Antropologia Culturale PDF
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Daniele Parbuono
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These notes provide a basic introduction to cultural anthropology. The document explores the concept of culture and how it's shared, learned, and symbolized. It details different aspects of anthropology including the study of human behavior, societies and their evolution.
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Antropologia culturale - Daniele Parbuono Lezione 5/11/24 L'antropologia culturale studia la vita degli esseri umani in società. Essa in particolare prende in considerazione la diversità culturale e la pluralità delle forze di vi...
Antropologia culturale - Daniele Parbuono Lezione 5/11/24 L'antropologia culturale studia la vita degli esseri umani in società. Essa in particolare prende in considerazione la diversità culturale e la pluralità delle forze di vita umana dal punto di vista sociale e culturale. è una scienza comparativa ed olistica, cioè considerata nel suo insieme: passato, presente, futuro ; biologia, società, linguaggio e cultura. Gli esseri umani sono gli animali con le minori capacità adattive all'ambiente, quindi adattano l'ambiente alle proprie esigenze. hanno bisogno di gestire la potenza incontrollata della natura e ciò avviene sia con soluzioni culturali sia con la costruzione di reti sociali, e tutta l'antropologia deriva da questo. Come si modificano gli organismi per riuscire a vivere in determinati ambienti, come climi caldi e secchi, o ad altitudini estreme? Come altri animali, anche gli esseri umani sfruttano mezzi di adattamento biologici, ma gli uomini sono tuttavia gli unici a disporre anche di mezzi di adattamento culturali. L'antropologia socio-culturale occupa una particolare posizione rispetto alle scienze sociali. Essa infatti oscilla fratte universali della condizione umana e le risposte particolari date da problemi comuni nelle diverse società. Da ciò derivano le espressioni ''tutto il mondo è paese'' e ''paese che vai usanza che trovi'', Che servono a spiegare che l'antropologia entra nei particolari per comprendere il generale. Si occupa quindi di studiare le differenti culture. La cultura è un tratto caratteristico unico della specie umana, questa è l'insieme di tradizioni e costumi trasmessi attraverso forme di insegnamento, che formano e guidano le credenze e il comportamento degli individui in società. Le tradizioni culturali vengono trasmesse attraverso l'insegnamento piuttosto che tramite l'eredità biologica. I bambini apprendono infatti tali tradizioni crescendo in una specifica società, mediante un processo chiamato inculturazione. L'INCULTURAZIONE Come avviene che la cultura, esterna e preesistente all’individuo, diventa parte integrante della sua personalità? Come avviene che ciascuno, pur essendo diverso da ogni altro sul piano individuale, è per certi aspetti simile ai membri del suo gruppo? Processi di esperienza e apprendimento dei modelli culturali di riferimento tendono a garantire una certa continuità nell’azione sociale, e a fornire un sistema di orientamento per il soggetto. Tali dinamiche rappresentano il versante culturale del processo complessivo di integrazione sociale del bambino nella società. - Inculturazione primaria: si sviluppa in contesti informali, con apprendimento spontaneo. Nei primi anni di vita si fissano le esperienze più incisive: emotivamente profonde, culturalmente significative. Importanza delle esperienze spontanee: osservazione-imitazione, identificazione- proiezione, premio-castigo. L'antropologia cerca di trovare delle costanti, accomunate dalla naturale propensione umana a trovare delle soluzioni. abbiamo esigenze che ci accomunano indipendentemente dal tempo e luogo in cui ci troviamo. l'antropologia esplora i confini di varie forme di vita, che sono tante quanto ogni individuo per ogni giorno che vive. è una scienza mobile, Un flusso in continuo cambiamento. ''la differenza non è altrove, ma ognuno di noi è una persona diversa agli occhi degli altri''. Tutte le società elaborano una ''conoscenza dell'uomo'', Quindi l'antropologia trova dignità in ogni forma di conoscenza umana. si tratta di concezioni locali dell'umanità, che non Si sono strutturate necessariamente come una tradizione scientifica. Le competenze che sviluppa l'uomo infatti vanno di pari passo con le necessità della popolazione. Perchè demoetnoantropologia? L'antropologia in Europa e in Italia Si divide in antropologia socio-culturale e antropologia fisico-biologica. Questa scienza è infatti composta e studiata in modo differente in base allo stato in cui ci si trova. In Italia Alberto Mario Cirese, uno dei rifondatori dell'antropologia nel dopoguerra, definisce questa scienza in tre termini: 1)Demologia: Studio dei dislivelli interni di cultura, quello scarto che esiste tra la produzione culturale delle classi egemoniche (le classi più alte) e le classi subalterne. 2)Etnologia: Studio di dislivelli esterni di cultura, quello scarto tra la produzione culturale di alcuni Stati rispetto ad altri. 3)Antropologia: Scienza critica che fornisce gli strumenti teorici per dare uno sguardo sui dislivelli interni ed esterni. Nel corso del XIX secolo e nella prima parte del XX, asseconda del lessico delle varie scuole europee e americane, il termine antropologia (senza specificazioni) poteva indicare lo studio sia del versante biologico che di quello socio-culturale. L'antropologia culturale è lo studio della società e della cultura umana. Analizza, interpreta e spiega le somiglianze e le differenze sociali e culturali servendosi di un duplice approccio : quello etnografico, basato sui riscontri diretti e il lavoro sul campo) e quello etnologico (basato sui confronti transculturali). L'etnografia offre il resoconto relativo a una comunità, una società, una cultura specifica. Tuttavia le culture non sono isolate, in contatto con forze esterne avviene tramite i mass media, i fenomeni migratori e i moderni sistemi di trasporto. Tali collegamenti costituiscono componenti di primo grado della politica, dell'economia e dell'informazione a livello regionale, nazionale e internazionale. Lo studio di tali collegamenti e sistemi fa parte della materia di cui si occupa la moderna antropologia. L'etnologia si occupa di esaminare, interpretare analizzare e confrontare i dati ricavati dall'etnografia nelle diverse società. Questi vengono usati per individuare somiglianze e differenze culturali, così da raggiungere una generalizzazione sulla società e sulla cultura del territorio. Gli etnologi cercano di identificare e spiegare quindi differenze culturali e analogie, per verificare ipotesi e formulare teorie in grado di migliorare la nostra comprensione del funzionamento dei sistemi sociali e culturali. Successivamente la distinzione è diventata netta: Se l'antropologia socio-culturale si occupa solo delle differenze sociali e culturali,e non di quelle di ordine biologico o fisico, l'antropologia fisica-biologica studia la storia naturale delle specie umane nel tempo e nello spazio, e per un lungo periodo di tempo ha interpretato la diversità umana servendosi del concetto di razza. A queste discipline si Affianca la paleontologia, o archeologia preistorica (Antropologia archeologica), una disciplina-ponte che ha mantenuto nel tempo rapporti stretti con l'antropologia culturale o sociale su vari terreni di studio. L'antropologia archeologica ricostruisce, descrive e interpreta il comportamento umano e i modelli culturali attraverso i resti materiali trovati nei luoghi dove le persone vivono o hanno vissuto. Da informazioni come queste gli archeologi ricavano modelli di produzione, commercio e consumo, ma non solo. Oltre a ricostruire i modelli ecologici, gli archeologi possono dedurre le trasformazioni culturali, osservando per esempio le modifiche nella dimensione e nella tipologia dei siti geografici e la distanza tra loro. L'antropologia fisica studia anche le relazioni degli umani con le altre forme viventi, come ad esempio Lo studio degli scimpanzé per verificare somiglianze e differenze con l'uomo, e la scoperta che oggi il maiale sarebbe l'animale più adatto ai trapianti di cuore. Gli antropologi fisici documentano la diversità umana analizzando reperti fossili, genetica, crescita e sviluppo delle popolazioni. In passato l'antropologia fisica metteva appunto anche sistemi classificatori che tengono conto delle variazioni dei caratteri fisici interni alle specie. La differenza umana era classificata con strumenti che oggi definiremmo approssimativi, perché mancavano strumenti avanzati: misurazioni di tratti morfologici (il colore della pelle, l'altezza media, il colore degli occhi) e fisiologici (la durata della vita). L'evoluzionismo e la concezione universalista Il darwinismo afferma che quegli individui in possesso di caratteristiche fisiche tali che gli permettono di vivere in modo adeguato, hanno maggiori possibilità di sopravvivere e di riprodursi facendo sopravvivere la specie. Nell'evoluzionismo lo studio delle ''società primitive'' era considerato come una possibilità di conoscenza delle fasi interiori dell'evoluzione della civiltà occidentale. L'antropologia biologica qiondi include inoltre la primatologia, in quanto i primatologi sostengono che il comportamento dei primati può far luce sul comportamento e la natura degli esseri umani. Concetti chiave dell'evoluzionismo L'unità psichica della specie umana è la tendenza di considerare le capacità psichiche di ogni uomo tutte uguali. Ma perché allora alcune ''razze'' si comportano in un modo e altre in un altro? Ciò si è cercato di spiegare tramite: 1) La teoria degli Stadi evolutivi, La quale afferma che l'evoluzione sociale nel corso del tempo ha creato degli Stadi evolutivi che erano classificati con parametri più vicini a chi li studiava (Metodologia comparativa), Veniva considerato il proprio comportamento come più virtuoso. 2) Il concetto di sopravvivenza, cioè la testimonianza che anche i gruppi umani considerati più evoluti, in un periodo della storia, sono stati meno evoluti, ed hanno avuto bisogno di migliori mezzi per i loro scopi. 3) Comparativismo Critica dei termini ''primtivo'' e ''selvaggio'' Primitivo: Individuo che occupa il livello di sviluppo antecedente a chi lo analizza. Selvaggio: Individuo che non ha relazioni umane e non vive nella civiltà, dimensione non ancora culturalmente definita, vive nello stato di natura. Lo sguardo degli europei verso le altre popolazioni del pianeta, storicamente si è legato a processi di espansione economica e di conflitto politico e militare. nel corso della storia il colonialismo viene considerato un'azione necessaria per far sviluppare i popoli ''meno evoluti'' secondo il punto di vista europeo, diventa una giustificazione. Lezione 8/11/24 LA CULTURA La prima definizione di cultura ci è stata fornita dall'antropologo britannico Taylor, il quale afferma : ''La cultura, o civiltà, intesa nel suo più ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società''. La definizione di Taylor si concentra sugli attributi che gli uomini acquisiscono non attraverso l'eredità biologica, ma bensì mediante la tradizione culturale. La cultura quindi viene appresa, si trasferisce da una generazione all'altra mediante il processo di inculturazione e si basa sui simboli,che hanno un particolare significato e valore per coloro che si ritengono appartenenti a tale cultura. La cultura è quindi: 1) Condivisa, in quanto non appartiene ai singoli individui in sé ma agli individui in quanto membri di gruppi. L'inculturazione unifica gli individui attraverso una serie di esperienze comuni. 2) Simbolica. L'antropologa Leslie White ha definito la cultura come dipendente dal simbolismo: la cultura è costituita da strumenti, utensili, abbigliamento, abitudini e tradizioni, rituali, opere d'arte, linguaggio e così via. Ha avuto origine secondo l'antropologa quando i nostri antenati acquisirono la capacità di utilizzare i simboli, ossia di dare un significato a un oggetto o ad un evento, cogliendone allo stesso tempo il significato. Un simbolo può essere qualcosa di verbale o non verbale che rappresenti qualcos'altro. Tra il simbolo e il suo significato non deve essere presente per forza un collegamento ovvio, naturale o necessario. 3) Onnicomprensiva, conceto secondo il quale tutti gli individui sono ''acculturati'', non solo diplomati e laureati. La cultura racchiude molto più di raffinatezza ed educazione. Le forze culturali più interessanti sono di fatti quelle che influenzano l'individuo quotidianamente. 4) Integrata, in quanto le culture sono sistemi strutturati in base a schemi precisi. Se una parte del sistema subisce una modifica, anche le altre parti andranno incontro a un cambiamento. Le culture sono integrate non semplicemente in virtù delle attività economiche in esse dominanti e dei relativi schemi sociali, ma anche in virtù di insiemi di valori, idee, simboli e opinioni. Un insieme di valori di base integra ogni cultura, distinguendola dalle altre. 5) Adattiva e non adattativa. Ad un certo livello, gli schemi culturali (per esempio l'uso dell'aria condizonata) sono adattivi, perchè aiutano le persone a far fronte agli stress ambientali. Ad un altro livello tuttavia tali schemi possono anche essere non adattivi. Per esempio le emissioni delle nostre macchine hanno effetti sull'ambiente che possono danneggiare l'uomo e altre forme di vita. Molti schemi culturali moderni possono essere non adattabili a lungo termine. DIFFERENTI LIVELLI DI CULTURA Cultura nazionale: Si riferisce a credenze, schemi di comportamento appresi, valori condivisi dai cittadini di una stessa nazione. Cultura internazionale: Indica tradizioni culturali che si estendono oltre i confini nazionali, coinvolgendo altri paesi. In virtù di fenomeni quali colonialismo, migrazione, molti schemi e tratti culturali haanno portata internazionale. Subculture: Sono rappresentate da diversi schemi e tradizioni basati su simboli associati a gruppi specifici all'interno di una stessa società complessa. All'interno di una stessa nazione è possibileritrovare numerosi gruppi culturalmente definiti. ETNOCENTRISMO, RELATIVISMO CULTURALE E DIRITTI UMANI Per etnocentrismo si sintende la tendenza a considerare la propria cultura di appartenenza come superiore e ad applicare i propri valori culturali nel giudicare il comportamento e le credenze di individui cresciuti in seno ad altre culture. Contrapposto all'atnocentrismo c'è la figura del relativismo culturale, ovvero la convinzione che non si debba giudicare il comportamento di una cultura in base agli standard di un'altra. Tuttavia, portando agli estremi il relativismo culturale, questo sostiene che non esiste una moralità superiore o universale e che le regole morali ed etiche di tutte le culture meritino euguale rispetto. In tale ottica, la Germania nazista verrebbe valuata al pari livello di uno stato democratico e tollerante, senza alcun giudizio morale. Alcuni sostengono che i problemi del relativismo culturale si possano risolvere suddividendolo in relativismo metodologico, e relativismo morale. Il relativismo culturale non è una posizione di tipo morale, bensì di tipo metodologico, in cui si dichiara che per comprendere pienamente un'altra cultura è necessario cercare di comprendere il modo in cui i componenti di tale cultura vedono, da quali motivazioni sono spinti. Un simile approccio non preclude tuttavia il fatto di esprimere giudizi morali o di agire, assumendo una posizione. Il concetto dei diritti umani coinvolge un ambito di giustizia e moralità che va oltre ed è superiore ai singoli paesi, culture e religioni. Questi diritti non sono leggi ordinarie create e fatte rispettare da singoli governi, bensì si tratta di diritti ritenuti inalienabili e pensati validi a livello internazionale. Parallelamente al movimento che sostiene i diritti umani, si è diffusa una certa consapevolezza della necessità di preservare i diritti culturali. I diritti culturali non vengono assegnati al singolo individuo, ma ai gruppi, come per esempio minoranze etniche e religiose. I diritti culturali includono la capacità di un gruppo di preservare la propria cultura, di allevare i propri figli secondo le tradizioni, di continuare ad utilizzare il prprio linguaggio e di non essere privato della propria base economica da parte della nazione in cui la comunità si ttrova. La nozione di diritti culturali è legata all'idea di relativismo culturale, pertanto anche in questo caso si ripresentano i problemi precedentemente elencati. Ma in che modo i diritti culturali possono interferire con i diritti umani? L'antropologo non deve approvare tradizioni come l'infanticidio, cannibalismo e tortura per registrare l'esistenza e determinare le cause di tali fenomeni. Gli antropologi rispettano la diversità umana. La maggior parte degli etnografi cerca di essere obiettiva, accurata nei resoconti foniti di altre culture, ma ciò non preclude che gli antropologi debbano ignorare gli standard internazionali di giustizia e moralità. MECCANISMI DI MUTAMENTO CULTURALE Come e perchè le culture cambiano? Questo avviene tramite 3 processi principali: 1) La diffusione, meccanismo di scambio di informazioni e prodotti che si è protratto nel corso di tutta la storia umana, poichè le culture non sono mai state realmente isolate l'unsa dall'altra. La diffusione si divide in: Diretta (quando due culture commerciano, stringono matrimoni o scendono in guerra l'una con l'altra), forzata (quando una cultura ne sottomette un'altra, imponendo le proprie norme su quella dominata) e indiretta (quando gli elementi si spostando da un gruppo A ad un gruppo C attraverso un gruppo B, senza che A e C abbiano necessariamente un contatto. Ad esempio il gruppo B potrebbe essere geograficamente stanziato tra il gruppo A e C, in questo modo ciò che viene preso da A, tramite B finisce in C, e viceversa. 2) L'acculturazione, scambio di tratti culturali che si origina quando i gruppi hanno contatti diretti su base continuativa. Con il processo di acculturazione, parti della cultura si modificano ma ogni gruppo rimane ben distinto. 3) L'invenzione indipendente, processo mediante il quale gli esseri umani procedono all'innovazione, individuando soluzioni creative ai problemi. LA GLOBALIZZAZIONE Il termine globalizzazione indica una serie di processi, tra cui diffusione e acculturazione, che promuovono il cambiamento in un modo in cui popoli e nazioni sono sempre più interconnessi e mutualmente dipendenti. Le forze della globalizzazione includono viaggi, commercio, turismo internazionale, flussi migratori, i media e svariati flussi di informazione nell'ambito dell'alta tecnologia. LE TEORIE ANTROPOLOGICHE L'antropologia culturale nasce nella seconda metà dell'800 in Inghilterra e negli Stati Uniti. Le prime dasi dell'antropologia furono dominate dalle prospettive evoluzionistiche, in particolare quelle associate a Morgan e Taylor. In Gran Bretagna i funzionalisti come Malinowski abbandonarono lo storicismo speculativo degli e oluzionisti per concentrarsi sullo studio delle società del presente. Negli Stati Uniti Boas e i suoi seguaci rifiutarono la ricerca di stadi evolutivi, adottando un approccio storico che tracciasse i mutamenti dei tratti delle differenti culture, evidenziando allo stesso tempo la diffusione di tali tratti culturali nelle differenti aree geografiche. Ad accomunare i funzionalisti e i seguaci di Boas è il loro modo di considerare le culture come insiemi integrati e strutturati. Nellametà del ventesimo secolo, dopo la seconda guerra mondiale e la crisi del colonialismo, vi fu un rinnovato interesse per il cambiamento, inclusi i nuovi approcci evoluzionisti che si concentravano sulla natura e sulla base simbolica della cultura, ricorrendo a prospettive simboliche ed interpretative per portare alla luce significati e simboli organizzati in trutture e modelli. Nella seconda metà del 900 lo strutturalismo francese (Lévi-Strauss) e successivamente l'antropologia interpretativa statunitense (Geertz) modificheranno in modo determinante il lavoro dell'antropologo, collocando la disciplina al centro dei dibattiti teorici ed epistemologici delle scienze sociali. EVOLUZIONISMO Morgan partì dal presupposto che la società umana si fosse evoluta attraverso una serie di fasi, che chiamò stato selvaggio,barbarie e civiltà. Suddivise a sua volta lo stato selvaggio e le barbarie in 3 periodi: Stato selvaggio inferiore: I primi esseri umani vivevano in uno stato selvaggio inferiorenutrendosi di frutta e bacche. Stato selvaggio medio: Gli uomini cominciano a pescare e a controllare il fuoco. Stato selvaggio superiore: Viene raggiunto grazie all'invenzione di archi e frecce. e analogamente Barbarie inferiore: Ha inizio con la creazione dei primi utensili in terracotta. Barbarie media: Si basa sull'addomesticamento di animali e sulla coltivazione di piante, e nelle Americhe sull'agricoltura irrigua. Barbarie superiore:Caratterizzato dalla lavorazione del ferro e dell'impiego di utensili in ferro. Infine la civiltà giunse con l'invenzione della scrittura. Morgan ideò quindi una concezione di evoluzionismo unilineare, partendo dal presupposto che esistesse una sola linea o percorso lungo il quae tutte le società si erano evolute, rendendo ipossibile l'idea che uno dei precendenti stadi fosse saltato per arrivare al successivo. In alcune opere (come nella Lega degli Irochesi) di Morgan si leggono dichiarazioni che suggeriscono, erroneamente, che determinati tratti culturali abbiano una base biologica. Morgan partiva dal presupposto che il desiderio di cacciare fosse intrinseco all'essere indiani, trasmesso nel sangue piuttosto che mediante un processo di inculturazione. Come Morgan, anche Taylor proponeva un percorso unilineare che si snodava dall'animismo al politeismo, e quindi al monoteismo per poi raggiungere la scienza. Taylor riteneva infatti che la religione avrebbe perso importanza nel momento in cui avrebbe perso la sua funzione primaria di rendere spiegabile l'inspiegabile, a causa del progredire della scienza. Nel progetto di ricostruzione complessiva delle differenze culturali, l’antropologia può avere una tendenza a “ridurre la diversità culturale” – come nell’Evoluzionismo vittoriano che tenta di disporre le differenze in un ordine di sviluppo diacronico (dal più semplice al più complesso) Nel XX secolo, le ricerche degli antropologi (sia fisici, sia culturali) hanno mostrato il carattere socialmente costruito della idea di razza e dei principi evoluzionisti. Un attacco diretto alle letture razziste incentrate sul concetto di razza è venuto da due versanti : 1) dal lavoro degli antropologi sociali sulla costruzione delle classificazioni, sulla formazione e sull’uso degli stereotipi; 2) dalla nuova ricerca in antropologia biologica che ha sviluppato nuovi metodi per studiare la differenziazione della specie umana: patrimonio genetico, gruppi sanguigni, processi a livello molecolare, stock genetico (caratteri non visibili all’osservazione esterna). OGGI SAPPIAMO CHE: la differenza biologica non dipende dai caratteri visibili (colore della pelle, occhi ecc.) scelti nel passato per circoscrivere gruppi razziali specifici e che la nozione di razza, come insieme di individui con un corredo genetico distinto e delimitato, deve essere abbandonata perché inefficace e non veritiera. RAPPORTO TRA BIOLOGICO E SOCIALE: L’uomo è l’essere del regno animale che dispone di un corredo genetico estremamente plastico, ma a bassa specializzazione adattiva. Ciò significa che quando veniamo al mondo siamo degli esseri il cui comportamento dipende poco dal grado di programmazione genetica e molto dalla “programmazione del gruppo di appartenenza” (sociale). Il livello sociale si sviluppa come prodotto di processi storici relativamente autonomi rispetto alla linea evolutiva della specie. ANTROPOLOGIA SOCIALE/CULTURALE: L’antropologia culturale studia i comportamenti, i modi di pensare, l’organizzazione sociale di specifici gruppi umani e di diverse forme di vita. L'ETNICITA' L'etnicità si basa su somiglianze e differenze culturali in seno a una società o a una nazione: le analogie sono con i membbri dello stesso gruppo etnico, mentre le differenz si evidenziano tra il gruppo preso in esame e altri gruppi. I membri di un gruppo etnico condividono deteminate credenze e valori, in virtù dello stesso background comune, definendosi unici proprio per tali differenze culturali. Le etnie sono il prodotto di costruzioni socio-culturali alle quali a volte altre popolazioni attribuiscono caratteristiche di tipo biologico chiamate ''razze''. Etnicità significa identificarsi con un determinato gruppo etnico, sentirsi parte di esso e, di coneguenza, sentirsi escluso da altri gruppi. Lo status Nelle conversazioni di tutti i giorni spesso il termine ''status'' viene usato come sinonimo di prestigio. Nel campo delle scienze sociali tuttavia questo termine viene usato in modo più neutro, per indicare la posizione, indipendentemente da quanto prestigiosa essa sia, che un individuo occupa al'interno della società. Gli individui rivestono sempre più posizioni simultaneamente. Alcuni status vengono attribuiti, ovvero gli individui non hanno il potere di sceglierli (ad esempio l'età), mentre altri vengono determinati da scelte, talenti o azioni. Questi ultimi prendono il nome di status raggiunti o acquisiti, e possono avere una conotazione sia positiva che negativa ad esempio medico, criminale, padre, studente). Spesso i gruppi etnici sono minoranze. Quando si presume che un grupo etnico sia tale in virtù di una determinata base biologica, si parla allora di ''razza'', ma si tratta ugualmente di una costruzione culturale, che non ha base biologica. La discriminazione contro gli individui che appartengono a gruppi etnici differenti viene definita ''razzismo''. LA DIVERSITA' BIOLOGICA UMANA E IL CONCETTO DI RAZZA Cosa si intende per razza? In teoria ''razza'' in termini biologici è una sottocategoria di una specie isolata geograficamente, ma la specie umana non presenta una distinzione netta di razze, in quanto le popolazioni umane non sono state isolate l'una dall'altra per un tempo sufficiente a dare vita a gruppi distinti. Si suppone che il concetto di razza deba riflettere una base genetica condivisa, ereditata da antenati comuni, ma fin da subito i primi studiosi fecero ricorso per la classificazione razziale ai tratti fenotipici (colore della pelle), cioè a quei tratti evidenti dell'organismo. Nel corso dei secoli i gruppi che detenevano il potere hanno usato l'ideologia razziale peer giustificare le proprie posizioni sociali privilegiate, dichiarando che le minoranze fossero inferiori dal punto di vista biologico. I presupposti razziali vengono usati quindi per suggerire che l'inferiorità sociale e i limiti presunti ad essa sono immutabili e vengono trasmessi da generazione in generazione. Gli antropologi sanno tuttavia che la maggior parte delle variazioni comportamentali tra i gruppi umani contemporanei si basa sulla cultura piuttosto che sui tratti biologici: esistono eccellenti prove che all'interno di qualsiasi società stratificata (ossia basata su classi) le differenze rilevate nelle prestazioni tra gruppi economici, sociali ed etnici riflettono le loro diverse esperienze e opportunità piuttosto che una struttura genetica specifica. COESISTENZA PACIFICA La diversità etnica può essere associata alla coesistenza e all'interazione positive tra gruppi. In numerose nazionimolteplici gruppi culturali vivono insieme in un'atmosfera di ragionevole armonia. Tra le modalità che consentono di realizzare in linea teorica tale coesistenza pacifica figurano il processo di: 1)Assimilazione: Processo di cambiamento che un gruppo etnico minoritario può sperimentare quando si trasferisce in un paese nel quale predomina una cultura differente. La minoranza adotta progressivamente i modelli e le norme della cultura dominante ospitante, finendo per essere incorporata ad essa a tal punto da non esistere più in quanto unità culturale separata. 2)Società pluralistica: L'assimilazione non è un processo inevitabile, anche senza di essa è possibile che vi sia una certa armonia etnica. Secondo una prospettiva ideale, i gruppi dovrebbero dipendere dalle reciproche attività e scambi: in similicondizioni è possibile conservare la diversità etnica, anche se gli specifici tratti culturali di ogni gruppo possono modificarsi. 3)Multiculturalismo: è la visione della diversità culturale nell'ambito di una società come qualcosa di positivo e desiderabile. Il modello multiculturale adotta una prospettiva opposta a quella del modello di assimilazione. La prospettiva multiculturale incoraggia la pratica delle tradizioni etnicoculturali. Una società multiculturale integra gli individui non solo all'interno della cultura dominante ma anche in seno a una cultura etnica, sottolineando l'interazione dei gruppi enici e il loro contributo al paese ospitante partendo dal presupposto che ognuno di essi abbia qualcosa da offrire e da imparare dagli altri. I CONFLITTI ETNICI Le differenze etniche possono coesistere in modo armonioso, ma possono anche portare a discriminazioni e conflitti nel momento in cui le due etnie entrano in competizione tra loro dal punto di vista economico, o una si sente giudicata e discriminata dall'altra, e quindi risponde con il conflitto. Gran parte dei disordini etnici nel mondo di oggi ha una componente di tipo religioso. Pregiudizio e discriminazione I conflitti etnici spesso nascono a causa di pregiudizi, cioè la svalutazione di un gruppo a causa dei suoi presunti comportamenti, valori e capacità, o discriminazioni, cioè pratiche politiche che danneggiano un gruppo e i suoi membri. Il pregiudizio è legato agli stereotipi che gravano su un gruppo e che vengono quindi estesi a tutti i suoi membri individuali. La discriminazione può essere: – De facto: attiva, pratica di fatto ma non sanzionata dal punto di vista legale, ad esempio il modo più severo in cui vengono trattate le minoranze da parte delle forze di polizia e del sistema giudiziario, rispetto agli altri cittadini. Tale trattamento ineguale non è legale ma viene adottato ugualmente. – De jure: parte delle norme giuridiche, ad esempio l'apartheid in Sudafrica dove per legge bianchi e neri avevano diritti e priviegi diversi, e la loro interazione sociale era giuridicamente limitata. La forma più estrema di discriminazione etnica è il genocidio, ossia la deliberata eliminazione fisica di un gruppo attraverso l'omicidio di massa. Un gruppo dominante può cercare di distruggere determinate pratiche etniche (etnocidio) oppure obbligare i membri di un gruppo etnico ad adottare la cultura dominante (assimilazione forzata). Una politicha di espulsione etnica mira a rimuovere da un paese i gruppi etnici culturalmente diversi dal gruppo dominante. I rifugiati , individui che sono stati costretti o che hanno scelto di abbandonare un paese per sfuggire a guerre e persecuzioni, sono una delle conseguenze di simili politiche di espulsione. Il colonialismo, un'altra forma do oppressione, fa riferimento alla dominanza politica, sociale, economica e culturale di un territorio e del suo popolo da parte di una potenza straniera nell'arco di un periodo prolungato di tempo. Lezione 11/11/24 L'antropologia nasce comescienza coloniale al servizio delle potenze nazionali europee,che si espandono in zone meno sviluppate, più primitive. Gli antropologi, al contrario, costruirono un sistema teorico molto sviluppato. Questo tipo di distacco portò a conclusioni sbagliate, cioè l’idea di gerarchizzare la diversità del mondo dividendole in razze più o meno evolute. L’antropologia comincia a riflettere su se stessa 10-15 anni dopo. Abbiamo due scuole antropologiche: 1) Americana (antropologia culturale): nasce dal grande contributo di Franz Boas, è riconosciuta per la sua produzione di elementi culturali da parte di elementi di esseri umani che agiscono non da soli ma in società. Questa idea nasce dall’interazione tra queste due scuole, quella britannica e quella americana. Boas ha un approccio particolare, a differenza di Malinowski dedica una particolare attenzione a come gli esseri umani trovino soluzioni culturali, a bisogni della vita: nutrirsi, trovare cibo, vestirsi, coprirsi, con un’attenzione scarsa ai tratti politici, ma piuttosto concentrandosi a come gli esseri umani lo fanno. 2) Britannica/Anglosassone (antropologia sociale): Malinowski tende a dedicare attenzione a come gli esseri umani per trovare queste soluzioni siano costretti a creare relazioni e lavorare insieme creando istituzioni sociali. BBC rai: ''I grandi dell'antropologia, Franz Boas'' Dal filmato emerge che egli vive negli USA, diventa un grande non solo nell’antropologa ma uno dei giganti del diciannovesimo secolo. È ricordato come uno studioso dal pensiero forte e approfondito, un erudito, che mette insieme molte competenze. Arriva dalla Germania, qui si iscrive ad un corso universitario di geografia, si specializza sulla struttura morfologica dei terreni. La sua osservazione attraversa il tempo, uno sguardo diatopico sugli esseri umani, li guarda nella lunghezza della storia ma anche nel loro rapporto con il territoro. Ciò lo rende un avanguardista, un innovatore contemporaneo. Arriva negli USA per il suo dottorato di ricerca e inizia una ricerca che si divide in due parti (una parte della ricerca viene svolta in Europa, nel mezzo tra le due). Le ricerche si concentrano su gli eschimesi o Inuit, e dall’altro lato su una parte della popolazione di indiani in America. Egli usa una metodologia di lavoro che lo porta a frequentare il territorio, a stare sul terreno per lunghi periodi. La sua presenza garantiva un’osservazione di prima mano, i dati sono tutti reperiti da lui e ciò lo porta a riflettere e ad elaborare i punti più avanzati delle sue teorie. È il primo che rompe questa barriera dello studio teorico e astratto comprendendo l’importanza di immedesimarsi in un lungo periodo e vivere in carne ed ossa quello che la gente affronta ogni giorno. Egli è il primo che pratica la ricerca sul terreno per ricercare i dati che vuole analizzare, riuscendo così a capire come le persone vivono nel territorio. Lui analizza la caccia alle foche, come si abita, come si consuma il cibo, come si redistribusidce, le pratiche rituali, le tecniche di caccia. Per analizzare questo tipo di pratiche dalla prospettiva di chi sta sul terreno le osserva e le pratica: quando è il momento di capire come si caccia, egli va a cacciare con loro. Questa pratica di campo gli permette un punto di osservazione innovativo, eretico. Questo tipo di approccio lo porterà anche a strutturare una didattica innovativa: quando si tratta di spiegare in aula quale fosse la vita degli inuit, da un lato lo spiegava a parole e dall’altro saliva in cattedra seminudo, mostrando ai ragazzi le tecniche di cacciatura degli inuit, mostrando praticamente ciò che spiegava e non solo teoricamente. Fu un grande innovatore anche della didattica con metodologie incredibili. Ciò lo porta a diventare un mentore non solo per gli studiosi che si sono formati con lui, ma anche per persone come Ruth Meredith, e attrae un dibattito scientifico internazionale in contatto con tutto il mondo. Il suo posizionamento teorico Egli ha una base di studio legata alla metodologia storiografica, mescolata all’approccio di carattere geografico. Ciò lo abitua a leggere le dinamiche, i processi, in una doppia dimensione di profondità. Questa doppia dimensione della complessità dei fenomeni garantisce una lettura in profondità, che gli fanno individuare delle particolarità, degli elementi salienti. Individua delle differenze tra un km e l’altro del territorio, tra terreni non disanti tra loro, per esempio come viene praticata la caccia alla foca: osservando di persona e provando col proprio corpo, si accorge che gli stessi eschimesi, in territori che distano pochi km, e i villaggi vicini, sono costretti ad attuare tecniche diverse, perche sono diverse le condizioni climatiche del territorio e la sua conformazione geografica: da una parte vivono sulla costa, dall'altra nell’entroterra. Questa differenziazione si verifica in pochi km di distanza. E' anche diverso il modo in cui si cucina, divide e caccia la preda. Accorgendosi che la caccia è una dimensione che viene praticata in uno spazio molto ridotto, la differenza non può essere dunque declinata nei termini in cui gli evoluzionisti sviluppano le leggi razziali. Gli evoluzionisti vedevano la totalità degli esseri umani divisi in gruppi coerenti (Europei, africani, asiatici...), così Boas smonta questa convinzione, perche si rende conto che: 1) I comportamenti sono diversi da un km all’altro. 2) Fa raccogliere i calchi delle teste dei volti di più persone possibili e lavorando anche sulla dimensione estetica esteriore, capisce che l’idea della coerenza delle razze non funziona. Fa capire che non esistono le razze, esattamente 30 anni dopo la concezione delle razze. È il principale studioso che con una grande potenza di fuoco attacca dall’inizio del 900 gli assunti dell’antropologia scardinandoli. Se in un ambito medico l’evoluzionismo arriva con calma ad essere contestato, boas li attacca da subito. Da questo punto di vista è un grande innovatore perche è dal suo sguardo che egli muove il concetto di cultura. La cultura che l’antropologia oggi pratica è sull’individualità del singolo. Questa linea innovativa, che va a cercare la differenza culturale partendo dal singolo individuo nasce da Boas,considerato padre del particolarismo storico per questa sua attenzione al dettaglio, alla differenza delle persone che si trovano molto vicini. La cultura è mutamento. 15/11/24 La scuola di cultura e personalità INDIVIDUO - CULTURA - SOCIETÀ ➤ A partire dagli anni ’20, l’antropologia inizia a interrogarsi sui rapporti tra individuo e cultura da un punto di vista psicologico. ➤ Contributo della psicoanalisi allo studio dei processi di costruzione della personalità in società diverse da quella occidentale. ➤ Interesse crescente dell’antropologia per le variazioni a livello di costruzione della personalità e del carattere, visti come frutto dell’influenza che la società esercitava sulla psiche degli individui. GLI ALLIEVI DI BOAS Ruth Benedict (1887-1948) Abram Kardiner (1891-1981) Margaret Mead (1901-1978) CONFIGURAZIONISMO Individua la cultura come prodotto dell’interazione di più modelli culturali o configurazioni, cioè forme espressive in cui una determinata cultura si articola (una certa filosofia, un certo stile artistico, un certo tipo di personalità…). Ruth Benedict L’antropologa Ruth Benedict fu una delle prime ricercatrici statunitensi ad adottare nei propri lavori la nozione di cultura così come elaborata da Edward Burnett Tylor. Definisce infatti la cultura come quell’insieme complesso integrante la conoscenza, l'arte, la morale, il diritto, il costume e le credenze che caratterizzano una determinata comunità e ne sanciscono l’individualità rispetto a ogni altra, contraddistinguendosi per certi scopi che sono propri e non condivisi da nessun altro tipo di società. Ciascuna comunità è dunque costituita da un fascio di tratti caratteristici che possono essere presenti anche in altre collettività, ma ciò che differenzia un ambiente socioculturale dagli altri è la particolare impostazione che inserisce e connette tali elementi in modo unico e originale. LA CULTURA COME COMPLESSO DI TRATTI ➤ Si scontra con la concezione della cultura come aggregazione di elementi isolati. ➤ Il significato di un elemento culturale (rito, stile artistico, terminologia di parentela…) può variare in base alla presenza o meno, in una determinata area, di altri tratti. ➤ Significato di un tratto culturale è conseguenza del modo in cui si collega agli altri, dando vita a una configurazione. ''La cultura appare come una configurazione al cui interno gli elementi interagiscono l’uno con l’altro, producendo modelli significanti''. LA CREDENZA DELLO “SPIRITO GUARDIANO” (INDIANI DEL NORDAMERICA) ➤ In molte culture native del Nordamerica lo spirito guardiano era un’entità soprannaturale che assisteva l’individuo nelle sue imprese di caccia o guerra, e che si rivelava attraverso un sogno o una visione. ➤ Analisi distribuzione della credenza: assume sfumatura “psicologica” diversa da una società all’altra. ➤ Benedict conclude che ogni società esprime una modellizzazione. ''In una regione lo spirito si è combinato con le cerimonie della pubertà, in un’altra con il totemismo, in un’altra ancora con le società segrete, e poi con un rango sociale ereditario, oppure con la magia nera''. ➤ Un particolare tratto (la credenza nello spirito guardiano) entra a far parte di un modello (pattern) specifico. MODELLI DICULTURA Negli anni a cavallo tra le guerre mondiali nasce l'esigenza di capire quali erano le personalità emergenti e di definire i modelli culturali. ''In tutto il mondo, sin dal principio della storia umana, i popoli han saputo far propria la cultura di genti d’altra razza. Non v’è nulla nella struttura biologica dell’uomo che renda difficile l’impresa. La costituzione biologica dell’uomo non lo obbliga a nessuna particolare forma di comportamento (critica al razzismo). Si pensi quante e quanto diverse soluzioni sociali ha elaborato l’uomo nel campo del matrimonio, ad esempio, o del commercio: soluzioni tutte egualmente possibili sulla base delle sue qualità naturali. La cultura non è un complesso che si trasmetta per via biologica''. La «modellizzazione» (social patterning) operata all’interno di ogni società sugli elementi della cultura produce un modello culturale «medio», utile a caratterizzare intere culture. Tali modelli vengono definiti dalla Benedict in seguito alla comparazione di 4 differenti tipologie di società: Apollinei e dionisiaci, paranoici e megalomani ➤ Indiani Zuni - “Apollinei”: ideale rappresentato da un controllo delle emozioni raggiunto attraverso cerimonie pubbliche e l’interiorizzazione dei sentimenti. ➤ Indiani delle pianure - “Dionisiaci”: cultura organizzata intorno all’estremizzazione dei sentimenti e delle passioni, specialmente di quelle che avevano a che fare con la guerra e la competizione. ➤ Dobu della Melanesia - “Paranoici”: sospettosi, presenza di invidie reciproche; stato di costante tensione (vedi frequenti accuse di stregoneria). ➤ Kwakiutl della costa settentrionale - “Megalomani”: frenesia distruttiva nelle cerimonie dei potlach; delirio di potenza, ricerca di prestigio sociale. MODELLI COME «COMPLESSI INTEGRATI» ➤ Diversamente da funzionalisti, Benedict sostiene che l’integrazione di determinati tratti aveva il potere di produrre un modello culturale riflesso nel carattere e nel comportamento sociale dell’individuo. ➤ Sottolinea l’irriducibilità di una configurazione culturale a un’altra, negando di possibilità di classificare le culture per “tipi”. « […] per integrazione, intendiamo questo: una cultura, come un individuo, è un insieme più o meno coerente di pensieri e azioni, e nell’ambito di ogni cultura si delineano certi scopi caratteristici che possono essere soltanto suoi, non condivisi da nessun altro tipo di società» Le culture di Zuni, Dobu e Kwakiutl […] differiscono tra loro non solo perché un elemento è qui presente e là assente, o perché un altro elemento si trova, in due regioni, in due forme diverse, ma anche e più differiscono perché sono orientate, nel loro complesso, in direzioni diverse. Camminano su strade diverse perseguendo diversi fini, e i fini e i mezzi di una società non possono essere giudicati nei termini adatti ai fini e ai mezzi di un’altra società, perché sono per essenza incommensurabili. ➤ La società e l’individuo non sono antagonisti. La cultura offre all’individuo la materia prima con cui egli costruisce la sua vita: se è misera, l’individuo soffre; se è ricca, l’individuo ha la possibilità di sviluppare le proprie qualità potenziali. GREGORY BATESON (1904 - 1980) ➤ In Naven (1936), Bateson parte dallo studio di una cerimonia per analizzarne le implicazioni psicologiche, economiche, politiche, magico-religiose ed etiche. ➤ Rifiuta di considerare la società come divisa in settori (economia, politica, religione etc.), a ciascuno dei quali corrisponderebbero una o più istituzioni, ognuna delle quali concorre a produrre un nuovo stato di equilibrio. Naven : Rituale di travestimento Iatmul, celebrato quando un giovane compiva per la prima volta un’azione rispondente a un valore positivo fondamentale della cultura locale (ad es. uccisione di un nemico, cambiamento di status, etc.) TRAVESTIMENTO - ROVESCIAMENTO ➤ I parenti del giovane, di entrambi i sessi, si travestivano assumendo comportamenti che richiamavano quelli caratteristici del sesso opposto. ➤ Nel rituale, il ruolo di primo piano era destinato al fratello (wau) della madre del giovane (laua). ➤ Il fratello della madre, detentore dell’autorità sul figlio di quest’ultima, si travestiva da donna, parodiando la “debolezza emotiva” femminile. ➤ Le donne assumevano invece un comportamento di fierezza (mostrato nelle rare occasioni in cui hanno un ruolo pubblico di fronte a spettatori uomini). ETHOS ED EIDOS : Perchè nel Naven si realizza questa inversione? ➤ Necessità di assumere i segni di un’identità diversa da parte di coloro che solitamente non erano chiamati a ostentare sentimenti contrastanti con il tono emotivo (ethos) socialmente approvato del proprio sesso. ➤ Ethos maschile: comportamenti fieri e aggressivi, che non indulgevano a tenerezza e affetto, secondo l’ideale (eidos) della società locale. ➤ Ethos femminile: comportamenti che rimandavano a sottomissione e modestia; atteggiamento improntato all’emotività e agli affetti. ➤ L’unità dei due livelli, ethos e eidos, era ciò che formava l’unità complessa di una cultura (configurazione). LA SCHISMOGENESI ➤ Tra gli Iatmul, l’ethos maschile e quello femminile erano diversi.Più gli uomini si comportavano in accordo con il proprio ethos (esibizionismo e atteggiamenti aggressivi), più le donne rafforzavano il loro (sottomissione e approvazione). ➤ Dinamiche schismogenetiche, generatrici di comportamenti divergenti, riguardano individui e gruppi. ➤ Tutte le società possiedono dei “meccanismi frenanti”, grazie ai quali è possibile bloccare, o contenere, il processo di schismogenesi. ➤ Grazie a questi meccanismi di reazione psichica è possibile raggiungere un equilibrio dinamico, un aggiustamento reciproco del piano dell’ethos e di quello dell’eidos. Abram Kardiner Anch’egli formatosi alla scuola di Boas, si reca a Vienna nel 1921 dove entra in analisi con Freud e diventa egli stesso psicanalista. Benchè non avesse mai condotto ricerche sul campo, Kardiner combinava un’eccellente preparazione antropologica con la formazione psicanalitica. Nell'opera ''L'individuo e la sua società'', Kardiner individua delle personalità di base. Personalità di base: Risultante psicologica “media” all’interno di una determinata cultura. Complesso di tratti tra loro correlati, alla cui costituzione concorrono: 1) Istituzioni primarie: ➤ Sono ciò che contribuisce a plasmare la personalità degli individui nella fase infantile della loro esistenza. ➤ Kardiner metteva l’accento sui meccanismi di formazione di tale personalità, nei quali si riflettevano sistemi di valori caratteristici di una certa cultura. ➤ Tali meccanismi fondamentali erano quelli della soddisfazione, della punizione e dell’inibizione. 2) Istituzioni secondarie: ➤ Sono quegli elementi culturali che una società elabora allo scopo di attenuare, conciliare, spostare le tensioni derivanti dall’azione delle istituzioni primarie sulla psiche individuale. ➤ Sono ad esempio la religione, i riti, le leggende, i tabù, tutto ciò che giustifica l’ordine della società e dell’universo. La costituzione della personalità di base, intesa come “media” determinata socialmente e culturalmente, si trova alla confluenza dell’azione esercitata dai due tipi di istituzioni. UN COSTRUTTO IPOTETICO ➤ Il costrutto della personalità di base emergeva dalla discussione del materiale etnografico prodotto da Linton; non era elaborato a partire da singoli casi individuali. ➤ Gli unici “casi” erano i pazienti di Kardiner, mentre tutto il materiale riferito alle popolazioni del Madagascar e della Polinesia era chiamato a confermare, in maniera indiretta, l’idea di una personalità di base. Kardiner cercò di stabilire un ordine di priorità nel processo di formazione della personalità di base, tra istituzioni primarie e secondarie. Concetto di proiezione : Nel corso dell’infanzia, e dunque sotto l’azione delle istituzioni primarie, l’individuo elaborerebbe una particolare immagine delle figure parentali (oggetto della sua affettività) e le proietterebbe successivamente nel quadro delle istituzioni secondarie (ad es. la sfera mitico-religiosa). Margaret Mead UN DIVERSO CONTESTO SOCIALE E IDEOLOGICO Studia gli effetti socialmente devianti che si erano prodotti in America nel primo dopoguerra (aumento della delinquenza, emarginazione sociale, alcolismo) e durante la crisi economica del 1929. ➤ Le scienze sociali americane si interessano all’adattamento dell’individuo ai valori espressi dalla società in cui vive, come risposta agli effetti negativi generati da una società di tipo produttivistico e concorrenziale. ➤ In ambito antropologico, lo studio del processo di socializzazione diventa lo studio dell’influenza esercitata dalla cultura sull’individuo e delle modalità di trasmissione dei valori che consentivano a quest’ultimo di adattarsi con successo ai modelli della propria società. Margaret Mead conduce una ricerca sul campo in un piccolo villaggio delle isole Samoa, dove affronta il rapporto tra natura e cultura nella costruzione della personalità degli adolescenti. Caso samoano: il passaggio dall’infanzia all’adolescenza non è marcato da particolari attenzioni rituali e da conflitti intergenerazionali. Osserva come le tensioni intorno al momento adolescenziale sono frutto del modello educativo statunitense e non di caratteristiche psichiche e/o biologiche innate. CONTESTO SOCIALE E METODI EDUCATIVI ➤ La Mead mostra non solo la grande differenza dei metodi educativi seguiti dai Samoani, ma anche l’alto grado di socializzazione che producevano. ➤ L’adolescenza in una società «primitiva» (cioè semplice e omogenea) risulta una fase della vita meno esposta a traumi rispetto a quanto accade nella società Occidentale (in particolare americana). ➤ All’origine di questa differenza, Mead individua due fattori importanti: 1. Mancanza di «messaggi» concorrenziali e produttivistici (inviati dalla cultura all’individuo); 2. Carattere «monodimensionale» (privo di alternative rilevanti) nelle scelte che spettano al giovane in quel periodo della vita. Modelli culturali diversi portano a modelli educativi diversi e quindi a personalità individuali diversamente orientate. NB: nei lavori della Mead e dei suoi contemporanei, la problematica del rapporto individuo-società non riguarda mai l’individuo in quanto soggetto capace di scelte autonome, magari in conflitto con i modelli sociali dominanti. A quel tempo, l’immagine delle società primitive era ancora legata all’idea che i loro membri seguissero quasi automaticamente i dettami della loro cultura. PROSPETTIVE SU SESSO E GENERE «TIPO MASCHILE» E «TIPO FEMMINILE» ➤ Ricerca orientata verso l’individuazione di un «tipo normale», la personalità media meglio adattata tra gli individui, sia di sesso maschile che di sesso femminile, in società diverse tra loro. ➤ Secondo la Mead, i tratti del carattere maschile e femminile erano determinati più dalla cultura che da una predisposizione naturale. ➤ I differenti valori espressi da culture diverse tendevano a produrre un carattere «tipo» come risposta adattiva individuale. Il temperamento, l’atteggiamento, l’attitudine vengono attribuiti biologicamente a maschi e femmine, o sono determinati dal contesto sociale, basato su aspettative sociali che hanno l’unico scopo di mantenere viva la dicotomia del ruolo maschile e ruolo femminile nei vari contesti culturali? Studiando tre società, Mead conclude che i ruoli del maschile e femminile non sono fissi ma cambiano in base al contesto socio culturale, dimostrando, inoltre, che la concezione occidentale dei suddetti ruoli non è naturale e non è innata. ➤ Arapesh Abitanti di un villaggio di montagna di Alitoa, raccoglitori e allevatori. è una società pacifica, fondata sulla cooperazione (lavorano insieme la terra, ignorano la guerra e sono turbati da qualsiasi forma di aggressività). Il bambino Arapesh è allevato ed educato in modo da diventare un adulto mite e gentile. Viene allattato fino all'età di tre anni e i genitori cercano di non avere un altro figlio finché quello precedente non abbia circa due anni. I bambini sono trattati con molto amore e presi in braccio e attaccati al seno non appena strillano. Nel caso in cui si verifichino litigi tra coetanei, questi vengono separati, ma non puniti. Gli Arapesh sia uomini che donne sono pacifici, gentili, remissivi e materni, e questi caratteri, che nella nostra società sono considerati “femminili”, sono appannaggio di ambo i sessi. In questa società non c'è contrasto tra uomo e donna, il rapporto tra i due sessi è collaborativo e pacifico. ➤ Mundumugor Abitanti stanziati intorno al fiume Yuat, cannibali e cacciatori di teste (Vengono esaltate quelle caratteristiche quali l’aggressività, l’individualità, l’audacia, la capacità di emergere). Assumono atteggiamenti duri, possessivi, sessualmente aggressivi. Anche il sistema matrimoniale ne risente: la poligamia è molto diffusa. Il nucleo familiare è costituito da un maschio con otto o dieci mogli, acquisite in cambio di una sorella, o di una figlia. In questo modo si generano rapporti di ostilità e competizione tra padre e figlio, ulteriormente rafforzati dall'usanza di trasmettere l'eredità paterna alla figlia e da questa al figlio maschio. Il bambino Mundugumor nasce in un ambiente ostile e talvolta viene ucciso al momento della nascita. Sin da piccoli, i bambini vengono lasciati da soli in uno scomodo cesto. La madre allatta rimanendo in piedi, dimostrando scarsissimo affetto per il bambino e affrettandosi a riporlo nel cesto non appena possibile; man mano che crescono, i fanciulli vengono sempre più soffocati da una serie continua di proibizioni. Nei piccoli Mundugumor si stimola l'aggressività, tanto che i bimbi di natura mite vengono destinati a occupare un posto secondario e subordinato rispetto a quelli più aggressivi. In questa società non c'è contrasto tra i sessi ma entrambi sono improntati all'aggressività, sia in ambito familiare che "pubblico". ➤ Ciambuli Insediati sulle sponde del lago Tchambuli, in questa popolazione si riscontrano differenze di temperamento a differenza del sesso, ma in maniera completamente contraria rispetto a quelle occidentali : La donna è il sesso dominante, l'uomo invece possiede le caratteristiche da noi considerate femminili (ad es. fragilità emotiva, sottomissione). Si tratta di una società patrilineare ma la posizione dominante è comunque detenuta dalla donna. Sul piano teorico gli uomini detengono il potere ma su un piano fisico, pratico e sentimentale sono le donne a imporsi. Le donne Ciambuli hanno un temperamento effettivamente diverso dagli uomini, come avviene in Occidente, eppure detengono nei loro confronti una posizione di potere; governano e gestiscono l’economia, spetta loro l’iniziativa sessuale, mentre gli uomini assumono un ruolo sostanzialmente passivo. UN NUOVO TIPO DI PUBBLICO ➤ La tesi pregnante all’interno del libro è che i caratteri che identificano e caratterizzano i sessi, soprattutto in occidente, non sono in maniera assoluta biologici bensì culturali, derivano dall’educazione e, soprattutto, sono arbitrari e modificabili. ➤ Con i suoi lavori Margaret Mead inaugurava, in antropologia, lo studio delle differenze di genere. ➤ I suoi studi, come quelli di Ruth Benedict, erano rivolti a un pubblico sia di specialisti sia di educatori. ➤ Tentativo di “far riflettere” la borghesia nordamericana sulla diversit à culturale, operazione che, nelle intenzioni delle antropologhe e dei loro colleghi, doveva portare una critica dell’etnocentrismo e del razzismo. ➤ Le due allieve di Boas contribuirono in maniera straordinaria alla diffusione dell’antropologia presso il pubblico statunitense, ponendolo di fronte all’evidenza che esistevano, «altrove», forme culturali «diverse» ma non per questo meno dotate di senso rispetto a quelle occidentali. VERSO IL RELATIVISMO CULTURALE ➤ Benedict e Mead, insieme ad altri antropologi americani della loro generazione, contribuirono ad introdurre in antropologia il concetto di relativismo culturale, l’idea secondo la quale un’azione o un valore vanno considerati, per poter essere compresi, all’interno del contesto complessivo entro cui si collocano. ➤ Le esperienze culturali “altre” non possono essere comprese attraverso l’applicazione ingenua delle categorie interpretative proprie della cultura di chi osserva. ➤ L’analisi culturale deve procedere con cautela, cercando nel contesto in cui si manifestano determinati fenomeni (azioni, pensieri, valori, etc.) il senso del loro esistere. Lezione 18/11/24 IL FUNZIONALISMO Il funzionalismo metteva in secondo piano la ricerca delle origini, concentrandosi invece sul ruolo dei tratti e delle pratiche culturali nella società contemporanea. Bronislaw Malinowski, antropologo di origine polacca, insieme a Boas può essere considerato il padre dell'antropologia moderna. Scuola inglese: scarso interesse per la nozione di cultura, accento posto sulle forme e sulle strutture di organizzazione sociale (influenza teoretica dello strutturalismo e del funzionalismo) Le forme di organizzazione sociale sono sistemi composti da diversi organi, o strutture, in continuo mutamento e strettamente concatenate. Economia, religione, politica sono tutti aspetti, in stretta correlazione, di ogni sistema di organizzazione sociale. MALINOWSKI Considerato il padre dell'etnografia in virtù degli anni trascorsi nelle isole Trobriand, nel pacifico occidentale, dove ha studiato la civiltà che le abitava tramite il metodo di lavoro dell'osservazione partecipante. Malinowski è fermamente convinto del valore del proprio metodo etnografico, riteneva che tutti gli usi, i costumi e le istituzioni di una società fossero tutti integrati e correlati tra loro. In questo modo, il cambiamento di uno di essi comportava la modifica degli altri, ovvero ogni singolo elemento era funzionale all'altro. Malinowski credeva che gli esseri umani avessero un insieme di bisogni biologici universali e che usi e tradizioni venissero sviluppati proprio allo scopo di sviluppare tali bisogni. Da un punto di vista dell'analisi di quegli esseri umani, giunge a conclusioni differenti da quelle ottenute da Boas, in quanto Malinowski afferma che per analizzare gli aspetti umani si deve analizzare il perchè queste persone si uniscono e il funzionamento del sistema dei legami sociali. Si deve analizzare il comportamento. Il funzionamento del legami a quali istituzioni sociali porta? Egli prova a ragionare sui livelli di funzionamento della società e si risponde a domande di carattere biologico. Di che necessità ha bisogno il nostro corpo per sopravvivere? Suddivide differenti livelli in base all'importanza che assumono nella vita dell'individuo (necessità di primo livello, secondo livello ecc.) : 1 livello: Bere, mangiare 2 livello: Vestirsi, costruirsi dei ripari 3 livello: Collaborare con gli altri esseri umani per ottenere migliori risultati riguardanti le necessità di primo livello. Le società devono elaborare componenti funzionanti, così Malinowski sviluppa una teoria funzionalista, nella quale il suo studio si incentra sulla sessualità e sulle forme di economia, dove riprende gli studi della scuola etno-sociologica francese. KULA Nelle isole Trobriand Malinowski osserva il fenomeno del kula, durante il quale i giovani maschi salgono su una canoa e si muovono da un'isola all'altra ed in ogni isola compiono il medesimo gesto, cioè quello di scambiare delle collane con conchiglie rosse per dei bracciali dalle conchiglie bianche. Chi arriva con un bracciale in cambio dà una collana e viceversa, così questi bracciali e collane sono sempre gli stessi e beni circolari (sistema chiuso). Questi oggetti assumono così una forza, un potere, hanno un legame simbolico e sono beni relazionali. STORIA CONGETTURALE Radcliffe-Brown in merito all'importanza della storia, sostiene che l'antropologia sociale non può scoprire e comprendere vicende di popoli privi di sistemi di scrittura. Esaminò il ruolo predominante del fratello della madre tra i Thonga del Monzambico, ritenendo che la storia della società thonga potesse solo essere di natura congetturale e spiegando quindi il ruolo del fratello materno in riferimento alle istituzioni del presente piuttosto che basarsi sulla società thonga del passato. Sosteneva che l'antropologia sociale (In Gran Bretagna l'antropologia culturale viene denominata antropologia sociale) fosse una scienza sincronica, ossia che studiasse le società per come esistono oggi, e non diacronica, cioè basata sullo studio delle società esistite nel tempo. FUNZIONALISMO STRUTTURALE ''Funzionalismo strutturale'' è un'espressione associata a Radcliffe-Brown. Secondo il funzionalismo e il funzionalismo strutturale, la funzione delle tradizioni culturali, delle norme e delle pratiche sociali è quella di preservare la struttura sociale. Secondo il funzionalismo strutturale infatti la funzione di qualsiasi pratica sociale è quella di preservare, conservare il sistema di cui è parte. Tale sistema possiede quindi una struttura, le cui parti lavorano per mantenere l'intero meccanismo. Metafora organica della società Radcliffe-Brown sosteneva che i sistemi sociali potessero essere paragonati ai sistemi anatomici e fisiologici: la funzione di organi e processi fisiologici è appunto di conservare la buona funzionalità del corpo, e la stessa cosa, secondo lo studioso, avveniva con usi, tradizioni, ruoli sociali e comportamenti, la cui funzione era consentire un buon andamento del sistema sociale. Funzionalismo panglossiano Per via di questo orientamento all'armonia, alcuni modelli del funzionalismo strutturale sono stati criticati come ''panglossiani''. L'espressione ''funzionalismo panglossiano'' indica la tendenza a considerare il funzionamento delle parti non solo in vista della conservazione del sistema, ma nell'ottica che ciò avvenga in modo ottimale, poiché qualsiasi deviazione della norma provocherebbe solo danni al sistema. Un gruppo di antropologi britannici, appartenenti alla scuola di Manchester, indagarono società in forte trasformazione, dove la centralità dell'equilibrio e dell'armonia venivano meno, mentre occorreva ricorrere a conflitti e far emergere strategie individuali. Gli antropologi di Manchester dedicarono una vasta porzione delle proprie analisi al tema del conflitto, non abbandonando tuttavia il funzionalismo in modo totale. I seguaci di questa scuola infatti esaminarono il modo in cui la ribellione e gli elementi conflittuali venivano integrati e dissolti, conservando così l'integrità del sistema. CONFIGURAZIONISMO Due delle allieve di Boas, Benedict e Mead, svilupparono un approccio alla cultura che è stato chiamato ''configurazionismo'', ed è collegato al funzionalismo nel senso che anche in questo caso la cultura viene considerata un sistema integrato. Sebbene la diffusione dei tratti culturali possa provenire da svariate direzioni, Benedict evidenziò come i tratti di una cultura presentano modelli (o configurazioni) definibili sulla base di una integrazione univoca di tratti. Anche Margaret Mead rinvenne alcuni modelli nelle culture da lei studiate. L'interesse principale di Mead era il modo in cui le culture variavano nei relativi modelli di inculturazione. L'antropologa si recò alle isole Samoa per studiare le adolescenti indigene, per poi confrontarle con le coetanee americane. Mead confrontò l'apparente libertà e sperimentazione sessuale delle giovani samoane con l'atteggiamento repressivo della sessuale negli stati uniti, arrivando alla conclusione che è la cultura, e non la biologia, a determinare la variazione nei comportamenti e nelle personalità umane. Come benedict, anche Mead era più interessata alla descrizione di come le culture mostrassero modelli univoci e fossero configurate, piuttosto che alla spiegazione di come fossero pervenute a tali modelli e strutture. IL RITORNO DELL'EVOLUZIONISMO Intorno al 1950, con la fine della seconda guerra mondiale, i neoevoluzionisti sostenevano la necessità di introdurre nuovamente il concetto stesso di evoluzione all'interno dello studio della cultura. White sostenne di tornare allo stesso concetto di evoluzione culturale affermato da Taylor, ma ora integrato con le nuove scoperte archeologiche e da una serie più ampia di dati etnografici. Evoluzione generale L'approccio di White è stato definito ''evoluzione generale'', cioè basato sul concetto che nel corso del tempo, e attraverso i dati archeologici, storici ed etnografici, sia possibile considerare l'evoluzione della cultura come un insieme. White sosteneva che non ci fossero dubbi sul fatto che la cultura si fosse evoluta, ma a differenza dei sostenitori della teoria unilineare, si rese conto che culture specifiche potevano evolversi seguendo la medesima direzione. Evoluzione multilineare e antropologia ecologica Julian Steward propose un diverso modello evoluzionistico, che chiamò ''evoluzione multilineare'', in cui mostrava il modo in cui le culture si erano evolute lungo molteplici e differenti linee. Steward svolse inoltre un ruolo pionieristico in un campo dell'antropologia che definì ''ecologia culturale'', oggi generalmente noto come ''antropologia ecologica'', che considera le relazioni tra cultura e variabili ambientali. Adifferenza di Benedict e Mead, che non erano interessate alle cause, White e Steward si dedicarono invece proprio a tale aspetto. MATERIALISMO CULTURALE Per Harris, tutte le società possedevano un'infrastruttura, cotituita da tecnologia, economia e demografia, cioè sistemi di produzione e riproduzione senza i quali le società non potrebbero sopravvivere. Dall'infrastruttura emergeva la struttura, ossia forme di parentela e discendenza, modelli di distribuzione e consumo. Il terzo livello era costituito dalla sovrastruttura. Ossia la religione, le ideologie e aspetti della cultura lontani dagli elementi basilari su cui poggiava la sopravvivenza della civiltà. Harris di conseguenza si oppose a teorici come Max Weber, il quale sosteneva il ruolo principale della religione in quanto in grado di modificare la società. LA CULTUROLOGIA Interessante è puntualizzare che Leslie White era, proprio come Mead, un acceso difensore dell'importanza della cultura: egli considerava l'antropologia culturale come una scienza che definì ''culturologia''. White riteneva che le forze culturali, che si basano sulla capacità unica degli esseri umani di pensare in modo simbolico, racchiudessero una potenza tale da render marginale il ruolo dei singoli individui. White si opponeva all'idea che i singoli individui specifici fossero responsabili di grandi scoperte e mutamenti epocali, sostenendo al contrario che fossero intere costellazioni di forze culturali a creare grandi individui. Come prova di tale teoria, White sottolineò il carattere simultaneo delle scoperte: molte volte nel corso della storia umana, quando la cultura era per così dire ''pronta'', individui (appartenenti allo stesso ambiente culturale) che operavano separatamente in luoghi diversi, erano pervenuti allo stesso risultato o alla stessa idea rivoluzionaria. SOCIO-ETNOLOGIA FRANCESE - Durkheim è il padre fondatore dell’antropologia francese - Le civiltà costituiscono per Durkheim dei sistemi complessi. Questo concetto viene espresso all'interno della sua teoria della coscienza collettiva, nella quale afferma che esiste in ogni società una coscienza collettiva che è l’insieme delle rappresentazioni collettive, ideali, valori e sentimenti comuni a tutti gli individui che la compongono. Questo viene appreso dall'antropologo tramite lo studio del totemismo. Durkheim sosteneva che la nuova scienza basata sulla ''coscienza collettiva'', si sarebbe occupata dello studio di fatti sociali. Il ruolo dell'antropologo è quindi quello di studiare un sistema più ampio rispetto all'individuo. Sono esattamente questi più ampi sistemi, costituiti da posizioni sociali e perpetuati di generazione in generazione attraverso il meccanismo di inculturazione, gli oggetti di studio di cui si dovrebbero occupare gli antropologi. I sistemi sociali sono ovviamente anche oggetto di studio della sociologia, e Durkheim è comunemente considerato uno dei padri dell'antropologia e della sociologia. IL TOTEMISMO Un totem è un elemento (che sia esso vegetali, animale o umano mitologico), che assume un potere religioso riconosciuto da tutto il gruppo umano circoscritto. Tutti i componenti della società si mettono d'accordo che quel determinato elemento ha valore religioso, così questo può esercitare sulla popolazione un potere sociale ed organizzativo. E gli chiama questo fatto condiviso ''fatto sociale'' da cui nessuno può prescindere. Durkheim è un sostenitore del metodo comparativo, perché per conoscere le leggi della vita sociale sostiene si deve considerare il maggior numero possibile di gruppi umani. - Condivide alcuni aspetti della teoria evoluzionista, ma si allontana dall’asserzione che l’evoluzione sarebbe comune a tutte le società. Secondo lui lo sviluppo umano deve essere rappresentato come un albero dai rami numerosi e divergenti. MAUSS Mauss è stato allievo di Durkheim, anzi suo nipote. Egli è noto per studi riguardanti le tecniche del corpo, cioè come i fatti sociali abbiano un impatto nei nostri corpi. Scrive il saggio sul dono, nel quale elenca: 1) L'ordine del dare 2) L'ordine del ricevere, l'oggetto deve essere accettato 3) L'ordine del ricambiare Prende come esempio gli studi del Potlatch e del Kula. Il tema che Marcel Muss riporta è che le cose non sono solo cose. Gli oggetti hanno un AU, cioè una forza simbolica. Una volta ricevuto questo dono devi ricambiarlo, e così i due individui si legano. Diventa un gioco dei vincoli e una spinta relazionale. Movimento Mauss: movimento autilitarista delle scienze sociali. POTLATCH In determinati momenti della loro vita, alcune famiglie si riuniscono in luoghi specifici e in un lasso di tempo molto breve (una notte) riescono a finire un grande numero di provviste (pelli, capi di vestiario, risorse per la sopravvivenza). Questo avviene attraverso la distribuzione, durante un rito che prende il nome di potlatch. Queste persone, molto ricche, riescono a disfarsi da tutti questi oggetti all'improvviso, ma perchè? Ciò può avvenire grazie alla figura degli status. Oltre al valore simbolico, se una famiglia può permettersi di donare tutte queste risorse, evidentemente la settimana successiva può permettersi di vivere esattamente come la precedente, quindi entra in gioco il potere economico. In ognuno di questi eventi, i promotori del potlatch, assistiti da membri della loro comunità, distribuivano cibo, coperte, pezzi di rame o altri oggetti in cambio di prestigio. Abitudini come il potlach sono meccanismi di adattamento culturale all'alternanza di periodi di abbondanza o scarsità di risorse locali. Imembri di molti villaggi venivano invitati a tutti i potlach e dovevano ritornare con le risorse che venivano distribuite. In questo modo il potlach collegava i villaggi, dando vita ad un'economia regionale, un sistema di scambio ci portava cibo e ricchezza dalle comunità che non avevano problemi di risorse, a quelle bisognose. In cambio i promotori del potlach e il loro villaggio acquisivano prestigio. Il potlach serviva quindi anche a prevenire lo sviluppo di una stratificazione socioeconomica, un sistema di classi sociali. Le tribù potlach erano contente di rinunciare ai loro prodotti in esubero piuttosto che usarli per allargare la distanza sociale tra loro stessi e i membri di altre tribù. ANTROPOLOGIA SIMBOLICA E INTERPRETATIVA Turner prende in esame il modo in cui simboli e rituali vengono utilizzati per rettificare, regolare ed evitare conflitti, oltre che a studiare anche una sorta di gerarchia semantica dei simboli, delle loro funzioni e significati, fino ad arrivare alla loro interiorizzazione da parte degli individui. L'antropologia simbolica è quindi lo studio dei simboli nel loro contesto sociale e culturale. Collegata all'antropologia simbolica è l'antropologia interpretativa, la cui figura di spicco è Clifford Geertz, che definisce la cultura come una serie di concetti basati su simboli e apprendimento culturale. Durante il processo di inculturazione, gli individui interiorizzano un sistema di significati e di simboli, usati per definire il proprio mondo, per esprimere i loro sentimenti e giudizi. LO STRUTTURALISMO Claude Lèvi-Strauss, antropologo francese assai prolifico, non si pone l'obbiettivo di spiegare rapporti, temi e collegamenti tra i vari aspetti della cultura, bensì di scoprirli, portarli alla luce. L'antropologo ha la convinzione che le menti umane possiedono tratti universali che hanno origine in determinate caratteristiche comuni del cervello dell'homo sapiens. Tali strutture mentali comuni, porterebbero l'uomo a usare analoghi meccanismi cognitivi, indipendentemente del luogo in cui si trova e dal quale è influenzato. Una di queste strutture mentali comuni è il bisogno di classificazione, ovvero di imporre un ordine agli aspetti della natura e alla relazione con gli altri individui ad esempio. Uno degli aspetti universali della classificazione è l'opposizione o il contrasto. Sebbene molti elementi risultino continui invece che separati, la mente li considera come se fossero più diversi di quanto siano in realtà. Uno dei mezzi più comuni per la classificazione è l'opposizione binaria: bianco/nero, giovane/vecchio, alto/basso, sono antitesi che, secondo Lèvi-Strauss, riflettono il bisogno umano universale di convertire le differenze di grado in differenze di specie. 22/11/24 LA RELIGIONE Perchè la dimensione religiosa è cosi importante? All'interno del termine ''religione'' c’è una grande parte della rete sociale. Questo termine viene dal latino ''religo'' che vuol dire “tenere uniti”. Tuttavia questo legare insieme, può correre il rischio di slegare quelli che hanno un punto di vista differente, in quanto si lega insieme chi ha visioni uguali, in comune. La religione ricopre quindi la dimensione personale e sociale, in quanto crea un gruppo, ma può creare anche conflitto tra chi ha visioni diverse e magari non è ragionevole rispetto a chi si sente legato da religioni diverse. Gli uomini trovano tracce di un culto che va oltre la dimensione terrena. TAYLOR L'antropologia studia le religioni partendo dagli albori della storia umana, sin dall'antropologo Taylor, il quale è stato uno studioso del religioso. La religione è nata secondo Taylor quando gli individui hanno cercato di comprendere situazioni ed eventi che non erano in grado di spiegarsi utilizzando le esperienze quotidiane: avvia l’antropologia su uno sguardo attento sulla religione. Si concentra sulle modalità primitive della religione, e nota come in tutte le forme di aggregazione della storia del mondo si può riscontrare una forma del religioso che prende il nome di animismo, cioè la percezione dell'essere umano di riconoscere in elementi naturali un'anima, qualcosa che va oltre il materiale. Egli riconosce che indipendentemente che la popolazione sia maggiormente evoluta o meno, tutti gli esseri umani sono animisti e credono che ci sia una dimensione sovrannaturale. Ma come si forma l'idea di animismo e da cosa è composta? Alla base della teoria animista ci sono 2 elementi: l'anima e lo spirito. Secondo Taylor era l'idea di anima che rappresentava il punto di partenza di tutte le credenze religiose. La fase successiva all'animismo, dello sviluppo religioso, consisteva nell'evoluzione degli spiriti in divinità che avevano l'abilità di controllare le azioni umane. Successivamente la loro credenza si sarebbe tradotta nel politeismo e, in uno stadio superiore di civiltà, nel monoteismo, in cui il potere e gli attributi di molte divinità si sarebbero concentrati in una sola. In Francia Durkheim nota come questi comportamenti riflettono sull'elemento del totem. TOTEM Il totem è una forma di riflessione organizzata che connette l'ultraterreno alle forme di politica della società. Il totem esercita sul gruppo una forza organizzatrice che riesce a strutturare i piani sociali. Il totem è un legante, ha la forza di legare agli altri, dice cosa bisogna fare, è un elemento simbolico a cui tutti i membri del gruppo riconoscono una forza, ed è proprio grazie a questo riconoscimento che la forza lega gli individui avendo potere su di loro. Il totemismo usa la natura come modello per la società. I totem in generale sono animali o piante, che fanno parte della natura. Il totemismo è una forma cosmologica, cioè un sistema, in questo caso religioso, per immaginare e capire l'universo. Anche nelle nazioni contemporanee i totem continuano a identificare i gruppi, come gli stati e le università, le squadre professioniste e i partiti politici. Questa propensione al religioso, che ha organizzato i piani sociali, concretamente come si dipana nella quotidianità degli esseri umani e dei gruppi umani che la praticano? Attraverso forme di rito e attraverso la dimensione del mito. IL MITO Il mito è un punto di congiunzione tra la vita concreta degli esseri umani, le loro necessità, e un ancoraggio alla realtà, che diventa spiegabile tramite le narrazioni. Anche il sovrumano assume sembianze più semplici e complete grazie alle narrazioni del mito. La dimensione del rito e del mito sono collocate in una dimensione più grande, cioè nel magico, il quale si esplica attraverso le pratiche del rito. IL RITO Il rito l’ha studiato Arnold Van Gennep. Prova a dare una sua visione di come stanno insieme le società attraverso il rapporto tra religione e forme del mito, che si esplicano tramite riti di passaggio. Nel libro ''Riti di passaggio'' cerca di individuare dei punti in comune tra le forme di esecuzione religiose. Studia il perchè il rito sia così importante per gli esseri umani, e come questo funzioni. Arriva alla conclusione dell'esistenza di una struttura tripartita: tutti i riti di ogni ordine e grado al mondo sono composti da: 1)Fase preliminare o separazione: I partecipanti si ritirano da un gruppo e iniziano la transizione da uno status all'altro. 2) Fase liminare o margine: è il periodo tra gli stadi, il limbo durante il quale i partecipanti hanno lasciato una condizione o uno status ma non sono ancora entrati a far parte di quello successivo. Gli individui liminali occupano posizioni sociali ambigue, esistono indipendentemente delle aspettative e distinzioni normali, vivendo esclusi dai normali contatti sociali. La liminalità può essere segnata ritualmente o simbolicamente da un rovesciamento dei normali comportamenti, è un aspetto fondamentale di ogni rito di passaggio. 3) Fase post liminare o di aggregazione: Coloro che si sono sottoposti al passaggio rientrano nella società, avendo completato il rito. Tramite queste fasi l'antropologo spiega quindi il funzionamento della relazione umana. Dentro le singole fasi di questi riti ci sono piccoli riti di passaggio, in ogni fase ci sono riti che si tripartiscono e che a loro volta hanno altre fasi sotto. Procedualizzare è importante perchè serve a tenere ordine. Il rito è così importante quindi per l'essere umano perchè grazie a questo si può dare una stabilità, ma tra un passaggio e l'altro si potrebbe creare un momento di instabilità nel quale questo sistema ''falla''. Il rito di passaggio è un sistema di regole provvisorie socialmente accettate che aiutano gli esseri umani nei cambi di status, il meccanismo del rito di passaggio riguarda l’essere umano, il cambiamento umano ma anche il religioso. È proprio nel rapporto tra rito e mito che capiamo l’importanza del religioso e la riflessione sull’umano. Per l’antropologia il punto d’entrata del religioso è l’essere umano. Non studia il divino, studia il super umano in quanto necessità pratica, attività in visione degli esseri umani. Il religioso che si dipana in questo rapporto complesso tra magismo, rito e mito, è un religioso che parte dallo studio degli esseri umani. Quello che conta è l’efficacia simbolica. Conta misurare quanto Dio abbia impatto nella vita degli esseri umani. La magia e la religione possono ridurre l'ansia e alleviare le paure, ma credenze e rituali possono anche creare uno stato d'ansia e un senso di insicurezza e pericolo. I riti di passaggio sono spesso svolti collettivamente, vari individui passano in gruppo attraverso di essi. MAGIA E RELIGIONE Con il termine ''magia'' si intendono le tecniche soprannaturali che si propongono di raggiungere scopi specifici. Troviamo la magia in culture con credenze religiose diverse : la magia può essere associata all'animismo, mana, politeismo, monoteismo. Il tema dei rapporti tra magia e religione caratterizza le indagini già dei primi antopologi. Taylor vedeva nella magia, nella religione e nella scienza 3 modi per dare una spiegazione agli eventi che accadevano nel mondo. Secondo Taylor la magia era ciò che più si avvicinava alla scienza rispetto alla religione, in quanto si basava sull'osservazione genuina dei fenomeni e, come la scienza, procedeva per analogia. Considerò quindi la magia dotata di un fondamento logico. Fu in oltre tra i primi a confrontare le strutture mentali delle culture extraeuropee, dove la magia rivestiva un ruolo fondamentale, a quelle dei suoi contemporanei vittoriani. Più tardi Malinowski afferma che ''non esistono popoli, per quanto primitivi possano essere, senza religione e magia. Ne esistono razze selvagge senza una propensione per la scienza''. Si deve quindi abbandonare che il ''primitivo'' sia uno stupido. Ciò che viene messo in risalto da Malinowski è la funzione dei riti e della religione, e la loro necessità di legare fenomeni sociali e culturali, vedendo impossibile considerare i fatti religiosi come un settore separato dalle attività sociali e comunitarie. La religione ha quindi un senso per le persone: aiuta l'uomo e la donna a far fronte ad avversità e tragedie e offre la speranza che le cose andranno meglio. La religione può funzionare pertanto penetrando nelle persone e mobilitando le loro emozioni. Il potere della religione influenza le azioni. Quando le religioni si incontrano possono coesistere pacificamente, o le loro differenze possono portare a scontri e discordie tra di esse. Nel corso della storia i leader politici hanno utilizzato la religione per giustificare e promuovere i loro scopi e le loro politiche. Quanti leader mobilitano le comunità e così facendo ottengono il sostegno per le loro politiche? Lo possono fare con la persuasione oppure installando negli individui odio e rabbia. Per assicurarsi un comportamento adeguato, la religione offre premi (es fratellanza) e punizioni (es scomunica o espulsioni). Molte religioni promettono ricompense per il bene o punizioni per il male. Le religioni mantengono anche il controllo sociale ponendo l'accento sulla nostra natura temporanea e passeggera in questa vita, promettendo premi o punizioni in una vita dopo la morte o nella reincarnazione. Tali credenze servono a rinforzare lo status quo: le persone accettano quello che hanno, sapendo che se seguono gli insegnamenti religiosi possono aspettarsi qualcosa di meglio in un'altra o in una prossima vita. La religione offre quindi in sintesi conforto e sicurezza psicologica nei momenti di crisi della vita, tuttavia i riti possono anche creare ansia nell'individuo. 26/11/24 ETNOCENTRISMO - Il proprio gruppo è al centro. -Valutare e classificare gli altri secondo il concetto di umanità elaborato dal proprio gruppo sociale. - Pensare i propri comportamenti come ovvi. Chi assume un atteggiamento etnocentrico? Chi classifica, giudica gli altri a partire dagli ''occhiali'', le lenti, gli strumenti che sono forniti dal proprio gruppo di appartenenza. Il termine ''etnocentrismo'' rimanda alla categoria di gruppo etnico, appartenendo quindi a una visione evoluzionista del gruppo, cioè coloro che hanno le stesse idee e visioni. Oggi il far parte di un gruppo non significa che abbiamo tutti le stesse caratteristiche e visioni. Quindi è più corretto parlare di egocentrismo, nel quale ogni individuo giudica in base alle proprie esperienze di vita. Il nostro sguardo oggi è più ampio e si posa sul mondo. Lo studio personale, fatto di prima mano su insediamenti locali, prende il nome di etnografia. I primi etnografi vivevano in società di piccole dimensioni, relativamente isolate, con tecnologie ed economie semplici. In una tale situazione non industrializzata gli etnografi avevano bisogno di considerare meno percorsi di acculturazione per comprendere la vita sociale. DIFFERENZA TRA ETNOGRAFIA ED ETNOLOGIA L'etnografia comprende una ricerca sul campo in una specifica società, mentre l'etnologia rappresenta l'aspetto comparativo dell'antropologia culturale e il suo scopo è quello di identificare, comparare e spiegare le differenze e similitudini culturali, costruendo anche teorie sul funzionamento di un eventuale sistema sociale. Gli etnografi utilizzano una varietà di tecniche per delineare un quadro di stili di vita osservati. TECNICHE ETNOGRAFICHE (L'OSSERVAZIONE DELLA RICERCA) 1) Osservazione e osservazione partecipante: Si deve osservare il comportamento individuale e collettivo nei diversi luoghi per poi registrarlo. Generalmente gli etnografi trascorrono più di un anno sul campo, ciò permette loro di osservare l'intero ciclo annuale. Protrarre la permanenza per un periodo maggiore può permettere all'etnografo di riprendere l'anno e di notare comportamenti che al suo arrivo potrebbero essergli sfuggiti. Una tra le procedure più caratteristiche è l'osservazione partecipante, ciò il prendere parte alla vita comunitaria, non semplicemente studiarla. Attraverso la partecipazione possiamo comprendere il perchè e il come i nativi trovano significativi questi eventi e posiamo vedere come vengono organizzati e condotti. 2) Conversazione, intervista e tabelle: Con la tabella per le interviste, l'etnografo parla faccia a faccia con le persone, fa le domande e trascrive le risposte. Le procedure del questionario risultano invece più impersonali e indirette. 3) Metodo genealogico: Gli antropologi hanno bisogno di raccogliere dati genealogici per comprendere le relazioni sociali e per poterne ricostruire la storia. Anche il matrimonio è cruciale nell'organizzazione della società non industrializzata in quanto il matrimonio strategico tra villaggi, tribù e clan crea alleanze politiche. La famiglia Nelle società non industriali i rapporti di parentela, i gruppi di discendenza e le alleanze matrimoniali organizzano e strutturano la vita sociale e politica. Quindi è necessario distinguere tra gruppi parentali e computo dei gradi di parentela. Uno dei gradi di parentela più diffusi è la famiglia nucleare, composta da una coppia sposata e i loro figli. Questa tipologia di famiglia tende ad assumere un ruolo particolarmente importante tra cacciatori-raccoglitori e nelle società industrializzate. Il gruppo di discendenza è il gruppo parentale di base tra le società non industriali dedite alla produzione alimentare. A differenza delle famiglie, i gruppi di discendenza sono caratterizzati da tratti di permanenza e perpetuazione che si protraggono in generazione in generazione. Solitamente in questi gruppi si condivide e gestisce una propriteà comune costituita da terra, animali e altre risorse. Esistono numerosi tipi di gruppi di discendenza: le relazioni lignatiche (basate sulla discendenza dimostrate) e i clan (basati sulla discendenza ipotizzata). Le norme che regolano la discendenza possono essere unilineari (patrilineare o matrilineare, è associata alla convivenza postmatrimoniale unilocale) o bilineari. Il matrimonio Il matrimonio, che di solito rappresenta una forma di unione domestica, è di difficile definizione. Tutte le società hanno, in qualche modo, il tabù dell'incesto: il comportamento umano nei riguardi dell'accoppiamento con parenti stretti. Le tipologie, i rischi e la tendenza ad evitare l'incesto, riflettono tuttavia specifiche strutture di parentela: la tendenza culturale a considerare l'incesto padre-figlia, e quindi ad evitarlo, si associa a strutture familiari elementari, di tipo patriarcale, mentre la tendenza ad evitare l'incesto fratello-sorella è più comune in società con strutture comprendenti clan e lignaggi. Alcune spiegazioni che sono state date al tabù dell'incesto sono: rappresenta l'espressione dei timori circa gli effetti biologici delle unioni incestuose, riflette i sentimenti di attrazione o repulsione che si sviluppano man mano che un individuo cresce all'interno di una famiglia, fornisce un vantaggio adattivo in quanto promuove l'esogamia che favorisce l'aumentare di reti di amicizia e alleati. La conferma che l'esogamia proietti all'esterno del gruppo i legami sociali e politici, deriva dal suo contrario, l'endogamia, ossia il matrimonio all'interno del proprio gruppo di appartenenza. In società con gruppi di discendenza i matrimoni rappresentano relazioni fra gruppi, oltre che tra i coniugi. La facilità e la frequenza dei divorzi variano da cultura a cultura, e l'indice di frequenza varia in funzione di fattori politici, economici, sociali, culturali e religiosi. Quando il matrimonio è una questione di alleanza fra gruppi, come di solito accade nelle società con gruppi di discendenza, il divorzio è meno comune. Anche un cospicuo fondo di proprietà messo in comune contribuisce a renderlo meno frequente. Molte società consentono i matrimoni plurimi: le 2 forme di poligamia sono la poliginia (consente a un uomo di avere più mogli) e la poliandria (consente a una donna di avere più mariti). La poliginia è molto più comune della poliandria. 4) Gli informatori privilegiati: Ogni comunità presenta persone che posso riportare le informazioni più complete o utili che riguardano particolari aspetti della vita. Queste persone prendono il nome di informatori privilegiati, detti anche informatori chiave. 5) Storie di vita: Una raccolta di esperienze di vita fornisce un ritratto culturale più intimo e personale che non sarebbe possibile ottenere in altro modo. Tali registrazioni possono mostrare le differenze che esistono all'interno di una comunità, dato che l'attenzione viene posata sul come diverse persone reagiscono al medesimo problema. 6) L'etnografia problem-oriented: Oggi la maggior parte degli antropologi arriva sul campo con uno specifico problema da analizzare, e raccoglie informazioni su variabili ritenute rilevanti in rapporto a quel problema. 7) Studio longitudinale: La ricerca longitudinale è lo studio a lungo termine di una comunità, regione, società, cultura che è solitamente basato su visite ripetute. L'ETNOGRAFIA ONLINE Una caratteristica distintiva dell'antropologia è che racchiude una vasta gamma di tempi, spazi e luoghi. Gli etnografi utilizzano tecniche di vario tipo per studiare anche i mondi virtuali: la più importante è l'osservazione dei partecipanti, con ricercatori che sono diventati a tutti gli effetti dei giocatori all'interno di questi giochi mentre osservavano l'ambiente online e osservavano le interazioni che avvenivano al loro interno. Ogni mondo virtuale, così come nel mondo reale, ha una propria cultura. All'interno di questi mondi, gli etnografi online hanno osservato e descritto varie tecniche e forme di gioco che si sono create tra i giocatori. I mondi online contengono manufatti, personaggi e costumi. L'avatar è la rappresentazione di se in un mondo virtuale: online le persone possono percepire di avere più di un'identità, che spesso contrastano (per esempio nel genere) con le loro identità reali. Gli etnografi online spesso studiano i giocatori anche nei loro ambienti reali. In alcuni casi gli etnografi hanno viaggiato all'estero per osservare come un singolo gioco venisse giocato in varie parti del mondo. Attuando le tecniche etnografiche riportate precedentemente, le conversazioni informali online rivelano quello che i giocatori pensano mentre giocano, mentre brevi sondaggi online possono essere sfruttati per comprendere come e quando i giocatori tipicamente si connettono. La ricerca virtuale usa strumenti di registrazione e analisi che sono tipici del movimento virtuale e informatico, includendo per esempio chat, registrazioni audio e video. L'INDAGINE Lavorando in vaste e popolose nazioni i sociologi, gli scienziati, i politici e gli economisti, hanno sviluppato un modello dell'indagine, che comprende la campionatura, la raccolta di dati impersonali e l'analisi statistica. L'indagine delinea solitamente un campione da una più grande popolazione, cioè un gruppo di studio maggiormente gestibile. Studiando un campione appositamente selezionato e rappresentativo, i sociologi possono effettuare accurate analisi sull'intera popolazione. I ricercatori che usano il metodo dell'indagine chiamano le persone che studiano ''respondents'', cioè coloro che rispondono alle domande durante un'inchiesta. A volte questi vengono intervistati personalmente dagli studiosi, altre invece viene chiesto loro di compilare un questionario. AGENCY Forza che ognuno di noi ha di incidere sulle forze circostanti. Oggi gli antropologi contemporanei pongono l'enfasi sul modo in cui, giorno dopo giorno, azioni, pratiche, e strategie di resistenza sono in grado di creare e ricreare cultura. Il concetto di agency si riferisce alle azioni perseguite dagli individui, sia da soli sia in gruppo, nel creare e trasformare le identità culturali. RELATIVISMO CULTURALE - Tutte la manifestazioni culturali hanno significato all’interno del loro contesto - moralità/normalità sono culturalmente determinate secondo specifiche scale di valore sociale. Acquista un comportamento opposto all'etnocentrismo. Tutte le manifestazioni culturali hanno senso nel loro contesto: moralità, normalità, sono culturalmente determinate secondo specifiche scale di valore sociale. Si tende a giustificare i comportamenti inserendoli in un contesto nel quale questo può essere funzionale. Il relativista spiega anche i comportamenti più strani, capendo il contesto culturale di appartenenza, senza assumere un atteggiamento giudicante di giusto o sbagliato. Tuttavia sono entrambi (etnocentrismo e relativismo culturale) atteggiamenti di chiusura, negativi se estremizzati: – Etnocentrismo: Il mio pensiero è questo, so ciò che ho visto e non cambio idea. – Relativismo culturale: Se tutto è inserito in un contesto, tutto funziona e un sistema valoriale non avrebbe più senso di esistere, come non servirebbero più norme che regolano i comportamenti. Quindi estremizzando i 2 atteggiamenti, il confronto e il conflitto non si manifesterebbero. Come si esce da questo ''limbo''? Tramite il decentramento, cioè quell'atteggiamento che ognuno di noi assume pur avendo un proprio punto di vista. Aiuta a rimanere ''fermi'', rimanendo in una situazione 3 in cui si riesce a guardare se stessi e gli altri guardando la complessità della mediazione. Da ciò nasce l'etnocentrismo critico. ETNOCENTRISMO CRITICO Comprende la consapevolezza che ognuno di noi è etnocentrico, ma è anche in grado di sottoporre al vaglio critico il suo sistema di giudizio. Noi cosa siamo? In quali realtà ci muoviamo? CONCETTO DI IDENTITA' L'identità non esiste, così come il concetto di cultura. Questo concetto è doppiamente finto, in quanto è talmente finto che si pensa sia vero, così l'uomo per rendersi conto di ciò deve decostruire l'idea sbagliata che si era creato precedentemente. Il concetto di identità non è connesso alla biologia, ma proprio perchè siamo biologicamente limitati abbiamo bisogno di qualcosa che ci unisca agli altri, una ''struttura di sentimento'' che l'uomo quindi si costruisce. Non è un'identità che si ha, ma che si vuole. Le identità sono poste su diversi livelli della nostra esistenza, infatti l'identità è finta sul piano culturale, ma non lo è nel momento in cui gli individui ne sentono il bisogno, ed è qua che l'antropologia deve studiarla. IL GENERE Il genere è una dimensione di agency di carattere socio-culturale che riguarda la storia del mondo. Il termine non è sovrapponibile al sesso, in quanto il termine ''genere'' è appartenente alla dimensione culturale, e non biologica. Gli Inuit (Eschimesi) al momento della loro nascita vengono considerati ''maschi'' o ''femmine'' indipendentemente dal loro organo genitale. Questi vengono infatti chiamati con il nome di un antenato, considerato maschio o femmina indipendentemente dal suo sesso. Quella persona, pur essendo donna, se gli era stato assegnato un nome maschile, verrà trattata come un uomo, e svolgerà mansioni maschili. Viceversa, un uomo con nome da donna, svolgerà mansioni femminili e verrà trattato come tale. Ciò si verifica fino al momento dell'età riproduttiva, quando il nome e il sesso biologico vengono riallineati. Per la popolazione dei Sabia le cose funzionano differentemente: Il genere infatti coincide con il sesso biologico, tuttavia se le donne hanno sin dalla nascita i fluidi necessari per la riproduzione, gli uomini no. Nonostante abbiano il pene, e quindi siano effettivamente considerati ''maschi'' su base biologica, su quella culturale anche nel momento in cui l'uomo raggiunge l'età riproduttiva si sostiene che non abbia le capacità, in quanto gli mancano i fluidi necessari. Per risolvere questa situazione quindi, nella fase di passaggio tra bambino e adulto, si svolge la ritualizzazione dell'ingurgitazione dello sperma tra 2 uomini nella pratica della fallazio. Il genere non si misura quindi su un piano anatomico, ma culturale, in quanto si tratta di una convenzione sociale. I ruoli di genere sono compiti e attività che