Linguistica Semestre 1 PDF
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These notes cover fundamental concepts in general linguistics, including the distinction between descriptive and prescriptive grammar. They also explore communication models, the complexity of sentence structure, and the nature of meaning in language.
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lezione 1 - 1.10.24 GENERALITÁ Esiste da fine 800 inizio 900 = positivismo; non è la grammatica prescrittiva ma è la grammatica DESCRITTIVA ↪ studia le lingue in quanto manifestazione concreta del nostro linguaggio, siamo animali e siamo caratterizzati da app...
lezione 1 - 1.10.24 GENERALITÁ Esiste da fine 800 inizio 900 = positivismo; non è la grammatica prescrittiva ma è la grammatica DESCRITTIVA ↪ studia le lingue in quanto manifestazione concreta del nostro linguaggio, siamo animali e siamo caratterizzati da apparato fonatorio e cervello, che processa il linguaggio, sà parlare e può parlare → produce suoni con significati: 1. LINGUISTICA GENERALE: cosa sono, come sono fatte e come funzionano lingue 2. LINGUISTICA STORICA: evoluzione nel tempo, rapporti fra le lingue e cultura Oggetto della linguistica: LINGUE STORICO-NATURALI, nate spontaneamente nel corso degli anni: es. Italiano, Francese, Svedese, Russo, Cinese, Latino, Tongano, Romeno COMUNICAZIONE: passaggio di informazione intenzionale tra: 1. EMITTENTE 2. RICEVENTE o INTERPRETANTE ↪ 3 tipologie di comunicazione: 1. COMUNICAZIONE IN SENSO STRETTO - Emittente intenzionale ricevente intenzionale es. linguaggio verbale umano 2. PASSAGGIO DI INFORMAZIONE - Emittente non intenzionale - Ricevente intenzionale es. parte della comunicazione non verbale umana, posture del corpo 3. FORMULA DI INFERENZE - Nessun emittente - Interpretante es. pensare che un modo di vestirsi = “quella persona è calorosa\freddolosa” N.B.: le lingue sono la specificazione della comunicazione umana naturale La COMPLESSITÁ SINTATTICA è una caratteristica distintiva del linguaggio umano, che si manifesta attraverso una struttura gerarchica e relazionale tra gli elementi linguistici. Tra i principali aspetti della complessità sintattica troviamo: 1. ORDINE DEGLI ELEMENTI: la sequenza permette di comprendere il soggetto e l’oggetto → es. “Gianni picchia Giorgio” 2. RELAZIONI STRUTTURALI A DISTANZA: gli elementi possono essere connessi anche se non contigui → es. “Il libro di Chomsky sulle strutture sintattiche”, dove la dipendenza è tra “il libro” e “sulle strutture sintattiche” 3. INCASSATURE: frasi o parti di esse possono essere inserite in altre es. “il cavallo che corre senza fantino sta vincendo il palio” 4. RICORSIVITÀ: consente di generare strutture linguistiche complesse con ripetizioni 5. INDICATORI STRUTTURALI: parole come congiunzioni forniscono informazioni sulla struttura della frase 6. DISCONTINUITÀ SINTATTICA: elementi semanticamente collegati possono essere separati linearmente, come accade nel tedesco e nel latino, creando complessità nell’interpretazione e nella struttura del messaggio ↪ contribuiscono a una trama sintattica densa e articolata che distingue il linguaggio umano da altri sistemi naturali EQUIVOCITÀ: in un codice non equivoco, esiste una corrispondenza biunivoca tra gli elementi di due insiemi: a ogni elemento dell’insieme A corrisponde uno e un solo elemento dell’insieme B e viceversa. Nella lingua invece viene permesso di esprimere una vasta gamma di concetti e adattarsi a situazioni nuove: 1. POLISEMIA: a uno stesso suono o parola (il significante) possono corrispondere più significati diversi (i significati) ↪ es. il termine “carica” può indicare: - “mansione” (come in “essere in carica”) - “energia” (come in “la carica del telefono”) - “assalto” (come nella “carica dell’esercito”) 2. SINONIMIA: diversi significanti possono condividere uno stesso significato: ↪ es. “capire” e “comprendere,”: - indicano entrambi “afferrare con la mente” Siamo differenti dai cani perché pensiamo e lo manifestiamo con linguaggio e il sistema fonatorio complesso e articolato discretamente, i cani hanno un limite: INIZIO-FINE dei suoni ↪ cani abbaiano ma sono emozioni, non pensieri, non hanno APPARATO FONATORIO COMPLESSO: - sappiamo distinguere la a-e, suoni che riusciamo ad isolare e distinguere - possiamo usare latino e russo e ordini sintattici particolari, in entrambi i casi la struttura è la stessa che viene portata in superficie differentemente = le diverse lingue → mettiamo insieme degli elementi che in maniera differente salgono in superficie (mi piace il gelato, i like ice cream → strutture diverse ma l’azione è la stessa = possibilità dell'uomo sapiens sapiens è la stessa - adeguato volume del cervello, quantità e plasticità dei collegamenti interneuronali, rende possibile la MEMORIZZAZIONE, ELABORAZIONE e PROCESSAZIONE - conformazione del canale fonatorio “a due canne” = cavo orale + laringe rendono possibili CONDIZIONI PER PRODUZIONE FONETICA NECESSARIA PER LA COMUNICAZIONE La linguistica è oggettiva: METODO GALILEIANO 1. Vedo situazione 2. Formulo ipotesi che generalizza 3. Cerco altri dati nuovi x vedere se il mio pensiero è corretto 4. Formulo verifica dati = GENERALIZZAZIONE META LINGUAGGIO: usare la lingua per parlare di lingua = competenza metalinguistica, possibilità accettato dl sistemi che possediamo interiormente, secondo il giudizio di grammaticalità del parlante ↪ es. gatto è un sostantivo singolare Quando eravamo in prima elementari siamo andati a scuola, ma già sapevamo parlare prima di fare lezioni di italiano, evoluzione del bimbo che esposto alla materia linguistica apprendendo l’algoritmo (bimbo che aggiunge “oso” come regole x dire “tanto” → es. petaloso → estrae delle regole per creare possibilità) ↪ anche bimbi sordomuti hanno strutture del linguaggio, utilizzano gli stessi passaggi 1. NORMODOTATO: 0-2 anni zitto e assorbe struttura linguaggio 2. SORDOMUTO: 0-2 anni capisce le strutture e cerca di produrre linguaggio → frutto di competenza cognitiva della specie umana La linguistica è nel cervello, la neuro linguistica mostra sensori che si illuminano nel cervello: col fenomeno delle afasie, vengono colpite le capacità del linguaggio ↪ un malato di alzheimer produce frasi che in superficie non hanno senso ma che strutturalmente mantengono le regole del linguaggio (IL BULCO GIANI GIAVA LE BRALE - frase prodotta da malata che non ha significato ma ha struttura preservata: struttura vs significato) Vantaggi comunicazione rispetto a scrittura: 1. VERSATILITÀ: funziona in vari contesti e supera ostacoli, con tecnologie che ampliano la portata 2. COMPATIBILITÀ: permette di parlare mentre si svolgono altre attività 3. LOCALIZZAZIONE: facilita l'identificazione della fonte del messaggio 4. IMMEDIATA: consente comunicazione in tempo reale e risposte rapide 5. VELOCITÁ: più rapida della scrittura 6. TRASMISSIONE COLLETTIVA: raggiunge più persone simultaneamente 7. EVANESCENZA: messaggi sono temporanei, permettendo comunicazione continua, ma privi di permanenza 8. BASSO CONSUMO ENERGETICO: non richiede tanto sforzo ↪ lo scritto nasce come registrazione stabile del parlato, ma si è evoluto con caratteristiche proprie. Alcuni elementi del parlato, come tono e modulazione, non possono essere rappresentati nello scritto, allo stesso modo, aspetti tipici della scrittura, come le maiuscole e la disposizione del testo, non trovano corrispondenza nel parlato lezione 2 - 2.10.24 Parlanti della lingua sanno cosa sia una lingua, linguistica si appella a giudizio di grammaticalità dei parlanti: principio dove parlante crea strutture possibili nella propria lingua, accettata dalla sua grammatica, quindi esiste → frutto concreto di serie di regole, ingranaggio con cui si costruisce linguaggio (se lasci cadere cuffie cadono, inevitabile regola del sistema) ↪ con confronto interlinguistico scopriamo che nulla è scontato (come formiamo parole, ordine delle parole, suoni ecc..) Linguistica analizza sistemi lingua per confrontarli con altri, individuando tendenze comuni (metodo galileiano x verificare il tutto e creo generalizzazione sempre pronta ad essere rimessa in discussione, cerca di confutare ciò che sembra essere sicuro, si va continuamente confermando) - “Io dormo sul divano gialla” NON FUNZIONA - AGRAMMATICALE (viola regola del linguaggio, divano masschile singolare e gialla non lo è, ruota si incastra) - “A me mi piace dormire sul divano giallo” GIUSTA (la ruota del linguaggio continua a girare, se non fossimo andati a scuola non sapremmo la regola del “a me mi”, il parlante è in grado di generare la frase perché le sue competenze cognitive - non viola le regole del linguaggio (funzionamento interno della lingua), viola una norma (imposizione esterna) GRAMMATICA: non sono le regole del libro (es. bimbo che conosce già regole del linguaggio) ↪ creano strutture del linguaggio che rispettino le regole di una grammatica = insieme delle regole che ciascun parlante possiede inconsciamente della propria lingua Articolata in livelli di competenza: 1. FONETICA E FONOLOGIA: livello che studia i suoni, in astratto (se parlo ascolto una lingua che non conosco sento suoni casuali) → onde sonore che partono dalle corde vocali con spinta polmoni, aria pompata dai polmoni fuori passando per corde vocali, senza aria nel corpo non parleremo. Fonetica: mette in relazione il suono con la persona che l'ha ricevuto → come i suoni concorrono a distinguere i significati (FONO: suono articolato con apparato fonatorio): - FONETICA ARTICOLATORIA: come viene prodotto il suono - FONETICA ACUSTICA: come si propella nell’aria fonetica acustica - FONETICA PERCETTIVA: come il timpano e il resto dell’orecchio elaborano il suono 2. MORFOLOGIA: livello che studia l’unione dei suoni e la creazione delle parole, studio della morfe, perché non si possono dire determinate cose, perchè sono agrammaticali? NORMA vs REGOLA 3. SINTASSI: livello che studia come il sistema linguaggi mette insieme le parole, come vengono organizzate: “io dormo sul divano” (si) vs “io sul divano dormo" (si) vs “io dormo divano sul” (non risulta grammaticale, va contro la grammatica interiore) ↪ (morfologia e sintassi sono legati da massime di Greenberg che individua grandi tendenze della lingua) 4. SEMANTICA: livello che studia come viene creato un significato, non c'è nulla dentro una parola composta da suoni che significhi quella cosa: “T-A-V-O-L-O” → non significa “tavolo”, è convenzionale, è L’ATTO DI SIGNIFICAZIONE genera significato (eccetto onomatopee) 5. PRAGMATICA: livello che studia come le regole vengono utilizzate dai parlanti dopo la creazione di strutture, cosa faccio con le strutture di frase →interazione attraverso il linguaggio ⭐️LINGUA: La lingua è (a) un codice (b) che organizza un sistema di segni (c) dal significante primariamente fonetico acustico, (d) fondamentalmente arbitrari ad ogni loro livello e (e) doppiamente articolati, (f) capaci di esprimere ogni esperienza esprimibile, (g) ⭐️ posseduti come conoscenza interiorizzata che permette di produrre infinite frasi a partire da un numero finito di elementi FIGURE FONDAMENTALI FERDINAND DE SAUSSURE Positivismo, 1857-1913; diffonde le sue proposte nell’insegnamento pubblicando "Cours de linguistique générale” In questo periodo brillano discipline scientifiche ma Saussure dice: tutto ciò che il mondo non umanistico può fare è perché può comunicare Perché non posso condividere le mie idee con il mio amico brasiliano? = lingue differenti ↪ realizza che le lingue hanno diversi livelli, dobbiamo intuire non i singoli elementi della struttura, bensì capire in che relazione stanno (perché il legame più forte è “dormo sul divano” ed è debole in “dormo sul” = STRUTTURALISMO DEL LINGUAGGIO (i mattoni tengono su una casa ma non sono i singoli mattoni a tenere su la casa, bisogna analizzare tutto l’insieme che unisce gli elementi) La facoltà del linguaggio trova realizzazione nelle singole lingue, le quali sono oggetto socialmente condiviso (mentre parlo produco strutture di linguaggio con foni e ordinandole perchè con scelte inconsapevoli scelgo da un sistema che tutti possiedono, queste rende le strutture lingua, qualcosa ci mette in condivisione) X AVERE LINGUA CI VOGLIONO 2 PERSONE = regole condivise La linguistica STRUTTURALISTA si basa su una serie di DICOTOMIE: rigida divisione o suddivisione in due parti, si escludono a vicenda, così da poterli individuare, legami con cui vari elementi stanno in relazione tra loro ↪ le dicotomie saussuriane sono: 1. LANGUE E PAROLE 2. DIACRONIA E SINCRONIA 3. ASSE SINTAGMATICO E PARADIGMATICO 4. SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE Soggiace sotto ogni dicotomia L’ASTRATTO E IL CONCRETO: - CONCRETO: quando produco una parole es. “rane” sto producendo concretamente un’onda sonora che esiste perchè la faccio esistere e poi finisce di esistere, produco fatti concreti ogni volta che inizio una parola e poi la finisco - ASTRATTO: astratto unico mette in condivisione tanti atti che creano una struttura lezione 3 - 7.10.24 LANGUE E PAROLE (sistema e uso - LOUIS HJELMSLEV; competenza e esecuzione - NOAM CHOMSKY) - Un conto sono le masse d'aria articolare concretamente prodotte e che finiscono, uniche ed irripetibili (producono un suono articolato: prodotta da apparato fonatorio, diventa spostamento d'aria e finisce) - Un concerto è il livello che ci che ci permette di produrre infinitamente volte strutture finite e ricondurre ad un sistema di riferimento: suono finisce però funzionano come lingua perché sono espressione concreta di un qualcosa di astratto che esiste tra me e te = VISIONE SOCIALE → regole per cui ogni espressione concreta può essere condotta all dimensione concreta: 1. LANGUE (astratto): il sistema di regole e convenzioni che costituisce una lingua. È la struttura collettiva e sistematica della lingua, insieme astratto di regole che tengono uniti i parlanti, la langue ci preesiste e ci post esiste 2. ATTI DI PAROLE (concreto): l'uso effettivo della lingua in situazioni specifiche da parte degli individui. Include le espressioni linguistiche reali e le interazioni quotidiane, strutture concrete reali (se parlassi un’altra lingua con uno che non la capisce non ci sarebbe questa connessione, è un principio che permette al cervello umano di registrare e comprendere strutture differenti) NOAM CHOMSKY Anni 50’-60’ in America Noam Chomsky intuisce che la dimensione del linguaggio non è solo sulla dimensione sociale, non esiste solo fra me e te, evidentemente c’è anche un SISTEMA COGNITIVO (periodo nel quale si sviluppano studi sul cervello) → se quando facciamo atti di parole rimandiamo alla langue, come facciamo a farlo? Esiste concreto e astratto, ma come avviene questo passaggio? ↪ esiste un altro livello: non dal punto di vista sociale ma INDIVIDUALE: ogni volta che si produce un atto di parole ESEGUE (TO PERFORM (atto di parole)) una skill che effettivamente abbiamo, abbiamo una COMPETENZA dentro di noi in quanto sapiens sapiens, innata (ogni uomo sapiens sapiens nasce con stesse strutture di linguaggio) Quando eseguiamo? Quando abbiamo delle regole da seguire perché la competenza è l'insieme delle regole con le quali creiamo una struttura, tutto ciò su cui si basa la langue (tutto ciò sempre col principio della dicotomia) Perchè un bambino che nasce in Brasile e uno che nasce in Italia selezionano determinate regole e non altre? → esposizione alla materia linguistica, quando bimbo non parla impara le strutture = crea competenza (parlante nativo non sarà mai bravo come parlante L2, cognitivamente differenti) ASSE SINTAGMATICO E PARADIGMATICO “IL PICCIONE SEGUE LA LEZIONE” 1. “IL PICCIONE” → “il” è legato al piccione (posso avere qualsiasi elemento che vada bene in relazione con la conseguenza della frase) 2. “SEGUE” → “segue” può essere solo perché c’è il piccione (se dicessi “mangia” non potrebbe conseguire “la lezione” 3. “LA LEZIONE” → legata a “segue” senza uso di preposizioni, “la” si lega a”lezione” e lezione a “la” Devono rispettare le PARADIGMATICHE: ASSE DELLE SCELTE \ IN ABSENTIA (verticali) e SINTAGMATICHE TUTTO CIÒ CHE C'È \ IN PRAESENTIA (orizzontale) 1. PARADIGMATICHE: insieme delle forme che possono coprire parte della struttura a patto che le info sintagmatiche restino 2. SINTAGMATICHE: asse degli elementi che esistono nella struttura e che fra loro hanno un rapporto più o meno forte Stanno evidentemente in relazione l’una con l'altra: ogni elemento presente in una struttura sta in relazione con gli altri elementi presenti nella struttura e il cervello prepara tutta la struttura e poi la produce: conosce prima tutti gli elementi e conosce in che rapporto stanno in grado poi di creare una parola corretta (langue di riferimento) RELAZIONE IN PRAESENTIA o SULL’ASSE SINTAGMATICO: ogni elemento della struttura ha anche una relazione con ogni elemento che potrebbe ricoprire quella posizione ma che non la ricopre: es. quando la mattina mi sveglio e mi preparo, sulle gambe posso mettere pantaloni, jeans, gonna ecc.. la mia scelta rispetto ad una determinata posizione sta in relazione rispetto agli altri elementi che stanno in quella posizione, non posso mettere un maglietta sulle gambe Anche nella fonetica c’è un asse sintagmatica: - suono (k): prodotto con velare occlusiva sorda: produco suon usl palato molle che ho nel canale orale → blocco l’aria e la rilascio - (aŋke): quello che viene dopo non potrà mai influenzare quello che viene prima: scelgo di dire la “n” così perchè ho la struttura di riferimento DIACRONIA E SINCRONIA Possiamo guardare alla lingua prendendo in considerazione il fattore “tempo” o meno, la struttura di linguaggio: bimbo quando impara a parlare, non bada a come si formano i verbi, li impara e basta con una regola SINCRONICA: struttura del linguaggio come esse appaiono in un dato momento, astrazione del sistema lingua fuori dal fattore tempo (faccio foto alla lingua e la studio come essa è, bimbo impara solo queste regole) → questo fenomeno dipersè non esisterebbe perchè la lingua è frutto di un continuo sviluppo; DIACRONIA: oppure posso tenerne conto e considerare i fattori di mutamento (spiegare mutamento non rende conto della regola sincronica) SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE 1. STRINGA SIGNIFICANTE (fonica) = ESPRESSIONE: con la pronuncia dei suoni “L-A-V-A-G-N-A” 2. SIGNIFICATO = CONTENUTO: significato, concetto di “LAVAGNA”, l’immagine nel nostro cervello data dalla nostra conoscenza del mondo basata su referenti concreti ↪ legate e unite creano un SEGNO LINGUISTICO: elemento con cui si compone il linguaggio, unità fondamentale della comunicazione → non c’è nulla dentro la sequenza “L-A-V-A-G-N-A” che indichi “superficie piana su cui posso scrivere qualcosa” perchè un elemento nell lingua si compone di due facce della medaglia, segni si basano su: 1. INTENZIONALITÁ 2. MOTIVAZIONE RELATIVA CLASSIFICAZIONE DEI SEGNI: 1. INDICI: conseguenza di una causa o condizione naturale e non sono emessi intenzionalmente, legati al rapporto causa-effetto: - Motivati naturalmente - Non intenzionali es. uno starnuto è un segnale naturale, causato magari da un raffreddore; non è emesso per comunicare qualcosa ma indica una possibile malattia 2. SEGNALI: nascono da fenomeni naturali, ma sono usati consapevolmente per trasmettere un messaggio: - Motivati naturalmente - Usati intenzionalmente es. uno sbadiglio fatto apposta può indicare intenzionalmente noia, comunicando a chi ci sta intorno che la situazione ci annoia 3. ICONE: similarità di forma o struttura rispetto all’oggetto rappresentato, riproducono le caratteristiche dell’oggetto, creando così una somiglianza: - Motivati analogicamente - Intenzionali es. una mappa geografica rappresenta in scala una determinata area, riproducendo la forma e le relazioni tra i luoghi 4. SIMBOLI: nascono da significati attribuiti culturalmente, quindi non sono legati alla forma o struttura dell’oggetto, riconosciuti e condivisi da una comunità o cultura: - Motivati culturalmente - Intenzionali es. colore nero in molte culture occidentali è associato al lutto 5. SEGNI (in senso stretto): segni convenzionali che non hanno alcuna connessione naturale, culturale o di somiglianza con ciò che rappresentano, funzionano perché la comunità ha stabilito un accordo o convenzione: - Non motivati - Intenzionali es. la parola “cane” non ha nessuna somiglianza con l’animale reale CODICE: insieme di conoscenze che permette di attribuire un significato a ciò che succede lezione 4 8.10.24 La lingua esiste in un sistema astratto (langue\competenza), composta da segni linguistici TRIANGOLO DELLA SIGNIFICAZIONE\SEMIOTICO REFERENTE: realtà, oggetto in sé viene conosciuto dal cervello che lo riconosce come espressione concreta di un insieme noto del significato, dove si associa un significante, struttura fonica, nome, solo il significato ha un significante PRORPIETÁ DEL LINGUAGGIO: distinguono il linguaggio umano da altre forme di linguaggio N.B.: linea sotto è tratteggiata perché il rapporto tra SIGNIFICATO e REFERENTE non è diretto, bensì è mediato dal significato 1. PRORPIETÁ DELL’ ALBITRARIETÁ DEL SEGNO: livelli che sono proprietà della lingua: 1. ARBITRARIO LEGAME TRA SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE: Il significato è l'idea o il concetto che una parola esprime, mentre il significante è la sequenza sonora (o stringa fonica) che associamo a quell'idea. Per esempio, la parola muro è composta dai suoni M-U-R-O, ma non c’è nulla nel suono stesso che abbia un legame intrinseco con l’idea di muro: è solo una convenzione. Questo tipo di arbitrarietà si nota anche nella differenza tra lingue: in inglese wall significa "muro", ma è una sequenza fonica diversa. Solo alcune onomatopee fanno eccezione, perché cercano di imitare direttamente i suoni 2. ARBITRARIO LEGAME TRA SEGNO COMPLETO E REFERENTE: In questo livello, parliamo dell'assenza di motivazione tra il segno linguistico nel suo complesso (l'unità di significante e significato) e l'oggetto reale (referente) che rappresenta. Ad esempio, nulla nella parola cestino implica fisicamente un contenitore per i rifiuti. L’oggetto esiste, ma la parola usata per rappresentarlo è arbitraria e non vi è un nesso diretto 3. ARBITRARIO LEGAME TRA FORMA E SOSTANZA DEL SIGNIFICATO: Qui si parla dei limiti interpretativi e culturali dei significati. Il significato delle parole è spesso determinato da contesti culturali e varia in base alla società o civiltà. Ad esempio, la parola "amore" può avere molte sfumature e variazioni nelle diverse lingue e culture. La parola inglese I love you ha un uso che potrebbe non corrispondere esattamente a "ti voglio bene" in italiano. Questo livello di arbitrarietà si riferisce all’idea che la categorizzazione dei significati non sia fissa, ma dipenda da convenzioni culturali e interpretazioni sociali 4. ARBITRARIO LEGAME TRA SCARTO E FORMA DELLA SOSTANZA DEL SIGNIFICANTE: In quest’ultimo livello, si esamina come i suoni (o "sostanza fonica") vengano combinati per formare i significanti, senza che ci sia un legame necessario tra i singoli suoni e il significato che vogliamo esprimere. Per esempio, la parola cane potrebbe essere composta da qualsiasi altra sequenza sonora, ma è convenzionalmente scelta così. Anche l’ordine e la scelta dei singoli suoni è arbitraria Eccezioni: 1. ONOMATOPEE: parole che imitano o richiamano i suoni oi rumori degli oggetti o degli esseri viventi a cui si riferiscono: - “tin-tinnio” - “sussurrare” - “din don dan” ↪ iconici, poiché il loro suono richiama ciò che designano, distinguendosi dai simboli o segni astratti → subiscono una certa convenzionalizzazione all’interno di ogni lingua, risultando diverse da un idioma all’altro pur con lo stesso significato 2. IDEÒFONI: espressioni imitative o interiezioni descrittive, spesso usate nei fumetti, per rappresentare suoni o azioni naturali: - “boom” per un forte rumore - “zac” per un taglio netto ↪ il loro status come parole vere e proprie del lessico italiano è incerto Viene ritenuto da alcuni che l’arbitrarietà dei segni non sia totale: la formazione del plurale spesso avviene tramite l’aggiunta di materiale fonico, simboleggiando l’idea di pluralità. Questo riflette un principio di iconismo, in cui la forma linguistica imita la realtà → es. inglese child/children) Inoltre, il fonosimbolismo sostiene che certi suoni evochino significati specifici: la vocale “i”, per esempio, è associata alla piccolezza, come in piccolo o little ↪ tuttavia, ci sono molti controesempi, dimostrando che, nonostante queste tendenze, l’arbitrarietà rimane una caratteristica fondamentale del linguaggio 2. PRORPIETÁ DELLA DISCRETEZZA DEL SEGNO: ha un inizio e una fine, cervello umano sa distinguere perfettamente singole unità all’interno di strutture continue, riesco a trovare 4 strutture finite all’interno di una struttura continua: composti da elementi discreti che riconosco inconsapevolmente → elementi posti su un continuum il cervello riesce a individuare strutture concrete e finite (quando sentiamo il suono che emette la mucca sentiamo “MUU” perchè cervello spacca il suono per staccare “M-UU” 3. PRORPIETÁ DELLA DISTINTIVITÁ: variazione fonetica e fonologica (es. posso sostituire la “A” finale in “CASA” con “E” perchè posso distinguere i significati e la discretezza isola, capisco che la lingua è composta da singoli foni, se modifico qualcosa ne cambio il significato, cambio il significante → distinguono il significato 4. PROPRIETÁ DELLA LINEARITÁ: esistenza del segno è reale solo se sono in un dato ordine, utilizzando il canale orale, l’unico ordine con cui posso disporre i miei elementi è avere un prima e un dopo, in un dato ordine per come è fatto il odo nelle leggi fisiche, crea un suono lineare (lineare non significa che siete nel momento in cui viene prodotto, ma per il fatto che esista LA DOPPIA ARTICOLAZIONE: 1. PRIMA ARTICOLAZIONE - MORFEMI: unità minime dotate di significato, singole identità che sono ancora segni (hanno sia un significato che significante) parti con cui si combinano le parole - GATT: precisa l’elemento di lessico - O: precisa il genere e quantità ↪ questa struttura è scindibile in due piani di articolazione, ciascuna porta un significato ben preciso, indicano elementi lessicali oppure grammaticali (FELINO DOMESTICO + UNO SOLO) (entrambi intercambiabili in altre composizioni che assorbirebbe il medesimo significato) 2. SECONDA ARTICOLAZIONE - FONEMI: suoni, elementi discreti che non hanno di per sé un significato; prendere una sola delle porzione x analizzarli, è solo significante ↪ tutti i foni che produco fanno parte di una langue, vengono scelti dall inventario fonologico dell'italiano = fonemi → grazie alla PROPRIETÁ DELLA COMBINATORIETÁ posso disporre sulla proprietà della linearità e creare dei morfemi: ANDRÉ MARTINET dice che per fare una lingua pastano un insieme finito di fonemi sulla seconda articolazione permette infinite strutture sulla prima - morfema “GATT” può essere scomposto in “G-A-T-T-O” - in esempi come “SFORNA” la “S” e la “A” sono sia oggetto di specificazioni grammaticali (S= TOGLIERE, A= FEMMINILE) che fonemi La lingua può essere trasmessa sia oralmente (canale fonico-acustico) che graficamente (canale visivo-grafico), una caratteristica chiamata TRASPONIBILITÁ DI MEZZO Tuttavia, il linguaggio parlato è considerato primario rispetto a quello scritto per varie ragioni: 1. PRIORITÀ ANTROPOLOGICA: tutte le lingue scritte sono anche parlate, ma non tutte le lingue parlate possiedono una forma scritta 2. PRIORITÀ ONTOGENETICA: ogni individuo impara prima a parlare, in modo spontaneo, e solo successivamente a scrivere, con specifico addestramento 3. PRIORITÀ FILOGENETICA: la lingua parlata precede storicamente la scrittura, che si sviluppa solo circa 5.000 anni fa. Le prime forme di scrittura risalgono ai Sumeri e si evolvono in sistemi più complessi, come la scrittura alfabetica dei Fenici, che diventa la base degli alfabeti usati oggi I sistemi di scrittura si classificano principalmente in due categorie: SEMASIOGRAFICI e GLOTTOGRAFICI: 1. SEMASIOGRAFICI: non utilizzano simboli linguistici, ma rappresentano concetti tramite immagini o simboli grafici 1. PITTOGRAFIE: usano disegni per rappresentare oggetti o concetti concreti 2. IDEOGRAFIE: impiegano simboli per rappresentare idee o concetti astratti 2. GLOTTOGRAFICI: utilizzano simboli linguistici e si dividono in: 1. SISTEMI LOGOGRAFICI (Morfografici): ogni simbolo rappresenta un morfema o un’unità di significato - es. Cinese: combina elementi logografici e fonografici; ogni carattere rappresenta sia il significato (es. “cereale”) sia una sillaba (es. “táng” per “zucchero”) 2. SISTEMI FONOGRAFICI (Fonetici): rappresentano i suoni della lingua e si suddividono in: - Sillabografia: ogni carattere rappresenta una sillaba (es. katakana giapponese) - Abjad: rappresenta solo consonanti, le vocali sono implicite o indicate da diacritici (es. arabo ed ebraico) - Abugida: ogni carattere rappresenta una sillaba combinata da una consonante e una vocale, con modificatori per diverse vocali (es. devanagari per sanscrito e hindi) - Alfabeto: ogni simbolo rappresenta un singolo suono, sia consonante che vocale (es. di traslitterazione dal russo) - Grafia di Tratti: caratteri rappresentano movimenti articolatori specifici (es. l’hangul coreano) lezione 5 9.10.24 LA PRODUTTIVITÁ: possibilità di poter parlare di qualcosa di totalmente nuovo, non è nemmeno necessario che esista concretamente nel mondo reale → CREATIVITÁ REGOLARE LA RICORSIVITÀ: quando produco dei segni sto eseguendo una regola, parlanti sono in grado di produrre frasi e strutture complesse in modo ricorsivo (ciclico), illimitata, finisce quando muoio, l’insieme di regole definito, questo vale anche per la loro comprensione: ↪ es. “UNA VECCHIA PORTA LA SBARRA” → si può leggere in due modi diversi, la dipendenza dalla struttura: relazione fra “VECCHIA” e “PORTA” è duplice e sarà la dipendenza della struttura ad assegnare il significato corretto al morfema “PORT” e “A”, può essere interpretata in due modi diversi: 1. Una donna anziana porta una sbarra 2. Una porta che è vecchia, sbarra una cosa ↪ l’interpretazione dipende dall’organizzazione (“struttura”) della frase: 1. [una vecchia]sn [porta [la sbarra] ]sv 2. [una vecchia porta]sn [la sbarra]sv DISTANZIAMENTO E LIBERTÁ DEI SIMBOLI: l'homo sapiens sapiens ha la possibilità di parlare di un evento che non appartiene al presente e non ha nulla ache vedere con la situazione attuale ↪ es. posso parlare di quello che mi è successo ieri mentre mangio la pasta I versi animali hanno sempre uno scopo riguardante la situazione in cui si trovano, come ad esempio un latrato di un macaco per simboleggiare timore di un altro animale ↪ es. il mio gatto in questo momento con un miagolio può esprimere che ha fame ma non c’è nessun verso che gli faccia esprimere che ieri aveva fame lezione 6 - 14.10.24 FONETICA E FONOLOGIA Doppio nome perchè è un livello dove devo distinguere dimensione concreta da quella astratta: 1. FONETICA: concreta, si occupa della parte sonora del linguaggio, come uomo sapiens sapiens articola i foni - apparato fonatorio è come uomo sapiens sapiens riesce a creare suoni e foni, non tutti i suoni che l’uomo produce sono foni (es. rutto, non è articolato, non segue regole), ciascuno dei suoni che può produrre un uomo sapiens sapiens, indica una e una sola articolazione fonica 1. FONETICA ARTICOLATORIA: studia suono del linguaggio come viene articolato dall’apparato fonatorio umano (primaria) 2. FONETICA ACUSTICA: studia suoni del linguaggio in basa alla consistenza fisica e modalità di trasmissione in quanto onde sonore 3. FONETICA UDITIVA: studia suoni del linguaggio in quanto vengono ricevuti e percepiti dall’apparato uditivo umano e decodificati dal cervello - FONO: uno dei segmenti discreti in cui si articola un segno e non dotato di significato (doppia articolazione) → ciascun fono dopo esser stato emanato è irripetibile, parole, i fonemi sono gli elementi della langue che permettono passaggio al livello astratto perché in grado di distinguere significati → ciascun fondo si differenzia dall’altro perché hanno tutte una struttura diversa = UNITÀ MINIME IN FONETICA 2. FONOLOGIA: dimensione cognitiva che la dimensione sonora porta con sé - Non descrive proprietà fisiche ma quali entità di suono sono depositate nella competenza del cervello e considera i suoni come elementi astratti, cioè entità che sono tali per le relazioni reciproche che lo oppongono - FONEMA: unità di analisi della fonologia, rappresentazione astratta di un fono, l’insieme di istruzioni mentali associate ad ogni folo, qualsisis fono con valore distintivo all’interno di una langue di riferimento, mentre i foni sono generalnnte di ogni hom sapiens sapins, il fonema specifica la varietà, l'uomo ne sceglie alcuni e produce strutture di linguaggio combinandole = UNITÀ MINIME IN FONOLOGIA 1. SUONO: prodotto dall'uomo sapiens sapiens 2. FONO: prodotto dall’apparato fonatorio 3. FONEMA: dotato di valore distintivo L’APPARATO FONATORIO CLASSIFICAZIONE DEI FONI - CONSONANTI: suoni del linguaggio prodotti dalla chiusura o dal restringimento del passaggio dell'aria nel tratto vocale: 1. MODO DI ARTICOLAZIONE (come): come viene fatta passare l’aria e quale articolazione metto: 1. OCCLUSIVE: si producono attraverso un contatto completo e momentaneo degli organi articolatori, creando un blocco totale al passaggio dell’aria, questo blocco viene poi rilasciato, producendo un suono netto. Esempi di occlusive sono suoni come “p”, “t”, “k” 2. NASALI: l’aria, invece di uscire solo dalla bocca, passa anche attraverso la cavità nasale, esempi di suoni nasali sono “m” e “n” 3. POLIVIBRANTI: si producono con rapidi e intermittenti contatti tra la lingua e un altro organo articolatorio, come nel caso della “r” vibrante, dove la lingua vibra ripetutamente 4. MONOVIBRANTI: producono una singola vibrazione rapida della lingua contro un’altra superficie, un esempio di monovibrante è la “r” semplice in alcune lingue 5. FRICATIVE: c’è un restringimento del canale senza occlusione completa, faccio un buchetto e questo restringimento fa sì che l’aria, passando, provochi un rumore di frizione. Esempi di suoni fricativi sono “f”, “s”, “v” 6. APPROSSIMANTI: simili alle fricative, ma con un avvicinamento meno marcato degli organi articolatori, che non crea una frizione evidente, le approssimanti includono le semiconsonanti e semivocali, come i suoni “j” e “w” 7. LATERALI (FRICATIVE\APPROSSIMATE): fare uscire foni dai lati della bocca, l’aria passa solo ai lati della lingua. Un esempio di consonante laterale è la “l” 8. AFFRICATE: iniziano come occlusive, con un rapido blocco del passaggio dell’aria, e terminano come fricative, con un restringimento del canale che produce un suono di frizione, = occlusiva+fricativa, un esempio di affricata è il suono “ts” o “dz” 1. LUOGO DI ARTICOLAZIONE (dove): dove metto l’aria e in che punti dell’apparato fonatorio metto l’articolazione 1. BILABIALI: labbra o tra le labbra 2. LABIODENTALI: frizione creando un buco e appoggio denti superiori su labbro inferiore 3. DENTALI: livello dei denti 4. ALVEOLARI: lingua contro o vicino agli alveoli 5. POSTALVEOLARI: lingua posizionata immediatamente dietro la cresta alveolare (dove si trovano i denti superiori) e nella zona della parte anteriore del palato 6. RETROFLESSE: parte posteriore della lingua sollevata verso il palato duro, in una posizione che si avvicina al retro della bocca 7. PALATALI: lingua contro o vicino al palato duro 8. VELARI: lingua contro o vicino al velo 9. UVULARI: lingua contro o vicino all'ugola, noi no li abbiamo, gli arabi si 10. FARINGALI: base della radice della lingua e parte posteriore della faringe 11. GLOTTIDALI: direttamente nella glottide a livello di corde vocali 2. SONORITÁ\NON SONORITÁ (con chi): l'aria, proveniente dai polmoni, sale attraverso i bronchi e la trachea fino a raggiungere la laringe, situata in corrispondenza del pomo d'Adamo. Qui, l'aria incontra le corde vocali, che sono due pieghe della mucosa laringea all'interno della glottide. Durante la respirazione silente, queste corde restano separate e rilassate, ma nella fonazione possono avvicinarsi e contrarsi, alterando il passaggio dell'aria. Questo movimento crea cicli rapidissimi di chiusura e apertura della rima vocale, che generano le vibrazioni necessarie per la produzione della voce. La frequenza di queste vibrazioni determina l'altezza dei suoni, misurata in Hertz. Le voci più acute, come quelle infantili e femminili, hanno circa 200 cicli al secondo, mentre le voci maschili più basse oscillano attorno ai 100 cicli al secondo Dalla laringe, il flusso d'aria passa nella faringe e nella cavità orale. Qui, il palato molle e l'ugola possono regolare il passaggio dell'aria verso la cavità nasale, mentre nella cavità orale svolgono un ruolo fondamentale organi come la lingua, che è divisa in tre parti: radice (posteriore), dorso (centrale) e apice (anteriore). Questi organi, insieme ai denti, agli alveoli e alle labbra, possono essere configurati in vari modi per articolare i suoni In aggiunta, il naso può essere coinvolto nella fonazione quando il velo e l'ugola sono in posizione di riposo, consentendo così il passaggio dell'aria attraverso la cavità nasale - SORDI: foni senza vibrazioni - SONORI: foni con vibrazioni lezione 7 - 15.10.24 CLASSIFICAZIONE DEI FONI - VOCALI: suoni del linguaggio prodotti senza ostacoli nel canale vocalico, caratterizzati da una maggiore apertura delle vie aeree: 1. INNALZAMENTO DELLA LINGUA 1. ALTE 2. MEDIO ALTO 3. MEDIO BASSO 4. BASSO 2. AVANZAMENTO DELLA LINGUA 1. ANTERIORI: lingua in posizione avanzata 2. CENTRALI: 3. POSTERIORI: lingua in posizione arretrata 3. PROTRUSIONE DELLE LABBRA 1. PROTRUSIONE: vocale arrotondate 2. NON PROTRUSIONE: vocali non arrotondate Per dimostrarlo c’è il TRAPEZIO VOCALICO: Vocali italiane: - 7 VOCALI TONICHE (in sillaba aperta sono lunghe, non in quelle chiuse) - 5 VOCALI ATONE: (nelle atone non ce ne sono di medio-basse e sono brevi) es. [a] = VOCALE CENTRALE ALTA, NON ARROTONDATA es. [i] = VOCALE ALTA, ANTERIORE NON ARROTONDATA (eccezione di ordine) VOCALI APPROSSIMANTI = SEMIVOCALI: suoni intermedi tra le vocali e le fricative, si producono con un avvicinamento lieve degli organi articolatori, che non genera un’ostruzione completa, non possono essere il nucleo di una sillaba, ma si uniscono alle vocali in dittonghi o trittonghi → /j/ e /w/ ARTICOLAZIONI FONETICHE = non ho lettere, ho SIMBOLI IPA = simbolo che identifica in maniera univoca una e una sola articolazione → ho dei parametri che vanno a triplette, ogni fono si descrive dando tre info IPA CHART (1888) N.B. es. trascrizione IPA: = [liŋgwistika] [l] - consonante laterale [s] - alveolare - consonante fricativa - sonora - alveolare [i] - sorda - vocale alta [t] - anteriore - consonante occlusiva - non arrotondata - alveolare [ŋ] - sorda - consonante nasale [i] - velare - vocale alta - sonora - anteriore [ɡ] - non arrotondata - consonante occlusiva [k] - velare - consonante occlusiva - sonora - velare [w] - sorda - consonante semivocale [a] - labiovelare - vocale aperta - sonora - anteriore - non arrotondata [i] - non arrotondata - vocale alta - anteriore lezione 8 - 16.10.24 1. Alcuni foni prodotti dall’uomo italiano diventano INERENTEMENTE GEMINATI (contrario è SCEMPIO) (come foni sono descritti qualora siano lunghi es. “TETTO” → se rappresento ogni fono della parola dico “T-E-T..-O”) ↪ quando produco alcuni foni posti fra due vocali, vengono prodotti di default geminati: - [ʃ] sce - [ʎ] gle - [ɲ] ne - [ts] tze - [dz] dze 2. VOCALE TONICA IN SILLABA APERTA: quando la sillaba è tonica; quindi ho una vocale tonica (sillaba aperta, senza consonante dopo), la sillaba lunga (es. “CASA” la prima “A” è prodotta più lunga della seconda) (tranne negli ossitoni ovvero quando l’accento cade sull’ultima) → PRINCIPIO DI ORGANICITÀ: assume lo stesso organo con cui si produce, lingue crescono e si trasformino da sole, come un fenomeno vivo e dinamico. es. 1. : [taːvolo] → per segnare lunghezza della “A” accentata = ː 2. : [iɱvɛrno] 3. : [imːaŋkaːbile] 4. :[brat͡ːʃo] 5. : [aʎːo] = suono “gl” è eminentemente geminato SILLABI FICARE: individuare i picchi di sonorità ed individuare come sono raccolti: SILLABA: picco di sonorità (es. “LALLA”) → si raccolgono i suoni attorno al picco, al cui vertice, il più sonoro in assoluto è composto dalle vocali (non ammessa stasi) ↪ ALBERO DI SIGMA rappresenta la struttura sillabica di tutte le lingue del mondo - NUCLEO: parte dotata di maggiore sonorità, condizione sufficiente per essere sillaba - ATTACCO: sequenza che precede il nucleo, deve essere sempre ascendente verso il nucleo - CODA: la sequenza che segue il nucleo - RIMA: la sequenza formata da nucleo + coda che può unirsi all'attacco e creare una silla (basta una vocale per avere sillaba perché vocale = nucleo, una consonante è solo un fono) 1. INDIVIDUAZIONE DEI NUCLEI\VOCALI: individuo nuclei, vocali 2. MASSIMIZZAZIONE DEGLI ATTACCHI: distribuire i fonemi in una sequenza sull’attacco 3. VERIFICA DELLA SCALA DI SONORITÁ: in ogni sillaba l’apice di sonorità e il nucleo, la sonorità dei fonemi deve essere ascendente dall’attacco al nucleo e discendente dal nucleo alla coda ordine: - vocali - semivocali - vibranti - nasali - laterali - fricative - affricate - occlusive ↪ es. “TAVOLO”: 1. “TA VO LO”: per albero di sigma ad ogni nucleo corrisponde una sillaba 2. “A→T, O→V,O→L”: assegno le consonanti come se fossero degli attacchi per creare sillabe aperte 3. ‘TAː. VO. LO: confermo dove finiscono le sillabe → ‘ va messo a d'inizio della sillaba dove si trova accento) lezione 9 - 21.10.24 TRASCRIZIONE FONETICA: 1. INDIVIDUO I FONU IN CAUSA (controllo punti critici) 2. SILLABIFICAZIONE - Individuo i nuclei - Massimizzare gli attacchi - Verificare scala di sonorità 3. CAPISCO QUALE É SILLABA TONICA 4. CONTROLLO LUNGHEZZA DELLA VOCALE TONICA (sillaba aperta senza coda = vocale lunga) 5. PROPONGO LA MIA TRASCRIZIONE FONETICA ↪ es. [a k k w i z i ts j o n e] 0. INDIVIDUO NUCLEI 2. VERIFICARE SCALA SONORITÁ - a - a → ak - i - kkwi → kwi - o - zi → zit - e - ttsjo → tsjo 1. MASSIMIZZAZIONE ATTACCHI - ne - a 3. SILLABA TONICA - kkwi - zio (è aperta quindi senza coda e la - zi vocale /o/ sarà lunga) - tsjo - ne 4. TRASCRIZIONE FONETICA: [ak.kwi.ziˈt͡sjo.ne] lezione 10 - 22.10.24 NEUTRALIZZAZIONE DELLE MEDIE: in posizione atona (cioè quando la vocale non è accentata), le altezze vocaliche non vengono distinte → vocali che in posizione tonica si pronuncerebbe in modo diverso, si pronunciano ugualmente quando non portano l'accento ↪ es. "CANE" ha la vocale "a" tonica, che viene pronunciata chiaramente. In una forma atona, come in "CANI" (dove la "i" è atona), la distinzione tra le vocali potrebbe non essere percepita allo stesso modo VOCALI ADIACENTI: 1. IATO: le due vocali fanno parte di sillabe diverse - [pa.’u:ra]: "a" e "u" appartengono a sillabe diverse - [fa.’i:na]: "a" e "i" si trovano in sillabe separate 2. DITTONGO: le due vocali fanno parte della stessa sillaba, i dittonghi possono essere di due tipi: 1. ASCENDENTI: l’approssimante precede la vocale tonica - [‘pje:de] - [‘wɔ:.vo] ↪ se l’approssimante precede la vocale e abbiamo dittongo ascendente, quelle approssimanti sono: SEMICONSONANTI → [j] [w] 2. DISCENDENTI: l’approssimante segue la vocale tonica - [‘dzaj.no] - [‘aw.to] ↪ se ho dittongo discente, quella approssimante è una: SEMIVOCALE, vocali delocalizzati = tondino posto sotto la vocale stessa → [i̯ ] o [u̯] PRINCIPIO DELLA PAROLA: quando le consonanti "s" e "t" si trovano vicine all'inizio della parola, si ha un fenomeno chiamato EXTRA SILLABICA e EXTRA METRICA → non fanno parte della stessa sillaba, ma si appoggiano a un’altra ↪ es. "LAS.TEL.LA": in questa parola, la "s" e la "t" non si uniscono alla sillaba che segue lezione 11- 23.10.24 Per comprendere se un suono appartiene ad una lingua e il suo ruolo nel distinguere significati, è fondamentale analizzare come l'essere umano produce e utilizza i suoni FONO: qualsiasi suono con valore distintivo in una lingua: 1. nel pronunciare la parola "CANE", stiamo realizzando foneticamente un fonema che esiste solo come concetto nella nostra mente 2. la trascrizione [kane] rappresenta la stringa fonologica astratta 3. [‘ka.ne] descrive ciò che accade realmente nel processo di produzione del suono - FONO = REALIZZAZIONE FONETICA e [k] fono esiste → atto di parole - FONEMA = RAPPRESENTAZIONE FONOLOGICA e cerco di rappresentare una cosa che non esiste → langue ONNIPOTENZA SEMANTICA: capacità del linguaggio di esprimere qualsiasi contenuto. In teoria, un messaggio in qualsiasi altro codice può essere tradotto in lingua, ma non necessariamente il contrario ↪ PLURIFUNZIONALITÁ: indica la capacità del linguaggio di servire a molteplici funzioni. Le principali funzioni del linguaggio includono: - ESPRESSIONE DEL PENSIERO: rappresenta contenuti mentali esternamente - TRASMISSIONE DI INFORMAZIONI: comunica dati e conoscenze - REGOLAZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI: stabilisce e mantiene interazioni sociali - MANIFESTAZIONE DI SENTIMENTI:esternare emozioni e stati d'animo - CREAZIONE DI MONDI POSSIBILI: impiegato nella letteratura e nella fantasia Le regole formulate da NIKOLAJ TRUBECKOJ 1939 e ulteriormente sviluppate da ROMAN JAKOBSON offrono tre criteri universali per determinare lo status dei suoni nelle lingue: 1. I FONEMI E LE COPPIE MINIME (suoni scambiati che alterano una parola) Il primo passo è distinguere i fonemi, ovvero quei suoni che, se cambiati, alterano il significato di una parola ↪ es. "CANE" e "PANE": i suoni [k] e [p] si trovano nella stessa posizione nella parola, ma la loro sostituzione cambia completamente il significato (cane ≠ pane) = COPPIA MINIMA: coppia di parole il cui significato cambia a causa della differenza di un solo fono In italiano, la lunghezza vocalica non ha valore distintivo, ovvero non cambia il significato della parola → invece la differenza tra [‘pa:.la] (PALA) e [‘pal.la] (PALLA) non è solo fonetica, ma anche fonologica, poiché la lunghezza della consonante [l] influisce sul significato ↪ es. in altre lingue, come l'inglese, la lunghezza vocalica può essere fonologicamente rilevante, come nel caso di "SHEET" e "SHIT" 2. VARIANTI LIBERE (persone diverse con pronunce diverse) Riguardano le diverse realizzazioni di un fonema che non modificano il significato della parola ↪ es. un parlante toscano potrebbe pronunciare una [k] leggermente aspirata, [kh], in [kane], senza che ciò alteri il significato rispetto a chi la pronuncia senza aspirazione → la langue è la stessa per i parlanti della lingua ↪ es. la pronuncia della "r moscia" o di una "r" normale non cambia il significato di parole come [rana], in cui entrambe le pronunce ([‘ʁa:.ne] o [‘ra:.ne]) si riferiscono al medesimo fonema [r] 3. ALLOFONI O VARIANTI COMBINATORIE (realizzazioni fonetiche simili di un fonema ma non intercambiabili) Sono realizzazioni fonetiche di un unico fonema che si manifestano in contesti specifici e in qualche modo si assomigliano da un punto di vista articolatorio uno con l’altro ma sono presenti in uno specifico contesto ↪ es. in italiano i suoni [m] e [n] si trovano in una distribuzione complementare: [m] compare all'inizio della parola "MANO" e [n] in "NANO", ma non possono essere scambiati senza compromettere il significato ↪ es. esistono combinazioni come in "INVINCIBILE" o "IMPAVIDO", dove il prefisso [in-] si realizza foneticamente in modi diversi ([im] o [in]) a seconda del contesto, senza modificare il significato della parola → questo fenomeno mostra che i suoni sono allofoni di un unico fonema, poiché completano reciprocamente i contesti in cui possono apparire quindi: 1. se i suoni hanno valore distintivo, ossia la loro sostituzione cambia il significato della parola = FONI DISTINTI 2. se compaiono nelle stesse posizioni ma non cambiano il significato della parola = VARIANTI LIBERE dello stesso fonema L'evento comunicativo coinvolge sei fattori, ciascuno associato a una funzione specifica del linguaggio: 1. FUNZIONE ESPRESSIVA: rappresenta le emozioni del parlante ↪ es. "Che bella sorpresa!" 2. FUNZIONE METALINGUISTICA: si concentra sul codice linguistico stesso, chiarendo aspetti del linguaggio ↪ es. "Gianni è il soggetto della frase" 3. FUNZIONE REFERENZIALE: fornisce informazioni sulla realtà esterna ↪ es. "Il treno per Milano parte dal binario due" 4. FUNZIONE CONATIVA: cerca di influenzare il comportamento del ricevente ↪ es. "Chiudi la porta!" 5. FUNZIONE FÀTICA: stabilisce e verifica il contatto tra i parlanti ↪ es. "Pronto?" 6. FUNZIONE POETICA: sottolinea le qualità estetiche del messaggio ↪ es. citazioni letterarie ↪ ogni atto comunicativo contiene tutti e sei i fattori, ma una funzione è generalmente predominante. Inoltre, la lingua può riflettere su sé stessa, permettendo di discutere il linguaggio stesso (funzione metalinguistica), una capacità che si sviluppa tardi nei bambini. Questa riflessività è una caratteristica distintiva del linguaggio umano, differente da altri codici di comunicazione lezione 11 - 4.11.24 MORFOLOGIA Competenza che permette ai parlanti di produrre tutte e sole le parole grammaticali nella propria lingua e di escludere le formazioni non consentite: 1. è l’inventario e la descrizione degli elementi che formano le parole 2. è l’insieme delle regole e dei meccanismi che sovraintendono la combinazione degli elementi che formano le parole 3. è lo studio di quanto, e come, può variare la formazione delle parole tra lingue diverse ↪ studia come si formano le parole in una data langue, mentre fonologia studia come si fanno i suoni e come funzionano PAROLA: minima combinazione di elementi minori dotati di significato, da almeno un morfema recato di significato referenziale che funzioni come entità autonoma della lingua e possa quindi rappresentare isolatamente, da sola, un segno linguistico compiuto, o comparire come una unità separabile costitutiva di un messaggio Secondo ANDRÉ MARTINET il linguaggio è organizzato su due piani di articolazione: 1. PRIMO PIANO: comprende unità significative, i morfemi, che sono le componenti base di significato 2. SECONDO PIANO: include suoni o foni privi di significato autonomo ma che permettono di distinguere significati → es. la differenza fonetica tra "pala" e "palla" La morfologia fonda la propria analisi sul concetto di MORFEMA (quello nel cervello, elemento astratto) che trova realizzazione nel MORFO 1. MORFEMA: unità di prima articolazione → unità minima e distintiva, dotata di significato dei segni linguistici (il MORFEMA 0 è quando singolare e plurale sono uguali: es. sheep - sheep) 2. MORFO: ogni singola realizzazione concreta che ha acquisito significato grazie ad una specifica stringa di significante MORFEMA: 1. MINIMA: non si può ridurre ulteriormente mantenendo un significato es. ri-ordin-a-re → “ord” non è un morfema = per stare nei morfemi non posso segmentare ulteriormente perchè perdo il significato ( deve essere = significante + significato), dobbiamo rimanere al primo piano di articolazione 2. DISTINTIVA: come i fonemi, i morfemi sono tali se sono distintivi in una lingua, cioè soddisfano le prove di commutazione es. tavol-o \ tavol-i, libr-o \ libr-i ↪ quindi: per scomporre una parola in morfemi (segmentare) occorre individuare tutti e soli i suoi morfemi; tutti gli elementi individuati devono avere un significato coerente con quella parola; gli elementi individuati devono reagire a prove di commutazione e distribuzione es. “LUPO” e “CANE”: “lup” e “can”: MORFEMA LESSICALE = morfema portatore del significato con cui si può identificare un referente nel mondo reale o nell’universo del discorso “o” ed “e” sono medesimo morfema perchè entrambe nella loro posizione identificano machile singolare, il significato è lo stesso → “o” ed “e” = sono fra loro ALLOMORFI situazione in cui, in un morfema, l’informazione di contenuto è costante ma si manifesta in modo diverso, cioè non c’è un unico significante, ma più d'uno, in distribuzione complementare. Non confondere che morfi diversi, rappresentazione concrete di morfemi diversi, possono avere medesima stringa significante: “e” di cane non è la “e” di lupe → morfema agendo sul significato ha vaste possibilità “ANDARE” = 1. “va”: da qualche parte 2. “and”: per intendere lo spostamento ↪ trova realizzazione concreta ain morfi molto diversi fra loro = SUPPLETIVISMO: morof supplente al quale attribuisco gli stessi valori: 1. FORTE: chiamo una supplente non somiglia molto → sied-o vs. sed-e-te, bring/brought 2. DEBOLE: chiamo una supplente che somiglia molto a quella che sostituisco, differenza fonetica della stringa del significante non è così diversa → go/went, sono/fui... Comparazione importante: - ALLOMORFIA: la presenza di varianti di un morfema che veicolano lo stesso significato ↪ es. "o" e "e" per indicare genere e numero - SUPPLETIVISMO: alcuni morfemi presentano forme completamente diverse per esprimere lo stesso concetto ↪ es. "vado" e "andiamo" 2 tipi di morfema secondo una DIVISIONE FUNZIONALE: 1. MORFEMI LESSICALI (liberi): “lup” indica contenuto semantico principale invariabile della parola, stessa entità semantica, indica referente nel mondo concreto o nell’universo nel discorso e sono una classe aperta (nel mutamento linguistico la lingua può accogliere nuovi elementi come morfemi lessicali) Sono una classe aperta (cioè il loro numero può crescere) ↪ can-, amic-, ved(e)-, lavor(a)-, liber-, dog, walk, free… Deve essere sempre flesso perchè non posso avere “tavol” da solo, si affianca sempre a qualcosa → PRINCIPIO DELL'INEFFABILITÀ DEL LESSEMA = non può essere detto perché nel momento in cui io dico il lessema automaticamente lo sto flettendo, nel momento in cui dico “tavol” esprimo il lessema sto scegliendo una sua forma che è flessa 2. MORFEMI GRAMMATICALI (legati): gestisce ed individua categorie all’interno del morfema lessicale, indicano contenuti funzionali e non “inerenti”: ovvero, non designano un qualcosa che appartiene ‘sempre’ a quella parola, ma proprietà che il parlante attribuisce a essa (flessione), oppure, segnalano l'appartenenza a una classe del lessico (indicano cioè la derivazione): ↪ -e, -i, -o, -i, -iamo, -te, -este, -ssi... -tore, -zione, -trice... -s/z/iz, -ed, -ship, -ness, -ity… 1. MORFEMI DERIVAZIONALI (derivativi): “TAVOLINO” = ”in” e “o” con la grammatica posso derivare nuovi elementi lessicali a partire da altri mentre “tavol” è proprietà lessicale 2. MORFEMI FLESSIONALI (flessivi) PARADIGMA: una parola (tecnicamente, un lessema), sono esempi di paradigma le forme che prende un verbo nella coniugazione, un pronome, un aggettivo e un nome nella declinazione. genere sing. pl. individuo 3 morfemi: 1. “tavol” 2. “in” 3. “o” [[[tavol]N in]N o] = ↪ “tavolino” finisce per essere un nome = le CLASSI GRAMMATICALI a cui possono appartenere le parole di una lingua: le distinguiamo in base alla funzione sintattica di una parola, al suo comportamento morfologico, in parte al suo significato: 1. nomi 2. verbi 3. aggettivi 4. pronomi 5. articoli 6. avverbi 7. preposizioni 8. congiunzioni 9. interiezioni Si distinguono perché appartengono parti del discorso differenti: - importante per la SINTASSI: diverse classi grammaticali costruiscono sintagmi diversi: - Gianni caduta N / Gianni cade V - la scoprirono V dell’America - il presidente decide cui D la legge è approvata - importante per la MORFOLOGIA: diverse classi grammaticali ricevono modificazioni diverse: - ci siamo sentiti telefona N -mente - ho letto un libr N -issimo - la torta N -zione non è riuscita a causa del forno lezione 12 - 5.11.24 Il parlante nativo è in grado di creare dei meccanismi senza accorgersene e tutto si basa su tre principali operazioni morfologiche e si distinguono in base a: - funzione del sistema morfologico - tipo di morfemi che usano - regole che seguono - tratti che possono gestire Le 3 operazioni sono: 1. DERIVAZIONE: si forma una nuova parola aggiungendo morfemi derivazionali a un morfema lessicale, ossia la base della parola, questi morfemi possono modificare il significato o la categoria grammaticale della parola → lo scopo è di arricchire il lessico ↪ es. “pesce” + “cane” diventa “pescecane” 2. COMPOSIZIONE: si combinano due morfemi lessicali per formare una nuova parola con un significato più specifico, che non deriva solo dalla somma dei significati delle parti ↪ ↪ es. “cassaforte” è “cassa” + “forte” → hanno entrambi senso da soli 3. FLESSIONE: si aggiungono morfemi flessivi a un morfema lessicale per adattare la parola alle necessità grammaticali, come genere, numero, persona, tempo, modo, ecc., senza alterarne il significato di base ↪ es. “gatto” diventa “gatti” per il plurale Comparazioni importanti: - DERIVAZIONE: serve a creare nuove parole e non è obbligatoria, cioè non tutte le radici si combinano con un morfema derivazionale ↪ es. da “punire” si può ottenere “punizione”, ma da “stupire” non si ottiene “stupizione” - FLESSIONE: è sempre obbligatoria per le parole a cui si applica, e crea forme diverse della stessa parola ↪ es. in italiano “can-” non esiste da solo, ma diventa “cane” (singolare) o “cani” (plurale) ↪ prima si applicano i morfemi derivazionali (che creano nuove parole), e poi i morfemi flessionali (che danno le forme flessive della parola). In genere, i morfemi derivazionali sono più vicini alla radice, mentre i morfemi flessionali vanno alla fine della parola ↪ es. ”can-il-e” ha l’ordine radice, morfema derivazionale, e infine morfema flessionale Le categorie grammaticali possono essere analizzate sia sull'asse paradigmatico (parole in isolamento) sia sull'asse sintagmatico (parole in relazione tra loro in una frase). Le categorie dell’asse sintagmatico, dette anche funzioni sintattiche o relazioni sintattiche, riguardano il ruolo delle parole nel contesto della frase e rientrano nell'ambito della sintassi (es. soggetto, oggetto, complemento). La flessione delle parole può essere di due tipi principali: 1. INERENTE: riguarda le modifiche obbligatorie di una parola quando è usata in isolamento, in base alla sua classe - in italiano e in inglese, un nome deve essere al singolare o al plurale → es. gatto/gatti, cat/cats - gli aggettivi possono indicare gradi → es. positivo, comparativo) - i verbi esprimono tempo, modo, e aspetto 2. CONTESTUALE: è determinata dal contesto sintattico, e varia in base alla posizione della parola nella frase e alla relazione con altre parole - in italiano, l’aggettivo e l’articolo devono concordare con il genere e il numero del nome a cui si riferiscono → es. una bella torta, i libri cari - il soggetto e il verbo devono concordare in persona e numero → es. la tigre dorme, i giocatori corrono L’asse paradigmatico riguarda le parole considerate in isolamento, mentre l’asse sintagmatico considera le relazioni tra parole all’interno di una frase. Questa distinzione è fondamentale per capire il funzionamento della flessione: - PARADIGMATICO: usa la flessione inerente, marcando proprietà grammaticali di base - SINTAGMATICO: usa la flessione contestuale, basata sulle relazioni sintattiche nella frase (ad esempio, il caso nelle lingue che lo prevedono) In molte lingue, la MARCATURA DI ACCORDO richiede che gli elementi flessi all'interno di una frase o sintagma concordino in categorie grammaticali con l’elemento di riferimento: - ACCORDO TRA SOGG E VERBO: un gatto miagola vs. i gatti miagolano - ACCORDO NEL SINTAGMA NOMINALE: in “le belle mele mature”, articolo e aggettivi concordano con il nome in genere e numero (femminile plurale) Le categorie grammaticali o parti del discorso raggruppano le parole in base a criteri semantici, morfologici e funzionali, classificandole secondo il significato, il comportamento nel discorso e le caratteristiche flessionali: 1. NOME E SOSTANTIVO: indica entità → es. libro, Gianni 2. AGGETTIVO: qualifica o specifica un nome → es. bello, veneziano 3. VERBO: esprime un’azione o uno stato → es. giocare, credere 4. PRONOME: sostituisce un nome → es. tu, qualcuno 5. ARTICOLO: determina il nome → es. il, un 6. PREPOSIZIONE: indica relazioni spaziali, temporali, ecc. → es. di, per 7. CONGIUNZIONE: collega frasi o elementi → es. e, benché 8. AVVERBIO: modifica verbi, aggettivi o altre frasi → es. bene, ieri 9. INTERIEZIONE: esprime emozioni o reazioni → es. ahi, uffa CATEGORIE GRAMMATICALI FLESSIONALI: 1. GENERE 2. NUMERO 3. CASO: mette in relazione il sintagma di cui la parola fa parte (esiste in latino greco tedesco russo ecc..) 4. REGGENZA: verbo assegna il caso al suo complemento (latino) Le categorie flessive di una classe sono nelle lingue del mondo molto e non è detto che siano uguali per tutte le lingue, ci sono tutte ma non veicolate dalla morfologia della parola ma da altri sistemi GRADI DELL’AGGETTIVO 1. COMPARATIVO 2. SUPERLATIVO LE CATEGORIE DEL VERBO: 1. MODO 2. TEMPO 3. ASPETTO: maniera in cui vengono osservati e presentati in relazione al loro svolgimento dell’azione (già svolta o in svolgimento ecc..) 4. AZIONALITÀ: modo oggettivo in cui si svolge nello sviluppo temporale l’azione o l’evento espressi dal verbo 5. PERSONA L’appartenenza di una parola a una classe si stabilisce tramite tre criteri: 1. SEMANTICO: il significato della parola 2. MORFOLOGICO: le caratteristiche flessionali e le marche di genere, numero, ecc… 3. SINTATTICO: la posizione e la funzione della parola nella frase ↪ in alcuni casi, le parole rispondono in modo ambiguo a questi criteri, creando sovrapposizioni e difficoltà di classificazione. COMPETENZA SINCRONICA: analizza la lingua in un momento specifico senza considerare l'evoluzione storica, questo approccio si concentra su come i parlanti usano le regole e le categorie grammaticali a prescindere dalla loro origine storica Le operazioni principali per la modifica o creazione di parole sono tre: 1. CONVERSIONE: passaggio di una parola da una classe grammaticale all'altra senza modifiche morfologiche ↪ es. "bene" può essere sia un avverbio ("mangia bene") sia un nome ("il bene trionfa"), mantenendo la stessa forma (questo fenomeno è molto frequente in inglese, dove, ad esempio, "Google" può diventare il verbo "to google") 2. DERIVAZIONE ZERO: un morfema lessicale viene flesso per adattarsi a una nuova funzione grammaticale, ma senza aggiungere morfemi derivazionali ↪ es. "cucina" può essere usato sia come nome sia come verbo ("cucinare"), con lo stesso morfema di base "cucin" 3. PARASINTESI: richiede l’aggiunta simultanea di un prefisso e un suffisso a una radice per formare una nuova parola ↪ es. "in-giall-ire" da "giallo" → a differenza della derivazione semplice, qui il prefisso e il suffisso non possono esistere indipendentemente dalla radice AFFISSI: 1. prima della radice, come i prefissi → es. - in “inutile” 2. dopo la radice, come i suffissi → es. -o in “cambiamento” 3. all’interno della radice stessa, come gli infissi (non è presente in italiano ma si trova in altre lingue) 4. sia prima che dopo la radice, come i circonfissi, presenti ad esempio in tedesco → es. ge-t in “ich habe gemacht” VOCALE TEMATICA: nei verbi italiani -a- in “mangiare”, -e- in “vedere”, -i- in “partire”) serve a indicare la coniugazione. La vocale tematica può essere analizzata come un morfema “vuoto”, cioè privo di significato lessicale proprio, o come parte della radice verbale 1. PREFISSOIDI: elementi posti all'inizio di una parola che ne modificano il significato, ma che non possono generalmente stare da soli ↪ es. “auto-” come in “autodidatta”, “bio-” come in “biologia” 2. SUFFISSOIDI: elementi che si trovano alla fine di una parola, completandola con un significato specifico, ma anche questi solitamente non esistono autonomamente ↪ es. “-fono” come in “telefono”, “-logia” come in “biologia” ↪ entrambi sono detti anche "confissi" quando si combinano insieme COMPOSIZIONE MORFOLOGICA: unisce due o più morfemi lessicali per creare parole composte: 1. COMPOSTI ENDOCENTRICI: il significato principale risiede in uno dei due elementi ↪ es. in "pesce palla" l’elemento principale è "pesce", e l’intero composto mantiene il genere e le caratteristiche del primo elemento → “pesce” è più forte di palla 2. COMPOSTI ESOCENTRICI: nessuno degli elementi del composto identifica la natura semantica della parola, ritrovo all’interno della composizione di due elementi (nelle lingue romanze), una delle due porzioni governa il carattere morfologico, il risultato della composizione non ha nulla a che vedere da un punto di vista morfologico e semantico con nessuno delle due porzioni della composizione = centro semantico e morfologico della composizione sta fuori dei due elementi chiamati in composizione ↪ es. "carro armato" → “carro” gestisce anche gli elementi in uscita dal composto (l’esito è un nome e non un verbo) Particolare tipo di composto endocentrico: - UNIVERBATI: con trattino o senza trattino ↪ es. pesce palla o pesce - palla - IMPERATIVALE: composti creati usando un verbo al suo complemento oggetto (nome) e quel verbo quando messo nella composizione viene inserito con la forma dell’imperativo ↪ es. "apriscatole" non rappresenta né una particolare modalità di aprire né un tipo di scatola, ma un oggetto indipendente → “apri” è la forma dell’oggetto, è imperativo - DVANDVA: doppiamente endocentrici, doppia testa perché entrambi femminili ↪ es. “porta finestra”, “cassapanca” PRINCIPIO DI ECONOMICITÀ DELLA LINGUA: grazie alla combinazione di un numero limitato di morfemi, si possono generare infinite parole e sfumature semantiche ↪ es. partendo da "cemento", si possono derivare "cementificare" e "decementificazione", mantenendo il concetto di base e aggiungendo nuovi significati tramite prefissi e suffissi ⭐️ RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO: Il raddoppiamento fonosintattico si verifica quando la consonante iniziale di una parola si rafforza (raddoppia) per effetto di una parola precedente, senza che ci sia una pausa tra le due parole ↪ es. "a casa" diventa [akˈkasa] (con una doppia "c" fonetica all’inizio di "casa") "va bene" si realizza come [vabˈbɛne] (con una doppia "b" fonetica all’inizio di "bene") ↪ in parole scritte, il raddoppiamento fonosintattico non si riflette nell’ortografia; è un fenomeno esclusivamente orale e fonologico Il fenomeno si verifica dopo determinate parole chiamate induttrici, che includono soprattutto: 1. PREPOSIZIONI SEMPLICI (a, da, su) 2. AVVERBI (come "ora", "giù", "qua", "là") 3. ALCUNI PRONOMI E PARTICELLE (es. “che” come congiunzione) 4. CONGIUNZIONI (es. “e” in alcune varietà dialettali) 5. VOCALI ACCENTATE: parole tronche (cioè quelle che terminano con una vocale accentata, come "città" o "perché") tendono a indurre il raddoppiamento nella parola successiva 6. VERBI IN SECONDA PERSONA SINGOLARE: quando i verbi all’imperativo sono seguiti da pronomi, l’accento tonico favorisce il raddoppiamento della consonanti lezione 13 - 6.11.24 Composti particolari: 1. COMPOSTI NEOCLASSICI: ad un lessema, morfema lessicale preso dall lingua così come essa è ora, viene affiancato un morfema lessicale che in realtà non appartiene a quella lingua ma al latino e il greco ↪ es. “fotografia” → fotos = grazie alla luce ma non lo intendiamo più così 2. PAROLE POLIREMATICHE: frasi idiomatiche che devono restare in quell'ordine ↪ es. “presidente del consiglio” , “santo padre” , “pan per focaccia” 3. BINOMI IRREVERSIBILI: composizioni che devono mantenere ordine ↪ es. “acqua e sapone” → due nomi che hanno funzione di un aggettivo 4. VERBI SINTAGMATICI: vari tipi di costruzione verbo + particella ↪ es. “andar dentro” , “dire su” , ”go out” SCOMPOSIZIONE IN MORFEMI E PARENTESI: delle parole dobbiamo rappresentare i morfemi = rappresento le unità di prima articolazione, ogni e soltanto morfema dotato di significato: 1. RAPPRESENTARE MORFEMI (unità minime con significato) 2. RICOSTRUIRE ORDINE con cui parola è stata derivata o composta (si individuano in sincronia le varie porzioni dotate di significato → es. “insegnare” non è composto di “segnare” + “in”) Importante: segno la categoria morfologica alla quale appartiene, attenzione ai verbi che hanno vocali tematiche, gancio con cui noi agiamo sui verbi ↪ es. “cantare” composto da “cant” + “a” (vocale tematica per agganciare) es.1 capisco che: - de - cemento - ficare - concetto di nome 1. CEMENTO: ineffabilità del lessema → parto dal concetto di cemento (teoricamente sarebbe “cement” ma mi basta concetto semantico quindi lo uso al posto di “cemento”) - [CEMENT]N appartiene alla classe del nome 2. IFICARE: - [IFIC]V 3. A: - [A]TEMA 4. DE: esito - [DE]: si aggiunge il prefisso alla prima possibilità dotata di significato 5. ZIONE: - [ZIONE]: devo segnare la flessione (e) che mi indica genere e numero, scelgo se dire decementificazione e non decementificazioni quindi è flessa perchè posso scegliere RISULTATO: [[DE [[CEMENT]N IFIC]v A]TEMA VERBALE]V ZION(E)]N genere inerente singolare contestuale es.2 composto esocentrico imperiale RISULTATO: [[[ASCIUGA]V A]TEMA [MAN(I)]N]N → tutto è maschile inerente, plurale contestuale feminile inerente plurale contestuale es.3 composto endocentrico con testa in [CAPO-] RISULTATO: [[CAP(O)]N SQUADR(A)]N]N maschile contestuale genere femminile inerente singolare contestuale singolare contestuale es. 4 composto endocentrico con testa in [-VIA] RISULTATO: [[SLITT]N IN(O)]N [VI(A)]N]N maschile inerente femminile inerente singolare contestuale singolare contestuale lezione 14 18-11-2024 In italiano per principio di ineffabilità del lessema ho l'obbligo della flessione, non posso produrre morfemi lessicali in isolamento: 1. CAR: nome singolare (non è nè feminle nè maschile, info non data) - CAR → morfema lessicale, concetto singolare vincolato dalla mancanza di "s” (non vige il principio di ineffabilità del lessema), singolare - CAR + S: singolare + plurale ↪ inglese funziona per MORFOLOGIA CUMULATIVA: aggiunge info, non le sostituisce, accumula info grammaticali, esito di una somma di info morfologiche, quando aggiungo “s” unisco un segno perché aggiungo un morfema (1a articolazione Marinet) → in quanto segno ha significato e significante (sing + x = plur, se non c’è x è singolare): - SIGNIFICATO: car - SIGNIFICANTE: s → si lega per biplanarità il singolare quindi è riconosciuto dall’assenza stessa del morfema di plurale: 1. CARØ: morfema dato dal fatto che non vi sia alcun morfema, e quindi non vi è alcun morfo è essa stessa un info morfologica → tratto contestualmente 2. CARS: due morfemi ↪ l’info di singolare di “car” non è inerente, l’info che dice che è singolare nasce perchè “car” si oppone a “cars”, creando l'informazione opposta, se l’info opposta genera il significato di plurale, l'assenza di quell'elemento cumulativo genera il significato opposto 2. MACCHINA: nome femminile (inerente), singolare (contestuale) - MACCHIN + A: singolare - MACCHIN + E: plurale ↪ non aggiungo qualcosa per cambiare numero e genere ma sostituisco = molte lingue romanze procedono per MORFOLOGIA SOSTITUTIVA: info morfologiche inserite in una porzione di parola e non sono esito di somme morfologiche man sono info univoche → l’info di singolare non colpisce necessariamente quella del plurale É con la differenza tra morf. sostitutiva e morf. cumulativa (che non esplicita genere) che nasce il dibattito del genere ecc.. Con la sostitutiva esplicito il lessema e prendiamo la forma morfologica meno marcata → - le lingue che utilizzano la morf. sostitutiva compiono una scelta sull’asse paradigmatico scegliendo un elemento e non un altro, se c’è “a” non può esserci in quel caso “e” ma potrebbe esserci per “macchina” - in inglese agisce sul piano sintagmatico perchè aggiungo “s” in cars Ma: 1. SHEEP: singolare = a CAR 2. SHEEP: plurale = a CARS: in sheep ho un morfema astratto che ha significante vuoto distinzione tra morfema morfo: 1. MORFEMA: astratto 2. MORFO: concreto es. per creare plurale - CAR + X - HOUSE + X - CHAIR + X - DOG + X dove scelgo sull’asse paradigmatico di aggiungere: - [s] - [z] ⭐️ - [iz] ma c’è anche un’altra possibilità ovvero - [ø]: aggiungo il mio morfema, unità minima dotata di significato, questo ha una controparte di significante in fonetica (silenzio) → MORFO 0 In italiano: 1. CITTÁ: singolare 2. CITTÁ: plurale = sono “a” diverse perché: 1. primo caso = CITT + A = morfema lessicale inerentemente singolare + flessione singolare femminile 2. secondo caso = CITT + A = morfema lessicale inerentemente singolare + flessione plurale contestuale realizzata da “a” tonico → posso avere tanti plurali femminili (-a, -o, -e, -à possono essere tutte flessioni che indicano femmile singolare) (-e, -o, -i, -è, -à posson tutti indicare anche femminile plurale) TIPOLOGIA MORFOLOGICA DELLE LINGUE: 1. LINGUE ISOLANTI: es. cinese che ad una singola parola corrisponde uno ed un solo morfema e ad ogni morfema corrisponde uno ed un solo significato 2. LINGUE AGGLUTINANTI: es. turco che inserisce in una sola parola tanti morfemi tante sono le singole informazioni morfologiche da veicolare (uguale e contrario alle lingue isolanti) 3. LINGUE FLESSIVE\FUSIVE: es. italiano che fonde nello stesso morfema più informazioni grammaticali 4. LINGUE POLISINTETICHE\INCORPORANTI: es. groenlandese in cui non solo attacco singoli morfemi fusi insieme come in una lingua fusiva ma attacco anche morfemi lessicali a sua volta flessi, creo singole parole lunghe perchè al loro interno incorporano tante info (CAPITOLO 8) ORIGINI: La linguistica come scienza autonoma è una disciplina relativamente recente, ma riflessioni sul linguaggio risalgono a millenni fa: prime testimonianze sono liste di parole e cataloghi di morfemi create dagli Egizi e dai Sumeri, ma è nella Grecia classica che emerge un pensiero sistematico sul linguaggio. PLATONE, nel Cratilo, esplora la relazione tra i nomi e le cose, interrogandosi sulla convenzionalità dei segni linguistici. Propone una visione secondo cui il linguaggio riflette immagini mentali degli oggetti, suggerendo una relazione naturale tra le parole e il mondo delle idee PENSIERO ANTICO: In parallelo, nella cultura indiana si sviluppa un’analisi grammaticale rigorosa del sanscrito, rappresentata in particolare dal grammatico PANINI nel IV secolo a.C. La sua opera, Astadhyayi, analizza in modo dettagliato la fonologia e la morfologia del sanscrito, anticipando principi che saranno ripresi nel Novecento dallo strutturalismo ARISTOTELE, altro pilastro del pensiero greco, propone una visione convenzionale del linguaggio e, insieme agli Stoici, contribuisce a delineare una prima teoria delle parti del discorso. Anche i grammatici greco-latini, come DIONISIO TRACE, fissano nozioni grammaticali fondamentali che diventeranno il nucleo della trattazione linguistica per i secoli a venire MEDIOEVO: Durante il Medioevo, le speculazioni sul linguaggio continuano soprattutto nel contesto scolastico e filosofico, riprendendo le opere di Aristotele. ISIDORO DI SIVIGLIA, nel VI-VII secolo, compone le Etymologiae, una raccolta enciclopedica in cui spiega (a volte in modo fantasioso) le origini delle parole, mostrando come la linguistica fosse vista anche come mezzo per esplorare la conoscenza umana Nel XIII e XIV secolo emerge la “grammatica speculativa”, un approccio filosofico-linguistico che cerca di collegare il significato delle parole alle strutture mentali e alle categorie universali. Tra i filosofi di questo movimento figurano BOEZIO DI DACIA e TOMMASO DI ERFURT, autori di testi che analizzano i “modi di significare”, anticipando concetti moderni come quelli di morfemi e variazioni linguistiche. Anche DANTE ALIGHIERI, con il De vulgari eloquentia, getta le basi per lo studio delle lingue volgari, discutendo della necessità di un linguaggio comune comprensibile e dell’importanza della lingua materna RINASCIMENTO: Con il Rinascimento, si assiste a un risveglio degli studi grammaticali, soprattutto per promuovere le lingue volgari rispetto al latino. In Italia, Francia e Spagna nascono grammatiche delle lingue nazionali, come il Grammaire générale et raisonnée di PORT-ROYAL, in Francia. Questo periodo è caratterizzato anche dall'influenza del razionalismo cartesiano, che porta a teorie grammaticali “universali” basate su principi logici, pensiero che ispirerà in futuro studiosi come Chomsky Parallelamente, si diffonde l’interesse per la documentazione delle lingue esotiche, grazie ai viaggi e all’attività missionaria. Autori come CONRAD CON GESSNER raccolgono versioni del Pater Noster in diverse lingue, tracciando una sorta di prima mappa linguistica mondiale e stimolando l’interesse per una comunicazione universale 800: L’Ottocento segna la nascita della linguistica come scienza autonoma. WILLIAM JONES, giudice in India, è tra i primi a notare l’affinità tra il sanscrito e le lingue europee, intuendo che derivano da un'origine comune. Su questa base si sviluppa la linguistica storico-comparativa, con FRANZ BOPP, che sistematizza lo studio delle lingue indoeuropee nella sua Grammatica comparata. Il modello di Bopp apre la strada alla glottologia, lo studio delle leggi che regolano l’evoluzione delle lingue I fratelli GRIMM e AUGUST SCHLEICHER, ispirandosi alla teoria evolutiva di DARWIN, propongono il modello dell’albero genealogico per rappresentare le lingue come organismi in evoluzione. In Germania nasce anche la scuola dei Neogrammatici, rappresentata da linguisti come HERMANN PAUL, che propongono leggi fonetiche basate su principi rigorosi. GRAZIADIO ASCOLI, in Italia, fonda la dialettologia italiana e sviluppa la teoria del “sostrato”, sostenendo che i dialetti sono influenzati dalle lingue precedenti in ciascuna are 900: Il 1916 è l’anno di nascita convenzionale della linguistica moderna con la pubblicazione postuma del Cours de linguistique générale di FERDINAND DE SAUSSURE. Egli introduce concetti cardine come la distinzione tra sincronia (studio della lingua in un dato momento) e diacronia (studio della lingua attraverso il tempo). Saussure sviluppa inoltre la nozione di “sistema” linguistico, in cui ogni elemento ha valore in relazione agli altri, e la teoria del segno linguistico, che stabilisce l’arbitrarietà della relazione tra significante e significato. Questi principi saranno fondamentali per le scuole strutturaliste, come la Scuola di Praga e la Scuola di Copenaghen, che approfondiscono il concetto di fonema e propongono modelli funzionali del linguaggio STRUTTURALISMO AMERICANO: Negli Stati Uniti, LEONARD BLOOMFIELD porta avanti un approccio comportamentista, fondando lo strutturalismo americano, che privilegia l’analisi empirica dei suoni e delle forme grammaticali, ignorando il significato e l’intenzione dei parlanti. EDWARD SAPIR ed EUGENE NIDA ampliano questi studi, contribuendo alla tipologia linguistica e alla fonologia. Con l’arrivo di NOAM CHOMSKY negli anni ‘50, la linguistica conosce una svolta epocale con la grammatica generativa. Chomsky propone un modello che considera il linguaggio come una facoltà mentale innata, sviluppando una grammatica capace di generare un numero infinito di frasi. La teoria generativa di Chomsky si contrappone allo strutturalismo, enfatizzando il linguaggio come capacità mentale piuttosto che come semplice sistema di segni DIVERSIFICAZIONE: Con il tempo, la linguistica si diversifica in vari rami. La sociolinguistica, rappresentata da WILLIAM LABOV, studia la lingua in relazione alla società e agli usi sociali; la psicolinguistica si concentra sulle connessioni tra linguaggio e mente; la linguistica antropologica esplora il linguaggio in rapporto alla cultura, e la linguistica computazionale affronta l’analisi automatizzata dei dati linguistici, aprendo la strada alle applicazioni informatiche Si sviluppano anche teorie funzionaliste: 1. GRAMMATICA DI VALENZA: di LUCIEN TESNIÈRE 2. GRAMMATICA SISTEMATICA-FUNZIONALE: di MICHAEL HALLIDAY, che analizzano il linguaggio come strumento di comunicazione piuttosto che come sistema formale, avvicinandosi a una visione pragmatica 3. GRAMMATICA COGNITIVA: di RONALD LANGACKER 4. MORFOLOGIA NATURALE: di WOLFGANG DRESSLER Wolfgang Dressler, che cercano di collegare la struttura delle lingue ai meccanismi cognitivi degli utenti OGGI: Oggi la linguistica è un campo estremamente articolato, con numerose sottodiscipline. Oltre alla linguistica teorica, l’attenzione è rivolta a temi applicativi come l’acquisizione linguistica, la didattica delle lingue, la neurolinguistica, che esplora la relazione tra linguaggio e cervello, e la linguistica del corpus, che sfrutta i big data per l’analisi delle lingue su larga scala. Questo panorama multiforme evidenzia come la linguistica sia una disciplina in continua evoluzione, attenta sia agli aspetti teorici sia alle applicazioni pratiche in un mondo sempre più interconnesso e digitale