Anatomia Umana - PDF

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This document provides an overview of human anatomy, including anatomical terminology, planes, and descriptions of the tegumentary system, with an emphasis on proper anatomical positioning and descriptions. It discusses body cavities, organs (both hollow and solid), and how to identify and describe anatomical structures.

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ANATOMIA UMANA TERMINOLOGIA ANATOMICA Quando parliamo di anatomia utilizziamo una terminologia specifica. Soprattutto quando descriviamo un apparato una delle cose che dobbiamo fare per capire dove ci troviamo è pensare in quale piano del corpo è localizzato quell’apparato. In anatomia, infatti, e...

ANATOMIA UMANA TERMINOLOGIA ANATOMICA Quando parliamo di anatomia utilizziamo una terminologia specifica. Soprattutto quando descriviamo un apparato una delle cose che dobbiamo fare per capire dove ci troviamo è pensare in quale piano del corpo è localizzato quell’apparato. In anatomia, infatti, esistono tre piani principali: Sagittale: è il piano verticale che divide il corpo in una metà destra e una metà sinistra. Quando dobbiamo studiare il cervello abbiamo bisogno di vederlo sul piano sagittale. Trasversale: divide il corpo in una metà superiore e una metà inferiore. (le vertebre le studiamo sulla sezione superiore del piano trasversale, gli organi della cavità pelvica li vediamo anch’essi sul piano trasversale) Frontale: chiamato anche piano coronale o assiale. È il piano verticale, parallelo alla fronte, che divide il corpo in una sezione anteriore e una posteriore (lo sterno solitamente viene descritto sul piano frontale anteriore, la colonna vertebrale può essere descritta sia sul piano frontale anteriore che posteriore). Questi piani si utilizzano anche quando si vedono delle immagini, radiografie, ecc. Quando si descrivono i muscoli, li descriviamo guardando “l’uomo anatomico” che si trova in posizione frontale e le braccia e le mani in posizione supina. In anatomia utilizziamo sia una terminologia di posizione, che di movimento. Di posizione: craniale (significa superiore. Es. La ghiandola mammaria è craniale rispetto al rene - è in posizione superiore) e caudale (in posizione inferiore, al di sotto). Inoltre, piuttosto che anteriore e posteriore utilizziamo rispettivamente i termini ventrale e dorsale. Ma anche i termini prossimale e distale (quando vogliamo descrivere un danno neurologico diciamo es. Il paziente ha un deficit di forma all’alto superiore però maggiore distalmente, quindi il danno maggiore si trova vicino alla mano). Prossimale vuol dire più vicino al punto d’origine o al centro del corpo; distale significa più lontano dal centro del corpo o dal punto d’origine. Vedi tabella riassuntiva dei termini più usati. Anche per mani e piedi si utilizza una terminologia specifica: dorsale (parte posteriore) e palmare (parte anteriore) per le mani, dorsale (posteriore) e plantare (anteriore). In anatomia esistono delle linee superficiali di riferimento, ovvero linee immaginarie che ci aiutano a individuare le strutture profonde. Se dobbiamo immaginare l’organo che sta causando il dolore, spesso dobbiamo rifarci alle linee immaginarie di riferimento. Le linee principali sono: − La linea medio sternale: la linea verticale che inizia dall’angolo superiore dello sterno e arriva fino al pube. − La linea baso sternale: è una linea orizzontale che passa per la giunzione xifoidea dello sterno. − Linea ombelicale trasversa: passa per l’ombelico. − Linea bidiliaca: unisce le due spine iliache anterosuperiori. − Linea spondiloidea: linea verticale che unisce i processi spinosi delle vertebre, quindi centralmente. − Linea paravertebrale: unisce i processi trasversi delle vertebre. In anatomia, quando descriviamo un organo è fondamentale individuare I confini. Senza questi sembra che parliamo di un organo a ste stante e non ha significato. Per esempio, se parliamo del pancreas dobbiamo dire che si trova in cavità addominale, la testa del pancreas è abbracciata completamente dal duodeno, la coda confina con la milza, ecc. Quando si fa questo si parla di ANATOMIA TOPOGRAFIGA. Inoltre, è importante la suddivisione dell’addome in quadranti e regioni, al fine di localizzare i dolori. Dicendo soltanto che il paziente ha dolore all’addome, è come se non dicessi nulla perché l’addome è molto vasto. L'addome è diviso in quattro quadranti: quadrante superiore destro e sinistro, quadrante inferiore destro e sinistro. Inoltre, è diviso in 9 regioni anatomiche che sono (partendo dall’alto verso il basso e dal centro verso l’esterno: epigastrio con ipocondrio destro e sinistro, mesogastrio con fianco destro e sinistro, ipogastrio al centro e le regioni inguinali destre e sinistra. In questo modo viene più semplice individuare l’organo che provoca il dolore al paziente. Di movimento: rotazione, abduzione (apertura, allontanamento dal tronco), adduzione (chiusura, avvicinamento al tronco), circumduzione (rotazione della spalla a 360°, tipica solo degli arti superiori) Il corpo è strutturato in: o Due cavità grandi, la cavità anteriore (suddivisa in cavità toracica, addominale e pelvica – il muscolo diaframma separa la cavità toracica da quella addominale) e la cavità posteriore (divisa in neurocranio e canale vertebrale), contenente organi interni o visceri (cavi o pieni) o Una parete contenente muscoli, ossa, articolazioni Gli organi si distinguono in cavi o pieni: gli organi cavi sono quelli che hanno una cavità con un contenuto, costituiti al loro esterno da una parete a più strati (intestino, stomaco, trachea, bronchi, vescica, ecc.); gli organi pieni all’esterno hanno una capsula e all’interno sono costituiti da parenchima (polmoni, reni, ecc.) APPARATO TEGUMENTARIO (o cute) L’apparato tegumentario è costituito da cute e annessi cutanei. La parete del corpo è ricoperta interamente dalla cute, che riveste le strutture muscolari sottostanti. Gli annessi cutanei comprendono: − Unghie − Peli/capelli − Ghiandole sebacee − Ghiandole sudoripare − Ghiandole mammarie (all’interno di un organo pari, la mammella). Funzioni dell’apparato tegumentario: - Protezione dagli insulti meccanici e chimici; - Assorbimento ed escrezione (tramite il sudore); - Termoregolazione: regola gli scambi termici tra ambiente esterno e corpo (gestita principalmente dal sistema nervoso); - Secrezione (produzione del latte della ghiandola mammaria, oppure sudore ad opera delle ghiandole sudoripare); - Sensibilità somatica (la cute è il più grande organo di senso grazie alle tantissime terminazioni nervose) sensibilità per dolore, calore, freddo, ecc.; - Sintesi (produzione) di cheratina, melanina, vitamina D; - Barriera nei confronti dei microrganismi La cute è l’organo più esteso e pesante del corpo umano: ha una superficie di 1,5/2 metri quadrati e pesa circa 15kg, il 17% del totale dell’individuo (in base al sesso e allo sviluppo individuale). Breve richiamo di istologia: è formata da un epitelio pavimentoso stratificato, l’epidermide, che poggia sopra una lamina di connettivo denso a fasci intrecciati, il derma, uniti per mezzo di un’interfaccia Irregolare per la presenza di rilievi connettivali (papille dermiche). Tra l’epidermide e il derma è presente un tipo complesso di membrana basale, costituito da cheratinociti e fibroblasti. Il derma aderisce a sua volta ai piani sottostanti per mezzo dell’ipoderma, uno strato di connettivo lasso che in alcune regioni costituisce il pannicolo adiposo. La cute si presenta diversa nelle differenti regioni del corpo per spessore, colore, quantità di peli e ghiandole, per l'innervazione e per la vascolarizzazione. Presenta anche differenze nell’ambito di una stessa regione tra diversi individui e in rapporto al sesso e all'età. La cute ha notevole elasticità e resistenza, variabili con l'età, la regione corporea e il grado di idratazione. Può subire, infatti, distensioni reversibili di breve durata fino al 50% della sua lunghezza. Nelle diverse regioni esistono traiettorie (Linee di Langer) lungo i quali l’estensibilità e la resistenza della cute risultano minime. Questo, è dovuto al numero, alle dimensioni e soprattutto alla disposizione dei fasci di fibre di collagene del derma. Per quanto riguarda il PH, possiamo dire che è acido compreso tra 4,2 e 5,6, lo troviamo più elevato nel sesso femminile ma varia in rapporto allo stato di salute, alla dieta e all’età. Per quanto riguarda il colore, invece, varia con la razza, l'età, la regione corporea, l'esposizione alla radiazione solare e allo stato fisiologico come, ad esempio, una gravidanza. Ciò dipende dalle melanine cioè pigmenti bruni o giallastri prodotti da particolari cellule epidermiche (melanociti) E dalla presenza di carotene, un pigmento di origine esogena di colore giallo-arancione, dalla ricchezza della rete vascolare superficiale che lascia trasparire il colore del sangue. Nella razza bianca le regioni più scure sono quelle genitali e areola mammaria e in genere quelle maggiormente esposte alla luce solare. Per quanto riguarda la superficie esterna, possiamo osservare come la cute presenta irregolarità: Vi sono infatti solchi profondi caratteristici della cute glabra delle ginocchia e dei gomiti: a livello della faccia dei polpastrelli delle dita, per esempio, si formano i dermatoglifi (le impronte digitali), disegni determinati geneticamente a partire dal terzo mese di vita fetale, la cui disposizione rimane immutata per tutta la vita (impronte digitali). Le pieghe invece sono solchi che si determinano per azione dei movimenti muscolari e articolari e con l'età si accentuano per le persistenti sollecitazioni meccaniche, come le linee del palmo della mano, per la riduzione dello strato adiposo e della muscolatura e per la perdita di elasticità della cute come nel caso delle rughe. STRUTTURA DELLA CUTE Vi sono tre strati: 1. Epidermide -> L'epidermide è una lamina costituita da epitelio pavimentoso stratificato cornificato, altamente protettivo e ad elevata capacità di rigenerazione, in cui sono presenti cellule epiteliali, i cheratinociti e altri tipi cellulari come melanociti, cellule di Merkel e cellule di LANGERHANS, che appartengono alla linea monocito-macrofagica e partecipano ai processi difensivi della cute. I cheratinociti hanno un ciclo vitale di circa 14 giorni, si modificano e producono le cheratine, che sono scleroproteine filamentose di peso molecolare man mano maggiore e permangono alla superficie dell'epitelio come cellule morte appiattite ripiene di cheratina, che vanno a costituire lo strato corneo. Questo processo differenziativo dei cheratinociti viene chiamato cito-morfosi cornea, grazie al quale vi è un continuo rimpiazzo degli elementi man mano eliminati a opera delle cellule dello strato basale, quindi, abbiamo rinnovo cellulare continuo. Nell’epidermide, dalla base alla superficie esterna, si distinguono i seguenti strati, differenti per morfologia e funzione: strato basale o germinativo, stato spinoso, strato granuloso, strato corneo. Come vedremo più avanti, l’epidermide provvede anche alla produzione degli annessi cutanei. L'epidermide confina con il sottostante derma con la giunzione dermoepidermica. 2. Derma -> formato da strato connettivale + fibre elastiche. Qui, infatti vi troviamo i fibroblasti. È diviso in più strati: strato superficiale e strato profondo. 3. Ipoderma o tessuto sottocutaneo -> connettivo lasso + adipociti + nervi. È lo strato più profondo della cute, dove troviamo principalmente tessuto adiposo, e ha uno spessore variabile, da 0,5 a 2 cm, perché in alcune zone come il naso o le palpebre è quasi assente, mentre in alte zone come i glutei il suo sviluppo è massimo. Vi troviamo il pannicolo adiposo sottocutaneo, con fasci fibrosi ( retinacula ) che lo attraversano. Nell'epidermide distinguiamo una fascia superficiale (detta strato membranoso dell’ipoderma) che divide il grasso sottocutaneo in due strati (strato superficiale – SAT - e strato profondo -DAT- ) e una fascia profonda. I retinacoli collegano la fascia superficiale sia al derma che alla fascia profonda. Si viene così a creare una rete tridimensionale intercalata tra i lobuli adiposi. La fascia profonda è disposta in maniera tale da avvolgere e separare i muscoli, in modo da creare delle vere e proprie loggie, forma delle guaine per vasi e nervi e rafforza i tendini attorno alle articolazioni, legando tutte le strutture in maniera armonica. Quindi il SISTEMA FASCIALE è un insieme di membrane connettivali che avvolge in maniera continua e uniforme il corpo umano. Assolve a diverse funzioni: - Assicura continuità strutturale ai tessuti costituendone l’impalcatura stessa; - Dissipa su una superficie più estesa gli stress meccanici applicati in un punto; - Permette la propriocezione (Senso dell’equilibrio); - Elicita una sensazione di dolore in caso di eccessivo stress meccanico. Il sistema vascolare è in tutti gli organi, compresa la cute, rappresentato dal sistema arterioso e dal sistema venoso, e provvede alla nutrizione dell’organo cute. Le arterie formano la rete basale profonda, da qui si dirama a formare la rete basale sub-papillare e per finire le arteriole terminali che vanno ancora più in profondità. Le vene invece, originano a livello delle papille del derma e dirigendosi verso il sottocutaneo, con un percorso inverso a quello delle arterie; formano anch’esse una rete vascolare superficiale, e una rete profonda. Un sistema a parte è il sistema linfatico, il quale raccoglie la linfa che si forma negli spazi interstiziali. Segue il percorso del sistema nervoso, perché anche il linfatico è un sistema di raccolta di sostanze di rifiuto. Nell'organo cute è rappresentato anche il sistema nervoso, come già accennato, perché con i recettori cutanei, l’organo cute rappresenta il primo step della via tattile-termico-dolorifica. Infatti, gli elementi nervosi hanno origine nella cute. La via nervosa è la via sensitiva, che trasporta gli impulsi sensitivi dai recettori cutanei. Bisogna dire che se questi segnali non vengano elaborati a livello corticale, rimarrebbero segnali anomali e sconosciuti senza comprendere le sensazioni. Quali sono gli organi di senso della cute? Nel sottocutaneo troviamo i corpuscoli del Pacini che servono per la sensibilità tattile e pressoria (riusciamo a quantificare la pressione che esercita un oggetto sul nostro corpo grazie a questi), e i corpuscoli di Ruffini che servono per la sensibilità termica, in particolare il calore. Questi due tipi di corpuscoli sono molto sviluppati nelle mani e nei piedi. Nel derma abbiamo i corpuscoli di Krause per la sensibilità termica, in particolare per il freddo, situati principalmente nella congiuntiva e nella lingua. Poi vi sono i corpuscoli di Meissner, per la sensibilità tattile, anch’essi particolarmente presenti a livello di mani e piedi. Sull’organo cute possiamo trovare delle situazioni anomale, tra cui il neo. Il neo è un accumulo di pigmenti che può essere presente già alla nascita o svilupparsi dopo. È una formazione assolutamente benigna, diversa dal melanoma (formazione maligna altamente metastatizzante). Nella cute inoltre possono esserci anche eruzioni cutanee, il virus varicella, e molto altro. ANNESSI CUTANEI Gli annessi cutanei sono rappresentati da: 1. Unghie 2. Peli/Capelli 3. Ghiandole sebacee 4. Ghiandole sudoripare 5. Ghiandola mammaria (all’interno di un organo pari, la mammella) Queste tre ghiandole sono esocrine (riversano il secreto all’esterno) Unghie --> Le unghie sono lamine cornee semitrasparenti presenti sulla superficie dorsale delle falangi distali delle dita. Sono organi ridotti nella specie umana, dove conservano una qualche funzione di supporto rigido per il polpastrello. La lamina corrisponde allo strato corneo dell'epidermide dorsale della falange ed è piena di cheratina più dura di quella dell'epidermide. La parte distale dell'unghia è libera (si chiama margine libero, ed è la parte di unghia che cresce e tagliamo) mentre la parte prossimale, o radice, e i due margini laterali sono in un solco cutaneo dove la cute forma una piega, detto Vallo ungueale. Questo, a livello della radice, copre parzialmente un'area chiara dal margine convesso, la lunula (la radice), spesso nascosta sotto il vallo. La superficie sottostante l'unghia è detta letto ungueale, ed è a stretto contatto con la falangetta. Qui, il derma è sollevato in papille la cui ricca vascolarizzazione è responsabile del colore roseo dell'unghia. Solo a livello della radice le papille dermiche sono ridotte e meno vascolarizzate, per cui la lunula appare biancastra. Il corpo dell’unghia ha uno spessore di 0,1.0,2 mm ed è rivestito dalla lamina ungueale. L’unghia viene prodotta esclusivamente dall' epitelio della radice. L’accrescimento di quest'ultima è continuo, mediamente circa 0,1-1 mm al giorno, ed è quattro volte più rapido nella mano che nel piede. Peli --> I peli sono annessi cutanei conformati come piccoli filamenti sottili cornei e sono presenti in tutta la superficie del corpo tranne sulla pianta dei piedi e palme delle mani, labbra, faccia interna del prepuzio e glande, superficie interna delle piccole labbra e sul clitoride delle donne. Sono particolarmente forti in corrispondenza di cuoio capelluto, pube e mascella. Hanno una lunghezza e diametro variabile in base alla sede. Vengono chiamati capelli, nel caso del cranio, barba nella mascella e guance, ciglia nella parte libera della palpebra, sopracciglia sul contorno superiore dell’orbita, vibrisse nel vestibolo del naso e tragi quelli dell’orecchio. Il colore del pelo varia in base alla razza e all’età ed è dovuto alla melanina trasferita alle cellule della matrice dai melanociti situati presso la papilla dermica. Anatomicamente distinguiamo un segmento esterno chiamato fusto che è un sottile bastoncello di cheratina, e una parte profonda chiamata radice. In una sezione trasversale del fusto troviamo dall’esterno verso l’interno la cuticola, la corteccia e la midolla. Nell’ estremità profonda della radice troviamo il bulbo pilifero, incavato alla base per accogliere la papilla dermica. La radice è contenuta in una formazione sacciforme che si chiama follicolo pilifero, dove sono connesse una o più ghiandole sebacee o talvolta ghiandole sudoripare, il muscolo erettore del pelo, oltre a vasi e nervi. Tutto questo va a costituire il complesso pilosebaceo. Il follicolo, e di conseguenza il pelo, è sempre inclinato rispetto alla superficie cutanea e può ereggersi per la contrazione di un piccolo muscolo liscio, appunto il muscolo pilo erettore, che durante la sua contrazione, provoca l'erezione del pelo contribuendo la fuoriuscita del sebo. A livello del bulbo, le cellule epiteliali che rivestono la papilla matrice sono dotate di intensa attività proliferativa e, moltiplicandosi attivamente, costruiscono il pelo, che si accresce all'interno del follicolo fino a sporgere in superficie. Il pelo non ha una crescita continua perché l’accrescimento è caratterizzato dall’alternanza di attività e riposo (ciclo del pelo). Quest’attività proliferativa quindi non è continua, ma ci sono fasi di crescita ( anagen ), fasi di transizione (catagen) e fase di riposo (talogen ). Ghiandola sebacea --> è una ghiandola tubulo alveolare che è contenuta nel derma (appartiene al complesso pilosebaceo) e il suo sbocco ha luogo nella parte superiore del follicolo. Sono localizzate con una densità di circa 100 per cm2 su tutto l’ambito cutaneo, eccetto nel palmo delle mani e sulla pianta dei piedi. Nel meato acustico esterno e nelle palpebre prendono il nome di ghiandole tarsali (di Meibomio). In alcuni distretti, quali labbra, aureola mammaria, capezzolo, ano, piccole labbra e glande, si aprono direttamente sulla superficie cutanea e prendono il nome di ghiandole di Tisone. Presso la superficie cutanea, nel follicolo pilifero, si apre il condotto escretore di una o più ghiandole sebacee formate da due o più alveoli. Le ghiandole più voluminose e numerose le troviamo nel cuoio capelluto, nel viso, e nelle aree anogenitali. Servono a produrre sebo (che ha un PH3-4, quindi acido) e l’unico componente caratteristico è lo squalene. Il sebo si miscela con i lipidi di origine epidermica e il sudore, formando il film idro-lipidico cutaneo, una sottile pellicola protettiva, che ha un ruolo importante di protezione e di idratazione della cute; inoltre, con il suo PH lievemente acido, ha azione antibatterica e fungistatica. Il sebo sembra avere funzione lubrificante per i peli e l’epidermide, e di protezione dall'umidità e dalla siccità. La produzione di sebo varia con l'età ed è soggetta a controllo ormonale. L’eliminazione del sebo nel follicolo pilifero è continua e può essere aiutata dalla contrazione del muscolo pilo erettore. Ghiandole sudoripare --> Sono delle ghiandole tubulari semplici di tipo glomerulare, estese dall’epidermide fino al derma e ipoderma. Sono in numero di 2-3 milioni sulla cute, mancano solo al livello del glande e prepuzio, clitoride e piccole labbra sulla donna, e padiglione auricolare. La densità massima è nel palmo delle mani, piedi e ascelle. Comunicano con la superficie esterna tramite un dotto escretore che va ad aprirsi con un orifizio in corrispondenza di una cresta epidermica. Il sudore è un liquido incolore, contenente 98/99% dio acqua e 1% di soluti (NaCl, urea, acido urico, creatinina, acido lattico, caratteristici dell’odore sgradevole del sudore), con un ph da 5 a 7,5. La secrezione di sudore è discontinua, regolata da vari tipi di stimoli sensoriali ed emozionali (controllati dai centri nervosi dell’ipotalamo). A temperatura ambiente l’attività delle ghiandole sudoripare spesso continua in modo inapparente. Si distinguono due varietà di ghiandole sudoripare: eccrine e apocrine: le eccrine sono ubiquitarie e molto numerose e il loro secreto è debolmente acido, limpido e incolore; le apocrine, il loro secreto è leggermente alcalino, odoroso per la decomposizione a opera dei batteri della cute e contiene sostanze organiche come proteine, glucidi, acidi grassi esterificati oltre a feromoni che in piccolissima quantità costituiscono un forte richiamo sessuale. Particolari ghiandole apocrine modificate sono le ghiandole ceruminose del condotto uditivo esterno e le ghiandole mammarie. Inoltre, il numero delle ghiandole apocrine è ridotto, sono presenti nelle regioni ascellari, perineali, a livello dell'areola mammaria e nelle palpebre e parliamo di ghiandole di maggiori dimensioni rispetto a quelle eccrine. L'attività delle ghiandole sudoripare è regolata da fattori ormonali, inizia a partire dalla pubertà e si modifica nella donna in rapporto al ciclo mestruale. La sudorazione è un fenomeno che interessa diversamente le ghiandole che troviamo nelle diverse regioni corporee: l’attività fisica, ad esempio, è un forte stimolo per la sudorazione eccrina che interessa tutta la superficie corporea, a causa dell’aumento di calore causato dell'attività muscolare. Ghiandola mammaria --> Le troviamo nel sesso femminile nella quale, alla pubertà, si sviluppa la mammella, ovvero un rilievo cutaneo pari e simmetrico, sella superficie anteriore del torace, separata dalla parete del solco sottomammario, e sono costituite da tessuto adiposo che ospita al suo interno le ghiandole mammarie, sostenute da uno scheletro connettivale fibroso. La ghiandola mammaria occupa, all’interno delle mammelle, lo spazio compreso tra la terza e settima costa. Si dispone al di sopra della fascia pettorale che ricopre il muscolo grande pettorale. Il volume, la forma e lo sviluppo della ghiandola mammaria varia in rapporto: Al sesso (nell’uomo è rudimentale; Alla razza (le donne africane hanno mammelle più sviluppate); All'età: le mammelle si sviluppano alla pubertà, in menopausa la componente ghiandolare va in atrofia; Ad alcune condizioni fisiologiche: aumentano di dimensioni durante il periodo premestruale, all’inizio della gravidanza e durante la gravidanza. Esternamente le mammelle si presentano come rilievi emisferici, le cui dimensioni variano in dipendenza della quantità di tessuto adiposo presente. La cute della parte centrale presenta un'area circolare pigmentata rotondeggiante e ricca di ghiandole sebacee, detta areola mammaria (diametro 3-5 cm) da cui centro sporge più o meno il rilievo del capezzolo (altezza di 10 mm, diametro 10-12 mm), che rappresenta la zona di convergenza dei dotti escretori delle ghiandole mammarie. Nell’areola si trovano 10-15 ghiandole areolari di Montgomery (ghiandole mammarie rudimentali), la cui secrezione oleosa ha una protezione lubrificante durante l’allattamento. La superficie del capezzolo è rugosa per la presenza di papille e fossette, tra i quali si aprono i dotti galattofori, oltre a ghiandole sebacee e ai corpuscoli di Winkelman (organi nervosi). Il capezzolo sotto l’influsso di stimoli diretti o riflessi va in erezione allungandosi e aumentando di volume (telotismo). La mammella è costituita dalla cute, delicata e distendibile: l’ipoderma è formato da tessuto adiposo (nelle donne giovani molto rappresentato) suddiviso in lobuli dai tralci connettivali (retinacula); e dalla ghiandola mammaria. La fascia superficiale forma a livello della regione sotto-claveare, il legamento sospensore della mammella. La cute dell'areola e del capezzolo è provvista di cellule muscolari lisce e permette la spremitura dei seni e del capezzolo, in modo che il lattante possa meglio succhiare il latte. Nel maschio rimangono solo l'areola e il capezzolo mentre nella donna, prima della pubertà sono rudimentali e formate solo da dotti escretori con cellule indifferenziate, mentre con la pubertà quest'ultima, sotto l'azione di estrogeni, sviluppa il sistema dei dotti. Gli adenomeri compaiono solo durante la gravidanza e la secrezione di latte inizia circa 24h dopo il parto con l’allattamento, dopo una fase congestizia, la montata lattea. Il secreto prodotto nei primi giorni è chiamato colostro (perché più denso). La produzione di latte è determinata dal crollo del tasso ematico di estrogeni e progesterone che scatena la produzione di prolattina da parte dell’adenoipofisi. L'emissione di latte avviene con la stimolazione dell’areola e del capezzolo (suzione) che determina nell’ipotalamo la produzione di ossitocina, che stimola la contrazione della muscolatura liscia periduttale. Con la cessazione dell'allattamento le ghiandole mammarie regrediscono e gli alveoli si riducono a cellule indifferenziate che possono trasformarsi nuovamente in alveoli secernenti in seguito a una successiva gravidanza. APPARATO LOCOMOTORE L’apparato locomotore è un sistema molto complesso costituito dal sistema osteoarticolare che forma lo scheletro e dal sistema muscolare, guidati e controllati dalle formazioni nervose centrali e periferiche del sistema nervoso. Tali sistemi cooperano insieme per permettere il movimento dell’uomo nello spazio, il mantenimento della postura e la protezione delle cavità interne del corpo. le sue funzioni sono: − Definisce la morfologia generale esterna del corpo, delimitando nel contempo le cavità interne; − Protegge gli organi; − Permette di mantenere la postura ed effettuare movimenti attivi e passivi. OSSA Lo scheletro nell’uomo è costituito da circa 206 ossa, organi di varia forma e volume, di colore bianco- giallastro e di consistenza solida che contribuiscono a delimitare e proteggere regioni e cavità dove sono collocati altri organi. Inoltre, forniscono sostegno e locomozione al corpo, rappresentano il principale deposito di ioni Ca+ (indispensabili per l’esecuzione di molte attività cellulari) e, ospitando il midollo osseo nelle loro cavità interne, rappresentano la principale sede dell’emopoiesi. Il midollo osseo può essere di tipo giallo (a costituzione fibro-adiposa) e rosso (a funzione emopoietica). Le ossa sono formate prevalentemente da tessuto osseo frammisto a tessuto cartilagineo e connettivo fibroso. Presentano caratteristiche differenti sia per forma che per struttura. In riferimento alla forma, possiamo distinguere: Ossa lunghe --> prevale la lunghezza. Presentano un corpo allungato, chiamato diafisi, e due estremità ingrossate dette epifisi. All’interno della diafisi, costituita da tessuto osseo lamellare compatto, risiede il canale midollare, che ospita il midollo osseo, mentre le due epifisi sono costituite da tessuto osseo spugnoso. Ossa piatte --> prevale la larghezza. risultano costituite da uno strato di tessuto osseo spugnoso rivestito da due strati di tessuto osseo compatto. Ossa corte o brevi --> prevale lo spessore. Presentano un nucleo di tessuto osseo spugnoso avvolto da tessuto osseo compatto. ARTICOLAZIONI Le ossa che formano lo scheletro, dunque, sono unite tra loro mediante le articolazioni. Le articolazioni sono “dispositivi giunzionali” che mettono in relazione due o più ossa, consentendo movimenti più o meno ampi. Si effettuano tra i capi scheletrici. Si riconoscono tre tipologie di articolazioni: sinartrosi, anfiartrosi e diartrosi Diartrosi -> articolazioni mobili (dette anche sinoviali) costituite da due o più capi articolari ossei, le cui superfici sono rivestite da cartilagine articolare (una sostanza ialina di colore bianco ceruleo), che permette il movimento tra le due superfici. Sono tenute unite da una capsula articolare, un manicotto di connettivo fibroso e ricco di vasi sanguigni, spesso rinforzata da legamenti che hanno funzione di stabilizzazione. La capsula è rivestita internamente da una membrana sinoviale, che secerne il liquido sinoviale; si tratta di un liquido dializzato dal plasma sanguigno e arricchito di prodotti secreti dalle cellule della membrana sinoviale. È limpido, di colore giallo pallido, viscoso e lubrifica le cartilagini articolari riducendo l’attrito meccanico tra le superfici contigue e nutre le cartilagini stesse perché ricco di complessi glico-proteici. Una delle articolazioni principali di questo tipo è l’articolazione temporo-mandibolare, che si trova tra il condilo della mandibola e l’osso temporale, che permette i movimenti per parlare e masticare (infatti è fondamentale per la nostra vita). Altre sono quelle delle dita delle mani, dell’anca, del polso, del ginocchio, del gomito, ecc. Nell'articolazione del ginocchio, per esempio, troviamo i legamenti articolari, di natura connettivale, fibrosi o fibroelastici, che si inseriscono sulle ossa per impedire la dislocazione o allontanamento dei due segmenti ossei. L'ampiezza dei movimenti, infatti, è in parte controllata dai legamenti articolari: abbiamo i legamenti crociati e i legamenti collaterali. I menischi, a forma di semianello occupano le cavità glenoidi, con funzione di “cuscinetto”, rendendo più facili i movimenti. Nel gruppo delle diartrosi, possiamo riconoscere cinque tipi di articolazioni che differiscono tra loro nella forma dei capi articolari e nei movimenti che permettono: -Le condiloartrosi: articolazione della mandibola. Presentano delle superfici articolari contrapposte con una superficie concava (cavità clenoidea) e l’altra convessa (condilo); -Le artrodie: articolazioni in cui le superfici articolari sono piane e permettono leggeri movimenti di scivolamento; -I ginglimi: caratterizzati da capi articolari cilindrici, uno cavo e l’altro pieno. Se gli assi dei cilindri sono paralleli all’asse longitudinale delle due ossa si ha il ginglimo laterale o trocoide, mentre se gli assi sono perpendicolari si ha il ginglimo angolare o troclea. -Articolazioni a sella: caratterizzate da superfici articolari biassiali, convesse in una direzione e concave nell’altra. (articolazione carpo-metacarpale) -Le enartrosi sono articolazioni in cui i capi articolari contrapposti hanno la forma, rispettivamente, di una semisfera cava e di una semisfera piena e permettono, pertanto, movimenti angolari su tutti i piani. Sinartrosi --> articolazioni fisse (le più diffuse sono le suture). In particolare, le suture sono caratteristiche delle ossa piatte del cranio, costituite da un tessuto connettivo fibroso denso e si distinguono in suture dentate, squamose, piane e ad incastro. Sono delle articolazioni che dai 18 mesi in poi di vita, il cranio diventa una scatola immobile e inestensibile. Invece dentro il ventre della madre è ancora “morbido” e cresce con il passare del tempo. Anfiartrosi -> articolazioni semimobili caratterizzate da superfici articolari piane e dalla interposizione di un disco fibrocartilagineo tra le facce articolari stesse. Le anfiartrosi si classificano in base alla forma della rima articolare e al tessuto interposto fra i capi articolari. (vertebre, ossa iliache hanno questo tipo di articolazione). Le sinfisi sono le articolazioni semimobili più diffuse, nelle quali il tessuto interposto è cartilagine fibrosa, ad esempio la sinfisi pubica o la sinfisi tra corpi di vertebre contigue. I LEGAMENTI La capsula articolare è rinforzata da fasci di fibre connettivali paralleli fra loro, detti legamenti intrinseci o capsulari. Le diartrosi, inoltre, possono essere dotate di legamenti accessori che possono trovarsi esternamente (legamenti estrinseci extrarticolari) o internamente (legamenti estrinseci intrarticolari) a essa. Alcuni di questi legamenti, pur essendo relativamente flessibili, oppongono resistenza ai movimenti irregolari o eccessivi e impediscono movimenti innaturali per la specifica articolazione, raggiungendo il massimo della tensione quando l’articolazione si trova al limite del suo movimento. I MUSCOLI I muscoli scheletrici sono organi di varia forma e volume che inseriti sullo scheletro, con la loro forza contrattile, modificano l’orientamento delle ossa. Sono costituiti da una parte carnosa di colore rosso, detta ventre, e una bianca splendente detta tendine, un cordone fibroso cilindrico che forma l’impalcatura di sostegno del muscolo. In relazione alle caratteristiche dei muscoli possiamo classificarli: In base alla forma e all’orientamento delle fibre in: lunghi, larghi, piatti, fusiformi, nastriformi ed orbicolari; In base al numero e alla forma dei ventri muscolari in: bicipiti, tricipiti, quadricipiti, digastrici e poli gastrici; In base alle modalità dei rapporti muscolo-tendinei in: muscoli a fibre parallele, pennati e semi pennati. LO SCHELETRO Lo scheletro è suddiviso in una parte assiale (testa e tronco) e una parte appendicolare (arti superiori e inferiori). Le ossa che compongono lo scheletro umano possono essere classificate come segue: − Testa (22 ossa): 8 del cranio, 14 massiccio facciale; − Tronco (57-58 ossa): 32-33 della colonna vertebrale, 25 gabbia toracica; − Arti (126 ossa): 64 arti superiori, 62 arti inferiori. IL CRANIO La struttura ossea della testa, il cranio, è la parte superiore dello scheletro. In esso si distinguono una parte encefalica costituita da una base e da una volta convessa, chiamata scatola cranica o neurocranio, che circonda e protegge l’encefalo, e da un massiccio facciale o splancnocranio, che formano i principali accessi degli apparati respiratorio, digerente e visivo. NEUROCRANIO Il neurocranio è distinto in due parti: una superiore detta volta e una inferiore detta base, ognuna delle quali presenta una faccia esocranica ed una faccia endocranica. È costituito da ossa 8 ossa, prevalentemente piatte e talvolta brevi: osso occipitale, osso sfenoide, osso temporale (2), osso etmoide, osso frontale e osso parietale (2). La volta cranica è costituita dalla squama dell’osso frontale anteriormente, dalle due ossa parietali centralmente e da una porzione dell’osso occipitale. Tali ossa sono articolate tra loro mediante delle suture dentate, tra cui la sutura coronale, la sutura sagittale e quella lambdoidea. Talvolta, interposte alle suture, possono essere presenti piccole ossa a forma stellata, denominate ossa suturali. Su questa ci sono delle depressioni, ovvero degli affossamenti, perché qui poggiano gli emisferi celebrali. È formata dall’osso occipitale, temporali, parietale, frontale e sfenoide. La base cranica si presenta organizzata su tre piani o fosse: la fossa cranica anteriore, la fossa cranica media e la fossa cranica posteriore. È formata da una parte dell’osso frontale, osso occipitale, ossa temporali, osso sfenoide e osso etmoide. − La fossa cranica anteriore è delimitata anteriormente dalla squama dell’osso frontale e posteriormente dal margine delle piccole ali dello sfenoide. − La fossa cranica media è delimitata in avanti dal margine posteriore delle ali dell’osso sfenoide e posteriormente dal margine superiore dell’osso temporale. Nella fossa cranica media si aprono diversi forami e orifizi necessari per il passaggio dei nervi, ad esempio, in corrispondenza della faccia superiore dell’osso sfenoide si evidenzia la sella turcica che accoglie l’ipofisi. − La fossa cranica posteriore si trova in un piano più basso rispetto alle prime due ed è delimitata in avanti dal margine superiore dell’osso temporale e, indietro, dalla squama dell’osso occipitale. È la parte più preziosa, perché qui risiede il tronco-encefalo, dove ci sono i centri vitali. LE OSSA DEL CRANIO Osso occipitale --> è un osso impari e mediano e costituisce la base del neurocranio. Ha la forma di losanga, con due lati superiori e due inferiori, in cui si distinguono una parte verticale detta squama, una parte basilare e due porzioni laterali. La porzione basilare è caratterizzata dal forame magno, ovvero il grande foro occipitale, che mette in comunicazione cavità cranica e canale vertebrale, all’interno del quale, passano il midollo spinale, le arterie vertebrali e le radici spinali dell’undicesimo paio di nervi cranici. Anteriormente, questa porzione si articola, mediante il clivo, con il corpo dell’osso sfenoide. I condili occipitali si articolano con la prima vertebra cervicale, chiamata anche atlante (l’articolazione tra occipite e atlante è fondamentale per i movimenti del collo, ed è molto delicata). La faccia esocranica della squama presenta una protuberanza occipitale esterna, da cui si diparte una cresta occipitale esterna e due linee nucali orizzontali. La faccia endocranica, invece, presenta la protuberanza occipitale interna dove si individuano quattro depressioni o fosse, due cerebrali superiori che accolgono gli emisferi telencefalici, e due cerebellari inferiori che accolgono gli emisferi cerebellari (del cervelletto). Il solco trasverso accoglie il seno trasverso; il solco sagittale accoglie il seno sagittale superiore; il solco sigmoideo accoglie il seno sigmoideo. Dal foro giugulare passano IX, X e XII nervi cranici. Osso sfenoide --> si tratta di un osso impari e mediano di forma cuboidale a sei facce (forma di farfalla). L’interno del corpo dello sfenoide è occupato da due cavità: i seni sfenoidali, comunicanti con le cavità nasali. La faccia superiore, denominata sella turcica, accoglie nella fossa ipofisaria, l’ipofisi. Anteriormente alla sella turcica vi è una depressione, denominata solco del chiasma ottico, che accoglie il chiasma dei nervi ottici e continua lateralmente fino al forame ottico, attraverso il quale, il nervo ottico e l’arteria oftalmica giungono nella cavità orbitaria. Nelle docce olfattive decorrono i tratti olfattivi; il solco carotideo da passaggio all’arteria carotide interna; nel foro rotondo passa il nervo mandibolare e l’arteria piccola meningea; nel foro spinoso passa il nervo trigemino e l’arteria meningea media. Dalle facce laterali si dipartono due coppie di lamine allungate e appiattite, le grandi e piccole ali dello sfenoide che delimitano la fessura orbitaria superiore. In vicinanza delle grandi ali, troviamo tre forami: rotondo, ovale e spinoso che permettono il passaggio ai nervi mascellare, mandibolare e all’arteria meningea media. La faccia inferiore, che corrisponde alla volta delle cavità nasali, presenta una cresta sfenoidale che entra a far parte delle cavità nasali; da quest’ultima, si allungano verso il basso due formazioni laminari, i processi pterigoidei. Osso etmoide --> è anch’esso un osso impari e mediano che contribuisce alla formazione delle cavità nasali e delle cavità orbitarie. È costituito da una lamina cribrosa, una lamina orizzontale che presenta numerosi forellini che danno passaggio al nervo olfattivo e da una lamina sagittale che, incrociandosi con quella orizzontale, risulta essere distinta in una parte superiore (crista galli) e da una inferiore (lamina perpendicolare) che si articola con il vomere entrando a far parte del setto nasale. Inoltre, l’etmoide è costituito da due masse laterali, dette labirinti etmoidali, tappezzate da cellule etmoidali. La faccia laterale, costituita da una lamina orbitaria o papiracea, partecipa alla formazione delle cavità orbitarie, mentre la faccia mediale, presentando le conche nasali superiori e medie, partecipa alla formazione delle cavità nasali. Osso frontale --> impari e mediano, formato da una parte laminare verticale chiamata squama (con le due bozze frontali dove poggiano i due lobi frontali), una parte orizzontale (con le due bozze orbitarie) e tre margini, parietale(superiore), sopraorbitario(inferiore) e sfenoidale(posteriore). La squama presenta due tuberosità, dette bozze frontali e, sotto queste, le arcate sopracciliari. La faccia interna della squama presenta il solco per il seno sagittale superiore. La porzione orizzontale, lateralmente, presenta le bozze orbitarie dove sono localizzate le cavità orbitarie, nelle cui porzioni laterali sono accolte le fosse lacrimali con le rispettive ghiandole lacrimali. I processi zigomatici, posti lateralmente si articolano con le ossa zigomatiche. Il solco sagittale accoglie il seno sagittale superiore. Osso temporale --> è un osso pari. È formato da quattro parti: petromastoidea, squamosa, timpanica e stiloidea. Vi è una parte laterale inferiore, che si compone di una parte interna diretta in avanti, detta parte petromastoidea (la cui fessura da passaggio all’arteria timpanica e al nervo, la corda del timpano), e dal processo mastoideo (il cui foro da passaggio alla vena emissaria mastoidea), rivolto verso il basso. Inoltre, presenta una parte laminare squamosa che partecipa alla formazione della parte laterale della volta cranica e una parte timpanica caratterizzata dalla presenza di un anello osseo che delimita il meato acustico esterno sulla parte esterna della piramide e dal processo stiloideo diretto in basso e in avanti sulla faccia inferiore della piramide. Dalla faccia esocranica della squama dell’osso temporale si stacca il processo zigomatico, che si articola con il processo temporale dell’osso zigomatico formando l’arcata zigomatica. Davanti il meato acustico esterno è presente la fossa mandibolare, fondamentale per accogliere il condilo della mandibola (articolazione temporo-mandibolare). Il margine del temporale che si articola con l’occipitale presenta l’incisura giugulare che, delimita il forame giugulare, attraverso il quale passa la vena giugulare interna. Osso parietale --> è un osso pari, di forma quadrangolare, con una faccia convessa esocranica e una concava endocranica. La faccia esocranica presenta la tuberosità o bozza parietale, mentre l’intera superficie endocranica è sede delle ramificazioni dell’arteria meningea media. All'interno ospita il lobo parietale. SPLANCNOCRANIO Lo splancnocranio o massiccio facciale è costituito da 14 ossa molto diverse tra loro e irregolari, formate da una parete appiattita e da parti allungate o voluminose. Si tratta di ossa pari e impari: quelli pari sono le ossa nasali, lacrimali, zigomatici, palatini, mascellari superiori, cornetti, e il vomere (osso impari); un altro osso impari fa parte del massiccio inferiore ed è la mandibola. LE OSSA DELLO SPLANCNOCRANIO Osso mascellare --> si tratta di un osso pari, il più grande del massiccio facciale. È costituito da un corpo e quattro processi: zigomatico, frontale, alveolare e palatino. Il corpo della mascella è di forma piramidale e presenta quattro facce: -la faccia anteriore caratterizzata da piccole sporgenze che coprono la radice dei denti, - la faccia infratemporale o posteriore presenta la tuberosità mascellare, tramite la quale l’osso si articola con il processo piramidale dell’osso palatino - la faccia orbitaria di forma triangolare che costituisce, insieme al processo zigomatico, gran parte del pavimento dell’orbita e che medialmente presenta l’incisura lacrimale -la faccia nasale che presenta posterosuperiormente lo iato mascellare (apertura) L’osso mascellare si articola con l’osso nasale, lacrimale, e con la conca nasale media dell’osso etmoide; il processo alveolare origina dalla porzione inferiore della faccia anteriore e forma l’arcata alveolare superiore dei denti, mentre il processo palatino origina dalla faccia nasale, ha forma quadrilatera e forma il palato duro. Osso nasale --> è un piccolo osso laminare, pari e simmetrico, di forma trapezoidale. La sua faccia anteriore è convessa, mentre quella posteriore è concava e completa il tetto delle cavità nasali. Si articola con l’osso frontale e quello mascellare, formando la cavità nasale. Il foro nasale è un piccolo foro vascolare. Osso palatino --> è un osso laminare pari, di forma irregolare. È costituito da una parte verticale e una parte orizzontale, che si articolano tra di loro formando un angolo retto, e da tre processi, orbitario, sfenoidale e piramidale. Partecipa alla formazione delle cavità nasali e del palato. Si trova tra osso mascellare e processo pterigoideo dello sfenoide. Le ossa palatine formano la parte posteriore del palato osseo ed il pavimento della cavità nasale e dell’orbita. Osso lacrimale --> è un osso laminare pari e simmetrico, di forma quadrangolare che contribuisce a formare, insieme all’osso mascellare, la fossa del sacco lacrimale. Si articola con l’osso frontale, quello mascellare, l’etmoide e alla conca nasale. L’uncino lacrimale delimita l’imbocco del canale naso-lacrimale. Vomere --> rappresenta una piccola lamina ossea di forma quadrangolare, impari e mediana che contribuisce alla formazione della zona posteroinferiore del setto nasale. Si articola con l’osso sfenoide, l’osso palatino e il mascellare. Cornetto o conca nasale inferiore --> è un osso pari, a forma di lamina ricurva, posto al di sotto della conca nasale media, che presenta tre processi: etmoidale, lacrimale e mascellare. Il processo etmoidale si unisce con il processo uncinato dell’etmoide, il processo lacrimale si articola con l’osso lacrimale e il processo mascellare con la parte inferiore dello iato mascellare.si articola con l’osso etmoide e con l’osso palatino e forma la cavità nasale. Osso zigomatico --> è un osso pari di forma quadrangolare, attraversato da un canale a forma di Y dove decorre il nervo zigomatico. Presenta il processo frontale che si articola con l’osso frontale e il processo temporale che si articola con l’osso temporale per formare l’arco zigomatico. Forma la parte laterale dell’orbita. Mandibola --> È un osso impari, mediano e simmetrico, con un corpo che si articola superiormente con i denti dell’arcata inferiore (processo alveolare) e due prolungamenti o rami separati da un’incisura mandibolare: i processi coronoidei (anteriormente) e condiloideo o condili (posteriormente). Questi rami si articolano con l’osso temporale. Il processo alveolare è un rilievo arcuato che forma, insieme con quello del lato opposto, l’arcata alveolare inferiore. Il corpo ha una forma a ferro di cavallo e presenta una faccia interna contenente rilievi e fossette dove si inseriscono le ghiandole sottolinguale, sottomandibolare e un foro, lungo il quale, decorre il nervo mandibolare. Nella parte superiore sono scavati gli alveoli con i quali si articolano i denti. Le ossa del massiccio facciale, dunque, si articolano tra loro dando luogo a forami, canali e formazioni, tra cui: Cavità orbitarie --> è una cavita esocranica di forma conico-piramidale che contiene e protegge il bulbo oculare, muscoli oculari, vasi, nervi, sacco lacrimale e ghiandola lacrimale. Sono costituite da sette ossa: frontale, lacrimale, palatino, zigomatico, etmoide, sfenoide e mascellare. Cavità nasali --> rappresentano il primo tratto del sistema respiratorio e accolgono l’organo dell’olfatto. Le fosse nasali sono formate dalle ossa del massiccio facciale, e sono: − Pavimento: formato da palato osseo (formato a sua volta da ossa mascellari e palatine) e palato molle; − Parete mediale: formata da setto nasale (il quale a sua volta è costituito da vomere e lamina verticale dell’etmoide); − Parete laterale: formata da osso mascellare, etmoide, palatino e cornetti inferiori; − Tetto: formato da ossa nasali, frontale, sfenoide e lamina cribrosa dell’etmoide. Seni paranasali --> sono cavità ospitate all’interno delle ossa dello splancnocranio e sono in comunicazione con le cavità nasali. Sono ricoperti da un epitelio respiratorio ciliato e si distinguono in: seni frontali, mascellari, etmoidali e sfenoidali. Hanno la funzione di diminuire il peso delle ossa craniche, incrementare la risonanza della voce, conferiscono resistenza ai traumi e umidificano e riscaldano l’aria inalata. Osso ioide --> è un osso impari, mediano e mobile, a forma di un piccolo ferro di cavallo. Situato nel collo, sopra la laringe e sotto la mandibola. È costituito da un corpo e da quattro appendici (due grandi corna e due piccole corna). È un osso importante per quanto riguarda l’attività muscolare. ARTICOLAZIONI DEL CRANIO Le ossa del cranio sono prevalentemente piatte e, in particolare nel neurocranio, sono costituite da due lamine di tessuto osseo compatto, dette tavolati, separate da uno strato di tessuto osseo spugnoso ricco di midollo osseo, chiamato diploe. Nel neonato, le ossa del neurocranio sono in gran parte separate da fontanelle, lamine di connettivo fibroso denso che permettono il passaggio del feto dal canale del parto, rendendo le ossa del neurocranio mobili. Le fontanelle sono sei: fontanelle della volta cranica (font. Anteriore e posteriore) e le due coppie di fontanelle della base del cranio (font. Antero-laterali o sfenoidali e font. Poster-laterali o mastoidee). Inoltre, favoriscono la crescita dell’encefalo durante la vita neonatale, si ossificano con lo sviluppo, tra il secondo e il 18° mese di vita, andando a formare le articolazioni fisse del cranio, che sono cinque: sutura coronale, sutura sagittale, sutura lambdoidea, sutura squamosa e la sutura frontonasale. Le ossa dello splancnocranio sono ossa diverse tra loro e irregolari, spesso formate da una parte appiattita e da parti allungate o voluminose, a loro volta scavate da cavità. Anche le ossa del massiccio facciale sono unite mediante suture, a eccezione della mandibola che si articola con le due ossa temporali per mezzo dell’articolazione temporo-mandibolare; si tratta di una diartrosi condiloidea doppia situata tra i due processi condiloidei della mandibola e le fosse mandibolari delle due ossa temporali. È l’unica articolazione mobile del cranio e permette tre movimenti che consentono la triturazione/masticazione: abbassamento ed elevazione, proiezione anteriore e posteriore e lateralità. I MUSCOLI DELLA TESTA I muscoli della testa si distinguono in: muscoli mimici o pellicciai che agiscono sui movimenti facciali e muscoli masticatori che agiscono sull’articolazione temporomandibolare. La caratteristica dei muscoli mimici è quella di dare espressione al volto essendo innervati dal nervo faciale, si trovano principalmente nello splancnocranio. Si distinguono in: - Muscolo epicranico costituito dal muscolo frontale che sposta in avanti il cuoio capelluto e permette di corrugare la fronte, e dal muscolo occipitale che sposta indietro il cuoio capelluto. - Muscoli estrinseci del padiglione auricolare che determinano piccoli spostamenti del padiglione auricolare in direzione anteriore, superiore e posteriore. E sono il muscolo auricolare anteroposteriore, che sposta in avanti e in alto il padiglione, e muscolo auricolare posteriore, che sposta indietro il padiglione. Entrambi sono innervati dal nervo faciale. - Muscoli delle palpebre che comprendono il muscolo orbicolare dell’occhio (la cui azione determina la chiusura della rima palpebrale, convoglia le lacrime verso l’angolo interno del sacco congiuntivale, dilata il sacco lacrimale e facilita il deflusso delle lacrime) e il muscolo corrugatore del sopracciglio che porta medialmente e in basso la cute del sopracciglio. - Muscoli del naso costituiti dal muscolo nasale, che restringe la narice e il vestibolo del naso, e da una parte alare o muscolo dilatatore delle narici che dilata la narice e il vestibolo. - Muscoli delle labbra che comprendono: il muscolo zigomatico che solleva e sposta la commessura labiale in alto e in dietro, il muscolo quadrato del labbro superiore che solleva il labbro superiore e l’ala del naso, il muscolo canino che porta in alto e medialmente la commessura labiale, il muscolo buccinatore che sposta la commessura labiale indietro e fa aderire le guance e le labbra alle arcate alveolo-dentali, favorendo la masticazione, il muscolo risorio che sposta indietro la commessura labiale, il muscolo quadrato del labbro inferiore che sposta in basso e in fuori il labbro inferiore, rovesciandolo, il muscolo mentale che solleva e corruga la cute del mento, il muscolo orbicolare della bocca che chiude, restringe o chiude la rima buccale e fa sporgere in avanti le labbra e i muscoli incisivi del labbro superiore e inferiore che spostano medialmente la commessura labiale. I muscoli masticatori, innervati dal nervo trigemino, sono: - Muscolo temporale che eleva la mandibola e la sposta posteriormente. - Muscolo massetere che eleva la mandibola. - Muscolo pterigoideo esterno o laterale sposta la mandibola in avanti e verso il lato opposto. - Muscolo pterigoideo interno o mediale eleva la mandibola. IL TRONCO Il tronco è una parte del corpo formata da collo, torace, addome e pelvi. La sua parte posteriore è costituita da vertebre, sovrapposte metamericamente l’una sull’altra a formare la colonna vertebrale. LA COLONNA VERTEBRALE La colonna vertebrale o rachide è una formazione osteoartromuscolare, situata dorsalmente nel tronco, costituita da 33-34 segmenti ossei, detti vertebre, sovrapposti e articolati tra loro. Il rachide è suddiviso in cinque porzioni differenti: cervicale (7 vertebre), toracica o dorsale (12 vertebre), lombare (5 vertebre), sacrale (5 vertebre) e coccigea (4-5 vertebre). Le vertebre sono ossa brevi formate da un corpo e da un arco che delimitano il foro vertebrale, di forma cilindrica con due facce, una anteriore e una posteriore. L’arco vertebrale è la porzione posteriore delle vertebre che completa il forame vertebrale; la sovrapposizione dei forami vertebrali forma un canale osseo, detto canale spinale, all’interno del quale decorre il midollo spinale. I peduncoli dei forami vertebrali sovrapposti, visti di profilo, delimitano un forame intervertebrale (foro di coniugazione), attraverso il quale fuoriescono, simmetricamente da ciascun lato dell’arco vertebrale, le radici nervose che originano a livello midollare. Le vertebre comunicano tra loro per mezzo di articolazioni, una tra i corpi vertebrali e una tra i processi articolari. In particolare, i corpi vertebrali si articolano l’un l’altro per mezzo di sinfisi, ovvero con l’interposizione di dischi fibrocartilaginei (dischi intervertebrali), formati da un anello fibroso periferico e un nucleo polposo nella parte centrale, che hanno come funzione quella di rendere complementari le superfici articolari e di ammortizzare le forze esercitate sulla colonna vertebrale. I processi articolari, invece, presentano delle superfici piane sulle quali si stabiliscono delle artrodie (diartrosi), le quali permettono lievi movimenti di scorrimento. VERTEBRE CERVICALI Le vertebre cervicali sono le prime sette e il loro corpo aumenta gradualmente di volume in direzione cranio caudale. Generalmente, le vertebre presentano medesima morfologia, a eccezione delle prime due vertebre cervicali, atlante ed epistrofeo che presentano caratteristiche peculiari. Atlante --> è la prima vertebra cervicale, priva di corpo, caratterizzata dalla presenza di due archi, uno anteriore e uno posteriore, e da due masse apofisarie laterali, sulla cui faccia superiore si trova la faccetta articolare superiore, mentre sulla faccia inferiore si trovano le faccette articolari inferiori, importanti per l’articolazione con il dente dell’epistrofeo. Il nome atlante deriva dal fatto che la prima vertebra cervicale sorregge la testa, così come nella mitologia greca il gigante Atlante era stato obbligato da Zeus a sostenere la terra. Epistrofeo --> la seconda vertebra caratterizzata dal dente o processo odontoideo (considerato corpo dell’atlante) che si articola con la faccetta dell’arco anteriore dell’atlante. Ai lati del dente sono presenti le faccette articolari superiori. VERTEBRE DEL TRONCO / DORSO (TORACICHE) Le vertebre del tronco sono dodici e si articolano con le coste per mezzo di faccette articolari corrispondenti. I corpi vertebrali hanno una forma cilindrica e aumentano gradualmente le loro dimensioni procedendo verso il basso. Presentano posteriormente due faccette articolari per lato, una superiore e una inferiore, che si articolano con le emifaccette articolari delle teste delle coste. VERTEBRE LOMBARI Le vertebre del tratto lombare sono cinque e in questo tratto risulta evidente l’inversione del rapporto fra dimensione del corpo e diametro del forame vertebrale; infatti, il corpo si presenta più voluminoso a discapito del foro che si riduce. Le faccette articolari sono orientate secondo un piano sagittale e consentono movimenti di inclinazione laterale e di estensione. OSSO SACRO L’osso sacro deriva dalla fusione di cinque vertebre sacrali. Presenta la forma di una piramide quadrangolare appiattita e si articola lateralmente con le due ossa dell’anca, costituendo, insieme al coccige, il bacino. È possibile distinguere una faccia anteriore o pelvica, una faccia posteriore o dorsale e due facce laterali; nella faccia anteriore sono presenti quattro coppie di forami sacrali che comunicano con il canale sacrale permettendo il passaggio dei nervi, mentre nella faccia posteriore si osservano medialmente la cresta sacrale mediana e più lateralmente le docce sacrali, le creste sacrali mediali e le creste sacrali laterali. COCCIGE È costituito dalla fusione di quattro-cinque segmenti ossei che rimpiccioliscono in direzione cranio caudale, da qui la forma a piramide. LE ARTICOLAZIONI CRANIO-VERTEBRALI Consentono i movimenti della testa sul rachide e sono: Articolazione atlo-assiale mediana --> intercorre il dente dell’epistrofeo e l’atlante; Articolazioni atlo-assiali laterali --> articolazioni esistente tra i processi articolari delle prime due vertebre cervicali; Articolazioni atlo-occipitali --> intercorre tra l’atlante e l’osso occipitale, permettendo il movimento del collo. I MUSCOLI I muscoli della colonna vertebrale (o muscoli propri del dorso o spinodorsali) sono gruppi muscolari pari situati nelle docce vertebrali. Si distinguono in tre gruppi, superficiale, intermedio e profondo. I muscoli superficiali sono i muscoli spinotrasversari, ovvero il muscolo splenio della testa che estende la testa inclinandola e ruotandola dal proprio lato, il muscolo splenio del collo che estende la colonna cervicale, il muscolo sacrospinale composto dai muscoli ileocostale, lunghissimo e spinale che estende la colonna vertebrale con contrazione bilaterale, inclina la testa e la colonna vertebrale dallo stesso lato. I muscoli del piano intermedio sono rappresentati dai muscoli trasversospinali che comprendono: il semispinale, multifido e rotatori che hanno la funzione di estendere e ruotare la testa e la colonna vertebrale dal lato opposto. I muscoli profondi sono piccoli muscoli e comprendono i muscoli interspinosi che estendono la colonna vertebrale, i muscoli intertrasversari che inclinano lateralmente la colonna vertebrale e i muscoli suboccipitali che comprendono i muscoli grande e piccolo della testa e muscoli obliqui inferiore e superiore della testa, che estendono, ruotano e inclinano lateralmente la testa. Inoltre, esiste una categoria di muscoli posti nella parte ventrale del rachide e comprendono il muscolo lungo del collo che flette e inclina lateralmente la colonna cervicale e il muscolo lungo della testa che flette e ruota la testa, il muscolo retto anteriore della testa e il muscolo retto laterale della testa che flettono lateralmente la testa. IL COLLO Il collo è la regione che si interpone fra la testa e il torace e fa parte del tronco. Lo scheletro del collo è costituito dalla porzione cervicale della colonna vertebrale, la cui prima vertebra, chiamata atlante, si articola dall’osso ioide con l’osso occipitale. I muscoli del collo si distinguono in anteriori, laterali e posteriori. I muscoli posteriori appartengono ai muscoli del tronco e sono: muscoli delle docce vertebrali, muscoli sub-occipitali e muscoli spino-appendicolari. I muscoli anteriori si distinguono in muscoli sopraioidei e sottoioidei; I muscoli sopraioidei sono posti tra il cranio e l’osso ioide e si distinguono in: muscolo digastrico che innalza l’osso ioide, estende la testa e abbassa la mandibola, muscolo stiloioideo che sposta in alto e in dietro l’osso ioide, muscolo miloioideo che sposta in alto e in avanti l’osso ioide, solleva la lingua e partecipa alla deglutizione, muscolo genioioideo sposta in alto l’osso ioide e abbassa la mandibola. I muscoli sottoioidei comprendono: il muscolo sterno-ioideo che abbassa l’osso ioide, muscolo sternotiroideo che abbassa la cartilagine tiroidea, muscolo tiroioideo che abbassa l’osso ioide e innalza la laringe. I muscoli laterali del collo sono: il platisma che abbassa la mandibola e tende la cute del collo, muscolo sternocleidomastoideo che flette e inclina lateralmente la testa agendo anche come elevatore del torace, muscoli scaleni distinti in anteriori, medi e posteriori, contribuiscono a inclinare lateralmente la colonna vertebrale e ad elevare le prime due coste. IL TORACE Il torace è la regione compresa tra il collo e l’addome. È sostenuto da un’impalcatura osteocartilaginea, la gabbia toracica, provvista di un’apertura superiore ed una inferiore che delimita un’ampia cavità viscerale, nella quale sono situate le logge pleuro-polmonari lateralmente ed il mediastino centralmente. La gabbia toracica è formata anteriormente dallo sterno e dalle cartilagini costali, lateralmente dalle coste e posteriormente dalle vertebre. LO STERNO Lo sterno è un osso piatto impari, situato in posizione mediana nella parte anteriore del torace e che chiude anteriormente la gabbia toracica. Si estende dall’alto verso il basso per circa 20 cm, dalla seconda alla nona vertebra toracica. È costituito da tre parti denominate manubrio, corpo e processo xifoideo. Il manubrio, di forma quadrangolare, forma la parete anteriore del mediastino superiore. Il margine inferiore è rivestito di cartilagine ialina e si articola con il margine superiore del corpo mediante una sinfisi manubriosternale, mentre il margine superiore presenta al centro l’incisura giugulare, la quale si trova fra le due incisure clavicolari che rappresentano le superfici per l’articolazione sternoclavicolare. Il corpo è compreso fra la terza e l’ottava vertebra toracica. La faccia anteriore da’ inserzione al muscolo grande pettorale, mentre quella posteriore da’ inserzione al muscolo trasverso del torace. L’estremità superiore si articola con il manubrio e quella inferiore col processo xifoideo. Il processo xifoideo è la parte più piccola e variabile dello sterno, si trova nell’epigastrio ed è in rapporto con il fegato e offre attacco ai muscoli dell’addome. LE COSTE Sono segmenti scheletrici che si articolano posteriormente con le vertebre toraciche. Sono formate da una parte ossea, la costa propriamente detta (ossa piatte), e da una parte cartilaginea, la cartilagine costale. Sono complessivamente dodici paia; le prime sette sono quelle che si articolano allo sterno e sono dette coste vere, l’ottava, la nona e la decima, dette coste false o spurie si uniscono alla cartilagine della costa sovrastante formando l’arco costale, infine, le ultime due paia sono dette coste fluttuanti in quanto, anteriormente, sono libere e non si articolano con lo sterno. Le coste sono disposte obliquamente dall’alto in basso e da dietro in avanti e il livello di inclinazione aumenta dalla prima alla nona costa, per poi diminuire dalla decima alla dodicesima. Le coste possiedono un corpo e due estremità, anteriore e posteriore; l’estremità anteriore continua con l’estremità laterale della cartilagine costale, l’estremità posteriore è caratterizzata da una testa, da un collo e da un tubercolo. ARTICOLAZIONI DEL TORACE Le articolazioni del torace consentono i movimenti di elevazione ed abbassamento delle coste, di fondamentale importanza nel processo respiratorio. Sono distinte in due gruppi; - Un gruppo posteriore che comprende le articolazioni costovertebrali che uniscono le cartilagini costali e le vertebre; - Un gruppo anteriore che comprende: le articolazioni sternocostali tra cartilagini costali e sterno, le articolazioni intercondrali intercorrono tra le diverse cartilagini costali e le articolazioni sternali che permettono la comunicazione tra le diverse parti che compongono lo sterno. Tali articolazioni consentono i movimenti di elevazione ed abbassamento delle coste, che hanno fondamentale importanza nella meccanica respiratoria. I MUSCOLI DEL TORACE I muscoli del torace e del dorso si distinguono in muscoli intrinseci e muscoli estrinseci; I muscoli intrinseci hanno origine e inserzione nel torace e comprendono: i muscoli elevatori delle coste che elevano le coste in quanto muscoli inspiratori, i muscoli sottocostali che abbassano le coste e sono quindi espiratori, i muscoli intercostali che occupano gli spazi intercostali e si distinguono in esterni (quando si contraggono innalzano le coste) ed interni (abbassano le coste). I muscoli estrinseci collegano le ossa del torace a quelle della cintura pettorale e alla colonna vertebrale. Si distinguono in base alla loro posizione: I muscoli spino-appendicolari che comprendono il muscolo trapezio che eleva e adduce la scapola o estende e inclina la testa, il muscolo grande dorsale che adduce, estende e ruota all’interno l’omero ed eleva il tronco e le coste. I muscoli spino-appendicolari che comprendono il muscolo elevatore della scapola e il romboide che sollevano e spostano medialmente la scapola. I muscoli spino-costali che comprendono i muscoli dentati posteriore superiore e inferiore, la cui funzione è quella di elevare ed abbassare le coste. E infine vi sono i muscoli toraco-appendicolari di cui fanno parte il muscolo grande pettorale che adduce e ruota all’interno l’omero oppure solleva il tronco, il muscolo piccolo pettorale che abbassa la spalla ed eleva le coste (muscolo inspiratorio), il muscolo succlavio che abbassa la clavicola, e il muscolo dentato anteriore che eleva le coste, sposta la scapola in avanti, lateralmente e in alto. Il diaframma è un muscolo impari, a forma di doppia cupola che separa la cavità toracica da quella addominale. Esso è il più importante muscolo inspiratore in quanto con la sua azione aumenta i tre diametri della gabbia toracica: antero-posteriore, trasverso e verticale. Ogni cupola riproduce la forma della base del polmone e della pleura sovrastanti e quella dei visceri sottostanti. È costituito da due componenti: una parte muscolare periferica e una parte aponevrotica centrale, dove troviamo il centro frenico o tendineo. Il diaframma presenta degli orifizi importanti; il forame della vena cava situato nel centro frenico, da dove passa la vena cava inferiore, e altri due forami nella zona muscolare lombare, importanti per esofago e nervo vago e per aorta e condotto toracico. Rappresenta il più importante muscolo inspiratore in quanto, con la sua azione, è in grado di aumentare i tre diametri della gabbia toracica; antero-posteriore, trasverso e verticale. L’ADDOME L’addome è la regione del tronco compresa tra torace superiormente e pelvi inferiormente. La parete dell’addome è costituita, dall’esterno verso l’interno, dalla cute, fascia superficiale, muscoli anterolaterali, fascia trasversale, fascia extraperitoneale e dal peritoneo parietale. I MUSCOLI DELL’ADDOME I muscoli dell’addome sono distinguibili in muscoli anterolaterali e muscoli posteriori. I muscoli anterolaterali comprendono il muscolo retto dell’addome che abbassa le coste e flette il torace sulla pelvi o viceversa, il muscolo obliquo esterno che ruota il torace verso il lato opposto e abbassa le coste, il muscolo obliquo interno che ha le stesse funzioni dell’obliquo interno e il muscolo trasverso, il quale aumenta la pressione addominale portando indietro le coste. I muscoli posteriori comprendono il muscolo quadrato dei lombi che abbassa la dodicesima costa e inclina lateralmente colonna vertebrale e pelvi, il muscolo grande psoas che permette la flessione della coscia sul bacino e la sua rotazione laterale e il muscolo iliaco che è un muscolo flessore e completa l’azione dello psoas. Altri muscoli dell’addome sono il muscolo piramidale che tende la linea alba (dell’ombelico) e il muscolo cremastere che solleva il testicolo. CANALE INGUINALE La parete anteriore dell’addome, nella regione inguinale, è discontinua per la presenza del canale inguinale, il quale, attraversa la parte inferomediale della parete addominale con direzione obliqua in senso lateromediale, dall’alto in basso e dall’indietro in avanti. È un canale lungo circa 4 cm, situato circa 1.5 cm sopra la metà mediale del legamento inguinale. Si tratta di una struttura molto importante perché contiene al suo interno il funicolo spermatico e il nervo ilioinguinale nel maschio, e il legamento rotondo dell’utero e il nervo ilioinguinale nella femmina. LA PELVI E IL PERINEO La pelvi, o bacino, è la porzione inferiore del tronco che confina in alto con l’addome, lateralmente con gli arti inferiori e inferiormente con il perineo. Il limite superiore (grande pelvi) è rappresentato da un piano che, in avanti, passa per i due tubercoli pubici e, indietro, per l’articolazione lombosacrale; in basso (piccola pelvi), la pelvi è chiusa dal diaframma pelvico e dai piani del perineo, corrispondenti all’apertura inferiore. La parte ossea della pelvi è rappresentata dalla cintura pelvica, formata dalle due ossa dell’anca, dall’osso sacro e dal coccige. Ossa dell’anca --> si tratta di ossa piatte, pari e simmetriche, costituite dalla fusione di tre parti, l’ileo, l’ischio e il pube. Sulla faccia esterna dell’osso dell’anca troviamo le due spine iliache, una anteriore superiore e una inferiore, mentre sul margine superiore troviamo la cresta iliaca e il forame otturatorio che permette il passaggio di nervi e vasi otturatori. L’ileo possiede un corpo lateralmente al quale è presente la superficie articolare per il femore (detta acetabolo) e una parte superiore appiattita. L’ischio prende parte, come l’ileo, alla formazione della cavità articolare per il femore, costituendo l’acetabolo. Il pube, essendo fuso con ileo ed ischio, rappresenta la porzione anteroinferiore dell’acetabolo. Le due ossa dell’anca sono articolate tra di loro nella sinfisi pubica e con l’osso sacro attraverso l’articolazione sacroiliaca. Il diaframma pelvico è una formazione fibromuscolare, a forma di imbuto, costituita da due muscoli; il muscolo elevatore dell’ano e il muscolo ischiococcigeo (con il suo tono sostiene gli organi pelvici e con la sua contrazione li solleva). Il perineo è una regione che corrisponde alla parete inferiore del tronco, ha una forma di losanga, i cui lati sono formati, in avanti, dai rami ischiopubici e, indietro, da una linea che unisce l’apice del coccige alle tuberosità ischiatiche. La losanga perineale può essere suddivisa in un triangolo anteriore, regione urogenitale, e uno posteriore, regione anale. Alla regione urogenitale appartengono i muscoli bulbospongioso, ischiocavernoso e trasverso superficiale del perineo, contenuti nello spazio superficiale; mentre, nello spazio profondo troviamo il muscolo trasverso profondo del perineo, il muscolo sfintere esterno dell’uretra e i muscoli compressore dell’uretra e sfintere uretrovaginale. Bulbospongioso --> Nel maschio, determina una compressione sull’uretra favorendo la fuoriuscita del suo contenuto (urina o sperma) e inoltre, comprimendo i corpi cavernosi dell’uretra e del pene, favorisce l’erezione. Nella femmina, restringe leggermente l’orifizio vaginale e comprime i bulbi del vestibolo. Ischiocavernoso --> comprime le radici dei corpi cavernosi del pene o del clitoride, contribuendo all’erezione degli stessi. Muscolo trasverso superficiale del perineo --> mette in tensione il centro tendineo del perineo. Muscolo trasverso profondo del perineo --> sostiene il centro tendineo del perineo Muscolo sfintere esterno dell’uretra --> controlla il riflesso della minzione Muscolo sfintere esterno dell’ano --> mantiene chiusa la porzione terminale del retto e il canale anale. SCHELETRO APPENDICOLARE ARTI SUPERIORI L’arto superiore è un’appendice del torace, formato da spalla, braccio (omero), avambraccio (radio e ulna) e mano (carpo, metacarpo e falangi). Inoltre, è formato dalla cintura toracica o cingolo scapolare (scapola e clavicola) che unisce l’arto superiore al tronco e permette un’elevata flessibilità e libertà di movimento. La SCAPOLA è un osso piatto e sottile, di forma triangolare, situato nel torace e tra la terza e la settima costa. Nella faccia anteriore vi alloggia il muscolo sottoscapolare, mentre la faccia posteriore è attraversata da un’eminenza diagonale, la spina della scapola, che continua oltre l’angolo superiore con un processo appiattito detto acromion, fondamentale per l’articolazione con la clavicola. L’angolo superolaterale presenta la cavità glenoidea che si articola con l’omero. La CLAVICOLA è un osso piatto allungato a forma di S. Si estende dalla base del collo fino all’apice della spalla. È formato da un corpo e due estremità (acromiale e sternale); l’estremità acromiale (o laterale) si articola con l’acromion, quindi con la scapola, mediante un’artrodia provvista di un disco fibrocartilagineo, l’estremità sternale (o mediale) si articola con lo sterno per mezzo di un’articolazione a sella. Il braccio è costituito da omero, ulna e radio. L’OMERO è l’osso lungo del braccio che si articola, in alto, con la scapola e in basso con radio e ulna. È formato da un corpo e da due estremità, una prossimale e una distale. L’epifisi prossimale, che rappresenta la testa dell’omero, è delimitata da un segmento ristretto detto collo anatomico. La porzione del corpo dell’omero in prossimità dell’epifisi distale si appiattisce, presentando due sporgenze ossee, l’epicondilo e l’epitroclea; tra i due si sviluppa una superficie articolare irregolare, caratterizzata dal condilo che rappresenta la porzione laterale che si articola con il radio, e dalla troclea, porzione mediale che si articola con l’ulna. Ulna e radio costituiscono lo scheletro dell’avambraccio, sono unite da una lamina fibrosa, la membrana interossea, tesa tra i margini interossei delle due ossa. L’ULNA è l’osso mediale dell’avambraccio, si articola tra l’omero in alto, e il carpo in basso. È caratterizzata da una diafisi di forma triangolare e due epifisi. L’epifisi prossimale, divisa in due porzioni da una cresta ossea tesa fra il processo coronoideo anteroinferiormente e l’olecrano, un voluminoso processo appuntito sito posterosuperiormente, i quali delimitano l’incisura trocleare per la troclea omerale. Nell’epifisi distale, si trova la testa o capitello dell’ulna, che risulta ricoperta di cartilagine ialina, e ne costituisce la circonferenza articolare mediante la quale si articola con il radio. Il RADIO è l’osso laterale dell’avambraccio, e si articola tra l’omero in alto, e il carpo in basso. Anch’esso caratterizzato da un corpo e due estremità: l’epifisi prossimale presenta il capitello del radio, caratterizzato da una circonferenza articolare con una fossetta per l’articolazione con il condilo omerale; l’epifisi distale presenta lateralmente la sporgenza del processo stiloideo del radio, medialmente l’incisura ulnare per l’articolazione con l’ulna e distalmente la faccetta articolare carpale, un’ampia superficie articolare divisa in due porzioni; una mediale per l’articolazione con l’osso semilunare del carpo, e una laterale per l’articolazione con l’osso scafoide (ossa del carpo). Le ossa della mano sono distinte in tre gruppi: carpo, metacarpo e falangi. Il CARPO è il complesso osseo prossimale della mano, di forma quadrangolare, costituito da otto ossa brevi, allineate in due file disposte parallelamente fra loro, una prossimale e una distale. Le ossa della fila prossimale, in senso lateromediale, sono: scafoide, semilunare, piramidale e pisiforme (poggia sulla faccia del piramidale); Le ossa della fila distale, in senso lateromediale, sono: trapezio, trapezoide, capitato e uncinato. Il METACARPO è il complesso osseo intermedio della mano, formato da cinque ossa lunghe (numerate da I a V osso metacarpale) articolate con la fila distale mediante artrodie e con la loro testa si articolano con le rispettive falangi. Le FALANGI sono piccole ossa lunghe che costituiscono lo scheletro delle dita. Per ciascun dito si riconoscono tre falangi: falange propriamente detta (prossimale), falangina (media) e la falangetta (distale). L’unica eccezione è rappresentata dal pollice che presenta soltanto due falangi, quella prossimale e quella distale. ARTICOLAZIONI DELL’ARTO SUPERIORE Le articolazioni dell’arto superiore comprendono quelle della cintura pettorale e quelle della parte libera. Appartengono alle articolazioni del cingolo scapolare l’articolazione sterno-clavicolare che permette l’articolazione tra sterno e clavicola, e l’articolazione acromioclavicolare che avviene fra l’estremità laterale della clavicola e la faccia mediale dell’acromion della scapola. Fanno parte delle articolazioni della porzione libera dell’arto: l’articolazione scapoloomerale che è un’enartrosi situata tra l’omero e la scapola, l’articolazione del gomito che mette in contatto l’estremità distale dell’omero e le epifisi prossimali di radio e ulna (articolazione omeroulnare, articolazione omeroradiale, articolazione radioulnare), le articolazioni della mano (articolazione radiocarpica tra radio e carpo, mediocarpica, carpometacarpiche, intermetacarpiche, metacarpofalangee e interfalangee). I MUSCOLI DELL’ARTO SUPERIORE I muscoli dell’arto superiore sono distinti in muscoli della spalla, del braccio, dell’avambraccio e della mano. I muscoli della spalla sono: muscolo deltoide (abduce il braccio fino a 90° e solleva il tronco), muscolo sovraspinato (contribuisce alla rotazione esterna del braccio), muscolo infraspinato (adduce e ruota esternamente l’omero), muscolo piccolo rotondo (ruota e adduce esternamente il braccio), muscolo grande rotondo (adduce, estende, il braccio) e muscolo sottoscapolare (ruota internamente e adduce il braccio). Tutti i muscoli della spalla e i loro rispettivi tendini, che si originano dalla scapola e si inseriscono su tubercolo maggiore e minore dell’omero, con le loro inserzioni in prossimità dell’articolazione scapoloomerale, stabilizzano l’articolazione e costituiscono la cuffia dei rotatori. I muscoli del braccio li distinguiamo in muscoli anteriori e posteriori. Gli anteriori sono il muscolo bicipite brachiale (flette l’avambraccio sul braccio e lo supina), il muscolo coracobrachiale (flette e adduce il braccio) e il muscolo brachiale (flette l’avambraccio). Il muscolo posteriore è muscolo tricipite brachiale (estende il braccio sulla spalla e l’avambraccio sul braccio). I muscoli dell’avambraccio si distinguono in anteriori, laterali e posteriori. I muscoli anteriori sono otto e si dispongono in quattro strati sovrapposti; il muscolo pronatore rotondo (ruota all’interno il radio e flette l’avambraccio), muscolo flessore radiale del carpo (flette e abduce il carpo), muscolo palmare lungo (flette la mano), muscolo flessore ulnare del carpo (flette e adduce la mano), muscolo flessore superficiale delle dita (flette le dita dal secondo al quinto), muscolo flessore lungo del pollice (flette la falange distale del pollice), muscolo pronatore quadrato (ruota l’avambraccio). I muscoli laterali sono: muscolo brachioradiale (flette l’avambraccio) muscolo estensore radiale breve del carpo (estende la mano) e muscolo estensore radiale lungo del carpo (estende e abduce la mano). I muscoli posteriori sono otto e si organizzano su due strati: muscolo estensore comune delle dita (estende le ultime quattro dita e coopera all’estensione della mano), muscolo estensore proprio del mignolo (estende il mignolo), muscolo estensore ulnare del carpo (estende e adduce la mano), muscolo supinatore (ruota in fuori l’avambraccio), muscolo abduttore lungo del pollice (abduce il pollice e la mano), muscolo estensore breve del pollice (estende la prima falange e abduce il pollice), muscolo estensore lungo del pollice (estende la falange distale e abduce mano e pollice), muscolo estensore dell’indice (estende l’indice), muscolo anconeo (estende l’avambraccio). I muscoli della mano sono tutti situati nella faccia palmare e possono essere distinti in tre gruppi: i muscoli dell’eminenza tenar (laterali), i muscoli dell’eminenza ipotenar (mediali) e i muscoli palmare (intermedi). I muscoli dell’eminenza tenar sono: il muscolo abduttore breve del pollice (porta il pollice in avanti e lo abduce) e il muscolo opponente del pollice (porta il pollice in opposizione). I muscoli dell’eminenza ipotenar sono: il muscolo palmare breve (corruga la cute dell’eminenza ipotenar), il muscolo abduttore del mignolo (abduce il mignolo), il muscolo flessore breve del mignolo (flette la prima falange del mignolo), il muscolo opponente del mignolo (porta il mignolo in avanti e lateralmente). I muscoli palmari occupano la regione centrale del palmo e sono: i muscoli lombricali (flettono la prima falange ed estendono la seconda e la terza falange delle ultime quattro dita), muscoli interossei palmari (flettono la prima falange ed estendono le altre due, avvicinando tra loro le dita) e i muscoli interossei dorsali (flettono la prima falange ed estendono le altre due allontanando le dita fra loro). ARTI INFERIORI L’arto inferiore è formato dalle ossa dell’anca, dall’osso sacro e dal coccige che, nel loro insieme, costituiscono la cintura pelvica o cingolo pelvico, che unisce gli arti interiori al tronco, e dalle ossa che costituiscono la parte libera: coscia, gamba e piede. L'OSSO DELL’ANCA è un osso pari e simmetrico, di forma quadrilatera, formato dalla fusione di tre ossa (ileo, ischio e pube) sulla faccia esterna dell’anca è presente la spina iliaca anteriore superiore e inferiore, e una cavità sferica, l’acetabolo che permette l’articolazione tra l’anca e la testa del femore. Sul margine superiore, invece, vi è la cresta iliaca, e un foro, il forame otturatorio, il quale da passaggio ai nervi e ai vasi otturatori. Il BACINO o PELVI è un complesso osseo a forma di tronco, formato da due ossa dell’anca, dal sacro e dal coccige. La cavità pelvica ha la forma di un imbuto suddivisa in due parti: superiore (grande pelvi) e inferiore (piccola pelvi). Il FEMORE è un osso lungo con un corpo e due estremità. L'estremità superiore (epifisi prossimale) o testa è sferica e si articola con l’acetabolo, ed è sostenta da un segmento osseo, detto collo anatomico. Alla base del collo troviamo i trocanteri: il grande trocantere (in alto) e il piccolo trocantere (in basso). Inoltre, l’epifisi distale è caratterizzata dai due condili mediale e laterale, con i quali si articola la tibia. Le ossa della gamba sono: La ROTULA O PATELLA è un osso sesamoide sottile forma triangolare, situato nella regione anteriore del ginocchio, accolto nell’espansione tendinea del muscolo quadricipite femorale. È un osso breve, che si compone di due faccette; una anteriore convessa e caratterizzata da striature verticali e una posteriore divisa da una cresta mediana che separa le due facce articolari. La TIBIA è un osso lungo mediale della gamba che presenta un corpo a sezione triangolare e due epifisi. Il corpo superiormente si continua con la tuberosità tibiale, su cui si inserisce il tendine del muscolo quadricipite femorale. L’epifisi prossimale è provvista di due condili tibiali, separati da un’eminenza intercondiloidea da cui originano i legamenti crociati e dalla cavità glenoidea per l’articolazione con i condili femorali. L’epifisi distale, invece, presenta il malleolo mediale, una sporgenza mediale che si articola con l’astragalo. La fibula o PERONE è un sottile osso lungo posto lateralmente alla tibia. È costituito da una diafisi quadrangolare e da due epifisi; l’epifisi prossimale presenta una faccetta articolare per il condilo laterale della tibia, mentre l’epifisi distale forma una sporgenza, il malleolo laterale, che si articola con la tibia e con il talo o astragalo. Lo scheletro del piede è costituito da tre gruppi di ossa; Il TARSO è un complesso di sette ossa brevi disposti in due file, quella prossimale costituita da astragalo (o talo) e calcagno, e quella distale costituita dall’osso scafoide (o navicolare), cuboide e le tre ossa cuneiformi. L’astragalo è un osso breve di forma di cubo irregolare, interposto tra le ossa della gamba in alto, il calcagno in basso e lo scafoide in avanti. Il calcagno è un osso breve, situato sotto l’astragalo. La faccia posteriore corrisponde alla sporgenza del tallone che dà inserzione al tendine calcaneare di Achille. Il cuboide è un osso cubico, situato nella parte esterna del piede, lateralmente allo scafoide. L’osso scafoide ha una forma di navicella ed è posto davanti all’astragalo e medialmente al cuboide. Le tre ossa cuneiformi hanno una forma di prisma triangolare e si distinguono in 1° o mediale, 2° o medio, 3° o laterale. Il metatarso è composto da cinque ossa lunghe, numerato da I a V metatarsale, poste tra la fila distale delle ossa tarsali e le falangi prossimali. Le falangi sono tre piccole ossa lunghe, analoghe per forma e per numero a quelle della mano, ma meno sviluppate. Ogni dito possiede tre falangi, tranne l’alluce che ne ha due, denominate 1° prossimale, 2° mediale e 3° distale. ARTICOLAZIONI DELL’ARTO INFERIORE Le articolazioni dell’arto inferiore comprendono le articolazioni della pelvi e quelle della parte libera dell’arto. Le articolazioni della pelvi comprendono: l’articolazione sacroiliaca tra l’osso sacro e le ossa dell’anca posteriormente, la sinfisi pubica tra le due ossa dell’anca anteriormente e l’articolazione sacrococcigea tra sacro e coccige; Le articolazioni della parte libera sono: l’articolazione dell’anca o coxofemorale tra femore e ossa dell’anca, l’articolazione del ginocchio tra femore e patella e tra femore e tibia, l’articolazione tibiofibulare prossimale, l’articolazione tibiotarsica tra tibia, fibula e astragalo, le articolazioni del piede (subtalare, trasversa del tarso, tarsometatarsale, intermetatarsale, metatarsofalangee, interfalangee). Nell’articolazione del ginocchio l’armonia tra le superfici articolari è stabilita dall’interposizione di due menischi, quello mediale a forma di “C” e quello laterale di forma circolare. Entrambi i menischi si fissano sull’eminenza intercondiloidea della tibia e sono costituiti da cartilagine fibrosa frammista a quella ialina. Oltre che dai due menischi, l’articolazione del ginocchio è stabilizzata da un complesso sistema legamentoso, comprendente i legamenti collaterali, legamenti crociati anteriore e posteriore, i retinacoli della patella e i legamenti poplitei. I MUSCOLI DELL’ARTO INFERIORE I muscoli dell’arto inferiore possono essere suddivisi in muscoli dell’anca, muscoli della coscia, muscoli della gamba e muscoli del piede. I muscoli dell’anca originano dalla colonna vertebrale e dalla pelvi e si distinguono in interni ed esterni; i muscoli interni sono il muscolo ileopsoas (flette la coscia sul bacino, adduce e ruota lateralmente il femore e flette il tronco) e il muscolo piccolo psoas (flette il tronco), i muscoli esterni sono il muscolo grande gluteo (estende e ruota lateralmente il femore o estende il bacino), il muscolo medio gluteo (abduce la coscia), il muscolo piccolo gluteo (abduce e ruota medialmente il femore), il muscolo tensore della fascia lata (abduce, flette e ruota all’interno la coscia), il muscolo piriforme (extraruota, abduce ed estende il femore), il muscolo otturatore esterno (extraruota e adduce il femore), il muscolo otturatore interno (extraruota, adduce ed estende il femore), i muscoli gemelli superiore e inferiore (ruotano lateralmente il femore) e il muscolo quadrato del femore (extraruota, adduce ed estende il femore). I muscoli della coscia si distinguono in anteriori, mediali e posteriori. I muscoli anteriori sono il muscolo sartorio (flette la gamba e la coscia) e il muscolo quadricipite femorale (estende la gamba e flette la coscia). I muscoli mediali, definiti anche adduttori, in quanto adducono l’anca e la coscia, sono il muscolo gracile, il muscolo pettineo, i muscoli adduttori lungo, breve e grande. I muscoli posteriori uniscono la parte inferiore dell’ischio e il femore alle ossa della gamba e sono rappresentati dal muscolo bicipite femorale (estende la coscia, flette ed extraruota la gamba), muscolo semitendinoso (estende la coscia, flette ed intraruota la gamba) e muscolo semimembranoso (è sinergico con il semitendinoso). I muscoli della gamba possono essere divisi in un gruppo anteriore, un gruppo laterale e un gruppo posteriore. I muscoli del gruppo anteriore sono il muscolo tibiale anteriore (flette dorsalmente, adduce e ruota medialmente il piede), il muscolo estensore lungo delle dita (estende le ultime quattro dita e solleva il margine laterale del piede), il muscolo estensore lungo dell’alluce (estende l’alluce e partecipa alla flessione dorsale del piede) e il muscolo peroniero terzo o anteriore (flette dorsalmente il piede). I muscoli laterali sono il muscolo peroniero lungo e il muscolo peroniero breve che abducono, ruotano all’esterno il piede e lo flettono plantarmente. I muscoli del gruppo posteriore, detti flessori dorsali, comprendono: il muscolo tricipite della sura (flette plantarmente il piede, lo ruota all’interno e contribuisce all’estensione della gamba), il muscolo plantare (partecipa all’azione del tricipite della sura), il muscolo popliteo (flette e intraruota la gamba), il muscolo tibiale posteriore (flette il piede plantarmente), il muscolo flessore lungo delle dita (flette plantarmente il piede e le ultime quattro dita), muscolo flessore lungo dell’alluce (flette l’alluce e contribuisce alle flessione delle altre quattro dita). I muscoli del piede si dividono in dorsali e plantari; I muscoli dorsali comprendono il muscolo estensore breve delle dita che estende le prime quattro dita, mentre i muscoli plantari si dividono a loro volta in mediali, laterali e intermedi. I muscoli mediali riguardano il primo dito e sono il muscolo abduttore dell’alluce (abduce e flette l’alluce), il muscolo flessore breve dell’alluce (flette l’alluce) e il muscolo adduttore dell’alluce (flette e adduce l’alluce). I muscoli laterali della pianta del piede, che agiscono sul quinto dito, sono rappresentati dai muscoli abduttore (flette e abduce il quinto dito), flessore breve (flette il quinto dito) e opponente del quinto dito (spinge il quinto osso metatarsale in direzione plantare o mediale). I muscoli intermedi del piede sono disposti in tre piani sovrapposti; nel primo strato si trova il muscolo flessore breve delle dita (flette la seconda falange delle ultime quattro dita), nel secondo strato troviamo il muscolo quadrato della pianta (rafforza l’azione del flessore lungo delle dita) e i lombricali (flettono la falange prossimale ed estendono la falange media delle ultime quattro dita). Infine, nel terzo strato sono situati i muscoli interossei plantari (flettono la prima falange ed estendono le altre due del terzo, quarto e quinto dito) e i muscoli interossei dorsali (rafforzano l’azione degli interossei plantari e divaricano le dita dei piedi, abducendo il terzo e il quarto dito allontanandoli dal secondo). SISTEMA ENDOCRINO Il sistema endocrino, insieme al sistema nervoso e al sistema immunitario, contribuisce, attraverso la liberazione di messaggeri chimici, chiamati ormoni, al coordinamento funzionale tra i tessuti dell’organismo, indispensabile per la crescita, la sopravvivenza e la riproduzione dello stesso. I sistemi nervoso ed endocrino sono provvisti di cellule che sintetizzano una o più sostanze, riversate dalle cellule, in risposta a determinati stimoli; queste sostanze fungono da messaggi o segnali per altre cellule, dette cellule bersaglio. L’apparato endocrino, in seguito ad una stimolazione chimica o elettrica, impiega ormoni che vengono trasportati alle cellule bersaglio tramite il circolo sanguigno. Inoltre, in questo sistema, tutte le cellule periferiche rappresentano potenzialmente un bersaglio dell’ormone, ma solo quelle dotate di un recettore specifico per uno specifico ormone rispondono. Oltre alla modalità di rilascio detta emocrina (sostanza rilasciata nel circolo ematico), esistono la modalità paracrina (l’ormone agisce in prossimità o sulla cellula della stessa formazione endocrina) e la modalità autocrina (l’ormone agisce sulla stessa cellula che l’ha prodotto). Il sistema endocrino è costituito da numerose ghiandole, ammassi di cellule epiteliali, classificabili in: Ghiandole esocrine (a secrezione esterna), che riversano il loro secreto all’esterno del corpo, ad esempio le sudoripare o le mammarie. Ghiandole endocrine (a secrezione interna) che immettono i loro prodotti, gli ormoni, direttamente nei vasi sanguigni contribuendo all’omeostasi dell’ambiente interno. Per questa ragione presentano particolari reti capillari costituite da sinusoidi fenestrati (capillari più ampi e con cellule endoteliali provviste di pori che facilitano il passaggio degli ormoni al sangue). Le ghiandole endocrine secernono ormoni diretti alle proprie cellule bersaglio. Questi ormoni sono steroidei (sessuali, ormoni surrenalici), ormoni derivanti da amminoacidi (catecolammine, ormoni tiroidei), ormoni peptidici (insulina, glucagone, ADH, ACTH) e ormoni derivanti da acidi grassi (prostaglandine). Le ghiandole endocrine possono essere distinte, inoltre, in ghiandole unicellulari (mucipara) e pluricellulari (le più diffuse). In base all’organizzazione delle cellule, le ghiandole endocrine pluricellulari si classificano in ghiandole a follicoli (tiroide) e ghiandole a cordoni. MECCANISMO D’AZIONE DEGLI ORMONI Ormoni a struttura lipidica (steroidei e tironine): si tratta di ormoni che interagiscono con recettori situati all’interno della cellula. Gli ormoni steroidei attraversano facilmente la membrana fosfolipidica, si legano a specifici recettori presenti nel citoplasma, il complesso ormone-recettore entra nel nucleo dove inizia la sintesi dell’mRNA a partire dal DNA, l’RNA esce dal nucleo e su un ribosoma sintetizza la proteina che rappresenta la risposta cellulare allo stimolo. Ormoni proteici, polipeptidici e aminici (ormoni non penetranti): l’ormone, chiamato primo messaggero, interagisce con i recettori presenti sulla membrana cellulare. L’ormone si lega al recettore di membrana, l’unione tra ormone e recettore attiva all’interno della cellula una molecola, l’AMP ciclico, che entra nel nucleo per indurlo a sintetizzare, fondendosi con questo per attivare la specifica proteina. Infine, l’AMP ciclico, agendo come secondo messaggero, attiva certi enzimi che, a seconda del tipo di cellula bersaglio, catalizzeranno la produzione di determinate sostanze. L’IPOTALAMO L'ipotalamo è il centro di coordinazione del sistema endocrino L’ipotalamo rappresenta la porzione più caudale del diencefalo, compreso fra il chiasma ottico anteriormente e i peduncoli cerebrali posteriormente. In direzione anteroposteriore, dal punto di vista ventrale, è presente l’infundibolo della neuroipofisi (zona di passaggio tra ipotalamo e ipofisi), all’interno del quale sono situati raggruppamenti di cellule nervose, chiamati nuclei neurosecernenti, che producono sostanze di natura ormonale, il neurosecreto. Si distinguono due gruppi principali di nuclei neurosecernenti: i nuclei magnicellulari (nucleo sopraottico e nucleo paraventricolare): i neuroni dei nuclei sopraottico e paraventricolare, terminando sui capillari infundibolari con i loro bottoni sinaptici, regolano l’attività secretoria delle cellule adenoipofisarie, immettendo in circolo ormoni octapeptidici, quali l’ossitocina (stimola la contrazione della muscolatura uterina durante e dopo il parto e la contrazione delle cellule mioepiteliali degli alveoli delle ghiandole mammarie durante l’allattamento) e la vasopressina o ormone antidiuretico ADH (agisce sulle cellule dei tubuli distali e dei collettori del rene, favorendo il riassorbimento dell’acqua nei tubuli renali). Al contempo, i neuroni delle cellule dei nuclei ipotalamici, sopraottico, paraventricolare, proiettano i loro assoni nel tronco infundibolare, formando il fascio ipotalamoipofisario, responsabile dell’immissione nel circolo capillare del neurosecreto (raggiunge la neuroipofisi che lo immette in circolo per raggiungere gli organi bersaglio). i nuclei parvicellulari producono sostanze di n

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