Igiene e Sicurezza PDF
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This document provides an overview of hygiene and safety, emphasizing the importance of maintaining, promoting, and improving health for individuals and communities. It details the three pillars of hygiene: epidemiology, prevention, and health promotion, and the various factors influencing health status. The document further elaborates on the different types of diseases, their causes, and preventive measures. Finally, the document covers descriptive and analytic epidemiology, discussing various epidemiological study types, and the use of epidemiological measures, such as rates, ratios, and proportions, in describing the frequency of health events in populations.
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L'igiene ha come obiettivo il mantenimento, il potenziamento e la promozione della salute del singolo individuo e della collettività. Tre caratteristiche dell’Igiene 1. L’oggetto del proprio interesse non è la persona malata ma l’individuo sano 2. L’ambito di intervento non è limitato al singolo i...
L'igiene ha come obiettivo il mantenimento, il potenziamento e la promozione della salute del singolo individuo e della collettività. Tre caratteristiche dell’Igiene 1. L’oggetto del proprio interesse non è la persona malata ma l’individuo sano 2. L’ambito di intervento non è limitato al singolo individuo ma è esteso all’intera collettività 3. Gli interventi non riguardano solo la persona ma anche l’ambiente fisico, biologico e sociale nel quale essa vive. l’Igiene ha 3 pilastri: epidemiologia, prevenzione e promozione della salute, organizzazione servizi sanitari Transizione epidemiologica: riduzione della mortalità per malattie infettive, con conseguente allungamento della vita media delle popolazione e aumento della frequenza delle malattie non infettive, soprattutto cronico-degenerative. def SALUTE: «stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia e infermità» Completo stato di salute: Il requisito per una salute completa “lascerebbe malati la maggior parte di noi per la maggior parte del tempo. Tutto ciò da’ forza alle spinte della tecnologia medica e delle industrie farmaceutiche, in collaborazione con le organizzazioni professionali, a ridefinire le malattie, ampliando così gli ambiti del sistema sanitario. Le nuove tecnologie di screening rilevano anomalie a livelli che non potrebbero provocare malattie e le aziende farmaceutiche producono farmaci per ‘condizioni’ che precedentemente non venivano definite come problemi di salute.” Determinanti stato di salute Determinanti individuali: sono età, sesso, fattori costituzionali e metabolici, condizioni genetiche e immunologiche proprie della persona. Determinanti comportamentali: sono associati essenzialmente allo stile di vita dell’individuo (fumo, alcol, sedentarietà, cattiva alimentazione, ecc). Determinanti ambientali: sono presenti nell’ambiente di vita e di lavoro e possono essere di natura chimica, fisica o biologica. Determinanti sociali: il contesto socio-economico, culturale, affettivo e di relazioni sociali che influenza la salute delle persone e delle comunità. Fattori di Malattia FATTORE CERTO (EZIOLOGICO) : microrganismo x che causa malattia y (per esempio l’influenza è sempre causata dal virus influenzale A e B, la silicosi è sempre causata da un certo tipo di silice) FATTORE DI RISCHIO: è un fattore associato al manifestarsi della malattia, che aumenta la probabilità della sua comparsa (per esempio l’eccesso di alcol o di fumo aumenta la probabilità di rischio di tumore al polmone). Definizione di malattia Una malattia è una condizione anormale di un organismo vivente, causata da alterazioni organiche (nella struttura dell’organismo, es. tumore) o funzionali (nel funzionamento dell’organismo, es. diabete). Definizione NIH (National Institutes of Health): Qualsiasi condizione anomala del corpo o della mente che causa disagio, disfunzione o malessere a alla persona colpita o a coloro che sono in contatto con essa. La triade di malattia DISEASE: è la malattia in senso biomedico, oggettivabile con parametri fisici/chimici, come la temperatura o l’alterazione di alcuni valori ematici. ILLNESS è la sensazione che il soggetto ha del proprio star male. E’ una visione soggettiva del sentirsi male , mediata anche dal background culturale del soggetto. SICKNESS è il modo in cui il contesto sociale e culturale interpretano la malattia dell’individuo. Si tratta del punto di vista della comunità, che implica di conseguenza certi diritti e certi obblighi derivanti dal riconoscimento sociale della patologia. Una persona si sente male (ILL), il medico certifica la malattia (DISEASE) e la società gli attribuisce l’etichetta di malato (SICK) Patologie: infettive e non infettive Malattie infettive: sono causate da microrganismi patogeni o parassiti (agenti eziologici); sono trasmissibili, potendo trasmettersi orizzontalmente (da persona a persona) o verticalmente (da madre a figlio/a); sono per lo più malattie acute, con periodo di incubazione breve e decorso generalmente rapido; spesso permane una memoria immunitaria. da una malattia infettiva si hanno poi 3 vie: morte, guarigione, cronicizzazione Malattie non infettive: non hanno un’origine microbica o parassitaria; sono non trasmissibili: possono trasmettersi solo verticalmente (genetica); sono solitamente causate dall’interazione fra diversi fattori (multifattoriali): sono spesso malattie cronico-degenerative (fase di latenza solitamente molto lunga e decorso molto lento nel tempo); non sono caratterizzate da immunità. Le malattie non trasmissibili possono essere monofattoriali o plurifattoriali. Le malattie cronico-degenerative spesso hanno origine in età giovanile, ma richiedono anche decenni prima di manifestarsi clinicamente. Nell’eziologia di queste malattie giocano un ruolo importante i comportamenti personali, lo stile di vita e i determinanti ambientali che possono essere: Biologici: agenti infettivi (es. HBV, HIV), allergeni; Chimici: sostanze sia naturali che sintetiche;; Fisici: calore, rumori, radiazioni. Prevenzione delle Malattie “Azioni volte a sradicare, eliminare o ridurre al minimo l’impatto della malattia e della disabilità o, se nessuna di queste è fattibile, a ritardare il progresso della malattia e della disabilità. Il concetto di prevenzione è articolato in livelli, che definiscono una prevenzione convenzionalmente chiamata primaria, una secondaria e una terziaria” esistono 3 livelli di prevenzione: 1. PREVENZIONE PRIMARIA: ha come obiettivo impedire l’insorgere delle malattie nelle persone sane → Interventi individuali o collettivi sulla popolazione SANA per eliminare o ridurre la possibilità di esposizione a cause e/o fattori di rischio. counseling genetico o consulenza genetica; potenziamento delle capacità di difesa dell’organismo (vaccinazioni); rimozione di comportamenti nocivi (educazione sanitaria); induzione di comportamenti positivi (educazione sanitaria); interventi sull’ambiente di vita e di lavoro (NB: di natura fisica, chimica ma anche organizzativa!) 2. PREVENZIONE SECONDARIA: ha come obiettivo ridurre la progressione della malattia → Utilizza interventi rivolti a soggetti APPARENTEMENTE SANI, che si trovano in una fase clinicamente silente. Si tratta di interventi di natura clinico-diagnostica per identificazione precoce di malattie o condizioni a rischio Utilizzati per lo più in malattie cronico-degenerative 3. PREVENZIONE TERZIARIA: ha come obiettivo impedire che in persone già malate si verifichino le complicanze più gravi Gli interventi di prevenzione terziaria sono rivolti a soggetti già MALATI, con l’obiettivo di ridurre la progressione della malattia Tipica delle malattie cronico-degenerative o di malattie infettive che possono cronicizzare (epatiti virali, HIV, tubercolosi) Consiste in misure di supporto medico, sociale,psicologico per ridurre il rischio di complicanze e migliorare la qualità della vita Spesso la prevenzione terziaria si sovrappone alla terapia EPIDEMIOLOGIA GENERALE ragionamento su comunità DEF: L’epidemiologia è stata definita come “lo studio della distribuzione e dei determinanti delle situazioni o degli eventi collegati alla salute in una specifica popolazione, e l’applicazione di questo studio al controllo dei problemi di salute Trae origine dall’idea, risalente a più di 2000 anni fa (Ippocrate), che i fattori ambientali possano influenzare il verificarsi e il decorso di una malattia Sempre esistita, a livello concettuale, ha cominciato ad essere strutturata più appropriatamente nell’800, con gli studi sul colera di John Snow Importanza cruciale nel fornire le evidenze scientifiche su cui si basa tutta la filiera successiva di interventi terapeutici o preventivi. Rappresenta il punto primo della Evidence Based Medicine OBB. EPIDEMIOLOGIA descrittiva= Descrivere stati di salute e di malattia nella popolazione analitica= individuare determinanti di salute e malattia sperimentale = valutare l’efficacia degli interventi sanitari E’ una scienza trasversale che si occupa di studiare le malattie non nel singolo individuo ma a livello di popolazione; stabilisce i nessi di causalità, cioè indaga la relazione causa-effetto tra determinanti e malattia; studia gli ammalati a confronto con i sani ed è, quindi, in grado di individuare oltre ai fattori di rischio anche i fattori protettivi di salute. L’epidemiologia si serve della statistica per descrivere i dati di popolazione, per impostare gli studi e per analizzare i dati raccolti. Fonti dei Dati ad hoc (studi epidemiologici): finalizzate a un uso specifico, effettuate una sola volta e non più ripetute. La metodologia di raccolta ed elaborazione dei dati è definita dagli stessi ricercatori. Routinarie: la raccolta avviene in modo continuo e sistematico e i dati sono rielaborati da enti quali il Ministero della Salute , l’Istituto Superiore di Sanità, ISTAT a intervalli di tempo regolari e codificati secondo criteri internazionali. - schede di morte - notifiche malattie infettive - registri di patologia - scheda dimissione ospedaliera - dati demografici PRINCIPALI STUDI EPIDEMIOLOGICI Osservazionali - STUDI DESCRITTIVI (CASE-REPORT) - STUDI TRASVERSALI (Cross-sectional) - STUDI CASO-CONTROLLO - STUDI DI COORTE Sperimentali: - non randomizzati - randomizzati da studi precedenti - review (sistematiche e meta-analisi) MISURE DELL’EPIDEMIOLOGIA I principali tipi di misura utilizzati in epidemiologia sono classificabili in: MISURE ASSOLUTE: Frequenza assoluta → E’ il numero dei casi osservati (N) in una determinata popolazione, Rappresenta il primo approccio a qualsiasi tipo di ricerca. (Non tiene conto della numerosità della popolazione, non consente di confrontare il fenomeno in diversi gruppi e stabilire relazioni.) MISURE RELATIVE: Tassi Rapporti Proporzioni Tasso Misura che tiene conto del fattore TEMPO impiegato perché un fenomeno sia osservato E’ una misura dinamica (rapporti e proporzioni sono invece statiche) Un tasso (T) si può rappresentare come: N(t) = numero di eventi verificatisi nel tempo t P = popolazione di dimensione media nel tempo t K = fattore moltiplicativo utilizzato (es. per 1000 abitanti, per 10.000 abitanti, ecc) Rapporto E’ una frazione (a/b) in cui il numeratore (a) non è compreso nel denominatore (b). Il numeratore (a) e denominatore (b) sono indipendenti. Può servire a dare un’idea di quante volte una certa categoria è più frequente rispetto a un’altra di riferimento o a comparare l’entità di un fenomeno in due momenti diversi Può assumere un valore compreso fra 0 e +infinito Esempi: ▪ Rapporto maschi/femmine (o femmine/maschi) ▪ Mortalità in Italia nel 2023/mortalità nel 2010 ▪ Rapporto fra soggetti ipertesi/normotesi Proporzione E’ una frazione il cui il numeratore è contenuto nel denominatore (a/a+b): assume valori compresi tra 0 e 1. Spesso una proporzione è moltiplicata per 100 e quindi espressa come percentuale. Si usa per descrivere la quantità relativa di una popolazione con una certa caratteristica rispetto alla popolazione totale. ALTRI MODI Misure di frequenza: quantificano le malattie o i fenomeni a esse correlati in una popolazione Frequenza assoluta Prevalenza → rapporto tra il numero di persone malate in una popolazione e il numero totale degli individui della popolazione (quindi sani e malati) in un dato momento, x una costante (solitamente espressa in percentuale) Incidenza → misura di frequenza che esprime i NUOVI casi osservati in certo periodo nella popolazione a rischio prevalenza: i dati rilevati devono riferirsi ad un periodo di rilevanza tipo: - un particolare giorno - un periodo utilizzata per descrivere la frequenza di malattie in un inizio graduale ed un decorso cronico, descrivere la frequenza di un fattore di rischio di una malattia, rappresentare la probabilità di avere una malattia incidenza: E’ una misura DINAMICA di densità di eventi che compaiono in sequenza nel tempo. Rappresenta la PROBABILITA’ di ammalarsi di una determinata malattia E’ utile per valutare l’estendersi di una malattia (es. epidemie) e studiarne i determinanti Utilizzata solitamente per misurare la frequenza delle malattie infettive Incidenza cumulativa: proporzione di individui in di una popolazione CHIUSA (cioè in cui non si verificano nascite, decessi o perdite di soggetti per qualsiasi motivo) che presenta la malattia in un determinato periodo di tempo. Densità di incidenza: si usa in caso di popolazioni APERTE ossia quando si verificano entrate e uscite durante il periodo di osservazione. Il denominatore viene utilizzato in tempo/persona (persona x giorni/mesi/anni di osservazione). Non utilizzata nelle indagini routinarie. Misure di associazione: misurano l'associazione tra un fenomeno (esito clinico, malattia, morte) e l'esposizione a un particolare fattore causale di malattia o a un trattamento. Rischio relativo Rischio attribuibile Odds ratio STUDI SPERIMENTALI Popolazione in studio, la selezione avviene in base a criteri di inclusione predefiniti, si suddividono in “potenziali partecipanti” e “non partecipanti”, entrambi dovranno compilare il consenso informato, i partecipanti allo studio vengono sottoposti a randomizzazione (se possibile) e si formano due gruppi, uno denominato gruppo di trattamento e l’altro gruppo di controllo. Problemi Burocratici - Approvazione dal comitato etico ha un costo elevato e ci vuole molto tempo; - L’assicurazione è obbligatoria per tutti i pazienti, a prescindere dall’esistenza un’assicurazione Asl e al prescindere dal numero di cause; - Il placebo ha un costo elevato e spesso quasi impossibile se non con supporto dell’industria; - Criteri di inclusione pazienti sono spesso stretti; - Consenso informato: mi dà il permesso legale di fare tutto ciò che serve per il mio studio. - Raccolta dati eCRF: si riscontrano problemi di privacy nel trasferimento dati. Studi sperimentali - La randomizzazione RCT (Randomized Clinical Trial). La randomizzazione è un momento cruciale dello studio, ed è proprio per questo che gli studi sperimentali sono metodologicamente più affidabili degli studi osservazionali Quando possibile, l’assegnazione dei pazienti al gruppo sperimentale (trattato con AZT) o al gruppo di controllo (quello che riceve il Placebo) deve avvenire con criterio assolutamente casuale In questo modo, proprio grazie al caso, si ottiene la massima garanzia possibile che i due gruppi siano uguali (o quasi) in tutto e per tutto (es. % di fumatori età media % di maschi livello socio fumatori, età media, % di maschi, livello socio-economico etc ) e che le economico, etc.), e che le differenze che si osserveranno in termini di miglioramento clinico saranno dovute esclusivamente al farmaco I vantaggi sono: - Sono gli studi più corretti da un punto di vista metodologico (in particolare grazie alla randomizzazione); - Costituiscono i migliori modelli in particolare per stabilire l’efficacia degli interventi; - Se ben condotti non sono suscettibili a bias di selezione, di mis-classificazione e (soprattutto) di confondimento. Gli svantaggi: - Problemi etici, in particolare per le valutazioni di trattamenti già entrati nella pratica clinica; - Spesso di lunga durata a livello organizzativo (difficili da organizzare); - Spesso hanno costi elevati. Cieco e Doppio-cieco - “In cieco” ovvero quando i pazienti non sanno quale trattamento stanno assumendo (es: se il farmaco o il placebo). Ovviamente quando viene dato un placebo uno studio è sempre in cieco, perché altrimenti non avrebbe senso somministrare un placebo, spesso molto costoso (se i pazienti sapessero che stanno assumendo un placebo e non il farmaco non avrebbero alcun beneficio psicologico perché non il riterrebbero di essere curati). - “In doppio cieco” ovvero quando né i pazienti né i medici/valutatori sanno quale trattamento sta assumendo il paziente. Questa modalità garantisce che il medico/valutatore non sia influenzato dalle sue convinzioni rispetto ad un determinato trattamento quando si trova a valutare gli esiti (es. se il medico sa che il paziente assume placebo, sarà più rigoroso nel visitarlo e meno incline a certificarne l’eventuale guarigione). Studi sperimentali – outcome e fasi di un trial: Misura di efficacia del trattamento, anche chiamati esiti, end-points, outputs - Gli esiti più classici sono: mortalità, diagnosi di malattia, durata di degenza, n. di complicanze / ricoveri, soddisfazione del paziente. - Vi sono poi gli outcome intermedi (ad es. nei diabetici il livello di emoglobina glicata). - E gli outcome finali (complicanze cliniche del diabete). Classicamente, i trial sui farmaci si classificano in 4 fasi, oggi 5: Fase 0: (preliminare, recentemente introdotta): somministrazione di singole dosi subterapeutiche del farmaco ad un piccolo numero di soggetti (10-15) per ottenere dati preliminari sulla farmacocinetica; Fase I (sicurezza): su un numero limitato di volontari (20-80) per valutare farmacocinetica e metabolismo del farmaco, meccanismo di azione, farmacodinamica e dose appropriata; Fase II (effetto del trattamento iniziale): su un numero un poco più ampio (20-300) di volontari e pazienti, per testare la quantità di farmaco necessaria (IIA), e l’efficacia (IIB). Continua anche la valutazione della sicurezza; Fase III: su un numero variabile di pazienti, valutano definitivamente l’efficacia (anche vs un goldstandard); Fase IV: (sorveglianza post-marketing): di farmacovigilanza post-commercializzazione del farmaco. SCOPI DELL’ EPIDEMIOLOGIA E STUDI EPIDEMIOLOGICI Osservazionali 1. Studi descrittivi (case-report): raccolta dati e analisi. 2. Studi Trasversali (cross-sectional o di prevalenza) 3. Studi caso-controllo 4. Studi di coorte Sperimentali 1) non randomizzati 2) randomizzati Analisi 1. review 2. review sistematiche e meta-analisi 1. Studi descrittivi: case-report - Illustrare la distribuzione delle varie malattie in rapporto a tempo, spazio e caratteristiche individuali; - Calcolare i tassi di mortalità o incidenza (grezzi, specifici e standardizzati); - Ipotizzare l’associazione tra malattie e fattori di rischio. Singolo caso - Rapporto dettagliato dei sintomi, segni, diagnosi, trattamento e follow-up di un singolo o pochi casi clinici (case-series); - I case report/series solitamente descrivono un evento insolito o nuovo; - Alcuni case report/series contengono anche una revisione della letteratura di altri casi; - I case report/series (una serie di casi) sono utili per dare un feedback sulle linee guida, potendo rappresentare i primi segnali di efficacia o eventi avversi (o costi). Singolo caso - Rapporto dettagliato dei sintomi, segni, diagnosi, trattamento e follow-up di un singolo o pochi casi clinici (case-series); - I case report/series solitamente descrivono un evento insolito o nuovo; - Alcuni case report/series contengono anche una revisione della letteratura di altri casi; - I case report/series (una serie di casi) sono utili per dare un feedback sulle linee guida, potendo rappresentare i primi segnali di efficacia o eventi avversi (o costi). I vantaggi sono: - Dati già raccolti, facilmente accessibili e spesso già elaborati; - In paesi con validi sistemi di raccolta centrali sono molto attendibili (soprattutto i dati di mortalità); - L’uso di classificazioni standard facilita i confronti anche a livello internazionale. Gli svantaggi sono: - Dati individuali quasi mai disponibili; - Difficilmente si possono vagliare ipotesi eziologiche specifiche: possibilità di bias ecologico - Lunghi tempi di latenza tra raccolta ed elaborazione. 2. STUDI TRASVERSALI (cross-sectional o di prevalenza): Detti anche studi di prevalenza perché raccolgo i dati in un unico momento. Gli obiettivi degli studi trasversali sono: - Descrizione della prevalenza di un fenomeno (malattia, fattore di rischio) in una popolazione; - Informazioni su caratteristiche della popolazione: bisogni di salute, utilizzo di servizi sanitari; - Valutazione dell’associazione tra fattore di rischio e malattie tramite il confronto della prevalenza nei non esposti e negli esposti ad un fattore di rischio. Metodologia: qui c’è un momento unico, non c’è una dimensione tempo, faccio l’analisi in un momento unico quindi posso ipotizzare un’associazione ma non possono dire cosa avviene prima e quindi non possono verificare un nesso causale. I vantaggi: - Semplicità; - Breve durata; - Costi limitati; - Se il campionamento è corretto i risultati di prevalenza sono generalizzati all’intera popolazione. Gli svantaggi: - Non consentono il calcolo dell’incidenza perché ho un momento unico; - Non consentono di stabilire con esattezza la sequenza temporale tra esposizione e malattia; - Scarsa standardizzazione metodi di indagine e campionamento quindi difficoltà di confronto dei risultati. 3. STUDIO DI COORTE L’obiettivo dello studio di coorte è: - calcolare il tasso di incidenza o di mortalità in coorti costituite da soggetti esposti e non esposti ad un determinato fattore di rischio; - valutare l’associazione tra fattori di rischio e malattie confrontando i tassi di incidenza tra i soggetti esposti e non esposti. Questo studio mi permette di avere informazioni su molte persone. Ci permette di verificare l’incidenza e mi calcolo il rischio relativo. Sono studi prospettici, il tempo e la direzione dello studio vanno nello stesso verso. Nella popolazione seleziono solo i soggetti sani e verifico i non esposti e quelli esposti. Vantaggi: - Calcolo diretto dei tassi di incidenza nei gruppi esposti (a diversi gradi) e non esposti - Valutazione attendibile dei nuovi casi di malattia e dei fattori di rischio - Possibilità di valutare il ruolo di fattori di esposizione rari - Possibilità di valutare il ruolo di fattori di esposizione su patologie multiple Svantaggi: - Spesso di lunga durata (es. leucemie-rx) - Laboriosa organizzazione - Spesso costi elevati - Possibilità di perdita dei soggetti al follow-up - Non utilizzabili per valutare malattie rare 4. MISURE DI ASSOCIAZIONE Stimano la forza dell’associazione tra un determinato fattore di rischio o fattore protettivo – in termini generali una “esposizione”. (es. fumo o farmaco o inquinamento) e una determinata malattia (es. tumore) → Due eventi sono associati se sono correlati tra loro in modo maggiore di si misura con il rischio relativo RR = 1 → l’esposizione non è associata alla malattia RR > 1 → l’esposizione è associata ad un maggior rischio di malattia RR < 1 → l’esposizione è associata ad un minor rischio malattia ODDS RATIO (OR) L’odds ratio OR ha lo stesso scopo del rischio relativo, ovvero determinare se esiste un’associazione tra l’esposizione a certi fattori di rischio o protettivi e l’insorgenza di una malattia. l’odds ratio viene applicato negli STUDI RETROSPETTIVI (caso-controllo) L’odds è il rapporto tra la sua probabilità e la probabilità che ciò accada → rapporto fra numero di esposti e numero di non esposti OR = 1 → l’esposizione non è associata alla malattia OR > 1 → l’esposizione è associata ad un maggior rischio di malattia OR < 1 → l’esposizione è associata ad un minor rischio malattia L’OR è meno preciso del RR nella stima, per valori elevati di prevalenza tende a sovrastimare l’associazione rispetto al RR Calcolare RR e OR non basta, Prima di dichiarare l'esistenza di un rapporto causa-effetto tra l'esposizione e l’esito, occorre eseguire un test di significatività statistica (per escludere che la differenza sia dovuta al caso) e poi occorre verificare i criteri di causalità (nel caso di studi epidemiologici) o la significatività clinica. IL BIAS Tutti questi studi osservazionali soffrono di alcuni problemi sono errori sistematici BIAS: BIAS di selezione: il reclutamento dei soggetti in uno studio non dipende solo dai criteri di inclusione o quando i criteri di inclusione selezionano un campione che è molto diverso dalla popolazione alla quale i risultati dello studio sono diretti. Mi seleziono male i miei soggetti per lo studio. BIAS di informazione:quando i soggetti vengono erroneamente classificati relativamente allo stato di esposizione o di malattia. BIAS confondimento: si verifica quando una “variabile esterna” modifica (annulla, riduce, aumenta) l’associazione tra esposizione e outcome (per esempio: l’età nei casi di infarto). MALATTIE INFETTIVE Le malattie infettive sono malattie caratterizzate dall’interazione tra il microrganismo, l’ospite e l’ambiente. L’infezione è il risultato della penetrazione nell’organismo di un agente patogeno (virus, batteri, protozoi o miceti). Il passaggio da infezione a malattia infettiva dipende da diversi fattori relativi all’ospite e al patogeno. BATTERI I batteri sono microrganismi unicellulari procarioti. Sono divisi in: ✓ aerobi se il loro metabolismo richiede presenza di ossigeno libero; ✓ anaerobi se possono vivere in ambienti poveri o privi di ossigeno. Batteri Patogeni ✓ patogeni in grado di danneggiare organi e tessuti e che sono la causa di malattie contagiose e diffuse; ✓ patogeni opportunisti che possono causare malattia soltanto in circostanze particolari. Tipi di Batteri 1. Cocchi - batteri sferici; possono formare colonie con diversa disposizione: diplococchi, a coppia; streptococchi, a catenella; stafilococchi, a grappolo. 2. Bacilli - batteri cilindrici che possono disporsi diversamente: diplobacilli, a coppia; streptobacilli, a catena 3. Vibrioni - batteri incurvati a forma cilindrica, quelli a sinusoide si distinguono in: spirilli, poche e larghe volute; spirochete, sinusoidi numerose e ravvicinate. VIRUS Sono caratterizzati dall’assenza di una compartimentazione di tipo cellulare; ✓ sono un gruppo eterogeneo di agenti infettivi, formati dal solo materiale genetico (DNA o RNA) avvolto da membrane protettive; ✓ sono incapaci di metabolismo e di replicazione autonomi e devono forzatamente attuare un parassitismo endocellulare obbligato in un organismo ospite. La classificazione dei virus tiene conto di alcuni criteri di varia natura: la cellula bersaglio del virus (cellula animale, vegetale, un fungo o un batterio); la grandezza del virus; il tipo di genoma virale (DNA o RNA). - PROTOZOI Sono costituiti da un involucro cellulare che racchiude il citoplasma e il nucleo. Nel citoplasma si distinguono un ectoplasma gelatinoso; un endoplasma più voluminoso e fluido, che contiene il nucleo e le varie strutture. Hanno organuli adibiti alla locomozione: flagelli ciglia pseudopodi infestazione di protozoi = infestazione I protozoi parassiti dell’uomo appartengono a quattro classi: ciliati - presenza di ciglia, citostoma, citopigio; flagellati - liberi o parassiti dell’intestino dell’uomo e degli animali, si riproducono per scissione binaria longitudinale; amebe - caratterizzati da pseudopodi; possono presentare forme cistiche, sono in genere liberi o parassiti dell’intestino di vertebrati; sporozoi - caratterizzati dalla capacità di produrre spore, sono parassiti intracellulari ed extracellulari di animali e dell’uomo (es Toxoplasma gondii) - MICETI I miceti comprendono i funghi, le muffe e i lieviti. Sono eucarioti ed eterotrofi. Molti soggiornano in modo innocuo sulla superficie cutanea, alcuni sono commensali sulle superfici mucose, solo un centinaio sono patogeni e causano malattie infettive nell’uomo, le micosi. Immunosoppressione o immunodepressione sono importanti fattori che predispongono alle infezioni micotiche. RAPPORTO CON L’UOMO La malattia infettiva si verifica dopo il contagio e l’infezione da parte del microrganismo 1. CONTAGIO O CONTAMINAZIONE: presenza del microrganismo all’interno del nostro corpo 2. INFEZIONE: impianto e moltiplicazione del microorganismo nel nostro corpo (ancora assenza di segni) 3. MALATTIA: evoluzione dell’infezione con situazione morbosa e caratterizzata da sintomi e segni della patologia Non tutte le interazioni tra uomo e microrganismo evolvono verso la malattia: nella maggioranza dei casi alla contaminazione non segue l’infezione, e all’infezione non segue la malattia Il nostro sistema immunitario, infatti, riesce quasi sempre a fermare il microrganismo prima che possa replicarsi o a limitarne la replicazione, evitando l’insorgere della malattia. Inoltre, molti microrganismi non sono patogeni o non sono dannosi se non a contatto con specifiche parti del nostro corpo FATTORI DETERMINANTI A. Patogeno Infettività: la capacità di penetrare, crescere e moltiplicarsi nell’ospite. La carica infettante è il numero di microrganismi di una particolare specie microbica in grado di dare origine all’infezione Patogenicità: la capacità di causare all’ospite un danno che si esprime con la malattia. È geneticamente determinata e dipende da: Invasività: la capacità di invadere l’organismo da parte di patogeni invasivi che spesso danno origine a un’infezione sistemica; Tossigenicità: la capacità di produrre tossine (esotossine o endotossine) da parte di agenti patogeni non invasivi. Virulenza: indica il grado di patogenicità, cioè quanto un agente è capace di provocare una malattia e di indurre lesioni. Ospite E’ possibile distinguere due tipi di risposta difensiva all’accesso dei microrganismi patogeni ai tessuti risposta aspecifica: determinata da barriere fisiche e chimiche: (es. cute. mucose e secrezioni) risposta specifica: tramite meccanismi tipici della risposta immunitaria. (globuli bianchi) Fattori che alterano l’equilibrio Ospite: - barriere naturali (impediscono la proliferazione) - immunità data dai globuli bianchi - condizioni igieniche favorevoli Ambiente: - temperatura: Le temperature vicine a 36° favoriscono la replicazione dei microrganismi, mentre le basse temperature riducono l’attività delle barriere nella mucosa respiratoria (ciglia) favorendo l’infezione di alcuni virus ATTIVITA’ FISICA E IMMUNITA’ Atleti: Sebbene la competizione sportiva sia una condizione recante benefici alla salute, la suscettibilità alle infezioni degli atleti può essere causata da diversi fattori, quali: - Comparsa dopo la prestazione sportiva molto intensa di un quadro transitorio che ricorda le immunodeficienze (> infezioni) → Alcune ore dopo lo sforzo, si raggiunge invece uno stato di linfopenia e neutropenia relativa (diminuzione globuli bianchi, in particolare neutrofili) - Uso di sostanze farmacologiche, non ammesse dall’etica sportiva, per migliorare le prestazioni agonistiche Questo modello suggerisce che un’attività fisica moderata migliora le funzioni del sistema immunitario con una conseguente maggior protezione nei confronti delle infezioni Viceversa un’attività fisica molto intensa (> 70-75% Vo2max) e prolungata causa un indebolimento delle difese immunitarie con conseguente aumento del rischio di infezioni Dopo un’attività fisica prolungata e di elevata intensità si assiste a un calo generalizzato dell’attività del sistema immunitario, questo fenomeno è definito come “Open Window”. La fase di “open window”, ha una durata, estremamente variabile, a seconda degli studi e dei parametri presi in esame, si attesta su tempi oscillanti tra le 3 e le 72 ore, durante questo periodo lo sportivo viene a trovarsi in una situazione di elevato rischio di contrarre un’infezione e in particolare un’infezione delle vie aeree superiori NB: palestre e impianti sportivi La qualità dell'aria in ambienti confinati e spesso affollati, come le palestre e i centri sportivi, è influenzata dalle condizioni di salute e dalle abitudini dei frequentatori. Un adeguato ricambio dell'aria è essenziale per evitare il ristagno di umidità e odori e per disperdere il calore. Arieggiare gli ambienti serve anche per ridurre la concentrazione nell'aria non solo di batteri, virus, funghi, possibili fonti di infezioni trasmissibili per via aerea, ma anche di pollini o altro materiale potenzialmente in grado di indurre allergie. Anche gli impianti di riscaldamento centralizzati dell'acqua e le condotte che riforniscono le docce di acqua calda possono essere facilmente sede di proliferazione batterica e richiedono un’ adeguata manutenzione. Ogni ambiente poi infine necessita di un'accurata e costante pulizia. Il fatto che tante persone usufruiscano degli stessi locali servendosi dei medesimi attrezzi amplifica la possibilità di acquisire infezioni anche per contatto. Le zone soggette a ristagno di acqua e alti valori di umidità sono un habitat ideale per la proliferazione di funghi, il cui ciclo biologico prevede la formazione di spore particolarmente resistenti. Le condizioni caldo - umide di piscine e spogliatoi favoriscono il rischio di trasmissione di micosi cutanee. Il contatto con le superfici dei sanitari, pavimenti, ma anche attrezzi ginnici contaminati può favorire la comparsa di verruche: normalmente non causano dolore, ma sono spesso lunghe da trattare perché di difficile risoluzione, Sorgente e serbatoio d’infezione La sorgente d’infezione può essere: una persona malata che elimina l’agente patogeno all’esterno attraverso l’escrezione o la secrezione un soggetto portatore: precoce, convalescente, cronico o sano Serbatoio d’infezione: è l’habitat naturale dell’agente eziologico della malattia infettiva. Dalla sorgente d’infezione il microrganismo può raggiungere un altro ospite per via orizzontale mediante due modalità: Via di trasmissione diretta: mediante il contatto diretto di cute o mucose (per esempio, malattie veneree) o tramite le goccioline emesse con fonazione, starnuto o tosse (per esempio, virus influenzali o tubercolosi) ; Via di trasmissione indiretta: avviene mediante l’intervento di veicoli d’infezione (substrati inerti) o vettori d’infezione meccanici o obbligati (organismi vivi). Prevenzione delle malattie infettive Obiettivo della prevenzione delle malattie infettive è impedirne l’insorgenza e la diffusione nella popolazione. Si realizza principalmente mediante strategie di prevenzione primaria. Per le malattie infettive si usa il termine profilassi, mentre per le malattie cronico-degenerative rimane in uso prevenzione La prevenzione primaria delle malattie infettive può essere condotta con interventi indirizzati a: 1) sorgente o serbatoio d’infezione; 2) vie di trasmissione; 3) soggetti suscettibili alle infezioni. vie di trasmissione Conoscere la via di trasmissione di un microrganismo è essenziale per poterne prevenire l’infezione Trasmissione Orizzontale Diretta → contatto diretto, via parenterale (sangue) via aerea, via oro-fecale Trasmissione Orizzontale (uomo-veicolo/vettore-uomo) Indiretta → Veicoli (oggetti (anche aria), alimenti) Vettori (insetti)(uomo-veicolo/vettore-uomo) Trasmissione Verticale → Via transplacentare (attraverso la placenta), Parto (scambio di sangue durante il parto) Malattie infettive: diffusione nella popolazione Quando un microrganismo riesce a vincere le difese immunitarie dell’ospite e a causare una malattia, questa si può diffondere o meno alla popolazione. SPORADICHE: si verificano pochi casi in tempi lunghi, solitamente isolati ENDEMICHE: in un luogo si verifica un numero costante, superiore alla media, di casi di malattia (es. in Italia sono endemiche morbillo, varicella, rosolia e scarlattina) EPIDEMICHE: si verifica un aumento anomalo del numero di casi in un luogo ed in un periodo di tempo definito (es. 100 casi di influenza in una settimana in Emilia Romagna, quando di solito ve ne sono 10...) PANDEMICHE: si verifica un'epidemia in almeno due continenti (pandemia) UBIQUITARIE: sono presenti ovunque nel mondo (endemiche nel mondo), potendo causare epidemie o pandemie La profilassi delle malattie infettive: contenimento della diffusione In seguito ad un caso di malattia dovrebbero essere messe in atto una serie di azioni di profilassi diretta, tra cui: 1. la denuncia del caso (notifica) alla ASL 2. l’accertamento diagnostico del caso (con gli esami opportuni) 3. l’inchiesta epidemiologica (domande su come sia potuto avvenire il contagio, dove e da chi) 4. l’isolamento del soggetto malato, se contagioso 5. il trattamento del soggetto malato ed, eventualmente, dei contatti 6. la disinfezione o disinfestazione dell’ambiente nel quale egli è stato a contatto La sorveglianza delle malattie infettive è affidata al Sistema informativo delle malattie infettive (Simi), basato sulle segnalazioni dei medici. Il sistema comprende segnalazioni immediate per allertare gli operatori di sanità pubblica e riepiloghi mensili di tutte le malattie infettive notificate, compilati da ogni Azienda sanitaria locale. Il sistema stabilisce l’obbligo di notifica per 47 malattie infettive che vengono classificate in base alla loro: Rilevanza epidemiologica e sociale Frequenza Interesse nazionale e internazionale Suscettibilità ad interventi sanitari Denuncia di Malattia Infettiva È l’atto con cui il medico notifica all’autorità sanitaria il verificarsi di un caso di malattia infettiva con le modalità specifiche per la classe a cui la malattia stessa appartiene ▪ la notifica obbligatoria delle malattie infettive è una prassi di Sanità Pubblica ormai consolidata in tutti i Paesi dotati di idonei sistemi informativi ▪ In Italia, i casi di malattie infettive, sospetti o accertati, devono essere segnalati dal medico alle Autorità sanitari competenti Isolamento ▪ Rappresenta l’insieme dei provvedimenti attuati per impedire la trasmissione degli agenti patogeni dai malati ai sani. ▪ Esistono diversi tipi di isolamento: Domiciliare (o fiduciario) Ospedaliero Piantonamento ▪ L’efficacia dell’isolamento è in relazione alla precocità ed al rigore con cui viene attuato. ▪ L’isolamento deve essere precoce e di durata sufficientemente lunga. Quarantena ▪ E’ una procedura di isolamento o restrizione dei movimenti, per la durata pari al periodo di incubazione, dei “contatti” sani di un soggetto malato. ▪ “Contatto” (in senso lato): è una persona (o animale) che in seguito a vicinanza con una persona (o un animale) infetto, abbia avuto la possibilità di acquisire l'infezione. ▪ “Contatti stretti”: soggetti che frequentano "regolarmente“ (quotidianamente) il domicilio del paziente, partners sessuali, compagni di classe, colleghi di lavoro che condividano la stessa stanza, operatori sanitari esposti. Il trattamento terapeutico Il trattamento tempestivo e adeguato con antibiotici o chemioterapici è efficace sia per curare l’individuo malato sia per proteggere le persone a contatto (chemioprofilassi). Un tale trattamento può trovare impiego anche nei confronti dei portatori asintomatici. Esempi di chemioprofilassi: Malaria (clorochina, proguanil, meflochina) Tubercolosi: isoniazide Meningite meningococcica Sterilizzazione Esistono differenti procedure atte all’allontanamento dei microrganismi da un substrato: Detersione (rimozione dello sporco grossolano) Decontaminazione (disinfezione preliminare per proteggere gli operatori) Disinfezione (eliminazione di tutti i microrganismi patogeni da un substrato inanimato) Asepsi (mantenimento della disinfezione) Sterilizzazione (eliminazione di ogni forma di vita) Sanificazione (diminuzione della carica microbica entro specifici standard di sanità pubblica) Altri interventi sulla Via di Trasmissione Bonifica dell’ambiente Sono interventi che comprendono una serie di misure igienico- sanitarie indirizzate al risanamento e al miglioramento degli ambienti di vita e di lavoro. Essi sconfinano in un ambito più vasto (politico, sociale e culturale) e richiedono un elevato grado di coscienza sanitaria della popolazione. Educazione sanitaria L’educazione sanitaria ha come scopo quello di fornire chiare informazioni sulle modalità di trasmissione degli agenti patogeni e sui mezzi idonei a evitare l’infezione. L’obiettivo è quello di scoraggiare comportamenti individuali che possono esporre a rischio di infezione. L’OMS ha evidenziato l’importanza della promozione dei comportamenti sessuali sicuri per combattere le malattie sessualmente trasmissibili tra gli adolescenti. Immunoprofilassi La immunoprofilassi è quella metodologia che cerca di prevenire le infezioni/malattie tramite il potenziamento del sistema immunitario, ovvero solitamente tramite ANTICORPI specifici contro un dato microrganismo Essa può essere PASSIVA se si fonda su anticorpi esterni (già prodotti da altre persone o animali) ATTIVA se basata su anticorpi prodotti dal nostro stesso organismo L’immunoprofilassi PASSIVA consiste nella somministrazione di anticorpi già formati a una persona che rischia di aver contratto quella malattia in modo da aiutare in suo sistema immunitario a sconfiggerla prima che si manifesti clinicamente. Sono impiegati anche contro alcuni veleni SIERI IMMUNI ETEROLOGHI: Anticorpi specifici efficaci contro un microrganismo, estratti dal sangue di animali che ne hanno in abbondanza, e concentrati. In passato usati contro tetano e difterite. SIERI OMOLOGHI o IMMUNOGLOBULINE (IG): identici ai precedenti ma estratti dall’uomo. Non causano reazioni avverse, ma più complessi da ottenere. Es. Ig antitetano La immunoprofilassi ATTIVA consiste invece nella somministrazione dei VACCINI, tramite i quali il sistema immunitario dell’uomo ricevente viene stimolato a produrre attivamente gli anticorpi specifici contro un certo microrganismo I vaccini sono preparati biologici contenenti microrganismi (o parte di essi) opportunamente trattati che devono possedere due caratteristiche fondamentali: non produrre gli effetti patogeni del materiale di origine (innocuità); stimolare nell’organismo umano una risposta immunitaria simile a quella prodotta dall’infezione da cui ci si intende difendere. Le Malattie Infettive a Trasmissione Aerea trasmissione diretta, se avviene attraverso tosse e starnuti o fonazione ed è tipica dei microrganismi che non possono sopravvivere a lungo nell’ambiente; indiretta, se l’aria può agire anche da veicolo a distanza; tale trasmissione è tipica dei microrganismi che sopravvivono a lungo nell’ambiente esterno. Influenza L’influenza è una malattia respiratoria acuta che interessa le vie respiratorie superiori e inferiori. Può manifestarsi in forme di diversa gravità, presenta un andamento stagionale e può causare epidemie e pandemie. L’agente infettivo: L’influenza è causata da un virus (precisamente, un orthomixovirus - RNA - 100 nm) E’ molto sensibile al calore, UV e disinfettanti comuni. Ha una forma sferica, è rivestito da un “envelope” da cui sporgono delle proteine, le emoagglutinine (H) e le neuraminidasi (N), che mutano di continuo. Diagnosi La diagnosi è solitamente clinica, sebbene per essere certi che sia realmente influenza dovremmo svolgere alcuni esami di laboratorio sul sangue (ricercando gli anticorpi-sierologici) o su un tampone faringeo (ricercando il virus). Spesso, viene posta diagnosi di influenza quando in realtà i sintomi sono dovuti ad altri microrganismi o ad altri fattori non infettivi. I sintomi dell’influenza sono talmente aspecifici che è molto difficile distinguere la clinica dell’influenza da quella di altre malattie infettive Prevenzione L’influenza si trasmette per via aerea, tramite goccioline di saliva nebulizzate durante il respiro, tosse o starnuti. E’ estremamente contagiosa, ed è più frequente durante l’inverno, dato che si tengono le finestre chiuse, l’aria circola meno, e poiché con il freddo l’epitelio respiratorio è meno attivo nel respingere gli agenti esterni Le misure di profilassi generale sono : disinfezione ed aerazione degli ambienti chiusi; isolamento degli infetti; vaccinazione (raccomandata per gli operatori sanitari, le persone con patologie croniche invalidanti e tutti gli anziani, i bambini fino a 5 anni di età). Tubercolosi La tubercolosi (TB) è un’infezione batterica che si trasmette per via aerea. Gli organi più colpiti sono i polmoni, ma le lesioni possono interessare anche in altri organi (es. rene). L’agente infettivo L’agente eziologico più frequente è il batterio M. tuberculosis, detto anche bacillo di Koch, a forma di bastoncino e caratterizzato da: ciclo replicativo lento; scarsa permeabilità della parete cellulare (resistenza agli antibiotici); elevata resistenza agli agenti fisici e chimici. La TB è presente in tutte le regioni del mondo, ma la maggior parte dei casi si verifica nel Sud-Est Asiatico (in particolare India e Cina) e in Africa. È una malattia fortemente associata a condizioni socio-economiche svantaggiate (condizioni igieniche, sovraffollamento, ecc). L’infezione viene evidenziata attraverso il test di Mantoux (intradermoreazione), che se positivo richiede la conferma tramite radiografia toracica per porre diagnosi di malattia attiva. La diagnosi di tubercolosi attiva si basa su: diagnosi clinica; diagnostica per immagini; indagini microbiologiche. L’esame microscopico per la presenza di bacilli viene eseguito su tre campioni di espettorato. Sono state anche messe a punto tecniche di amplificazione genica tramite PCR mirate alla ricerca del genoma del Mycobacterium tuberculosis direttamente nei campioni clinici (TB- Gold). Legionellosi Malattia respiratoria acuta determinata da un bacillo della famiglia Legionellaceae, genere Legionella, specie più diffusa Pneumophila (90% delle infezioni) Trasmissione: Per via aerea mediante inalazione aerosol contenente Legionelle. Mai interumana. Non per ingestione. Serbatoio: – Ambiente naturale (lacustre, corsi d’acqua, acque termali) – Ambiente artificiale (acqua condottata, impianti idrici, piscine) TEMPERATURA dai 25 ai 42°C Diagnosi: Radiografia del torace, Ricerca antigene urinario Ricerca anticorpi/coltura espettorato Prevenzione Misure di controllo ambientale: Protocolli per la “Prevenzione e controllo del rischio da esposizione a Legionella” (Linee Guida Ministero Salute) - Valutazione del rischio ambientale (struttura dell’impianto, identificazione punti critici, eventuale campionamento ) - Gestione del rischio - Comunicazione del rischio Morbillo Il morbillo è una malattia infettiva esantematica altamente contagiosa. Il serbatoio naturale del virus morbilloso è l’uomo (in parte anche i primati). Nel morbillo il rapporto infezione / malattia è praticamente =1 Virus ad RNA appartenente alla famiglia dei Paramixovirus, genere Morbillivirus. La trasmissione avviene tramite goccioline (droplets) provenienti dal tratto respiratorio attraverso brevi distanze, ma anche da particelle di aerosol sospese nell’aria. Diagnosi La diagnosi è clinica, e la conferma viene effettuata in laboratorio attraverso la ricerca di IgM specifiche che compaiono precocemente dopo l’esordio clinico. Non esiste alcuna terapia specifica. Prevenzione Il vaccino contro il morbillo è vivo e attenuato e viene offerto in combinazione con il vaccino contro la rosolia e la parotite (MPR) o anche con quello contro la varicella (MPRV). Dal 2017 il vaccino è obbligatorio in Italia per l’ingresso nelle comunità scolastiche. TORCH Con il termine TORCH si identificano una serie di malattie molto differenti, che hanno però in comune il fatto di potersi trasmettere da madre a figlio durante la gravidanza, o attraverso la placenta o durante il passaggio nel canale del parto Queste malattie sono: T = Toxoplasmosi O = Other (altre, meno diffuse) R = Rosolia C = Citomegalovirus H = Herpes Simplex Virus toxoplasmosi: penetra nell’organismo mediante l’ingestione di carni di animali infetti o di tracce di terreno contaminato (sotto forma di spore, che possono resistere molto a lungo), o anche tramite il morso di un gatto che si è pulito con la bocca dopo la defecazione La trasmissione è quindi ORO-FECALE I problemi sorgono nei soggetti immunocompromessi e nelle donne gravide La TOXOPLASMOSI è causata dal Toxoplasma Gondii, un protozoo intracellulare, che vive normalmente all’interno dell’uomo e di diversi animali, tra cui in particolare il gatto Nelle donne in gravidanza, la toxoplasmosi può essere trasmessa al feto perché il parassita può attraversare la placenta. La probabilità che sia trasmessa al feto aumenta con l’avanzare dell’età gestazionale, mentre la gravità delle lesioni aumenta, al contrario, col decrescere dell’età gestazionale in cui avviene la trasmissione Se la donna si infetta nei primi mesi di gravidanza, si può avere: - Aborto spontaneo - Nascita di feto morto - Idrocefalo, calcificazioni intracraniche, etc. La Toxoplasmosi è ubiquitaria e si previene tramite la cottura delle carni, lo smaltimento delle feci del gatto, il lavaggio accurato di frutta e verdura, etc. Citomegalovirus Il Citomegalovirus è un Herpes virus, ha diffusione ubiquitaria e tuttavia causa solo molto raramente delle infezioni sintomatiche nei soggetti normali. Tra gli immunodepressi esso può invece causare polmoniti, epatiti, enterocoliti, Il virus si trova nella saliva, nelle secrezioni vaginali, nello sperma, nelle lacrime e nel latte. L’infettività può durare anni Herpes Simplex Virus - HSV Altri Herpes Virus sono l’Herpes Simplex 1 e 2, ovvero i virus responsabili delle classiche vescicole erpetiche L’Herpes Simplex 1 (HSV 1), comunemente detto Herpes, è il responsabile della gengivo-stomatite erpetica (ovvero le vescicole sierose labiali, pruriginose) nei soggetti sani, mentre può causare meningo-encefaliti o infezioni generalizzate negli immunodepressi L’HSV 2 causa invece vescicole dolorose, generalmente più gravi ed estese, in sede genitale. In caso di infezione neonatale, esso può essere letale Tutti gli Herpes Virus danno luogo ad una lesione primaria localizzata ed eventualmente, dopo un periodo di latenza variabile (anche molti anni), a recidive localizzate. Di solito ciò avviene in seguito a vari stimoli (stress), che portano alla riattivazione dell’infezione HSV Gli Herpes Virus sono entrambi diffusi in tutto il mondo, sebbene il tipo 1 sia di gran lunga più comune. VIE DI TRASMISSIONE: HSV 1 è eliminato con saliva (e goccioline aeree) e con il liquido vescicolare – si trasmette, quindi, per via aerea e tramite il contatto tra le mucose (labbra, genitali, anali) con le labbra/saliva del malato HSV 2 eliminato con il liquido vescicolare, per cui si trasmette tramite contatto tra le mucose (labbra, genitali, anali) con gli organi genitali del malato Entrambi si trasmettono al feto/neonato sia per via transplacentare che durante il passaggio nel canale del parto Rosolia La rosolia è causata da un Togavirus, RNA, 65 nm, sensibile ai comuni disinfettanti, agli UV e al calore Esso penetra dalle mucose respiratorie, da cui diffonde a tutti gli endoteli (pareti vasali), ove innesca meccanismi autoimmuni e provoca la formazione di eritemi, papule, macule, oltre a febbre, sintomi generali Come è noto, l’evoluzione è benigna nel giro di dieci giorni, cui segue immunità permanente. Il problema, però, anche in questo caso, non è per i sani ma per gli immunodepressi, e ancor più per i feti, poiché se la rosolia viene contratta da una donna entro il 5° mese di gravidanza, essa viene trasmessa al feto/embrione e può causare danni gravissimi o anche la morte stessa Il virus viene eliminato con le urine e con le secrezioni naso-faringee, e si trasmette (ovviamente) per via aerea, ma anche per via transplacentare La rosolia è endemica in tutto il mondo, più frequente nei bambini, in inverno-primavera (come tutte le patologie trasmesse per via aerea) Il malato o portatore è contagioso da una settimana prima del rush fino a pochi giorni dopo, MALATTIE A TRASMISSIONE ORO-FECALE Malattie a trasmissione fecale-orale = infezioni la cui principale via di eliminazione è rappresentata dalle feci e che penetrano nell’organismo principalmente attraverso il canale orale. Le malattie infettive a trasmissione fecale-orale causano ogni anno centinaia di milioni di casi, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, dove contribuiscono molto alla mortalità infantile soprattutto a causa della contaminazione fecale dell’acqua. Gli agenti eziologici possono essere batteri, virus e protozoi. Le malattie a trasmissione fecale-orale possono avere: sorgente/serbatoio esclusivamente o prevalentemente umano; sorgente/serbatoio prevalentemente animale. La modalità di trasmissione è principalmente quella indiretta. In linea generale, avviene attraverso l’ingestione di acqua o di cibi contaminati da materiale fecale. Malattie a sorgente prevalentemente animale: trasmissione più complessa, sempre indiretta, che può avere inizio da: deiezioni infette degli animali; alimenti provenienti da animali contaminati; prodotti utilizzati negli allevamenti (come i mangimi). La diffusione di queste malattie dipende principalmente da fattori ambientali e comportamentali individuali. Determinanti ambientali: l’approvvigionamento idrico e la disponibilità di acqua; le caratteristiche degli insediamenti umani e delle infrastrutture; la presenza di allevamenti animali intensivi e/o di stabilimenti per la produzione di alimenti di origine animale; i cambiamenti climatici. Determinanti comportamentali: la manipolazione, il trasporto, la conservazione e la distribuzione degli alimenti e delle bevande; il consumo di carni crude o poco cotte, verdure o frutta non lavate e frutti di mare crudi; i viaggi internazionali. Malattie trasmesse dagli alimenti Molte MTA derivano dall’ingestione di acqua o di cibi contaminati da materiale fecale. La contaminazione microbiologica degli alimenti può avvenire in diversi modi, in particolare: contaminazione endogena, se i microrganismi patogeni sono già presenti negli alimenti; contaminazione esogena, se i microrganismi patogeni contagiano l’alimento nelle varie fasi della preparazione per: manipolazione con le mani sporche; ingestione di acqua contaminata; contatto dell’alimento con superfici non pulite; utilizzo di ingredienti contaminati; contatto dell’alimento con altri cibi contaminati; esposizione dell’alimento a insetti, roditori o altri animali. Le MTA vengono classificate in tre gruppi: intossicazioni alimentari - ingestione di un alimento contenente un’esotossina proteica prodotta dal microrganismo nell’alimento; infezioni alimentari - l’alimento consumato contiene microrganismi patogeni in numero sufficiente a colonizzare l’intestino; tossinfezioni alimentari - una combinazione delle due forme precedenti. Nell’Unione Europea gran parte delle epidemie di origine alimentare è causata da salmonelle, virus e tossine batteriche. Nel 2013, la maggior parte dei focolai epidemici era correlata a prodotti alimentari di origine animale (soprattutto uova e prodotti derivati dalle uova). Le principali MTA: agenti batterici, virali, parassitari L’ingestione di alimenti contaminati colpisce solitamente la prima parte dell’apparato gastroenterico e i sintomi (nausea e vomito) si manifestano in tempi più brevi. La maggior parte delle MTA di origine virale sono causate dai norovirus, dai virus delle epatiti A ed E e dai rotavirus. Gli effetti delle infezioni parassitarie di origine alimentare sulla salute variano enormemente a seconda del tipo di parassita. Botulismo Il botulismo (o intossicazione botulinica) è una MTA paralizzante rara causata da una potentissima neurotossina (termolabile) prodotta dal batterio Gram-positivo Clostridium botulinum, anaerobio e sporigeno. Le principali forme di botulismo sono tre: alimentare pediatrico (raro, produzione tossina nel lume intestinale del lattante > 1 anno) da ferita o da lesione (simil-tetano) Nell’alimento la forma vegetativa si riproduce dalle spore se ci sono contemporaneamente le seguenti condizioni: anaerobiosi, alta umidità, pH > 4,6, temperatura compresa tra 10 e 48 °C, presenza di batteri o muffe che favoriscono variazioni di pH Gli alimenti maggiormente coinvolti nei casi di botulismo che si verificano in Italia appartengono alla categoria delle conserve di vegetali in olio (47,7%), conserve vegetali in acqua/salamoia (25,5%), conserve di carne (7,8%), conserve di pesce (7,8%), prosciutto (4,6%) salami e salsicce (3,3%), conserve di formaggio (2,0%), alimenti macrobiotici (1,3%). Salmonellosi Le salmonellosi causano gastroenterite batterica e rappresentano le principali infezioni alimentari. Le infezioni sono provocate da batteri appartenenti al genere Salmonella (famiglia Enterobacteriaceae), Gram-negativi, asporigeni, anaerobi facoltativi, generalmente mobili, di forma bastoncellare. Sintomi: febbre alta e persistente, con sintomi tanto più gravi quanto l’infezione diventa sistemica (polmoniti, miocarditi, epatiti, perforazione intestinale ecc.). Sintomi: febbre alta e persistente, con sintomi tanto più gravi quanto l’infezione diventa sistemica (polmoniti, miocarditi, epatiti, perforazione intestinale ecc.). Escherichia Coli Escherichia coli è un batterio Gram-negativo, aerobio, asporigeno ed è un normale saprofita intestinale dell’uomo; alcuni ceppi sono tuttavia in grado di provocare sindrome diarroica. I ceppi vengono classificati in cinque classi. 1) E. coli enterotossigeni (ETEC) producono due enterotossine che provocano diarrea acquosa. I sintomi consistono in dolori addominali, diarrea, cefalea e febbre. 2) E. coli enteroinvasivi (EIEC) provocano dissenteria con formazione di ulcere, diarrea, vomito e febbre. 3) E. coli enteropatogeni (EPEC) determinano una alterazione dei microvilli delle intestinali. La sintomatologia consiste in diarrea cronica con feci acquose e a volte febbre e vomito. 4) E. coli enteroaderenti (EAEC) sono la principale causa di diarrea persistente infantile nei Paesi in via di sviluppo con una letalità elevata. Producono tossine responsabili di diarrea e infiammazione intestinale. 5) E. coli enteroemorragici (VTEC) producono verocitotossina. Parassitosi Alimentari Gli agenti parassitari comprendono protozoi, elminti e artropodi; molti sono legati solo a particolari aree geografiche. Alcune parassitosi sono delle zoonosi. Meno frequenti sono le infezioni in cui l’uomo è l’unica fonte di contagio o quelle che necessitano di un animale per il completamento del loro ciclo. Gli alimenti: possiamo trovare forme parassitarie allo stadio larvale in carni crude o poco cotte, pesci crudi e vegetali. Oltre agli alimenti, una delle maggiori vie di trasmissione per i parassiti è l’acqua. Poliomielite La polio, o poliomielite, è una malattia infettiva causata da poliovirus, virus a RNA (genere Enterovirus, famiglia Picornaviridae). Esistono tre sierotipi di poliovirus: 1, 2, e 3. Il virus infetta le cellule dell’orofaringe, le tonsille, i linfonodi del collo e l’intestino tenue distruggendole. La moltiplicazione virale distrugge i neuroni motori, che non si rigenerano. Sintomi: infezioni prive di sintomi; con pochi sintomi (febbricola, nausea, diarrea); meningiti asettiche o forme paralitiche (paralisi flaccida). Il periodo di incubazione varia da 4 a 35 giorni. Non esistono farmaci in grado di curare questa malattia. Prevenzione: la vaccinazione, con cui si può eradicare la malattia poiché l’uomo è l’unico ospite del virus. MALATTIE CRONICO-DEGENERATIVE Le malattie cronico-degenerative sono malattie multifattoriali, dovute cioè a molteplici fattori di rischio. E’ un gruppo ampio di malattie, che comprende le cardiopatie, l’ictus e le altre malattie cerebrovascolari, i tumori, il diabete e le malattie respiratorie croniche. In generale, sono malattie che hanno origine in età giovanile, ma che richiedono anche decenni prima di manifestarsi clinicamente. Dato il lungo decorso, richiedono un’assistenza a lungo termine, ma al contempo presentano diverse opportunità di prevenzione. Principali fattori di rischio per la perdita di anni in salute - comportamentali - metabolici - ambientali comportamentali: tabacco, dieta scorretta, uso di alcool, poca attività fisica, uso di droghe, malnutrizione, sesso non protetto Alimentazione: Quando l’apporto calorico è inferiore rispetto alla spesa energetica dell’organismo si parla di denutrizione o iponutrizione, quando l’apporto calorico supera il dispendio energetico si parla di ipernutrizione. Entrambi gli stati comportano dei rischi per la salute Abitudini alimentari ipercaloriche e sbilanciate determinano un eccesso di peso e, di conseguenza, un impatto considerevole sulla salute di una popolazione poiché favoriscono l’insorgenza di numerose patologie e/o aggravano quelle preesistenti, Fumo: Il fumo di tabacco rappresenta uno dei più gravi problemi di salute pubblica al mondo e la principale causa prevenibile di morte nei paesi industrializzati. In Italia, nell’intervallo temporale 2007-2017, l’abitudine tabagica è stato il primo fattore di rischio per morte prematura e anni vissuti in disabilità. Le principali patologie correlate al fumo di tabacco sono: tumori malattie dell’apparato respiratorio malattie cardiovascolari danni sull’apparato riproduttore maschile danni sull’apparato riproduttore femminile e sulla gravidanza demenza Alcol: I possibili danni collegati all’abuso di alcol si esplicitano in: o malattie totalmente alcol-attribuibili o malattie parzialmente alcol-attribuibili o omicidi, suicidi, cadute e altri incidenti attribuibili L’abuso di alcol è considerato il terzo fattore di rischio per le morti premature e le disabilità nel mondo ma il secondo in Europa. I giovani sono considerati particolarmente a rischio: Il consumo di prodotti alcolici (sostanze psicoattive che possono portare a dipendenza) è associato allo sviluppo di numerose malattie croniche non trasmissibili e può creare dipendenza; provoca, inoltre, come effetto immediato, alterazioni psicomotorie che espongono a un aumentato rischio non solo chi lo assume ma anche il contesto sociale di riferimento. Bere alcolici, infatti, può condurre a maggiore incidentalità stradale e correlata invalidità, nonché indurre comportamenti sessuali a rischio, infortuni sul lavoro, episodi di violenza, abbandoni e incapacità di costruire legami affettivi stabili. Attività fisica: L’esercizio fisico riduce la mortalità del 20-35%, aiuta a prevenire le malattie metaboliche e cardiovascolari (con una riduzione del rischio di incorrere in coronaropatia e ictus che va dal 20% al 35%) e neoplastiche L’attività fisica riduce inoltre il tessuto adiposo in eccesso, agisce come fattore protettivo sulla pressione arteriosa e modula positivamente il colesterolo nel sangue, controlla il livello di glicemia e riduce il rischio di diabete di tipo 2 del 35-50%. Uno stile di vita attivo comporta benefici evidenti per l’apparato muscolo-scheletrico prevenendo e/o attenuando le artrosi e contribuisce anche a ridurre il rischio di depressione del 20-30%, di ansia, stress e solitudine. Quanta attività fisica? L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandava prima del 2020 ad adulti e ultra 65enni di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata, o 75 minuti di attività intensa, o combinazioni equivalenti delle due modalità, in sessioni di almeno 10 minuti per ottenere benefici cardio-respiratori. Oggi le più recenti raccomandazioni non considerano il limite minimo dei 10 minuti consecutivi e il movimento fisico è considerato utile per la salute anche se praticato per brevi sessioni, con l’obiettivo di contrastare la completa sedentarietà. Bambini e adolescenti dovrebbero raggiungere una media di 60 minuti di movimento quotidiano durante la settimana, e non “almeno un’ora al giorno” come raccomandato precedentemente. Per questo gruppo di età è inoltre ribadita l’importanza di svolgere attività fisica da moderata a vigorosa, ed esercizi di potenziamento muscolare almeno 3 volte a settimana. Adulti e anziani dovrebbero svolgere una quantità di attività fisica di moderata intensità tra i 150 e i 300 minuti settimanali o tra i 75 e i 150 se d’intensità vigorosa, oppure combinazioni equivalenti delle due modalità, senza più l’indicazione precedente del limite minimo di 10 minuti per sessione, perché appunto “qualsiasi movimento conta”. Sono raccomandati anche esercizi per il rafforzamento muscolare almeno due giorni a settimana. tutti gli anziani, e non solo a quelli con ridotta mobilità, la raccomandazione di svolgere almeno 3 giorni a settimana anche attività fisica multicomponente (una combinazione di attività aerobica, rafforzamento muscolare e allenamento dell’equilibrio svolti in un’unica sessione) per aumentare la capacità funzionale e ridurre il rischio di cadute accidentali. inquinamento: Alcune delle principali sostanze chimiche presenti nell'ambiente sono inquinanti che contaminano l'aria esterna e interna, comprese tutte le forme di amianto, benzene, gas di scarico dei motori diesel, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), contaminanti dell'acqua e del cibo quali arsenico e composti inorganici dell'arsenico e inquinanti organici persistenti (POP) come le diossine. L'inquinamento atmosferico è stato classificato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come una miscela di più sostanze inquinanti che possono causare il cancro MALATTIE A TRASMISSIONE PARENTERALE/SESSUALE Le sorgenti d’infezione delle patologie a trasmissione sessuale e parenterale sono unicamente umane. Le principali modalità di trasmissione: sessuale; parenterale; per via verticale da madre a figlio (via trans-placentare o durante il parto). Le sorgenti d’infezione delle patologie a trasmissione sessuale e parenterale sono unicamente umane. Le principali modalità di trasmissione: sessuale; parenterale; per via verticale da madre a figlio (via trans-placentare o durante il parto). EPATITI Per epatite si intende un’infiammazione del fegato, che avviene solitamente quando il fegato viene danneggiato Non tutte le volte che il fegato è danneggiato si parla di epatite vera e propria, ma questo termine viene usato solo quando la patologia colpisce primariamente il fegato (se, ad esempio, un tumore dà luogo a metastasi epatiche, si può avere un’infiammazione, ma non viene comunemente definita epatite) Le epatiti sono malattie che riconoscono il fegato come organo bersaglio principale, e possono essere causate da microrganismi (quindi, essere malattie infettive vere e proprie) o da altri agenti (ad es. le epatiti autoimmuni, non infettive) Questi virus sono comunemente identificati con le lettere dell’alfabeto (A, B, C, D, E, e altre): EPATITE I Tutte le epatiti possono avere un decorso clinico molto vario, possono essere del tutto asintomatiche oppure talmente gravi da risultare mortali in pochi giorni (in questi casi, si dice che l’epatite è stata fulminante). Esistono, quindi, diverse forme cliniche che, in base alla gravità, si definiscono fulminanti, acuta, subacuta, cronica o silente. Per tutte le epatiti occorre sapere che esse possono portare a sintomi molto gravi, come pure a forme relativamente innocue. SINTOMI e SEGNI EPATITI II Tutti questi virus, una volta penetrati nell’organismo attraverso varie vie, arrivano al fegato e vi si stabiliscono, essi vanno distrutte le cellule epatiche (epatociti), direttamente o tramite l’induzione di meccanismi autoimmunitari (ovvero inducendo i nostri stessi anticorpi ad uccidere gli epatociti). A seconda di quante cellule distruggono per unità di tempo, essi danno luogo alle forme acute, subacute, fulminanti, o croniche I sintomi derivano dal danneggiamento epatico e quasi sempre molto generici: nausea, febbre, malessere, affaticamento, artralgie (dolori alle articolazioni), mialgie (dolori ai muscoli), più raramente vomito e ingrossamento o dolorabilità del fegato (epatomegalia dolente o meno) EPATITE III Per epatite cronica si intende una epatite non risolta dopo sei mesi, che può durare anche decine d’anni Le epatiti croniche possono essere di due tipi: attive o non attive, oltre che sintomatiche e asintomatiche Nelle forme attive il virus continua a danneggiare il fegato lentamente, nel corso degli anni, fino a provocare un danno tanto vasto che occorre il trapianto di fegato (per insufficienza epatica) Nelle forme passive il virus non riesce ad essere eliminato, ma il danno causato è talmente minimo che non porta all’insufficienza epatica (naturalmente, esistono tante vie di mezzo tra questi due estremi) Quando il fegato è molto danneggiato, se il danno è avvenuto in modo continuo per molti anni, le cellule epatiche possono essere state sostituite da tessuto connettivo fibroso, del tutto inerte. Questo processo è chiamato cirrosi ed avviene tipicamente negli alcolisti, a causa del continuo danno causato dall’alcol negli anni EPATITE B E’ estremamente resistente ai comuni agenti chimici e fisici, tanto da sopravvivere nell’ambiente per mesi Decorre in modo solitamente asintomatico, ma può dare forme acute o fulminanti Diversamente dall’epatite A, però, l’epatite B cronicizza nel 5-10% dei casi, e dopo alcuni anni in una quota rilevante di questi malati cronici (20%) si può avere una cirrosi con grave insufficienza epatica, tale da richiedere il trapianto la diagnosi viene solitamente posta tramite esami di laboratorio (anticorpi o virus nel sangue) La malattia è diffusa in tutto il mondo, ove si calcola vi siano centinaia di milioni di malati cronici VIE DI TRASMISSIONE: Parenterale (ovvero tramite scambio di sangue – trasfusioni, siringhe, ferite, tatuaggi, rasoi, etc.) Sessuale (ovvero tramite liquidi organici: sperma, secreto vaginale; ma anche tramite microferite nelle mucose durante il rapporto) Transplacentare (ovvero da madre a figlio attraverso la placenta o per scambio di sangue durante il parto) Soggetti a rischio: prostitute/i, tossicodipendenti, conviventi di soggetti malati, operatori sanitari, politrasfusi, emodializzati, omosessuali maschi (a causa di rapporti sessuali anali – più rischiosi, di una maggiore frequenza e di un uso meno frequente del profilattico) EPATITE C Clinicamente, l’epatite C è la più subdola, poiché da luogo a forme di malattia acute o fulminanti ancora meno frequentemente dell’epatite B, e tuttavia essa cronicizza in un numero di soggetti molto maggiore, fino all’85 % di coloro che vengono contagiati Le vie di trasmissione sono identiche all’epatite B e, ovviamente, anche i soggetti a rischio e la profilassi coincidono, con la differenza che un vaccino efficace non è ad oggi ancora disponibile La sorgente d’infezione è rappresentata da soggetti affetti da malattia acuta o da portatori d’infezione cronica e la trasmissione avviene principalmente per via parenterale (apparente e inapparente). L’infezione colpisce prevalentemente gli uomini (67%) tra 35 e 54 anni d’età. L’assunzione di droghe per via parenterale rimane un importante fattore di rischio, anche se rivestono grande rilievo l’esposizione sessuale e le procedure mediche e chirurgiche invasive. HIV / AIDS Il nome esatto dell’AIDS è “Acquired Immuno-Deficiency Syndrome” In estrema sintesi, l’HIV uccide le cellule del sistema immunitario, causando una enorme suscettibilità alle infezioni e ad alcuni tipi di tumori Dopo il contagio, si ha una prima infezione (asintomatica o simile ad un influenza), per poi evolvere in AIDS dopo un periodo di tempo molto variabile da persona a persona (da poche settimane a diversi anni) L’AIDS vero e proprio è caratterizzato da danni diretti ad alcuni organi, ma soprattutto da infezioni di ogni genere, che non guariscono nemmeno con la terapia (candidosi, micobatteriosi atipiche, polmoniti, etc.), nonché da tumori normalmente rari (sarcoma di Kaposi, linfomi, etc.) Le VIE DI TRASMISSIONE sono sostanzialmente identiche a quelle dell’epatite B e C, come pure (ovviamente) i soggetti a rischio e le misure generali di profilassi (sebbene NON esistano né vaccini né Ig specifiche) Misure generali di profilassi per malattie a trasmissione sessuale e parenterale 1. Uso del profilattico, di guanti e mascherine per gli operatori sanitari 2. Impiego di siringhe monouso o aghi monouso per i tatuaggi, e/o sterilizzazione di ogni strumento che viene a contatto con i liquidi organici 3. Esclusione dalla donazione di sangue di tutti i malati (tramite screening) 4. Eliminazione dei rifiuti organici in contenitori chiusi, in modo protetto TETANO Il tetano è causato da un batterio, Precisamente il Clostridium tetani - 5 micron E’ mobile, anaerobio, sporigeno, non molto virulento e non particolarmente resistente, ma le sue spore possono resistere anni nell’ambiente esterno, e sono molto resistenti anche ai comuni metodi di disinfezione Normalmente, il Clostridium risiede nell’intestino dell’uomo e degli animali domestici senza causare alcun danno, e viene eliminato sotto forma di spore con le feci, Per l’appunto, ingerire le spore con il terreno o acque contaminate non causa alcun danno, poiché per quanto le spore riescano a resistere al pH acido ed agli enzimi dello stomaco, nel tratto digerente il tetano non causa problemi Diverso è il caso in cui ci si ferisca e la ferita sia contaminata con il terreno o con ruggine o altro. Soprattutto se la ferita è profonda (oltre che “sporca”, non disinfettata, si crea una condizione di anaerobiosi (ovvero mancanza di ossigeno) in cui le spore si riattivano ed il Clostridium comincia a replicarsi, il danno deriva dal fatto che il batterio, durante la replicazione, produce una tossina potentissima I DETERMINANTI METABOLICI (malattie del metabolismo): I disturbi metabolici sono condizioni diverse che influenzano il metabolismo dell’organismo e la sua capacità di disgregare il cibo. I disturbi metabolici vengono di solito ereditati in famiglia, attraverso un gene difettoso che si traduce in una carenza di enzimi. Questi vengono chiamati disturbi metabolici ereditari Ipertensione Arteriosa: una condizione in cui la pressione arteriosa sistolica è uguale o superiore a 140 mmHg e la pressione arteriosa diastolica è uguale o superiore a 90 mmHg. Tale disordine aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e insufficienza renale. 1)ipertensione primaria (essenziale) è la più diffusa, caratterizzata da un aumento della pressione arteriosa con l’età senza una causa apparente poiché presenta una eziologia multifattoriale (familiarità, abitudini alimentari, sovrappeso, sedentarietà, stress, diabete...); 2)ipertensione secondaria è poco diffusa, comprende le forme di ipertensione che insorgono in seguito a cause identificabili, per esempio una patologia renale in corso L’ipertensione arteriosa aumenta la probabilità che si verifichino malattie cardiovascolari, Inoltre, può causare insufficienza renale e danneggiare la vista. La maggior parte dei casi di ipertensione è dovuta ad abitudini di vita non corrette. Fin dalla giovane età è consigliabile mantenere la pressione arteriosa a livelli desiderabili seguendo alcune semplici regole di comportamento. Iperglicemia: iperglicemia l’aumento del livello di glucosio nel sangue al di sopra dei valori considerati normali per un adulto, compresi tra i 70 e i 100 mg/dl dopo 8 ore di digiuno l'iperglicemia può diventare pericolosa se la glicemia è molto elevata o resta alta per lunghi periodi. La presenza costante di elevati livelli di glicemia causa importanti complicanze a carico di cuore, vasi sanguigni, reni, occhio e nervi Prevenire gli episodi di iperglicemia e mantenere i livelli di glucosio nel sangue il più possibile vicini ai valori normali è possibile mantenendo uno stile di vita corretto, Iperlipidemia: Alterazione del metabolismo dei lipidi, determinata da un’elevata concentrazione di colesterolo e trigliceridi nel sangue. La principale causa è un’alimentazione troppo ricca di grassi saturi che determinano un aumento dei livelli di colesterolo-LDL e una diminuzione di colesterolo-HDL, con anche una buona componente familiare Ipercolesterolemia e colesterolo Colesterolo: Il colesterolo è trasportato nell'organismo all'interno del sangue, in aggregati formati anche da proteine e da altri tipi di grassi, quali fosfolipidi, trigliceridi e acidi grassi, detti LIPOPROTEINE. Tali aggregati sono classificati, a seconda della loro densità, (HDL e LDL) Le LDL contengono il colesterolo che viene trasportato dal fegato ai tessuti, mentre le HDL intercettano il colesterolo in eccesso nel sangue riportandolo al fegato e svolgono, quindi, la funzione di “spazzini”, regolando il colesterolo in eccesso. Le LDL sono pericolose per la loro tendenza ad aderire alle pareti dei vasi sanguigni e a formare dei depositi di grasso (placche). Con il tempo le placche possono aumentare di grandezza, chiudendo il vaso sanguigno o ostruendolo parzialmente, o possono staccarsi formando dei trombi Prevenzione ipercolesterolemia: La principale causa dell’ipercolesterolemia è un’alimentazione troppo ricca di grassi saturi (ad esempio un’alimentazione ricca di carni rosse, formaggi, insaccati): i grassi saturi aumentano il livello di LDL-colesterolo e diminuiscono il livello di HDL-colesterolo. I grassi polinsaturi (come quelli contenuti nel pesce e negli oli vegetali non tropicali) e monoinsaturi (componenti principali dell’olio d’oliva), in quantità limitata, hanno un effetto positivo perché tendono ad abbassare il livello di LDL-colesterolo. Obesità: Condizione patologica caratterizzata da un peso eccessivo rispetto all’altezza. Adottando uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta associata a un’attività fisica adeguata, si può ridurre il rischio. L'obesità è strettamente correlata allo stile di vita. Un regolare esercizio fisico, una sana alimentazione, una vita attiva sono fondamentali per un peso corporeo corretto. Una persona adulta dovrebbe dedicarsi almeno trenta minuti al giorno per cinque volte alla settimana ad attività fisica moderata. Privilegiare nella propria dieta alimenti nutrienti, sani e a basso contenuto calorico come verdure e cereali integrali, è una scelta alimentare importante. Limitare i grassi saturi, gli zuccheri e l'alcol. Rischi associati all’obesità La maggiore presenza di molecole pro infiammatorie nel sangue, può non solo aumentare il rischio di patologia cardiovascolare, ma anche favorire lo sviluppo di un tumore. Vi è, inoltre l’ipotesi che l’obesità agisca sul rischio di tumore attivando la via della «chinurenina» I pazienti obesi presentano inoltre una maggiore produzione di alcuni steroidi sessuali, ritenuti un fattore di rischio per molte patologie. L’obesità è inoltre correlata alla cosiddetta “insulino-resistenza”, che è tra le cause di insorgenza del diabete di tipo 2 e potrebbe favorire la proliferazione delle cellule tumorali. M. Cardiovascolari Le malattie cardiovascolari sono un gruppo di patologie cui fanno parte le malattie ischemiche del cuore, come l'infarto acuto del miocardio e l'angina pectoris → Sono responsabili del 30% di tutti i decessi PREVENZIONE ALLE M. CARDIOVASCOLARI Prevenzione primaria: educazione alimentare, prevenzione della sedentarietà e del tabagismo (sin dalla prima infanzia). Prevenzione secondaria: diagnosi precoce dei fattori di rischio con il riconoscimento dei soggetti ad alto rischio (screening), la successiva modifica degli stili di vita e l’attivazione di interventi con i percorsi terapeutico-assistenziali, per prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze più gravi. Prevenzione terziaria: interventi terapeutici mirati e di riabilitazione cardiologica o neurologica e psicologica, modifica degli stili di vita 1. Ictus L’ictus è la conseguenza di un’alterazione della circolazione vascolare del cervello, che spesso causa una riduzione della funzionalità cerebrale. Nella maggior parte dei casi l’aterosclerosi è responsabile dell’ictus a causa della lenta e progressiva ostruzione dei vasi sanguigni che irrorano il cervello e della conseguente formazione di trombi. Fattori determinanti: cause congenite, uso di droghe, spasmi vascolari o aumentata tendenza alla trombosi a causa di esposizione ad alcuni fattori di rischio L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di invalidità nel mondo, Diabete Il diabete è una malattia cronica del metabolismo di glucidi, lipidi e proteine caratterizzata da iperglicemia dovuta a un deficit produttivo o funzionale dell’insulina endogena; Diabete mellito di tipo 1 (insulino-dipendente): le cellule β- pancreatiche sono ridotte e questo comporta una diminuzione della produzione di insulina. Presenta una bassa incidenza e colpisce prevalentemente in età giovanile. Diabete mellito di tipo 2 (insulino-resistente): è dovuto a una ridotta azione dell’insulina sui tessuti periferici, è molto diffusa tra le persone anziane. PREVENZIONE AL DIABETE Per quanto riguarda il diabete di tipo 1 non sono ancora possibili interventi di prevenzione primaria. Per il diabete di tipo 2, gli interventi di prevenzione primaria rivestono un’importanza fondamentale e devono attuarsi attraverso interventi di educazione sanitaria rivolti a tutta la popolazione. Gli interventi di prevenzione secondaria mediante adeguati valutazione periodica della glicemia in individui a rischio (pre-diabete) sono determinanti per instaurare un corretto piano di controllo del diabete e di prevenzione delle complicanze a lungo termine. La prevenzione terziaria viene attuata mediante la somministrazione di terapia insulinica e farmacologica ai pazienti con diabete conclamato, per il mantenimento dell’equilibrio metabolico-funzionale dei malati. Tumori I tumori sono causati da mutazioni del DNA all'interno delle cellule. Il DNA cellulare contiene informazioni su come le cellule debbano crescere e moltiplicarsi. Errori in queste istruzioni fanno in modo che la cellula diventi cancerosa. Il tumore è una malattia multifattoriale con determinanti ambientali (chimici, fisici e biologici), comportamentali e individuali. Nel complesso, questi fattori sono definiti agenti cancerogeni. Ag. Chimici Gli agenti chimici sono per la maggior parte prodotti dalle attività umane e sono riconosciuti come la principale causa di tumori. La maggior parte delle sostanze chimiche cancerogene ha relazione con l’ambiente di lavoro: benzene amianto idrocarburi policiclici aromatici (IPA) arsenico ammine aromatiche cloruro di vinile o PVC cromo e nichel ma anche sostanze introdotte con la dieta possono avere un potenziale effetto cancerogeno Ag. Fisici Inducono rotture della molecola di DNA con danno cromosomico e trasformazione neoplastica della cellula colpita. Le radiazioni ionizzanti, come i raggi gamma e i raggi X, I raggi ultravioletti sono tuttavia in grado di interagire con il DNA causando delle mutazioni. Ag. Biologici Sono rappresentati da virus e batteri in grado di indurre l’insorgenza di neoplasie attraverso meccanismi genetici, infiammatori o immunodepressivi. Si conosce il ruolo eziologico di alcuni tipi di papillomavirus (HPV) nell’insorgenza del tumore della cervice uterina. Più dell’80% dei tumori epatici è correlato alle infezioni da virus dell’epatite di tipo B (HBV) e C (HCV) e più della metà dei tumori dello stomaco consegue a un’infezione da Helicobacter pylori. PREVENZIONE TUMORI P. Primaria: I tumori più frequenti sono in gran parte associati a stili e ambienti di vita e, quindi, sono potenzialmente prevenibili. P. Secondaria: screening oncologici Gli screening sono esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia della popolazione allo scopo di individuare una malattia o i suoi precursori In particolare, gli screening oncologici servono a individuare precocemente i tumori, o i loro precursori, prima che si abbiano manifestazioni cliniche, lo screening oncologico deve essere: sicuro: test che comportino il più basso livello di effetti collaterali e rischi. accettabile: L'indagine deve essere accettabile per le persone che saranno coinvolte. Deve poter cambiare il decorso della malattia: non ha senso anticipare la diagnosi se non sono disponibili trattamenti in grado di curarla o rallentarne il decorso in maniera significativa. affordabile: è in genere pagato dal sistema sanitario attendibile: un test è tanto più affidabile quanto più sa coniugare sensibilità e specificità.