AlcAppLinFor_Mercatorum PDF
Document Details
Università Mercatorum
Teresa Agovino – Pietro Pastena
Tags
Summary
This document, from Università Mercatorum, provides an overview of forensic linguistics, discussing its applications in areas such as handwriting analysis and legal contexts. Topics include forensic linguistic analysis, stylistic analysis, and the identification of authors of anonymous texts.
Full Transcript
Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale,...
Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Indice 1. INTRODUZIONE................................................................................................................... 3 2. SCOPI DELLA LINGUISTICA FORENSE.................................................................................... 4 3. DATI................................................................................................................................... 7 BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................................... 11 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica 1. Introduzione È prassi comune che il perito grafico presti attenzione, nella comparazione fra scritture, a dati propriamente extra-grafici come l’ortografia e la punteggiatura. L’analisi di questi dati, che qui interessano per la loro natura linguistica, indica che in una tale perizia bisogna ricorrere non soltanto all’esame dei segni grafici, ma anche alla composizione, alla grammatica, all’ortografia, alle forme idiomatiche, alla sillabazione, alla punteggiatura, all’uso delle maiuscole. Ritroviamo un’attenzione a questi elementi linguistici, soprattutto all’ortografia e alla grammatica, in tutta la trattatistica peritale anglosassone. In Italia Ottolenghi (1924) attribuisce “quasi valore di contrassegni particolari a certi errori di ortografia”. Sivieri (1950) invece chiede che si presti anche attenzione agli errori di sintassi. Manca però in genere, anche nella manualistica, la piena consapevolezza che si tratta di strumenti linguistici: questo comporta che tale ricorso avviene non di rado in modo empirico, non sistematico e alcune volte errato; anche perché si finisce col dare eccessivo peso a ciò che viene enfatizzato dall’insegnamento scolastico, al rispetto o meno della norma linguistica, il che non è detto che ci conduca sempre sulla via giusta. In aiuto del perito grafico può allora venire la cosiddetta linguistica forense, che fra le sue diverse e varie funzioni ha anche quella, in particolare, di identificare l’autore di uno scritto in base alle evidenze linguistiche del testo, considerando dal proprio particolare punto di vista anche quelle caratteristiche sopra elencate che usualmente vengono tenute in considerazione nella perizia su scritture. La linguistica forense è utile soprattutto nel caso di testi non manoscritti, redatti al pc, anche di sms o email; ma anche nella perizia su scritture a mano essa può fornire strumenti di supporto al perito grafico, coadiuvandolo, orientandolo o convalidando le sue conclusioni. Vogliamo allora qui assai brevemente tracciare un quadro generale della linguistica forense, per poi puntualizzare alcuni spunti che la disciplina può offrire al perito grafico. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica 2. Scopi della linguistica forense “Linguistica forense” è un calco dell’inglese forensic linguistics, che trova in inglese diverse accezioni di significato: in senso ampio, come ogni possibile applicazione dello studio scientifico del linguaggio in ambito giuridico giudiziario e corrisponde più da vicino all’italiano linguistica giudiziaria; oppure in accezione più ristretta come l’uso delle tecniche linguistiche nella risoluzione di casi giudiziari. Nei suoi impieghi investigativi e peritali, la linguistica forense contribuisce a: -identificare l’autore di uno scritto anonimo o la cui paternità sia incerta o contestata (come può essere un testamento o una lettera anonima); - ricavare da un testo, redatto con finalità criminali e di autore sconosciuto, informazioni che risultino utili nel contesto delle indagini; - stabilire la veridicità o la spontaneità di una confessione o di una testimonianza; - stabilire se un testo è frutto di plagio; - identificare il parlatore (fonetica forense, nelle intercettazioni telefoniche e ambientali). Di questi vari usi, il primo come si è detto è quello che qui ci interessa nelle sue applicazioni alla perizia grafica e trova origine nel caso Evans, la cui confessione fu dimostrata falsa sulla base di prove linguistiche (1968), diventando oggetto di interesse mediatico con l’identificazione dell’Unabomber Theodor Kaczynski da parte dell’agente dell’FBI J. R. Fitzgerald (che la racconta in prima persona nel 2004). L’attribuzione dell’autore di un testo sulla base di elementi linguistici e stilistici risale invero all’antichità e vi fecero ricorso ad esempio tanto Galeno che San Girolamo, ma è con l’Umanesimo che la critica testuale assume carattere sistematico, adottando il confronto sistematico della lingua, del contenuto e delle idee, esplicite ed implicite, del documento in esame. Alcuni esempi, anche recenti, di analisi testuale applicati all’identificazione dell’autore di un testo hanno un sapore investigativo; ma è stato però osservato, che tale approccio difficilmente possiederebbe i requisiti di una prova scientifica da portare in tribunale: dure critiche sono state perciò mosse a Donald Foster (2000), che ha applicato le tecniche della critica letteraria alla risoluzione di casi investigativi. Lo sforzo della linguistica forense è allora quello di uniformare i suoi principi a una teoria del linguaggio e i suoi metodi a criteri di verificabilità e falsificabilità stabilendo al contempo il grado di attendibilità dei risultati. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Per quanto riguarda il primo punto, come principio base della linguistica forense sta l’assunto che ognuno di noi possiede un idioletto, un suo universo linguistico individuale che lo distingue da tutti gli altri, che si manifesta con caratteristiche distintive e idiosincratiche. Su questo presupposto, Coultthard ha potuto dimostrare che in alcuni noti casi il linguaggio delle confessioni non poteva appartenere a chi si diceva le avesse rilasciate; in particolare nel caso di Derek Bentley, che si era autoaccusato di omicidio o dei cosiddetti Birmingham Six, presunti autori di una serie di attentati terroristici dell’IRA, il registro adoperato era tipico dei verbali di polizia. McMenamin (1993) preferisce invece fare riferimento ad un concetto di “stile” del linguaggio scritto come parte del comportamento umano che riflette le variazioni individuali del linguaggio, sia in quanto risposta cosciente alle esigenze del contesto, sia in quanto scelte inconsce e abituali acquisite nel lungo termine attraverso le esperienze di scrittura. Un’idea analoga è in Hanlein (1999) che parla di “impronte digitali stilistiche”; Pennebaker preferisce pensare a “impronte digitali linguistiche” e McMenamin a un “DNA linguistico”. Le nozioni di idioletto e di stile sono dibattute e non del tutto pacifiche. Per superare le obiezioni che sono state poste nei confronti di questi concetti, Chaski (2001) ha indirizzato la ricerca verso metodi sperimentali per verificare su base statistica quali siano le variabili linguistiche di valore idiosincratico. [Valore idiosincratico = Le idiosincrasie linguistiche si riferiscono alla creazione di parole o a usi linguistici particolari di singoli parlanti (idioletto), di gruppi ristretti, di una determinata zona o comunità, che attribuisce loro un significato diverso da quello socialmente condiviso; - Accademia della crusca]. Questo studio ha i suoi limiti ma apre comunque una via seguita dalle successive ricerche, che si rivela proficua a patto, come vuole McMenamin (2001), di essere integrate con le centinaia di studi precedenti e di tenere soprattutto in conto un’adeguata problematizzazione dei fattori di variabilità del linguaggio. Ma quali sono gli indicatori linguistici di autorità ai quali può fare ricorso il perito grafico? Richiedono conoscenze specialistiche le tecniche stilometriche, che si basano sull’idea che le caratteristiche di stile che rimangono invariate in uno stesso autore ma differiscono da un autore all’altro siano misurabili e suscettibili di trattamento statistico, come la lunghezza delle parole e delle frasi, la frequenza dei grafemi, dei bigrammi e dei trigrammi, ecc. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Altri metodi, che oltre ad essere suscettibili di trattamento statistico hanno anche un aspetto qualitativo, richiedono anch’esse conoscenze specialistiche, come nel caso dell’analisi della sintassi, che pure sarebbe di grande utilità perché ha un elevato potere discriminante con una percentuale di successo nell’identificazione dell’autore di uno scritto dal 90 al 99,2%. Competenze assai particolari richiede pure l’analisi della complessità della frase, o la classificazione in categorie semantiche. Vediamo allora gli strumenti più facilmente maneggiabili dal perito, al quale egli come si è detto già in parte fa ricorso e quale contributo può dare la linguistica forense per un loro più corretto uso. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica 3. Dati Prendiamo in esame i seguenti dati: Punteggiatura La punteggiatura assume di frequente valore idiosincratico: molti di noi possiedono del resto delle particolari preferenze, se non dei vezzi, nella punteggiatura, come l’uso frequente dei punti esclamativi o dei puntini di sospensione, come sanno per esperienza gli insegnanti che, per quanti sforzi facciano, ritrovano sempre gli stessi errori di punteggiatura nei temi dei loro alunni. Contribuisce a questo il fatto che la punteggiatura indica confini sia logici che intonativi, senza che i due piani coincidano necessariamente o che siano sempre chiaramente distinguibili in modo netto, consentendo in questo una certa libertà espressiva. Quali sono le caratteristiche della punteggiatura che assumono valore identificativo? McMenamin (2002) ha esaminato 80 procedimenti giudiziari di contestata paternità di uno scritto, enucleando le particolarità della punteggiatura che hanno contribuito a risolvere il caso. I dati non sono sempre confrontabili con gli usi dell’italiano ma possiamo comunque ricavare utili indicazioni su come si può “personalizzare” la punteggiatura. Abbiamo quindi come fattori discriminanti: sostituzione di punti, punti e virgola, lineette con altri segni di interpunzione, fra cui il punto interrogativo e la parentesi in luogo rispettivamente del punto fermo e della virgola; punteggiatura assente, anche del tutto; mancanza del punto fermo alla fine della frase; punto e virgola associato alla lineetta (quest’ultima può seguire i numeri in cifre); punti seguiti da altro segno di punteggiatura; punti esclamativi e interrogativi ripetuti e anche in alcuni casi eccessivamente spaziati; lineette doppie e triple e usate come separatrici di parole composte; virgolette di apertura usate al posto di quelle di chiusura; parentesi a racchiudere in modo incongruo singole parole o gruppi di esse, presentandosi anche ripetute o quadre; virgole sovrabbondanti. Chaski (2001) ha misurato il numero di volte in cui i diversi segni di interpunzione comparivano nei diversi autori sottoposti ad esame, trovando anche una notevole variazione dei dati per quanto riguardava il punto, la virgola, la lineetta, consentendo l’identificazione dell’autore di tredici testi su quattordici, con una percentuale di successo quindi del 92,8% e di errore del 7,1%. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Chaski ha utilizzato anche un’altra promettente tecnica, che richiede anche questa particolari competenze linguistiche. Si tratta di individuare la funzione sintattica assunta dalla punteggiatura, che può stare a indicare i confini di una frase, di una proposizione, di un sintagma, di una parola (ad esempio se quest’ultima è racchiusa tra parentesi) o avere una funzione appositiva. In ogni caso l’autrice suggerisce di utilizzare insieme i diversi metodi di analisi della punteggiatura. Errori di ortografia e grammatica McMenamin riprende il trattato di perizie grafiche di Osborn nell’indicare come errori quelli di ortografia, l’errato uso delle maiuscole, quelli grammaticali e in particolare errori di persona, numero, caso, pronome, tempo verbale, soggetto, modo, forma possessiva. Fra i vari autori, possiamo ancora citare Koppel e Schler (2003) che indicano in particolare l’ortografia errata; la ripetizione oppure l’omissione di parole; il numero e il tempo sbagliati; gli errori nelle doppie; le parole invertite, inserite, abbreviate; le lettere tutte maiuscole. Olsson (2204) pone l’accento sulla confusione delle categorie grammaticali. Da citare anche Hubbard (1996) in quanto egli ha evidenziato la necessità di evitare ogni vaghezza a cui porre rimedio identificando la tipologia di errore: se ne ha un esempio nel caso State vs. Bran del 1990, relativo a un polacco che scriveva in inglese, nella quale occasione Hubbard classificò gli errori per lessico, ordine delle parole, concordanza, ortografia (a sua volta distinguendo nome, aggettivo, interiezione, ecc.), punteggiatura. Si pongono però alcuni problemi. Bisogna innanzitutto distinguere gli “errori di produzione” o di performance (i lapsus occasionali, le sviste che chi scrive è poi in grado di riconoscere come sbagli) dagli errori “di apprendimento” o di competence che invece riguardano una inadeguata conoscenza delle regole di formazione della lingua. Solo i secondi hanno valore identificativo, ma il perito grafico raramente li distingue. In secondo luogo non si devono confondere gli errori idiosincratici con le varianti rispetto alla norma linguistica che sono patrimonio di una comunità di parlanti, come il dialetto: è un errore frequente in cui un linguista forense poco esperto in una particolare varietà dialettale può incappare. Ci è capitato ad esempio di esaminare, come consulenti di parte, un testamento la cui autenticità era stata contestata in cui erano ricorrenti alcuni errori di ortografia che si trovavano anche nella scrittura di colui che era stato accusato di averlo falsificato. In teoria ciò costituiva una prova di identità, sennonché proprio nello stesso periodo, in un altro caso riguardante un testamento di diversa persona della stessa zona geografica, ritrovavamo esattamente gli stessi errori: chiaramente, si trattava della trascrizione della pronuncia fonetica propria del luogo e la ricorrenza degli errori di ortografia non aveva valore segnaletico. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Altra questione: gli errori di ortografia in uno stesso individuo non è detto che siano costanti: egli può scrivere la stessa parola, sbagliando, in diverse maniere. L’eventualità si presentò anche nel caso dell’Unabomber, suscitando accese discussioni tra i periti: fra l’altro fu avanzata la tesi che l’Unabomber avesse solo in un secondo momento appreso la corretta ortografia di alcune parole. Ricchezza di vocabolario Se ne sono occupati diversi autori; il vocabolario dipende dal soggetto del testo e alla sua lunghezza (Ledger). Oltre al rilievo degli hapax, ovvero dei termini che compaiono una sola volta, si può quantificare la frequenza delle parole dividendo il numero delle ricorrenze per il totale delle parole (type-token ratio), utilizzando lo stesso sistema per i termini che compaiono associati tra di loro. Può essere utile nel caso di lettere anonime seriali. Indice di leggibilità È una formula matematica che predice la difficoltà di un testo. Il più noto è l’indice di Flesch, ma per il perito è più utile il GULPEASE, perché mette i risultati in relazione al grado di scolarizzazione del soggetto. Il GULPEASE è già preinstallato su Word e restituisce automaticamente il calcolo. Un classico esempio dell’uso di tale indice è in Gudjonsson e Haward (1983): la confessione di ragazzo che si era autoaccusato di un omicidio per poi ritrattare aveva un indice di Flesch molto superiore a quello compatibile con il suo quoziente di intelligenza: la confessione non era autentica. Si può utilizzare ad esempio per stabilire l’attribuzione di lettere a patto che siano d’analogo contenuto. Ecco infine alcune avvertenze d’uso. In generale: - gli elementi idiosincratici [Accademia della Crusca: Le idiosincrasie linguistiche si riferiscono alla creazione di parole o a usi linguistici particolari di singoli parlanti (idioletto), di gruppi ristretti, di una determinata zona o comunità, che attribuisce loro un significato diverso da quello socialmente condiviso] del linguaggio, se hanno valore discriminante in una tipologia di testo, non è detto che lo abbiano in un altro: ad esempio una missiva anonima fin ad un certo punto si può comparare con una lettera familiare. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Le scritture a confronto devono essere perciò attinenti ad uno stesso contesto oltre che in numero sufficientemente esemplificativo del range di variabilità - gli elementi idiosincratici non sono generalmente validi e non hanno la stessa affidabilità per tutti i soggetti; le varianti individuali vanno infatti riportate alle competenze linguistiche dei singoli e non ad un’ibrida e universale prestazione linguistica - un maggiore successo nell’identificazione si ha dalla combinazione dei diversi parametri: in un pionieristico studio, riguardante l’attribuzione dell’incompiuto romanzo The O’Ruddy di Stephen Crane, B. O’Donnell (1966) utilizzò l’analisi multivariata di diciotto parametri (sintattici, lessicali, grammaticali e ortografici) che da soli non sarebbero stati sufficientemente significativi - anche però considerando la necessità di più indicatori e le critiche avanzate per esempio da Chaski su base statistica all’effettivo valore identificativo di molti di quelli sopra indicati, è indubbio che la loro analisi qualitativa funziona, in determinati contesti, come “pistola fumante” dell’identificazione. I citati Koppel e Schler fanno come esempio il caso di omissione ricorrente della “i” all’interno delle parole, o della “n” alla fine di esse, o della sistematica sostituzione della “s” con la “z”. Harrison (1958) cita alcuni casi relativi a lettere anonime. A noi è capitato un caso in cui il presunto autore di uno scritto sostituiva sempre le “t” con le “d”: appurato che non si trattava di un’influenza dialettale, il dato si rivelò decisivo, trattandosi probabilmente di una forma di disgrafia. In particolare per quanto riguarda la perizia grafica: - nel rilasciare il saggio grafico, la pronuncia del perito che detta influenzerà l’ortografia (specialmente in chi ha bassa scolarizzazione) e la punteggiatura ne seguirà l’intonazione: egli quindi deve assumere un tono neutro. - le parole o le frasi che contengono errori di ortografia e grammatica vanno ripetute nel dettato per verificare le loro variazioni: tali errori infatti, come si è detto, possono essere semplici sviste o prevedere varianti. In conclusione: Quando un perito grafico confronta ortografia o errori di grammatica, come è d’uso, deve prestare molta attenzione a non commettere errori di valutazione e in questo può venire d’aiuto la conoscenza dei principii di base della linguistica forense. D’altra parte questa disciplina si può rivelare utile per tanti altri versi, ma è poco praticata in Italia e la bibliografia è molto limitata. Non sono però pochi i periti grafici che provengono da facoltà di lettere e hanno alle spalle studi linguistici, i quali possono lavorare nella direzione di un’integrazione della perizia grafica con la linguistica forense. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 11 Teresa Agovino – Pietro Pastena: alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica Bibliografia Pietro Pastena - Alcune applicazioni della linguistica forense in perizia grafica, OA on Academia.edu Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 11