Anatomia delle Piante PDF
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Università degli Studi di Ferrara
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Questi appunti trattano l'anatomia delle piante, partendo dai tessuti, spiegando le diverse tipologie di tessuti presenti nelle piante, e passando alla descrizione di foglie, radici e fusti.
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I tessuti propriamente detti li troviamo nelle piante superiori, che sono per la maggior parte utilizzati nell’ambito salutistico. Le alghe unicellulari (o gli altri individui unicellulari) non hanno veri tessuti, le cellule (nella loro individualità) si organizzano in aggregati o colonie (individui...
I tessuti propriamente detti li troviamo nelle piante superiori, che sono per la maggior parte utilizzati nell’ambito salutistico. Le alghe unicellulari (o gli altri individui unicellulari) non hanno veri tessuti, le cellule (nella loro individualità) si organizzano in aggregati o colonie (individui si accumunano per determinate funzioni), sono una forma biologica di aggregazione cellulare che appartiene a cellule più o meno evolute, possono essere la base di integratori ecc. Gli aggregati (tipici delle procariote) e le colonie (tipiche eucariote) ci permettono di capire l’evoluzione dei tessuti. Le alghe pluricellulari (alghe rosse, muschi, licheni) ci ricordano le foglie delle piante superiori, al microscopio si osservano cellule tutte uguali, diverse tra di loro solo per forma e dimensione, non funzione. Macroscopicamente ci sembrano dei tessuti, microscopicamente non sono tessuti veri poiché manca la specializzazione biologica, questi sono detti pseudotessuti. Tessuto clorofilliano è un tessuto che svolge la fotosintesi che deve essere presente in tutta la pianta (sia fusto che foglie che radici). Come si formano: da una cellula madre che si divide e diventa due cellule o 4 o 6 o 12 ecc. dividendosi le cellule non si staccano, sono già unite attraverso la lamella mediana, e sono congenite. Non sono individui singoli che successivamente si raggruppano per specializzazione. C’è una contiguità nei tessuti. Sono caratterizzati anche dalla presenza di: spazi intercellulari, ciò ci conferma che da giovani erano già vicine e a mano a mano che sono diventate adulte, crescendo, si sono formati gli spazi intercellulari (pensare a due palloncini appiccicati che si gonfiano); Punteggiature, buchi che accolgono il plasmalemma della cellula adiacente, che permette di condividere la presenza di plasmodesmi. I tessuti possono essere distinti in: o Meristematici: composto da cellule senza specializzazione, se non quella di dividersi (elevata attività mitotica) da cui originano tutti i tessuti adulti attraverso continue divisioni cellulari, sono responsabili dello sviluppo della pianta e degli organi. Cellule hanno lamella mediana, parete primaria, proplastidi, provacuoli e dimensioni ridotte. Le cellule meristematiche si dividono in due cellule figlie, una di sviluppa e diventa adulta, mentre l’altra rimane meristematica. In una pianta superiore (che sia erbacea o arborea) sono presenti circa 200-300 cellule meristematiche, il numero non cambia mai. Le cellule vegetali sono totipotenti, quindi se diventano adulte, ma si ha una rottura o un taglio, perdono la loro specializzazione e tornano meristematiche per essere in grado di dividersi (ciò significa che le cellule meristematiche non si trovano in tutti i tessuti adulti). Si dividono in continuazione e formano i tessuti di tutta la pianta intera, formando il corpo/cormo della pianta. Quest’ultimo può essere diviso in: primario, caratteristico delle piante erbacee, generato da meristemi primari; secondario, rappresentato dalle parti legnose delle piante arboree e degli alberi (dove coesistono corpo primario e secondario), generato da meristemi secondari. I meristemi primari si trovano all’apice del fusto, nelle parti verdi, erbacee, ma anche nelle terminazioni delle radici; i meristemi secondari si trovano sulla circonferenza del tronco, originano i cerchi di accrescimento delle piante, e anche nelle radici delle piante legnose, ma non negli apici. I meristemi primari si dividono in: apicali, presenti in tutte le piante, sono anche detti embrionali poiché sono già presenti nel seme; intercalari, si trovano solo in alcune piante, come le graminacee, accresce il fusto. o Adulti: composto da cellule adulte specializzate, che hanno perso la capacità di dividersi. È un tessuto conduttore, per trasportare la linfa grezza; meccanico, lignificazione per dare rigidità. All’interno di ogni seme è presente un embrione, insieme di cellule che caratterizzeranno la plantula e la pianta adulta quando crescerà. I meristemi apicali si trovano all’apice del fusto e all’estremità della radice. Tessuti tegumentali: categoria dei tessuti adulti o differenziati, costituito da insieme di cellule adulte e specializzate nella stessa funzione, in questo caso quella di rivestire gli organi. Tessuti tegumentali: primari, da meristemi primari; secondari, da meristemi secondari. Tessuti tegumentali di un corpo primario si differenziano in: tessuti tegumentali del fusto; tessuti tegumentali delle radici. Tutte le parti verdi che ricoprono la parte epigea della pianta sono ricoperte dall’epidermide, generalmente è monostratificata, in alcuni specifici casi può essere pluristratificata (in piante che vivono in ambienti aridi). La parete delle cellule epidermiche è modificata per cutinizzazione, in altri casi con la aggiunta di suberificazione o cerificazione. L’epidermide ha il ruolo di protezione dall’eccesso di traspirazione di acqua o dall’eccessiva insolazione. Le cellule epidermiche sono cellule vive e la modificazione di parete non è circoscritta a tutte le cellule (asimmetrica), però alcune molecole di suberina/cutina si trovano anche nelle pareti trasversali, poiché altrimenti le cellule morirebbero. Queste cellule devono essere vive poiché, per far respirare la pianta (anche le cellule delle radici) è necessario che la essa respiri, ciò avviene attraverso gli stomi (che sono vivi), che si aprono e chiudono a seconda delle necessità della pianta e delle condizioni ambientali (non possono essere sempre aperte altrimenti la cutinizzazione non servirebbe, l’acqua entrerebbe di lì). L’epidermide ha anche una funzione meccanica. In generale non presenta cloroplasti ed è composta da cellule “incolore”, è trasparente, poiché deve far passare la luce al tessuto fotosintetico sottostante. Stoma, dal greco “apertura”, due cellule unite alle estremità apicali e separate nella parte centrale, attraverso la rima somatica. Essa si apre in base alle necessità della pianta, la loro apertura si basa sulla respirazione cellulare e la fotosintesi. Sono annessi epidermici, poiché fanno parte e derivano dall’epidermide. Hanno un’organizzazione sulla superficie epidermica in base alla tipologia, morfologia delle cellule che lo circondano, cellule compagne. Aspetto diagnostico: diversa disposizione cellule compagne rispetto a quelle della rima inferiore. Esistono altri annessi epidermici: ogni pianta presenta tricomi (peli) che possono essere ghiandolari o non ghiandolari, che hanno una morfologia specie-specifica. I peli ghiandolari non solo nella loro morfologia hanno importanza farmaceutica, ma anche nel loro contenuto, dove sono prodotti i principi attivi (nei peli di secrezione). Vengono formati e rilasciati tra le cellule di secrezione e la cuticola, che va a formare una specie di palloncino. I tessuti secretori sono prodotti per tenere lontani gli insetti e gli erbivori, ma servono anche per richiamare insetti impollinatori. Tricomi non ghiandolari, possono essere costituiti da cellule vive ma anche morte, quest’ultime formano una lanugine biancastra che serve per proteggere la pianta dall’eccessiva insolazione. Quando i tricomi non ghiandolari sono costituiti da cellule vive vanno a proteggere gli stomi dall’ulteriore traspirazione, che possono quindi rimanere aperti anche in condizioni ambientali non favorevoli. Idatoidi: strutture simili agli stomi, ma che rimangono sempre aperte, stabili, che servono per eliminare Sali minerali o acqua in eccesso. Emergenze: sono derivati dell’epidermide, ma formati anche dai tessuti sottostanti poiché emergono da sotto l’epidermide, es spine delle rose. Tessuti tegumentali delle radici: rizoderma. Le cellule del rizoderma hanno una modificazione di parete per gelificazione, gli etero-polisaccaridi intrudono tra i filamenti di cellulosa, in modo tale che esse siano in grado di assorbire acqua. Si specializza a formare peli radicali, che assorbono l’acqua. Parte apicale della radice, cuffia, è composta da cellule che hanno la medesima modificazione di parete delle cellule del rizoderma, ma si specializzano a proteggere il meristema. La cuffia ha cellule un po’ più grandi del rizoderma e presentano degli amiloplasti che accumulano dei granuli d’amido a forma di sassolini, gli statoliti, per questo le cellule della cuffia sono dette statociti. Gli statoliti favoriscono l’orientamento della radice a una crescita geotropica, verso il basso, sentono la gravità e producono degli ormoni che fanno crescere le radici verso il basso. Gli etero-polisaccaridi delle cellule della cuffia sono detti mucigel, si rinnova continuamente, poiché le cellule meristematiche continuano a formare le cellule della cuffia. La cuffia orienta la radice anche verso le zone più ricche di acqua. La parte ipogea primaria presenta un altro tessuto tegumentale esterno, la parte superiore della radice che non presenta più i peli radicali è ricoperta da esoderma. Il passaggio da un tessuto all’altro non è netto (anche se esternamente sembrerebbe), a un certo punto, nella parte sottostante al rizoderma, ci sono alcune cellule che iniziano a specializzarsi in modo diverso, quando il rizoderma si degrada, è l’esoderma a diventare il tessuto più esterno. Esoderma, tessuto monostratificato che ricopre il corpo primario, le sue cellule hanno come modificazione di parete la suberificazione, che interessa solo le pareti tangenziali esterne e quelle trasversali. Il suo ruolo non è quello di assorbire acqua, poiché la suberina rende le cellule impermeabili, va a rafforzare la radice, inoltre è molto elastica dando resistenza meccanica (dato dalla suberina). Endoderma, tessuto tegumentale interno che comincia a svilupparsi dalla zona pilifera fino alla fine della radice. Ha differente funzione in base alla zona in cui si trova, in corrispondenza della zona pilifera o quando è già presente l’esoderma. Se tagliata Trasversalmente presenta una parte centrale (cilindro centrale), una zona più periferica ad anello (cilindro corticale) e il tessuto tegumentale esterno. L’endoderma separa il cilindro corticale dal cilindro centrale (uguale anche nel fusto), l’ultimo strato del cilindro corticale. L’endoderma, nella zona pilifera, ha la funzione di filtrare l’acqua e i sali minerali, attiva, in base a ciò che la pianta, organismo, le cellule e i tessuti hanno bisogno. La sua selezione è fisiologia, non meccanica. Hanno un ispessimento di suberina nelle pareti trasversali e tangenziali laterali. L’acqua può entrare attraverso la via apoplastica (assorbita dalla parete e viene trasferita di parete in parete fino all’endoderma) o simplastica (entrano subito nel citoplasma delle cellule del cilindro corticale, dove ha già una selezione attraverso i plasmodesmi, fino ad arrivare all'endoderma che fa una selezione definitiva) oppure ancora attraverso un’unione tra la via simplastica e apoplastica. Per essere filtrata l’acqua deve entrare all’interno del citoplasma delle cellule endodermiche, quando arriva alla parete delle cellule endodermiche è obbligata ad entrare all’interno, poiché la parete cellulare presenta una modificazione di suberificazione, è impermeabile! Bande del caspary sono gli inspessimenti della suberina, in corrispondenza dei peli radicali di una radice, in una dicotiledone sono più o meno puntiformi, in una monocotiledone presentano una forma a V. Nella zona dell’esoderma, assume un ruolo meccanico, la parete delle cellule ha modificazione per lignificazione e suberificazione, le cellule rimangono vive, ma la parete fa sì che non abbia più la funzione di filtrazione. Ha un ruolo che si associa a quello dell’esoderma, meccanico, da elasticità e flessibilità alla radice. L’endoderma del fusto primario non ha un ruolo specifico, infatti spesso non è distinguibile dalle altre cellule, può avere un ruolo di accumulo di amido, guaina amilifera, oppure di cristalli di ossalato di calcio, guaina ossalifera. Tessuti tegumentali del corpo secondario, caratterizzano fusto e radici delle piante arboree e arbustive. Due meristemi secondari che si attivano nel momento in cui la pianta deve passare da erbace a legnosa. Quello più esterno, sviluppa la corteccia, detto periderma. Le cellule meristematiche del cambio subero-fellodermico/fellogeno si dividono in modo dipleurico, un cilindro di cellule internamente (felloderma) e uno esternamente (sughero, la corteccia). Felloderma si sviluppa in modo meno invasivo e intensivo rispetto alla corteccia, le cellule rimangono vive ma non hanno particolari specializzazioni (normalmente ha funzione di riserva o fotosintetica). Corteccia, le cui cellule inizialmente sono vive e man mano che sono prodotte altre cellule, le prime vanno verso l’esterno, lacerano l’epidermide e il tessuto esterno muore e viene eliminato, lasciando posto alla corteccia. Le cellule hanno modificazione di parete per suberificazione, che aumenta sempre di più, fino a quando la suberina occupa tutto il volume della parete, facendole morire. Tessuti parenchimatici o fondamentali: sono presenti nel corpo primario. Tessuti con funzione vitale per la pianta: parenchima clorofilliano, funzione fotosintetica; parenchima di riserva, funzione di accumulare sostanze di riserva; parenchima conduttore, funzione di trasportare linfa grezza ed elaborata; parenchima aurifero, cellule che lasciano spazi intercellulari; parenchima acquifero, cellule specializzate ad accumulare acqua. Tessuto meccanico non è parenchimatico, ma può essere considerato tale per le piante terrestri (è vitale). Perenchima clorofilliano o clorenchima Composto da cellule specializzate alla fotosintesi. Si trova nelle parti epigee del corpo primario, è un tessuto interno (foglie, parti verdi). Sviluppano una parete senza particolare modificazione, hanno un grande vacuolo che comprime tutti gli organuli, specialmente i cloroplasti, contro la parete cellulare. Le cellule contengono più o meno 150/200 cloroplasti. A seconda del tipo di pianta il tessuto ha una disposizione particolare (ha diversa morfologia) che permetta la massima efficienza di assorbimento della luce. Al di sotto dell’epidermide sono presenti cellule allo stato adulto, allungate e impilate (a palizzata), sotto cellule meno allungate che presentano ampi spazi intercellulari (poiché fotosintesi ha bisogno di CO2 e spazi dove mettere l’ossigeno). Il 99% dell’efficienza della fotosintesi è data dalle foglie, ma una piccola percentuale è data dal tessuto clorofilliano a ridosso del margine esterno del fusto del corpo primario di una pianta. Parenchima di riserva Diffusi in tutti gli organi della pianta, (soprattutto fusti e radici, e questi trasformati, frutti e semi). Embrione prende energia per germinare dalle sostanze di riserva accumulate nel parenchima di riserva. La maggior parte dei tessuti di riserva è costituito da parenchima amilifero, le cui cellule hanno un grande vacuolo e amiloplasti. Questo si trova essenzialmente in tutti gli organi delle piante, tranne nelle foglie, soprattutto possiamo trovarlo nel cilindro cortilale delle radici, nel cilindro corticale e centrale del fusto. Altri tessuti di riserva presentano accumulo di lipidi (parenchima di riserva lipidica), grazie alla presenza di oleoplasti nelle cellule che lo compongono, si trovano nei semi e nei frutti. In altri tessuti di riserva possiamo trovare un accumulo di proteine (parenchima di riserva proteica), con proteoplasti oppure grazie alla presneza di granuli di aleurone nei vacuoli, presenza circoscritta nei semi. Parenchima aerifero Insieme di cellule che si dispongono nel volume di un determinato organo, sia epigeo che ipogeo, lasciando ampi spazi intercellulari, le cellule hanno una parete cellulosica, hanno forma isodiametrica o allungata. Sono spesso presenti cellule con specializzazione diversa, singole, (idioblasi) con modificazione di parete per lignificazione, forma stellata e la funzione di mantenere tali spazi sempre aperti, per la stessa funzione può esserci un’insieme di cellule stellate, con parete lignificata o mineralizzata, in modo che sia rigida, che formano tralicci con ampi spazi intercellulari (hanno tutte la stessa funzione). Parenchima acquifero Tipico di piante xerofite, che vivono in ambienti secchi/aridi, detti xerofitici. Si possono trovare in tutti gli organi, sia ipogei che epigei, ma soprattutto quelli epigei. Cellule sono isodiametrcihe con spazi intercellulari, hanno una parete cellulosica e ricca di eteropolisaccaridi, così come il vacuolo, in grado di trattenere grandi quantità di acqua, e plastidi con specializzazione di riserva, ma poco numerosi. La Funzione vitale per queste piante è assorbire la massima quantità di acqua possibile, ogni volta che piove. Nei periodi più secchi tali cellule presentano un volume ridotto rispetto alla condizione di massimo turgore e con una parete dall’aspetto raggrinzito. Nella stagione delle piogge assorbono acqua e si rigonfiano, distendendo la parete e trattenendo un gran quantitativo di acqua nel vacuolo. Tessuti meccanici Sono fondamentali e vitali per tutte le piante terresti, non sono considerati parenchimatici. Si dividono in: sclerenchima; collenchima. Hanno funzione meccanica, di sostengo, e di conferire resistenza alla flessione, alla torsione e alla trazione. Interessa in generale il corpo primario di una pianta (mantiene piante erbacee erette nonostante mancanza di acqua), ma anche quello secondario (piante legnose). Le cellule hanno specializzazione confinata alla parete cellulare, che è fortemente ispessita, in entrambi i tessuti, e lignificata. La lignificazione è particolarmente pronunciata nello sclerenchima, le cui cellule sono morte poiché non sono più funzionali i plasmodesmi che collegano le cellule. Collenchima: composto da cellule sempre vive, anche a maturità, appartiene al corpo primario. Lo ritroviamo nei piccioli, nei fusti in struttura primaria. Si suddivide in tre tipologie differenti, che si basano sul diverso ispessimento (di cellulosa e lignina) della parete rispetto al perimetro della cellula. Collenchima angolare, ispessimento non eccessivo. Collenchima lacunoso, ha ispessimento casuale sul perimetro della cellula. Collenchima lamellare. Collenchima misto, più tipi di collenchima nello stesso tessuto. Ha proprietà elastiche, conferisce resistenza alla flessione e alla trazione. Sclerenchima: cellule morte a maturità, ma con piena funzionalità, lo possiamo trovare sia nel corpo primario che secondario. Lo ritroviamo nei piccioli, in taluni frutti, fusti in struttura primaria particolarmente rigidi e in piante legnose. le Cellule sono talmente lignificate su tutto il perimetro che il lume cellulare diventa talmente piccolo, spesso fino a scomparire, portandole alla morte. SClereidi, cellule isodiametriche o con diversa forma riconducibili a una forma tondeggainte, che possiamo trovare principalmente nella parte epidega della pianta. Fibre, hanno una forma marcatamente allungata, una parete fortemente ispessita, i plasmodesmi si chiudono e portano, con il ridotto lume, alla morte della cellula. Le possiamo trovare in parti allungate del corpo primario, fusto, piccioli, e anche nel corpo secondario. A seconda della loro localizzazione anatomo-istologica si distinguono in: fibre xilari, che possiamo trovare immerse nel tessuto di conduzione xilema; fibre extraxilari, localizzate in altri contesti. Fibrotracheidi, cellule morte a maturità con funzione meccanica e di trasposto della linfa grezza, morfologicamente sono riconducibili alla fibra sclerenchimatica. Tessuto conduttore Possiamo trovarli sia in un corpo primario che in quello secondario. Sono strutture che rispetto a una pianta, che ha un'elongazione longitudinale, sono disposti nella sua elongazione in strutture colonnari. I tessuti sono due flussi: un flusso di linfa va dalle radici a tutto il resto della pianta (linfa grezza) e l’altro va dalle foglie al resto della pianta (linfa elaborata). I due tessuti Sono differenti dal punto di vista istologico poiché hanno diversa funzione, direzione e specializzazione. Sono coniugate in un'entità ben definita anatomicamente, detto fascio di conduzione (unione dei due flussi), ma allo stesso tempo sono definite singolarmente, dette arca (flusso singolo). Tessuti di conduzione: xilema o legno, deputato alla conduzione della linfa grezza, al flusso di acqua e sali minerali dalla radice verso l’alto; floema o libro, deputato alla conduzione di linfa elaborata, acqua, carboidrati, amminoacidi, etc. Hanno particolare ordinatamento in base all’organo in cui si trovano. In tutti i fusti in struttura primaria lo xilema è all’interno mentre il floema nella parte esterna, questo avviene per ciascun fascio di conduzione. Xilema: (deputato al trasporto di linfa grezza) costituito da cellule morte a maturità, a formare lunghi tubi, ma pienamente funzionali con pareti lignificate. Assieme a tali elemnti sono sempre presenti tessuto meccanico (fibre xilematiche) e parenchimatico (con varie funzioni) che hanno ovviemente funzioni secondarie. L’insieme costituisce l’arca xilematica. Si distinguono in: vasi chiusi o tracheidi, dette così poichè hanno la parete tangenziale lignificata e la parete trasversale parzialmente riassorbita, sono preseti delle traforature (più grandi dei tubi cribrosi), però il ridotto lume, diametro tra una tracheide e l’altra, viene identificato come vaso chiuso per distinguerlo da quello aperto che ha un diametro molto più ampio. Inoltre anche il diametro dei vasi è più ridotto rispetto alle trachee; vasi aperti o trachee, le pareti trasversali sono quasi completamente riassorbite, hanno lume molto più grande rispetto alle tracheidi. Entrambe sono strutture allungate colonnari, caratterizzano struttura interna del fusto. Nelle trachee e tracheidi la pressione è negativa: quando tutti gli stomi della pianta sono aperti c’è una forte traspirazione di acqua; quindi, l’acqua presente nel parenchima interno di una foglia se ne andrà velocemente, mentre l’acqua del picciolo è richiamata poiché la foglia sta perdendo acqua e così via fino alla radice. In questo modo si crea una depressione all’interno dei vasi, un effetto di risucchio (xilema come una cannuccia lignificato poiché deve essere rgido). Anatomicamente Lo xilema si trova vicino al floema, non per casualità, ma perché l’acqua trasportata dallo xilema per osmosi entra nel floema. La struttura che vede distinti morfologicamente, strutturalmente e funzionalmente un tessuto di trasporto, un tessuto meccanico, un tessuto parenchimatico, è detta tessuto xilema o legno eteroxilo. Ci sono poi delle strutture molto più omogenee dove non si vedono strutture più ampie o meno, quindi è costituito da elementi omogenei, tra cui tracheidi e fibrotracheidi (unione tra tessuto meccanico e conduttore), tracheidi molto più sottili, detta xilema o legno omoxilo (tipico gimnosperme). Floema: (deputato al trasporto di linfa elaborata) costituito da cellule vive, prive di nucleo con una particolare specializzazione di parete che presenta ispessimenti di callosio (polimero carboidratico simile alla cellulosa) e traforate; assieme sono presenti anche in questo caso tessuto meccanico e parenchimatico. L’insiseme costituisce l’arca floematica. Le cellule di questo tessuto Sono sempre affiancate da cellule compagne con un grosso nucleo, responsabili delle funzioni metaboliche che permettono alle cellule di rimanere vive nonostante la mancanza del nucleo. Elementi cellulari detti: tubi cribrosi, particolarmente allungati che presentano pareti cellulosiche ispessimente con callosio, con la formazione di cribi, fori di passaggio, vanno a unire cellule (tipo plasmodesmi, ma più grandi e con unità citoplasmatica e vacuolare). Servono per il passaggio da un tubo cribroso all’altro della libnfa grezza. Nelle gimnosperme queste strutture sono dette cellule cribrose, poiché sono più corte, anche qua ci sono cellule nucleate che accopagnano, dette però albuminose. La parete di queste cellule deve essere elastica poiché deve contrastare il forzato ingresso dell’acqua che in ragione di una differenza di osmolarità tra l’interno dei tubi cribrosi, ricco di soluti, e l’esterno, tende ad entrare ed entra mediata dalla funzionalità di queste cellule parenchimatiche presenti nel floema. Queste possono qualificarsi come cellule di riserva, ma hanno come ruolo principale quello di mediare il trasporto dell’acqua dai tessuti circostanti al floema, questo flusso di acqua fa si che la pressione (di turgore) all’interno del floema sia superiore rispetto alle cellule circostanti, ciò favorisce il flusso della linfa elaborata dalle foglie fino ai tessuti più periferici. A seconda della disposizione e del numero delle arche xilematiche e delle arche floematiche rispetto al fascio e in base alla presenza del cambio cribo-vascolare che caratterizza le strutture di conduzione, che da struttura primaria passano a quella secondaria, si possono distinguere diverse tipologie: fascio collaterale, vede la presenza di acra xilematica e floematica congiunte con floema disposto verso l’esterno e xilema verso l’interno. Chiuso quando non c’è interposizione di tessuto meristematico tra floema e xilema (piante erbacee), aperto quando è presente il cambio cribo- vascolare tra floema e xilema poiché si apre alla struttura secondaria; fascio bicollaterale aperto, tra floema e xilema c’è più di un’interfaccia (dall’esterno all’interno floema, xilema, cambio, floema); fascio concentrico, l’arca xilematica circonda quella floematica, detto fascio concentrico perixilematico, o viceversa, fascio perifloematico; fascio radiale o alterno, lo troviamo nella radice in struttura primaria, presentano solo un fascio in cui due o più arche xilematiche si alternano a quelle floematiche. È detto chiuso quando non si interpone il cambio tra floema e xilema. Si dice aperto quando il cambio si interpone tra floema e xilema, inizialmente ha decorrenza sinuosa e successivamente diviene circolare. Anatomia delle piante Organi delle piante: radice; fusto; foglie. Strutture deputate alla riproduzione: fiori. Seme ha un tegumento esterno; embrione, che si svilupperà in pianta adulta, ha caratteristiche anatomiche della pianta adulta (radice, detta radichetta; fusto, parte assiale; cotiledoni, foglie embrionali, in base al numero si distinguono in monocotiledoni, dicotiledoni e gimnosperme); endosperma. Caratterizzano tutti i semi. I tegumenti esterni hanno come principale funzione quella di proteggere le parti vitali, possono presentare caratteristiche rilevanti nella germinazione dei semi (alcuni hanno eteropolisaccaridi che percepiscono le condizioni più adatte affinché possa germinare). Sotto al tegumento si trova l’endosperma o albume, un parenchima di riserva, composto da cellule ricche di plastidi, che possono essere amiloplasti, oleoplasti, proteoplasti. il rapporto quantitativo tra proteine, carboidrati e lipidi caratterizza una specie. L’embrione è composto da parti che riproducono la struttura vegetativa della pianta adulta. Le Foglie embrionali, o cotiledoni, hanno un ruolo austoriale, cioè assorbono sostanze nutrienti dall’endosperma per renderle disponibili all’embrione per la germinazione. Alcuni semi mantengono i cotiledoni all’interno del seme, svolgono esclusivamente la funzione austoriale (monocotiledoni). Altri portano all’esterno i cotiledoni che immediatamente perdono la funzione austoriale e acquisiscono una funzione fotosintetica (dicotiledoni) aspettando di essere sostituite dalle foglie vere e proprie. Nel momento in cui si attua la germinazione, la radichetta è la prima che si attiva, poiché determina l’acoraggio della pianta nel terreno e il nutrimento della pianta. Tra i cotiledoni e la radichetta è presente una parte assiale con un abbozzo di fusto, detto epicotile o fusto embrionale, e l’ipocotile, una porzione di fusto, che separa i cotiledoni dalla radichetta (zona di transizione fusto-radice). Esempi di semi con importanza farmaceutica: guaranà (contiene caffeina), cacao (aromatizzante), jojoba (forma cere), lino (prodotti dermofunzionali), psillo (lassativi di massa o volume), fieno greco, mandorlo dolce (lassativo lubrificante). Radice Primo organo che fuoriesce dal seme. Funzioni principali: di ancoraggio al terreno, di assorbimento di acqua e sali minerali (appartenente solo al corpo primario), di accumulo di sostanze di riserva (Sia corpo primario che secondario). Esempi di radici di importanza farmaceutica: ginseng (radice ingrossata con funzione tonificante), genziana (proprietà digestive), cimicifuga (tonificante, utile per passaggio da periodo fertile della donna a menopausa), rabarbaro (proprietà digestive ma anche lassative), echinacea (favorisce reattività a condizioni di stress). In struttura primaria è caratterizzata da: cuffia, ha funzione di proteggere i meristemi primari e di assorbire sali minerali e acqua, sono presenti anche delle cellule ricche di statoliti che direzionano la radice; zona di accrescimento per distensione. Disposizione all’interno della radice trasversalmente: cilindro corticale e cilindro centrale. Descrizione dall’esterno all’interno: peli radicali; rizoderma; endoderma (parte terminale della radice primaria usando sta per terminare parte dei peli) che sostituisce il rizoderma; tessuto parenchimatico di riserva cilindro corticale (ha estensione maggiore rispetto al cilindro centrale) qui possiamo trovare raramente dei tessuti di secrezione interna; endoderma (funzione di filtro attivo, ultima parte del cilindro corticale); cilindro centrale, primo strato detto periciclo, con un unico fascio raggiato o alterno (monocotiledoni più di 8 arche, per le dicotiledoni al max 8, per dicotiledoni fascio aperto per fare passaggio a radice secondaria); parte più interna delle monocotiledoni midollo, parenchima di riserva. Passaggio da struttura primaria a struttura secondaria: tipica delle piante che evolvono da una condizione erbacea a legnosa (Gimnosperme e Angiosperme dicotiledoni). Queste piante mantengono il corpo primario nell’apice delle radici mantenendo quindi la capacità di assorbire acqua e sali minerali ma, ad un certo punto della loro crescita, l’esoderma lascia spazio al periderma per L’attivazione del cambio subero fellodermico nella parte più esterna del cilindro corticale, con la produzione di sughero verso l’esterno e di felloderma verso l’interno. L’esoderma si lacera lasciando quindi spazio al tessuto tegumentale secondario (periderma). Nel cilindro centrale, invece, l’attivazione del cambio cribro-vascolare avviene contemporaneamente al cambio subero-fellodermico. Il cambio all’inizio ha forma sinusoidale, poi produce xilema solo verso l’interno fino a raggiungere una forma circolare, a questo punto inizia da avere attività dipleurica producendo tessuto all’interno e all’esterno. Il cambio subero-fellodermico asseconda l’accrescimento della radice. Il sughero sostituisce l’esoderma, prodotto verso l’esterno dal cambio subero-fellodermico. La morfologia della sezione trasversale di un fusto o di una radice in struttura secondaria appare pertanto la medesima, fatto salvo per la parte più interna del cilindro centrale che per i primi anni mantiene la morfologia tipica e differente che ha caratterizzato radice e fusto quando erano in struttura primaria. La radice può presentare modificazioni, spesso coinvolgono radici in struttura primaria, ma possono coinvolgere anche la struttura secondaria. Radici colonnari, modificazione della radice in struttura secondaria sostengono rami come delle colonne; radici contrattili, capacità di penetrare nel terreno ed aggrapparsi; radici aeree, caratteristiche di epifite, piante che crescono su altre piante, assorbono umidità dell’aria; radici tuberizzate; radici avventizie, hanno origine da meristemi avventizi, che si possono sviluppare nel fusto (es edera si aggrappano al muro); radici aggrappanti, avventizie; radici autoriali, penetrano nelle strutture di altre piante, tipiche di piante parassite. Fusto In struttura primaria ha le seguenti caratteristiche: ha ramificazioni laterali; è articolato in nodi e internodi. Le sue funzioni principali sono il sostegno del palco fogliare e il trasporto di linfa grezza ed elaborata attraverso i tessuti connettori. Nella gemma apicale sono presenti bozze fogliari, che andranno a formare le future foglie, tra una e l’altra sono presenti gli internodi, che piano piano si allungano. I nodi sono i punti in cui cresceranno le foglie. Sezione trasversale di un fusto in struttura primaria (dicotiledone, piante che passano alla struttura secondaria) dall’esterno all’interno identifichiamo le diverse tipologie di tessuto: epidermide (parete tangenziale esterna e parzialmente trasversale cutinizzata); cambio subero-fellodermico (nei tessuti parenchiamtici); tessuto meccanico, che mantiene eretto il fusto erbaceo; parenchima clorofiliano, alternato a tessuto meccanico collenchima o schelenchima; l’ultimo strato del cilindro corticale è l’endoderma, tessuto monostratificato che non ha particolari specializzazioni, spesso non è distinguibile dalle cellule parenchimatiche, ma quando lo è ha funzione di riserva, con amiloplasti. In questo caso l’endoderma è detta guaina amilifera. Può essere detta anche guaina ossalifera, quando ha funzione di accumulare sostanze temporaneamente di scarto, in questo caso acido ossalico sottoforma di ossalato di calcio; tessuti di secrezione (iodioblasti, canali, tasche); periciclo, primo stato del cilindro centrale; cilindro centrale, ha tessuti di conduzione organizzati in fasci collaterali aperti (floema, cambio cribro- vascolare, xilema); tessuto parenchimatico, prevalentemente assimilabile ai tessuti di riserva di amido. Raggi midollari: zone di tessuto parenchimatico tra un fascio collaterale e l’altro, che convergono nel midollo, composto da cellule vive con funzione di riserva. Lo spessore del cilindro corticale è molto meno esteso rispetto al cilindro centrale. Il fusto di dicotiledone ha una struttura detta eusterica, si caratterizza in una disposizione dei fasci concentrica. Monocotiledone ha alcuni fasci collaterali chiusi disposti in modo circolare e altri in modo apparentemente sparso, struttura detta atactostenica. Sono presenti stomi nell’epidermide, ma in numero molto minore rispetto alle foglie. Passaggio da struttura primaria a struttura secondaria: prende in considerazione due meristemi secondari, il cambio subero-fellodermico e il cambio cribro-vascolare. All’inizio il cambio cribro-vascolare si limita a trovarsi tra floema e xilema, quando la pianta si attiva per entrare in struttura secondaria diventa concentrico (poiché produce solo xilema internamente). A questo punto si attiva e inizia a formare in modo dipleurico il floema secondario verso l’esterno e lo xilema secondario (porzione molto rilevante) verso l’interno, si ingrandisce la parte centrale (forma cerchia annuale). Crescendo il cilindro interno, il tessuto esterno, floema, non è in grado di assecondare la crescita e crea dei cunei di dilatazione (specie di crepe). Il Cambio subero-fellodermico forma verso l’interno felloderma, che va a riempire le zone “crepate”, infatti è detto anche cuneo parenchimatico di dilatazione, e verso l’esterno sughero. una radice è distinguibile da un fusto in struttura secondaria solo se si trovano nei primi anni, poiché la parte più interna della radice presenta xilema, mentre il fusto presenterà il midollo. Piano piano il midollo viene riassorbito quindi dopo tot anni non si vedrà più e non saranno più distinguibili. Modificazioni del fusto (esclusivamente in struttura primaria), alcune specie venegtali acquisiscono delle forme diverse dalla concezione ordinaria di fusto. Nonostante abbiano una morfologia diversa, l’anatomia istologica è analoga a quella del fusto in struttura primaria: Stoloni: sono strutture allungate striscianti sul terreno che dipartono dalla pianta che consideriamo madre, che poi portano a una plantulina con delle radici avventizie. Sono strutture che hanno come funzione non solo quella di trasportate la linfa, ma quella di favorire la diffusione della specie, o meglio degli individui, può essere cinsiderata una riproduzione vegetativa (es. liquirizia); Rizomi: sono dei fusti sotterranei, può essere confuso con una radice, poiché presenta l’anatomia istologia del fusto e nodi ed internodi. Presenta i fasci di conduzione che possono essere concentrici o collaterali chiusi. Può propagarsi verso il basso o orizzontalmente. Se orizzontale nella parte superiore dipartono diversi rami mentre verso il basso delle radici avventizie. Ha funzione di propagare la specie attraverso la riproduzione vegetativa di più individui, nonostante in realtà sia una sola pianta. Rizomi sono detti perennanti, si trovano in una pianta biennale o perenne, in cui durante l’inverno la parte epigea muore, ma quella ipogea rimane viva e la primavera successiva riemette i fusti, le foglie e i fiori. Ha importanza come organo di accumulo di sostanze e soprattutto di metaboliti secondari, per favorire le proprie attività di relazione con l’ambiente o di difesa (metaboliti secondari principi attivi, rabarbaro, genziana, ginseng); Tuberi: si sviluppano attraverso l’interramento dei fusti, inizia una trasformazione dei tessuti sottoterra, e ha funzione di riserva amilacea (patata); Bulbi: paragonabile a una pianta con fusto accorciato in cui nodi e internodi sono ravvicinati, da questi nascono le gemme, hanno funzione di riserva (aglio, proprietà ipotensive); Cladodi: strutture che apparentemente somigliano a delle foglie. Su di esse possono comparire dei fiori, ciò ci permette di capire che non sono effettivamente foglie. Hanno funzione fotosintetica. Pale fico d’india ha parenchima acquifero, cellule ricche di eteropolisaccaridi (es. pungitopo, fico d’india); Spine caulinari: sono delle strutture che possono avere dal punto di vista anatomo-istologico origini diverse. Sono fusti modificati che crescono nell’ascella della foglia (angolo tra foglia e fusto), hanno tegumento lignificato e non hanno funzione fotosintetica, la loro funzione è quella di difesa della pianta. Non ha interesse medicinale o farmaceutico, è importante per il riconosciemnto e l’identificazione delle piante medicinali; Viticci: fusti più sottili di quello principale da cui dipartono e alla fine presentano una circonvoluzione, la loro funzione è quella di sostegno (vite, gelsomino). Esempi di fusti di importanza farmaceutica: cannella, proprietà conicisticolettica, funzioni panchreatiche, stimola funzioni epatiche; china, pianta originari del Sudamerica, rimedio per la malaria; frangula, usata per lassativi stimolanti irritanti; uncaria, albero dalla cui corteccia si ottengono prodotti adattogeni, aiutano l’organismo allo stress. Foglia Caratterizza il cormo della pianta. È esclusivamente in struttura primaria, ha funzione fotosintetica e favorisce anche la traspirazione, regola contenuto di acqua e ha scambio di gas attraverso gli stomi. Si caratterizza in generale dall’inserisi in un fusto che avviene a livello del nodo, presenta nell’inserzuine un picciolo, non sempre. Ha lembo o lamina fogliare, che può essere intera/semplice oppure non intera, con introflessioni. È una struttura normalmente appiattita a formare una lamina, presenta una pagina superiore e una pagina inferiore (molte, infatti, sono dette bifacciali), Uno dei più importante per identificazione delle piante. Si può identificare un margine (parte più esterna), delle nervature (può essercene una principale e altre secondarie), una base, la parte del margine che si unisce al picciolo, un apice. Esistono delle foglie composte, caratterizzate da una lamina fogliare che presenta delle introflessioni molto profonde, che arrivano alla base della nervatura centrale, esse sono talmente introflesse da sembrare delle foglioline più piccole. Le foglie composte presentano un rachide (nervatura centrale) e più foglioline. Le foglie presentano una morfologia che riconduce molto radicalmente alla farmacia, perché è una morfologia più articolata che ci aiuta a indentificare una pianta medicinale e qualificarla. La foglia presenta delle classificazioni e identificazioni, che richiama i parametri precedenti: presenza o assenza picciolo, presenza o assenza (macroscopicamente) di nervature e la loro disposizione, forma della lamina, forma del margine, tipologia della base, “andamento” dell’apice, come si sinseriscono sul caule/fusto, come si dispone nella pianta. Nel caso di foglie composte, possono esistere identificate attraverso il numero e la disposizione delle foglioline. Anatomia istologica di una foglia, ne esistono tre tipologie più importanti nel percorso farmaceutico: o Bifacciale, tipica dicotiledoni, presenta un lembo fogliare con caratteristiche anatomo-istologiche diverse tra la pagina superiore e quella inferiore. L’epidermide superiore è un tessuto con caratteristiche tipiche dell’epidermide, solitamente monostratificato, ma può essere anche pluristratifcicato, con cellule che hanno parte modificata per cutinizzazione. Può presentare tricomi ghiandolari o di difesa, rari o assenti sono invece gli stomi. L’Epidermide inferiore è un tessuto tegumentale, composto da cellule con modificazione di parete come quella dell’epidermide superiore, ha come annessi epidermici gli stomi, presenti e anche molto numerosi, con densità per millimetro quadrato di diverse decine. Possono essere presenti dei tricomi ghiandolari o di protezione. Tra le due epidermidi si trova il mesofillo, l’insieme dei tessuti paranchimatici della foglia. Sotto l’epidermide superiore c’è una struttura palizzata, composto da cellule allungate molto ravvicinate e può raggiungere fino la metà del mesofillo. Appena sotto l’epidermide inferiore abbiamo delle cellule più piccole, che si dispongono in modo tale da lasciare ampi spazi tra di loro, è detto tessuto lacunoso, o spugnoso. La funzione delle cellule del tessuto palizzato e del tessuto lacunoso è quella fotosintetica, il tessuto lacunoso ha anche come funzione quella di favorire gli scambi gassosi, indispensabili per la funzione della fotosintesi. Xilema nella pagina superiore e floema nella pagina inferiore, poiché la posizione dello xilema e del floema rimane invariata al passaggio dal fusto (xilema interno, floema esterno) al picciolo e, successivamente, alla foglia. I fasci di conduzione ramificati nelle foglie, nella parte esterna, rappresentano anatomicamente le ramificazioni delle foglie stesse (nervarure). Possono avere anche una maggiore rigidità, ciò è determinato dal fatto che i fasci di conduzione sono sempre avvolti da tessuto meccanico, spesso collenchima (cellule vive), ma anche sclerenchima (cellule morte). Possono esserci dei tessuti di secrezione interna, spesso tasche, ma possono essere anche canali laticiferi. Eucalipto, ulivo, menta; o equifacciale, tipica delle monocotiledoni. Il mesofillo è composto da cellule appartenenti al tessuto parenchimatico clorofiliano (non ha pagina superiore e pagina inferiore), alcune cellule sono molto appressate tra di loro, altre invece lasciano degli spazi intercellulari. Queste aree lacunose sono in corrispondenza degli stomi, a sottolineare il fatto che lo scambio gassoso è vitale per la respirazione cellulare. I fasci di conduzione (chiusi) presentano la stessa disposizione anatomica che lo xilema e il floema assumono al passaggio dal fusto alla foglia, per cui possiamo distinguere la pagina superiore e quella inferiore. Anche qua possiamo trovare dei tessuti di secrezione interni, spesso tasche, ma anche canali laticiferi. L’epidermide è uguale per le due facce, anche il numero di stomi è uguale (elevato), diverso può essere in numero di tricomi. ha efficienza fotosintetica maggiore, poiché sia nella pagina superiore che inferiore si ha fotosintesi e grande scambio di gas. Le foglie equifacciali isolaterali hanno alcune caratteristiche anatomiche che possono ricordare il mesofillo della foglia bifacciale; infatti, ritroviamo un tessuto a palizzata e un tessuto lacunoso, continuando ad avere le due pagine identiche; o Aghiforme, tipica delle gimnosperme (conifere), non ha delle caratteristiche che ci permettono di individuare una pagina superiore e una inferiore, ma possiamo identificarle attraverso la disposizione dei fasci di conduzione. L’epidermide ha una forte cutinizzazione, non presenta annessi epidermici come i tricomi, ma presenta degli stomi. Essi non si trovano sulla superficie epidermica, bensì l’epidermide crea delle introflessioni (dette tasche o cripte) all’interno delle quali si apre lo stoma e dove possiamo trovare dei peli di protezione. Grazie a ciò lo stoma si trova all’interno di un ambiente umido, in questo modo si va a limitare al massimo la perdita di acqua, ciò accompagnato dalla forte cutinizzazione dell’epidermide e dalla ridotta superficie della foglia. Hanno questa struttura poiché vivono ad altitudini elevate, dove il freddo ghiaccia l’acqua, è come se vivessero in un ambiente arido. Il mesofillo è molto compatto, nonostante presenza di spazi intercellulari ampi. Presenta una buona quantità di tessuto meccanico, in particolare sclerenchimatico, che dà rigidità alla foglia. La parte centrale presenta due fasci di conduzione, tra i quali sono presenti: tessuti parenchimatici con funzione di trasferire liquidi dal tessuto xilematico a quello floematico; Tessuti di secrezione: canali resiniferi. Modificazioni delle foglie, anatomicamente distinguibili: Nomofillo: struttura anatomica che presenta epidermide e mesofillo con funzione clorofilliana. Nel mesofillo sono presenti fasci di conduzione, possono essere presenti tessuti di secrezione e tricomi; Embriofilli: funzione austoriale, funzione fotosintetica (iniziale); Catafilli o squame: foglie squamiformi, che possono essere caratterizzate da consistenza pergamenatica quando sono morte, secche. Quando sono composte da cellule vive, hanno funzione di protezione o di riserva. Possono essere prive o povere di clorofilla. Cipolla; Foglie succulente: mesofillo composto da tessuto parenchimatico acquifero. Aloe; Perule: foglie che sono caratterizzate da tessuto coriaceo, morte, aderenti alla gemma. Hanno la funzione di proteggere la gemma durante l’inverno, cadono quando arriva la primavera e la gemma sboccia; Ipsofilli o brattee: normalmente hanno dimensioni più piccole rispetto a quelle normali della pianta e anche una forma diversa. Fanno parte della struttura fiorale, hanno funzione protettiva, possono avere funzione fotosintetica; Spine: strutture morte, coriacee. Fico d’india; Metamorfosate: piante insettivore; Amtofilli: foglie modificate che hanno funzione di protezione degli organi sessuali della pianta e funzione vessillare, di richiamo agli insetti impollinatori. Sono i Sepali e i petali, costituiscono calice; Fertili: organi riproduttori della pianta, gli sporofilli. Microsporofilli caratterizzano apparato riproduttore maschile del fiore, sporofilli caratterizzano apparato riproduttore femminile. Esempi di foglie di importanza farmaceutica: te, si utilizzano le foglie per la bevanda, dicotiledone; belladonna, è velenosa, ma ha permesso la produzione di medicinali contro il dolore delle coliche renali/addominali; amamelide, caraterizzano tannini, cicatrizzanti e antidiarroici; menta, migliora funzionalità respiratoria. Fiore Caratterizzato da foglie modificate. È principalmente deputato alla riproduzione, è caratteristico delle angiosperme, definite nozze manifeste, perché la struttura fioraria è ben visibile. Fiore ermafrodito, ha organi sessuali maschili e femminili, struttura a fiore singolo. Margherita non è fiore singolo, ma infiorescenza, composto da struttura di fiore singolo ripetuta molteplici volte (puntini gialli fiori singoli), quelli che noi chiamiamo petali rappresentano la corolla più esterna. Fiore ermafrodito composto da: calice, antofilli, normalmente verdi, detti sepali; corolla, antofilli normalmente colorati, detti petali (funzione di protezione e vessillare). Calice e corolla possono fondersi, tepali; androceo, apparato di riproduzione maschile, si caratterizza di più filamenti e antere (strutture portate in alto dal filamento), detti stami; gineceo, apparato di riproduzione femminile, composto da pistilli, stilo, ovario (contiene una o più cellule uovo, quando fecondati si trasformano nel seme del frutto) e stigma, o carpelli. I fiori femminili possono essere caratterizzati da un solo pistillo o più pistilli. Il raggruppamento dei fiori singoli (femminili, maschili o ermafroditi) rappresentano le infiorescenze. Il capolino è uno delle infiorescenze più comuni. Il polline è una struttura che dal punto di vista anatomico è specie specifica!!!! Piante monoiche: fiori femminili e maschili (mais); piante dioiche: pianta femminile o pianta maschile (salice); piante poligame: hanno fiori femminili, maschili e ermafroditi. Esempi di fiori e infiorescenze di importanza farmaceutica: camomilla; iperico, migliora stato dell’umore, favorisce cicatrizzazione; arnica, contusioni senza ferite aperte; lavanda, proprietà ansiolitico-sedative. Frutto Organo apparatente alle piante superiori, angiosperme. Le gimnosperme presentano degli pseudofrutti. È la trasformazione della parte del fiore apparatentente al ginoceo, che contiene l’ovulo e. una volta fecondato forma l’embrione, nel seme, Il frutto protegge i semi, ma allo stesso tempo aumenta la disseminazione dei frutti, poiché il colore dei frutti attira ad esempio gli uccelli che mangiano il frutto e disseminano il seme o i semi all’interno. Ha caratteristiche di appetibilità solo nel momento in cui arriva a maturazione. I frutti in generale del regno vegetale si caratterizzano di un pericarpo, un insieme di tessuti che costituiscono il frutto e quindi avvolgono il seme, o i semi. Pericarpo composto da: epicarpo, che ha caratteristiche tipiche dell’epidermide, è un tegumento esterno. modifica il proprio colore nel momento in cui il frutto diventa maturo, i frutti acerbi hanno esocarpo composto da cellule ricche di cloroplasti (infatti sono verdi), a maturazione i cloroplasti crescono fino a diventare cromoplasti; mesocarpo, zona intermedia al frutto. Muta durante l’accrescimento del frutto, ad esempio accumulando zuccheri (la polpa); endocarpo, la parte più interna che avvolge il seme, o i semi, può avere diverse caratteristiche (es nella pesca è legnoso) in base alla protezione del seme. Questi tessuti possono avere diverse caratteristiche, infatti possiamo dividere i frutti in: frutti secchi; frutti carnosi. Frutti secchi: a maturità hanno una consistenza rigida, coriacea, anche legnosa, poiché sono composti da cellule morte. I tessuti sono talmente appressati tra di loro che la loro identificazione è difficile. Quando sono ancora acerbi però la distinzione tra i tre tessuti è ben visibile, come in quelli carnosi. Possiamo distinguere due categorie di frutti secchi: deiscenti, a maturità i tessuti secchi si trasformano, si modificano e si aprono rilasciando i semi all’esterno (follicolo, anice stellato; capsula, papavero da oppio; legumi, senna; siliqua e siliquetta, colza/senape); indeiscenti, a maturità i tessuti secchi aderiscono fortemente al seme, il pericarpo si trasforma e favorisce la disseminazione dei semi (achenio, tarassaco/cardo mariano può avere organo di volo (pappo); samara, acero un achenio con estensione alare; cariosside, grano/mais/riso, pericarpo avvolge seme dove volume seme=volume frutto; noce o nucula, del nocciolo/castagno, nocciola a castagna sono semi). Frutti carnosi: hanno a maturità un pericarpo carnoso, che protegge il seme. La polpa, carnosità del frutto è dovuta al mesocarpo. Il pericarpo a maturità è composto da cellule vive. Anche questi possono essere divisi in quattro categorie: drupa, es pesca/albococca/oliva/cigliegia, hanno parte carnosa e viva, ma l’endocarpo è composto da tessuto morto e fortemente lignificato, che protegge il seme, non si apre spontaneamente. Ha inizialmente colore verde, che poi cambia nel momento in cui il frutto è maturo; bacca, frutto carnoso costituito in logge con endocarpo gelatinoso in cui sono immersi i semi (pomodoro/banana/mirtillo); peponide, risulta difficile separare mesocarpo da esocarpo (melone cetriolo); esperidio, tipico frutto degli agrumi. Ha esocarpo che si divide in flavedo (giallo) e albedo (bianco, oleaginoso), il mesocarpo è bianco e spugnoso, l’endocarpo è settato a formare gli spicchi. particolare frutto in cui i tessuti hanno composizione complessa, la cui importanza farmaceutica li vede tutti coinvolti nella produzione di principi attivi. Infruttescenza: Ananas/fragola/fico/more, derivano dalla fecondazione di fiori composti o infiorescenze. Frutti falsi: pomo (pera/mela) derivano dalla trasformazione dell’ovario insieme ad altri elementi fiorali. La parte esule è costituita dal ricettacolo fiorale ingrossato, il frutto vero è in realtà il torsolo.