Anatomia Completa 2 PDF
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Università di Parma
Chiara Catellani
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Summary
This document discusses the female reproductive system, including the organs, functions, and associated supportive structures. It also describes the skeletal structure of the pelvis and how it supports the female reproductive system.
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ANATOMIA Chiara Catellani a.a. 2019/2020 CDL Ostetricia Prof.ssa Bertacchini Jessika Apparati 4 Regioni anatomiche, cavità e classificazione degli organi 6 Piani Anatomici e Assi...
ANATOMIA Chiara Catellani a.a. 2019/2020 CDL Ostetricia Prof.ssa Bertacchini Jessika Apparati 4 Regioni anatomiche, cavità e classificazione degli organi 6 Piani Anatomici e Assi 7 Regioni anatomiche 7 Cavità corporee 9 Classificazione degli organi 9 Apparato Tegumentario 12 Epidermide 13 Derma 14 Ipoderma 14 Annessi cutanei 15 Apparato locomotore 15 Sistema Scheletrico 15 Scheletro assile 19 Scheletro appendicolare: 21 Vascolarizzazione di un Osso 22 Artrologia 23 Sistema Muscolare 23 Apparato Respiratorio 25 Naso 26 Seni Paranasali 28 Faringe 29 Laringe 29 Trachea 31 Bronchi 32 Polmoni 33 Piccola circolazione 33 Apparato Cardiocircolatorio 34 Cuore 35 Miocardio 37 Ciclo Cardiaco 38 Vasi sanguigni 39 Arterie 41 Capillari 42 Vene 43 Vasi della grande circolazione 43 Circolazione Fetale 44 Apparato Emolinfopoietico 46 1 Organi Linfoidi Primari 46 Organi Linfoidi Secondari 48 Sistema dei vasi linfatici 48 Apparato Endocrino 49 Ipofisi 50 Epifisi 51 Tiroide 52 Pancreas 53 Surrenali 54 Testicolo 55 Ovaio 55 Apparato Genitale Femminile 56 Bacino 57 Pavimento Pelvico 59 Ovaie 61 Ciclo Ovarico 63 Tube Uterine 65 Utero 66 Ciclo Uterino 68 Vascolarizzazione dell’utero 69 Vagina 69 Perineo 69 Genitali Esterni 70 Ghiandola Mammaria 70 Apparato Genitale Maschile 71 Testicolo 71 Vie Spermatiche 72 Ghiandole 73 Seme o Sperma 73 Pene 74 Apparato Uropoietico 74 Reni 75 Le Vie Urinarie 78 Apparato Digerente 79 Cavità Orale 82 Lingua 82 Ghiandole salivari 82 Denti 83 Faringe 83 Esofago 84 2 Stomaco 84 Intestino tenue 85 Intestino Crasso 87 Fegato 88 Circolo portale epatico 89 Cistifellea 90 Pancreas 90 Apparato Nervoso 90 Tessuto Nervoso 90 Struttura di un neurone e sinapsi 91 SNC 94 Midollo Spinale 94 Encefalo 98 SNP 100 Sistema Nervoso Autonomo 100 Nervi Cranici 102 3 ○ Isole di Langerhans ○ Paratiroidi ○ Cellule C della Tiroide Ghiandole endocrine controllate direttamente dal sistema nervoso ○ Epifisi ○ Neuroipofisi ○ Midollare del Surrene Apparato Genitale Femminile L’apparato genitale femminile è collocato nelle piccole pelvi nella cavità pelvica. Gli organi dell’apparato genitale femminile sono mantenuti in sede da strutture di sospensione (fasci e legamenti) e strutture muscolari (pavimento pelvico). Le funzioni: produzione gameti secrezione ormoni (estrogeni e progesterone) gestazione espulsione del feto L’apparato genitale femminile è composto da: gonadi: le ovaie genitali che si dividono in: ○ interni: tube uterine, utero, vagina ○ esterni: monte pubico, prepuzio, clitoride, grandi labbra, piccole labbra ghiandola mammaria: ghiandola esocrina sotto il controllo dell’adenoipofisi, grazie alla produzione di PRL, e della neuroipofisi grazie alla produzione dell’ossitocina 56 Bacino La struttura scheletrica che accoglie l’apparato riproduttore femminile è il bacino formato da: 2 ossa coxali ○ ileo cresta iliaca ○ ischio spine ischiatiche acetabolo ○ pube tubercolo pubico Tra ischio e pube si trova il foro otturato osso sacro: le due ossa coxali si uniscono posteriormente con il sacro, la continuazione della colonna vertebrale. All’interno dei fori delle vertebre che formano l’osso sacro passano le radici dei nervi. 57 coccige: formato da vertebre fuse tra loro Anteriormente troviamo la sinfisi pubica e posteriormente due articolazioni sacroiliache, che mettono in comunicazione sacro e ileo. La grande pelvi è il diametro tra le due creste iliache, la piccola pelvi è determinata dal diametro che passa per le due spine ischiatiche. Il limite tra queste due parti è segnato dallo stretto superiore. La pelvi in senso ostetrico presenta tre diametri importanti: stretto superiore: delimitato dal margine superiore del pube anteriormente e dal promontorio del sacro posteriormente stretto medio: delimitato dalle due spine ischiatiche 58 stretto inferiore: delimitato dal margine inferiore del pube, le spine ischiatiche e la punta del coccige Il bacino è uno dei segmenti scheletrici maggiormente soggetto al dimorfismo sessuale; infatti il bacino dell’uomo si sviluppa maggiormente in altezza, quello della donna in larghezza. Lo stretto medio dell’uomo è più breve rispetto a quello della donna; l’angolo (angolo sinfisi pubico) formato dalle due ossa coxali anteriormente (sotto la sinfisi pubica) è maggiore nella donna rispetto all’uomo88. Il bacino di una donna è anche più leggero. Pavimento Pelvico Per chiudere la cavità pelvica troviamo il pavimento pelvico, un’area romboidale formata da muscoli e legamenti stratificati in larghezza e lunghezza; è formato da una serie di muscoli (striati e lisci) e legamenti, che si stratificano per andare a chiudere la zona del bacino inferiormente. La parte muscolare è formata da tre grosse formazioni muscolari, che al loro interno presentano a loro volta altri muscoli (dall’esterno all’interno): superficie perineale: la più esterna, è formata da tre muscoli organizzati obliquamente: ○ muscolo ischio cavernoso: muscolo a forma di mezzaluna che va a coprire tutta la zona dei due ischi ○ muscolo bulbospongioso: va ad abbracciare il meato uretrale esterno89 ○ muscolo trasverso perineale superficiale: chiude la zona superficiale perineale ○ fascia inferiore del diaframma urogenitale: tessuto connettivo che unisce i tre muscoli 88 nell’uomo è 90° o meno, nella donna 100° 89 lo sbocco dell’uretra 59 diaframma urogenitale: formato da tre muscoli organizzati in senso trasverso ○ muscolo sfintere dell’uretra ○ muscolo trasverso perineale profondo diaframma pelvico: formato da due grosse strutture muscolari: ○ muscolo elevatore dell’ano muscolo puborettale muscolo pubococcigeo muscolo ileococcigeo ○ muscolo coccigeo 60 Il pavimento pelvico sorregge la vescica e l’intestino; la sua disintegrazione porta al prolasso uterino e ad altre problematiche, come incontinenza urinaria, disfunzioni sessuali, dolore pelvico cronico, prolasso degli organi pelvici. Ovaie Sono due organi cavi grandi come due mandorle, localizzate all’interno della piccola cavità pelvica; sono 2 cm in larghezza, 3 cm in altezza. Sono localizzate lateralmente e superiormente all’utero; sono in una porzione della cavità pelvica definita come fossetta ovarica di Krause. Le ovaie, che non sono in connessione anatomica con le tube, sono sorrette dal legamento proprio dell’ovaio, che permette che l’ovaio sia legato all’utero, e il legamento sospensore dell’ovaio, che permette all’ovaio di rimanere adeso alla parete della cavità pelvica. L’ovaio è l’unico organo dell’apparato riproduttore non ricoperto da peritoneo, perché il peritoneo, essendo un connettivo, è altamente vascolarizzato. Ogni 28 giorni nell’ovaio si ha l’espulsione dell’ovocita, con la rottura della parete dell’ovaio; se ci fosse connettivo intorno porterebbe a un’emorragia ogni 28 giorni. L’ovaio è dunque ricoperto da un epitelio, l’epitelio germinativo; tuttavia è circondato da connettivo che ricopre l’utero, il legamento 61 largo90. Quando il legamento largo si trova tra ovaio e utero prende il nome di mesosalpinge. Funzioni delle ovaie: produrre cellule germinali produrre ormoni Ogni ovaia è caratterizzata da una zona periferica (o corticale) e una midollare; all’interno della midollare viaggiano i vasi (vena ovarica e arteria ovarica), che entrano l’ovaio dall’ilo ovarico. Nella zona periferica ovarica dove troviamo connettivo denso troviamo i follicoli, che subiscono cambiamenti durante il ciclo ovarico. 90 quando il legamento largo raggiunge l’ovaio non lo ricopre, passa intorno 62 Ciclo Ovarico Il ciclo ovarico è tutto ciò che succede a livello delle ovaie in 28 giorni. Il ciclo ovarico è diviso in tre fasi: 1. fase follicolare (dal giorno 1 al 14) Dall’epitelio germinativo si formano i follicoli primordiali (40 micron), che sono presenti già dalla nascita in quantità elevatissime; i follicoli primordiali nei primi 14 giorni del ciclo ovarico iniziano a crescere per diventare follicoli primari. Ad ogni ciclo partono diversi follicoli, ma solo uno va incontro alla maturazione completa; la crescita del follicolo è causato da ipertrofia e iperplasia delle cellule che lo compongono. Ogni follicolo contiene un ovocita primario, che ha subito la prima divisione meiotica91. Il follicolo primario (40 micron) è formato da lamina basale, ovocita primario e cellule della granulosa, cioè cellule follicolari che abbracciano intimamente l’ovocita; le cellule della granulosa secernono uno strato di gel di glicoproteina, la zona pellucida. Il follicolo primario presenta cellule follicolari più grosse e anche più strati di cellule follicolari. Il passaggio da follicolo primordiale a follicolo primario avviene soltanto durante la pubertà, quando si attiva l’adenoipofisi che inizia a produrre FSH, che va a livello delle ovaie e induce la maturazione del follicolo. Il follicolo secondario è molto più grosso e con strati più numerosi di cellule; presenta uno strato di cellule follicolari intorno alle cellule della granulosa chiamato teca del follicolo, che si differenzia nel follicolo terziario in teca interna e teca esterna. 91 quindi non è maturo 63 Le cellule follicolari tra il follicolo secondario e il follicolo terziario iniziano a produrre il liquido antrale e gli estrogeni. Alcune cellule follicolari abbracciano intimamente l’ovocita primario, altre si stratificano intorno alla zona in cui è stato prodotto il liquido antrale. Prima dell’ovulazione un follicolo viene scelto per la maturazione; gli altri follicoli che hanno iniziato il processo, ma non sono giunti a maturazione, sono sottoposti ad atresia follicolare, diventando così follicoli atresici92. 2. ovulazione (quattordicesimo giorno) Il follicolo terziario va ad aderire alla parete dell’ovaio e si lacera la membrana dell’ovaio per permettere l’espulsione dell’ovocita. L’ovocita esce dall’ovaio circondato da uno strato di cellule della granulosa, il cumulo ooforo. 3. fase luteinica (dal giorno 15 al 28) La fase luteinica è attivata dall’LH, prodotto dall’adenoipofisi, che va a stimolare il corpo luteo a produrre progesterone. Ciò che rimane all’interno dell’ovaio in seguito all’espulsione dell’ovocita viene chiamato corpo luteo; le cellule follicolari che erano rimaste dal follicolo terziario vanno incontro a involuzione formando il corpo luteo, che durante la fase luteinica va incontro a involuzione, finchè non diventa una cicatrice di connettivo chiamata corpo albicante.Il corpo luteo presenta cellule follicolari di origine granulosa che producono progesterone, ma anche cellule luteiniche che derivano dalle cellule tecali, e che continuano a produrre estrogeni. I corpi lutei si chiamano così perché contengono una proteina che dà un colore giallognolo chiamata luteina. Quando l’ovocita non viene fecondato, il corpo luteo si chiama corpo luteo mestruale e degenera nel giro di 14 gg; quando l’ovocita viene fecondato viene chiamato corpo luteo gravidico, e rimane nell’ovaio fino a metà gravidanza perché produce gli ormoni necessari per l’impianto. Variazione ormonale durante un ciclo mestruale di 28 giorni: LH e FSH subiscono variazioni durante il ciclo. FSH ha un picco durante i primi 14 giorni, dove induce le cellule follicolari a produrre estrogeni; gli estrogeni aumentano finché non raggiungono il livello più alto poco prima dell’ovulazione, quando raggiunge un picco anche LH, che stimola l’ovulazione. Con la produzione del corpo luteo dopo l’ovulazione si iniziano a produrre progesterone ed estrogeni. Parallelamente a questo ciclo ovarico si trova anche il ciclo uterino, che riguarda il cambiamento morfologico dell’endometrio, sempre controllato da questi ormoni ipofisari. 92 Se tutti i follicoli vanno incontro ad atresia follicolare si ha sterilità, perché non si arriva mai a completa maturazione dell’ovocita. 64 Tube Uterine L’ovocita quando viene espulso è raccolto dalle tube uterine. Le tube uterine, chiamate anche tube di falloppio, sono in continuità con l’utero tramite l’ostio tubarico93, ma non sono in continuità anatomica con le ovaie. Alla fine delle tube dal lato dell’ovaio sono presenti delle estroflessioni digitiformi chiamate fimbrie; normalmente le tube sono libere, ma al momento dell’ovulazione si vanno a posizionare sull’ovaio avvolgendolo quasi completamente per prendere l’ovocita94. Le tube sono organi cavi muscolo-mucosi, pari e simmetrici, della lunghezza di 12 cm. All’interno delle tube, a livello della zona ampollare, avviene la fecondazione. Le principali funzioni delle tube sono: raccogliere l’uovo al momento dell’ovulazione creare le condizione adatte per la fecondazione dell’uovo stesso 93 chiamato anche orifizio tubarico, il punto in cui la tuba si aggetta nella cavità uterina 94 quando questo non succede l’ovocita viene rilasciato in cavità pelvica 65 condurre l’uovo fecondato all’utero dove si impianta Le tube sono ricoperte da epitelio pluristratificato cilindrico con cellule ciliate, che favoriscono il movimento dell’ovocita verso l’utero, e cellule mucose, che producono sostanze nutritizie sia per permettere all’ovocita fecondato di trovarsi nell’ambiente migliore per essere fecondato, sia affinché gli spermatozoi siano convogliati verso l’ovocita. Le tube sono divise in porzioni (dall’ovaio all’utero): porzione infundibolare: chiamata anche padiglione, si presenta sotto forma di un largo imbuto a parete frastagliata formata da una serie di linguette della lunghezza di circa 1 cm che prendono il nome di fimbrie. porzione ampollare: ha un andamento tortuoso e il suo calibro si allarga gradualmente procedendo in direzione medio-laterale; può contrarre rapporti con anse intestinale e a sinistra con il colon porzione istmica porzione intramurale: attraversa la parete uterina e sbocca nella cavità uterina mediante l’ostio tubarico del diametro di circa 1 cm. Approfondimento. La parziale chiusura delle tube è una delle principali cause di sterilità; gli esami a cui si fa riferimento sono: endoscopia: attraverso un endoscopio si va a vedere se i due osti sono liberi salpingografia: introduzione sostanza radiopaca che, se la tuba è pervia, fuoriesce dall’ostio addominale espandendosi nella cavità pelvica infiammazione delle tube: di solito causato da infezioni che si propagano verso l’alto dalla vagina o dall’utero; l’estremità fimbriata può chiudersi per aderenze e si formano raccolte di pus. Utero L’utero è un organo muscolare cavo a forma di pera, localizzato nella piccola pelvi. Poggia anteriormente sulla vescica, da cui è separato tramite il cavo vescicouterino; posteriormente è in rapporto col retto, da cui è separato tramite il cavo rettouterino (o Cavo del Douglas), che solitamente contiene anse dell’intestino tenue. È composto da tre porzioni: fondo uterino: è la parte a forma di cupola posta al di sopra del livello di inserzione delle tube corpo uterino: si trova al di sotto degli osti tubarici, è separato dal collo da un piccolo restringimento chiamato istmo. La cavità del corpo uterino è appiattita e di forma triangolare, con la base tesa tra i due osti tubarici e l’apice che si continua con il canale cervicale a livello dell’orifizio uterino interno. collo dell’utero (o cervice): ha forma cilindrica leggermente dilatata al centro e misura circa 2,5 cm di lunghezza. La sua cavità, il canale endocervicale, è fusiforme e si apre in vagina attraverso l’orifizio uterino esterno. Sulle pareti anteriore e posteriore la tonaca mucosa del collo dell’utero si solleva in una serie di pieghe palmate. Nella zona del collo dell’utero la parete diventa più fibrosa. Il collo dell’utero penetra all’interno del canale vaginale come il tappo di sughero entra nella bottiglia, in un punto chiamato fornice vaginale. 66 L’utero è in posizione antiverso95, utero e vagina formano un angolo di 90° in avanti, e antiflesso96, il collo dell’utero e il corpo dell’utero formano un angolo di circa 150°. L’utero può assumere gradi di versione diversi, ad esempio può essere retroverso; più l’utero è retroverso più è probabile l’uscita del feto durante la gravidanza, e alcuni gradi di retroversione non sono compatibili con la gravidanza. In generale un utero retroverso causa discomfort in gravidanza perché contrae rapporti con altri organi posteriormente. Esistono anche le posizioni retrocessione, retroflessione, antiflessione. L’utero è tenuto in posizione grazie al legamento utero sacrale, collega l’utero al sacro, legamento retto uterino e il legamento cardinale, tiene l’utero in sede rispetto alle ossa coxali. Per la debolezza dei legamenti e la debolezza del pavimento pelvico si può avere prolasso uterino; è comune nelle donne anziane di una volta che avevano avuto numerosi parti. L’utero è ricoperto da una parete a tre strati: peritoneo viscerale: una tonaca sierosa esterna miometrio: uno strato muscolare formato da fasci di fibrocellule muscolari lisce, di cui si distinguono tre strati: ○ strato interno: costituito da fasci muscolari longitudinali che si dispongono ad anello intorno allo sbocco delle tube 95 verso: angolo tra gli assi del collo e la vagina 96 flessione: angolo tra gli assi del corpo e del collo dell’utero 67 ○ strato medio: fasci ad andamento sia circolare che obliquo che vanno a caratterizzare tutta la porzione del corpo dell’utero. È definito anche vascolare perché la sua contrazione causa un occlusione del lume dei vasi che lo attraversano, di fondamentale importanza per arrestare l’emorragia dopo il secondamento. ○ strato esterno: i fasci muscolari sono organizzati in senso longitudinale. Presenta anche delle componenti fibrose che vanno ad ispessire la muscolatura per renderla più tonica e resistente. La muscolatura durante la vita della donna e soprattutto la gravidanza subisce variazioni: ○ ipertrofia97 e iperplasia98 durante la gravidanza ○ la muscolatura del corpo durante gravidanza è rilassata per permettere la crescita dell’utero, quella del collo è tonica per dare continenza ○ durante il parto la muscolatura del corpo è tonica per l’espulsione, quella del collo rilassata per permettere l’uscita della testa99 ○ subito dopo il parto l’utero comincia a contrarsi per tornare alla posizione originale; il ritorno della muscolatura dell’utero alla sede originale viene controllato principalmente dall’ossitocina endometrio100: uno strato mucoso più interno, a sua volta diviso in: ○ Strato funzionale: epitelio più esterno, estremamente vascolarizzato dalle arterie spirali, che partono dallo strato basale ○ Strato basale: vi crescono ghiandole che si sviluppano per tutto lo strato superiore e sono presenti arterie rette che a livello dello strato funzionale iniziano a spiralizzarsi, formando delle arterie spirali. Ciclo Uterino L’endometrio è sede del ciclo uterino101. Il ciclo uterino si divide in diverse fasi: 1. mestruale o desquamativa: la mestruazione è lo sfaldamento dello strato funzionale dell’endometrio, che essendo estremamente vascolarizzato, causa un’emorragia. 2. rigenerativa-proliferativa: grazie allo strato basale, che non viene intaccato dalla mestruazione, viene data origine a nuove arterie spiralizzate e a nuove ghiandole 3. secretiva: le ghiandole iniziano a secernere elementi nutritizi per un possibile impianto La mestruazione e la fase proliferativa sono parallele alla fase follicolare102 del ciclo ovarico, la fase secretiva coincide con la fase luteinica103. 97 aumento del volume delle cellule 98 aumento del numero delle cellule 99 dilatazione fino a 10 cm 100 l’endometriosi è la condizione patologica per cui è presente endometrio al di fuori della cavità uterina in altre zone del corpo femminile, normalmente la pelvi 101 ≠ ciclo ovulatorio 102 prima fase del ciclo ovarico, controllata dall’FSH e caratterizzata da un’intensa produzione di estrogeni 103 seconda fase del ciclo ovarico, dopo l’ovulazione, controllata dall’LH e caratterizzata dalla produzione di progesterone ed estrogeni 68 Vascolarizzazione dell’utero A livello addominale dall’aorta parte l’arteria ovarica, che con dei rami vascolarizza le ovaie, le tube e l’utero. L’altra vascolarizzazione dell’utero avviene ad opera di un ramo dell’arteria iliaca comune; l’iliaca comune si divide in iliaca interna, che si divide a sua volta in arteria uterina, che vascolarizza il corpo dell’utero, e arteria vaginale, che vascolarizza il collo dell’utero e il canale vaginale. I rami dell’arteria uterina diventano le arterie spiraliformi nello strato funzionale dell’endometrio Vagina È l’organo dell’accoppiamento. È un tubo dalle pareti sottili, rivestite da epitelio pavimentoso stratificato, per permettere che in seguito al passaggio di un corpo si riformi la superficie senza difficoltà; in media ha una lunghezza che va da 7-8 cm nella parete anteriore a 10-11 cm sulla parete posteriore e si porta verso l’alto e indietro con un angolo di 45° sul perineo, congiungendo il vestibolo della vagina con la cavità dell’utero. La cavità vaginale è solo virtuale, poiché le pareti sono normalmente in apposizione. Ha rapporti anteriormente con la vescica e l’uretra, posteriormente con il retto, a destra e a sinistra con il diaframma urogenitale ed il muscolo elevatore dell’ano. In alto troviamo la zona di intersezione del canale vaginale intorno al collo uterino. Perineo Regione, di forma romboidale, relativa ai tessuti molli che chiudono la parte inferiore del bacino. Anteriormente è delimitato dalla sinfisi pubica, posteriormente dalla base del coccige e lateralmente dalle tuberosità ischiatiche. Si divide in un triangolo anteriore e un triangolo posteriore. Nel triangolo anteriore in una donna troviamo vulva, clitoride, uretra, vagina. Nell’uomo il triangolo anteriore è occupato da testicoli e pene. Nel triangolo posteriore l’ano per entrambi i sessi. 69 Genitali Esterni I genitali esterni sono: Monte del pube o monte di venere: sovrapposto alla sinfisi pubica, è una prominenza adiposa ricoperta di peli dalla quale si dipartono due grosse pieghe cutanee longitudinali, le grandi labbra grandi labbra piccole labbra orifizio uretrale: dove sbocca l’uretra, condotto che arriva dalla vescica orifizio vaginale, internamente prende il nome di vestibolo vestibolo della vagina: spazio compreso tra le piccole labbra Imene: membrana che chiude o quasi le pareti vaginali dal vestibolo della vagina che è la parte interna. Si rompe ai primi atti sessuali e dopo il parto ne rimane solo il ricordo, dei residui che vengono chiamate caruncole imenali. A livello dei genitali esterni troviamo anche degli apparati ghiandolare, atti a lubrificare la parte esterna della vagina e il vestibolo interno: ghiandole del Bartolino ghiandole vestibolari minori organi erettili: clitoride e bulbi del vestibolo Ghiandola Mammaria Due organi pari situati a livello della cavità toracica nella regione anteriore del torace, e posizionati ai lati della linea mediana. Poggiano su due strutture muscolari, i grandi pettorali e i piccoli pettorali. Le ghiandole mammarie sono delle ghiandole esocrine di tipo tubulo-alveolari, cioè hanno degli alveoli, deputati alla produzione del secreto, hanno una componente epiteliale che forma i dotti, e una componente connettivale che funge da impalcatura per i lobuli104. La ghiandola nel suo insieme è costituita da 15-18 lobi, ognuno dei quali contiene più lobuli; 104 gruppi di alveoli che producono il latte 70 ogni lobo è provvisto di un dotto galattoforo principale che si apre a livello del capezzolo. Il secreto degli alveoli sfocia nel dotto che trasporta il latte al capezzolo. Ogni alveolo è circondato da cellule mioepiteliali105, che rivestono la superficie secernente di ogni alveolo che contraendosi permettono l’uscita di latte. I dotti galattofori possono risultare otturati quando: c’è più latte di quanto serva al bambino il bambino succhia una quantità troppo scarsa di latte l’avvio dell’allattamento al seno è ritardato troppo il bambino non si attacca bene al seno e quindi non svuota bene la mammella si pongono dei limiti alla lunghezza delle poppate L’allattamento al seno è sotto il controllo di due ormoni: prolattina prodotta dall’adenoipofisi, che va a stimolare gli adenomeri a produrre il latte ossitocina prodotta dall’ipotalamo e secreta dalla neuroipofisi, il cui obiettivo principale è quello di andare sulla mucosa uterina a favorire il ritorno dell’utero nella posizione fisiologica, ma va anche a livello delle cellule mioepiteliali della ghiandola mammaria favorendo l’uscita del latte. L’attacco del bambino al seno favorisce la produzione di questi due ormoni, quindi l’allattamento risulta essere un circolo: più il neonato si attacca, più latte si produce, più latte si secerne. Apparato Genitale Maschile Formato da gonadi e vie spermatiche (epididimo, dotto deferente, dotto eiaculatore, uretra), ghiandole (vescichette seminali, prostata, ghiandole bulbo-uretrali), genitali esterni (pene). Testicolo Viene anche chiamato didimo. É posizionato all’esterno della cavità pelvica, in una sacca cutanea chiamata scroto, diviso in due cavità da un setto scrotale; è esterno perché all’interno dei testicoli avviene il differenziamento degli spermatogoni106 in spermatozoi, un processo che deve avvenire a 1 grado minore rispetto alla temperatura corporea. Il testicolo presenta due facce (mediale e laterale), due margini (anteriore e posteriore) e due poli (superiore e inferiore). Inizialmente i testicoli non sono esterni, ma sono posizionati nella cavità addominale; durante la vita fetale si 105 a metà tra le cellule muscolari ed epiteliali 106 cellule staminali 71 ha la discesa dei testicoli, che comporta la formazione del canale inguinale, che mette in comunicazione la cavità addominale con lo scroto. Se i testicoli rimangono in cavità addominale bisogna intervenire a livello chirurgico, perché il differenziamento degli spermatozoi non avviene in modo corretto e si presenta un problema di fertilità. La presenza del canale inguinale è un punto di debolezza, anche per le donne, perché anche anse dell’intestino tenue possono inserirsi nelle anse del canale inguinale e formare delle ernie. Il peritoneo trascinato nello scroto va ad abbracciare il testicolo (estensioni sacciformi del peritoneo), prendendo il nome di tonaca vaginale a livello dello scroto. Al di sotto della tonaca vaginale troviamo una capsula fibrosa, formata da connettivo più denso, la tonaca albuginea. La tonaca albuginea si invagina dentro al parenchima testicolare e va a dividere il testicolo in logge testicolari; all’interno delle logge troviamo i tubuli seminiferi contorti, dove vengono prodotti gli spermatozoi. I tubuli seminiferi convogliano in una rete chiamata rete testis, che si trova nel mediastino testicolare. Dalla rete testis si ripartono piccoli condotti efferenti che vanno a raggiungere la testa dell’epididimo, che è già esterna al testicolo. All’interno di ogni tubulo seminifero avviene il differenziamento degli spermatozoi, e nella parte più interna del tubulo troviamo le cellule del Sertoli (forma a torsolo di mela), che hanno diverse funzioni: sono necessarie per la spermatogenesi, perché danno sostegno al differenziamento degli spermatogoni fagocitano le cellule mature producono l’androgen binding protein (ABP), stimolate dall’FSH prodotto dall’ipofisi Barriera ematotesticolare: una struttura localizzata tra il lume del capillare e il lume del tubulo seminifero; è formata dall’unione di più cellule del Sertoli, che separano cellule indifferenziate da quelle differenziate, e che controllano il differenziamento degli spermatozoi avendo un’azione fagocitaria delle cellule che si sono differenziate in modo non corretto. Tra i tubi seminiferi nella porzione più esterna sono presenti le cellule interstiziali, chiamate cellule di Leydig, che producono androgeni (principalmente testosterone). L’adenoipofisi all’inizio della pubertà viene a produrre FSH e LH (o ICSH negli uomini); LH va a stimolare le cellule di Leydig alla produzione di testosterone. Il testosterone prodotto entra all’interno del tubulo seminifero, va a livello delle cellule del Sertoli, a cui viene legato tramite l’androgen binding protein; il testosterone viene ceduto agli spermatogoni, che ne hanno bisogno per differenziarsi. Le cellule del Sertoli, tramite feedback negativo, producono anche inibina che serve come meccanismo di regolazione negativo per la produzione di FSH e LH a livello dell’adenoipofisi. Il testosterone viene anche immesso in circolo, e va a regolare in modo negativo a livello dell’ipotalamo la produzione di LH e FSH. Vie Spermatiche Epididimo: condotto lungo 7,5 cm che contiene un unico dotto convulto lungo 6 m, compresso in tessuto connettivo; converge in un canale ancora più lungo, chiamato dotto deferente. È il primo tratto delle vie spermatiche, ed è diviso in una testa, un corpo, un canale e una coda; ha una porzione che è posizionata sul polo superiore del testicolo, viaggia nella porzione posteriore del testicolo, tocca il polo inferiore e diventa dotto deferente. 72 Dotto deferente: condotto lungo 45 cm, ne è presente uno per ciascun testicolo; ha origine dal polo inferiore del testicolo, viaggia lungo la porzione inferiore del testicolo, entra nel canale inguinale, entra nella cavità pelvica, passa superiormente e anteriormente alla vescica, si porta a livello posteriore della vescica. Collega l’epididimo con la prostata dove si continua come dotto eiaculatore. Ha una tonaca muscolare, formata da uno strato longitudinale, uno circolare e di nuovo uno longitudinale, molto spessa che si contrae durante l’eiaculazione per espellere spermatozoi. Il dotto deferente passa dietro all’uretere107 , subisce uno slargamento chiamato ampolla deferenziale, e quando incontra il dotto che proviene dalle vescichette seminali, diventa dotto eiaculatore. Uretra: si divide in uretra prostatica, uretra membranosa, il tratto di uretra che attraversa il diaframma urogenitale, e uretra spongiosa o uretra cavernosa, il tratto più lungo. A livello dell’uretra avviene l’unione delle vie spermatiche e delle vie urinarie. Ghiandole Vescichette Seminali: sono responsabile della produzione di un liquido molto ricco di zuccheri108 che è necessario per l’attività degli spermatozoi; inoltre producono del 70% di liquido seminale, con pH basico per contrastare il pH acido della vagina. Prostata: ghiandola esocrina posizionata sotto alla vescica, davanti al retto. Produce il 30% del liquido seminale, costituito da enzimi responsabili di alcune funzioni per il differenziamento degli spermatogoni, la fosfatasi acida e spermina. Grazie alla sua posizione con una visita dall’andrologo è possibile andare a monitorarne l’ispessimento della parete posteriore attraverso un’esplorazione rettale; l’ipertrofia prostatica è un evento fisiologico con l’età, che porta a difficoltà di minzione. La prostata è anche sede del tumore alla prostata; uno dei marker diagnostici è l’esame del sangue per rilevare i livelli dell’enzima PSA. Ghiandole Bulbo Uretrali di Cowper: al di sotto della prostata troviamo il diaframma urogenitale, che va a formare il pavimento pelvico negli uomini; a questo livello troviamo le ghiandole di Cowper, responsabili della produzione di un liquido mucoso che lubrifica l’uretra spongiosa. La funzione delle ghiandole bulbo uretrali è proprio quella della produzione di un secreto denso e viscoso, trasparente, il liquido di Cowper, che durante la fase di eccitazione sessuale maschile emerge come piccole quantità di fluido che procede dall’uretra alla cima del pene; è un liquido alcalino, quindi neutralizza l’ambiente acido dell’uretra109. Seme o Sperma Produzione: Testicolo, Epididimo < 5% Vescicole seminali (60% circa) 107 condotto che trasporta l’urina dai reni alla vescica 108 principalmente fruttosio, che serve come fonte energetica principale per spermatozoi 109 l’urina che passa per l’uretra è acida, quindi l’ambiente deve essere riportato ad una condizione basica per il passaggio degli spermatozoi 73 Prostata (30% circa) Ghiandole Bulbo uretrali e Uretrali < 5% Composizione (pH 7,2-7,6) Zuccheri: sorbitolo, inositolo, Fruttosio (1,5-6,5 mg/ml) Mucoproteine Enzimi: ialuronidasi, fibrinolisina, Fosfatasi acida Spermina, Colina, Ergotionina Prostaglandine Acidi: citrico, ascorbico, urico, lattico, piruvico Ca++ Pene È l’organo copulatore. Presenta tre corpi cavernosi110; i vasi (arterie e vene) permettono l’erezione del pene nel momento dell’eccitazione. La parte più superficiale del pene presenta una sacca cutanea che lo ricopre, il prepuzio; il prepuzio può essere eliminato per pratiche religiose, o quando è troppo stretto e non permette un’accurata igiene111. Apparato Uropoietico È sede dell’organo principale di escrezione: il rene; a livello del rene avviene la filtrazione del sangue con la rimozione del liquido di scarto, l’urina. L’apparato uropoietico ha anche la possibilità di regolare la pressione sanguigna attraverso la regolazione della perdita di più o meno liquido, con la produzione di renina e angiotensina II. È anche sede della produzione e del rilascio di eritropoietina per la stimolazione della produzione di globuli rossi. Mantiene l’equilibrio idro-salino e l’equilibrio acido-base. 110 corpo cavernoso: insieme di piccolissimi vasi uniti da tessuto muscolare 111 serve un’accurata igiene perché alla base del glande le ghiandole del prepuzio secernono una sostanza cerosa chiamata smegma, che causa infezioni 74 Reni I reni sono due organi parenchimatosi pari e laterali, retroperitoneali. Sono localizzati nella cavità addominale, a ridosso della parete posteriore, lateralmente alla colonna vertebrale; il rene di sinistra è collocato tra la T12 e la L3, il rene destro è 2 cm più in basso perché è presente anche il lobo destro del fegato. Da ogni rene parte un condotto chiamato uretere, che trasporta il materiale di scarto a livello di un organo di deposito, la vescica, che termina con l’uretra. Siccome i reni non sono completamente inseriti nella gabbia toracica, sono parzialmente esposti a possibili traumi. Il rene è rivestito da (interno verso esterno): capsula fibrosa: connettivo denso che aderisce direttamente alla faccia intima del rene grasso perirenale: ogni rene esternamente alla capsula fibrosa presenta grasso perirenale, cellule adipose che vanno a dare protezione e sostegno grasso pararenale: esternamente al grasso perirenale vi è uno strato più esterno di tessuto adiposo, che va ad unire lo spazio che intercorre fra i due reni creando una sorta di connessione all’interno della loggia renale fascia renale: tessuto connettivo denso, che unisce il rene destro e il rene di sinistra; delimita la loggia renale Sul polo superiore di ciascun rene si trovano le ghiandole surrenali. Il rene di destra viene in contatto con il duodeno e il fegato; il rene di sinistra ha rapporti con pancreas e stomaco. Il tessuto parenchimale si divide in una componente corticale e una componente midollare; la zona corticale ha meno unità funzionali, nefroni, della zona midollare. Delle zone di corticale, le colonne renali, si addentrano all’interno della midollare. La parte di midollare con la forma triangolare viene chiamata piramide renale; la porzione del parenchima renale che contiene sia corticale che midollare, si chiama lobo renale, che a sua voltaa è formato 75 da lobuli renali. I punti di sbocco della midollare vengono definiti papille renali; da qui partono le vie urinarie, con piccoli tubuli chiamati calici minori, che convergono nei calici maggiori, che convergono a loro volta all’interno della pelvi renale, che si continua nell’uretere. Il seno renale è lo spazio in cui convergono calici minori, calici maggiori e pelvi renale. A livello dell’ilo renale 112, vi è l’arteria renale, che si divide in arteria segmentale, che si dirama in arteria interlobare, che si divide in arterie arcifoldi, che diventano sempre più piccole in arterie interlobulari, per poi diventare infine arteriole afferenti. L’arteriola afferente è il primo vaso del nefrone; entra all’interno del glomerulo vascolare del nefrone e ne esce come arteriola efferente. 112 spazio in cui arrivano ed escono i vasi 76 Le vie urinarie partono dunque dalla pelvi renale con i calici minori; nella corticale e midollare vi è la produzione di urina, grazie ai nefroni. All’interno della corticale e della midollare abbiamo i nefroni, l’unità funzionale del rene. È composto da un corpuscolo renale (glomerulo vascolare e capsula di Bowman) e una serie di tubuli più o meno convoluti che sono i tubuli contorti prossimali, l’ansa di Henle (tratto discendente e ascendente), il tubulo contorto distale. Il tubulo contorto distale converge all’interno di tubuli collettori che man mano diventano sempre più grandi e diventano dotti collettori, che sfociano nella papilla renale, da cui parte il calice minore. corpuscolo renale: avviene l’ultrafiltrazione, cioè la filtrazione del plasma, il cui prodotto è la preurina ○ glomerulo vascolare: nel glomerulo vascolare arriva l’arteriola afferente, che porta sangue carico di ossigeno che deve essere filtrato; l’arteriola afferente si raggomitola nel glomerulo vascolare ed esce come arteriola efferente ○ Capsula di Bowman: il glomerulo vascolare è all’interno della capsula di Bowman; si tratta di una vera e propria capsula formata da due foglietti: un foglietto viscerale che abbraccia intimamente i capillari che si formano dall’arteriola afferente, e un foglietto parietale. Il foglietto viscerale è formato da cellule chiamate podociti, che hanno introflessioni digitiformi che si completano l’una con l’altra e vanno a tappezzare i capillari del glomerulo; il foglietto parietale è formato da un cellule endoteliali. Tra l’epitelio viscerale e l’epitelio parietale c’è una piccolissima cavità chiamata spazio capsulare. I capillari che entrano all’interno del glomerulo vascolare sono capillari fenestrati113; i podociti sono intervallati da uno spazio che permette la fuoriuscita di molecole, creando così una membrana di filtrazione, data dall’endotelio dei capillari fenestrati, dalla loro membrana basale e dalle cellule dei podociti. tubuli: avviene il riassorbimento delle sostanze eliminate dall’ultrafiltrazione, che essendo un processo poco selettivo permette la fuoriuscita di sostanze invece necessarie all’organismo. Lungo il sistema di tubuli avviene il riassorbimento dal lume del condotto al sangue, oppure la secrezione dal sangue al lume. ○ tubulo contorto prossimale: riassorbimento selettivo ATP dipendente114; presenta villi che facilitano il riassorbimento ○ ansa di Henle: presenta diametri diversi a seconda delle sostanze che devono passare; avviene riassorbimento di acqua nel tratto discendente e assorbimento di sodio e cloro nel tratto ascendente. Il tratto discendente è formato da cellule endoteliali sottilissime, il tratto ascendente è formato da un epitelio monostratificato cilindrico. ○ tubulo contorto distale: converge all’interno dei tubuli collettori, che diventano sempre più grandi diventando dotti collettori, che sfociano nella papilla renale, da cui parte il calice minore. Vengono riassorbiti acqua, sotto il controllo 113 necessari perché il sangue che passa in questi capillari deve essere filtrato, le molecole devono essere in grado di uscire (i soluti escono per diffusione) 114 devono rientrare molecole che per diffusione non ne sarebbero in grado, quindi è necessaria energia 77 dell’ADH, sodio e calcio, sotto il controllo dell’aldosterone115. Formato da cellule cilindriche. Intorno ai tubuli vi sono i capillari peritubulari, che mediano gli scambi d’acqua e di soluti; la rete di capillari peritubulari è normale, mentre nel glomerulo la rete tra arteriola afferente ed efferente è una rete mirabile. Apparato Iuxtaglomerulare: immediatamente dopo essere rientrata nella corticale renale, la parte ascendente dell’ansa del nefrone prende contatto con l’arteriola afferente e con quella efferente a livello del polo vascolare del corpuscolo renale. Le due arteriole e la parte terminale dell’ansa del nefrone formano l’apparato iuxtaglomerulare, che serve per regolare la pressione sanguigna. L’apparato è formato da diverse cellule specializzate: cellule iuxtaglomerulari: alcune cellule dell’arteriola afferente nella regione che tocca il tubulo contorto distale si specializzano in cellule iuxtaglomerulari, che sono dei recettori per la regolazione della pressione del sangue in entrata all’arteriola afferente; hanno la capacità di produrre renina, che va a diminuire la pressione del sangue macula densa: cellule invece del tubulo contorto distale si sono specializzate in cellule della macula densa, cioè chemocettori che recepiscono la concentrazione del filtrato, stimolando così la produzione di renina. cellule mesangio extraglomerulari: situate nel punto di biforcazione delle due arteriole; sono cellule capaci di produrre recettori per l’angiotensina II116. Le Vie Urinarie Condotti caratterizzati dall’epitelio di transizione117 chiamato urotelio. L’uretere è un condotto muscolare retroperitoneale che si estende fino alla vescica urinaria. È formato da tre strati: una tonaca mucosa, che è l’epitelio di transizione, una sottomucosa sottilissima, una tonaca muscolare formata da una tonaca longitudinale interna e una tonaca circolare esterna, ed esternamente troviamo una tonaca avventizia. Gli ureteri presentano tre restringimenti fisiologici: all’origine, sopra i vasi iliaci118, all’ingresso in vescica; gli ureteri passano posteriormente alla vescica ed entrano in essa dal basso. Il lume degli ureteri è molto stretto e viene facilmente ostruito da calcoli renali, favoriti dalla concentrazione troppo elevata dell’urina. 115 prodotto dalla surrenale 116 vasocostrittore 117 nell’epitelio di transizione le cellule hanno un’unica membrana basale ma possono subire dei cambiamenti di stratificazione a seconda della funzione dell’organo in quel momento (vd. vescica) 118 passano all’incrocio dove l’arteria iliaca si sta dividendo in iliaca interna e iliaca esterna 78 La vescica è un organo muscolare cavo impari, posto sul pavimento della cavità pelvica, inferiormente al peritoneo119 e posteriormente alla sinfisi pubica. Nell’uomo la vescica ha rapporti con il retto posteriormente, inferiormente con la prostata e l’uretra prostatica, anteriormente con la sinfisi pubica; nella donna la vescica ha rapporti superiormente e posteriormente con l’utero120, poggia sulla sinfisi pubica e si continua con l’uretra. Internamente è costituita da una tonaca muscolare, il muscolo detrusore della vescica, ma vi è anche una zona che prende il nome di trigono vescicale; il trigono è una porzione triangolare di muscolatura liscia delimitata dai due orifizi degli ureteri e l’orifizio uretrale121. Nella vescica vuota sono presenti tipicamente cinque o sei strati di cellule, ma si riducono a due o tre quando la vescica è piena e quindi in tensione. L’uretra conduce l’urina fuori dal corpo; la lunghezza dell’uretra cambia notevolmente da un sesso all’altro (4 cm nella donna, 18 cm nell’uomo). La sua apertura nella femmina si trova tra l’orifizio vaginale e il clitoride. Nell’uomo l’uretra è molto lunga e si divide in tre diversi tratti: uretra prostatica: inizia a livello della vescica urinaria e attraversa per circa 2,5cm la prostata; durante l’orgasmo riceve lo sperma dalle ghiandole riproduttive uretra membranosa: è una breve porzione a parete sottile dove l’uretra passa attraverso il pavimento muscolare della cavità pelvica uretra peniena o spongiosa: lunga circa 15 cm, passa attraverso il pene fino al meato uretrale esterno L’uretra è la sede del cateterismo vescicale. Nel cateterismo transuretrale i cateteri vengono inseriti per lunghezze diverse a seconda del sesso all’interno dell’uretra; nell’uomo un catetere, un tubicino sottile e flessibile, viaggia per tutta l’uretra spongiosa fino all’uretra prostatica ed entra all’interno della vescica con un palloncino che si gonfia e non permette che il catetere scenda lungo l’uretra. Lo stesso procedimento vale per la donna, dove però il decorso ha una lunghezza diversa; il segnale che il catetere è stato posizionato correttamente è la fuoriuscita immediata di urina. Il catetere può essere anche inserito dall’addome, senza passare attraverso l’uretra (catetere sovrapubico). In entrambi i sessi troviamo due sfinteri a controllare la minzione. Lo sfintere uretrale interno è collocato subito inferiormente alla vescica, è costituito esclusivamente da muscolo liscio e perciò non è sottoposto a controllo volontario; comprime l’uretra e trattiene le urine nella vescica. Lo sfintere uretrale esterno circonda l’uretra nel punto in cui attraversa il pavimento pelvico, e ha una posizione diversa a seconda del sesso dell’individuo: nella femmina si trova immediatamente sotto allo sfintere interno, mentre nel maschio è sottostante alla prostata; lo sfintere uretrale esterno è costituito di muscolatura scheletrica, che permette il controllo volontario sulla minzione. Apparato Digerente Le funzioni: ingestione: assunzione selettiva di cibo 119 organo sottoperitoneale, circondato da avventizia per ¾ e circondato per ¼ (sopra) da peritoneo 120 diversamente dall’uomo non ha rapporti con il retto posteriormente 121 nell’uomo prende il nome di meato uretrale 79 digestione: frammentazione e meccanica e chimica del cibo assorbimento: assimilare molecole organiche nel sangue e nella linfa compattazione: riassorbimento di acqua e consolidamento dei residui defecazione: eliminazione dei materiali di rifiuto È sostanzialmente un lungo tubo formato da cavità orale, faringe, esofago, stomaco, intestino tenue, intestino crasso, intestino retto. Vi si trovano anche ghiandole che aiutano i meccanismi digestivi affinché la digestione avvenga in modo corretto: ghiandole salivari, fegato, cistifellea e pancreas. Anche annessi come i denti aiutano la digestione. Funzioni: 80 Cavità orale, denti, lingua: trattamento meccanico, umidificazione, mescolamento con le secrezioni salivari Ghiandole salivari: secrezione di fluido lubrificante contenente enzimi che scindono i carboidrati (es. amilasi) Faringe ed esofago: trasporto del bolo nello stomaco Stomaco: scissione chimica tramite acido ed enzimi Pancreas: ghiandola mista che produce enzimi per la digestione dei lipidi Intestino tenue: continua la digestione enzimatica iniziata nello stomaco; assorbimento dei nutrienti che vengono trasferiti a livello dei capillari Fegato: sede di importantissime reazioni metaboliche relative al glucosio, è importante perché è il produttore della bile, che serve per scindere i lipidi Intestino crasso: rimmissione di acqua in circolo con compattazione dei materiali di scarto L’apparato può essere diviso quindi in diverse porzioni: porzione ingerente: ○ cavità orale ○ faringe122 ○ esofago porzione digerente ○ stomaco ○ duodeno porzione assorbente ○ intestino tenue ○ intestino crasso porzione di eliminazione ○ retto ghiandole annesse ○ ghiandole salivari ○ fegato ○ pancreas L’apparato digerente è rivestito nel seguente modo (dall’interno all’esterno): Mucosa: ○ epitelio pluristratificato ○ lamina propria ○ muscolaris mucosae: fa in modo che la mucosa possa muoversi in modo indipendente dalla mucosa sottostante Sottomucosa Muscolare: organizzata in strati diversi con andamenti diversi Sierosa 122 a metà tra respiratorio e digerente, del digerente fanno parte orofaringe e laringofaringe, no la rinofaringe 81 Cavità Orale Può essere divisa in arcata orale propriamente detta (dalle arcate dentali alle fauci) e vestibolo (dalle arcate dentali alla porzione interiore del labbro). Ci sono due pieghe di mucosa chiamati frenulo del labbro superiore e frenulo del labbro inferiore, che determinano l’ampiezza dell’apertura boccale e partecipano alla fonazione. La cavità orale è ricoperta da un epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato a livello delle labbra, mentre a livello della mucosa interna vi è un epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato. Limiti della cavità orale: limite superiore: palato duro e palato molle limite inferiore: muscolo miloioideo123 lateralmente guance124 posteriore: in continuità con orofaringe, non ha un vero e proprio limite posteriore anteriore: labbra (muscolo orbicolare del labbro) All’interno della cavità orale sono presenti degli ammassi di tessuto linfoide che funzionano come allarme in difesa dal cibo che viene ingerito: tonsilla palatina, addossata al palato molle, e tonsilla linguale, alla base della lingua. Lingua Organo muscolo-mucoso importante per fonazione, masticazione, deglutizione, sorveglianza immunologica e gusto; presenta una radice, un corpo e un apice. Lungo la lingua troviamo delle papille125, che all’interno presentano i calici gustativi, cellule sensoriali deputate alla sensibilità del gusto; all’interno di ogni papilla c’è un calice gustativo, e all’interno di ogni calice gustativo ci sono circa 10/20 cellule gustative, che ricevono e percepiscono sostanze, provenienti dall’esterno e veicolate dalla salvia sostanze, che vengono convogliate all’interno del calice gustativo dove vi sono cellule gustative che percepiscono il segnale del gusto e lo trasferiscono alle fibre afferenti che portano il segnale al SNC. Funzioni della lingua: preparazione del bolo alimentare funzione fonatoria per pronunciare alcune lettere funzione gustativa attraverso le papille sensibilità tattile e termica attraverso meccanorecettori assorbimento di alcune sostanze (es. alcool e nicotina) Ghiandole salivari L’apparato digerente presenta ghiandole esocrine126 che aiutano i meccanismi digestivi. Le ghiandole salivari sono le: 123 muscolo che attraversa la mandibola da un lato all’altro e forma il pavimento della bocca; eleva il pavimento della bocca durante il passaggio iniziale della deglutizione 124 epitelio pluristratificato non cheratinizzato e muscolo buccinatore 125 entroflessioni della mucosa 126 producono un secreto che viene convogliato all’esterno grazie alla presenza di un dotto 82 ghiandole parotidi: a livello dell’orecchio (sia a destra che a sinistra); dalle parotidi parte un dotto che sfocia a livello della cavità orale propriamente detta a livello del secondo molare superiore ghiandole sottolinguali: poste al di sotto del corpo della lingua con tanti piccoli dotti che sfociano al di sotto della lingua ghiandole sottomandibolari: localizzate posteriormente alle sottolinguali, ma vanno a convogliare la saliva prodotta sempre nello spazio sublinguale; sono le ghiandole che producono la maggior quantità di saliva Le sottolinguali e le sottomandibolari sono ghiandole miste: sono formate da cellule sia sierose che mucose, cioè producono sia saliva che muco; le parotidi invece sono sierose, quindi producono unicamente saliva. La saliva è il secreto delle ghiandole salivari; la saliva inumidisce la bocca, inizia la digestione di amido e grassi, deterge i denti, inibisce la crescita batterica, scioglie le molecole in modo che possano stimolare le papille gustative. inumidisce il cibo e ne lega insieme le particelle per favorire la deglutizione: 98% acqua amilasi, per il metabolismo di carboidrati lisozima, enzima che uccide i batteri glicoproteine e ioni Denti L’uomo nel corso della sua vita presenta due dentizioni, una decidua (20 denti) e una permanente (32 denti). La forma dei denti cambia a seconda della funzione: gli incisivi servono per tagliare, i canini per tranciare, i premolari e i molari per triturare. I denti sono inseriti in una cavità chiamata alveolo; un dente presenta due porzioni: una corona, che è la parte sopra alla gengiva, un colletto, che è la porzione limite tra la corona del dente e la gengiva, e una radice127, la parte che affonda nella gengiva. La maggior parte del dente è costituita da tessuto giallastro duro chiamato dentina, ricoperta di smalto nella corona e nel collo, un tessuto calcificato, e di cemento nella radice. Internamente il dente presenta una cavità pulpare, ripiena di polpa, una massa di tessuto connettivo lasso, vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi. Faringe La faringe è un organo muscolo-mucoso che non ha pareti proprie, ma altro organi si affacciano a formarne le pareti; è parte sia dell’apparato digerente che respiratorio128. La sua principale funzione è di permettere la deglutizione attraverso dei muscoli: muscolo costrittore superiore muscolo costrittore medio muscolo costrittore inferiore Deglutizione: 127 Incisivi e canini hanno un’unica radice, i molari ne hanno due 128 la rinofaringe fa parte solo del respiratorio 83 1. fase volontaria: il bolo alimentare è spinto dalla lingua verso il palato duro e poo viene spostato verso l’orofaringe 2. fase faringea (involontaria): quando il bolo si muove nell’orofarigne, il palato molle e l’ugola chiudono l’accesso alla rinofaringe, e la laringe si eleva così che l’epiglottide va a chiudere l’adito della laringe 3. fase esofagea (involontaria): con contrazioni peristaltiche della muscolatura esofagea il bolo viene spinto verso lo stomaco A livello della cavità orale abbiamo anche del tessuto linfatico diffuso, che prende il nome di anello linfatico di Waldeyer, che agiscono da difesa per controllare le sostanze introdotte come cibo. Esofago È un organo muscolo-mucoso costituito da un tubo lungo 25 cm che si sviluppa principalmente nel mediastino, passando posteriormente a cuore e trachea, ma attraversa anche il diaframma a livello dello iato esofageo129; non ha un’apertura pervia, ma diventa pervia solo quando passa il bolo alimentare. Presenta due sfinteri, cioè due ispessimenti anulari della muscolatura: sfintere esofageo superiore (regola l’ingresso del cibo lungo l’esofago) e sfintere esofageo inferiore (regola l’ingresso del bolo alimentare all’interno dello stomaco, evita anche il reflusso di cibo). L’esofago è ricoperto da una tonaca mucosa fatta di epitelio squamoso pluristratificato, adatta a resistere ad attacchi di natura meccanica. A livello dell’esofago avviene la peristalsi esofagea, cioè la contrazione delle fibre muscolari prima circolari e poi longitudinali per permettere l’avanzamento del bolo verso l’ano. Stomaco Lo stomaco è un organo cavo a forma di J, che occupa parte di epigastrio, ipocondrio sinistro e regione ombelicale. Presenta una faccia posteriore e una anteriore; ha due margini: la piccola curvatura e la grande curvatura. Presenta diverse porzioni: fondo: porzione superiore cardias: porzione supero-mediale a cui arriva direttamente l’esofago (orifizio gastroesofageo) 129 Se un tratto di stomaco risale sopra al diaframma attraverso lo iato esofageo del diaframma si ha un’ernia iatale 84 corpo: porzione più ampia dello stomaco piloro: porzione che mette in comunicazione lo stomaco con il primo tratto dell’intestino tenue (duodeno). Il punto in cui il piloro si immette nel duodeno si definisce antro pilorico. L’intestino prende contatto con il fegato e il pancreas per la piccola curvatura, la grande curvatura si appoggia al diaframma, la parete costale, la milza e il colon trasverso. La principale funzione dello stomaco viene espletata dalla mucosa, che è caratterizzata da infossamenti dell’epitelio chiamati fossette gastriche; le fossette gastriche sono piccole depressione che uniscono i dotti delle ghiandole gastriche all’epitelio dello stomaco. Le ghiandole gastriche sono formate da più cellule che producono secreti diversi, ma che hanno la stessa funzione, cioè proteggere lo stomaco e eseguire la digestione chimica del contenuto del bolo alimentare (specialmente le proteine): cellule del colletto: producono muco che ha una funzione di protezione del rivestimento dello stomaco dall’autodigestione cellule parietali: producono acido cloridrico e fattori intrinseci necessari per l'assorbimento della vitamina B12 e il calcio cellule ECL (enterocromaffini): producono istamina, che stimola la produzione di acido cellule principali: stimolano la produzione di pepsinogeno che viene convertito poi in pepsina, uno degli enzimi maggiori per la scissione delle proteine cellule D: cellule regolatorie che producono somatostatina che inibisce l’acido cellule G: producono gastrina che stimola l’acido La mucosa dello stomaco poggia su una sottomucosa, mentre più internamente abbiamo uno strato di muscolare e poi una tonaca sierosa. La muscolatura dello stomaco prevede tre foglietti che si stratificano in direzioni diverse: obliquo internamente, circolare a metà, longitudinale esternamente; i tre orientamenti diversi fanno in modo che lo stomaco sia sempre in attività, permettendo così che il bolo venga in contatto con tutte le pareti dello stomaco. Lo sfintere pilorico, la parte che regola l’ingresso del chimo a livello dell’intestino tenue, è dato dall’ispessimento della muscolatura circolare. In corrispondenza della grande curvatura dello stomaco vi è un “lenzuolo” di peritoneo chiamato grande omento, che viene infarcito di cellule adipose e agisce come riserva energetica. Dalla piccola curvatura parte invece il piccolo omento, di dimensioni minori rispetto a grande omento, che collega lo stomaco con il fegato. Intestino tenue L’intestino tenue è formato da duodeno, digiuno e ileo; si estende per un totale si 6 m e rappresenta la porzione digerente e assorbente dell’apparato. Si colloca per tutta la cavità addominale, si estende per tutti i 9 quadranti: duodeno principalmente nella regione epigastrica e ombelicale digiuno principalmente nella regione ombelicale e nella lombare sinistra ileo principalmente nella regione ipogastrica 85 La struttura generale dell’intestino tenue è volta ad aumentare la superficie di assorbimento; l’intestino tenue si sviluppa in: pieghe della sottomucosa (pieghe circolari): insieme dei villi, coinvolgono solo la mucosa e la sottomucosa; sono presenti dal duodeno a metà dell’ileo pieghe della mucosa (villi): più villi formano pieghe circolari; sono più grandi nel duodeno e diventano progressivamente più piccoli nelle regioni più distali dell’itestino tenue ○ mucosa fatta da enterociti e cellule caliciformi che producono muco; la porzione apicale degli enterociti presenta estroflessioni chiamate microvilli ○ all’interno del villo si trovano una serie di capillari, che servono per l’assorbimento, e un vaso linfatico pieghe della membrana plasmatica (microvilli): estroflessioni delle cellule che compongono l’intestino tenue Duodeno130: primo tratto di intestino, lungo circa 25 cm, inizia a livello della valvola pilorica, abbraccia la testa del pancreas e termina a sinistra, in una curva a gomito chiamata flessura duodenodigiunale. Funzione generale: portare a termine la digestione iniziata nella bocca e proseguita nello stomaco, tramite l’azione dei succhi enterici prodotti dalla secrezione delle ghiandole in esso presenti. Il duodeno riceve e mescola il contenuto dello stomaco, il succo pancreatico e la bile; l’acidità gastrica è neutralizzata dai bicarbonati del succo pancreatico, i grassi sono spezzati (emulsionati) dalla bile, la pepsina è inattivata dall’aumento del pH e gli enzimi pancreatici subentrano nel lavoro della digestione chimica. inizia l’assorbimento dei principali nutrienti contenuti negli alimenti 130 retroperitoneale 86 La superficie della mucosa che lo riveste internamente viene ampliata dalla presenza di villi per aumentare la superficie di assorbimento. A livello del duodeno troviamo lo sbocco dei dotti pancreatici 131 maggiore e minore, a livello della papilla duodenale maggiore e minore, e il dotto coledoco. Nella sottomucosa del duodeno troviamo un numero elevato di ghiandole che proteggono la mucosa duodenale dall’acidità del chimo gastrico. Digiuno e ileo: il digiuno è la seconda parte dell’intestino tenue, lungo 2,5 m, l’ileo è il tratto finale, lungo 3,5 m. Nel digiuno si trovano sempre pieghe circolari, perché qui avviene la maggior parte dell’assorbimento dei nutrienti, mentre nell’ileo la mucosa diventa più liscia, perché termina la funzione assorbente e inizia la funzione difensiva. Nella sottomucosa dell’ileo troviamo ammassi di tessuto linfoide chiamate placche di Peyer, che agiscono con azione difensiva contro sostanze tossiche che sono state assorbite ma sono risultate essere dannose. L’intestino tenue finisce con la giunzione all’intestino crasso. Intestino Crasso L’ileo, tratto finale dell’intestino tenue, va ad aggettarsi attraverso la valvola ileo-cecale, un ispessimento dello strato muscolare, nella prima porzione dell’intestino crasso, il cieco; qui si trovano più noduli ammassati a formare l’appendice vermiforme, che rappresenta una sorta di tonsilla intestinale. Con l’intestino tenue finisce la funzione di assorbimento, quindi nell’intestino crasso è necessario compattare le sostanze; si deve quindi assorbire acqua e fare in modo che il materiale compattato proceda lungo tutto l’intestino crasso per arrivare a livello del retto. Si ha dunque la presenza di ghiandole che producono muco sieroso per permettere al materiale compattato di procedere, e si ha la presenza di un’intensa muscolatura. La muscolatura è organizzata in haustre, cioè tasche, affossamenti presenti fra due pliche 131 pancreas esocrino 87 mucose trasversali del colon; tra un haustra e l’altra si trovano ispessimenti della muscolatura che favoriscono la peristalsi intestinale. Ogni haustra è divisa in compartimenti da tre fasci muscolari longitudinali chiamate tenie, che aiutano la peristalsi intestinale. La mucosa del crasso non presenta più villi, ma ghiandole che secernono muco; ha una grande capacità assorbente, perché ha bisogno di assorbire acqua per ricompattare le feci. Porzioni del crasso: cieco colon ascendente colon trasverso colon discendente sigma retto: presenta ampolla rettale in alto e canale anale in basso. Manca la muscolatura tipica del crasso, si ha semplicemente un epitelio pluristratificato non cheratinizzato con una muscolatura attorno che permette l’uscita del materiale compattato. A livello dell’ultimo tratto del retto troviamo uno sfintere anale, dato dall’ispessimento della muscolatura circolare; gli sfinteri anali sono due, superiore involontario e inferiore volontario. La parte finale del retto è intensamente vascolarizzata; si trovano spazi chiamati seni anali in cui scorrono vasi, che in particolari momenti possono infiammarsi e dare origine alle emorroidi132. Fegato Grande ghiandola bruno-rossastra che si trova immediatamente sotto il diaframma, localizzata nell’ipocondrio di destra, regione epigastrica e marginalmente ipocondrio di sinistra e regione lombare destra; prende contatto con la flessura colica di destra133 a livello della regione lombare di destra. Funzione generica: ghiandola esocrina a secrezione interna, perché riversa nel torrente circolatorio i prodotti del suo metabolismo134 regola la concentrazione dei costituenti plasmatici vi confluiscono tutti i nutrienti digeriti fino a quel momento attraverso il sistema del circolo portale regolazione dei processi digestivi attraverso la produzione di bile azione disintossicante in confronto di farmaci e alcool produce proteine importanti per il metabolismo dei lipidi e proteine del sangue è responsabile del metabolismo degli zuccheri (gluconeogenesi, glicolisi, glicogenolisi) 132 durante la gravidanza la zona rettale è sottoposta a moltissimo stress, quindi l’infiammazione dei seni con conseguenti emorroidi è molto comune. La causa delle emorroidi in gravidanza sono: stipsi dovuta al progesterone, che fa rilassare le pareti intestinali rendendo l’intestino meno efficiente gli ormoni prodotti in gravidanza svolgono un’azione ipotonica sulla parete venosa la pressione del feto esercitata sulle vie rettali ed anali, soprattutto negli ultimi mesi di gravidanza 133 curva di destra dell’intestino crasso 134 produce bile 88 Il fegato produce la bile, che serve ad emulsionare i grassi; è una sostanza formata principalmente da acqua ed elettroliti e acidi biliari, che favoriscono la digestione dei trigliceridi. Il fegato è formato da due lobi (destro e sinistro), suddivisi dal legamento falciforme, che si forma per l’accollamento in prossimità del solco sagittale superiore dei foglietti peritoneali che rivestono il lobo destro e sinistro. Altri legamenti del fegato sono il legamento coronario, che è la prosecuzione sulla superficie posteriore del legamento falciforme, e il legamento rotondo, residuo della vena ombelicale; il legamento coronario è il vero sospensore. Il lobulo epatico rappresenta l’unità morfo-funzionale del fegato; è una struttura prismatica ai cui vertici sono presenti un ramo della vena porta, un ramo dell’arteria epatica e un condotto biliare. I lobuli si creano per l’introflessione della capsula fibrosa esterna che circonda il fegato. I lobuli sono caratterizzati dalla presenza di epatociti disposti a formare una sorta di muro a singola fila disposti a raggiera, tra i quali scorrono i sinusoidi epatici. Al centro del lobulo una vena centrolubulare raccoglie il sangue che è passato tra le lamine di epatociti. La bile prodotta dal fegato viene trasportata alla cistifellea tramite dotti: dotto epatico comune: ○ dotto epatico destro ○ dotto epatico sinistro dotto cistico: arriva dalla cistifellea e si fonde con il dotto epatico comune coledoco: dotto che trasporta all’intestino tenue sia la bile prodotta dal fegato sia la bile conservata all’interno della cistifellea dotto biliare: ultimo tratto del coledoco che si unisce al dotto pancreatico a livello dell’ampolla epato-pancreatica; sfocia nel duodeno Circolo portale epatico Il punto in cui arrivano dall’aorta i vasi al fegato si chiama ilo del fegato. Qui entrano due vene e un’arteria: vena porta: trasporta al fegato sangue ricco di sostanze nutritizie, ma carico di CO2 che viene dall’apparato gastro-intestinale; raccoglie sangue che proviene dalla piccola curvatura dello stomaco, dalla milza, dall’intestino tenue, dall’intestino crasso vena epatica: trasporta il sangue refluo di tutti i materiali di rifiuto prodotti a livello del fegato arteria epatica: porta sangue ricco di ossigeno Il lobulo epatico rappresenta l’unità morfo-funzionale del fegato; è una struttura prismatica che si crea per introflessione della capsula fibrosa esterna che circonda il fegato. I lobuli sono caratterizzati dalla presenza di epatociti disposti a formare una sorta di muro. Ai vertici di ciascun epatocita è presente una triade portale epatica: un ramo della vena porta, che porta sangue dall’esterno verso l’interno ricco di nutrienti agli epatociti in modo che possano svolgere la funzione metabolica un ramo dell’arteria epatica, che porta dall’esterno verso l’interno sangue ricco di ossigeno a tutti gli epatociti 89 un condotto biliare, che trasporta la bile prodotta dagli epatociti e precedentemente confluita in dotti biliari più piccoli; la bile va a confluire nel dotto epatico di destra e di sinistra per finire poi nella cistifellea Al centro di ogni epatocita è presente una vena centrolobulare che raccoglie il sangue carico di sostanze di rifiuto prodotte dagli epatociti; le vene centrolobulari si uniscono nella vena epatica, che a sua volta va a gettarsi nella vena cava inferiore, per riportare il sangue sporco al cuore a livello dell’atrio di destra. Cistifellea La bile prodotta dagli epatociti viene trasportata attraverso il dotto epatico di sinistra e di destra alla cistifellea, dove viene immagazzinata e concentrata. È a livello della cistifellea che viene rilasciata la bile. La cistifellea è un sacco a forma di pera lungo circa 10 cm sulla superficie inferiore del fegato. Quando a livello della cistifellea la bile diventa troppo concentrata e si disidrata si possono avere calcoli biliari, cioè la cristallizzazione del colesterolo. Pancreas Il pancreas è una ghiandola mista retroperitoneale, che ha quindi una componente esocrina ed endocrina. La parte esocrina si occupa della sintesi di enzimi digestivi per le proteine e per i lipidi (tripsina, chimotripsina, elastasi) e bicarbonato di sodio che formano il succo pancreatico, enzimi glicolisi (amilasi), enzimi lipolitici, nucleasi, ribonucleasi e desossiribonucleasi; gli enzimi entrano a livello del condotto epatico principale, che si unisce al coledoco a livello dell’ampolla epatoduodenale. La parte endocrina del pancreas, formata dagli isolotti regola la quantità di glucosio attraverso l’azione dell’insulina e del glucagone. Il pancreas presenta una testa, che prende rapporto con il duodeno, un corpo, che è la parte più lunga e prende contatto con lo stomaco e con parte dell’intestino tenue, e una coda, che prende contatto con lo stomaco e la milza. Apparato Nervoso Tessuto Nervoso Il sistema nervoso è costituito da tessuto nervoso, che è formato da neuroni, le cellule fondamentali, e cellule della glia, cellule di sostegno che proteggono i neuroni e li aiutano a svolgere la loro funzione. L’unità funzionale è il neurone, che permette la generazione e la trasmissione degli impulsi nervosi; è formato da: corpo cellulare assone: un lungo prolungamento che porta l’impulso dal centro alla periferia (direzione dell’impulso centrifuga dal centro verso la periferia) dendriti: tanti piccoli prolungamenti che ricevono l’impulso dalla periferia e lo trasmettono al corpo cellulare (direzione centripeta, dall’esterno verso l’interno) 90 In base alla disposizione degli assoni e dei dendriti si può avere diversa classificazione morfologica: neuroni unipolari: possiedono un unico prolungamento (molto rari nei vertebrati) neuroni pseudounipolari: presentano un unico prolungamento che parte dal soma, dopo un breve tratto si biforca in due rami disposti a T, uno che entra nel SNC e l’altro che raggiunge la periferia neuroni bipolari: presentano un singolo assone e un singolo dendrite; si trovano nell’epitelio olfattivo della mucosa nasale neuroni multipolari: dotati di più prolungamenti, uno dei quali è l’assone e gli altri i dendriti I neuroni sono caratterizzati da alcune funzioni o capacità particolari: trasduzione: percepiscono uno stimolo che viene dai dendriti, generano una differenza di potenziale e quindi una corrente elettrica (impulso nervoso) conduzione: sono capaci di condurre ad alta velocità lo stimolo nervoso lungo la loro membrana cellulare trasmissione: sono capaci di stimolare a loro volta uno o più neuroni con cui vengono a contatto trasmettendo loro l’impulso generatosi in seguito alla prima stimolazione memorizzazione: ogni volta che un neurone viene stimolato e genera impulsi, modifica il proprio metabolismo proteico in modo che, stimolato dai segnali uguali in tempi successivi, si modifica come la prima volta (ricorda e agisce come quella prima volta che è venuto a contatto con lo stimolo) Struttura di un neurone e sinapsi Il neurone è formato da un corpo cellulare ( o soma o neurosoma), che contiene un nucleo singolo, centrale e con un grande nucleolo; è provvisto di un citoscheletro che consiste di una fitta rete di microtubuli e neurofibrille. I neuroni maturi non hanno centrioli e non vanno incontro a mitosi dopo l’adolescenza, perciò sono cellule limitate anche se con una vita estremamente estesa; tuttavia esiste un pool di cellule staminali in grado di differenziarsi a neurone anche in età avanzata. Il soma dà origine ad alcuni processi che si ramificano in un gran numero di dendriti, che rappresentano il sito principale per la ricezione dei segnali da altri neuroni; più dendriti ha un neurone, più informazioni è in grado di ricevere ed elaborare nel suo processo decisionale. Ad un polo del soma c’è una protuberanza chiamata 91 monticolo assonico, dal quale origina l’assone (fibra nervosa); il monticolo assonico e la parte vicina di assone sono collettivamente chiamati zona trigger, perché questo è il luogo dove di solito il neurone genera potenziali di azione. L’assone è specializzato per la conduzione rapida di un segnale nervoso in punti molto lontani dal soma; un neurone non ha mai più di un assone, ma può anche non averne nessuno. Il citoplasma degli assone è chiamato assoplasma e la membrana è chiamata assolemma. L’insieme degli assoni di più neuroni aventi la stessa direzione è chiamato nervo. Molti assoni sono rivestiti da una guaina mielinica, che ne aumenta l’efficienza energetica e velocizza il segnale di conduzione; la mielina, sostanza lipidica, si arrotola lungo pezzi di assone creando dei restringimenti, nodi di Ranvier, tra un pezzo di mielina e l’altro. Questo processo rende la conduzione del segnale saltatoria, cioè salta da un nodo di Ranvier all’altro. In un processo chiamato trasporto assonico, i neuroni utilizzano proteine motrici che, avanzando lentamente nel citoscheletro della fibra nervosa, possono trasportare organuli e macromolecole verso destinazioni distanti nella cellula. All’estremo distale un assone di solito ha un arborizzazione terminale, un esteso complesso di fini ramificazioni. Ciascuna ramificazione termina con un’estremità dilatata chiamata terminale presinaptico (bottone sinaptico); in questa sede il terminale forma una giunzione, la sinapsi, con una cellula muscolare, una cellula ghiandolare o un altro neurone. Le sinapsi sono siti dove gli impulsi nervosi passano da una cellula presinaptica (un neurone) ad un’altra cellula postsinaptica (un neurone135, una cellula muscolare o ghiandolare); le sinapsi permettono dunque la comunicazione fra neuroni e tra neuroni e cellule effettrici. Le sinapsi possono essere di tipo chimico o elettrico; una sinapsi chimica è una giunzione a livello della quale il neurone presinaptico libera un neurotrasmettitore per stimolare la cellula postsinaptica. È una sinapsi chimica la giunzione neuromuscolare, che utilizza come tante altre sinapsi chimiche l’acetilcolina come neurotrasmettitore. La giunzione neuromuscolare avviene quando una fibra nervosa si avvicina ad una singola fibra muscolare e forma delle ulteriori diramazioni per stabilire punti di contatto; ogni ramificazione terminale di una fibra nervosa forma una distinta sinapsi con la fibra muscolare. In ciascuna sinapsi la fibra nervosa termina con un’espansione a forma di bulbo chiamata terminale presinaptico; il terminale non entra direttamente in contatto con la fibra muscolare ma ne è separato da un piccolo spazio, la fessura sinaptica. Una cellula di Schwann circonda la giunzione e la isola dal circondante fluido interstiziale. Il terminale presinaptico contiene delle vescicole sinaptiche ripiene di acetilcolina (ACh); quando un segnale nervoso arriva al terminale, alcune delle vescicole rilasciano ACh per esocitosi, che si diffonde attraverso la fessura sinaptica e si lega ai recettori di ACh sul sarcolemma. Questi recettori rispondo all’ACh iniziando eventi elettrici che portano alla contrazione muscolare. Un enzima chiamato 135 a livello dell’assone, del soma o dei dendriti 92 acetilcolinesterasi si trova nel sarcolemma e nella lamina basale; esso demolisce l’ACh dopo che quest’ultimo ha stimolato la cellula muscolare, terminando così la contrazione muscolare. I neuroni vengono classificati anche in base alla loro funzionalità: neuroni sensitivi o afferenti: recepiscono impulsi sensoriali dalla periferia (terminazione dendritica) e li trasmettono al SNC motoneuroni (efferenti): partono dal SNC e inviano l’informazione in periferia (organi, cellule muscolari, ghiandolari, o altre cellule nervose) interneuroni: mettono in comunicazione le varie cellule nervose sensitive e motorie per formare una rete di circuiti nervosi; più interneuroni ci sono più è complessa l’informazione che viene trasmessa Il sistema nervoso si divide in sistema nervoso centrale e sistema nervoso periferico; il sistema nervoso periferico si divide in una componente morotia e una sensoriale, divise entrambe in sistema somatico (o volontario) e sistema viscerale (o involontario). L’efferenza motoria viscerale è divisa in simpatico (o ortosimpatico) e parasimpatico. Il sistema nervoso svolge diverse attività: percepisce la variazione dell’ambiente esterno tramite strutture che si chiamano recettori interpreta le elabora le variazioni tramite i centri nervosi risponde alle variazione grazie agli effettori; l’informazione però può essere ignorata o immagazzinata ed associata all’esperienza I recettori sensitivi presenti in periferia mandano le informazioni al SNC dove avviene l’integrazione dell’informazione; da qui viene applicata una risposta a livello motorio, che coinvolge sia la muscolatura scheletrica sia quella viscerale. Il SNC è formato da encefalo e midollo spinale; il SNP è formato da tutto ciò che non è SNC, quindi fibre motrici (nervi cranici e spinali e relativi gangli136) che partono dal centro e vanno in periferia, e fibre sensitive che partono dalla periferia e vanno verso il centro. 136 corpicciolo rotondeggiante localizzato a livello di un nervo dove si concentrano i corpi cellulari dei neuroni 93 Sia nell’encefalo che nel midollo spinale troviamo la sostanza grigia, formata dai corpi dei neuroni, e la sostanza bianca, fasci di assoni. Queste due sostanze si trovano: sostanza grigia: ○ SNP: gangli ○ SNC: corteccia, nuclei137, centri, centri superiori sostanza bianca: ○ SNP: nervi ○ SNC: tratti138, colonne139 SNC Midollo Spinale Il midollo spinale è un lungo cordone di tessuto nervoso, avvolto dalle meningi e contenuto nel canale vertebrale fino a L1-L2; da L1 in poi non si parla di SNC ma di radici dei nervi. Il midollo spinale presenta due rigonfiamenti durante il suo decorso, un rigonfiamento cervicale (a livello delle prime vertebre cervicali) e un rigonfiamento lombare (a livello delle prime vertebre lombari); in queste zone vi è un numero di nervi maggiore che porta sensibilità agli arti superiori e inferiori. L’ultimo tratto di nervi spinali si chiama cauda equina 140 e rappresenta un fascio di radici nervose che occupa il canale vertebrale da L2 a S5. L’emergenza dei due nervi su una vertebra si chiama mielomero. I nervi si formano dall’unione della radice dorsale posteriore (sensitiva) e anteriore (motoria), infatti si chiama nervo solo la convergenza tra le due radici dopo il ganglio spinale, prima si tratta di radici dei nervi; al di sotto di L1 non troviamo midollo spinale, ma radici dei nervi. La maggior parte dei nervi contiene sia una fibra sensitiva che una fibra motoria, tranne alcuni nervi cranici. 137 raccolte di corpi cellulari di neuroni all’interno del SNC 138 fasci di assoni nel SNC che hanno medesima origine e destinazione 139 alcuni tratti che formano masse anatomicamente distinte 140 Durante l’embriogenesi il midollo spinale e la colonna vertebrale crescono in stretta associazione, con uguali velocità e dimensioni; dopo la nascita invece solo la colonna vertebrale continua la sua crescita, mentre il midollo cessa di svilupparsi. Ciò causa un continuo distendersi degli ultimi nervi spinali, che gradualmente assumono un angolo rivolto in basso sempre più acuto rispetto all'asse spinale, al fine di poter raggiungere il proprio foro di uscita posto più in basso rispetto all'emergenza dal midollo. Complessivamente gli ultimi nervi spinali vanno perciò a formare una struttura che ricorda la coda di un cavallo. 94 Il midollo spinale ha una forma circolare con una farfalla centrale di sostanza grigia, che presenta corna posteriori, corna anteriori e corna laterali; la parte di comunione tra il lato destro della farfalla e il lato sinistro viene definita commessura grigia. Al centro della commessura grigia si trova il canale midollare141, all’interno del quale scorre il liquido cefalorachidiano (LCR). All’interno delle corna posteriore troviamo dei neuroni sensitivi somatici142, cioè dei neuroni che trasportano delle informazioni di tipo sensoriale che provengono dal soma. Il corno anteriore presenta neuroni motori somatici. Il corno laterale contiene neuroni del sistema nervoso simpatico, che trasmettono informazioni di tipo motorio e sensoriale degli organi viscerali. I punti di uscita delle fibre nervose si chiama zona radicolare anteriore, i punti di entrata zona radicolare posteriore. La sostanza bianca del midollo spinale circonda la sostanza grigia; è costituita da fasci di assoni che percorrono il midollo spinale in direzione ascendente e discendente e differiscono vie di comunicazione tra i differenti livelli del SNC. Questi fasci si organizzano in cordoni (cordone posteriore, cordone laterale, cordone anteriore), suddivisi a loro volta in fasci. Le vie del sistema nervoso si dividono in: vie sensitive ascendenti: permettono che un’informazione sia convogliata alla corteccia sensitiva vie motorie discendenti: portano informazioni motorie verso i centri del midollo spinale da cui partono i nervi periferici La maggior parte delle vie decussano (si incrociano) da un lato all’altro del corpo, facendo in modo così che il lato sinistro dell’encefalo processi le informazioni provenienti dal lato destro del corpo. Vie sensitive ascendenti: trasportano attraverso il midollo spinale informazioni sensitive ai centri di controllo superiori dell’encefalo. Generalmente le informazioni sensitive viaggiano 141 è un residuo del lume del tubo neurale dell’embrione 142 Il neurone sensitivo ha il corpo cellulare in periferia, nel ganglio; si tratta di un neurone pseudounipolare, che ha un corpo cellulare presente a livello del ganglio e un unico prolungamento diviso in una porzione dendritica e una assonale. 95 attraverso tre neuroni che trasportano l’informazione dalla sua origine nel recettore fino alla sua destinazione nelle aree sensitive della corteccia: neurone di I ordine: raccoglie lo stimolo sensitivo dal recettore collocato in periferia e lo trasmette al midollo spinale o al tronco encefalico; è sostanzialmente il neurone il cui assone viaggia in periferia e arriva a fare sinapsi o con il midollo spinale o con il tronco neurone di II ordine: parte dal punto in cui è arrivato il primo neurone e si estende fino al talamo, una regione dell’encefalo prima della corteccia neurone di III ordine: parte dal punto in cui è arrivato il secondo neurone e procede fino alla corteccia143 Dalla corteccia parte quindi una risposta motoria come via discendente. Le vie ascendenti decussano a livello del bulbo Vie discendenti: portano informazioni motorie dall’encefalo verso il tronco encefalico e il midollo spinale, dove partono i nervi periferici. Le vie discendenti sono generalmente formate da due motoneuroni: motoneurone primario: localizzato a livello della corteccia (o nel tronco encefalico se l’informazione non è di tipo cosciente) e termina a livello del motoneurone secondario motoneurone secondario: localizzato dove termina il motoneurone primario, costituisce la restante porzione della via motoria fino ai muscoli Le vie discendenti decussano a livello delle piramidi bulbari. Si dividono in coscienti, che vanno dalla corteccia al midollo, e incoscienti, che vanno dal cervelletto al midollo. Le vie discendenti sono costituite da due componenti: sistema piramidale: movimenti fasici sistema extrapiramidale: movimenti automatici144 L’informazione più semplice a livello neuronale è il riflesso, cioè una risposta veloce ed automatica; i riflessi possono essere viscerali, che sono le risposte delle ghiandole, del muscolo cardiaco e del muscolo liscio, o somatici, che sono le risposte dei muscoli scheletrici. Un riflesso somatico impiega una via nervosa piuttosto semplice chiamata arco riflesso, da una terminazione nervosa sensitiva al midollo spinale o al tronco cerebrale e indietro ad un muscolo scheletrico. I componenti di un arco riflesso sono i seguenti: 1. recettori somatici 2. fibre nervose afferenti, che trasportano l’informazione dai recettori ai corni posteriori del midollo spinale 3. centro di integrazione, un pool neurale nella sostanza grigia del midollo spinale o del tronco cerebrale 4. fibre nervose efferenti, che hanno origine nel corno anteriore del midollo spinale e trasportano impulsi motori ai muscoli scheletrici 5. muscoli scheletrici, gli effettori somatici che realizzano la risposta 143 se le vie non sono coscienti si fermano a livello del talamo 144 la guida è un atto che viene eseguita inizialmente con il piramidale, perché ha bisogno di essere guidata dalla coscienza e non è un movimento che viene spontaneo, poi diventa extrapiramidale perché viene automaticamente senza il bisogno di pensarci 96 Nel tipo più semplice di arco riflesso, arco riflesso monosinaptico145, non c’è un interneurone, ma il neurone afferente forma una sinapsi direttamente con un neurone efferente. La maggior parte degli archi riflessi tuttavia ha uno o più interneuroni e molte volte coinvolge circuiti con molti neuroni e molte sinapsi (arco riflesso polisinaptico). Sia il midollo spinale che l’encefalo sono rivestiti da membrane connettivali, chiamate meningi, che avvolgono il SNC fornendo protezione, sostegno e stabilità e contengono liquido cefalorachidiano. Dall’interno all’esterno si trova: pia madre: connettivo leggero aderente all’encefalo e al midollo spinale aracnoide: foglietto di connettivo a tela di ragno; nello spazio compreso tra la membrana aracnoidea e la pia madre (spazio subaracnoideo) scolle il liquido cefalorachidiano; lo spazio tra aracnoide e dura madre si chiama invece spazio subdurale dura madre: formato da due strati, tra i quali è presente uno spazio percorso da capillari (seno durale) ○ strato endostale: strato più esterno, a livello cranico è fuso con il periostio146 del tavolato delle ossa parietali, perciò lo spazio epidurale147 non esiste perché è occupato da vasi e tessuto adiposo. La rottura di vasi che stanno all’interno della dura madre possono dare emorragia epidurale scollando la dura madre dall’osso ○ strato meningeo 145 il riflesso patellare è l’unico riflesso monosinaptico 146 connettivo che riveste il tavolato osseo 147 spazio compreso tra la guaina e le ossa vertebrali; a livello del midollo spinale farmaci anestetici possono venire introdotti in questo spazio per bloccare la trasmissione degli impulsi dolorifici (anestesia epidurale) 97 Encefalo A livello encefalico, si trovano delle strutture chiamate ventricoli, delle cavità che servono per fare modo che l’encefalo pesi meno: primo e secondo ventricolo: ventricoli laterali situati nel telencefalo, collegati al terzo ventricolo; presentano delle corna posteriori, inferiori e anteriori terzo ventricolo: ventricolo del diencefalo; dalla base del terzo ventricolo parte un condotto che passa all’interno delle corna inf