Histories of Artificial Intelligence A Genealogy of Power PDF

Summary

This document provides a deep dive into the history of artificial intelligence, focusing on its connection to various historical power structures, colonialism, and other important topics. It discusses the concept of "animo nullius" and the issue of data colonialism.

Full Transcript

**Histories of Artificial Intelligence A Genealogy of Power** Benvenuti a tutti a un Deep Dive. In questo Deep Dive ci adentreremo nella storia dell\'intelligenza artificiale, ma con una prospettiva un po\' diversa dal solito. Niente narrazioni standard su dei inventori, tutte quelle cose che insom...

**Histories of Artificial Intelligence A Genealogy of Power** Benvenuti a tutti a un Deep Dive. In questo Deep Dive ci adentreremo nella storia dell\'intelligenza artificiale, ma con una prospettiva un po\' diversa dal solito. Niente narrazioni standard su dei inventori, tutte quelle cose che insomma si trovano facilmente. Invece esploreremo connessioni inaspettate tra l\'IA e fenomeni storici come il colonialismo, la gestione aziendale. Interessante. E persino la scienza razziale. E\' fascinante come l\'IA venga spesso presentata come una rottura col passato, ma quando si scava più a fondo ci si rende conto di quanto si è intrecciata con strutture di poteri secolari. E\' come se si ergesse sulle spalle di giganti, ma non i giganti che ci aspetteremmo. Giusto. Chi avrebbe mai detto che la ricerca di macchine pensanti potesse essere ricondotta ad esempio alle modalità di appropriazione territoriale durante il colonialismo. Ecco il tipo di connessioni che analizzeremo oggi. Ah, interessante. Una delle nostre fonti ad esempio introduce il concetto di animo nullius. Animo nullius. Si. Sembra un termine impegnativo. Significa letteralmente mente di nessuno e traccia un parallelismo significativo con terra nullius. Il concetto coloniale per cui i territori inoccupati secondo i standard occidentali erano considerati terra di conquista. Quindi stiamo dicendo che l\'IA sta cercando di rivendicare la proprietà dell\'intelligenza stessa. In un certo senso si pensiamoci formalizzare l\'intelligenza attraverso la matematica e la computazione può essere visto come un modo per rivendicare la cognizione come dominio esclusivo dell\'informatica. Questo approccio spesso ignora o addirittura sminuisce i sistemi di conoscenze esistenti che non si conformano a questo modello. Interessante. E\' come affermare che solo ciò che può essere computato conta veramente come intelligenza. Esattamente. Questo ci porta al problema più ampio del colonialismo dei dati dove i giganti della tecnologia esercitano il controllo su enormi quantità di informazioni. Capisco. E\' una continuazione della mentalità dell\'animo nullius in cui la connessenza viene estratta e sfruttata per profitti e potere. Quindi questa è una domanda importante. Se l\'IA è così profondamente legata a queste strutture di potere significa che non può essere utilizzata per il bene. E\' una domanda che esploreremo durante questo Deep Dive per ora. Passiamo a un altro aspetto affascinante della storia dell\'IA, il lavoro umano spesso invisibile che la rende possibile. Si sentiamo sempre parlare di elementi brillanti dietro l\'IA. Certo. Ma chi si occupa del lavoro di Bayes? Una fonte si concentra sul caso del progetto AIP di Xerox che mirava a progettare sistemi facili da usare. Quindi rendere i computer più intuitivi. Esatto. Sembra una buona cosa no. Lo era, ma la storia del progetto rivela molto sull\'evoluzione dei ruoli di genere e su come hanno influenzato alla tecnologia. Ok. Inizialmente il progetto si concentrava sui laboratori intellettuali maschi partendo dal presupposto che sarebbero stati loro a utilizzare i computer. Ma ovviamente non è data così. No, con l\'evoluzione della tecnologia la tensione si è spostata sulla comprensione dell\'utente ingenuo. La sapete? Chi si immaginavano in questo ruolo? Una segretaria donna? Ah quindi già allora gli stereotipi sulle donne e la tecnologia stavano plasmando l\'IA. E questi presupposti non sono scomparsi alla fine e la visione dell\'utente ideale si è trasformata in una figura generica ma implicitamente maschile di manager. Cerchiamo di capire meglio, stiamo dicendo che il modo in cui interagiamo con la tecnologia oggi è ancora influenzato da queste idee obsolete sul genere e sul lavoro. È sicuramente un aspetto da considerare il progetto AIP mostra quanto fossero radicati questi presupposti e ci fa chiedere come continuino a plasmare il nostro mondo digitale in modi sottili. Ma questa è una conversazione per un\'altra volta spostiamo la nostra attenzione su un altro ambito in cui l\'IA si sta facendo sentire la visione artificiale. La visione artificiale auto, a guida autonoma, riconoscimento facciale, tutto quel genere di cose. Esatto. È ovunque di questi tempi ma che tipo di bagaglio storico si porta dietro la visione artificiale? Prechio a dire la verità una delle nostre fonti che esamina gli esperimenti sulla visione artificiale mette in luce i pregiudizi intrinseci negli enormi set di dati visivi utilizzati per addestrare i sistemi di IA. Questi set di dati spesso riflettono prospettive e attività ricreative molto specifiche di solito accidentali quindi stiamo insegnando all\'IA a vedere il mondo attraverso una lente molto ristretta. È una preoccupazione reale, questi database spesso mancano di diversità e in un certo senso rafforzano l\'eredità coloniale privilegiando certi modi di vedere rispetto ad altri. Ad esempio una sottocartella di immagini di pesci in un set di dati mostrava i pesci tenuti in alto come trofei principalmente da mani bianche. Interessante. Riflette una prospettiva molto specifica sulla pesca ignorando la realtà della pesca come fonte di sostentamento in molte parti del mondo. Questo è incredibilmente stimolante. Viene da chiedersi come possiamo creare modi più responsabili di insegnare alle macchine a vedere. Questa è la domanda da un milione di dollari e per rispondere dobbiamo capire come l\'IA si inserisce nelle più ampie tendenze storiche di gestione e controllo. Ok. E chi che le cose si fanno davvero interessanti. Bene approfondiamo questo aspetto prima. Ha accennato alle sete. Ma in che modo l\'IA è collegata a questo concetto? Ma è un punto su cui diverse fonti concordano è che l\'IA più che essere una forza rivoluzionaria spesso rafforza i sistemi di controllo esistenti e l\'ascesa della gestione come forza trenante è in atto dal sec secolo. Quindi l\'IA sta sostanzialmente amplificando qualcosa che si sta preparando da molto tempo. Esattamente. Pensiamola in questo modo. La gestione riguarda l\'ottimizzazione dei sistemi e il renderli più efficienti. E l\'IA con la sua capacità di elaborare informazioni e fare previsioni è lo strumento perfetto per questo scopo. Ma questo significa che tutta l\'IA è intrinsecamente negativa. Non c\'è modo di usarla per un cambiamento positivo. Non necessariamente ricordiamoci che l\'IA uno strumento può essere usata per il bene o per il male a seconda di chi la controlla e per quale scopo. Certo. Ma per caperne il potenziale dobbiamo guardare ad esempi concreti di come viene usata oggi. D\'accordo vediamo alcuni esempi concreti. Quali sono alcuni casi in cui l\'IA viene utilizzata per esercitare il controllo? Le nostre fonti forniscono alcuni casi davvero illuminanti. Partiamo dall\'Unione Sovietica. Potrebbe sorprendervi sapere che erano fortemente impegnati nella ricerca sull\'IA. Unione Sovietica. Pensavo che fossero tutti concentrati sulla pianificazione centralizzata e sulle economie pianificate come si inserisce l\'IA in questo contesto. E proprio questo è il punto intrigante. I sovietici vedevano l\'IA principalmente come uno strumento per gestire sistemi complessi in particolare sistemi uomo-macchina. Erano meno interessati a creare macchine pensanti più concentrati sull\'utilizzo dell\'IA per ottimizzare le prestazioni. Quindi si trattava più di controllo che di replicare l\'intelligenza umana. Esattamente. Un ricercatore sovietico Dmitry Pospelov sosteneva che l\'IA dovesse essere usata per gestire situazioni complesse non facilmente definibili da regole rigide proprio come pensano e operano gli esseri umani. Interessante. In un certo senso vedevano l\'IA come un modo per estendere la portata dei loro sistemi di gestione. Sembra che stessero confondendo i confini tra il controllo delle macchine e la gestione delle società. Un\'osservazione molto acuta. E questa idea dell\'IA come strumento di gestione è evidente anche in altre parti del mondo. Prendiamo ad esempio il sistema ADAR indiano. ADAR è il più grande programma biometrico al mondo. Esatto. So che è stato controverso come si collega all\'IA e al controllo. Beh, ADAR si basa sull\'utilizzo dei dati biometrici per identificare e tracciare gli individui. È stato elogiato per il suo potenziale nel migliorare i programmi di welfare sociale, ma ha anche sollevato serie preoccupazioni sulla privacy e la sorveglianza statale. Quindi l\'IA è al centro di questo enorme sistema di identificazione e controllo. Sì, e le radici di ADAR possono essere condotte ai metodi statistici di inizio XX secolo per il controllo della popolazione. Questo dimostra come l\'IA si stia costruendo su una lunga storia di utilizzo della tecnologia per gestire e governare le popolazioni. Sembra che sia emergendo uno schema, l\'IA sta amplificando il potere di coloro che già lo detengono. Questa è una conclusione chiave di questo Deep Dive, ma la storia non finisce qui. Diamo un\'occhiata a un ultimo esempio, la piattaforma predittiva argentina per la gravidanza adolescenziale. Ok, questa sembra particolarmente inquietante. Qual è la storia qui? Negli anni 2010 la provincia di Salta in Argentina ha collaborato con Microsoft per sviluppare un sistema che utilizza i dati per prevedere la probabilità di gravidanza adolescenziali. L\'obiettivo dichiarato era quello di fornire supporto e risorse alle ragazze a rischio. Sembra una nobile causa in apparenza, ma immagino che ci sia di più. Molto di più in primo luogo, il sistema si basa su dati che possono essere parziali e inaccurati, il che può portare a un\'ingiusta individuazione di determinati gruppi. Ma soprattutto questa idea di prevedere e prevenire le gravidanze adolescenziali si inserisce nella narrazione storica molto più ampia in Argentina. Che tipo di narrazione? Per secoli, dove l\'anno argentino si è preoccupato della crescita demografica e della demografia, hanno implementato diverse politiche volte a controllare la riproduzione soprattutto tra le comunità emarginate. Quindi questa piattaforma predittiva è solo l\'ultima iterazione di quelle strategie biopolitiche. Esattamente mostra come l\'IA possa essere utilizzata per perpetuare idee profondamente radicate su chi dovrebbe e non dovrebbe avere figli spesso prendendo di mira i più vulnerabili nella società. Questo è tutto incredibilmente inquietante, ma allo stesso tempo illuminante fa capire che l\'IA non è solo una tecnologia neutrale e profondamente radicata nelle nostre realtà sociali e politiche. E perché prende appieno l\'impatto dobbiamo confrontarci con le domande filosofiche che hanno circondato l\'IA sin dai suoi albuori. Questo è ciò che esploreremo nella prossima parte del nostro Deep Dive. Ok, signori, rimanete sintonizzati. Torneremo subito dopo una breve pausa per continuare la nostra esplorazione della storia dell\'IA e cosa significa per il nostro futuro. Esatto. Bentornati a tutti. Prima della pausa stavamo analizzando alcuni esempi piuttosto inquietanti di come l\'IA viene utilizzata per rafforzare le strutture di potere esistenti, ma ora cambiamo marcia e approfondiamo una domanda che è stata al centro della ricerca sull\'IA sin dall\'inizio. Quali sono i limiti dell\'intelligenza artificiale? Si è il classico dibattito uomo contro macchina. L\'IA può essere veramente creativa, può generare idee veramente nuove o sta solo imitando ciò che le è stato insegnato? Sono domande con cui i filosofi e scienziati si confrontano da secoli e le nostre fonti offrono spunti interessanti su questo dibattito in corso. Bene, ascoltiamoli da dove iniziamo a districare questa complessa questione dell\'intelligenza umana contro quell\'artificiale. Un buon punto di partenza, a tornare a G9, secolo molto prima che venisse cognato il termine intelligenza artificiale, una delle nostre fonti cita Ada Lovelace, una brillante matematica che lavorò con Charles Babbage, l\'inventore della macchina analitica, un precursore dei computer moderni. Ada Lovelace, ne ho sentito parlare, non era considerata la prima programmatrice di computer? Si, era una vera pioniera, ma ciò che è rilevante per la nostra discussione è la sua osservazione che le macchine possono fare solo ciò che noi le struiamo a fare. Mancano di vera originalità la capacità di concepire qualcosa di completamente nuovo. Quindi già allora si mettevano in discussione i limiti della creatività delle macchine. Esattamente, è questo dibattito continuato per tutto l\'ex ecsecolo, soprattutto durante la guerra fredda quando si è stati uniti, che l\'unione sovietica investirono molto nella ricerca sull\'IA. Ma abbiamo già parlato di come i sovietici avessero un approccio diverso all\'IA, qual era la loro posizione su questa questione della creatività? Nonostante la loro attenzione all\'IA come strumento di gestione, i ricercatori sovietici erano anche profondamente interessati a comprendere la natura della creatività umana e credevano che per progettare sistemi di IA veramente efficaci dovessero capire come le menti umane generano nuove idee. Quindi stanno cercando di decodificare la creatività? In un certo senso si, un ricercatore sovietico Lev Landa sviluppò la cosiddetta teoria algoristica che mirava a scomporre il pensiero creativo in una serie di passaggi, o algoritmi, credeva che comprendendo questi algoritmi avrebbero potuto insegnare la macchina ad essere più creative. Ha funzionato, sono riusciti a creare robot sovietici super creativi? Beh non esattamente, ma la loro ricerca ha evidenziato l\'importanza di comprendere la psicologia e la cognizione umana nello sviluppo dell\'IA, hanno riconosciuto che la vera creatività implica qualcosa di più del semplice seguire regole o elaborare dati. Sembra che si siano scontrati con la stessa domanda fondamentale, cosa ci rende umani e le macchine potranno mai veramente replicarlo? Questo è il nocciolo della questione ed è una domanda che continua ad essere dibattuta oggi soprattutto con l\'aumentare della sofisticazione e delle capacità dei sistemi di IA. Ok, abbiamo esplorato le radici storiche di questo dibattito e come diverse culture l\'hanno affrontato, ma cosa significa tutto questo per noi ora? Perché dovremmo preoccuparci dei limiti dell\'intelligenza artificiale. Ottima domanda, penso che ci siano diversi motivi per cui questo è un argomento così importante in primo luogo, ci costringe a confrontarci con i nostri presupposti su cosa significa essere intelligenti. Siamo solo macchine biologiche che seguono un insieme di regole preprogrammate o c\'è qualcosa di più nella coscienza umana. E\' come se l\'IA ci mettesse davanti a uno specchio, facendoci mettere in discussione la nostra stessa natura? Esattamente, in secondo luogo comprendere i limiti dell\'intelligenza artificiale è fondamentale per prendere decisioni consapevoli su come sviluppare e utilizzare l\'IA in futuro. Quindi non è solo un dibattito filosofico, ha implicazioni concrete nel mondo reale? Assolutamente, se crediamo che l\'IA possa alla fine superare l\'intelligenza umana in tutti gli aspetti, potremmo essere tentati di cedere il controllo di sistemi critici alle macchine. Ma come abbiamo visto questo potrebbe avere conseguenze pericolose? Precisamente dobbiamo essere consapevoli dei potenziali rischi dell\'IA, riconoscendone al contempo i potenziali benefici e questo richiede un\'attenta valutazione delle implicazioni etiche della creazione di macchine che possono pensare e agire in modi che potremmo non comprendere appieno. Quindi si tratta di trovare il giusto equilibrio tra lo sfruttamento del potere dell\'IA e la garanzia che non sfuga al nostro controllo? Ben detto e questo ci riporta al tema generale di questo deep dive, il legame dell\'IA con il potere, non si tratta solo della tecnologia in sé ma di chi la controlla e di come viene utilizzata. Giusto, come abbiamo visto l\'IA già è spesso utilizzata per rafforzare le gerarchie e le disuguaglianze esistenti, ma ci sono esempi di IA utilizzata per sfidare queste strutture di potere. Questa è una domanda che esploreremo più in dettaglio nella parte finale del nostro deep dive, per ora lasciamo gli ascoltatori con una domanda stimolante, se l\'IA è un riflesso dei nostri valori e delle nostre priorità, cosa dice di noi? Eccoci di nuovo insieme per la parte finale del nostro deep dive, la storia dell\'intelligenza artificiale, è stato un viaggio affascinante davvero, siamo passati dalle conquiste territoriali e coloniali al controllo mentale sovietico fino ai trofei di pesca e alle gravidanze adolescenziali. E si è stato un percorso che ha messo in discussione la narrativa convenzionale dell\'IA come semplice progresso tecnologico, abbiamo visto quanto sia profondamente intrecciata con questioni sociali politiche e persino filosofiche che ci accompagnano da secoli. Esatto, prima della pausa ci ha lasciato con una domanda davvero stimolante, se l\'IA è un riflesso dei nostri valori e delle nostre priorità, cosa dice di noi? E\' una bella domanda. Si è una domanda impegnativa ma penso che sia una di quelle con cui dobbiamo confrontarci. E\' uno dei punti chiave che emerge da tutte le fonti che abbiamo esplorato è che l\'IA nella sua forma attuale spesso amplifica le dinamiche di potere esistenti, può essere usata per rafforzare i sistemi di controllo, consolidare i pregiudizi e persino perpetuare ingiustizie storiche. Quindi significa che l\'IA è intrinsecamente negativa, siamo destinati a ripetere gli errori del passato in questo nuovo mondo di macchine intelligenti. Non necessariamente, ricordiamoci che l\'IA è uno strumento e come ogni strumento può essere usato per il bene o per il male, la vera domanda è che tipo di futuro vogliamo creare con l\'IA e come possiamo garantire che venga utilizzata a beneficio di tutta l\'umanità, non solo di pochi eletti. Bella domanda, insomma è facile parlare di usare l\'IA per il bene e poi farla accadere concretamente? E\' una da cosa, ci sono esempi concreti di come possiamo indirizzare l\'IA verso una direzione più etica ed equa? Ci sono sicuramente persone e organizzazioni che lavorano per raggiungere questo obiettivo, un approccio è concentrarsi sullo sviluppo di sistemi di IA trasparenti e responsabili, ciò significa essere in grado di capire come questi sistemi prendono decisioni e garantire che non stiano perpetuando pregiudizi dannosi. Quindi in pratica sollevare il cofano dell\'IA e assicurarsi che non nasconda brutte sorprese. Esattamente, un altro aspetto importante è coinvolgere voci diverse nello sviluppo e nell\'implementazione dell\'IA, questo significa andare oltre i soliti sospetti della Silicon Valley e cercare il contributo di persone provenienti da background culture e perspective diverse. Ha senso? Se vogliamo che l\'IA sia beneficio di tutti dobbiamo assicurarci che tutti abbiano voce in capitolo su come viene plasmata? Precisamente e questo implica anche sfidare la narrativa dominante secondo cui l\'IA si riduce alla creazione di macchine più intelligenti degli esseri umani. Dobbiamo spostare l\'attenzione verso lo sviluppo di sistemi di IA che completino le capacità umane non che le sostituiscano. Quindi più una collaborazione che una competizione? Esattamente, questo ci riporta al concetto di animo nullius di cui abbiamo discusso prima invece di cercare di rivendicare la proprietà dell\'intelligenza stessa, dobbiamo riconoscere le diverse forme di conoscenza e intelligenza che già esistono nel mondo. Si tratta di rispettare e imparare da quei diversi modi di sapere piuttosto che cercare di cancellarli. Ben detto e abbracciando questo approccio più inclusivo e collaborativo possiamo iniziare a immaginare futuri alternativi per l\'IA, futuri più giusti equi e vantaggiosi per tutti. Questa è una visione ottimistica ma devo ammettere che dopo tutti gli esempi inquietanti di cui abbiamo parlato è difficile non sentirsi un po\' apprensivi per il futuro dell\'IA. Capisco la sua apprensione ma ricordiamo che il futuro non è predeterminato, è qualcosa che creiamo attraverso le nostre scelte e le nostre azioni e confrontandoci con queste complesse questioni, avendo conversazioni aperte come questa, possiamo iniziare a indirizzare l\'IA in una direzione che avvantaggi tutta l\'umanità. Mi piace questa idea, un promemoria che non siamo solo osservatori passivi in questa rivoluzione tecnologica, abbiamo il potere di plasmarla. Esattamente, è questo il messaggio che spero che i nostri ascoltatori portino con sé da questo Deep Dive. La storia dell\'IA non è solo un racconte di progresso tecnologico, è un riflesso dei nostri valori, delle nostre ispirazioni, delle nostre paure e comprendendo questa storia possiamo fare scelte più consapevoli sul tipo di futuro che vogliamo creare con l\'IA. Ben detto e su questa nota ispiratrice penso che sia il momento di concludere questa puntata di The Deep Dive come sempre un enorme ringraziamento al nostro esperto per aver condiviso le sue intuizioni e per averci guidato attraverso questo argomento affascinante e complesso. È stato un piacere e grazie a tutti voi per essersi uniti a noi in questo viaggio. Ricordate amici la conversazione non finisce qui, continuate a esplorare, a porvi domande e a immaginare futuri alternativi per l\'IA perché il futuro è ciò che noi ne facciamo. Alla prossima, continuate a immergervi in profondità.

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