Un Mondo Sicuro per la Democrazia: L'Internazionalismo Liberale e la Crisi dell'Ordine Globale (PDF)

Summary

Questo documento, scritto da G. John Ikenberry, esplora la crisi dell'internazionalismo liberale, analizzando le sue origini, le sue trasformazioni e le diverse prospettive su questa crisi. L'autore evidenzia come il progetto di un ordine mondiale aperto, basato sulla cooperazione tra stati democratici, si stia confrontando con nuove sfide e opportunità, e come la modernità sia un processo complesso con aspetti sia positivi che negativi.

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G. JOHN IKENBERRY UN MONDO SICURO PER LA DEMOCRAZIA: INTERNAZIONALISMO LIBERALE E CRISI DELL’ORDINE GLOBALE 1 CAPITOLO PRIMO LE CREPE NELL’ORDINE LIBERALE INTERAZIONALE Il progetto dell’internazionalismo liberale è stato l’edificazione di un ordine mondiale aperto...

G. JOHN IKENBERRY UN MONDO SICURO PER LA DEMOCRAZIA: INTERNAZIONALISMO LIBERALE E CRISI DELL’ORDINE GLOBALE 1 CAPITOLO PRIMO LE CREPE NELL’ORDINE LIBERALE INTERAZIONALE Il progetto dell’internazionalismo liberale è stato l’edificazione di un ordine mondiale aperto orientato verso idee progressiste. Nel XX secolo il mondo democratico era in espansione e gli stati decidevano di integrarsi in un ordine globale aperto organizzato da un sistema multilaterale di regole e istituzioni. Elementi significativi di questa svolta furono la caduta del muro di Berlino, il collasso del comunismo sovietico, la fine pacifica della guerra fredda. Nell’ultimo decennio pareva che la competizione fosse finita. Alla fine della Seconda guerra mondiale gli USA e i loro alleati avevano costruito un nuovo tipo di ordine internazionale basato sul libero commercio, la sicurezza cooperativa, il multilateralismo, la solidarietà democratica e la leadership americana. Era un progetto di unità: - Germania ovest e Giappone diventavano potenze civile - Con il collasso dell’URSS l’ordine liberale si diffuse - Russia e Cina si unirono alla world trade organization Ma oggi questo progetto è in CRISI: è una crisi nella perdita di fiducia nella possibilità di trovare soluzioni collettive. Significativo è la ritirata dei “capostipiti” dell’ordine liberale: - La gran Bretagna nel 2016 abbandona l’unione europea - Negli USA, Donald Trump era impegnato a sabotare le istituzioni e le alleanze creati dagli Stati uniti fino a quel momento. La pericolosità del momento politico è aggravata dal movimento di rivolta nazionalista e populista presente nel mondo democratico. Alcuni fanno risalire questi problemi alla crisi finanziaria del 2008 che ha creato disuguaglianza economica. In più Russia e Cina hanno rifiutato l’ordine liberale e hanno osteggiato le influenze occidentali nei loro confini. Ora il mondo occidentale è segnato dal senso di decadenza. Ma quanto è profonda questa crisi? 1. Alcuni dicono che potrebbe essere una caduta momentanea. Proprio come le varie crisi nei decenni del dopoguerra (es: crisi di Suez).  Potremmo parlare di una crisi di transizione in cui gli elementi liberali vengono rinegoziati in vista di un nuovo ordine post-americano ma meno occidentale. 2. Altri dicono che l’internazionalismo liberale non può essere disgiunto dall’egemonia americana quindi la crisi è più strutturale.  l’ordine aperto è quindi un artefatto del dominio globale anglo-americano. Se questo dominio finisce, finisce anche l’internazionalismo americano.  alcuni credono che la Cina diventerà il centro di un sistema liberale post-occidentale, in alternativa potrebbe costituirsi un sistema decentralizzato composto da regioni. 3. Oppure la crisi potrebbe essere più epocale e riflettere il disfacimento dei principi dell’illuminismo e della modernità liberale.  si cederà quindi ad una nuova era postmoderna.  l’interpretazione illuminista era una storia di progresso, ma come dice Mishra dietro la visione liberale si nasconde un sistema capitalista che ha generato solo disordine. Queste interpretazioni sono d’accordo sulle difficoltà dell’ordine liberale ma non sulle cause. L’internazionalismo liberale non ha avuto inizio nel 1989 o nel 1945 ma è una TRADIZIONE DI PENSIERO E AZIONE emersa dall’illuminismo e dall’era delle rivoluzioni democratiche. Il suo percorso è stato spesso ostacolato eppure ha sempre recuperato il suo posto. Di fronte al peggior attacco negli anni 30/40 con il collasso dell’economia mondiale, il totalitarismo, l’olocausto e la bomba atomica, i valori illuministi sono rimasti vivi. Quindi il passato della tradizione liberale deve essere riportato fuori. 2 TESI La tradizione liberale è emersa con la diffusione delle sue idee definite man mano che i paesi democratici si confrontavano con le opportunità e i pericoli della modernità. L’internazionalismo liberale non ha fallito: è rimasta vittima del suo stesso successo.  nella sua transizione da ordine liberale occidentale a ordine globale ha compromesso i suoi scopi sociali. Gli internazionalisti liberali di oggi dovranno ripensare e reinventare il loro progetto. Vengono presentate 3 argomentazioni: 1) L’internazionalismo liberale è un sistema di idee sul funzionamento del mondo: a- È da intendere come un sistema di idee e progetti per organizzare il mondo delle democrazie, ossia rendere il mondo sicuro per la democrazia, facilitando sicurezza, prosperità e il progresso della democrazia liberale. Cerca di creare un ambiente ordinato per cooperare. A differenza del realismo politico, è un sistema normativo, prodotto dell’ascesa degli stati nazione occidentali e dell’egemonia angloamericana. b- Si è evoluto man mano che le democrazie liberali incontravano i problemi e le opportunità della modernità (modernità = trasformazione in atto delle società e relazioni internazionali prodotta dalla scienza, tecnologia e rivoluzione industriale). La modernità ha due volti = avanzamento dell’umanità e il rovescio, ossia depressione economica, guerre etc. quindi l’internazionalismo liberale può essere interpretato come una risposta agli alti e bassi della modernità. Questo spiega la cooperazione tra stati. c- Ha cavalcato nel XX sec altre forze potenti: nazionalismo, imperialismo, capitalismo, la politica delle grandi potenze e l’egemonia anglo-americana. Sono il terreno mobile su cui si è formato l’IL. 2) L’internazionalismo liberale è un progetto politico: a- Quattro trasformazioni hanno costituito il contesto in cui individui e gruppi hanno lavorato (nascita ed evoluzione della democrazia liberale, la transizione da un mondo di imperi a un mondo di stati-nazione, l’intensificazione dell’interdipendenza economica e securitaria, l’ascesa e declino dell’egemonia britannica e americana). b- È emerso nel XIX sec come una famiglia di internazionalismi (in occidente nazionalismo e internazionalismo sono nati insieme). Quindi il culmine dell’IL arriva con Wilson. c- Internazionalismo liberale si è sviluppato in connessione con i movimenti politici progressisti. (es le istituzioni di Bretton Woods creavano strumenti politici con cui i governi potessero stabilizzare e gestire le loro economie). d- Transizione delle idee internazionaliste liberali: la grande depressione, fascismo e totalitarismo e le guerre trasformarono le ambizioni del progetto liberale che arrivò a comprendere istanze di sicurezza economica e nazionale. Dopo le devastazioni degli anni 30 i liberali vedono la modernità come un modo di potenziare gli stati liberali (perdita legittimità gerarchie). 3) Analizzo come l’apparente trionfo del progetto internazionale liberale dopo la guerra fredda si sia disfatto e come può essere ricostruito. a- L’ordine liberale occidentale era esistito all’interno del sistema bipolare della guerra fredda ma ora l’ordine interno era diventato quello esterno. La globalizzazione dell’ordine liberale non aveva però avuto molto successo. L’ordine liberale era fondamentalmente una comunità di sicurezza ma nella sua configurazione globale era diventata una struttura per facilitare le transazioni capitalistiche. b- Il progetto internazionale liberale deve essere ripensato. Dovrà riconoscere limiti e fallimenti. Dovrà fare ritorno alle radici per creare uno spazio sicuro. Deve concentrarsi sui problemi di vulnerabilità reciproca. L’internazionalismo liberale ha le sue origini nella democrazia liberale e gli sforzi di queste sono stati guidati da valori condivisi. Ma la ragione più profonda è la vulnerabilità collettiva che deriva dalla modernità stessa. È unico nel rispondere ai pericoli. 3 CHE COS’È L’INTERNAZIONALISMO LIBERALE? L’internazionalismo liberale è una delle grandi tradizioni nel campo delle relazioni internazionali. È una famiglia di idee e teorie che cercano di chiarire le strutture e i caratteri fondamentali dell’interazione tra le nazioni. È una tradizione accademica e un insieme di idee e agende politiche. È un progetto politico. Nacque nel XVIII e nella prima parte del XIX insieme alla democrazia liberale. Infatti, i regimi monarchici in quel periodo avevano ceduto il posto a regimi misti. La fondazione degli USA e la Rivoluzione francese furono i punti di partenza con l’evoluzione del sistema parlamentare britannico. Aumentarono le democrazie liberali e parliamo di ascesa liberale. Quindi l’internazionalismo liberale offre perciò una visione d’ordine in cui stati sovrani guidati da democrazie liberali cooperano per il beneficio e la protezione comuni entro uno spazio internazionale liberalmente basato su regole. Non è una teoria fissa ma una famiglia di idee. Spesso è definito in contrasto con il REALISMO POLITICO. Per i realisti il problema fondamentale delle relazioni internazionali è la questione dell’anarchia. Gli stati cooperano, competono e lottano per la sopravvivenza in una condizione di anarchia. L’anarchia e l’impossibilità per qualsiasi stato di fidarsi completamente delle intenzioni di un altro stato di fidarsi completamente delle intenzioni di un altro stato spiegano i limiti e le costrizioni nella cooperazione internazionale. I realisti hanno pareri discordanti sulle fonti dell’ordine interazionale: - Per alcuni è il risultato consapevole o occidentale dell’equilibrio di potenza - Altri che sia il prodotto della dominazione da parte di uno stato egemone. Sebbene l’internazionalismo liberale si interessi al problema dell’anarchia, il problema principale è la modernità, intesa come l’insieme delle profonde trasformazioni della società mondiale imposte a livello sia nazionale sia internazionale dalle forze della scienza e della tecnologia e dell’industrializzazione. Caratteristiche che distinguono il mondo moderno da quello premoderno. 1- Le società sembrano muoversi attraverso stadi e le società tradizionali hanno ceduto il posto a quelle moderne. La democrazia liberale nata con la modernità ha contribuito all’affermazione di essa. 2- La modernità è un fenomeno globale che coinvolge le società in un unico sistema-mondo. 3- La modernità però non coinvolge tutte le società. Infatti, la disomogeneità nello sviluppo della modernità ha portato al dominio occidentale del mondo nel XIX e XX secolo. In certe epoche la modernità tende a truccare le carte in favore della democrazia liberale. Però questa distinzione tra realismo come incentrato sull’anarchia e il liberalismo sulla modernità non è assoluta. Per realisti come Morgenthau la modernità introdusse un impatto sulla natura umana, per Carr era l crisi generata dal crollo del capitalismo liberalista. Dickinson (liberalista) aveva coniato il termine anarchia. Oltre che su questo queste due correnti avevano opinioni diverse sulle condizioni di partenza delle relazioni internazionali. - Per realisti l’ordine internazionale è una proprietà emergente e una manifestazione dell’anarchia. Per i teorici dell’anarchia è un equilibrio dinamico che emerge dalla competizione per il potere. Per i realisti egemonici è la struttura che si configura intorno ad uno stato dominante. - Gli internazionalisti liberali tendono a vedere l’ordine come risultato costruito attraverso strutture organizzative. L’ordine ha caratteristica di un contratto, prodotto della volontà umana che riflette sforzi degli stati; infatti, il liberalismo è una teoria normativa, l’ordine è governato da regole e istituzioni. 4 Il compito delle democrazie liberali è di conseguenza quello di costruire l’ordine. Conciliando sovranità e indipendenza, gli internazionalisti liberali cercano di preservare e rafforzare i loro sistemi nazionali di democrazia liberale. Il loro impulso è organizzare le relazioni internazionali in direzioni favorevoli per la sicurezza e il benessere delle società liberaldemocratiche. È un processo mai concluso per via della modernità (= attività permanente di problem solving). Ma come organizzare lo spazio internazionale? - Apertura internazionale = il commercio e lo scambio sono fonte di vantaggi reciproci e contribuiscono alla pace. - Multilateralismo e relazioni basate su regole: regole e istituzioni internazionali disciplinano i modi in cui gli stati conducono i loro affari. - Solidarietà democratica e sicurezza cooperativa: gli stati liberaldemocratici possono o meno unirsi in alleanze formali ma si affiliano tra loro in vari modi per incrementare le proprie difese. - Scopi sociali progressisti. Ci si aspetta che l’ordine internazionale liberale muova i suoi abitanti. Con queste caratteristiche l’internazionalismo liberale può essere visto come una forma di ordine internazionale. Ordini non liberali potrebbero assumere diverse forme. L’ordine internazionale liberale è coesistito con successo con altri sistemi. Quindi l’ordine liberale si erge su basi illiberali? Un ordine potrebbe anche essere liberale nel senso che si fonda sulla cooperazione tra democrazie liberali e gli aspetti specifici di questa cooperazione tra democrazie liberali e gli aspetti specifici di questa cooperazione potrebbero anche essere non liberali. Infine, gli scopi sociali propri dell’ordine liberale internazionale sono cambiati nel tempo. Nel XIX sec era semplicemente una costruzione di un sistema aperto che proteggesse i diritti di proprietà. Altre epoche sono state la messa a punto di un ordine cooperativo che garantisse diritti e protezioni economici e sociali. È stato visto come modo per grandi profitti economici e sociali, sia come ultima difesa. NARRAZIONI CONTESTATE E GRANDI DIBATTITI L’internazionalismo liberale è costituito da idee contestate dall’esterno da ideologie e progetti rivali ma anche nel suo interno. Per alcuni consiste nell’idea lockiana dei diritti individuali, per altri il moderno welfare state, ha significati diversi per europei e americani etc.. Nel XIX sec si cercò di risalire ai principi liberali della politica. Poi dovette competere con socialismo e conservatorismo. Nel XX sec con gli USA dopo le guerre mondiali divenne un credo unicamente americano incentrato sull’individualismo e i diritti politici. Quindi è un sistema concettualmente instabile, ad esempio, ha giustificato e opposto l’imperialismo. Al di fuori della tradizione liberale, due scuole di pensiero hanno prodotto delle critiche: il realismo politico e la sinistra revisionista. Carr scrive che dopo la 1GM la tradizione liberale fu inglobata nella politica internazionale. Gli utopisti erano convinti che il sorgere della società delle nazioni avrebbe eliminato il potere dalle relazioni internazionali e sostituito il dialogo all’impiego di eserciti e flotte. Il realismo politico propone due critiche. 1) La prima proposta da Carr per cui il progetto dell’internazionalismo liberale è destinato a fallire a causa delle realtà anarchiche della politica mondiale. Il sistema competitivo non offre una base stabile. Nel migliore dei casi un ordine liberale internazionale può essere un risultato momentaneo. Se scompare l’egemonia americana, scompare anche l’ordine. 2) Il liberalismo è intrinsecamente espansionista e autodistruttivo. Ha impulso universale di ricreare il mondo a propria immagine: infatti la tutela dei diritti spinge gli stati ad intervenire. Quindi sabotano il loro stesso obbiettivo di mantenere l’ordine globale. Le critiche revisioniste: 5 1) Le disuguaglianze profonde rendono il progetto politicamente insostenibile e moralmente sospetto. È una critica legata all’imperialismo (nascosto dai discorsi di apertura). Moyn afferma che è un modo per assicurare il dominio egemonico americano. E la società delle nazioni legittima l’imperialismo europeo. Infatti, divenne il punto di riferimento della decolonizzazione, ma era un meccanismo europeo di difesa. Nel dopoguerra è fiorito per utilità dell’egemonia americana. Queste critiche differiscono nelle conclusioni: - Alcuni autori sono a favore del radicale ripensamento dell’ordine mondiale basato su nuovi principi organizzativi. Per loro i liberali non hanno coraggio delle loro convinzioni. - Altri sono propensi alla possibilità di riforma: il problema sta nella corruzione degli stati potenti. La soluzione è espandere le coalizioni politiche. Entrambe le scuole ritengono che la riforma debba iniziare con un arretramento degli USA rispetto ai loro estesi impegni di sicurezza e alle loro operazioni militari. - Per i realisti questo prepara al ritorno del multipolarismo regolato dall’equilibrio di potenza. - I revisionisti vedono un ordine più orientato all’interno. Per entrambi il liberalismo fallisce perché basato su basi precarie. Da un lato ha visione ampia ma è esile e limitato, ha bisogno di alleati (i sistemi capitalisti e i progetti di egemonia). Ma questa critica attacca le sue stesse premesse. Comunque, è diventato nel XX sec un modello dominante perché offriva un’alternativa all’imperialismo. L’internazionalismo liberale ha tendenze moraliste e impulsi attivisti, ma è in ultima analisi un’impresa riformista e pragmatica: i liberali moderni non sposano i governi democratici, l’economia di mercato è un sistema più adatto a realizzare gli interessi umani. Gli internazionalisti liberali ritengono che la politica mondiale richieda cooperazione istituzionale e integrazione politica in risposta alla crescente interdipendenza economica e securitaria. Negli ultimi due secoli hanno creato una architettura di regole. La storia è stata macchiata da eventi. Tuttavia, i liberali hanno anche posto fine a queste pratiche (imperialismo, schiavitù, etc…). CAPITOLO SECONDO LA DEMOCRAZIA LIBERALE E LE RELAZIONI INTERNAZIONALI L’internazionalismo liberale è stato plasmato dall’ascesa del liberalismo. Alla fine del XVIII le rivoluzioni in America e Francia hanno portato a sistemi politici basati sulla sovranità popolare. Nei secoli successivi le democrazie passarono da una posizione di fragilità, ad una posizione di preminenza globale attraverso ere di guerra. La Gran Bretagna nel XIX secolo e gli stati uniti nel XX secolo stabilirono il proprio dominio. Il momento più critico furono gli anni 30 e la Seconda guerra mondiale. I grandi dibattiti si svolgevano sulle cause, i caratteri e l’impatto di questa ascesa. Man mano che si fortificavano gli stati liberali, si stabilivano gli obbiettivi dell’ordine: per cooperazione, benefici, interdipendenza etc… I liberalisti si schierarono anche con altre forze: nazionalismo, imperialismo e capitalismo. Fu anche trasformato dall’incontro con fascismo e totalitarismo. Gran Bretagna e stati uniti non erano solo stati egemoni liberali, ma anche grandi potenze, stati capitalisti e società occidentali. Di cosa tratta questo capitolo? 1- Le radici degli intellettuali alla scoperta della modernità e del pensiero illuministico, di come le società possano migliorare seguendo gli interessi illuminati. Queste origini determinano il modo con cui gestiscono la modernità. Le forze della modernità creano sia pericoli che opportunità. 2- Idee fondamentali dell’ordine internazionale liberale sono: commercio e apertura, regole e istituzioni multilaterali, solidarietà liberaldemocratica, sicurezza cooperativa e progressismo. Hanno cercato di dare forma all’ordine internazionale. L’interdipendenza tra le società moderne è una realtà ineludibile che richiede cooperazione. 3- Ci sono 4 movimenti chiave che hanno dato forma a idee e progetti: 6 La nascita e diffusione della democrazia liberale Il passaggio da un mondo di imperi a un mondo di Stati-nazione La crescita esponenziale dell’interdipendenza economica securitaria L’ascesa e il declino dell’egemonia britannica e americana LA MODERNITÀ E LE ORIGINI DELL’INTERNAZIONALISMO LIBERALE La rivoluzione industriale e le conseguenti trasformazioni sociali stavano sovvertendo i vecchi sistemi economici. Nei dibattiti illuministi emergevano nuove visioni del mondo  la società moderna. I pensatori come Montesquieu, Smith, Condorcet, Hume, Kant, cercarono di andare alla scoperta della modernità. La modernità è animata dall’industria, dal commercio, dalla scienza, dalla tecnologia, da istituzioni sociali e politiche in evoluzione. È un movimento verso fuori per una maggiore interdipendenza e verso l’alto, in una comune direzione modernizzante. Al cuore dell’idea di modernità stava una visione del mondo come sistema unitario e in evoluzione. La società può apparire in alcuni luoghi prima che in altri, ma le strutture hanno una logica universale. In un saggio del 1784 Kant tentava di definire l’illuminismo: ossia che era una mentalità, una facoltà umana e un’impresa continua, più che una condizione realizzabile. Kant prendeva un’era globale di cosmopolitismo in cui gli stati avrebbero rinunciato ad alcune delle loro libertà e si sarebbero legati tra loro. La rule of law era essenziale. Kant vedeva la storia europea come un processo di miglioramento regolare nel governo costituzionale che finirà per dare leggi a tutti gli altri stati. Per lui una simile rivoluzione è reale perché il mondo è sistema. Adam Smith al contrario ha offerto una visione politico-economica di un ordine mondiale in via di modernizzazione guidato da una logica capitalista espansiva basata sul commercio, la specializzazione e l’interdipendenza. Dietro la sua teoria, c’era una concezione più generale degli esseri umani come esseri sociali e morali. Il perseguimento dell’interesse personale non era guidato tanto dall’avidità, quanto dai sentimenti morali che portano gli individui a negoziare, commerciare e costruirsi in comunità. Jeremy Bentham affermava che le nazioni più avanzate del mondo costituivano già un’unica società o famiglia di nazioni.  Questi autori non vedevano il mondo come in movimento verso un governo globale, ma verso un sistema più complesso e decentralizzato: una società di stati sostenuti dalla rule of law. Credevano questi internazionalisti che gli esseri umani fossero capaci di perseguire i loro interessi in maniera razionale e illuminata e che le società moderne potessero costruire istituzioni che potenziassero, incoraggiassero le varie attività umane, di acquisire una migliore comprensione delle circostanze. La modernità è stata vista sia come prodotto dell’operato umano e dell’azione internazionale. Come diceva Karl Marx le società affrontano cambiamenti profondi ma hanno la capacità di dare forma al proprio benessere collettivo. Il liberalismo di Locke si fondava sulla legge naturale, e la nozione di dovere morale di Kant su requisiti razionali della dignità umana. Il progresso era fondato sul dispiegamento delle forze della ragione e della natura umana  modernità come un modesto movimento in avanti Peter Gay sostiene che gli illuministi non stavano proiettando una visione astratta della storia del mondo ma prendevano le loro idee dalla vita quotidiana. La modernità era vista come un grande dramma che si manifesta negli affari della gente comune. Il progresso è il risultato di uno sforzo organizzato e pragmatico per portare razionalità e competenza della costruzione e nella riforma delle istituzioni umane.  ci sono varie visioni, ma tutti credono che la modernità sia un processo continuo su scala globale che genera opportunità e pericoli. ELEMENTI DELL’ORDINE INTERNAZIONALE LIBERALE 7 L’internazionalismo liberale offre la visione di un sistema aperto basato su regole in cui gli stati commerciano e cooperano in vista di un guadagno comune. L’obbiettivo comune degli stati è quello di stabilire un ordine internazionale cooperativo organizzato intorno a principi di moderazione, reciprocità e uguaglianza sovrana.  le democrazie liberali da sole non possono essere sicure, devono creare un ambiente circostante che permetta di progredire. Esistono cinque gruppi di idee che hanno dato forma alle visioni liberali Apertura e commercio Il liberalismo vede il commercio e lo scambio come elementi essenziali. Parliamo di free trade movement. I concetti di libertà commerciale e libertà dei mari erano già emersi al principio dell’era moderna. Un’organizzazione appropriata del commercio e degli scambi oltreconfine genera benefici reciproci per chi è coinvolto in questi scambi e benefici più generalizzati per il mondo liberaldemocratico. 1) L’apertura prevede vantaggi comuni e riguarda la modernizzazione e lo sviluppo politico. Si suppone che questi siano favoriti quando le società condividono le conoscenze, trasferiscono tecnologie e lavorano assieme. Le alternative all’apertura sono: blocchi regionali, sfere di influenza, ordini imperiali. Commercio e industria introducono ordine, libertà e sicurezza. 2) i profitti del commercio creano interdipendenza economica che a sua volta crea elettorati. 3) diventando interdipendenti, gli stati si trovano a calcolare in precedenza costi e benefici delle relazioni. Quindi le nazioni avrebbero più difficolta ad inseguire interessi ideologici che interromperebbero il flusso di benefici. Regole e istituzioni Le regole determinano i modi in cui gli stati conducono i loro affari e promuovono cooperazione. Sono la reazione alla crescente interdipendenza per assicurare diritti di proprietà e cooperazione. Non riflettono quindi il potere dei singoli stati. Ruggie parla di multilateralismo. 1) Regole e istituzioni sono onnipresenti nel moderno sistema internazionale finché funzionano, facilitano cooperazione, generano vantaggi, riducono costi di transizione, rimediano all’incertezza. Più il flusso di scambio è grande, più è utile avere regole. Così gli stati traggono vantaggi ma sanno anche proteggersi. 2) Il multilateralismo offre legittimità procedurale, pongono le relazioni tra stati su una base di principi, gli stati sono uguali di fronte alla legge. 3) Le grandi potenze cercano di stabilire l’egemonia su una regione, e cercano di creare regole per cooperazione con stati più piccoli. Lo stato più forte acconsente di operare entro un insieme concordato di regole e a non impiegare la piena misura del suo potere per soggiogare altri stati. Lo stato più forte rinuncia a parte delle sue capacità per ottenere ciò che vuole ma in cambio di mette al centro di un ordine più stabile! Solidarietà liberaldemocratica L’ordine internazionale è sostenuto dalla solidarietà democratica. “L’accettazione dei principi democratici da parte di tutte le grandi potenze del mondo e il mantenimento di governi genuinamente democratici avrebbe come risultato la pace permanente. Se una questa visione è corretta, allora l’impegno dovrebbe essere quello di rendere la democrazia universale”. 1) Nel XX sec le democrazie liberali hanno formato legami di sicurezza profondi, concretizzati in alleanze formali e sicurezza cooperativa (es NATO e UNIONE EUROPEA). Le democrazie liberali trovano più facile lavorare tra loro che con stati non democratici. 2) Le democrazie liberali hanno un alto livello di trasparenza e esperienza condivisa = vantaggi contrattuali, gli accordi a lungo termine sono credibili quindi superano le incertezze che generano conflitto. Di queste premesse gli internazionalisti liberali si aspettano una varietà di risultati a lungo termine: 1) Le democrazie liberali dovrebbero essere particolarmente capaci di generare potere e sviluppare competenze per operare nel sistema internazionale fondato su regole. 8 2) Le democrazie liberali come gruppo dovrebbero essere attivamente impegnate le une con le altre nel perseguimento di varie forme di cooperazione economica e politica (=sociabilità negli interessi comuni). 3) L’ordine liberale internazionale produrrà crescita economica, sicurezza e altri risultati derivanti dalla cooperazione prolungata. Sicurezza cooperativa L’impegno nella sicurezza cooperativa serve per creare una zona pacifica, la quale è necessaria perché le democrazie liberali conservino il proprio carattere repubblicano di stato limitato. La guerra mette a rischio i principi del regime liberale. “quando gli stati sono costretti a decidere da che parte di un conflitto mondiale combatteranno, gli stati liberali finiscono tutti allo stesso lato, a dispetto della reale complessità dei fattori storici, economici e politici che influenzano le loro politiche estere”. 1) La cooperazione securitaria può essere un fondamento su cui costruire agende espansive. 2) Possono rispondere a minacce esterne e limitare quelle interne. 3) Co-binding = legarsi a vicenda in istituzioni restrittive così gli stati possono tenersi d’occhio reciprocamente. L’alleanza dietro al Concerto Europeo è il primo esempio di co-binding, serve per moderare gli altri membri dell’alleanza. Esercitare il controllo sull’altro era l’obbiettivo principale delle alleanze. 4) Gli schieramenti geopolitici sono modi per garantire sicurezza: gli stati liberali si trovano dalla stessa parte per risolvere controversie senza ricorrere alla guerra. Si possono aggregare in sistemi formali e non. 5) La cooperazione securitaria si può evolvere la comunità di sicurezza: la guerra scompare dalle possibilità. Scopi sociali progressisti le società che ne fanno parte sono in costante sviluppo. Per progresso si intendono avanzamenti ottenuti tramite riforme, il cui successo è misurato in termini di aumento del tenore di vita, miglioramento della salute, maggiore sicurezza rispetto violenza e diritti. Ci sono 3 aspetti: 1) L’ordine internazionale liberale è visto come la concretizzazione di un sistema di scopi sociali. Esso è organizzato con l’idea che le sue regole e suoi accordi promuoveranno certi obbiettivi. 2) Esiste l’aspettativa che un ordine liberale funzionante si evolverà costantemente. Gli ordini liberali sono ordini trasformativi, un’idea incarnata dal funzionamento del sistema commerciale aperto. 3) Queste idee incarnano la convinzione che l’ordine globale può essere riformato. Wilson disse che la società era correggibile e messa al servizio di scopi sociali. I conflitti non possono essere eliminati ma addomesticati. Carr dipinse Wilson come utopista: questa idea dominò il mondo dopo la Prima guerra mondiale. Il pensiero illuministico è al centro dell’internazionalismo liberale, ma la visione prevalente è più cauta riguardo all’abilità degli stati di trasformare la società. L’agenda liberale chiama alla riforma, non alla rivoluzione. Tuttavia, c’è la convinzione che gli stati possono essere attraversati da errori ma vanno verso una direzione pacifica. Varietà di ordine Un ordine internazionale liberale può essere organizzato in vari modi e le differenze attraversano diverse dimensioni: la portata partecipatoria, l’indipendenza sovrana, la gerarchia e l’uguaglianza, la rule of law e l’ampiezza e profondità delle politiche. 1) Per portata si intendono le dimensioni dell’ordine liberale, che il raggruppamento sia selettivo o globale, più vasta è la portata dell’ordine, più differenziati sono gli stati. In un raggruppamento esclusivo gli obbiettivi possono essere molto espansivi. Un ordine globale può lasciare meno spazio agli accordi per la promozione di valori politici liberali. 2) Per interdipendenza sovrana si intende il grado in cui l’ordine liberale implica restrizioni legali e politiche alla sovranità degli stati. È riferita alla rivendicazione di uno stato alla autorità sul suo territorio. 9 3) Per gerarchia si intende il grado di differenziazione dei diritti e dell’autorità all’interno del sistema internazionale. L’ordine liberale può essere organizzato attorno l’uguaglianza sovrana degli stati oppure ci sono più stati che godono si speciali diritti. 4) Per rule of law si intende il grado con cui il funzionamento dell’ordine è determinato da regole concordate. Possono esserci sistemi di regole articolati o relazioni ad hoc basate su patteggiamenti. 5) Gli ordini internazionali liberali possono variare rispetto all’ampiezza e profondità dei loro domini politici. Può essere ristretto o rapportarsi con un insieme più espansivo di problemi sociali, economici. Più espansivo è, più è probabile che la comunità internazionale intervenga. Esempi di tipologie: - XIX sec influenza britannica, l’ordine internazionale era organizzato attorno un piccolo nucleo di stati liberaldemocratici. - Ordine di Wilson dopo la Prima guerra mondiale era più espansivo come regole e ampiezza di intervento. Era però infusa da presupposti di gerarchia razziale e superiorità occidentale. - Dopo la Seconda guerra mondiale emerse un sistema occidentale a più libelli istituzionalizzato dagli usa. era una versione di ordine internazionale più gerarchica e si espanse verso l’esterno fino alla fine della guerra fredda e condusse alla crisi odierna dell’internazionalismo liberale. RIVOLUZIONI E TRASFORMAZIONI NELL’ORDINE GLOBALE Le idee di apertura, relazioni basate su regole, sicurezza cooperativa e scopi sociali progressisti sono apparse in molte combinazioni negli ultimi due secoli. La nascita e la diffusione della democrazia liberale Nel XIX secolo la democrazia liberale era ancora un nuovo e fragile esperimento politico. Si era svolta la rivoluzione industriale, il capitalismo aveva espanso le sue frontiere, gli europei avevano costruito vasti imperi. Ci sono due caratteristiche principali - La democrazia liberale è governata dal popolo quindi il governo è basato sul consenso dei governanti. - Sono liberali nel senso che preservano i diritti individuali e le libertà civili attraverso la rule of law e una struttura costituzionale progettata per limitare il potere statale. Queste idee risalgono all’antica Roma. Nota: la democrazia liberale è una sorta di portmanteau concettuale, le cui parti liberalismo e democrazia non vanno inevitabilmente assieme. Anzi, sono spesso in tensione. Il liberalismo si riferisce ai principi sui diritti individuali e ai limiti giuridici sul potere statale, mentre la democrazia si riferisce a principi di sovranità popolare e governo di maggioranza. Uno stato può essere democratico nel senso che i suoi leader vengono eletti tramite voto popolare, ma in esso possono mancare la rule of law e i controlli costituzionali al potere governativo. Questo è ciò che è stato chiamato “democrazia illiberale” oggi questo tipo di regime può essere trovato in stati come Russia, Egitto, Turchia. Conversamente uno stato può avere caratteristiche liberali, rule of law e costituzioni ma non avere le istituzioni di una democrazia, come Singapore. Che le si chiamino repubbliche o democrazie liberali, queste unità politiche cercano un equilibrio per quanto difficile, tra la democrazia rappresentativa e istituzioni che proteggono i diritti e pongono limiti allo stato. Da questo punto di partenza possiamo identificare 5 caratteri ideali: 1) I cittadini di una democrazia liberale posseggono diritti civili e uguaglianza di fronte alla legge 2) Il governo è una democrazia rappresentativa che trae la sua autorità dal consenso dei governati. 3) Una democrazia liberale ha istituzioni che limitano il potere dello stato attraverso mezzi come la separazione dei poteri. 4) L’economia è basata sulla proprietà privata. 5) All’interno della società è presente qualcosa che si chiama società civile, una sfera situata al di fuori dello stato e un una certa misura al di fuori della politica. La fondazione degli USA e la Rivoluzione francese segnano l’inizio di una nuova era nella contesa sui caratteri dello stato. La lotta americana per l’indipendenza legittimò l’idea che i poteri di un governo giusto debbano provenire dal consenso dei governati. Venne definito un “sistema 10 rappresentativo”. La Rivoluzione francese fu una complicata lotta che sbandò attraverso fasi di riforma, dittatura, monarchia e repubblica costituzionale, ma anch’essa nacque come un movimento di riforma finalizzato a rendere l’Ancient regime più reattivo. La lotta per i diritti democratici andò fluttuando nel corso del XIX secolo. Le aspirazioni liberaldemocratiche riapparvero negli anni Trenta e nelle insurrezioni popolari in Europa nel 1848- 49, la cosiddetta primavera dei popoli. La Gran Bretagna seguì un percorso più graduale per espandere il diritto di voto attraverso la reform bill (1832), l’Italia fu unificata sotto una monarchia costituzionale, la Germania mentre la governava Otto von Bismarck  mentre gli ideali del governo popolare si diffondevano in tutta Europa, i principi liberali e democratici furono drasticamente diluiti dalla mescolanza con elementi del vecchio regime. Il XIX secolo vide un cambiamento: la dichiarazione d’indipendenza americana divenne un modello per rivendicazioni simili basate su ideali di sovranità popolare e diritti individuali avanzate dai movimenti politici in occidente. In un certo senso la dichiarazione americana era un’espressione di conservatorismo, voleva non rovesciare l’ordine westfaliano, ma unirsi ad esso in parità di termini con gli europei. Ma in un altro senso la rivendicazione di indipendenza sovrana era basata sul concetto di popolo. La concezione americana di sovranità popolare si trasmise anche in America latina. La Rivoluzione francese introdusse l’dea di democrazia diretta che esplose e poi fallì perché instabile. Entro la fine del XIX secolo la sovranità popolare e la democrazia rappresentativa erano diventate insieme gli ideali normativi determinanti della politica occidentale. La nozione di democrazia liberale come standard di legittimità metteva in discussione i principi del governo monarchico insiti nell’Ancient regime. “la nazione deve governare sé stessa” cozzava con la più vecchia nozione di re che governa per grazia di dio ed era il centro intorno a cui tutto ruotava. La Prima guerra mondiale fu un grande punto di svolta: tra le macerie degli imperi crollati, Wilson elevò la democrazia liberale a ideale normativo. La crescita e diffusione della democrazia è sviluppata lungo diversi periodi storici 1) Le prime transizioni democratiche avvennero lentamente e furono ispirate dai movimenti politici americani ed europei del XIX secolo. 29 nazioni si unirono al mondo democratico. Questa fase si concluse con la salita al potere di Mussolini in Italia nel 1992 e le guerre portarono ad essere 12 democrazie? 2) Dopo la Seconda guerra mondiale culminò negli anni Sessanta con 36 democrazie, molte erano prodotto del processo di decolonizzazione. 3) La terza ondata cominciò alla fine degli anni Settanta con le transizioni democratiche in America latina, asia orientale ed Europa meridionale. 4) Con la fine della guerra fredda e il crollo dell’unione sovietica alcuni paesi dell’Europa orientale e dell’ex unione sovietica seguirono un percorso analogo. Alla fine, saranno 85 democrazie. La democrazia liberale è emersa a chiazze. Nei periodi di ascesa liberale, le democrazie liberali si si sono sforzate di organizzare il mondo attorno a loro. Ma possiamo identificare 3 problemi: 1) Le democrazie liberali hanno voluto vedere la sopravvivenza dei loro regimi per proteggere il loro stile di vita e il carattere dell’ordine internazionale influenza questo progetto. Esse hanno cercato di creare un ambiente internazionale congeniale in cui la democrazia liberale possa sopravvivere e fiorire. I principi del regime liberale possono soccombere a forze illiberali in tempi di pericolo per la nazione. Kant prevedeva che gli stati repubblicani si sarebbero alleati contro questa minaccia. 2) Le democrazie liberali hanno trovato più facile lavorare tra loro che con quasi tutte le altre tipologie di stato. Come abbiamo notato, questa capacità di collaborare proviene dai loro interessi comuni, dai loro valori condivisi e dalle loro caratteristiche istituzionali. Questa capacità delle democrazie di fare patti tra loro crea opportunità per la creazione di ordine internazionale che non esisterebbero in assenza di stati liberali. È difficile per una democrazia violare la rule of law. 11 3) Le democrazie liberali sono società in via di modernizzazione e questo aspetto genera particolari sfide e opportunità. L’ascesa delle democrazie liberali negli ultimi due secoli ha implicato la costruzione di moderni stati-nazione in patria tanto quanto l’espansione e l’intensificazione dell’interdipendenza all’estero. La moderna democrazia liberale è nata e cresciuta in seno allo stato nazione. La sfida principale non è stata superare il nazionalismo e lo stato-nazione, ma organizzare le relazioni internazionali in un modo che consenta alle democrazie liberali di tenere fede all’espansione dei loro compiti e prospettive. Dagli imperi agli stati-nazione Alla fine del XIX secolo la maggior parte della popolazione mondiale viveva all’interno di un impero, ma alla fine del XX secolo gli imperi erano scomparsi. Ogni stato rivendicava la propria sovranità, un seggio nelle nazioni unite e il diritto di governare il proprio popolo. L’internazionalismo liberale è maturato facendo i conti con questa trasformazione. In certi momenti si è affiliato con gli imperi europei (es quello britannico) o ha operato come realtà politica in coesistenza con l’impero. In altri momenti ha agito come movimento contrario all’impero, quando questi crolleranno (nei 14 punti di Wilson sostenevano il principio di autodeterminazione dei popoli). Nel XX secolo, inoltre, le democrazie liberali aderirono ai movimenti nazionalisti in modo ambiguo e entro la fine del secolo il progetto internazionale liberale era legato al mondo degli stati-nazione. Nel XIX secolo l’impero europeo era la principale forza internazionale (vedi trattato di Tordesillas e conferenza di Berlino). La crisi dell’impero fu perciò una crisi della logica organizzante del mondo. Quando questo declina, si vedeva l’anomalia del sistema europeo. = nonostante gli sforzi per fondere l’Europa in un impero unitario, il continente rimase un ordine politico pluralistico e multi-statale. La geografia, la religione, la guerra e il consolidamento dello stato erano tutti fattori che ostacolavano la creazione di un impero. Il sistema pluralistico fu tenuto assieme da un equilibrio di potere tra gli stati che lo componevano e dalla debolezza dei pretendenti all’impero europeo. Pur essendo basato su un equilibrio, era un sistema CRISTALLIZZATO. Fuori dall’Europa gli stati europei ebbero successo nel colonizzare. Gli stati appartenenti al nucleo europeo-occidentale del sistema westfaliano diedero così vita a un sistema politico su scala mondiale composto da vasti imperi multi-continentali di popolazioni sottomesse.  questa colonizzazione da parte dell’occidente rafforzò la divisione tra occidente e il resto del mondo. Mentre sviluppavano il progetto imperiale all’estero, gli europei continuavano a farsi la guerra per il dominio del continente. (guerra dei 7 anni la gran bretagna tentò di prevenire la dominazione francese)  gli europei trovavano difficile sconfiggersi tra loro, ma trovavano facile espandere i loro imperi  nascono così due mondi. Nel frattempo, il sistema statale westfaliano si era evoluto come sistema di principi e pratiche e mentre gli imperi decadevano, il sistema degli stati si espanse, dalle sue origini europee fino a comprendere porzioni più ampie del globo. I principi fondativi del sistema westfaliano riflettevano l’opinione ormai diffusa che le giuste unità politiche del governo legittimo fossero gli stati. Si consolidò ulteriormente il primato degli stati.  la transizione dall’impero allo stato nazione creò un nuovo contesto, nuovi elettorati e nuovi problemi alle battaglie per l’ordine mondiale. La crescita dell’interdipendenza economica e securitaria Ci furono anche rivoluzioni tecnologiche in campo energetico. Hanno fornito la base per la rapida diffusione del potere e della ricchezza nell’occidente. Le democrazie liberali si sono ritrovate sia avvantaggiate che messe in pericolo dalla loro interdipendenza crescente. 12 - La rivoluzione industriale (primo dramma) poi trasformazione economica radicale: primi avanzamenti in gran Bretagna, il capitalismo industriale e la classe operaia divennero caratteri essenziali della società occidentale. - La ricchezza e la capacità industriale crebbero a loro volta attraverso la guerra e la competizione militare e tecnologie navali. - Fine del XIX secolo, sviluppo delle industrie e tecnologie con agenti chimici, elettricità, il telegrafo e l’automobile. Lo sviluppo scientifico e tecnologico vede protagonista la Germania, e gli USA emersero come contendenti della Gran Bretagna. - Le vecchie reti di commercio vennero rimpiazzate da accordi più formali tra gli stati, la liberazione e regolamentazione del commercio andavano di pari passo. Questo sistema aperto crollò con l’arrivo della Prima guerra mondiale e la depressione economica degli anni Trenta. Gli stati uniti guidarono la riapertura dell’economia mondiale dopo la secondo guerra mondiale  sistema di Bretton Woods. Negli anni 80 i paesi dell’asia orientale furono integrati in questa economia mondiale. Dopo la guerra fredda paesi ex comunisti (Cina) si aprirono. Le crisi economiche caratterizzarono la lunga crescita del dopo guerra con la fine del sistema Bretton Woods. Le crisi periodiche del capitalismo globale illuminarono l’eccezionale portata e intensità dell’integrazione economica mondiale come i punti deboli.  L’ascesa delle società moderne è accompagnata da aumenti della potenza militare. Interdipendenza complessa rende l’economia globale più intensamente connessa e il potere militare può essere proiettato in tutto il mondo. Cresce la capacità degli stati di danneggiarsi a vicenda. Ci sono problemi e opportunità: 1) Ci sono problemi funzionali dell’interdipendenza che richiedevano la costruzione di infrastrutture e organizzazione. 2) Un’economia mondiale aperta era possibile solo con l’attiva cooperazione tra gli stati al fine di ridurre le barriere e regolare i flussi di beni e capitali. I termini dell’apertura verso il mondo esterno sono generati dalle policies che sono il risultato della lotta politica. 3) Le nazioni furono più esposte a vari pericoli che potrebbero essere chiamati “vulnerabilità di sistema”. In un mondo di interdipendenza crescente, le democrazie liberali non possono essere al sicuro semplicemente in virtù delle proprie azioni, devono lavorare attivamente con altre democrazie liberali e all’interno del sistema globale per ridurre le vulnerabilità di sistema. 4) L’aumento dell’interdipendenza securitaria ha generato ripetuti sforzi da parte degli internazionalisti liberali per regolare e contenere la guerra tra grandi potenze. L’ascesa e il declino dell’egemonia britannica e americana Il sistema globale è passato attraverso due ere di leadership egemonica anglo-americana. All’inizio prevaleva la GB, successivamente gli USA. Questi due movimenti egemonici divennero per gli internazionalisti liberali punti di svolta per ripensare e portare avanti le loro idee e agende. - Emergendo in primo piano sulla scia delle guerre napoleoniche, per la prima volta nella storia la Gran Bretagna esercitò un’influenza dominante sugli affari europei. Era una combinazione di supremazia navale, credito finanziario, successo commercial, alleanze diplomatiche e un impero coloniale in via di espansione. Tecnologicamente più avanzata e produttiva. Era una potenza off-shore ossia la sua potenza era manifesta nel bilanciamento delle rivalità tra le grandi potenze, controllo dei mari, protezione del libero scambio, esportazione di capitale e ruolo di vertice di un impero globale. - Gli usa emersero come potenza mondiale nel XX secolo, ascesa basata sul successo economico e dopo la Seconda guerra mondiale gli usa avevano sfruttato il conflitto per costruire una gigantesca capacità industriale mentre gli altri paesi erano usciti indeboliti. Il governo americano era più centralizzato e capace mentre economia ed esercito in crescita. Ci sono similarità importanti tra queste due ere di dominazione: 1) Erano democrazie liberali che controllavano le più grandi e avanzate economie del mondo 13 2) Erano posizionati: la GB era una potenza europea ma non continentale, era uno stato marittimo che proiettava potere e influenza manovrando e alterando gli equilibri tra le altre potenze. Gli USA crebbero al di fuori delle arene internazionali di competizione per la sicurezza. 3) I rivolgimenti delle guerre tra grandi potenze e delle transizioni di potere crearono opportunità sia per la GB che per gli USA di influenzare la ristrutturazione delle relazioni internazionali nel dopoguerra. I teorici realisti dell’egemonia vedono la pax britannica e la pax americana come lunghi periodi di ordine e relativa pace stabiliti dall’egemonia dello stato dominante. L’ordine egemonico riflette gli sforzi dello stato predominante. Il ruolo dello stato dominante è distinto da quello dei piccoli stati.  un ordine egemonico non è basato solo sul potere dello stato dominante, ma anche sulla sua capacità e volontà di risolvere problemi comuni che interessano tutti gli stati del sistema.  l’ordine acquisisce durabilità e legittimità quando lo stato dominante prolunga un modello per organizzare le società con ampia applicabilità e attrattiva. La gran Bretagna e gli usa erano sia democrazie liberali che stati di punta in un sistema globale competitivo. Il realismo descrive: nel XIX secolo la strategia principale della GB perseguiva - l’off-shoring balancing, ossia appoggiava gli stati più deboli del continente nel contrastare i tentativi di dominio da parte delle altre potenze. - Si appoggiava sulle regole stabilite dal congresso di Vienna dopo le guerre napoleoniche perseguendo al tempo stesso una politica imperialistica - La costruzione di imperi divenne una iniziativa esplicita, difendeva libero scambio e economia internazionale aperta. Gli usa seguivano ambiziosi impulsi strategici - Strategie di equilibrio, deterrenza e contenimento durante la guerra fredda. Queste due ere fornirono opportunità e idee per gli internazionalisti liberali.  Le idee erano inevitabilmente legate alle politiche estere dei più potenti stati liberaldemocratici e queste idee a loro volta offrivano una visione su come gli stati in ascesa avrebbero potuto cercare di dare forma all’ordine internazionale.  Le idee fondamentali dell’internazionalismo liberale erano utili per gli stati liberali che cercavano di realizzare un ordine egemonico. Stati uniti e GB avevano molto da guadagnare da un ordine aperto.  Le ere egemoniche britannica e americana crearono anche dilemmi e limitazioni per il progetto internazionale liberale. Queste erano motivate da incentivi che li portavano lontano. L’internazionalismo liberale dovette competere con altre ideologie e visioni e gli internazionalisti liberali si trovarono anche a coalizzarsi con attori politici che avevano agende e idee diverse. Conclusione l’internazionalismo liberale è intellettualmente e politicamente radicato nell’illuminismo e nelle visioni liberali della modernità. È un corpo scarsamente organizzato di idee e programmi formulati da pensatori e personaggi politici del mondo liberaldemocratico. Al cuore stanno idee e anticipazioni sulla modernità intesa come dramma storico. La convinzione fondamentale è che la condizione umana possa essere migliorata attraverso il perseguimento illuminato di interessi localistici. Il progresso è possibile per quanto non garantito da dio, dalla ragione o dalla natura. Va guadagnato con fatica e non è mai definitivamente acquisito. 14 CAPITOLO TERZO LE ORIGINI DELL’INTERNAZIONALISMO NEL XIX SECOLO L’internazionalismo liberale nacque nel XIX secolo e si cristallizzò in una scuola di pensiero riconoscibile. Le radici intellettuali di questa transizione risalgono all’illuminismo, mentre le sue radici politiche risalgono alla nascita dell’internazionalismo (un concetto articolato da diplomatici, attivisti, pensatori, mercanti, attivisti, pacifisti, giuristi). Ma nel XIX secolo l’internazionalismo emerse come un campo di attività sempre più distinto. L’internazionalismo era il gemello del nazionalismo (=ideologia moderna dello stato-nazione). Si affermò l’idea che una nazione o popolo fosse il giusto fondamento del governo politico e dello stato territoriale.  Il nazionalismo celebrava la divisione dei popoli in raggruppamenti etnici, culturali e geografici  mentre l’internazionalismo celebrava il superamento di queste differenze in vista della cooperazione Erano allo stesso tempo però facce della stessa medaglia = “qualunque senso gli si voglia dare, il significato di internazionalismo dipende logicamente da una concezione precedente di nazionalismo”. Le due idee si svilupparono assieme: - Il nazionalismo moderno nacque all’interno di un mondo di nazioni e popoli. - L’internazionalismo emerse come risposta al nazionalismo e al mondo cristallizzato degli stati-nazione. Era uno sforzo per forgiare legami e patti cooperativi di solidarietà in un mondo di popoli, nazioni e stati. L’ascesa della democrazia liberale nel XIX secolo intensificò le concessioni tra nazionalismo e internazionalismo. La democrazia liberale era un progetto sia nazionale che internazionale. Nel corso del XIX secolo, le lotte per la democrazia liberale furono intimamente legate al nation-building. In più, la democrazia liberale, le sue istituzioni repubblicane e la società aperta erano creazioni fragili la cui vulnerabilità alle forze geopolitiche rappresentava un incentivo alla costruzione di un ordine internazionale protettivo. Poi l’internazionalismo divenne di più di un semplice gruppo di attività: diventa un “-ismo”:  un progetto radicale strettamente connesso all’ascesa delle professioni e della borghesia, alla manifattura, al commercio e alle loro espressioni ideologiche sotto forma di potenti filosofie sociali che emersero per la prima volta durante la restaurazione post-napoleonica.  questo mondo crollò con la Prima guerra mondiale 1914 Ci furono nuove ramificazioni dell’internazionalismo (commerciale, legale, sociale, funzionale) dal quale prese corpo l’internazionalismo liberale come progetto politico. Questo progetto debuttò con le trattative di pace di Woodrow Wilson e Versailles. Raggiunse la sua maturazione all’indomani della guerra più violenta. Questo capitolo argomenta tre punti 1) L’internazionalismo si presenta in molte varietà, di cui soltanto alcune possono essere descritte come liberali. Ci sono due tipo di internazionalismo: internazionalismo imperiale e quello westfaliano (quindi impero e stato-nazione). 1.1) l’internazionalismo imperiale è definito come lo sforzo da parte di uno stato imperialista di costruire regole internazionali, relazioni e istituzioni per sostenere i suoi progetti imperiali. Era evidente negli accordi tra gli stati europei. 1.2) L’internazionalismo westfaliano è la cooperazione tra stati-nazione sovrani. Si manifesta negli accordi fondamentali sulle norme e in accordi funzionali come sicurezza, economia e organizzazione. Nel XX secolo mentre gli imperi europei si indebolivano e disgregavano e gli stati uniti acquisivano il dominio globale, l’internazionalismo liberale basò i suoi progetti su un sistema statale westfaliano in espansione. 15 2) I primi filoni dell’internazionalismo liberale emersero con l’ascesa della democrazia liberale occidentale. Ciò si rifletteva in idee e movimenti eterogenei e scarsamente connessi tra loro che puntavano a stabilire legami commerciali, legali, sociali. Alcuni internazionalisti vedevano i propri sforzi come “regolatori”, altri come “revisionisti”, altri promuovevano la causa della pace. I free traders, le società pacifiste e i diversi movimenti proposero regole e meccanismi istituzionali per organizzare e governare una società internazionale interdipendente e in rapida estensione. Questi gruppi coesistevano con altri movimenti internazionali nel XIX secolo tra cui socialisti radicali e operai. 3) Alla fine del XIX secolo queste diverse branche di internazionalismo cominciarono a confluire in agende più ampie. Il XIX secolo fu caratterizzato dalla combinazione tra la continua proliferazione e solidificazione degli stati e l’emergere di una struttura di contatti tecnologici che non aveva precedenti. Questa combinazione preparò la situazione mondiale all’organizzazione internazionale. Punto primo: l’impero gli stati nazione e l’internazionalismo liberale L’internazionalismo liberale sorse in un terreno instabile di imperi e stati-nazioni, gli imperi dominavano ma gli stati-nazione guadagnavano un punto d’appoggio formando il sistema statale westfaliano. Impero e stati nazione incarnano due logiche opposte per l’organizzazione dello spazio geopolitico - L’impero a livello ideale presenta una logica organizzativa a rete radiale in cui una metropoli esercita il controllo su quelle più deboli. Quindi spazi più gerarchici. - Gli stati a livello ideale organizzano le relazioni internazionali attorno all’interazione aperta. Questa è logica dell’ordine westfaliano. Ovviamente si discostano dal modello ideale: - Gli imperi sono Stati più o meno formali e meno gerarchici. Gli imperi informali sono esistiti sottoforma di dominazione commerciale e finanziaria con poche gerarchie esplicite - Gli ordini westfaliani sono stati caratterizzati da gerarchie. L’ordine è stato più egemonico. Quindi ciò che distingue un ordine che ruota attorno ad un impero da uno che ruota attorno allo stato è la “preclusione”: ossia la abilità dello stato imperiale di negare a stati o imperi esterni l’accesso ai popoli e alle società che fanno parte dell’impero. Qual è la relazione tra internazionalismo liberale e queste due logiche fondamentali di ordine? L’internazionalismo liberale è un insieme di attività intraprese da stati liberaldemocratici occidentali che stavano costruendo simultaneamente i loro imperi e il sistema westfaliano. È utile pensare all’impero, agli stati nazione e all’internazionalismo liberale come a tre varietà di ordine internazionale. Ciascuna di queste forme incarna un tipo di interesse dell’internazionalismo. L’internazionalismo può essere definito come un’attività esercitata da agenti appartenenti a ciascuna di queste tipologie di ordine. Se l’internazionalismo liberale è il progetto per il mondo sicuro, qualcosa di simile può essere detto per l’internazionalismo imperiale: è un progetto per rendere il mondo sicuro per l’impero, quello westfaliano è rendere il mondo sicuro per lo stato. L’ordine imperiale e l’ordine westfaliano e l’ordine liberale internazionale custodiscono idee e progetti per la creazione di regole internazionali, istituzioni e accordi a sostegno delle rispettive forme di organizzazione. Il progetto internazionale liberale si è adattato ad entrambe le logiche. Nel XX secolo teneva un piede in ciascuna scarpa. Attraverso le guerre mondiali e le concomitanti transizioni di potere globali, questa contesa si è sviluppata nel mondo anglo-americano come una competizione tra la gran Bretagna che cercava di preservare il suo impero e gli usa che cercavano di stabilire il loro dominio organizzando lo spazio internazionale sulle rovine dell’ordine imperiale europeo. L’internazionalismo imperiale Gli imperi si sono impegnati aggressivamente nella conquista e in altre forme coercitive di costruzione di ordine. L’impero transoceanico europeo diede avvio alla prima era della globalizzazione. L’internazionalismo imperiale promosse la diffusione di leggi internazionali. La 16 comunità delle nazioni e il mondo civilizzato divennero le linee di confine tra il mondo westfaliano e quello imperiale. Gli stati europei cercavano di proteggere. E di legittimare i loro possedimenti coloniali mentre il vecchio mondo imperiale si indeboliva. I pensatori britannici discussero vari progetti per la riorganizzazione dell’impero britannico. Usarono la società delle nazioni per dare legittimità alle loro relazioni imperiali con le colonie in fase di transizione verso l’indipendenza. L’internazionalismo imperiale può essere visto come progetto per ricostruire e legittimare l’impero britannico e l’ordine imperiale europeo, sia come progetto per trovare forme transizionali di architettura internazionale. Alcuni leader britannici vedevano la società delle nazioni come un modo per preservare l’impero britannico e per questo rappresentava la fusione tra impero e internazionalismo imperiale. C’erano diverse intenzioni per cui portare l’impero nel mondo: alcuni cercavano di ricreare e preservare le gerarchie e il controllo imperiale. Altri speravano in un ordine post-imperiale. Le mosse per integrare l’impero nelle regole e istituzioni internazionali crearono piattaforme e veicoli che attivisti e riformatori usarono per portare avanti le agende. L’internazionalismo westfaliano Le origini dello stato nazione risalgono all’Europa premoderna. La data di nascita del moderno sistema degli stati è tipicamente indicata nel 1648 e negli accordi di pace firmati a westfalia. Ma il sistema moderno dello stato nazione nacque nel XIX secolo. L’Europa divenne un sistema di stati-nazione sovrani. L’internazionalismo westfaliano può essere visto come lo sforzo di questi stati-nazione di costruire e rafforzare l’architettura normativa e istituzionale del sistema statale westfaliano. Vennero estese le norme al suo interno, importanti furono: alle nozioni westfaliane di sovranità e riconoscimento reciproco aggiunsero non interventismo e non discriminazione. Il concerto europeo rappresentava un nuovo modo di organizzare le relazioni tra le grandi potenze: rifletteva una rete di idee. Il concerto europeo era un club di grandi potenze autonominatesi guardiane della comunità europea. Le principali potenze europee dominavano gli stati più deboli e periferici, consolidando una prassi di diplomazia conferenziale. Il sistema concertuale trasformò i principali stati d’Europa in un consiglio di amministrazione ma implicava l’esistenza di una “azienda”. L’idea di grandi potenze divenne una realtà più concreta ma così anche l’dea di Europa divenne l’incarnazione e la custode dell’internazionalismo westfaliano. La stabilità delle grandi potenze creò le condizioni perché altri tipi di internazionalismo potessero emergere e diffondersi. La forma più comune di internazionalismo westfaliano è la cooperazione intergovernativa quindi internazionalismo per risolvere i problemi degli stati sovrani indipendentemente dal loro orientamento. L’ingresso a questo genere di attività non dipende dalla forma di governo di uno stato ma dalla capacità di rispettare gli impegni presi. L’internazionalismo westfaliano era anche all’opera negli accordi sul controllo delle armi realizzati dagli stati uniti e dall’unione sovietica durante la guerra fredda. Ha coinvolto stati di vari orientamenti. L’internazionalismo liberale è stato edificato su questa logica d’ordine westfaliana sotto due aspetti. - Internazionalismo liberale si presenta come una cooperazione tra democrazie liberali, un progetto che poggia stabilmente su un fondamento westfaliano. È una forma di intergovernamentalismo esercitata da stati sovrani che sono democrazie liberali. La cooperazione liberlademocratica avviene all’interno di un sistema di stati nazione, il quale può essere globale o convivere con gli imperi o altre formazioni politiche. - È anche progetto per proteggere e migliorare le prospettive della democrazia liberale, l’internazionalismo liberale può essere praticato più direttamente promuovendo l’ampliamento e il consolidamento del sistema westfaliano. Se è un sistema stabile porta benefici. 17 Secondo punto: Tipologie di internazionalismo nel XIX secolo Una varietà di internazionalismo fiorì in Europa e negli stati uniti tra l’inizio e la metà del xix secolo, offrendo idee, elettorati e spazio politico alla cooperazione tra le nascenti democrazie liberali. “internazionale” sembra soppiantare la retorica “dell’universale”. In questo senso l’ascesa dell’internazionalismo è legata all’ascesa del nazionalismo: cooperazione e comunità furono costruite su un fondamento di stati-nazione in via di modernizzazione. Non tutti gli internazionalismi erano protoliberali. Gli spazi politici e istituzionali che si aprirono attorno all’idea dell’internazionale si incrociarono con le altre correnti delle aspirazioni democratiche, liberali, socialiste, femministe… Ci furono vari movimenti e campagne elettorali. L’internazionalismo commerciale L’internazionalismo commerciale o di mercato fu importante nel xix secolo, aveva radici nel free trade movement britannico. Le vecchie politiche mercantilistiche e coloniali non scomparvero. Trovarono il modo di spingere la gran Bretagna in direzione di un commercio più aperto e potenziarono l’internazionalismo di mercato. Più una nazione traffica all’estero in base a principi liberi e onesti, meno correrà il pericolo della guerra. Pace e prosperità erano viste come intrinsecamente connesse. Il libero scambio produce vantaggi generalizzati all’interno dei paesi e tra di essi. I benefici pongono le relazioni politiche tra gli stati su una base più regolamentata e minano le basi di consenso della guerra. Il consolidamento dello stato-nazione era visto come una precondizione perché il libero scambio emergesse come meccanismo per la costruzione di un sistema di relazioni internazionali – una sorta di consorzio di nazioni.  i trattati commerciali rappresentavano una nuova forma di patto internazionale. Il libero scambio in gran Bretagna faceva parte di un movimento democratico più ampio che includeva campagne per la riforma parlamentare e l’espansione del suffragio maschile. Il movimento per il libero scambio comprendeva una varietà di posizioni sui mercati aperti. - Per i moderati il libero scambio era un modo per riorientare le relazioni economiche GB - Eliminare i presupposti della guerra o porre fine al sistema imperiale - Avanguardia di una trasformazione globale Il culmine della diffusione di queste idee terminò nella riduzione delle tariffe doganali con altri paesi occidentali in via di industrializzazione. Furono firmati 60 tratti commerciali. Le rivoluzioni tecnologiche nella comunicazione, trasporti, economia fornirono slancio. La liberalizzazione del commercio nel mondo industrializzato continuò perfino quando i paesi europei estesero il loro dominio imperiale in tutto il mondo. Anche la guerra ebbe un ruolo nella crescita del commercio. L’invasione napoleonica di spagna e portogallo nel 1808 mise in moto ribellioni in America latina. I nuovi stati si unirono al sistema commerciale aperto. La competizione imperiale europea si era intensificata nelle decadi centrali del secolo. E il nazionalismo e il libero scambio non furono più visti come inevitabilmente connessi, la crisi economica globale nel 1873 contribuì a questo. Nel corso del XIX secolo, la campagna per il libero scambio fu parte di un più ampio tentativo di riformare la società industriale e costruire un ordine internazionale più pacifico. Il libero scambio era uno strumento per rafforzare la democrazia rappresentativa.  la rimozione delle barriere commerciali assunse il valore di una politica realmente costruttiva in quanto consentiva alle forze dell’armonia sociale di tracciare il proprio percorso di cooperazione umana. Il movimento pacifista internazionale Il gran Bretagna e negli USA nascevano società contro la guerra. Queste stabilirono legami tra il movimento per il libero scambio e il movimento pacifista. Si discostarono anche dalle radici 18 protestanti. L’obbiettivo di questi gruppi era apportare un cambiamento nell’opinione pubblica in merito alla guerra e persuadere gli uomini ed esaminarla alla luce del vangelo. I primi dibattiti nei gruppi pacifisti anglo-americani furono incentrati sull’entità della loro opposizione alla guerra. Alcuni erano contrari in assoluto, altri erano più selettivi. Ma erano d’accordo sull’importanza di contrastare e trascendere la consuetudine della guerra. Entro gli anni 40 dell’Ottocento il movimento pacifista si era diffuso in Europa continentale. Rappresentarono l’inizio di una lunga tradizione di gruppi operai che unirono le cause di giustizia sociale, diritti umani e pace. Stabilirono anche connessioni con il libero scambio. “se i governi tenessero giù le mani e permettessero agli interessi comuni del libero scambio commerciale di tessere legami di unione tra i popoli, la pace sulla terra e la buona volontà tra le nazioni sarebbero assicurate”. Dagli anni 40 dell’Ottocento in avanti, i gruppi pacifisti su entrambe le sponde dell’Atlantico cominciarono a riunirsi in congressi di pace internazionali. Conferenza di Bruxelles 1848: Venne creata una corte internazionale. Approvarono risoluzioni per il miglioramento delle comunicazioni tra le nazioni. Riduzione delle spese per gli armamenti e creazione di un sistema di disarmo internazionale.  le conferenze di pace rappresentano un momento di splendore che il movimento pacifista non avrebbe più raggiunto prima dell’inizio del XX secolo. La coalizione pacifista rimase un misto di gruppi pacifisti e religiosi, attivisti dei sindacati, free traders e internazionalisti istituzionalizzati. Il lavoro delle conferenze era diretto a influenzare l’opinione pubblica e forse più direttamente i deputati parlamentari su entrambi i lati dell’atlantico. Cercarono di evitare argomentazioni basate sul cristianesimo. Entro gli anni 50 dell’Ottocento le idee di commercio e riforma sociale spinsero i gruppi pacifisti verso forme di internazionalismo. Nella seconda metà del XIX secolo il movimento pacifista cominciò ad indebolirsi. Quando nel 1853 scoppiò la guerra di Crimea, la gran Bretagna si ritrovò in una guerra importante per la prima volta dopo 40 anni. Il movimento pacifista riemerse negli ultimi decenni del XIX secolo con idee e attività ancorate a valori cristiani e agli appelli alla pubblica opinione e concentrate sulla costruzione di norme e istituzioni internazionali. I gruppi preesistenti si unirono a quelli nuovi e si associarono ad esperti di diritto internazionale. L’internazionalismo legale È un’altra varietà di internazionalismo del XIX secolo. Il diritto internazionale, l’ambito del diritto che regola i rapporti tra gli stati e le nazioni, nacque come disciplina accademica e come pratica diplomatica che combinava le nuove visioni dell’internazionalismo con la realtà dei moderni stati nazione. L’internazionalismo legale comparve nello stesso secolo e parlava il linguaggio del diritto delle nazioni. Era un linguaggio ambiguo che forniva una giustificazione legale per l’espansione imperialistica europea e il trattamento ineguale e discriminatorio dei popoli al di fuori del mondo civilizzato. Alla fine del XVIII secolo e inizio XIX in principi legali prodotti da giuristi internazionalmente orientati diedero crescente coerenza a una visione di stati-nazione coesistenti all’interno di una comunità legale internazionale. Per la metà del XIX secolo, questo internazionalismo emerse in Europa come un baluardo per la gestione delle relazioni tra gli stati. Reti di avvocati internazionali si impegnarono in questi decenni a istituzionalizzare la loro disciplina e costruire l’architettura di un ordine legale globale che regolasse le relazioni tra le nazioni e in tutto l’ordine imperiale globale. Al di fuori dell’occidente, il diritto internazionale fungeva da strumento di internazionalismo per gli imperi europei. Il Giappone, la Cina, l’impero ottomano guadagnarono l’ammissione alla comunità internazionale guidata dagli europei aderendo agli standard di civilizzazione posti dalle potenze europee ma continuarono a lottare per la parità di status. Alla fine del secolo avevano iniziato ad opporsi alle potenze europee criticando l’applicazione discriminatoria del diritto difendendo gli 19 interessi delle proprie nazioni o imperi. Il Giappone divenne il primo stato non europeo e non cristiano ad ottenere il riconoscimento legale della sua pari dignità tra le potenze imperiali. Ma solo dopo aver sconfitto Cina e Russia. Gli avvocati internazionali avevano modi di parlare diversi dai politici, e la loro presenza influì sugli accordi. I governi latino-americani trasformarono le dispute sul debito pubblico con gli usa e le potenze europee in dispute legali che potevano essere risolte con l’arbitrato e non con intervento militare.  l’ascesa del diritto internazionale e della professione legale ebbe un effetto sul movimento dell’arbitrato e sullo sviluppo di istituzioni multilaterali. Il diritto internazionale offrì un nuovo terreno. Avvocati riuscivano a trovare facilmente accordi. Il principio dell’uguaglianza dotò gli stati più deboli di strumenti per ottenere attenzione dei potenti. La prima conferenza AIA 1899 era stata dominata da politici, mentre la seconda del 1907 da avvocati. La seconda conferenza AIA definì il diritto internazionale come mezzo per stabilizzare la pace tra nazioni e quindi come una importante dorma di internazionalismo: all’inizio del XX secolo il diritto internazionale era considerato come un agevolatore degli ideali politici.  lo slancio guadagnato dall’internazionalismo negli ultimi decenni del XIX secolo si manifestò nell’elaborazione del diritto internazionale e nella costituzione di corti internazionali per l’arbitrato. La presenza di avvocati alle conferenze diplomatiche alterò il modo di elaborare i problemi e creò nuove voci a favore delle regole e istituzioni multilaterali. L’internazionalismo sociale Gruppi di interessi societari, religiosi stabilirono una miriade di reti e contatti internazionali. Questi gruppi cercavano di promuovere diritti politici, benessere economico. Combattevano per espandere il diritto di voto e l’educazione liberale. Entro il 1900 ai vecchi gruppi si era unita una nuova generazione di attivisti progressisti che puntavano a riformare le istituzioni economiche e politiche nazionali. Il movimento operario internazionale divenne sempre più attivo. Assunse gradualmente forma di un partito centralizzato costituito da singoli membri organizzati in gruppi locali e federazioni nazionali. Vari gruppi attraverso l’atlantico promuovevano cause sociali e umanitarie sia nelle società industrializzate sia nel mondo. Parte di questa attività umanitaria nacque dopo le devastazioni della guerra di Crimea. Negli anni 80 dell’Ottocento e nel nuovo secolo sorsero nuovi gruppi di riforma che avevano obbiettivi domestici di vario tipo e avanzavano diverse critiche nei confronti delle politiche economiche. Queste associazioni internazionali si muovevano sull’onda della crescita economica, del commercio e ascesa della classe media capitalista. L’internazionalismo funzionale Con internazionalismo funzionale si intendono la proliferazione di accordi, convenzioni e organizzazioni internazionali istituiti per facilitare e regolare i viaggi, le comunicazioni e le normative commerciali. Questa riforma di internazionalismo, una conseguenza del crescente riconoscimento della propria interdipendenza da parte degli stati, si espresse in nuovi tipi di congressi intergovernativi. Un altro tipo di internazionalismo funzionale è quello amministrativo. Ogni ramo del governo cominciò a essere affiancato in alcune delle sue funzioni da una organizzazione internazionale di qualche tipo che duplicava o integrava le sue funzioni amministrative. Le poste, la sanità e l’unificazione degli orari ferroviari a livello europeo furono i primi esempi di questa forma di internazionalismo amministrativo. Queste burocrazie esternalizzate si svilupparono in due modi. In alcuni casi gli stati industriali più avanzati istituirono un’agenzia o un servizio che era seguito dalla creazione di un corpo internazionale per facilitare la coordinazione (crearono tipo IPU, banche centrali europee, etc). L’evoluzione di questi uffici domestici e internazionali seguì l’evoluzione dello stato liberaldemocratico. 20 La fondazione della società delle nazioni proseguì questa logica di sviluppo istituzionale intergovernativo. Tutte queste tipologie di internazionalismo del XIX secolo furono favorite dall’affiliazione con altre forze maggiori di cambiamento. L’internazionalismo commerciale era legato all’ascesa del capitalismo industriale. Il movimento per il diritto internazionale cercò anche di codificare meccanismi legali-istituzionali per la risoluzione pacifica dei conflitti tra stati sovrani. Il liberalismo stesso si legò strettamente all’ascesa del nazionalismo e al consolidamento dei moderni stati-nazione. Ciò che rendeva liberali questi progetti internazionali era la loro influenza collettiva nel traghettare il mondo verso forme di ordine più aperte. Il rafforzamento del diritto e delle istituzioni internazionali in una società internazionale in via di modernizzazione divenne il pezzo forte dell’internazionalismo europeo e americano. Tra gruppi internazionalisti e attivisti c’era un generale consenso che il moderno ordine internazionale necessitava di un congresso di nazioni comprensivo. il centro del pensiero alla base dell’internazionalismo legale e istituzionale si è evoluto e il suo interesse non era l’opinione pubblica ma le relazioni tra i governi. I governi erano considerati strumenti del pubblico volere. Entro fine secolo i gruppi internazionali portarono avanti le loro visioni facendo ricorso alle élite professionali. La crescita dell’interesse per i trattati di arbitrato fu un risultato di questo cambiamento negli elettorati e nelle coalizioni ma rifletteva anche cambiamenti nell’evoluzione di stati e società. 1- La pressione per l’arbitrato fu un processo politico che si sviluppò nel XIX secolo. In un mondo liberaldemocratico le cui società civili erano un terreno fertile per le idee. Le loro battaglie furono combattute nei parlamenti e nei ministeri degli esteri. 2- L’idea dell’arbitrato sostenuto da organizzazioni giudiziarie e parlamentari internazionali era per molti versi un’estensione delle idee liberaldemocratiche alla società internazionale. La rule of law e la risoluzione pacifica delle controversie erano il nucleo della democrazia liberale; perciò, non è sorprendente che i gruppi e i movimenti interni a queste società cercassero di estendere queste idee al sistema internazionale. Le correnti intellettuali e politiche di questo nuovo internazionalismo tendevano a convergere su un nucleo di idee centrali: l’apertura delle relazioni commerciali, la creazione di meccanismi istituzionali per la risoluzione delle controversie e di norme rudimentali sui diritti umani e umanitarismo. I movimenti e le coalizioni si erano espanse superando società religiose finché non furono dominati dalle élite professionali le cui proposte erano indirizzate ai parlamenti. La crescente interdipendenza tra le società industriali e la corsa agli armamenti tra le grandi potenze fu il mutevole sfondo dei nuovi sforzi di riforma di governo e costruzione di un ordine internazionale. Nazionalismo e internazionalismo Le origini dell’internazionalismo liberale possono essere ritraccianti nell’internazionalismo del XIX secolo, incarnato dalla caleidoscopica attività di persone e gruppi operanti nell’emergente mondo liberaldemocratico. L’internazionalismo e il nazionalismo erano movimenti rivali che offrivano logiche divergenti per l’organizzazione fello spazio politico. Erano 2 facce del nascente ordine mondiale. - Il nazionalismo e lo stato nazione offrirono la struttura per l’ordine politico e identità delle democrazie. - L’internazionalismo era visibile nella molteplicità di modi in cui persone e gruppi appartenenti a queste società oltrepassavano i confini nazionali per costruire relazioni. La democrazia liberale nacque ancorandosi in occidente agli stati-nazione. La varietà di internazionalismo rifletteva la consapevolezza crescente di vivere in un mondo in via di modernizzazione e globalizzazione. L’esistenza di legami comuni tra i governi stava lentamente iniziando a ricevere un riconoscimento non solo formale. Gli internazionalisti esplorarono nuovi modi di organizzazione spazio-temporale. Non tutti questi internazionalismi erano liberali, ma fu da questa molteplicità di correnti che l’internazionalismo liberale finì per prendere forma come progetto politico coerente per quanto 21 sfaccettato. Erano una famiglia di idee. Il liberalismo aveva le sue tensioni interne: libertà, uguaglianza, proprietà privata e giustizia erano valori spesso in conflitto. L’internazionalismo liberale fu una collezione di idee costruite sula visione che il mondo si stesse organizzando in stati-nazione sovrani guidati da società occidentali e liberali. Le norme post-imperiali di autodeterminazione, uguaglianza politica e razziale, diritti universali non facevano ancora parte del nucleo dell’internazionalismo liberale. Lo stato era visto come fonte e sede di autorità sovrana, ma l’internazionalismo liberale anticipò la crescita delle forme condivise di governance collettiva. CAPITOLO QUARTO L’INTERNAZIONALISMO WILSONIANO La prima metà del XX secolo fu crudele con l’internazionalismo liberale. Si scatenarono molte crisi. La belle époque mostrava soltanto una faccia della modernità. L’industrialismo nascondeva un lato oscuro. Il violento sconvolgimento, la catastrofe geopolitica della guerra fredda segnarono un punto di svolta non solo per la politica mondiale ma anche per l’internazionalismo liberale, così come le guerre, le recessioni.  La convinzione che la modernità stesse trainando un progresso continuo viene sfatata dalla guerra, dall’agitazione sociale e dal risorgente antiliberalismo. I due momenti più importanti si verificarono nel 1919 e 1945. Gli internazionalisti liberali furono costretti a raccogliere i pezzi dopo le guerre mondiali. Ma queste guerre ebbero anche l’effetto di demolire il vecchio ordine e appunto a causa di questo l’internazionalismo liberale era diventato più necessario. Woodrow Wilson è stato identificato con l’internazionalismo liberale. Wilson raggiunse i suoi risultati tramiti discorsi nella conferenza di pace di Parigi con i 14 punti. Gli usa avrebbero cercato di realizzare un mondo di accordi di pace pubblici raggiunti pubblicamente. Ma in realtà Wilson dava voce a idee già discusse in Europa per decenni e il suo contributo non fu intellettuale ma POLITICO  cristallizzò l’internazionalismo liberale come progetto politico. L'internazionalismo liberale divenne un progetto politico: una teoria un'ideologia è un'agenda di riforma internazionale. La visione di Wilson era a un tempo progressista e conservatrice: - Da un lato era una strategia globale per riplasmare l’ordine internazionale attorno a libero scambio e alla sicurezza collettiva e al diritto internazionale. - Ma era conservatore in quanto non si contrapponeva all’impero europeo, alle gerarchie razziali e culturali e in generale ai termini dominanti della sovranità statale. In questo capitolo sono presentate 4 argomentazioni: 1- La Prima guerra mondiale costrinse Woodrow Wilson a farsi avanti con proposte esplicite e comprensive per riformare l’ordine internazionale. La guerra aveva reso chiaro il bisogno di cooperazione e protezione. Il problema era un fallimento degli stati nell’essere sufficientemente moderni. La Germania era lo stato autocratico con la cultura militarista, che aveva causato la guerra. Perciò la guerra fu trasformata in uno strumento di progresso. “l’obbiettivo della guerra era la distruzione del potere autocratico”. La modernità doveva abbracciare la maggior parte del mondo ancora in via di modernizzazione. 2- Le idee fondamentali che costituivano l’ordine postbellico non erano nuove. Erano state discusse nel secolo precedente. Al cuore di quest’ordine stava la visione di una comunità di nazioni organizzata e diretta dalle democrazie liberali occidentali e caratterizzata dal libero commercio, diritto internazionale e da meccanismi per la risoluzione dei conflitti. cooperazione e impegni si sarebbero auto-garantiti. 3- La visione specificamente wilsoniana dell’ordine internazionale era una sintesi in evoluzione di idee basate su una serie di assunti riguardanti la modernità, la democrazia liberale, le istituzioni e il progresso. La civilizzazione avrebbe trainato le società verso il futuro. E la società delle nazioni era il primo passo per la promozione di un sistema di pace. 22 4- L’internazionalismo wilsoniano fallì. Gli usa rifiutarono di unirsi alla società delle nazioni. Le cause di questo fallimento sono imputabili in un certo senso a Wilson. Wilson si rifiutò di scendere a compromessi. La visione di Wilson non era sostenibile finché l’occidente non poggiava su una stabile base geopolitica. Ma comunque Wilson gettò le basi per futuri tentativi. La guerra mondiale, la modernità e l’ordine internazionale La guerra fu una catastrofe globale e l’Europa entro in guerra nel 1914. A livello più immediato la guerra trasformò la distribuzione del potere mondiale. I vecchi imperi dell’Eurasia – impero zarista, impero bulgaro, impero ottomano – crollarono. Nacquero nuovi stati. L’impero britannico sopravvisse ma le potenze europee furono indebolite. La gran Bretagna era stata al centro di questa espansione di potere globale. Le potenze europee persero la presa sull’ordine internazionale e la loro centralità.  furono beneficiari della guerra gli USA, la economia continuò ad espandersi. Gli usa rappresentavano una potenza diversa. La sua espansione era stata limitata al continente nordamericano. Comunque si ha una transizione da un ordine imperiale a leadership britannica a una protratta lotta globale per un ordine mondiale post-imperiale. Il vecchio ordine fu distrutto dalla guerra in diversi modi: - La guerra lasciò le grandi potenze e le loro relazioni politiche in rovina, serviva un nuovo ordine mondiale, erano state delegittimate le vecchie regole, era stata introdotta una nuova distribuzione del potere ed entrarono in gioco nuovi attori. - La grande guerra diede anche inizio a una nuova battaglia ideologica globale: Wilson dipinse la guerra come una lotta di popoli liberi ed autonomi contro il potere egoista ed autocratico. Infatti, la rivoluzione comunista si sera diffusa sotto la bandiera dell’internazionalismo comunista. Wilson e Lenin vedevano la guerra come una conflagrazione dalla quale sarebbe emerso un nuovo ordine dele cose. L’Europa era l’incarnazione di un passato retrogrado e il proprio paese come il baluardo dell’età illuminata. - C’era anche una nuova divergenza tra tipologie di regime: l’America di Wilson e la Russia di Lenin. Le lotte ideologiche riflettevano anche la nuova centralità sul palcoscenico mondiale. I principi dell’ordine internazionale avrebbero dovuto essere più connessi ai principi e alle aspirazioni delle democrazie liberali. La definizione di un ordine internazionale legittimo era cambiata e ora i leader dovevano prestare più attenzione alle sensibilità democratiche nel costruire regole e istituzioni. Si parla anche di autodeterminazione. La causa per un ordine postbellico liberale dipendeva in ultima analisi da quanto quest’ordine avrebbe promosso i principi della democrazia liberale. - In tutti questi sensi, la grande guerra generò l’esistenza e le opportunità per l’organizzazione dell’ordine internazionale. La guerra scosse le fondamenta politiche del vecchio ordine. Angell diceva che se la razionalità non avesse prevalso, le società occidentali avrebbero pagato un grave prezzo. Infatti, gli stati del mondo occidentale furono messi in pericolo dalla capacità crescente degli armamenti di infliggere danni. Le linee evolutive dell’internazionalismo liberale Wilson è ricordato come colui che produsse nuove idee per la ricostruzione di un mondo devastato dalla guerra. Wilson voleva l’arbitrato internazionale, la libertà dei mari e un sistema commerciale non discriminatorio. Voleva un diritto internazionale codificato che incarnasse le norme e i principi di quest’ordine aperto basato su regole. Voleva una società delle nazioni. Circolavano già queste idee nel XIX secolo  ma Wilson sintetizzò. Commercio, arbitrato e organizzazione internazionale Il primo filo fu il movimento per il libero scambio. Già la Gran Bretagna aveva ridotto le tariffe con l’abrogazione delle corn laws. Ci si trovava ad un bivio tra protezione e consolidazione della libertà. Poi il dibattito sul commercio iniziò a deviare dalla riduzione dei dazi. 23 Open door policy (Cina)  le potenze imperiali europee stavano attivamente invadendo la Cina, creando porti commerciali e zone imperiali. Gli usa si misero in opposizione alla corsa delle potenze europee per aggiudicarsi privilegi commerciali esclusivi in Cina. La guerra siro-giapponese nel 1895 aveva minato le relazioni commerciali aperte dal momento che il Giappone macchinava per ottenere speciali privilegi portuali e territoriali. La gran Bretagna voleva unirsi agli USA per sollecitare una politica di uguale accesso commerciale. L’obbiettivo della open door era sia salvaguardare gli interessi commerciali americani nella regione dia tutelare i diritti dei cinesi contro le usurpazioni straniere. Gli usa erano pronti a sostenere un principio che arrivava al cuore dell’organizzazione dell’ordine internazionale anche perché l’amministrazione americana in quel periodo stava cercando di sottomettere le rivolte nelle filippine.  Quindi era una politica volta a contrastare le zone esclusive e a proteggere gli interessi economici in espansione degli USA ma era anche un tentativo di associare gli usa a un ordine internazionale aperto e non discriminatorio. Anche il movimento per l’arbitrato internazionale era attivi prima. Divenne una agenda di riforma portata avanti da avvocati e diplomatici internazionali. Usa e gran Bretagna lo utilizzarono molto in ogni tipo di problema. L’obbiettivo più ambizioso del movimento per l’arbitrato fu portare questo meccanismo di risoluzione delle controversie nell’alta politica delle relazioni interstatali. Nel 1872 usa e gran Bretagna acconsentirono a ricorrere all’arbitrato per risolvere dispute sui diritti degli stati neutrali. Nel 1887 iniziarono a negoziare fino al 1897. Ma vennero alla luce anche i limiti di questo sistema. Nell’attuazione dell’arbitrato ogni stato aveva delle sue riserve: - Gran Bretagna non avrebbe sottoposto al trattato le dispute riguardanti onore o integrità nazionale. - Gli usa non avrebbero acconsentito alle risoluzioni senza approvazioni del senato. Nel primo decennio del XX secolo l’arbitrato fu sostenuto dalla leadership del segretario americano Root per migliorare le relazioni con l’America latina. Mentre alcuni internazionalisti si concentravano sull’arbitrato e su altri meccanismi, altri promuovevano una associazione politica di stati. Un congresso che si sarebbe riunito per appianare le controversie. I gruppi internazionalisti vedevano le loro assemblee periodiche come eventi precursori della società delle nazioni. I vari movimenti internazionali culminarono nelle due conferenze per la pace dell’aia del 1899 e 1907.  segnarono un picco nello sviluppo dell’attività collettiva avente come scopo la riforma generale e permanente del sistema delle relazioni internazionali in contrapposizione allo scopo di risolvere situazioni specifiche e temporanee. La proposta vera di una conferenza fu avanzata dallo zar Nicola II per favorire la pace definendo le eleggi della guerra e negoziati sugli armamenti. Venne istituiti la corte di arbitrato dell’aia che risolse 14 casi. Fu discussa l’idea di una corte mondiale. L’uso di questi organi rimase facoltativo. Multilateralismo e uguaglianza sovrana Gli accordi raggiunti dalle due conferenze di pace dell’AIA erano modesti e certamente insufficienti ad arrestare la marcia dell’Europa verso la guerra. Il multilateralismo della diplomazia moderna ha le sue radici nel sistema statale westfaliano e nel Congresso di Vienna del 1815, Ma non raggiunse la sua forma moderna fino alle due conferenze dell'aia. Il Congresso di Vienna era un unico caso, e a quel tempo, nell'aver portato i rappresentanti di molti governi a negoziare insieme. Nel corso del diciannovesimo secolo, tuttavia, i congressi multilaterali conobbero un'evoluzione. La partecipazione fu estesa, fu introdotto il voto, e le riunioni stesse divennero regolari. Il primo accordo multilaterale aperto alla firma di tutti gli Stati sovrani fu la dichiarazione di Parigi sulla legge marittima del 1856. La conferenza di Ginevra nel 1863 sulle leggi di guerra fu organizzata da gruppi della società civile e ebbe un'ampia partecipazione. Le conferenze multilaterali furono anch'esse a partecipazione volontaria = l'inclusività era più importante della gerarchia. 24 Con le conferenze dell'aia del 1899 e del 1907, questo nascente multilateralismo fu esteso alle conferenze intergovernative sulla pace e la sicurezza. Mentre la prima conferenza dell'aia proseguiva la vecchia tradizione di invitare un gruppo ristretto di stati, la seconda stabilì la norma della partecipazione universale.  La conferenza del 1907 stabilì di riunirsi regolarmente crea un comitato preparatorio per gestire gli affari tra una conferenza e l'altra. All'inizio del ventesimo secolo le grandi linee dell'orientamento internazionalista liberale erano ormai visibili Gli Stati sovrani del mondo civilizzato avrebbero dovuto stabilire principi legali e regolatori che guidassero gli Stati verso la risoluzione pacifica delle cont

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