possono esaminare alcuni dei fatti principali. 2.2.2 IL MONDO È DIVENTATO PIÙ PICCOLO? Molti sostengono che i moderni mezzi di comunicazione e trasporto abbiano ridotto le distanze, rendendo il mondo più piccolo. In particolare: – Internet à consente comunicazioni gratuite ed istantanee tra persone a distanza di chilometri; – Traposto aereo à permettono di raggiungere rapidamente qualsiasi parte del globo. Tuttavia, i modelli gravitazionali continuano a evidenziare un forte effetto negativo della distanza sul commercio internazionale. Ci si chiede se questi effetti siano diminuiti nel tempo e se il progresso tecnologico abbia effettivamente reso il mondo più interconnesso. La risposta è affermativa, ma la storia dimostra che fattori politici possono controbilanciare i progressi tecnologici. Ad esempio, il mondo si è realmente ristretto tra il 1840 e il 1914, ma ha iniziato a espandersi di nuovo durante gran parte del XX secolo, in parte a causa di due guerre mondiali, della Grande Depressione degli anni '30 e di un crescente protezionismo, che hanno ostacolato il commercio mondiale. Le 2 grandi ondate di globalizzazione possono essere riassunte come segue: 1) prima ondata à basata su ferrovie, navi a vapore e telegrafo; l'economista Keynes dichiarò nel 1919 che questa era terminata nel 1914, a causa degli eventi storici che hanno scoraggiato il commercio mondiale; la globalizzazione non è tornata ai livelli pre–First World War fino agli anni '60; 2) seconda ondata à dagli anni '60, il commercio mondiale in percentuale della produzione globale ha raggiunto livelli senza precedenti; questo aumento è attribuito alla disintegrazione verticale della produzione, in cui un bene passa attraverso molte fasi di produzione in diversi paesi prima di arrivare ai consumatori; di conseguenza, un prodotto dal valore di 100 dollari può generare flussi commerciali di 200/300 dollari. 2.2.3 CHE COSA SCAMBIANO? A livello globale, i paesi scambiano principalmente manufatti, sebbene il commercio di minerali come rame, carbone e petrolio continui a essere significativo, insieme ai prodotti agricoli e ai servizi. Tramite questo grafico a torta si può vedere la composizione percentuale delle esportazioni mondiali nel 2011: manufatti à costituiscono la maggior parte del commercio mondiale; servizi à comprendono le tasse di trasporto imposte dalle compagnie aeree, i premi assicurativi e le spese sostenute dai turisti stranieri; materie prime à includono petrolio e altri combustibili; prodotti agricoli. La predominanza dei manufatti è un fenomeno recente; in passato, i prodotti primari avevano un ruolo maggiore. Negli ultimi decenni, si è registrato un aumento delle esportazioni di manufatti da parte dei paesi del Terzo Mondo, che storicamente esportavano principalmente prodotti primari. A partire dagli anni '70, questi paesi hanno cominciato a esportare sempre più manufatti. 2.2.4 OFFSHORING/OUTSOURCING DI SERVIZI. La tecnologia dell’informazione rende possibile lo svolgimento di alcune funzioni economiche a lunga distanza e ciò potrebbe portare ad un forte aumento del commercio internazionale. L'offshoring, o outsourcing, consiste nella delocalizzazione di un servizio precedentemente realizzato all’interno di un paese in una località estera. I produttori devono anche decidere se preferiscono installare una sussidiaria estera per fornire quei servizi (e operare come un’impresa multinazionale) o esternalizzarli in un’altra impresa. Questo fenomeno è ancora piuttosto raro ma attira sempre più attenzione, tanto che nel lungo periodo il commercio di servizi forniti elettronicamente potrebbe diventare la componente principale del commercio internazionale. 6 Questo secondo grafico a torta presenta i risultati di uno studio che ha analizzato sistematicamente i dati sulla localizzazione delle industrie negli Stati Uniti per identificare quali servizi possano essere commerciati a lunga distanza e quali no. I risultati mostrano che: il 60% dell'occupazione totale negli USA è costituita da attività che devono essere svolte vicino al cliente; il 40% dell'occupazione comprende attività delocalizzabili, con una predominanza di servizi rispetto a quelle manifatturiere. Questi dati suggeriscono che l’attuale dominio dei beni manufatti nel commercio internazionale potrebbe essere solo temporaneo. 2.3 VALGONO ANCORA LE VECCHIE REGOLE? Nel capitolo 3 si analizzerà un modello un modello di David Ricardo sviluppato nel 1819, interrogandosi sulla sua rilevanza attuale. Nonostante i cambiamenti nel commercio internazionale, i principi fondamentali scoperti due secoli fa continuano a essere validi. Oggi, il commercio mondiale è più complesso da descrivere rispetto al passato, quando fattori come clima e risorse naturali erano predominanti. Le attuali determinanti del commercio sono più sfumate, con maggiore importanza data alle risorse umane e create dall’uomo, come macchinari e capitale. Inoltre, le controversie commerciali coinvolgono spesso lavoratori le cui qualifiche vengono minacciate dalle importazioni di specifici beni e servizi. CAPITOLO 3 – IL MODELLO RICARDIANO INTRODUZIONE. Le nazioni commerciano tra loro per 2 motivi principali: – perché sono diverse le une dalle altre à possono trarre vantaggio dalle loro differenze raggiungendo un accordo in base al quale ognuno produce ciò che sa produrre meglio; – per poter realizzare economie di scala nella produzione à quando un paese produce solo una gamma limitata di beni, li può produrre in quantità maggiore e in modo più efficiente. Per iniziare a comprendere le cause e gli effetti del commercio internazionale è utile considerare modelli semplificati, nei quali questi motivi compaiono separatamente. 3.1.1 IL MODELLO RICARDIANO. Il modello ricardiano afferma che le differenze nella produttività relativa del lavoro tra paesi determinano differenze nella specializzazione produttiva, che conducono a guadagni dallo scambio. Le differenze nella produttività sono in genere dovute a differenze nelle tecnologie. 3.1.2 VANTAGGIO COMPARATO e COSTO OPPORTUNITÀ. Il modello di Ricardo si basa sui concetti di costo opportunità e vantaggio comparato. Il costo opportunità di produrre qualcosa misura il costo di tutto ciò che si rinuncia a produrre. Ad esempio, un numero limitato di lavoratori può essere utilizzato per produrre rose o computer: – il costo opportunità delle rose in termini di computer è il numero di computer che si sarebbero potuti produrre con le risorse impiegate per produrre un certo numero di rose; – il costo opportunità della produzione di computer in termini di rose è il numero di rose che si sarebbero potute produrre con le risorse impiegate per produrre un certo numero di computer. ESEMPIO: Supponendo che negli USA 10 milioni di rose possano essere prodotte con le stesse risorse necessarie a produrre 100.000 computer e che in Colombia 10 milioni di rose possano essere prodotte con le stesse risorse necessarie a produrre 30.000 computer, si può affermare che i lavoratori colombiani sono meno produttivi di quelli statunitensi nei computer. La Colombia ha un costo opportunità più basso associato alla produzione delle rose: la Colombia può produrre 10 milioni di rose rinunciando a 30.000 computer, mentre gli Stati Uniti possono produrre 10 milioni di rose rinunciando a 100.000 computer. Gli USA hanno un costo opportunità più basso associato alla produzione di computer: la Colombia può produrre 30.000 computer rinunciando a produrre 10 milioni di rose, mentre gli USA possono produrre 100.000 computer rinunciando a produrre 10 milioni di rose. 7 Gli USA possono produrre 30.000 computer rinunciando a produrre 3,3 milioni di rose. Questa differenza nei costi-opportunità offre la possibilità di riorganizzare la produzione internazionale in modo vantaggioso per entrambi i paesi. Un paese ha un vantaggio comparato nella produzione di un bene se il costo opportunità di produrre quel bene è inferiore che in altri paesi. Riprendendo il precedente esempio, gli USA hanno un vantaggio comparato nella produzione di computer, mentre la Colombia ha un vantaggio comparato nella produzione di rose. Se ogni paese si specializzasse nella produzione del bene con il minore costo opportunità, allora il commercio internazionale può essere vantaggioso per entrambi i paesi. Il commercio tra 2 paesi può portare benefici a entrambi se ciascun paese esporta beni nei quali ha un vantaggio comparato. Questa però è una possibilità: NON esiste alcuna autorità che decida quale paese debba produrre cosa. Anzi, produzione e scambi internazionali sono determinati su un mercato dove vige la legge della domanda e dell’offerta. 3.1.3 MODELLO RICARDIANO AD UN FATTORE. Capire cosa determina il vantaggio comparato aiuterebbe a capire come le differenze tra paesi determinano la struttura dei flussi commerciali (quali beni un paese esporta). Considerando un’economia H in cui: 1) il lavoro è l’unico fattore produttivo; 2) la produttività del lavoro (lavoro impiegato per unità di prodotto) differisce tra paesi, in genere a causa di differenze nelle tecnologie, ma è costante nel tempo nello stesso paese; 3) l’offerta di lavoro in ciascun paese è costante; 4) vengono prodotti e consumati solo 2 beni à stoffa (s) e cibo (c); 5) in tutti i mercati vigono condizioni di concorrenza perfetta; 6) esistono solo 2 paesi à H e F. Poiché la produttività del lavoro è costante, si può definire il lavoro impiegato per unità di prodotto come il numero costante di ore di lavoro necessarie a produrre un’unità del bene: aLs à è il lavoro impiegato per unità di prodotto nella produzione della stoffa in H; ESEMPIO: se fosse pari a 2, vuol dire che ci vogliono 2 ore di lavoro per produrre un metro di stoffa in H; aLc à è il lavoro impiegato per unità di prodotto nella produzione del cibo in H; ESEMPIO: se fosse pari a 1, vuol dire che ci vuole 1 ora di lavoro per produrre un chilogrammo di cibo in H. Un numero elevato di ore di lavoro per unità prodotto significa bassa produttività del lavoro. In modo più formale: aLc ≡ Lc/Qc = 1/(Qc/Lc)= 1/(produttività del lavoro nel settore c); aLs ≡ Ls/Qs = 1/(Qs/Ls)= 1/(produttività del lavoro nel settore s). Poiché l’offerta di lavoro è costante, si definisce con L il numero totale di ore lavorate nel paese A, con: L (condizione di piena occupazione)= Lc + Ls. 3.1.4 FRONTIERA DELLE POSSIBILITÀ PRODUTTIVE. Ogni economia ha a disposizione una quantità limitata di risorse, anche la produzione sarà limitata e ci si troverà di fronte ad un trade–off: per produrre quantità maggiori di un bene bisognerà rinunciare a parte della produzione di un altro bene. La frontiera delle possibilità produttive (FPP) di un’economia mostra il massimo ammontare di beni e servizi che possono essere prodotti con una quantità fissa di risorse. Se Qc rappresenta la quantità di cibo prodotta e Qs rappresenta la quantità di stoffa prodotta, la frontiera delle possibilità produttive dell’economia ha equazione: aLcQc + aLsQs < L dove aLc à ore di lavoro cibo; dove Qc à quantità cibo prodotta; dove aLs à ore di lavoro stoffa; dove Qs à quantità stoffa prodotta; dove L à numero ore disponibili. ESEMPIO: 1000 ore = offerta di lavoro nel paese H; aLs= 2; aLc= 1, allora: FPP= aLcQc + aLsQs= L= Qc + 2Qs= 1000 à la produzione massima di stoffa è di 500 metri; la produzione massima di cibo è di 1000 kg. Produrre un altro kg di cibo richiede aLc ore di lavoro. Ogni ora utilizzata nella produzione di cibo avrebbe potuto essere utilizzata per produrre un certo ammontare di stoffa, uguale a: 1 h/(aLs ore/m di stoffa) = (1/aLs) m di stoffa. ESEMPIO: Se un’ora di lavoro viene spostata dalla produzione di stoffa a quella di cibo, quell’ora di lavoro avrebbe potuto produrre: 1 ora/(2 h/m di stoffa)= 1/2 m di stoffa → il costo opportunità di produrre un kg di cibo è 1⁄2 m di stoffa → ossia il valore assoluto della pendenza della FPP. 8 3.1.5 PREZZI RELATIVI e OFFERTA. Per comprendere cosa produrrà effettivamente l'economia, è fondamentale considerare i prezzi dei beni. È necessario analizzare il prezzo relativo dei 2 beni prodotti (ossia il prezzo di un bene in termini dell'altro). In un’economia concorrenziale, l'offerta è influenzata dalla volontà degli individui di massimizzare i propri profitti. Nel modello semplificato a un solo fattore (il lavoro), l'offerta di cibo e stoffa è determinata dal movimento del lavoro verso il settore in cui i salari sono più elevati. Siano Pc il prezzo del cibo e Ps il prezzo della stoffa, per l'ipotesi di concorrenza perfetta: – i salari orari per i produttori di cibo sono pari al valore di mercato del cibo prodotto in un'ora à Pc/aLc; – i salari orari per i produttori di stoffa corrispondono al valore di mercato della stoffa prodotta in un'ora à Ps/aLs. Poiché i lavoratori preferiscono settori con i salari più alti, la loro allocazione dipenderà da 3 condizioni: 1) se i salari nel settore del cibo superano quelli della stoffa (Pc/aLc > Ps/aLs), cioè se il prezzo del cibo rispetto a quello della stoffa è superiore al costo opportunità di produrre cibo (Pc/Ps > aLc/aLs), i lavoratori si concentreranno sulla produzione di cibo, specializzando così l'economia in questo settore; 2) se i salari nel settore del cibo sono inferiori a quelli della stoffa (Pc/aLc < Ps/aLs), cioè se il prezzo del cibo rispetto a quello della stoffa è inferiore al costo opportunità di produrre cibo (Pc/Ps < aLc/aLs), i lavoratori si dedicheranno esclusivamente alla produzione di stoffa, specializzando l'economia in questo settore; 3) se i salari nel settore del cibo sono pari a quelli della stoffa (Pc/aLc = Ps/aLs), cioè se il prezzo del cibo rispetto a quello della stoffa è uguale al costo opportunità di produrre cibo (Pc/Ps = aLc/aLs), i lavoratori saranno disposti a produrre sia stoffa che cibo; in questo caso, continuerà a esserci una produzione positiva di entrambi i beni, poiché il prezzo relativo di un bene è uguale al suo costo opportunità. ESEMPIO: Supponendo che Pc= $4/kg e Ps= $7/m. Il salario orario pagato per produrre cibo sarebbe Pc/aLc= 4/1= $4/h. Il salario orario pagato per produrre stoffa sarebbe Ps/aLs= 7/2= $3.50/h. In questo caso, i lavoratori preferirebbero dedicarsi esclusivamente alla produzione di cibo, poiché il prezzo relativo del cibo Pc/Ps= 4/7 è superiore al costo opportunità di produrre cibo aLc/aLs= 1⁄2. Supponendo che il prezzo del cibo diminuisca a Pc= $3/kg. Il salario orario pagato per produrre cibo diventa Pc/aLc= 3/1= $3/h. Il salario orario pagato per produrre stoffa non varia dato che Ps rimane pari a $7/m à Ps/aLs= $3.50/m. Con questa nuova situazione, i lavoratori sarebbero disposti a produrre solo stoffa, dato che il prezzo relativo del cibo (= 3/7) è inferiore al costo opportunità di produrre cibo (= 1⁄2)]. 3.2.1 COMMERCIO INTERNAZIONALE NEL MODELLO AD UN FATTORE. Un paese ha un vantaggio assoluto nella produzione di un bene se il lavoro necessario per produrre un’unità di quel bene è minore rispetto al paese estero. Assumendo che aLc < a*Lc e aLs < a*Ls: il paese H avrà un vantaggio assoluto nella produzione di entrambi i beni à quindi, H è più produttivo di F nella produzione di cibo e stoffa. Tuttavia, se H ha un vantaggio assoluto in entrambi i beni, è possibile realizzare scambi vantaggiosi per entrambi i paesi. Il vantaggio comparato è fondamentale per comprendere la struttura dei flussi commerciali. Supponendo che H abbia un vantaggio comparato nella produzione di cibo, il che significa che il suo costo opportunità per produrre cibo è inferiore rispetto a quello di F. Questo può essere espresso come: aLc/aLs < a*Lc/a*Ls dove * indica il paese straniero F. In assenza di scambi, il prezzo relativo del cibo in H sarà inferiore rispetto al prezzo relativo del cibo in F. Pertanto, poiché H gode di un vantaggio comparato nella produzione di cibo, sarà incline a esportarlo in cambio di stoffa da F. La pendenza della FPP indica il costo opportunità del cibo in termini di stoffa. Dato che la FPP* di F è più ripida rispetto a quella di H, ciò implica che per ridurre la produzione di cibo di un chilogrammo, F deve rinunciare a una quantità significativamente maggiore di stoffa rispetto a H. 3.2.2 DETERMINAZIONE DEI PREZZI. Prima dell'apertura al commercio, il prezzo relativo del cibo rispetto alla stoffa riflette il costo opportunità del cibo in ciascun paese. In assenza di commercio, il prezzo relativo del cibo sarà più elevato 9 nel paese F rispetto al paese H se F presenta un costo opportunità più alto per la produzione di cibo. Con l'introduzione del commercio, diventa vantaggioso trasferire cibo da H a F e stoffa da F a H. Questo scambio continuerà finché H non esporta una quantità sufficiente di cibo e F una quantità adeguata di stoffa, fino a quando i prezzi relativi dei due beni non si eguagliano tra i due paesi. I prezzi dei beni commerciati sui mercati internazionali sono determinati dall'interazione tra domanda e offerta. In alcuni casi, è possibile analizzare solo la domanda e l'offerta di un singolo mercato (analisi di equilibrio parziale), ma quando si studiano i vantaggi comparati è essenziale considerare le relazioni tra mercati distinti (analisi di equilibrio generale). Per calcolare i prezzi relativi, iniziamo con l'offerta relativa di cibo, definita come la quantità di cibo offerta da tutti i paesi divisa per la quantità di stoffa offerta da tutti i paesi: RS= (Qc + Q*c)/(Qs + Q*s) 3.2.3 OFFERTA RELATIVA. Affinché ci sia equilibrio generale, domanda e offerta relative devono essere uguali. Pertanto, il prezzo relativo internazionale è determinato dall'intersezione di RSRS e RDRD: se il prezzo relativo del cibo è inferiore al costo opportunità in entrambi i paesi, cioè quando (Pc/Ps)INT < (aLc/aLs) e (Pc/Ps)INT < (a*Lc/a*Ls) à il cibo non sarà prodotto in nessun paese; i lavoratori sia in H che in F si dedicheranno solo alla produzione di stoffa, dove i salari sono più alti; se il prezzo relativo del cibo è uguale al costo opportunità nel paese H quando (Pc/Ps) = (aLc/aLs) < (a*Lc/a*Ls) in questo caso i lavoratori di H saranno indifferenti tra la produzione di cibo e stoffa (salari uguali nei 2 settori); i lavoratori di F continueranno a produrre solo stoffa; quando il prezzo relativo del cibo è compreso fra i costi opportunità dei 2 paese, cioè aLc/aLs < Pc/Ps < a*Lc/a*Ls à i lavoratori di H si specializzeranno nella produzione di cibo per poter guadagnare salari più elevati, mentre i lavoratori di F continueranno a produrre solo stoffa per le stesse ragioni. L’offerta mondiale di cibo sarà uguale alla produzione massima di cibo in H diviso la produzione massima di stoffa in F: (L/aLc)/(L*/a*Ls); quando il prezzo relativo del cibo è uguale al costo opportunità nel paese F, quando aLc/aLs < Pc/Ps = a*Lc/a*Ls à i lavoratori di F saranno indifferenti tra la produzione di cibo e stoffa, mentre i lavoratori di H si dedicheranno esclusivamente alla produzione di cibo; quando il prezzo relativo del cibo è più alto del costo opportunità in entrambi i paesi, quando aLc/aLs < a*Lc/a*Ls < Pc /Ps à in questo caso il cibo non sarà prodotto in nessuno dei due paesi; i lavoratori di H e F si concentreranno unicamente sulla produzione di cibo, dove i salari sono più alti. L'offerta relativa mondiale è rappresentata come una funzione a gradini: 1) nel primo gradino, il prezzo relativo del cibo è pari al costo opportunità in aLc/aLs (nell’es. = 1⁄2); 2) si ha un salto quando l’offerta relativa mondiale di cibo è uguale alla produzione massima di cibo in H diviso la produzione massima di stoffa in F à (L/aLc)/(L*/a*Ls) (nell’es. = 1); 3) nel secondo gradino il prezzo relativo del cibo è uguale al costo opportunità in F à a*Lc/a*Ls (nell’es. = 2). 3.2.4 DOMANDA RELATIVA. La domanda relativa di cibo è definita come la quantità di cibo richiesta in tutti i paesi rispetto alla quantità di stoffa richiesta in tutti i paesi. Quando il prezzo del cibo aumenta rispetto al prezzo della stoffa, i consumatori in tutti i paesi tenderanno a ridurre l'acquisto di cibo e ad aumentare quello di stoffa, causando una diminuzione della domanda relativa di cibo. Questa relazione è rappresentata da una curva con pendenza negativa. 3.2.5 PREZZO RELATIVO. Il prezzo relativo di equilibrio del cibo è determinato dall'intersezione delle due curve (rappresentata come punto 1 nel caso di RD: si trova a un livello intermedio tra i due prezzi interni precedenti all'apertura del commercio, ovvero tra i prezzi 1/2 e 2: ogni paese si specializza nel bene in cui ha un vantaggio comparato, H cibo e F stoffa; punto 2 nel caso di RD’: prezzo pari al costo- opportunità del cibo). Ogni paese si specializzerà nella produzione del bene che richiede la minore quantità relativa di lavoro per unità prodotta. 3.2.6 GUADAGNI DALLO SCAMBIO. I guadagni dallo scambio derivano dalla possibilità di specializzarsi nella produzione che utilizza le risorse in modo più efficiente, consentendo di utilizzare il reddito ottenuto per acquistare i beni e servizi 10 desiderati. La produzione che utilizza le risorse nel modo più efficiente si riferisce alla produzione di un bene in cui il paese ha un vantaggio comparato. Il commercio può essere visto come un metodo di produzione indiretta o come un modo per modificare le possibilità di consumo di ogni paese. Con il commercio, le possibilità di consumo si espandono oltre la frontiera delle possibilità produttive, consentendo ai paesi di consumare combinazioni di beni diverse da quelle che possono produrre autonomamente. Le possibilità di consumo di H sono rappresentate da TF, mentre quelle di F sono indicate da T∗F∗, offrendo una gamma più ampia di scelte. Il paese H è più efficiente in entrambi i settori, ma ha un vantaggio comparato (minore costo opportunità) solo nella produzione di cibo: 1/2= aLc/aLs < a*Lc/a*Ls= 2. Il paese F è meno efficiente in entrambi i settori ma ha un vantaggio comparato nella produzione di stoffa. In presenza di commercio, il prezzo relativo di equilibrio del cibo rispetto alla stoffa deve trovarsi tra i 2 costi opportunità: aLc/aLs = 1/2 e a*Lc/a*Ls= 2. Supponendo che l’intersezione fra RS e RD avvenga in Pc/Ps= 1, in equilibrio, il che significa che un chilogrammo di cibo viene scambiato con un metro di stoffa. H può guadagnare di più producendo cibo, mentre F si specializza nella produzione di stoffa. Il commercio internazionale permette a ciascun paese di impiegare il proprio lavoro in modo più efficiente rispetto a una situazione in cui tutti i beni devono essere prodotti internamente. 3.2.7 UNA NOTA SUI SALARI RELATIVI. Il salario relativo di un paese rappresenta l'importo che i lavoratori ricevono per ora di lavoro in confronto a quanto guadagnano i lavoratori dell'altro paese. Le differenze tecnologiche tra i 2 paesi, che influenzano i salari, significano che il commercio internazionale non porta a un livellamento dei salari. Il salario relativo si colloca tra i rapporti di produttività dei 2 paesi nei rispettivi settori. Pertanto, ogni paese presenta un vantaggio comparativo nella produzione di un unico bene: il paese F eccelle nella produzione di stoffa, mentre il paese H è più efficiente nella produzione di cibo. ESEMPIO: Supponendo che Pc= $12/kg e Ps= $12/m. I lavoratori di H si specializzano nella produzione di cibo con l'apertura degli scambi, il loro salario orario risulta: (1/aLc)Pc= (1/1)$12= $12. D'altra parte, i lavoratori di F, che si specializzano nella produzione di stoffa, percepiscono un salario orario pari a: (1/a*Ls)Ps= (1/3)$12= $4. Pertanto, il salario relativo dei lavoratori di H è $12/$4= 3, il che significa che H, grazie al suo maggiore vantaggio assoluto, avrà un salario più elevato dopo l'apertura degli scambi. ESEMPIO: Il salario relativo si colloca all'interno dei rapporti di produttività nei rispettivi settori: H è 6 volte più produttivo nel settore alimentare, mentre nel settore tessile è solo 1,5 volte più produttivo (3/2). H ha salari 3 volte superiori rispetto a F. Anche se i lavoratori di F percepiscono un salario pari a 1/3 di H, riescono a mantenere un vantaggio di costo nella produzione di stoffa nonostante la loro inferiore produttività. In aggiunta, i lavoratori di H, essendo 6 volte più produttivi nella produzione di cibo, riescono anch'essi a beneficiare di un vantaggio di costo, nonostante i salari più elevati. 3.3 FRAINTENDIMENTI CIRCA I VANTAGGI COMPARATI. Produttività e Competitività à Mito 1: il libero scambio è vantaggioso solo per i paesi abbastanza forti da sostenere la concorrenza estera. Questo argomento ignora che il commercio internazionale si basa sui vantaggi comparati, non sui vantaggi assoluti. Non si considera solo la produttività di un settore rispetto a quella estera, ma anche il rapporto tra salari, che dipendono dalla produttività relativa del lavoro in tutti i settori (es. il caso del paese F). La Questione dei Bassi Salari à Mito 2: la concorrenza estera è sleale e danneggia i paesi quando si basa su salari bassi (es. il paese F abbia salari inferiori, continua a trarre vantaggio dal commercio). Sfruttamento à Mito 3: il commercio internazionale peggiora le condizioni dei lavoratori nei paesi con salari più bassi. In realtà, in assenza di commercio, questi lavoratori sarebbero in una situazione peggiore. Negare loro l'opportunità di esportare significa condannarli a rimanere in condizioni di povertà. 11 CAPITOLO 5 – IL MODELLO DI HECKSCHER–OHLIN INTRODUZIONE. ll vantaggio comparato, se basato solo sul lavoro come unico fattore di produzione, dipenderebbe esclusivamente dalle differenze di produttività del lavoro tra paesi. Tuttavia, il commercio internazionale è influenzato anche dalle differenze nelle dotazioni di risorse, come terra, capitale e risorse minerarie. Un'analisi realistica del commercio deve considerare questi fattori oltre al lavoro. Il modello proposto evidenzia che i vantaggi comparati derivano dall'interazione tra la disponibilità relativa di risorse nei paesi e l'uso delle tecniche di produzione. Questa teoria, nota come modello Heckscher-Ohlin, afferma che il commercio internazionale è determinato in larga parte dalle differenze nelle dotazioni di risorse tra i paesi. 5.1.1 UN’ECONOMIA A 2 FATTORI. Tale modello è una versione più semplice del modello della proporzione dei fattori, i cui requisiti sono: 1) 2 Paesi à H e F; 2) 2 Beni à stoffa e cibo; 3) 2 fattori della produzione à lavoro e capitale; 4) la combinazione di capitale e lavoro necessaria per la produzione varia fra beni; 5) l’offerta di capitale e lavoro in ciascun paese è costante e varia fra paesi; 6) nel lungo periodo sia il lavoro, sia il capitale si possono muovere tra settori determinando un guadagno (rendimento e salario) identico nei 2 settori; 7) non vi è reversibilità fattoriale. 5.1.2 PREZZI e PRODUZIONE. Quando ci sono più fattori di produzione, la FPP non è più una linea retta, perché il costo opportunità varia in base all'uso dei fattori. ESEMPIO: Considerando un esempio con 2 fattori: K = 3000 à ammontare totale di capitale disponibile per la produzione; L = 2000 à ammontare totale di lavoro disponibile per la produzione; ed ipotizzando di utilizzare una combinazione fissa di capitale e lavoro in ogni settore: aKs= 2, capitale impiegato per produrre un metro di stoffa; aLs= 2, ore di lavoro necessarie per produrre un metro di stoffa; aKc= 3, capitale impiegato per produrre una caloria di cibo; aLc= 1, ore di lavoro necessarie per produrre una caloria di cibo. Le possibilità produttive sono influenzate dalle quantità sia di lavoro che di capitale necessarie a produrre un’unità del bene: aKc Qc + aKs Qs < K; aLc Qc + aLs Qs < L. I vincoli sulle risorse si esprimono come: 2QS + 3QC < 3000 à capitale totale; 2Qs + Qc < 2000 à lavoro totale. Questi vincoli indicano che l'economia deve rispettare le risorse disponibili in termini di capitale e lavoro. In assenza di sostituibilità tra i fattori, la FPP è determinata dai vincoli di produzione. Ad esempio: – la produzione massima di cibo è 1000 calorie, utilizzando tutto il capitale e solo parte del lavoro; – la produzione massima di stoffa è 1000 metri, utilizzando tutto il lavoro e parte del capitale; – un mix di 500 calorie di cibo e 750 metri di stoffa rappresenta l'intersezione tra i vincoli di capitale e lavoro. Il costo opportunità di produrre più stoffa, in termini di cibo, non è costante: – è basso (nell’es. 2/3) quando si produce poca stoffa e molto cibo; – è alto (nell’es. 2) quando si produce molta stoffa e poco cibo. Questo accade perché, con l'aumento della produzione di un bene, la produttività marginale dei fattori utilizzati diminuisce e il costo opportunità aumenta. La FPP è una linea curva (concava) se è possibile sostituire un fattore di produzione con un altro, il che implica che il costo opportunità della stoffa aumenta con la sua produzione crescente. L'economia produce nel punto che massimizza il valore della produzione, espresso come: V= PsQs + PcQc. L'isovalore rappresenta il valore costante della produzione e il punto di massima produzione si trova sull'isovalore più alto: in questo punto, il costo opportunità di produrre più stoffa, in termini di cibo, è uguale al prezzo relativo della stoffa (Ps/Pc). L'inclinazione della linea isovalore è data da –(Ps/Pc). Il trade–off nella produzione rispecchia il trade-off di mercato. 12 5.1.3 LA SCELTA DELLA COMBINAZIONE DI FATTORI PRODUTTIVI. Nel modello a 2 fattori, i produttori possono scegliere tra diverse combinazioni di capitale e lavoro per produrre i beni, a differenza del modello di Ricardo che utilizza quantità fisse di fattori. Quale combinazione scelgono i produttori? La scelta della combinazione di input dipende dal costo relativo del lavoro (w) e del capitale (r), espresso dal rapporto w/r2. La relazione tra i prezzi dei fattori e il rapporto lavoro-capitale è rappresentata dalla curva CC per la produzione di cibo e dalla curva SS per la stoffa. La curva SS è più a destra, indicando che la produzione di stoffa è più intensiva in lavoro rispetto a quella di cibo, che è intensiva in capitale. Le curve SS e CC sono curve di domanda relativa dei fattori e mostrano che un aumento del salario (w) rispetto al rendimento del capitale (r) porta i produttori a sostituire il lavoro con il capitale. Nel caso in cui non sia possibile sostituire i fattori, la curva di domanda relativa sarebbe una linea verticale, indicando un rapporto lavoro-capitale fisso. 5.1.4 PREZZI DEI FATTORI e PREZZI DEI BENI. Se l'economia produce sia stoffa che cibo, i prezzi di ciascun bene sono uguali ai loro costi di produzione, che dipendono dai prezzi dei fattori, il salario (w) e il rendimento del capitale (r). La relazione tra il rapporto salario-rendimento w/r e il rapporto tra il prezzo della stoffa e del cibo Ps/Pc è rappresentata dalla curva NN. Osservando congiuntamente la figura: – se il prezzo relativo della stoffa è (Ps/Pc)1, allora il rapporto tra salario e rendimento è (w/r)1, e il rapporto lavoro-capitale utilizzato è (Ls/Ks)1 per la stoffa e (Lc/Kc)1 per il cibo; – se il prezzo relativo della stoffa aumenta a (Ps/Pc)1, il rapporto salario-rendimento aumenta a (w/r)2, e i rapporti lavoro-capitale diventano (Ls/Ks)2 e (Lc/Kc)2. Il teorema di Stolper–Samuelson afferma che se il prezzo relativo di un bene aumenta, mantenendo invariate le dotazioni dei fattori, la retribuzione reale del fattore utilizzato intensivamente nella produzione di quel bene aumenta, mentre la retribuzione reale dell’altro fattore diminuisce. Qualsiasi cambiamento nel prezzo relativo dei beni ha effetti sulla distribuzione del reddito. L'aumento di Ps/Pc fa causerà: – un aumento del reddito dei lavoratori rispetto a quello dei proprietari di capitale, w/r; – un aumento del rapporto capitale/lavoro, K/L, in entrambi i settori; – un aumento del reddito reale dei lavoratori e una riduzione del reddito reale dei proprietari di capitale. In un’economia concorrenziale, i fattori di produzione sono pagati in base al loro prodotto marginale: il salario reale dei lavoratori, in termini di stoffa, è uguale alla produttività marginale del lavoro nella produzione di stoffa. Quando il rapporto lavoro-capitale diminuisce in entrambi i settori, il prodotto marginale del lavoro aumenta, quindi i salari reali dei lavoratori aumentano in termini di entrambi i beni. Al contrario, il prodotto marginale del capitale diminuisce, riducendo il reddito reale dei proprietari di capitale in entrambi i settori. Le variazioni dei prezzi relativi hanno quindi effetti significativi sulla distribuzione del reddito, favorendo un fattore di produzione mentre l'altro subisce perdite. 5.1.5 RISORSE e PRODUZIONE. Come cambiando le quantità di beni prodotte quando cambiano le dotazioni di risorse dell’economia? Secondo il teorema di Rybczynski se i prezzi dei beni restano costanti, un aumento della dotazione di un fattore produttivo provoca un'espansione dell'offerta del bene che utilizza intensivamente quel fattore, mentre l'offerta dell'altro bene diminuisce. Vale anche il contrario. Ad esempio, se la forza lavoro di un paese aumenta, l'espansione delle possibilità produttive sarà sbilanciata verso la produzione di stoffa, che è intensiva in lavoro. A un prezzo relativo costante della stoffa, il rapporto lavoro/capitale utilizzato in entrambi i settori rimarrà invariato. Per impiegare la forza lavoro aggiuntiva, l'economia aumenterà la produzione del bene relativamente intensivo in lavoro (stoffa) e ridurrà la produzione del bene relativamente intensivo in capitale (cibo). 13 5.2.1 EFFETTI DEL COMMERCIO TRA ECONOMIE A 2 FATTORI. Quando 2 economie, H e F, commerciano, supponiamo che siano simili in molti aspetti, come gusti e tecnologia, ma differiscano nella dotazione di risorse. H ha un rapporto lavoro-capitale più alto di F, rendendola relativamente abbondante di lavoro, mentre F è relativamente abbondante di capitale. 5.2.2 PREZZI RELATIVI e STRUTTURA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE. Poiché H è abbondante di lavoro e la produzione di stoffa è intensiva in lavoro, la frontiera delle possibilità produttive di H si sposta verso la stoffa più che verso il cibo. A parità di condizioni, H tenderà a produrre un rapporto di stoffa-cibo più alto di F. Il commercio internazionale provoca una convergenza dei prezzi relativi: il prezzo della stoffa in termini di cibo sarà uguale nei due paesi. Per ogni dato rapporto tra il prezzo della stoffa e il prezzo del cibo, il paese H avrà un rapporto stoffa-cibo maggiore. Le curve di offerta relativa di H (RS) e di F (RS*) sono rappresentate nella figura. Senza commercio internazionale, l’equilibrio per H sarebbe nel punto 1, con un prezzo relativo della stoffa dato da (Ps/Pc)1, e per F nel punto 3, con un prezzo relativo (Ps/Pc)3. Così, in assenza di commercio: (Ps/Pc)1 < (Ps/Pc)3. Quando H e F commerciano, i prezzi relativi dei beni convergono: il prezzo della stoffa aumenta in H e diminuisce in F, stabilendo un nuovo prezzo internazionale di equilibrio in un punto compreso tra i prezzi relativi in assenza di commercio, ad esempio (Ps/Pc)2. H diventa un esportatore di stoffa e F di cibo. Il teorema di Heckscher–Ohlin afferma che il paese che è relativamente abbondante di un fattore esporta il bene la cui produzione è intensiva in quel fattore. I paesi tendono a esportare i beni la cui produzione è più intensiva nei fattori che in quei paesi sono relativamente abbondanti. 5.2.3 COMMERCIO INTERNAZIONALE e DISTRIBUZIONE DEL REDDITO. Le variazioni dei prezzi relativi influenzano le remunerazioni del lavoro e del capitale. Un aumento del prezzo della stoffa accresce il potere d’acquisto del lavoro in termini di entrambi i beni, mentre riduce quello del capitale. Al contrario, un aumento del prezzo del cibo ha l'effetto opposto: – nel paese H, dove il prezzo relativo della stoffa aumenta, i lavoratori sono favoriti, mentre i proprietari di capitale sono sfavoriti; – nel paese F, dove il prezzo della stoffa diminuisce, i lavoratori sono sfavoriti e i proprietari sono favoriti. Definendo il fattore abbondante di un paese come quello di cui ha una dotazione relativamente grande (il lavoro in H e il capitale in F) e il fattore scarso come quello di cui ha una dotazione relativamente piccola (capitale in H e lavoro in F), si conclude che i proprietari dei fattori abbondanti traggono beneficio dall’apertura al commercio internazionale, mentre i proprietari dei fattori scarsi ne sono danneggiati. I fattori di produzione intensivamente utilizzati nei settori in competizione con le importazioni subiscono perdite. L'apertura al commercio amplia le possibilità di consumo di un'economia, beneficiando potenzialmente tutti, ma ci sono differenze negli effetti distributivi: la specificità dei fattori di particolari settori è spesso un problema temporaneo (es. i produttori di abbigliamento possono spostarsi nel tempo verso settori in espansione); al contrario, gli effetti del commercio sulla distribuzione del reddito tra terra, lavoro e capitale tendono a essere permanenti. ESEMPIO: Rispetto al resto del mondo, gli USA sono relativamente ricchi di lavoro altamente qualificato, mentre il lavoro poco qualificato è sostanzialmente scarso. Questo significa che il commercio internazionale potenzialmente può sfavorire i lavoratori statunitensi con basse qualifiche non solo in modo temporaneo, ma permanente. Questo è un problema a cui non si può porre rimedio con politiche che offrono un sollievo temporaneo (come i sussidi di disoccupazione). 5.2.4 IL PAREGGIAMENTO DEI PREZZI DEI FATTORI. Quando le economie H e F commerciano, i prezzi relativi dei beni e, di conseguenza, i prezzi relativi del capitale e del lavoro tendono a convergere, portando a un totale pareggiamento dei prezzi dei fattori. Nonostante H abbia un rapporto lavoro-capitale maggiore di F, una volta che i 2 paesi iniziano a commerciare, salario e rendimento del capitale diventano gli stessi in entrambi i paesi. La figura mostra che, dati i prezzi della stoffa e del cibo, è possibile determinare salario e rendimento senza fare riferimento alle quantità di lavoro e capitale disponibili. Se i prezzi relativi dei beni sono uguali, 14 anche i prezzi dei fattori saranno identici. Il pareggiamento dei prezzi dei fattori avviene perché, attraverso il commercio, H e F scambiano indirettamente i loro fattori produttivi. H esporta beni intensivi in lavoro, consentendo a F di utilizzare parte della sua abbondante dotazione di lavoro, mentre F esporta beni che incorporano più capitale rispetto a quelli che importa. Tuttavia, nella realtà i prezzi dei fattori non si pareggiano, con notevoli variazioni nei salari tra paesi. Le cause di queste discrepanze includono: 1) tecnologie diverse à la proposizione che il commercio internazionale porti al pareggiamento dei prezzi dei fattori non è valida se le tecnologie di produzione differiscono tra i paesi; 2) incompleta convergenza dei prezzi dei beni à il completo pareggiamento dei prezzi dei fattori dipende anche dalla convergenza dei prezzi dei beni, che non avviene sempre a causa di barriere naturali e dazi; 3) specializzazione nella produzione à anche se i paesi utilizzassero le stesse tecnologie e avessero prezzi dei beni uguali, il pareggiamento dipenderebbe dalla produzione dello stesso insieme di beni; differenti scelte di specializzazione possono impedire il pareggiamento dei prezzi dei fattori, che si realizza solo se i paesi coinvolti presentano dotazioni di fattori produttivi simili. 5.3.1 EVIDENZA EMPIRICA SUL MODELLO DI HECKSCHER–OHLIN. L’essenza del modello di Heckscher–Ohlin è che il commercio è determinato dalle differenze nell’abbondanza di fattori tra paesi: ciò porta alla naturale previsione che il commercio dei beni sia un sostituto del commercio dei fattori e quindi che il commercio dei beni tra paesi incorporerebbe tali differenze fattoriali. Questa previsione è molto forte e può essere verificata empiricamente. 5.3.2 COMMERCIO DI BENI COME SOSTITUTO DEL COMMERCIO DI FATTORI: IL CONTENUTO FATTORIALE DEL COMMERCIO. Studi su dati relativi agli USA à gli USA, fino a pochi anni fa, si sono distinti per la loro ricchezza e per un capitale per addetto superiore alla media mondiale. Ci si aspetterebbe quindi che fossero esportatori di beni intensivi in capitale e importatori di beni intensivi in lavoro. Tuttavia, Wassily Leontief, nel 1953, scoprì che gli USA esportavano beni a minore intensità di capitale di quelli che importavano, dando origine al paradosso di Leontief. Sebbene i beni esportati avessero un minor rapporto capitale-lavoro, gli Stati Uniti tendevano ad esportare beni ad alta intensità di lavoro qualificato e alto contenuto tecnologico. Questo è coerente con la loro abbondanza di lavoro qualificato, suggerendo un vantaggio nella produzione di beni complessi. Tuttavia, il paradosso di Leontief non è unico per gli USA. Studi su dati mondiali à un'analisi su 27 paesi e 12 fattori ha dimostrato che, quando un paese ha un fattore produttivo abbondante, tende a essere un esportatore netto di quel fattore. Gli USA, ad esempio, rappresentano il 25% del reddito mondiale ma solo il 5% della forza lavoro, suggerendo importazioni nette di lavoro. I risultati di Bowen et al. mostrano un tasso di successo del 61% per la previsione del contenuto fattoriale del commercio, indicando che in alcuni casi il contenuto fattoriale del commercio va in direzione opposta rispetto a quanto previsto dalla teoria. Il caso del commercio mancante à un'altra evidenza delle differenze tecnologiche tra paesi è la discrepanza tra i volumi di commercio osservati e quelli previsti dal modello di Hecksher-Ohlin. Questo modello prevede che il commercio degli USA mostri importazioni nette di lavoro, ma in realtà il volume di commercio tra paesi abbondanti di lavoro e paesi abbondanti di capitale è molto inferiore alle previsioni. Trefler sostiene che considerare le differenze tecnologiche spiega meglio sia la direzione del contenuto fattoriale del commercio sia il problema del commercio mancante, suggerendo che l'efficienza dei lavoratori negli USA riduce le aspettative di servizi di lavoro importati. Una migliore previsione empirica del contenuto fattoriale del commercio à uno studio ha mostrato che rimuovendo l'ipotesi di tecnologie comuni, le previsioni sulla direzione e sul volume del contenuto fattoriale del commercio si allineano meglio con l'evidenza empirica. Le analisi indicano ampie differenze nel potere predittivo della teoria della proporzione dei fattori. Non si riscontra supporto per le previsioni del modello H-O, e il fallimento si attribuisce alle specifiche ipotesi del modello puro. 5.3.3 LA STRUTTURA DELLE ESPORTAZIONI TRA PAESI SVILUPPATI e IN VIA DI SVILUPPO. Confrontando le esportazioni di paesi in via di sviluppo abbondanti di lavoro non qualificato con paesi sviluppati abbondanti di lavoro qualificato, il teorema di H-O stabilisce che un paese con una dotazione 15 abbondante di un fattore esporta il bene nel cui produzione quel fattore è impiegato intensamente. L'abbondanza di lavoro qualificato porta a esportazioni più concentrate nei settori ad alta intensità di lavoro qualificato. La figura a sinistra mostra che le esportazioni di 3 paesi in via di sviluppo verso gli USA sono nei settori prevalentemente a bassa intensità di lavoro qualificato, mentre le esportazioni di 3 paesi europei abbondanti di lavoro qualificato si concentrano nei settori a maggiore intensità in lavoro qualificato. Le variazioni nel tempo seguono le previsioni del modello di H-O, come evidenziato dalla figura a destra, che mostra un cambiamento nella struttura delle esportazioni cinesi verso gli USA. La concentrazione delle esportazioni cinesi nei settori ad alta intensità di lavoro qualificato è aumentata nel tempo. 5.3.4 IMPLICAZIONI DEI TEST. Le implicazioni dei testi sono 2, ossia: 1) non si osserva il pareggiamento dei prezzi dei fattori tra paesi; 2) il modello di H-O rimane fondamentale per comprendere gli effetti del commercio, specialmente sulla distribuzione del reddito. CAPITOLO 6 – IL MODELLO GENERALE DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE INTRODUZIONE. Le differenze nelle dotazioni di lavoro, le qualifiche lavorative, il capitale fisico, la terra e la tecnologia tra paesi danno vita a differenze nelle possibilità produttive. La FPP di un paese determina la sua curva di offerta relativa. Le curve di offerta relativa nazionali determinano la curva di offerta relativa mondiale, che, assieme alla domanda relativa mondiale, determina l’equilibrio di libero scambio. 6.1.1 UN MODELLO GENERALE DI ECONOMIA APERTA AGLI SCAMBI. Il modello generale del commercio internazionale combina i concetti del modello di Ricardo, del modello a fattori specifici e del modello di Heckscher-Ohlin e si costruisce su 4 relazioni fondamentali: 1) la relazione tra la FPP e la curva di offerta relativa; 2) la relazione fra prezzi relativi e domanda relativa; 3) la determinazione dell’equilibrio internazionale attraverso domanda e offerta relative mondiali; 4) l’effetto delle ragioni di scambio (il rapporto tra prezzo dei beni che un paese esporta e prezzo dei beni che importa) sul benessere di una nazione. 6.1.2 POSSIBILITÀ PRODUTTIVE e OFFERTA RELATIVA. Il modello descritto si basa sulla produzione di 2 beni, cibo (C) e stoffa (S), con una frontiera delle possibilità produttive (curve T) che rappresenta i limiti della produzione di un paese. La posizione dell'economia sulla frontiera dipende dal prezzo relativo della stoffa rispetto al cibo, Ps/Pc. L'economia sceglie i livelli di produzione che massimizzano il valore del prodotto, dato dall'equazione: (Ps x Qs) + (Pc x Qc) dove à Qs quantità prodotte di stoffa; dove à Qc quantità prodotte di cibo. Le rette di isovalore, definite dall'equazione (Ps x Qs) + (Pc x Qc)= V (o Qc= V/Pc − (Ps/Pc) x Qs), rappresentano le linee lungo le quali il valore del prodotto è 16 costante: maggiore è V, più lontana dall'origine è la retta di isovalore. L'inclinazione di queste rette è uguale a −Ps/Pc, e il massimo livello di produzione si raggiunge nel punto di tangenza tra la curva TT e una retta di isovalore. Se Ps/Pc aumenta, le rette di isovalore diventano più inclinate. Prima dell'aumento, il valore massimo era VV1, ma dopo il cambiamento dei prezzi, diventa VV2, spostando il punto di produzione da Q1 a Q2. Questo cambiamento implica un aumento della produzione di stoffa e una diminuzione della produzione di cibo, portando a un aumento dell'offerta relativa di stoffa. Questa relazione è rappresentata dalla curva di offerta relativa nella figura. 6.1.3 PREZZI RELATIVI e DOMANDA. Nel modello di base, l'equilibrio tra produzione, consumo e commercio è rappresentato dall'equazione: (Ps x Ds) + (Pc x Dc) = (Ps x Qs) + (Pc x Qc)= V dove Ds à consumi di stoffa; dove à Dc consumi di cibo. Questa equazione indica che produzione e consumo devono trovarsi sulla stessa retta di isovalore. La scelta del punto di consumo dipende dalle preferenze del consumatore rappresentativo, illustrate attraverso curve di indifferenza che hanno 3 proprietà: 1) hanno inclinazione negativa à se si consuma meno cibo (C), occorre consumare più stoffa (S) per mantenere lo stesso livello di soddisfazione; 2) curve più alte e a destra indicano un maggiore livello di benessere; 3) le curve diventano più piatte man mano che si consuma più stoffa e meno cibo à ogni unità aggiuntiva di cibo diventa più preziosa. Il punto ottimale di consumo è il punto di tangenza tra la retta di isovalore e la curva di indifferenza più alta, indicato come D, dove l'economia esporta stoffa e importa cibo. Se il prezzo relativo della stoffa (Ps/Pc) aumenta, l'economia produrrà più stoffa e meno cibo, spostando la produzione da Q1 a Q2 e il consumo da D1 a D2. Questo spostamento è causato da 2 effetti: – effetto reddito à l'economia si sposta su una curva di indifferenza più alta, aumentando il suo benessere; poiché esporta stoffa, l'aumento del prezzo relativo permette di scambiare più cibo per la stessa quantità di stoffa; – effetto sostituzione à dato che la stoffa è più costosa, l'economia consuma meno stoffa e più cibo. L'effetto reddito aumenta il consumo di entrambi i beni, mentre l'effetto sostituzione fa diminuire il consumo relativo di stoffa (Ds/Dc). Il grafico mostra come l'aumento del prezzo relativo della stoffa porti a un aumento della produzione relativa di stoffa e a una diminuzione del consumo relativo di stoffa, catturando l'effetto sostituzione. Se l'effetto reddito è abbastanza forte, il consumo di entrambi i beni potrebbe aumentare, ma l'effetto sostituzione riduce comunque il rapporto Ds/Dc. 6.1.4 EFFETTI DI BENESSERE DELLE VARIAZIONI DELLE RAGIONI DI SCAMBIO. Un aumento del prezzo relativo della stoffa (Ps/Pc) migliora il benessere di un paese che esporta stoffa, come indicato in figura. In questo caso, il consumo si sposta da D1 a D2, e l'economia trae vantaggio poiché può scambiare la stessa quantità di stoffa per una maggiore quantità di cibo. Al contrario, una diminuzione di Ps/Pc ridurrebbe il benessere, spostando il consumo nella direzione opposta. Se il paese fosse esportatore di cibo invece che di stoffa, l'effetto sarebbe inverso. Un aumento di Ps/Pc, equivalente a una diminuzione di Pc/Ps, ridurrebbe il benessere perché il prezzo relativo del bene esportato (cibo) scenderebbe. 17 In generale, si può definire la ragione di scambio come il rapporto tra il prezzo del bene esportato e quello del bene importato. La regola è che un aumento della ragione di scambio (Pexport/Pimport) migliora il benessere, mentre una diminuzione lo riduce (effetto ragione di scambio). Tuttavia, variazioni delle ragioni di scambio non possono mai ridurre il benessere al di sotto del livello ottenibile senza commercio (punto D3). Nonostante i guadagni aggregati, questi non sono sempre equamente distribuiti, creando vincitori e perdenti tra i singoli consumatori. 6.1.5 LA DETERMINAZIONE DEI PREZZI RELATIVI. Immaginando un’economia mondiale composta da 2 paesi: H (esportatore di stoffa) e F (esportatore di cibo). Le rispettive reazioni di scambio sono espresse da Ps/Pc per H e Pc/Ps per F. Le differenze di capacità produttiva tra i 2 paesi definiscono le curve di offerta relativa, con una domanda relativa condivisa data da preferenze simili. Per un dato prezzo relativo Ps/Pc, H produce stoffa e cibo Qs e Qc, mentre F produce Qs* e Qc*, con: Qs/Qc > Qs*/Qc*. L'offerta relativa mondiale è data da: (Qs + Qs*)/(Qc + Qc*); (Qc + Qc*)/(Qs + Qs*) e la domanda relativa mondiale si sovrappone alla domanda relativa dei due paesi. Il prezzo relativo di equilibrio mondiale è determinato dall'intersezione tra la curva di offerta relativa mondiale e quella di domanda relativa. Il prezzo relativo di equilibrio determina il numero di unità di stoffa di H scambiate con il cibo di F. Al prezzo relativo di equilibrio, Qs − Ds di stoffa esportata da H equivale alle importazioni desiderate da F: Ds*− Qs*, mantenendo l’equilibrio anche nel mercato del cibo. 6.1.6 LA CRESCITA ECONOMICA: UNO SPOSTAMENTO DELLA CURVA RS. La crescita economica in un’economia aperta al commercio internazionale solleva 2 principali questioni: 1) crescita economica degli altri paesi: positiva o negativa per noi? effetti positivi à espansione dei mercati per le nostre esportazioni e riduzione dei prezzi delle importazioni; effetti negativi à maggiore concorrenza per i nostri esportatori e produttori nazionali; 2) importanza della nostra crescita in un’economia mondiale integrata: maggiore o minore? – lato positivo à possiamo sfruttare il mercato mondiale per vendere parte del nostro prodotto; – lato negativo à la riduzione dei prezzi delle nostre esportazioni potrebbe trasferire i benefici della nostra crescita ai paesi stranieri. 6.1.7 CRESCITA ECONOMICA e FPP. La crescita economica comporta uno spostamento verso l'esterno della frontiera delle possibilità produttive (FPP), che può derivare da: un aumento della dotazione di risorse di un paese; un miglioramento dell'efficienza nell'uso di tali risorse. Si parla di crescita sbilanciata quando la FPP si espande in modo non uniforme, spostandosi di più in una sola direzione. Questo avviene per 2 ragioni principali: 1) modello Ricardiano à il progresso tecnologico in un settore spinge la FPP maggiormente verso la produzione di quel settore, rispetto a un altro; 2) modello Heckscher-Ohlin (H-O) à un aumento dell’offerta di un fattore produttivo specifico (es. capitale), come causato da risparmio e investimenti, provoca un’espansione distorta della FPP, a vantaggio del bene legato a quel fattore. Nella figura a e nella figura b, l'economia può produrre più beni in entrambi i casi, ma a parità di prezzi relativi: in entrambi i casi, le rispettive produzioni diminuiscono in termini assoluti. Anche una lieve crescita sbilanciata a favore della stoffa, per un dato prezzo relativo della stoffa, 18 comporta un aumento della produzione relativa di stoffa, spostando la curva di offerta relativa verso destra, come nella transizione da RS1 a RS3 nella figura c. 6.1.8 OFFERTA RELATIVA MONDIALE e RAGIONI DI SCAMBIO. Supponendo che la crescita è fortemente sbilanciata verso la stoffa in H, la produzione di stoffa mondiale aumenta rispetto a quella di cibo, spostando la curva di offerta relativa mondiale da RS1 a RS2 e diminuendo il prezzo relativo della stoffa da (Ps/Pc)1 a (Ps/Pc)2: questo peggiora le ragioni di scambio di H e migliora quelle di F. Al contrario, una crescita sbilanciata verso il cibo sposterebbe la curva RS verso sinistra, aumentando il prezzo relativo della stoffa, migliorando le ragioni di scambio di H e peggiorando quelle di F. Il principio generale è che la crescita sbilanciata verso le esportazioni tende a peggiorare le ragioni di scambio del paese, mentre la crescita sbilanciata verso le importazioni tende a migliorarle. 6.1.9 CONSEGUENZE INTERNAZIONALI DELLA CRESCITA. Gli effetti della crescita dipendono dal tipo di sbilanciamento: la crescita sbilanciata verso le esportazioni nel resto del mondo migliora le ragioni di scambio del nostro paese; la crescita sbilanciata verso le importazioni peggiora le nostre ragioni di scambio. Negli anni '50, molti economisti ritenevano che la crescita nei paesi poveri fosse sbilanciata verso le esportazioni, peggiorando le loro ragioni di scambio, portando al fenomeno della crescita immiserente. Anche se le variazioni delle ragioni di scambio nei paesi sviluppati sono spesso modeste, i paesi in via di sviluppo, con esportazioni concentrate in settori agricoli e minerari, sperimentano fluttuazioni significative nei loro termini di scambio, influenzando fortemente il loro PIL. 6.2.1 DAZI SULLE IMPORTAZIONI e SUSSIDI ALLE ESPORTAZIONI: SPOSTAMENTI SIMULTANEI DELLE CURVE RS e RD. L'imposizione di dazi sulle importazioni e l'erogazione di sussidi alle esportazioni non mirano generalmente a influenzare le ragioni di scambio, ma si basano su preoccupazioni quali: – distribuzione del reddito; – protezione di settori importanti; – equilibrio della bilancia dei pagamenti. Tuttavia, entrambi gli interventi creano una differenza tra i prezzi dei beni sul mercato internazionale e quelli interni, distinguendo gli effetti sui: dazi à portano a un aumento del prezzo nazionale dei beni importati rispetto al prezzo internazionale. sussidi à incentivano i produttori nazionali a esportare, rendendo la vendita all'estero più conveniente rispetto ai mercati domestici, il che aumenta il prezzo interno dei beni esportati. Quando i paesi sono grandi esportatori o importatori, le variazioni di prezzo dovute a dazi e sussidi influenzano la domanda e l'offerta relative a livello mondiale, modificando così le ragioni di scambio sia per il paese che attua queste politiche che per il resto del mondo. 6.2.2 EFFETTI DI UN DAZIO SU DOMANDA e OFFERTA RELATIVE. Un dazio crea un divario tra prezzi esterni e interni, influenzando la domanda e l'offerta in funzione dei prezzi internazionali. ESEMPIO: Un dazio del 20% sul cibo in un paese H porterà a: un aumento del prezzo relativo del cibo del 20% rispetto alla stoffa sul mercato interno; un ribasso del prezzo della stoffa per i produttori e consumatori di H. Il risultato è che vi è un incentivo sulla produzione di cibo, riducendo quella di stoffa. Ciò porta a uno spostamento della curva di offerta relativa (RS) e domanda relativa (RD), facendo aumentare il prezzo relativo della stoffa 19 e migliorando le ragioni di scambio del paese H a scapito del paese F. Il prezzo relativo della stoffa aumenterà da da (Ps/Pc)1 a (Ps/Pc)2, determinando un miglioramento delle ragioni di scambio del paese H a spese del paese F. L'entità dell'effetto dipende dalla dimensione del paese che impone il dazio: – un paese piccolo non influenza la domanda e offerta mondiali; – un paese grande come gli USA potrebbe vedere migliorare le proprie ragioni di scambio, riducendo il prezzo internazionale dei beni importati fino al 15%. 6.2.3 EFFETTI DI UN SUSSIDIO ALLE ESPORTAZIONI. L'effetto di un sussidio è opposto a quello di un dazio. Supponendo che il paese H offre un sussidio del 20% sulla stoffa esportata, questo porterà: aumento del prezzo relativo interno della stoffa del 20%; incremento della produzione di stoffa e riduzione di quella di cibo. Questo cambiamento ridurrà la domanda relativa di stoffa e aumenterà l'offerta relativa, peggiorando le ragioni di scambio di H e migliorando quelle di F. 6.2.4 CONSEGUENZE DELLE VARIAZIONI DELLE RAGIONI DI SCAMBIO: CHI GUADAGNA e CHI PERDE? Tra le conseguenze delle variazioni delle ragioni di scambio si distinguono quindi quelle relative ai: – dazi à migliorano le ragioni di scambio del paese H, ma possono avere effetti negativi per il resto del mondo; il benessere di H dipende dal bilanciamento tra i vantaggi delle nuove ragioni di scambio e i costi delle distorsioni interne; – sussidi à peggiorano le ragioni di scambio di H e migliorano quelle di F, portando vantaggi a F e svantaggi a H; in generale, i sussidi alle esportazioni sono considerati economicamente inefficienti e usati per ragioni di politica commerciale piuttosto che per logica economica. In conclusione, sebbene dazi esteri abbiano effetti negativi sull'economia nazionale e sussidi esteri possano essere vantaggiosi, la realtà è più complessa. In un contesto di mercato globale con molti paesi, i sussidi e dazi possono generare effetti differenziati e complessi, come nel caso di concorrenza tra beni esportati da vari paesi (es. USA). CAPITOLO 7 – ECONOMIE DI SCALE ESTERNE e LOCALIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE INTRODUZIONE. Esistono 2 ragioni che spingono i paesi a specializzarsi e commerciare fra loro: 1) la diversità nelle risorse e nelle tecnologie, che spinge ciascun paese a specializzarsi nei prodotti in cui ha un vantaggio comparato; 2) la presenza di economie di scala, che rendono vantaggiosa la specializzazione in una gamma limitata di beni e servizi. Nei modelli precedenti, il commercio internazionale era spiegato solo attraverso i vantaggi comparati, basati sulle differenze tra paesi. In questo capitolo verrà introdotto il ruolo delle economie di scala, poiché in mercati con rendimenti crescenti le grandi imprese tendono a dominare, portando a concorrenza imperfetta: le grandi imprese hanno un vantaggio tale sulle piccole imprese che il mercato tende a essere controllato da una sola impresa (monopolio) o, più spesso, da un limitato numero di imprese (oligopolio). Le economie di scala non sempre portano a concorrenza imperfetta, specialmente quando si manifestano a livello di industria e non di singola impresa. 7.1 ECONOMIE DI SCALA e COMMERCIO INTERNAZIONALE: UNO SGUARDO PRELIMINARE. I modelli di vantaggio comparato si basano sull'ipotesi di rendimenti costanti di scala, ma in realtà molti settori presentano economie di scala, dove un raddoppio degli input produce più del doppio dei risultati. 20 Questo rende la produzione più efficiente su larga scala. La tabella mostra come l’ammontare di lavoro utilizzato dipende dal numero di unità prodotte. La presenza di economie di scala si rileva dal fatto che: – aumentando il lavoro, la produzione aumenta più che proporzionalmente; – abbassando il costo medio per unità prodotta. Possono emergere scambi mutualmente vantaggiosi come risultato delle economie di scala. Il commercio internazionale permette ai paesi di specializzarsi in pochi beni senza sacrificare la varietà di prodotti disponibili. Con il commercio internazionale, un paese trae vantaggio dalle economie di scala producendo un insieme limitato di beni in modo più efficiente rispetto al caso di produzione di tutti i tipi di beni. Le economie di scala portano ad una struttura di mercato diversa dalla concorrenza perfetta. 7.2 ECONOMIE DI SCALA e STRUTTURA DI MERCATO. Le economie di scala riducono i costi medi di produzione con l'aumentare della scala produttiva, favorendo l'efficienza delle imprese e settori più grandi. Le economie di scala si distinguono in: economie di scala esterne à esistono quando i costi unitari dipendono dalla dimensione del settore; economie di scala interne à esistono quando i costi unitari dipendono dalla dimensione dell’impresa. Sia le economie di scala interne che esterne sono importanti determinanti del commercio internazionale. ESEMPIO: Consideriamo un settore composto da 10 imprese, ciascuna delle quali produce 100 unità di un bene, per una produzione totale di 1000 unità. 1° caso à Supponendo che il numero di imprese nel settore raddoppi, passando da 10 a 20, ma ogni impresa continui a produrre 100 unità, mantenendo la produzione totale a 2000 unità: i costi medi per impresa potrebbero diminuire grazie all'aumento delle dimensioni complessive del settore. Questo accade, ad esempio, perché un settore più grande può accedere a forniture di macchinari o servizi specializzati più efficienti. Si tratta quindi di un caso di economie di scala esterne, dove i benefici derivano dall'espansione del settore, senza che la singola impresa diventi più grande. 2° caso à Supponendo invece che la produzione complessiva del settore resti a 1000 unità, ma il numero di imprese si riduca della metà, scendendo da 10 a 5, e ogni impresa raddoppi la propria produzione a 200 unità: se i costi medi di produzione diminuiscono, si tratta di economie di scala interne, quindi la singola impresa diventa più efficiente con l'aumento della propria dimensione. Le economie di scala, sia interne che esterne, influenzano in modo diverso la struttura di mercato nei settori industriali, infatti: – le economie esterne vedranno un mercato dominato da molte piccole imprese in concorrenza perfetta; – le economie interne di scala conferiscono alle grandi imprese un vantaggio competitivo in termini di costo rispetto alle piccole, generando così una struttura di mercato di concorrenza imperfetta. 7.3.1 LA TEORIA DELLE ECONOMIE ESTERNE. La concentrazione della produzione in uno o pochi centri può ridurre i costi, anche se le imprese rimangono piccole. Quando le economie di scala si verificano a livello di settore, vengono definite economie esterne: questo concetto è stato esplorato da Alfred Marshall, che analizzò i distretti industriali, ovvero le concentrazioni di imprese non spiegabili solo dalla disponibilità di risorse naturali (es. economie esterne si trovano nell'industria dei semiconduttori come la Silicon Valley e in quella dell'intrattenimento come Hollywood, così come nei settori manifatturieri in crescita nei paesi in via di sviluppo, come la Cina). Le economie esterne hanno anche contribuito a far emergere l'India come importante esportatore di servizi informativi. Marshall individuava 3 motivi principali per cui i cluster di imprese possono essere più efficienti delle singole imprese: 1) la capacità del cluster di attirare fornitori specializzati; 2) di generare un bacino di lavoratori con qualifiche adatte; 3) di promuovere spillover di conoscenza. 7.3.2 FORNITORI SPECIALIZZATI. In molti settori, la produzione di beni e servizi richiede l’uso di macchinari o servizi specializzati, ma una singola impresa spesso non ha un mercato sufficientemente ampio per garantire la profittabilità di un fornitore specializzato. Tuttavia, un gruppo di imprese localizzate può risolvere questo problema, come dimostrato nella Silicon Valley. I vantaggi includono: 21 un settore di componentistica indipendente che supporta l’industria dei semiconduttori, riducendo i costi di sviluppo autonomo; una maggiore concentrazione geografica dell'industria; un accesso facilitato a beni intermedi convenienti grazie alla competizione tra fornitori; la possibilità per le imprese di concentrare le loro risorse su ciò che fanno meglio, esternalizzando altre attività. Un’impresa che cerca di entrare in un altro mercato sarebbe svantaggiata, poiché non avrebbe accesso diretto ai fornitori specializzati della Silicon Valley. 7.3.3 CONCENTRAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO. Un distretto industriale può favorire una concentrazione del mercato del lavoro con lavoratori altamente specializzati. Questo fenomeno è vantaggioso sia per i produttori, che riducono il rischio di carenza di manodopera qualificata, sia per i lavoratori, che diminuiscono il rischio di disoccupazione. ESEMPIO: Considerando 2 imprese che richiedono lo stesso tipo di lavoro specializzato e non sono sicure di quanti lavoratori intendano assumere, con 200 lavoratori qualificati disponibili. Si possono analizzare 2 situazioni diverse: 1) entrambe le imprese e tutti i 200 lavoratori si trovano nella ste

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