Intermediari II Parziale PDF
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Questo documento fornisce informazioni sulle azioni come titoli di credito rappresentativi di una quota di capitale nelle società emittenti. Il documento descrive tipi diversi di azioni e i loro correlati diritti, come valore nominale, valore di mercato, valore contabile e diritto di opzione. Il documento presenta anche diversi tipi di azioni, come azioni ordinarie e azioni di risparmio.
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[AZIONI] titoli di credito rappresentativi di una quota di capitale, documenti che rappresentano dal punto di vista giuridico una quota di partecipazione al capitale di rischio della società emittente, danno la qualifica di socio di una spa o sapa le azioni sono tutte uguali tra di loro, sono tito...
[AZIONI] titoli di credito rappresentativi di una quota di capitale, documenti che rappresentano dal punto di vista giuridico una quota di partecipazione al capitale di rischio della società emittente, danno la qualifica di socio di una spa o sapa le azioni sono tutte uguali tra di loro, sono titoli di massa e fungibili tra di loro, ogni azione rappresenta un'identica frazione unitaria di un'operazione più grande danno gli stessi diritti sia amministrativi sia economico-patrimoniali sono strumenti finanziari (valori mobiliari) che hanno valori distinti sul mercato: - *valore nominale* -\> potrebbe non esserci, è il valore delle azioni nel giorno di costituzione di una nuova società davanti al notaio, quando una società viene costituita i soci conferiscono per ciascuna azione un prezzo, valore dell'azienda nel momento in cui nasce, valore nominale \* n azioni= capitale sociale - *prezzo di emissione* -\> valore nominale se esistente perché il cc consente di emettere azioni prive del valore nominale, le azioni una volta che sono state collocate per la prima volta sul mercato possono essere collocate anche successivamente attraverso un aumento del capitale a pagamento, il prezzo di emissione di queste nuove azioni non è più il valore nominale ma è generalmente diverso perché i soci vecchi e nuovi non pagheranno il prezzo delle azioni all'avvio della società, perché se la società è stata ben gestita il valore contabile delle azioni di una società in una situazione di regolare funzionamento da alcuni anni la società ha registrato un utile, gli utili possono essere distribuiti ai soci come dividendi in proporzione alle azioni possedute oppure possono essere reinvestiti (accantonati a riserva), il patrimonio diventa capitale sociale + utili reinvestiti - *valore contabile* -\> il valore di emissione è più vicino al valore contabile in caso di successive emissioni, patrimonio netto/n azioni emesse= valore contabile o valore di libro, negli anni il valore delle partecipazioni è aumentato e chi immette altri soldi deve pagare un prezzo che riflette il valore della ricchezza azionaria dei soci che hanno sottoscritto il valore nominale (avviamento); il prezzo di emissione può essere più alto del valore contabile, in tal caso c'è un sovrapprezzo, le azioni sono fatte pagare di più rispetto al loro valore di mercato (che non si conosce se le azioni non sono quotate), si crea un'apposita riserva di patrimonio netto ossia la riserva di sovrapprezzo delle azioni - *valore di mercato* -\> azioni quotate in borsa, quando le azioni sono diffuse in un gran numero di azionisti, c'è la possibilità di creare un mercato secondario, il prezzo di mercato è il prezzo al quale le azioni vengono scambiate tra controparti libere di negoziare tra di loro, è frutto di congetture, il valore di mercato per la maggior parte delle aziende non è osservabile perché la proprietà non è diffusa e non c'è un mercato sviluppato, se la proprietà è riconducibile a uno o pochi soci il valore si conosce solo al momento della vendita, a meno che l'azienda non sia quotata in borsa; il valore di mercato può non essere allineato a nessuno dei valori precedenti, in particolare al valore nominale, non è mai allineato al valore contabile perché il valore contabile riflette il valore che è stato creato dagli amministratori per i soci dall'avvio alla data di approvazione dell'ultimo bilancio (valore che guarda alla gestione storica, guarda al passato, alla capacità passata di generare ricchezza) non sconta utili futuri, non ha a che fare con la creazione di ricchezza futura, il valore di mercato invece valorizza la capacità di produrre ricchezza in futuro da parte degli amministratori per i soci, valore degli utili (ossia i dividendi) futuri, guarda alla capacità futura di creare ricchezza, il valore di mercato è quindi una previsione della capacità futura di creare ricchezza (capacità prospettica), i prezzi di borsa e i valori di libro delle azioni non sono mai in linea, rapporto tra i due in genere superiore o vicino a uno, i prezzi sono normalmente superiori al loro valore contabile, sono sopravvalutate rispetto a ciò che è iscritto in contabilità, ma in realtà non è corretto perché sono due prospettive diverse, se il rapporto è inferiore a uno (il prezzo è inferiore a quello iscritto in bilancio) le azioni sono sottovalutate quindi bisogna comprarle -\> ragionamento sbagliato perché il mercato guarda alla capacità futura di produrre reddito, si prevede che quella società produrrà dividendi più bassi o con perdite, punisce il valore di mercato delle azioni perché guarda alla capacità prospettica, il mercato sconta già nei prezzi delle azioni ciò che ci si aspetta dalla gestione dell'azienda i mercati delle azioni funzionano in modo simile alle obbligazioni, si valuta il valore futuro di un'azione tenendo conto di un valore aleatorio quali sono i dividendi rispetto agli interessi (cedole) delle obbligazioni, l'utile mostra variabilità nel tempo non è un valore costante e non segue un parametro di mercato ma dipende dalla gestione, non è detto poi che un utile sia trasformato in dividendo chi compra un'azione acquisisce tre diritti: - diritti amministrativi -\> partecipazione alle decisioni della società - diritti patrimoniali o economici -\> diritto a percepire una remunerazione nella forma di dividendo e diritto alla quota di liquidazione - diritti misti -\> componente economica e componente amministrativa, diritto di opzione chi copra azioni non è un creditore, ma è un proprietario pro quota, ha anche diritti di natura amministrativa e può partecipare alla vita della società, ha quindi diritti superiori rispetto ai creditori, non nelle decisioni di tutti i giorni ma nell'assemblea dei soci almeno una volta all'anno (votano, eleggono gli amministratori, possono proporre cambiamenti che hanno a che fare con la vita concreta della società); i creditori intervengono solo in caso di insolvenza ci sono azioni che si differenziano in base al numero di diritti di voto (introdotte nel nostro paese da poco tempo). non c'è certezza di ottenere un dividendo, il dividendo è una quota parte degli utili, il socio ha diritto ad una remunerazione residuale, ossia percepisce qualcosa solo dopo che siano stati soddisfatti i creditori della società, condizione perché ci sia un dividendo è la presenza di utili, sia dell'esercizio approvato sia degli esercizi precedenti accantonati in riserve (condizione necessaria ma non sufficiente perché ci deve essere anche la volontà di redistribuzione, l'assemblea deve approvare la proposta di pagamento del dividendo) molte società pagano i dividendi, in Italia una volta all'anno generalmente in estate maggio-luglio, perché nei primi mesi si approva il bilancio in assemblea e si decide se distribuire o meno gli utili, dal punto di vista della tempistica (marzo-aprile si approvano i bilanci) ci sono anche società che non pagano sistematicamente i dividendi perché si autofinanziano (senza chiedere soldi alle banche o aumenti di capitale ai soci) o perché sono in perdita se dopo aver liquidato tutte le attività in caso di liquidazione e fallimento dell'impresa avanza del capitale ai soci viene distribuito pro quota, generalmente però le società quando falliscono non hanno soldi da dividere diritto di opzione= diritto per i soci di sottoscrivere le nuove azioni in base alla quota già posseduta prima dell'operazione di aumento del capitale sociale, in modo da mantenere invariata la propria partecipazione in caso di aumento del capitale, privilegio perché le nuove azioni sono emesse a un prezzo normalmente inferiore al corrente prezzo di mercato delle azioni, il diritto di opzione fa in modo che i vecchi soci non vengano penalizzati dal punto di vista economico, se le azioni fossero offerte a soggetti esterni ci sarebbero due distinti gruppi di soci, evitare un trasferimento di ricchezza tra vecchi e nuovi soci dovuto al minor prezzo di emissione rispetto al prezzo di mercato; è una facoltà non un obbligo, lo sconto sul prezzo delle azioni è normalmente previsto per facilitarne il collocamento, se il socio non esercita questa facoltà il valore delle sue azioni vecchie si svaluterà sicuramente, perché ad operazione realizzata ci saranno azioni nuove pagate meno rispetto al loro valore di mercato, la media del prezzo delle azioni si abbassa dato il prezzo di emissione inferiore al prezzo di mercato, e le azioni sono fungibili tra di loro quindi non c'è differenza tra vecchie e nuove azioni e si mescolano, il vecchio socio si trova le sue vecchie azioni ad un valore minore se non esistesse il diritto di opzione, il socio nella realtà può vendere la sua facoltà a qualcun altro, le azioni sono le stesse ma la facoltà a lui attribuita è un diritto vendibile ad altri, vale qualcosa fino a che l'operazione non si conclude perché chi lo possiede può pagare le azioni ad un prezzo inferiore, il valore del diritto è la differenza tra il prezzo delle azioni e il prezzo di emissione nella facoltà di opzione, il valore del diritto porta l'operazione per il vecchio socio alla parità conferendogli la differenza di valore dovuta alla svalutazione futura, il diritto di opzione varrà almeno il differenziale tra il prezzo delle azioni ad aumento di capitale realizzato e il prezzo di emissione nei sistemi finanziari in cui il diritto di opzione non esiste o non è utilizzato (es. USA), il prezzo di emissione è allineato al prezzo corrente delle vecchie (o comunque con uno scarto molto basso); il diritto di opzione nel nostro paese è la regola non l'eccezione attribuzione dei diritti sociali: ci sono diritti che spettano a tutti gli azionisti e diritti che spettano soltanto a gruppi di questi diritti che spettano a tutti= partecipazione all'assemblea, qualunque azionista ha diritto di prendere parte all'assemblea, di votare e di prendere la parola diritti che spettano ad un numero minimo di azioni= esercitabili solo se un certo numero di azionisti si mettono insieme, oppure se c'è un singolo azionista sufficientemente grande (annullamento delle deliberazioni dell'assemblea e azione sociale di responsabilità) diritti che spettano in proporzione al numero di azioni= proporzionali alla partecipazione al capitale, si vota per numero di azioni possedute e non per testa; se la società viene posta in liquidazione il capitale distribuito è in proporzione alla partecipazione al capitale, come allo stesso modo lo sono i dividendi tipologie di azioni: - azioni ordinarie -\> che hanno pieni diritti sia patrimoniali che amministrativi, votano in tutte le assemblee, non sono soggette a limitazioni economiche o giuridiche - azioni appartenenti a speciali categorie (sono limitate o potenziate in qualche modo, azione ordinaria meno qualcosa, dal punto di vista economico o di diritto, oppure possono avere diritti potenziati): - azioni con diritto di voto limitato o condizionato -\> azioni di risparmio= prive di voto, non votano mai in nessun tipo di assemblea, chi le sottoscrive non ha diritto di partecipare ad alcun tipo di assemblea se non all'assemblea degli azionisti di risparmio, si elegge un rappresentante che può assistere alle assemblee ordinarie al solo fine di controllo; per rendere appetibili queste azioni bisogna compensare il minor contenuto amministrativo con un diritto ad un dividendo minimo fissato dallo statuto, eventualmente con una maggiorazione per garantire che il dividendo di queste azioni sia maggiore di quello delle azioni ordinarie, azionisti interessati solo al rendimento quindi solo ai diritti economico-patrimoniali, inoltre si può cumulare il diritto nel tempo, privilegio cumulabile nel tempo= il dividendo può essere riportato nel tempo e tutti i dividendi saltati devono essere corrisposti prima della soddisfazione degli azionisti ordinari, le quotazioni in borsa delle azioni di risparmio sono sempre inferiori alle azioni ordinarie, nonostante i privilegi garantiti, giudizio del mercato negativo, il maggior contenuto in termini di diritti non basta per recuperare la perdita del diritto di voto (eccezione azioni telecom italia, per molti anni è stata in perdita e non ha pagato i dividendi, quindi chi ha le azioni di risparmio ottiene tutti i pagamenti precedenti in un'unica soluzione in modo privilegiato rispetto alle azioni ordinarie, possibilità di trasformare le azioni di risparmio in azioni ordinarie con delibera di variazione dello statuto, ragione di natura pecuniaria); una volta c'erano le azioni privilegiate, azioni con diritto di voto che si può esercitare solo se si verificano determinati eventi, diritto di voto per argomento/fattispecie (votavano solo nell'assemblea straordinaria); azioni con diritto di voto sottoposto a condizione, diventano azionisti ordinari nel momento in cui l'impresa non è più in grado di pagare i dividendi; esistono le prefered shared di origine anglosassone ma non hanno nulla a che fare con le azioni privilegiate italiane, sono del tutto analoghe alle azioni di risparmio italiane - azioni con diritto di voto plurimo o maggiorato, art. 127-quinquies TUF, diritto di voto potenziato, dipende dallo status della società (se quotata o non quotata) quale tipologia di azioni può emettere; se è quotata può emettere solo le azioni con diritto di voto maggiorato (voti da 1 a 10, solo da azionisti iscritti nel libro dei soci per un periodo di tempo predefinito dallo statuto, questo può prevedere anche che la maggior permanenza del socio comporti un diritto di voto maggiore nel tempo, tanto più si allunga la durata del rapporto allora aumenta anche il numero di voti comunque al max 10 voti); le società non quotate possono emettere le azioni con diritto di voto plurimo (max 3 voti per azione); la tipologia di azione dipende dalla situazione dell'impresa, se aperta o chiusa, motivazione dell'introduzione nella legislazione di azioni con diritto di voto plurimo= prevalenza di aziende di matrice familiare, a base sociale ristretta, per convincerli ad aprire il capitale ad esterni, in modo da bloccare la governance dell'azienda anche in caso di apertura del capitale mantenendo le azioni a voto plurimo - azioni con diritti patrimoniali limitati -\> limitazione non del diritto di voto ma dei diritti economico-patrimoniali, es. azione correlata= azione ordinaria che ha però una remunerazione che non dipende dagli utili generati dalla società complessivamente riportati nel bilancio, ma ad una quota particolare di quegli utili ed in particolare gli utili generati da un'area di business particolare (impresa multidivisionale con varie aree di attività), limite -\> i dividendi che si prendono in questo caso non possono essere superiori ai dividendi delle azioni ordinarie, il rendimento non può esaurire complessivamente i dividendi degli azionisti normali, queste azioni non sono quotate in borsa mercato primario delle azioni: funziona solo attraverso il consorzio di collocamento (fuori dall'Italia -\> consorzio di sottoscrizione nei paesi anglosassoni), la società emittente decide quante azioni emettere e gli intermediari si impegnano a trovare una controparte, nel resto del mondo gli intermediari che svolgono questo ruolo sono le banche di investimento mente in Italia sono le banche commerciali; le banche di investimento sottoscrivono a fermo tutte le azioni che la società vuole emettere e le vanno poi a vendere progressivamente sul mercato collocandole nei portafogli dei loro clienti, le rivendono attraverso la propria rete di vendita agli investitori finali; corrono quindi un rischio di prezzo perché pagano di tasca loro le azioni e finché non le hanno rivendute corrono il rischio di prezzo su quelle azioni, quando le vanno a rivendere non è detto che il prezzo all'ingrosso sia ancora valido sul mercato, più tempo passa più il prezzo delle azioni scende e diventa difficile rivendere le azioni sottoscritte al prezzo che gli intermediari hanno pagato (rischio di non ottenere una plusvalenza o di perderci), nel nostro sistema invece le banche commerciali non assumono alcun rischio di prezzo (consorzio di collocamento), non garantiscono di vendere tutte le azioni e non comprano a fermo l'intera emissione (al contrario le banche di investimento si assumono il rischio di intero collocamento delle azioni), situazione intermedia per cui se ci sono delle azioni invendute allora il consorzio si fa carico della sottoscrizione della quota di azioni invenduta (consorzio di collocamento con garanzia) ci sono state società che invece di usare le banche di investimento si sono rivolti direttamente al mercato degli investitori recandosi in borsa vendendole direttamente sul mercato azionario fino a che c'è richiesta degli investitori (non nel sistema europeo o italiano) le azioni nascono attraverso aumenti di capitale a pagamento, con diritto di opzione nel nostro ordinamento caso di emissione di azioni nuove dato un numero di azioni vecchie già presenti rapporto di sottoscrizione= quante azioni nuove spettano ai vecchi soci in proporzione al numero di azioni vecchie= (numero delle azioni vecchie o nuove in base a per che cosa va moltiplicato)/(numero di azioni vecchie + numero di azioni di nuove emissione) -\> la somma dei due rapporti di sottoscrizione è 1 prezzo che viene fissato dall'emittente per le azioni di nuova emissione (prezzo di sottoscrizione)= normalmente le azioni nuove vengono collocate con uno sconto molto forte, per questo esiste il diritto di opzione (per fare in modo che non ci siano trasferimento di ricchezza tra i vecchi e i nuovi soci, diritto di prelazione sull'acquisto di nuove azioni a prezzo scontato, se i vecchi soci rinunciano allora le azioni possono essere vendute anche ad altri o nuovi soci; però i nuovi soci per comprare le azioni scontate devono procurarsi dei diritti di opzione) per diventare azionisti i nuovi soci devono prima procurarsi i diritti di opzione e poi esercitarli Pcum= prezzo delle azioni vecchie già in circolazione, prezzo con il diritto di opzione incorporato dell'azione, ultimo prezzo di mercato delle azioni disponibile per avere la possibilità di avere titoli con diritto di opzione (ci vogliono 2 giorni lavorativi di valuta prima della consegna delle azioni, quindi se l'operazione di aumento di capitale inizia di lunedì l'ultimo momento utile per acquistare azioni con diritto di opzione è giovedì; se le compro venerdì saranno consegnate martedì ad operazione di aumento iniziata quindi senza diritto di opzione incorporato) Pe= prezzo di emissione delle nuove azioni, prezzo delle azioni nuove scontato rispetto a Pcum Pex= prezzo delle azioni senza il diritto di opzione incorporato, ossia prezzo nel momento in cui inizia l'operazione di aumento del capitale (prezzo di lunedì)= (Pcum \* rapporto di sottoscrizione con azioni vecchie al numeratore) + (Pe \* rapporto di sottoscrizione con azioni nuove al numeratore) -\> stima spannometrica del valore di apertura dell'azione alla data di aumento di capitale, ossia al giorno in cui per il mercato il numero di azioni sarà già aumentato, prezzo medio stimato delle azioni ad aumento di capitale effettuato le azioni nuove esistono già nel momento in cui viene aumentato il capitale, anche se di fatto vengono distribuite dopo molto tempo (potenziali), le azioni vecchie contano in proporzione al loro peso in rapporto al capitale sociale post aumento del capitale stesso; una volta che l'operazione deliberata inizia le nuove azioni esistono già per il mercato peso delle azioni vecchie/nuove= Pcum/Pe \* rapporto di sottoscrizione con a numeratore il n delle azioni vecchie/nuove valore del diritto di opzione= Pcum -- Pex -\> stima del calo di prezzo dell'azione, valore che si può ottenere vendendo il diritto in borsa in caso l'azionista non voglia partecipare all'aumento di capitale, la differenza di prezzo è coperta dal diritto di opzione a condizione che le azioni siano state comprate in tempo (2 giorni lavorativi prima) in modo che incorporino il diritto di opzione; si hanno quindi due strumenti: l'azione svalutata e il diritto di opzione questa è solo una valutazione ex ante, non si può sapere ciò che effettivamente accadrà ad aumento di capitale intervenuto ogni azione posseduta genera un diritto di opzione, qualunque sia il rapporto di sottoscrizione, in base a quest'ultimo varia il numero di azioni necessarie per ottenere un'azione nuova, ogni volta che il rapporto di sottoscrizione è inferiore a uno servono più diritti di opzione per avere diritto ad acquistare una nuova azione quando l'operazione sarà conclusa il valore del diritto di opzione si azzera se il prezzo delle azioni dopo l'effettivo aumento di capitale sale allora anche il valore del diritto di opzione aumenta, il diritto di opzione consente di acquistare la stessa cosa che però è aumentata di valore, il suo valore dipende dal risparmio che permette di ottenere se il prezzo delle azioni viceversa scende, anche il valore del diritto di opzione scende, perché diminuisce il valore di risparmio che permette di ottenere comprando le azioni il valore del diritto al massimo può diventare = 0 ma non può essere negativo -\> non consente di avere alcun tipo di risparmio legge del prezzo unico= se l'azione vale di più anche il diritto deve crescere, si muovono insieme, allo stesso modo se il prezzo dell'azione scende; non è rispettata in ogni istante, ci sono momenti in cui una delle due soluzioni è meno costosa (comprare azioni direttamente o passare per i diritti) -\> in teoria dovrebbero avere un valore identico il flottante di prima emissione deve essere almeno il 25% del capitale perché un'impresa sia considerata quotabile, non è necessario rendere quotato il 100%, il 75% può restare nelle mani dei soci una volta che la società è quotata il vincolo del 25% può essere diminuito, il flottante può non essere quello originario in Europa ci sono regole comuni che regolano i mercati di borsa, ci sono due direttive che hanno rivoluzionato la regolamentazione nazionale dei singoli paesi dell'unione relativa alle borse (prima ogni paese aveva le proprie norme, in Italia una regola relativa al buon senso è stata abolita -\> obbligo di concentrazione degli scambi nel mercato ufficiale= tutti gli strumenti finanziari quotati in un mercato ufficiale dovevano essere scambiate a mercato aperto solo nel mercato ufficiale di quotazione; l'alternativa adesso in vigore è quella della concorrenza tra diversi possibili mercati -\> dispersione della liquidità in tanti diversi mercati se gli scambi non sono tanti, rischio di avere tanti mercati piccoli con pochi venditori e compratori presenti) perché ci sia un mercato è necessario che ci siano tanti compratori e tanti venditori ci sono 4 possibili luoghi dove negoziare strumenti finanziari quotati o solo diffusi tra il pubblico gli strumenti finanziari quotati sono necessariamente diffusi tra il pubblico ed è necessario che chi li ha emessi chieda l'ammissione ufficiale degli strumenti in uno specifico mercato (il mercato di borsa), richiesta da parte dell'emittente di inserimento degli strumenti in un listino e successiva sottoposizione a norme specifiche (accetta implicitamente una serie di obblighi imposti dalla legge) i 4 mercati sono: - mercato regolamentato -\> borsa valori, mercato secondario più importante 1. è un sistema multilaterale (ci sono più compratori e più venditori, moltitudine di offerenti e di richiedenti), una volta c'era un obbligo di negoziazione degli strumenti nel mercato ufficiale 2. c'è un gestore, un soggetto privato autorizzato da una licenza pubblica, autonomo nel decidere il funzionamento dei mercati (intermediario finanziario specializzato -\> società di gestione dei mercati che con un proprio regolamento stabilisce in aggiunta alle norme di legge quali siano le regole per quotarsi in borsa); nessun altro può gestire i mercati a meno che non abbia una riserva di legge specifica 3. le regole di funzionamento dei mercati devono essere chiare, trasparenti e non discrezionali (quindi non modificabili a discrezione degli operatori o del gestore) 4. l'emittente chiede che i propri strumenti finanziari siano ammessi a quotazione, le regole di borsa consento anche che siano gli investitori a chiedere la quotazione -\> gli strumenti sono già diffusi tra il pubblico - sistema multilaterale di negoziazione -\> sede di negoziazione degli scambi, è un sistema multilaterale di negoziazione (MTF) in cui quindi ci sono più venditori e più compratori e si verifica una negoziazione (meno di quelli che ci sono in borsa), non c'è un gestore con riserva di legge, può essere istituito oltre che da società di gestione di mercati anche da banche o da imprese di investimento, quindi anche gli altri intermediari finanziari possono istituire e gestire questo tipo di mercato; sono i gestori che decidono cosa scambiare (sia strumenti quotati che non quotati ma diffusi, anche se sono scambiati più gli strumenti non quotati, possibilità di comprare o vendere titoli diffusi tra il pubblico ma che non sono negoziabili facilmente perché non esiste un mercato ufficiale, sono scambiati senza una sede ufficiale in cui avvengono gli scambi), i gestori svolgono anche altre attività e possono esserci interessi in conflitto (= meno garanzia di governance) ma si dota di una regolamentazione trasparente garantendo agli investitori una certa correttezza; la stessa azione oggi è scambiata in diversi mercati, sta all'intermediario trovare il prezzo migliore guardando non solo alla borsa valori ma anche a tutti gli altri mercati (best execution -\> soggettivamente assicurata, dipende dall'intermediario cui ci si rivolge, gli intermediari non sono obbligati ad aderire a tutti i mercati esistenti e a tutte le sedi di negoziazione, la banca cui ci si riferisce sarà legata ad un sottoinsieme) - OTF -\> sistema organizzato multilaterale di negoziazione, è gestito da un intermediario e non da una società di gestione di mercati; si differenzia per la discrezionalità nell'abbinamento degli ordini; la borsa è il sistema più blindato, trasparente e garantito, l'MTF è simile ma ci sono meno negoziazioni, in entrambi le regole sono non discrezionali, non possono essere cambiate; il gestore dell'OTF abbina gli ordini su una base di regole che può cambiare, può introdurre nell'algoritmo di abbinamento degli ordini delle regole che rendono lo scambio discrezionale; in borsa e negli MTF un ordine viene evaso per primo se è più conveniente rispetto agli altri, a parità di convenienza economica dello scambio si rispetta l'ordine cronologico di arrivo dell'ordine; in un OTF questi criteri possono essere modificati e l'abbinamento degli ordini è discrezionale, è un mercato molto meno trasparente, è l'istituzionalizzazione della dark pool of liquidity, le regole standard non sono applicate in maniera rigida, ci possono essere discrezionalmente delle variazioni; una volta questo tipo di negoziazione non era soggetto a un regolamento e non c'erano istruzioni operative, il gestore non aveva obbligo di comunicare gli ordini conclusi nella giornata e i relativi prezzi, oggi grazie alla regolamentazione questi mercati sono un po' più trasparenti e corretti, ma conservano il loro fattore critico di successo, ossia la discrezionalità; gli OTF in Italia non ci sono perché in essi si scambiano solo specifici strumenti finanziari, non si possono scambiare azioni e titoli di capitale in generale, non sono neanche stati creati per scambiare obbligazioni, ma per scambiare strumenti derivati per i quali in precedenza non c'era un mercato secondario (introdotto per dare un mercato di scambio agli strumenti derivati che non sono quotati in borsa) - internalizzatore sistematico -\> sede di esecuzione degli scambi, intermediario finanziario che negozia in conto proprio con gli investitori interessati a comprare o a vendere un qualunque strumento finanziario, viene meno dal lato del mercato la competizione perché ci si rivolge a un monopolista, mercato in cui da uno dei due lati c'è un singolo che compra o che vende, non c'è una negoziazione ma il prezzo è deciso dal monopolista; sistematicamente ogni giorno l'intermediario gestisce il proprio mercato, nel quale sul proprio personale listino di titoli su cui decide di fare mercato è disponibile a vendere o comprare azioni; è un sistema più conveniente in termini di denaro, l'intermediario fa concorrenza agli altri mercati (i quali sono però multilaterali) -\> i prezzi quindi non sono confrontabili, può capitare che la banca disintermedi abbassando i prezzi rispetto agli altri mercati; deve essere svolto da un soggetto che lo fa sistematicamente, cioè che ogni giorno svolge questa attività, non necessariamente su un grande numero di titoli, ma che ha impostato una struttura stabile in cui in ogni momento possono essere scambiate azioni sulle quali l'intermediario sceglie di essere attivo ogni giorno, e sulla quale gli organi di controllo possono vigilare tutto il mondo sugli scambi del mercato secondario è un mondo regolamentato, servono autorizzazioni, la società che gestisce la borsa valori è autorizzata a farlo da un'autorità competente (in questo caso la CONSOB), se si tratta di una banca chiede l'autorizzazione alla Banca d'Italia per prestare un servizio di negoziazione in conto proprio; sono servizi controllati, attività di controllo da parte delle autorità competenti fuori dalle 4 tipologie di mercato di spontaneo resta poco; i mercati over the counter (non regolamentati) sono scambi bilaterali in un mercato non organizzato ma in un mercato di sportello, questo tipo di attività vista la pervasività della regolamentazione è di carattere residuo, non esistono praticamente più (è difficile non ricadere in una qualche forma di regolamentazione) -\> il mercato over the counter rimane un mercato in cui una delle parti è un intermediario e questo non svolge questa attività in maniera sistematica e organizzata ma la svolge al di fuori di una vera e propria organizzazione/struttura, non c'è una piattaforma telematica di contrattazione (es. CD, emessi a rubinetto e non fungibili perché non standardizzati, hanno un mercato secondario poco sviluppato; tutti gli altri strumenti standardizzati sono scambiati nei mercati organizzati) ci sono due mercati regolamentati, entrambi gestiti da Borsa Italiana s.p.a.: - Euronext Milan (ex MTA, mercato telematico azionario) -\> quasi esclusivamente azioni, si chiama azionario ma sono scambiati anche altri strumenti finanziari che hanno comunque un contenuto azionario, come ad esempio i diritti di opzione, le obbligazioni convertibili quotate in borsa, i warrant (buoni acquisto di azioni legati alle obbligazioni, oppure legati ad altre azioni); nel mercato c'è una ripartizione in due segmenti (gruppi): - STAR -\> segmento titoli ad alti requisiti, l'emittente è una società medio-piccola (capitalizzazione di borsa= prodotto tra prezzo ultimo delle azioni della società emittente e il numero di azioni emesse, in questo caso deve essere bassa), il flottante è il numero di azioni libere di circolare (generalmente è minore del totale di azioni emesse), devono avere almeno il 35% di flottante al momento di iscrizione (limite per l'ammissione) e non possono scendere al di sotto del 25% successivamente (limite per la permanenza); devono avere capitalizzazione inferiore a 1 miliardo, con un minimo di 40 milioni (minimo per essere quotate in borsa), quindi comunque di grande rilevanza economica; devono rispettare delle regole di trasparenza= sono obbligate a produrre relazioni contabili trimestrali, oltre al bilancio d'esercizio e la relazione di metà esercizio (come le non STAR) -\> gli azionisti di minoranza sono più tutelati (sono meglio rappresentati nel cda e nel collegio sindacale, ci sono più professionisti che vengono eletti negli organi sociali che rappresentano gli interessi degli azionisti più a rischio di cattiva rappresentazione) perché sono più rappresentati nel collegio sindacale e nell'assemblea; ulteriori requisiti di liquidità del titolo, in una società piccola o media con un flottante al di sotto del 50% può capitare che gli scambi non siano sempre così fluidi in qualsiasi momento, problema della liquidità del titolo e del buon funzionamento del suo mercato secondario -\> la società STAR è costretta a impegnarsi contrattualmente con un intermediario in modo che questo crei un mercato delle azioni nel caso in cui in un certo momento vengano meno compratori o venditori, proprio perché il mercato è piccolo si creano condizioni di difficoltà e di mancanza di domanda o di offerta, l'intermediario deve colmare questi vuoti e l'azionista sa che può sempre trovare qualcuno dal lato opposto del mercato perché se anche mancano gli altri investitori c'è uno specialista (dealer) che interviene (è sempre possibile comprare o vendere quell'azione anche se ha un mercato secondario faticoso, l'operatore deve negoziare mantenendo un differenziale tra prezzo di vendita e di acquisto delle azioni contenuto e non può speculare sulla mancanza di offerta o di domanda); segmento di mercato come una vetrina in cui le piccole e medie imprese (svantaggiate dalla loro dimensione e dalla loro ridotta rinomanza a livello nazionale e internazionale) possono segnalare la propria diversità, assoggettandosi ad una serie di obblighi costosi, segnalando agli investitori e ai fondi di essere migliori (perché più trasparenti, perché tutelano maggiormente gli azionisti di minoranza, perché tutelano maggiormente gli interessi di chi negozia le proprie azioni); se si supera il miliardo di capitalizzazione si viene esclusi, è un segmento di mercato che serve per accompagnare durante la crescita le società (anche dal punto di vista della notorietà), per favorire la diffusione delle loro azioni e stabilirne una reputazione - non STAR -\> una volta si chiamava standard, segmento ordinario, ora non ha un nome specifico, segmento residuale ma che raccoglie la maggior parte delle azioni e degli scambi, il limite di ammissione a quotazione è il 25% e non c'è un limite minimo di permanenza, possono avere un flottante anche inferiore al 25% senza perdere il diritto di quotazione in borsa nel segmento ordinario di appartenenza - Euronext MIV (ex MIV) -\> prevalentemente quote o azioni di fondi di investimento alternativi, la borsa italiana (non è un mercato di proprietà di azionisti italiani) fa parte di un circuito europeo di borse valori chiamato Euronext (padrone), è la controllata italiana di un mercato alla pari europei; mercato dei veicoli per l'investimento, ossia azioni di società o azioni o quote di fondi comuni di investimento alternativi (che non rispettano i requisiti europei per la commercializzazione in tutta Europa con un'unica autorizzazione di quote di fondi comuni adatti al piccolo investitore, di strumenti per investitori al dettaglio; non presentano i requisiti essenziali per essere inseriti nei portafogli dei piccoli investitori) la cui funzione è, se sono società, fondersi con altre società non quotate, cioè acquisire la proprietà di società private che una volta fuse con il veicolo che è quotato in borsa diventano automaticamente società quotate, il prodotto della fusione è una società quotata (la società non fa nulla, deve solo investire i soldi ed è incaricata dagli azionisti di acquisire una società entro un termine, se non ci riesce deve restituire i soldi agli azionisti); è un mercato sulla carta con buone intenzioni perché la funzione dei veicoli di investimento è la crescita delle PMI italiane e la facilitazione della loro quotazione in borsa (saltando una serie di passaggi perché la quotazione si "eredita"), ma è un mercato che lavora molto poco, c'è solo un'azione quotata di una società di capitali e qualche quota di fondi di investimento alternativi (che hanno l'obiettivo di rivendere le partecipazioni in borsa dal momento in cui le partecipate diventano società quotate, fanno soldi prendendo a bassi prezzi azioni di società ancora piccole e uscendo dopo alcuni anni vendendo le azioni con l'aumento di prezzo intervenuto) ci sono poi 5 sistemi multilaterali di negoziazione (MTF): - gestiti da Borsa Italiana s.p.a. -\> completano l'offerta dei mercati normalmente gestiti dalla borsa, non sono in concorrenza tra di loro: - Euronext Growth -\> ex AIM Italia, mercato delle azioni delle PMI, cioè di quelle imprese così piccole che non sono in grado di soddisfare i requisiti minimi di quotazione nel mercato principale (ossia 40 milioni di capitalizzazione e 25% di offerta in borsa iniziale), mercato di acclimatamento in cui ci sono le azioni delle società che prima di quotarsi vogliono fare esperienza e non vogliono immediatamente soggiacere ai limiti e agli obblighi della quotazione, quindi sono azioni non quotate ma comunque diffuse tra il pubblico (ci sono delle regole minime da rispettare -\> il flottante deve essere almeno del 10%); nato come idea della borsa di Londra, la quale pensava ad un mercato che si rivolgesse al numero altissimo di PMI che ci sono in tutti i paesi europei, mercato più dinamico e che interessa di più agli imprenditori, unico mercato in cui ogni anno ci sono molte nuove ammissioni (rispetto alle poche del mercato principale); è sufficiente l'ultimo bilancio certificato (a differenza dei 3 bilanci certificati del mercato principale) se presente, quindi possono entrare anche le società costituite da meno di un anno (c'è un segmento apposito per le start-up, ossia per quelle imprese che hanno un'idea o un progetto ma che devono ancora iniziare ad operare) - Borsa Italiana Equity -\> ex MTA International, un tempo era un pezzo del mercato ufficiale, ora declassato a MTF dove sono negoziate azioni quotate in altri mercati di borsa, europei o extraeuropei (stessi orari di funzionamento del mercato principale), si possono comprare le azioni delle più importanti società quotate delle principali borse estere come se si fosse la, non è quindi necessario negoziare l'azione nel mercato ufficiale di quotazione di quel titolo (il che comporterebbe maggiori costi dovuti alle commissioni, alla ricerca di un intermediario e ai rapporti di depositi con banche straniere), ossia nella borsa locale, ma si può fare lo stesso investimento utilizzando la borsa italiana, in questo mercato le azioni sono scambiate come se fossero azioni italiane, non è necessario avere rapporti con intermediari esteri perché queste azioni possono essere custodite in Italia (non è necessario un intermediario di riferimento in ogni paese del mondo) - Euro TLX -\> un tempo era proprietà di Unicredit, si negoziano azioni estere in numero molto più ampio, ma soprattutto obbligazioni estere e italiane non quotate nel MOT (mercato ufficiale delle obbligazioni), è un mercato in cui si può diversificare dal punto di vista delle valute senza bisogno di avere conti all'estero, perché gestito da operatori italiani - TAH -\> trading after hours, trading dopo che la borsa è chiusa, sessione serale separata dalla sessione ufficiale di negoziazione che riguarda le azioni italiane più importanti (e anche alcuni derivati); questo mercato serve per continuare a negoziare (dalle 18 alle 20:30), sessione di prolungamento non ufficiale della seduta giornaliera di borsa, non riguarda tutte le azioni ma sono scambiate solo le azioni dell'indice FTSE Mib (40 azioni più scambiate nel mercato ufficiale italiano); si aggiunge al mercato ufficiale - Vorvel Equity Auction -\> ex Hi-MTF SIM, società di intermediazione mobiliare oggi chiamata Vorvel SIM, oltre a fare le attività tipiche di un'impresa di investimento gestisce anche dei mercati MTF, in particolare ce n'è uno in cui si negoziano azioni= equity auction (asta di azioni) -\> mercato di azioni non quotate che sono normalmente azioni di piccole banche, cioè di banche che non hanno le proprie azioni quotate sul mercato principale ma che hanno una proprietà diffusa tra il pubblico, il quale ha piacere ad avere un luogo trasparente e corretto in cui scambiare questi titoli in modo ordinato; sono azioni talmente illiquide che non si riuscirebbero a scambiare in modo continuativo durante una normale giornata di affari, sono infatti scambiate una volta al giorno o addirittura una volta a settimana; un tempo era un mercato over the counter, ora esiste un mercato telematico e regolamentato, la liquidità bassa resta la stessa in ogni caso esiste un sistema europeo di borse libere ed esiste un modello europeo di organizzazione/mercato di borsa, circa tutti i mercati di borsa hanno 4 fasi di negoziazione: - asta di apertura -\> dalle 7:30 alle 9 - negoziazione continua -\> dura tutto il giorno, dalle 9 alle 17:30, periodo più importante della giornata lavorativa, durante la giornata si usa un unico metodo di negoziazione - asta di chiusura -\> dalle 17:30 alle 17:35 - trading-at-last -\> dalle 17:35 alle 17:40 l'asta di apertura e l'asta di chiusura sono aste a chiamata, tutti i titoli sono scambiati a un prezzo unico, che è un prezzo ottimo, ossia che consente in quel dato momento di scambiare il maggior quantitativo di titoli, il prezzo è uguale per tutti, tutti gli ordini eseguibili sono eseguiti al prezzo ottimo ogni asta a chiamata si divide in due fasi: 1. fase di call (pre-asta) -\> gli operatori all'apertura hanno 1:30h tempo per fare affari che non vengono conclusi (trading simulato), il sistema calcola più volte (ogni volta che arriva un nuovo ordine) un prezzo teorico di scambio se l'asta avvenisse in quell'istante 2. determinazione del prezzo -\> nei 30 secondi dopo le 9 il sistema sceglie casualmente per ogni azione quotata il momento in cui la pre-asta termina(gli investitori non sanno in che momento ci sarà l'apertura quindi non possono manipolare il prezzo che da teorico diventerà di apertura) e decreta come prezzo di apertura l'ultimo prezzo teorico calcolato (la casualità serve per ridurre il rischio di manipolazione); le negoziazioni finiscono con la modalità di asta di apertura e inizia la negoziazione continua nella negoziazione continua gli scambi non avvengono più a un prezzo uguale per tutti, ma a prezzi che cambiano continuamente, ogni compravendita viene in generale conclusa ad un prezzo diverso perché gli ordini non vengono eseguiti a un prezzo unico e in qualsiasi momento (rimozione del vincolo dell'unicità del prezzo, il quale deve poter oscillare in funzione della corrente prevalente di ordini in arrivo, gli scambi devono poter avvenire in qualsiasi momento abbinando non appena possibile gli ordini di acquisto e di vendita) si vuole avere inoltre un prezzo di chiusura, l'asta di chiusura dura 5 min -\> prezzo sintetico e rappresentativo degli ultimi scambi avvenuti nella giornata che servirà come riferimento per valutare il prezzo di apertura del giorno successivo (continuità), chiude il mercato dell'asta continua e la modalità di abbinamento degli ordini torna ad essere a prezzo unico, tutti gli ordini impartiti e non eseguiti in tutta la giornata confluiscono nel sistema e determinano il prezzo ottimo (che massimizza il quantitativo di titoli scambiabili, limite= è un prezzo istantaneo a chiusura) la fase finale del trading-at-last è di recente introduzione, una volta determinato il prezzo di chiusura e una volta eseguiti gli scambi possibili a quel prezzo, ci sarà qualcuno che a quel prezzo non è riuscito a negoziare tutti i titoli per i quali aveva impartito un ordine, ci sono quindi altri 5 min in cui gli insoddisfatti possono mandare alla borsa i propri ordini senza un'indicazione di prezzo, perché in questa fase gli ordini di acquisto o di vendita sono eventualmente (se possibile) soddisfatti al prezzo di chiusura (recuperare o vendere azioni che non sono riusciti a scambiare durante la giornata); in questo caso conta l'ordine cronologico, vengono soddisfatti gli ordini impartiti prima book di negoziazione= riassume la struttura della domanda e dell'offerta, gli ordini si chiamano proposte di negoziazione, le proposte di negoziazione possono essere in acquisto o in vendita, si deve sapere in che cosa si vuole investire e occorre conoscere il codice della relativa azienda, si deve inoltre decidere e stabilire un prezzo massimo o minimo in base a se l'operazione è di acquisto o di vendita, bisogna infine indicare la quantità -\> non ci sono quantitativi minimi negoziabili nel mercato azionario, al contrario del mercato obbligazionario, il titolo minimo negoziabile è l'unità; negoziare costa perché ci sono delle commissioni quindi in ogni caso non ha senso negoziare importi molto piccoli e azioni singole le proposte di negoziazione inoltre possono contenere un prezzo limite (massimo se acquisto, minimo se vendo) -\> prezzo di riserva, è opportuno indicare un prezzo limite= proposta di negoziazione con limite di prezzo il sistema consente di mandare ordini di acquisto anche con prezzi molto distanti dai prezzi di mercato del momento, perché magari dopo alcuni giorni i prezzi cambiano e l'ordine può essere soddisfatto seconda possibilità -\> ordine a prezzo di mercato, non si segnala un prezzo di riserva ma ci si rimette alle condizioni degli operatori che stanno dall'altra parte del mercato, vengono eseguiti prima gli ordini più convenienti, vengono assegnati gli ordini al miglior prezzo del lato opposto del mercato l'ordine più conveniente in caso di acquisto è quello con il prezzo di vendita minore, viceversa in caso di vendita è quello con il prezzo di acquisto maggiore parametri di negoziazione -\> agli elementi minimi da indicare nell'ordine si possono aggiungere anche parametri aggiuntivi; possono essere di vario tipo, possono infatti essere riferiti al quantitativo, alla tempistica (durata minima o massima dell'ordine), oppure al prezzo parametro riferito al tempo= se non si specifica nessun parametro a fine giornata l'ordine viene cancellato, la proposta dell'ordine è abortita, c'è la possibilità di aggiungere un parametro di tempo, indicando la durata per la quale si vuole far perdurare l'ordine (in genere max 30 giorni), l'ordine sarà riproposto nei giorni successivi e se il prezzo diventa eseguibile l'ordine viene concluso; se l'ordine è multi giorno l'investitore inoltre non perde il suo posto in coda; si può aggiungere anche un orario limite parametri riferiti al quantitativo= uno di questi è "esegui quantità minima" -\> clausola per cui l'ordine con un certo quantitativo totale può essere eseguito solo se incrocia una proposta di negoziazione compatibile a condizione che si riesca ad ottenere del quantitativo totale almeno il quantitativo minimo specificato nel parametro, vincola l'eseguibilità dell'ordine; se l'ordine non è eseguibile a quelle condizioni la proposta viene cancellata, o si esegue per il minimo o non si esegue affatto, e si dovrà quindi impartire un nuovo ordine un altro parametro che riguarda il totale della quantità è il "tutto o niente" -\> o l'ordine è eseguibile per l'intero quantitativo oppure non si esegue affatto, se deve essere spezzettato in più diversi parziali si preferisce che l'ordine non sia eseguito modalità "iceberg" (riguarda gli investitori di grandi dimensioni) -\> ordine in cui il quantitativo totale è visualizzato parzialmente, chi impartisce un ordine di questo genere sceglie questa modalità perché vuole garantirsi una certa discrezione (vuole che non si veda la reale dimensione dell'ordine), individua una quantità minima che deve essere visualizzabile nel mercato, quindi chi guarda il book di negoziazione non può vedere l'intero ammontare dell'ordine, ci si accorge di questa tipologia di ordine perché a forza di veder calare il quantitativo visibile e al suo esaurimento emerge la restante parte del quantitativo richiesto (insieme di ordini allo stesso prezzo che non si esaurisce, continuano ad essere eseguiti ordini allo stesso prezzo, non si passa agli ordini successivi e il prezzo non cambia, quando invece si dovrebbe passare al prezzo successivo) nel caso delle azioni non ci sono un mercato all'ingrosso e un mercato al dettaglio, ma solo mercati unici, il principale dei quali è quello ufficiale della borsa; in ogni momento ci saranno sul mercato operatori di diverso tipo, tutte le proposte di negoziazione sono inoltre anonime se un grosso investitore compie determinate azioni (ad esempio vendere grandi quantitativi) si può dedurre che conosca informazioni non note, dal lato opposto del mercato gli altri investitori (che dovrebbero comprare) non compiono le azioni corrispondenti e bloccano le operazioni, allo stesso modo gli altri venditori dallo stesso lato del grosso operatore modificano i prezzi (abbassandoli) in base ai nuovi ordini di grandi dimensioni (l'ordine grosso diventa in poco tempo fuori mercato) -\> possibilità di nascondere la parte preponderante del proprio ordine per non spaventare gli altri compratori o gli altri venditori attraverso la modalità iceberg; si evita di trasmettere ad operatori meno consapevoli informazioni non realistiche, ossia che la propria intenzione negoziale sia scambiata per qualcosa che non è parametro relativo al prezzo= un solo parametro di negoziazione relativo al prezzo, "esponi al raggiungimento del prezzo" (ERP) -\> ordine condizionato sul prezzo, parametro che aggiunge ad un ordine con o senza prezzo limite un secondo prezzo detto prezzo di attivazione, l'ordine con questo parametro resta inattivo fino a che la condizione di prezzo indicata nell'ordine non si verifica (il prezzo supera o scende al di sotto del prezzo di attivazione, prezzo per cui l'ordine viola la condizione), se non si attiva l'ordine rimane invisibile; questo parametro serve per predefinire dei prezzi di uscita da un investimento o in perdita o monetizzando un profitto, che già c'è ma che per realizzare devo compiere un'operazione, ci sono due tipi di ordini con parametri ERP: - ordini stop-loss -\> prima che perdita diventi ingente, con l'obiettivo di mantenere la perdita sopportabile, bisogna decidere la perdita massima accettabile (livello massimo automatico) e poi predisporre un ordine con ERP fermando la perdita al superamento di una determinata soglia senza rinviare il momento di materializzazione della perdita; si vende un'azione solo se il prezzo dell'ultimo contratto concluso giunge ad una certa cifra - ordini take-profit -\> caso di guadagno, nessuno sa quando un'azione smetterà di incrementare il proprio valore, non si può conoscere il momento in cui il trend si invertirà, quando scattano dei campanelli d'allarme per non perdere tutto il profitto teorico occorre un ordine automatico subordinato a un prezzo di uscita che consenta di ottenere la maggior parte del profitto già realizzato, si definisce quindi un prezzo di uscita un po' più basso del prezzo di mercato corrente dell'azione in modo da avere la sicurezza di monetizzare almeno una parte del profitto, l'ordine non si attiva finché il prezzo rimane al di sopra del prezzo di uscita in profitto, si può aggiornare di volta in volta il prezzo di attivazione in modo che questo rincorra il valore di mercato del titolo asta a chiamata (tabella slide) -\> prezzo uguale per tutti che in un dato momento consente di massimizzare la quantità scambiata, il prezzo vale per un istante anche se poi la negoziazione avverrà durante tutta la giornata; nel book della negoziazione continua si vedono solo numeri reali e non anche altre segnalatori di prezzo, nell'asta a chiamata si ha anche un livello iniziale di prezzo (primo livello di prezzo), che può essere un numero oppure "ape" inteso come apertura (qualunque prezzo), sono le proposte a prezzo di mercato; nell'asta continua gli ordini non sono visibili e non permangono nel sistema perché non recando un prezzo limite durante la negoziazione continua un ordine al prezzo di mercato è eseguito subito; nell'asta di apertura o di chiusura poiché c'è la fase di call gli ordini permangono nel mercato e sono visibili, non sono eseguiti subito perché si è nella fase di pre-asta in cui non si scambiano titoli realmente; il valore numerico zero del prezzo di apertura non ha un vero e proprio significato economico, "ape" significa che i titoli non hanno un prezzo limite ma assumono di volta in volta un prezzo che è quello a cui hanno la certezza di essere eseguibili ad un determinato istante, prezzo che varia continuamente; questo prezzo viene determinato in base a 4 criteri, il principale consiste nell'abbinare gli ordini di acquisto e di vendita, il totale scambiato è il maggiore tra totale acquisti e totale vendite, il prezzo al quale è scambiato il quantitativo massimo diventa il prezzo di apertura; ogni volta che arriva un ordine nuovo si modifica la struttura della domanda e dell'offerta, cambia il prezzo ottimo perché cambia il quantitativo massimo, questo processo viene quindi ciclicamente ripetuto fino a che l'ultimo prezzo ottimo viene ufficializzato in un momento deciso dal sistema; il secondo criterio si utilizza in aggiunta al primo nel caso in cui più di un prezzo sia associato al quantitativo massimo scambiabile (massimi multipli), si sceglie il prezzo che presenta il minore sbilancio tra domanda e offerta, ossia il prezzo che lascia il minor numero di persone insoddisfatte, differenza tra totale acquisti e totale vendita [valutazione delle azioni:] i flussi di cassa sono sempre annuali e i dividendi si incassano sempre alla fine dell'anno, quindi non si devono ripartire i calcoli in periodi inferiori all'esercizio il dividendo al t0 (da incassare alla fine del corrente esercizio) non conta e si considera già pagato, tutto ciò che è contraddistinto nell'indice 0 del tempo è un dato storico, quello che conta è ciò che si incassa dall'anno 1 in poi -\> questo perché le azioni sono titoli senza scadenza e il dividendo varia di anno in anno, quindi il valore di un'azione è la sommatoria di infiniti valori attualizzati, bisogna trovare il modello che consenta di stimare i dividendi futuri relativi ad una durata indeterminata e poi attualizzarli ad oggi (bisogna fare ipotesi forti); problema legato al fatto che il titolo non scade, si fanno quindi delle ipotesi, inoltre i flussi di cassa da scontare sono quote di utile e quindi non facilmente determinabili (bisogna tenere conto inoltre della politica di utile della società, ossia quanto di quell'utile sarà distribuito ai soci), tanto più si sposta in avanti il termine tanto più c'è il rischio di incorrere in errori (non si può prevedere puntualmente cosa accadrà alla società e al sistema economico nel lungo termine) i modelli di valutazione appartengono a 2 approcci: - il modello di valutazione dei flussi di cassa scontati (modello generalizzato o a più stadi), stesso approccio per le obbligazioni, sconto delle cedole di dividendi; più difficile ma più corretto (il valore dipende dalla quantità di reddito prodotta); modello generalizzato per cui è definita una legge dei dividendi futuri (stima sintetica del dividendo, semplifico il problema attraverso una legge dell'andamento dei dividendi stessi, evitare la strada della stima puntuale del dividendo ogni anno, impossibile da punto di vista pratico, non c'è un numero intero di dividendi da stimare) -\> Gordon growth model per cui le società che pagano abitualmente dividendi tendono a non pagarli mai inferiori rispetto all'anno precedente (altrimenti si da un segnale negativo al mercato, mancata sostenibilità del dividendo da parte della società), si deve almeno confermare il dividendo dell'anno precedente, si taglia solo in caso non si possa fare diversamente, se la perdita è solo episodica e se ne è convinti si confermano i dividendi degli anni in cui c'è stato un utile (attingendo alle riserve), allo stesso modo le società tendono a pagare dividendi molto più alti solo se saranno in grado di mantenerli negli esercizi successivi; c'è un modello matematico-finanziario, ossia quello della rendita perpetua crescente, ad un tasso fisso e costante, che consente di approssimare i dividendi futuri per t che tende ad infinito, questo modello permette di calcolare il valore dell'azione se la politica degli utili è consolidata - multipli di mercato -\> si basa sulla relativizzazione dei prezzi di mercato delle azioni, i prezzi però non sono in questo caso numeri puri ma sono prezzi espressi in modo assoluto, il campo di variazione rispetto al prezzo delle azioni è ampio e non possono essere confrontati tra loro prezzi di azioni di diverse imprese (anche simili) perché a seconda del capitale sociale, della durata dell'azienda, del valore nominale delle azioni e di altri fattori il prezzo dell'azione è soggettivo perché segue diverse unità di misura; questo modello prende azioni omogenee dal punto di vista dell'unità di misura e cerca di trasformare questi prezzi in numeri puri, ossia relativi, in indicatori non più espressi con un'unità di misura monetaria ma ad esempio in percentuale; per relativizzare il prezzo devo dividere il prezzo per un altro valore della stessa unità di misura, il più famoso è il PE, price/earnings ossia il rapporto prezzo/utile, ricavando l'utile per singola azione prima di effettuare il rapporto (ossia divido gli utili totali per il numero di azioni), normalmente si ottengono numeri maggiori di 1 (questo rapporto non si può calcolare per le società in perdita perché deve essere fatto tra due numeri positivi, il prezzo dell'azione può al massimo azzerarsi ma non può diventare negativo); un altro modello è il rapporto prezzo/valore contabile, messo accanto al PE e utilizzato nel caso in cui la società fallisca o sia in perdita [si costruisce un campione di società simili a quella di cui voglio valutare il prezzo dell'azione, standardizzo poi i prezzi delle azioni delle società (ad esempio dividendo il prezzo per l'utile per azione) ottenendo numeri puri e confrontabili, infine è sufficiente sommare questi multipli ottenuti e dividere il numero ottenuto per il numero di società considerato, ottenendo il valore medio del rapporto prezzo/utile delle azioni di una certa categoria di società che corrisponderà al valore delle azioni di una società quotanda, volendo ottenere il valore specifico si moltiplica il multiplo per l'utile per azione della nuova società (operazione inversa), essendo un calcolo semplice e spannometrico si usano spesso più multipli diversi e alternativi attraverso lo stesso procedimento; per arrivare ad avere un solo prezzo se ne stimano diversi (attraverso diversi multipli) e poi se ne fa una media] - modello uniperiodale -\> è il più semplice per calcolare il prezzo corrente delle azioni, esso consiste nel sommare il dividendo che ci si attende verrà corrisposto alla fine del primo periodo al prezzo di vendita presunto delle azioni alla fine dello stesso periodo; modello in cui smonto la vita futura percepita dall'azienda e mi soffermo sul singolo periodo, caso in cui alla fine dell'anno c'è la rivendita delle azioni ad un prezzo ora sconosciuto; P0= (D1/(1+k~e~))+(P1/(1+k~e~)), per effettuare la stima dell'utile spettante a ciascuna azione si può guardare la politica storica di utili, il dividendo prevedibile senza sforzi perché esistono banche dati che raccolgono le previsioni degli analisti e che lo determinano; il problema è il prezzo tra un anno, in teoria il calcolo del valore dell'azione oggi è facilmente impostabile, se non fosse che i prezzi delle azioni hanno forti escursioni quindi il P1 non è facilmente determinabile e dipende da P2 e dal D2, facendo così infinite volte si arriva a costruire un'equazione, ossia una sommatoria dei dividendi futuri scontati al tasso di attualizzazione k~e~= rendimento richiesto dagli azionisti se investono in un titolo più rischioso di un'obbligazione che non da certezza di avere una remunerazione periodica, ma che se la paga la può pagare anche a livelli maggiori perché gli utili sono superiormente illimitati (rischio della qualità di socio, non è un tasso di interesse, ma indica il costo del capitale), non è un reddito fisso ma variabile (residuale) ed è necessario che siano sostenuti tutti i costi da parte dell'azienda prima della divisione degli utili sotto forma di dividendi; la dimensione del premio per il rischio azionario (remunerazione del rischio legato ad un investimento in capitale di rischio) può essere più o meno ampia, ci sono aree del mondo (di matrice anglosassone, sistema basato sui mercati, mercati più evoluti) in cui questo premio è più alto, e altre (Europa continentale, sistema basato sugli intermediari, mercati meno evoluti) in cui il premio è limitato; il premio per il rischio si stima con modelli sofisticati, per il modello italiano è tra il 5-7% max 8%; il costo del capitale azionario è un numero a due cifre perché ai tassi di mercato va aggiunto il premio per il rischio (il quale in genere è superiore ai primi), i tassi quindi sono più grandi perché bisogna scontare flussi di cassa più pericolosi (rischio di mercato azionario, rischio di investire in uno strumento che tutela molto meno l'investitore, può esserci un guadagno molto grande o potrebbe non essere rimborsato interamente il capitale); per uscire dall'investimento occorre che ci sia qualcuno disposto ad acquistare le azioni, perché per loro natura non hanno scadenza le società normali/reali non seguono perfettamente la regola di Gordon, per esempio i primi anni molte società non pagano dividendi, oppure società che inizialmente mostrano una crescita esponenziale, diventano poi mature, stabilizzano gli utili e tendono ad avere un pagamento dei dividendi che rispetta il modello di Gordon la maggior parte delle azioni ha un andamento erratico del dividendo, inizialmente potrebbe non esserci oppure potrebbe essere esponenziale per poi stabilizzarsi i modelli di valutazione delle azioni possono considerare un solo periodo oppure più periodi (1 stadio oppure 2+ stadi) le obbligazioni hanno più diritti patrimoniali e meno diritti amministrativi mentre le azioni hanno meno diritti patrimoniali (più aleatori) e più diritti amministrativi (di controllo) modello di Gordon: ipotesi che i dividendi crescano ad un tasso costante g, in tal caso è possibile dimostrare che P0= \[D0\*(1+g)\]/(k~e~-g)= D1/(k~e~-g) -\> D0 è il dividendo pagato l'anno precedente, ultimo dato utile; g deve essere ragionevole su un orizzonte temporale infinito, quindi deve essere ragionevolmente piccolo, simile al tasso di crescita storico dell'economia (in Italia ragionevolmente 1%, in USA 3%), se fosse superiore non sarebbe credibile perché non sarebbe sostenibile, non c'è nessuna economia che storicamente abbia sostenuto una crescita cosi alta; la crescita è quindi ipotizzata lineare, è una retta la cui inclinazione è data dal tasso di crescita; i tassi nella formula vanno scritti con la virgola e senza percentuale, solo nella calcolatrice vanno con la percentuale questo è considerato un modello uniperiodale, per aggiungere uno stadio si utilizza sempre il modello di Gordon, nel primo stadio il dividendo potrebbe seguire un comportamento differente rispetto a quello ipotizzato dalla legge di Gordon (non ci sono dividendi oppure ci sono ma hanno un g irragionevole destinato ad esaurirsi perché insostenibile -\> stadi di crescita rapida per poi trasformarsi in un'impresa di Gordon, con crescita lenta, perpetua e costante), valore di un'azione normale che ha una prima fase di vita irregolare e valore successivo nella fase di Gordon, il secondo valore è detto terminale= valore dei dividendi da un certo anno in poi; si ipotizza che il valore delle azioni dipenda da due leggi dei dividendi (rispettivamente per due periodi diversi), in qualunque modello multistadio il modello finale è sempre rappresentato dal modello di Gordon -\> Gordon attualizza correttamente un numero finito di dividendi a condizione che il primo sia quello dell'anno 1, se il primo dividendo è di anni successivi devo fare due passaggi e attualizzare il prezzo ottenuto le azioni che tendono a pagare dividendi più alti o che hanno tassi di crescita maggiori hanno rendimenti richiesti dagli azionisti maggiori [BANCA] il modello attuale di banca nel nostro ordinamento è il modello della banca universale o multifunzione, non è solo una banca commerciale o una banca di deposito, ma è in grado di effettuare qualsiasi attività finanziaria per cui non sia prevista una riserva di legge le riserve di legge sono due: - attività di gestione collettiva del risparmio, le banche non possono istituire e gestire fondi di qualsiasi tipo - attività assicurativa, le banche non possono effettuare attività di assicurazione non significa che in banca non si trovino tutti gli strumenti finanziari, ma in tal caso la banca vende polizze assicurative e quote di fondi di terzi (cioè prodotte da altri intermediari), sulla base di contratti commerciali con i gestori, dati i numerosi sportelli; la banca non può produrli internamente ma può solo commercializzarli, ci può essere concorrenza dal punto di vista commerciale; possono esserci rapporti di tipo proprietario oppure rapporti commerciali c'è una terza riserva di legge: i mercati regolamentati non possono essere gestiti dalle banche, ma solo da intermediari specializzati, le società di gestione dei mercati di borsa le banche possono comunque istituire sedi di negoziazione secondarie, possono fare concorrenza alle borse istituendo e gestendo mercati non ufficiali tolte le riserve di legge alle banche è consentito alle banche svolgere qualsiasi attività anche non strettamente bancaria salvo che non ci sia un divieto di legge la banca è un intermediario che gestisce congiuntamente la funzione creditizia e la funzione monetaria del sistema finanziario (attività tipica delle banche) funzione monetaria non significa solo raccogliere risparmio ma raccoglierlo in forma liquida, i conti correnti sono forme di deposito del denaro esigibili a vista dal depositante, la banca deve consentire di effettuare pagamenti tramite una moneta riconosciuta, ossia la moneta bancaria (più utilizzata dagli operatori nel regolamento delle operazioni di ogni giorno) la banca è un intermediario che raccoglie in forma liquida i risparmi tra il pubblico e lo impiega successivamente in prestiti illiquidi (non esigibili a vista dalla banca), questo genera un rischio di liquidità, ogni giorno la banca deve essere in grado di rimborsare i depositi richiesti dai clienti *regolamentazione:* la legge fondamentale è la legge bancaria -\> testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (TUB) nel capo 1, art. 10 c'è la definizione di legge di attività bancaria -\> raccolta di risparmio tra il pubblico svolta congiuntamente all'esercizio del credito, le banche sono imprese (non sono filantropi, hanno lo scopo di ottenere utili, hanno come obiettivo creare valore per i propri azionisti ed aumentare il valore delle proprie azioni, hanno scopo di lucro) -\> ricezione della II direttiva europea, prima il sistema bancario italiano era prevalentemente pubblico, ossia era costituto da banche i cui vertici erano decisi dalla politica, le banche private erano pochissime e si trattava soprattutto di banche di famiglia locali la BCE aumenta i tassi e le banche aumentano rispettivamente i tassi ai propri clienti, traslano il maggior costo della materia prima; le banche sono molto rapide nell'aumentare i tassi di prestito ma non altrettanto rapide nel rivedere i tassi sui depositi, i tassi sono infatti aumentati non nella stessa proporzione, la concorrenza non è perfetta (ma oligopolistica/monopolistica), ci sono comportamenti occlusivi delle banche l'esercizio dell'attività bancaria è riservato alle banche, è reato svolgere attività bancaria senza essere autorizzati, la licenza viene rilasciata oggi non più dalla Banca d'Italia ma dalla BCE, la regolamentazione è al livello dell'unione europea (regolamentazione comune); l'esercizio abusivo di attività bancaria è reato le banche esercitano non solo l'attività bancaria ma qualunque attività finanziaria, nonché attività connesse o strumentali (es. elaborazione di dati, creazione di software, la maggior parte delle operazioni sono dematerializzate, non ci sono documenti fisicamente esistenti, ogni banca necessita di un centro di elaborazione dati, o in proprio o in un consorzio bancario) rispettando la disciplina propria di ogni tipo di attività; l'aggiunta di questa possibilità deriva da un'imposizione di livello comunitario (II direttiva), prima di questa novità in Italia le banche potevano essere solo banche di deposito (si fermavano alle prime due caratteristiche), era una tipologia di banca impegnata a fare credito a breve termine dato che raccoglieva prevalentemente a breve termine, a fianco a questa tipologia c'erano gli istituti di credito speciale (banche con passivo prevalentemente a medio-lungo termine che quindi facevano anche credito a lungo termine) -\> segmentazione della tipologia di banche per scadenze, sistema specializzato per scadenze (ogni tipo di scadenza aveva una banca specializzata) il modello della banca universale è di derivazione tedesca, non vi è distinzione tra breve e lungo termine, è inoltre una banca mista, cioè che oltre a fare credito può diventare comproprietaria (può essere socia dei propri clienti); nel nostro sistema questo tipo di modello era già stato tentato ed è fallito negli anni '20, lo stato è dovuto intervenire nel salvataggio di tutte le banche private poi rese pubbliche (conflitto di interessi perché queste banche erano principali creditori e principali proprietari, continuavano a finanziare le grandi imprese dell'industria nazionale per fare in modo di rinviare l'insolvenza dei principali clienti) la banca universale può essere anche impresa di investimento, è un intermediario istituzionale che può operare nel mercato mobiliare art. 11 -\> afferma in cosa consiste la raccolta del risparmio, è raccolta di risparmio l'acquisizione di fondi con obbligo di rimborso, passività da rimborsare a scadenza oppure a richiesta, sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma (anche altri tipi di strumenti finanziari sono utilizzabili per fare raccolta di fondi tra il pubblico, es. obbligazioni) la raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi dalle banche, nessun soggetto che non sia autorizzato a svolgere attività bancaria può svolgere raccolta di risparmio tra il pubblico è un comma che sembra categorico ma sono previste numerose deroghe, es. le società quotate (raccolgono risparmio tra il pubblico attraverso le azioni) e i prestiti da soci alla società (cooperative che raccolgono risparmio tra i soci) l'attività della banca moderna è costituita da un perimetro minimo (attività essenziali per definire una banca come tale): raccolta del risparmio tra il pubblico con obbligo di rimborso e contemporaneamente deve svolgere la funzione creditizia, una banca è tale se svolge queste attività dopodiché può ampliare il proprio portafoglio prodotti inserendo un'altra serie di attività dette finanziarie, servizi più importanti che si aggiungono ai servizi minimi: - servizi di pagamento -\> servizio fortemente correlato con la definizione minima di banca, la banca deve consentire alla moneta di circolare - servizi di intermediazione mobiliare -\> le banche prima non potevano svolgere questa attività (non avevano accesso alle borse e ai mercati), dovevano passare attraverso un altro intermediario che svolgeva attività di intermediazione mobiliare (creato appositamente); tutte le banche moderne dato che la direttiva offre la possibilità di operare in questo settore svolgono questa attività, i clienti moderni sono investitori e non più semplici depositanti, è necessario quindi diversificare i servizi offerti - servizi di custodia e di amministrazione dei titoli - servizio di cassette di sicurezza - crediti di firma -\> le banche concedono credito anche con la loro firma, ossia senza esborso di denaro, prestando il proprio capitale reputazionale; documento rilasciato a favore di una società con un importo che serve per far si che nel caso in cui la società sia inadempiente, l'intermediario si presti come garante della società stessa (fideiussione, crediti non monetari) - consulenza alle imprese -\> consulenza agli imprenditori, le banche forniscono servizi finanziari prodotti soggetti a mutuo riconoscimento in tutti i paesi UE (definiti allo stesso modo in Europa), chi è autorizzato nel proprio paese a svolgere le attività nel catalogo nella propria nazione le può erogare direttamente o indirettamente in forza della propria autorizzazione al di fuori del proprio paese, non è necessaria un'autorizzazione nel paese ospite e non è necessario aprire una filiale nel paese ospite, ma si può fare anche a distanza; prima c'era una segmentazione geografica, adesso ogni banca può agire in qualsiasi paese, si crea la condizione per la concorrenza tra banche di diversi paesi le attività ammesse a mutuo riconoscimento principali (servizi di investimento o di intermediazione mobiliare, novità più importante per l'Italia, operazioni che prima erano inibite alle banche) sono: 1. operazioni per proprio conto o per conto della clientela (in strumenti di mercato monetario, cambi, strumenti finanziari a termine e opzioni, contratti su tassi di cambio e tassi di interesse, valori mobiliari) 2. partecipazione alle emissioni di titoli e prestazioni di servizi connessi 3. gestione o consulenza nella gestione di patrimoni 4. custodia e amministrazione di valori mobiliari vedi slide per gli altri prodotti leasing finanziario -\> la banca compra per conto del proprio cliente un bene e poi glielo cede in locazione, alla fine della durata del contratto chi ha avuto il bene in locazione può decidere di riscattarlo; prodotto in parte finanziario e in parte no; con l'introduzione dell'attività per le banche molte società di leasing sono sparite perché si trattava spesso di società create e/o partecipate dalle banche per eludere la legge (le quali sono state poi incorporate, le banche svolgevano questa attività indirettamente, ugualmente l'attività di factoring -\> attività dalla fatturazione all'incasso dei ricavi, compresa la gestione di eventuali contenziosi, la parte finanziaria è eventuale, prima c'erano le società di factoring) la liberalizzazione ha portato dentro la banca attività che prima si svolgevano esternamente e indirettamente, quindi le banche hanno incorporato o comprato le società che prima svolgevano questi servizi **(1)** prima del 1991 non c'era una legge sulla borsa (la regolamentazione era affidata a norme del codice di commercio), gli scambi di titoli erano trattati come semplici scambi commerciali (attività mobiliare come attività di commercio); questa riforma aveva confermato l'impossibilità delle banche di operare in borsa e aveva dato vita alle SIM (società di intermediazione mobiliare, create dalle banche per poter effettuare certe operazioni) le quali dopo un anno erano già obsolete (incorporate dalle banche stesse); nel 1992 infatti con il recepimento della II direttiva i servizi di investimento sono stati liberati dalla riserva di legge, per cui l'attività poteva essere svolta dalle banche in modo diretto **(3)** la gestione individuale è consentita mentre quella collettiva no (alle banche non italiane operanti in Italia, c'è una riserva di legge per le società di gestione del risparmio) -\> si gestione personale dei titoli, no gestione di fondi; le banche possono non solo operare nei servizi di mediazione mobiliare a basso valore aggiunto (a basso profitto dal punto di vista delle commissioni, negoziazione di azioni) ma anche in quelle ad alto valore aggiunto (gestione di patrimoni, costo significativo per i clienti) la maggior parte delle novità riguardano l'intermediazione mobiliare; la banca quindi è, oltre che banca commerciale, anche banca di investimento, impresa di investimento, istituto di pagamento e socio di minoranza di imprese a cui ha già fatto credito come banca commerciale (azionista e finanziatore) la banca mette l'investitore nelle condizioni di esercitare i propri diritti rispetto ai titoli 4 aree fondamentali: - gestione del passivo, raccolta di risparmio - gestione degli investimenti, credito - servizi finanziari (remunerati su commissione) -\> normalmente la banca fa ricavi tramite il differenziale tra interessi pagati e interessi incassati, formula del profitto della banca, quando il margine di interesse diminuisce la fonte dei ricavi è quella dei servizi perché comportano l'incasso di commissioni (area negativamente correlata all'andamento dei tassi, si vendono altri tipi di prodotti che non hanno natura creditizia) - investimenti in partecipazioni azionarie (più rilevante negli altri paesi piuttosto che in Italia; soprattutto in altri intermediari finanziari, perché l'investimento in industrie ha dato già esiti negativi; la banca italiana se investe in imprese commerciali lo fa solo per un breve periodo con l'intenzione di rivendere le partecipazioni, al contrario la banca tedesca investe in imprese commerciali con l'intenzione di mantenere le partecipazioni) la banca raccoglie (mediante debiti) e impiega fondi (i fondi sono erogati sotto forma di prestiti -\> strumenti finanziari personalizzabili, non standardizzati) la banca moderna è mista, può anche diventare socio di minoranza dei clienti che finanza, non ha vincoli di scadenze e può diversificare la propria attività in attività della normativa finanziaria (es. intermediazione mobiliare) le banche non possono gestire professionalmente il risparmio collettivamente e non possono produrre polizze di assicurazione (direttamente, possono farlo indirettamente) le banche cercano di creare valore per i propri azionisti attraverso le proprie aree di attività non tutte le aree di attività hanno una doppia manifestazione dal punto di vista contabile, nel bilancio della banca ci sono delle aree di attività che invece hanno una doppia rilevazione contabile, c'è una manifestazione sia nello stato patrimoniale sia nel conto economico - attività di intermediazione del denaro (attività bancaria tipica) -\> c'è sempre una doppia manifestazione, la raccolta di depositi incrementa il passivo dello sp e gli interessi passivi a ce, i prestiti invece incrementano le attività dello sp e gli interessi attivi a ce - attività finanziaria -\> esula dal concetto di banca minima: - negoziazione in conto proprio -\> le banche investono in titoli, la parte residuale finisce nelle riserve delle banche, i titoli sono facilmente liquidabili e si prestano a circolare, i titoli procurano alla banca dei ricavi per interessi attivi, si tratta di titoli di alta qualità con rating superiore a quello minimo per non ricadere nei titoli speculativi, sono facilmente smobilizzabili perché sono strumenti standardizzati e non personalizzati; i titoli però rendono meno dei prestiti, nel complesso consentono di avere un portafoglio più diversificato; una parte dei titoli è mantenuta fino a scadenza, mentre un'altra parte sarà utilizzata per fare trading, ossia compravendita per cercare di generare un profitto dall'attività di negoziazione dei titoli; il risultato è il risultato netto dell'attività di negoziazione, oltre al differenziale tra gli interessi si può aggiungere questo risultato - le banche possono inoltre prestare un servizio di negoziazione ai propri clienti, ossia negoziare per conto di terzi (in questa attività le banche non impiegano soldi propri, quando la banca negozia in conto proprio compra o vende sul valore del proprio portafoglio e del proprio stato patrimoniale, in caso di negoziazione per conto terzi invece la banca compra e vende per conto del cliente e quindi i titoli non rientrano nello sp della banca, non sono suoi debiti o crediti ma la banca custodisce i titoli e basta, questa attività impatta sul bilancio a ce nella voce commissioni attive, la banca incassa commissioni a fronte di un servizio prestato, possono esserci anche commissioni passive in caso di banche piccole che mandano ordini alle banche più grandi - allo stesso modo vale per la gestione patrimoniale individuale (movimentazione solo a ce della voce commissioni attive) - la banca poi offre servizi di pagamento (non c'è evidenza dal punto di vista contabile dello sp, è una movimentazione solo indiretta per la modifica del valore dei depositi, la banca però incassa una commissione per il servizio che ha erogato -\> commissioni attive) - per quanto riguarda le partecipazioni nel capitale di rischio delle imprese la banca compra delle azioni (movimenta sia sp che ce, rispettivamente attività e dividendi o altri proventi) le banche normalmente investono per il 90% soldi di altri (depositanti) e per un 10% il capitale proprio i gruppi di banche intermediano la gran parte dei fondi dalle famiglie alle imprese, normalmente gli intermediari finanziari si raggruppano -\> forma organizzativa che non è multidivisionale ma sotto forma di gruppo, quindi c'è una capogruppo che oltre a svolgere l'attività tipica bancaria possiede altre società (banche o altri intermediari finanziari), le quali vengono gestite in maniera coordinata e unitaria dalla capogruppo (vertice); normalmente la capogruppo è una grande banca in Germania predominano le banche multidivisionali, uniche entità giuridiche con divisioni interne, organizzazione complicata; al contrario per la tradizione italiana nel nostro paese prevalgono le organizzazioni in gruppi (54 gruppi bancari in Italia) i gruppi di finanziarie sono quelli in cui la capogruppo non è una banca ma un altro tipo di intermediario ci sono 4 categorie giuridiche di banche: - banca spa -\> dal punto di vista numerico non è la più diffusa ma è quella che svolge la maggior parte del volume di affari - banca popolare -\> banche provinciali/locali, forma giuridica poco diffusa, si vota per teste fino a che non si superano gli 8 miliardi di totale dell'attivo, dopodiché sono obbligate a trasformarsi in spa (veste giuridica che diventa incompatibile con l'attività bancaria); organizzazione che ha senso finché la banca è ragionevolmente piccola, categoria giuridica destinata a sparire - banca di credito cooperativo -\> numericamente più diffusa, dal punto di vista dell'attività svolta sono di marginale importanza, sono tante ma di piccole dimensioni, non hanno un grande impatto rispetto ai volumi di attività svolta; riforma per cui le banche sono obbligate a creare gruppi, non sono banche indipendenti, nelle banche spa però il rapporto partecipativo è molto chiaro, mentre nelle bcc (società cooperative e non spa) non è possibile un rapporto ordinario controllata-controllante, le bcc hanno dovuto spogliarsi di una parte dei propri poteri conferendole alla società capogruppo, sono le partecipate che controllano la capogruppo, per rendere il modello funzionante hanno dovuto rinunciare ad una parte del proprio potere per versarla alla capogruppo che gestirà il gruppo (in Italia ci sono 2 grandi gruppi nazionali di questo tipo), alleanza/patto di mutuo soccorso tra le banche rimaste fuori da due gruppi - succursali di banche estere -\> in forza delle direttive europee in materia bancaria oggi esiste un mercato unico europeo, le banche estere possono operare in Italia in virtù dell'autorizzazione ottenuta dall'ente di controllo del proprio paese, senza necessità di un'autorizzazione italiana; numero crescente di anno in anno, si tratta di filiali di banche che hanno sede legale in altri paesi istituite nel nostro paese le SIM non sono banche, non hanno rapporti col pubblico ma raccolgono fondi dal pubblico al solo scopo di investire su ordini dei clienti in strumenti finanziari; non accendono conti correnti o conti di deposito gestiscono inoltre professionalmente il risparmio con annessa consulenza per il cliente quasi mai offrono tutto il possibile ventaglio dei prodotti di investimento di borsa, ma fanno generalmente solo un sottoinsieme dei servizi di investimento, le autorità concedono selettivamente le autorizzazioni la ragione della specializzazione è dovuta al fatto che la concorrenza sarebbe con le banche, le quali offrono tutte le tipologie di servizi, conviene alle SIM scegliere una nicchia di mercato e specializzarsi per poter entrare nel mercato europeo serve un'autorizzazione, quando si spostano in altri paesi esteri (fuori UE) serve un'autorizzazione addizionale la maggior parte delle imprese di investimento in Italia sono italiane società di gestione del risparmio -\> per evitare conflitti di interessi, i clienti chiedono di delegare la gestione del patrimonio ad uno specialista, alla banca si può delegare la gestione individuale (per diversificare occorre un capitale iniziale elevato), la gestione collettiva è gestita dalle società di gestione del risparmio, fatta da fondi comuni di investimento e da fondi pensione; se la banca possiede una propria sgr al cliente della banca verrà proposto solo il pacchetto di fondi gestito dalla banca, questo però non è nell'interesse del cliente, perché nel mercato ci sono molte altre possibilità; le autorità hanno quindi spinto le banche a vendere le sgr a soggetti terzi, nel nostro paese per questo ci sono praticamente solo sgr indipendenti (condizione di indipendenza del gestore), anche il gestore deve diversificare il rischio; l'indipendenza è oggi ritenuta un requisito indispensabile società di investimento a capitale fisso -\> investitori istituzionali che vendono le proprie azioni al posto di quote di fondi di investimento; l'attività caratteristica è emettere azioni, raccogliere risparmi attraverso le azioni e poi investire il capitale ottenuto (fornito dagli azionisti) in attività immobiliari; anche queste sono tutte indipendenti albo degli intermediari finanziari ex art. 106 TUB -\> svolgono attività creditizia ma non rientrano nelle altre categorie, particolare sezione dove finiscono tutti gli intermediari creditizi o di partecipazione che non hanno rapporti col pubblico (non raccolgono fondi) ma esercitano solo la funzione creditizia, svolgono attività di secondo livello, sono finanziati dai propri azionisti e/o da banche, raccolgono fondi in prestito facendo debiti ma esercitano una funzione di tipo creditizio, ad esempio perché fanno credito a imprese o famiglie (es. società di leasing, di factoring, di credito al consumo, di credito rateale ecc.); l'attività creditizia è comunque regolamentata a livello europeo quindi devono essere autorizzati in questo albo vi è una sezione separata delle società fiduciarie -\> società a cui investitori e imprenditori che vogliono mantenere il proprio anonimato intestano fiduciariamente i propri strumenti finanziari, sono soggetti ad una specifica regolamentazione istituzioni di più recente introduzione, meno importanti per la quantità di lavoro svolto: - operatori del microcredito -\> offrono crediti di piccole dimensioni, soggetti non in possesso dei requisiti necessari richiesti dalle banche per ottenere un finanziamento, i soggetti che ricevono un finanziamento pur non avendo garanzie hanno una forte motivazione al rimborso del credito perché sono controllati e supportati dai loro pari, le garanzie sono sostituite da un meccanismo di controllo (rete di relazioni che consente di onorare il prestito che ricevono); soggetti indipendenti dalle banche - istituti (di moneta elettronica o di pagamento) che si specializzano non nella prestazione della sola funzione creditizia ma solo nella funzione monetaria, solo le banche le possono svolgere congiuntamente, distribuiscono strumenti di pagamento basati sulla circolazione di un genere monetario costituito da moneta elettronica; gli istituti di moneta elettronica non possono in nessun caso erogare crediti, mentre gli istituti di pagamento possono concedere crediti ai propri clienti limitatamente alla funzione principale di questi istituti, ossa la funzione di pagamento (credito temporaneo) altri intermediari vigilati -\> poste italiane e la capogruppo cassa depositi e prestiti, esercitano la funzione monetaria, inoltre presso le poste si vendono prodotti di investimento, sono concorrenti del sistema bancario e in quanto tali sono vigilate e controllate dalle autorità il bilancio delle banche ha: - stato patrimoniale -\> attività in ordine di liquidità: - la voce più liquida è la cassa ma vale molto poco in percentuale rispetto al totale dell'attivo, perché gestire il contante costa molto, si cerca quindi di minimizzare la quantità di moneta legale che circola - scendendo ci sono forme di investimento dell'attività fruttifere, titoli di debito (obbligazioni) di cui la maggior parte è fatta da titoli di stato - l'investimento principale è costituito da prestiti (a imprese, famiglie e stati sovrani in parte minore), rendimento più alto - ci sono poi altri prestiti classificati separatamente, la clientela non è ordinaria ma si tratta di altre banche (depositi presso l'eurosistema BCE, prestiti verso soggetti intermediari oppure no residenti in altri paesi, crediti interbancari verso IFM istituzioni finanziarie monetarie -\> depositi presso altre banche); i depositi interbancari e verso la BCE sono molto liquidi e ritirabili in qualsiasi momento (circa il 26% del totale dell'attivo); la liquidità è necessaria perché la principale parte di passività è fatta da depositi, ossia quantità liquide e disponibili a vista dai depositanti, la banca deve essere in grado di fornirla (le passività derivanti dagli azionisti/proprietari sono il 10%, rispetto al 60% di depositi privati) - altre attività che costituiscono una categoria residuale, si tratta di immobilizzazioni tecniche e pratiche, nelle altre imprese questo valore è normalmente alto - conto economico -\> il conto economico delle banche parte effettuando la differenza tra ricavi per interessi e costi per interessi (margine di interesse= misura la quantità di valore/profitto che la banca crea attraverso l'intermediazione del denaro, questa differenza è sempre positiva per costruzione perché i tassi attivi sono molto più alti dei tassi passivi, non è stabile perché risente dell'andamento dei tassi di mercato, se i tassi aumentano il differenziale aumenta mentre se i tassi scendono il margine si riduce, ma non può mai diventare negativo) la parte preponderante di utili delle banche però non deriva più da questo differenziale (data la tanta concorrenza, diventa difficile raccogliere di più per impiegare di più); dopo il margine di interesse a conto economico rileva la voce altri ricavi, nella quale confluiscono una serie di servizi che non comportano la cessione di nuovi crediti o la creazione di nuovi debiti, i ricavi di questa voce dipendono: - dalle commissioni (es. per i servizi di investimento, per la firma della banca a garanzia di operazioni) - dalla negoziazione di titoli e valute (le banche sono anche imprese di investimento e possono operare sui mercati dei titoli per conto del proprio portafoglio) - dalle partecipazioni in altre imprese o banche - rapporto tra altri ricavi e margine di intermediazione= ottengo un valore che esprime in rapporto al fatturato della banca quanto sono importanti i servizi non legati all'attività bancaria (quanto pesano sul fatturato totale) - cost-income ratio= rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione, dice quanto è efficiente la banca, quanto del profitto è assorbito dai costi operativi - incidenza delle rettifiche sui crediti sul risultato di gestione= più basso è meglio è, indicatore di efficienza produttiva, quanta parte del profitto al netto delle rettifiche su crediti viene assorbito dalle rettifiche su crediti, negli anni in cui l'economia va bene non sono necessarie rettifiche su crediti, quando invece l'economia rallenta o è in recessione più facilmente di generano rettifiche e l'indice aumenta - ROE= calcolato secondo le modalità della banca d'Italia, ossia tramite il modello europeo (divide l'utile netto per il capitale di rischio, ossia il patrimonio netto, coerenza tra numeratore e denominatore, l'utile rappresenta la parte di profitto netto di pertinenza dei soci) -\> individua un tasso di rendimento percentuale realizzato del capitale di rischio, quanto ha reso al netto delle imposte l'investimento degli azionisti nel capitale della banca; al di fuori dell'Europa è calcolato dal rapporto tra utile netto e totale delle attività - ROE al netto delle componenti straordinarie= come prima ma l'utile utilizzato al netto delle componenti straordinarie - prospetto della redditività - prospetto delle variazioni del patrimonio netto - nota integrativa - rendiconto finanziario i documenti sono gli stessi delle altre imprese il grosso dei debiti è investito in crediti, quindi c'è una naturale sincronia tra attivo e passivo le operazioni fuori bilancio relative a crediti che la banca concede possono comportare rischio di liquidità, es. apertura di credito in conto corrente (affidamento in conto corrente), in questo tipo di contratto c'è un importo accordato e un importo utilizzato, la banca può impegnarsi a concedere credito fino ad un certo importo ma il cliente non ha nessun obbligo di utilizzo nei confronti di questo credito (sorta di riserva di credito); la banca dal lato degli impieghi ma fuori dal bilancio ha quindi delle operazioni accordate ma non utilizzate, nel momento in cui il cliente decide di utilizzare questa possibilità la banca deve farvi fronte, non comporta nel momento della stipulazione le scritture di crediti o debiti, diventa operazione in bilancio nel momento in cui il cliente decide di utilizzare il credito; a questo rischio di chiamata la banca risponde tramite le riserve di liquidità, se non ha liquidità a sufficienza non è in grado di farvi fronte il rischio di liquidità è una componente importante del rischio delle banche, vi è inoltre un rischio di interesse: le scadenze tra attività e passività non sono coordinate, la raccolta a medio-lungo termine è bassa, mentre l'impiego a medio-lungo termine è ingente, la raccolta non copre gli impieghi; se il margine di interesse tra il rendimento dei mutui e il rendimento della raccolta che li finanzia è alto il rischio di interesse è maggiore vi è inoltre il rischio di cambio perché parte degli impieghi è diversa dalla valuta euro, è necessario chiudere il rischio di cambio facendo corrispondere raccolta e impieghi in una stessa valuta, ci si copre dal rischio le banche hanno la tendenza a ridurre al minimo il capitale investito dagli azionisti, perché il rischio di impresa è contenuto finché il portafoglio è ben gestito e le liquidità sono sufficienti, inoltre perché vi è la possibilità di emettere obbligazioni; la banca difficilmente fallisce, finché non si esasperano troppo le condizioni di prestito e di impiego, chi la gestisce lo sa e quindi ci investe il meno possibile ci sono casi in cui le banche si spingono troppo in basso nel ridurre il peso degli azionisti; il fallimento di una banca comporta effetti catastrofici con effetti domino sulle altre banche (il fallimento di una grande banca può portare ad una crisi sistemica), quindi le autorità di controllo impongono un limite minimo di capitale sottoscritto -\> meccanismi che cercano di isolare gli effetti di un fallimento recentemente gli interventi delle autorità si sono manifestati anche nell'attivo -\> problema del rischio di liquidità, se c'è eccessiva trasformazione delle scadenze si può verificare una crisi, si impone alle banche si avere riserve di liquidità più alte e maggiori raccolte a lungo termine da parte del passivo [REGOLAMENTAZIONE DELLE BANCHE] i fenomeni che la regolamentazione vuole impedire sono: - distribuzione della fiducia nella moneta -\> i depositi in conto corrente sono un sostituto della moneta legale, i depositanti devono fidarsi delle banche e devono essere sicuri che le somme depositate siano sempre e immediatamente disponibili; evitare che ci sia una sfiducia nel sistema dei pagamenti - crisi bancarie -\> episodi isolati che possono comportare fallimenti a catena - asimmetrie informative -\> differenti capacità di raccogliere ed elaborare informazioni, rischio che se queste asimmetrie non vengono ridotte si verifichino comportamenti opportunistici - mancata tutela del contraente debole -\> colui che non avendo competenze si fida del professionista - insufficiente concorrenza -\> garantire l'efficienza di tutti