Valenza dei verbi in Linguistica

Il nucleo della frase è composto dal verbo e dagli elementi che ne completano il significato.

Una frase semplice contiene un solo nucleo e quindi un solo verbo.

Invece di soggetto e complementi, alcuni linguisti usano 'atlanti' o 'argomenti'.

La valenza di un verbo dipende dal numero di argomenti che può avere.

I verbi monovalenti hanno solo un argomento: il soggetto.

I verbi bivalenti hanno due argomenti: soggetto e oggetto diretto o indiretto.

I verbi trivalenti hanno tre argomenti, come 'dire', 'dare' o 'andare'.

I verbi zerovalenti non richiedono l'espressione del soggetto, come 'piovere' o 'nevicare'.

Un verbo può assumere significati diversi a seconda del contesto e degli argomenti che lo accompagnano.

In italiano, la posizione del soggetto e del verbo può variare, anche se l'ordine più frequente è soggetto-verbo (S-V).

L'ordine delle parole può influenzare il significato della frase, evidenziando l'elemento più importante.

Gli intransitivi che richiedono l'ausiliare "essere" sono detti "inaccusativi".

La posizione dell'aggettivo rispetto al nome è un'altra caratteristica dell'ordine delle parole in italiano.

In italiano, l'espressione del soggetto è spesso facoltativa grazie alle desinenze verbali.

La posizione dei sintagmi (gruppi di parole) all'interno della frase può rivelare relazioni grammaticali e significati.

Un aggettivo che si trova prima del sostantivo, spesso usato in testi letterari, con funzione descrittiva. Ad esempio, "un bell'uomo".

Un aggettivo che si trova dopo il sostantivo, usato per mettere in risalto l'aggettivo. Ad esempio, "un film bello".

Aggettivi dimostrativi come "questo", "quello", "questa", "quel" che regolano il posizionamento. Ad esempio, "questo libro".

Aggettivi come "primo", "secondo", "terzo", che di solito stanno prima del sostantivo (ad esempio, "il primo giorno") ma possono anche stare dopo in casi specifici.

Aggettivi che forniscono informazioni sulla provenienza (etnico). Ad esempio, "la lingua basca".

Aggettivi che descrivono una caratteristica legata ad una relazione. Ad esempio, "ordini ministeriali".

Aggettivi che descrivono una qualità o un attributo di un sostantivo, possono essere anteposti o postposti. Ad esempio, "una bella città" o "una città bella".

Un nome che fa riferimento a diverse unità, come "famiglia", "gruppo".

Quando il soggetto segue il verbo nella frase. Ad esempio, "Luigi canta".

Il soggetto della frase assume il ruolo di tema, è ciò di cui si sta parlando. Ad esempio, "Luigi", in "Luigi canta".

L'informazione nuova che si aggiunge al tema della frase. Ad esempio, "canta", in "Luigi canta".

Quando il verbo si accorda al soggetto in numero e genere. Ad esempio, "il sole tramonta" (singolare), "le stelle brillano" (plurale).

Quando il verbo si accorda a senso con il soggetto, anche se grammaticamente non dovrebbe. Ad esempio, "la maggior parte hanno deciso".

L'ordine delle parole nella frase può cambiare per dare enfasi a un elemento particolare. Ad esempio: "La macchina, l'ho vista io!".

La disposizione libera delle parole nella frase, tipica del latino classico, dove il caso grammaticale indicava la funzione delle parole.

Il latino classico, a differenza dell'italiano, usava principalmente desinenze per indicare la funzione grammaticale delle parole, non l'ordine.

Nell'italiano moderno, l'ordine delle parole è importante per determinare il ruolo sintattico di ogni parola all'interno della frase. Ad esempio, il soggetto si trova solitamente prima del verbo e l'oggetto diretto dopo il verbo.

La sequenza SVO (Soggetto-Verbo-Oggetto) rappresenta l'ordine delle parole più comune in italiano. Questo significa che il soggetto di solito precede il verbo e l'oggetto diretto segue il verbo.

Le frasi che hanno un ordine delle parole diverso da SVO sono chiamate "frasi marcate". Queste frasi mettono in rilievo un particolare elemento della frase, cambiando il suo valore informativo.

La dislocazione a sinistra è una struttura grammaticale italiana che sposta un complemento all'inizio della frase, evidenziando il suo ruolo di tema. Il complemento spostato viene poi ripreso da un pronome clitico.

La dislocazione a destra è una struttura grammaticale italiana che sposta un complemento alla fine della frase, enfatizzando la sua funzione rematica. Il complemento spostato viene anticipato da un pronome clitico.

Le frasi che presentano dislocazioni a sinistra o a destra sono chiamate "frasi segmentate" perché appaiono come divise in due parti: tema e rema.

Il pronome clitico è una parola breve che si attacca al verbo e ripete un complemento precedentemente espresso nella frase. Ad esempio, in "Il libro, lo ho letto", il pronome "lo" ripete l'oggetto diretto "il libro".

Le frasi che usano la dislocazione a destra spesso non hanno una pausa tra il verbo e il complemento spostato, il che indica che la dislocazione a destra è diventata una struttura grammaticale più naturale in italiano.

La dislocazione a sinistra è una struttura comune in diverse varietà di italiano, inclusi i testi scritti. La dislocazione a destra, invece, è più tipica del parlato.

La dislocazione dell'oggetto diretto è un fenomeno particolare. L'anteposizione dell'oggetto, la presenza o meno del pronome clitico e l'intonazione possono cambiare il significato e il valore pragmatico della frase.

Nell'esempio "Il pane l'ho comprato", la dislocazione a sinistra dell'oggetto diretto "il pane" lo rende il tema della frase, cioè il punto di partenza del discorso.

Nell'esempio "L'ho comprato il pane", la dislocazione a destra dell'oggetto diretto "il pane" lo rende il tema della frase, anche se rimane posposto al verbo. La presenza del pronome clitico "l'" lo evidenzia.

La posizione del soggetto in una frase con dislocazione può variare a seconda del valore informativo che si vuole dare. Ad esempio, in "Io il pane l'ho comprato", il soggetto "io" è in primo piano.

La dislocazione dell'oggetto diretto, sia a sinistra che a destra, offre una gamma di opzioni grammaticali per evidenziare o mettere in risalto un particolare elemento della frase.

L'uso delle dislocazioni, sia a sinistra che a destra, dimostra la flessibilità della grammatica italiana nell'esprimere diverse sfumature di significato e informazione.

L'anteposizione del complemento oggetto in italiano, che assume un valore rematico, in contrapposizione ad altri possibili argomenti.

L'anteposizione dell'oggetto senza ripresa pronominale, che può avvenire in certi tipi di testi scritti, soprattutto in italiano antico e in alcuni casi di italiano letterario.

La ripresa pronominale dell'oggetto anticipato, che è presente fin dai primi documenti in volgare italiano, come nel Placito Capuano del 960.

La dislocazione a sinistra del complemento oggetto, che non può essere omessa la ripresa pronominale.

La dislocazione a sinistra del complemento partitivo, che richiede obbligatoriamente la ripresa pronominale con 'ne'.

La tendenza a grammaticalizzare la ripresa con 'ne' per tutti i complementi introdotti dalla preposizione 'di'.

La ripresa pronominale dell'oggetto indiretto, che è frequente nel parlato ma non accettata dallo standard.

Una struttura in cui l'elemento anticipato non è legato sintatticamente al verbo, come in frasi come 'a Giorgio non gli ho detto niente'.

L'assenza di reggenza preposizionale nel tema sospeso, che lo differenzia dalla dislocazione a sinistra.

La possibilità di riprendere il tema sospeso con un pronome tonico o un altro elemento semanticamente pesante.

Le domande che richiedono una risposta sì o no, come "Hai finito?" o "Avete capito?"

L'uso del termine 'anacoluto' per descrivere la mancanza di legame tra l'elemento anticipato e la frase, che era frequente nella grammatica tradizionale.

Le domande che offrono due o più scelte, come "Ti piace più il mare o la montagna?"

L'ordine in cui le parole sono disposte in una frase, che può influenzare il significato e l'enfasi della frase.

Le domande che si pongono con operatori interrogativi come 'chi', 'dove', 'come', 'perché', ecc.

L'ordine delle parole in una frase interrogativa, con il soggetto posto dopo il verbo (o l'ausiliare o il modale), per esempio 'Hai finito?'.

La particolare intonazione ascendente che caratterizza le frasi interrogative polari in italiano, come 'Vieni?' o 'La vogliamo finire?'.

Il termine utilizzato per introdurre una frase interrogativa in alcuni dialetti italiani, come 'o' in Toscana o 'che' a Roma. Es. "O tu dici?" o "Che ci verresti domani al cinema?"

L'operatore interrogativo prende il posto dell'argomento che normalmente segue il verbo, come in: 'Che cosa hai mangiato?' invece di 'Hai mangiato qualcosa'.

La caratteristica delle frasi interrogative che usano operatori interrogativi, con il soggetto posto dopo il verbo o prima dell'operatore, come in 'Dove è andata mamma?' o 'Mamma dov'è andata?'.

Le domande che ripetono una frase precedente con un tono di incredulità, come in: 'Ho incontrato Francesco'. 'Hai incontrato chi?'.

Gli operatori interrogativi sono posizionati dopo il verbo, creando un tipo di frase interrogativa con un'intonazione particolare, come in 'Hai incontrato chi?'.

Un tipo di frase in cui un costituente frasale viene isolato e messo in rilievo come rema, creando due parti sintatticamente distinte.

La parola 'che' nella frase scissa, che collega le due parti ed è considerata un pronome relativo.

Un tipo di frase marcata che usa un sintagma nominale o pronominale seguito da una frase relativa, 'essere' copulativo e un altro sintagma. (es: 'chi mi manca è lui').

Una frase che presenta 'ci attualizzante' e serve a introdurre un nuovo elemento informazione. (es: c'è un signore che chiede dell'avvocato).

Una struttura in cui un complemento oggetto, non preceduto da preposizione, può essere ripreso da un pronome clitico.

Una frase che presenta un infinito in posizione iniziale. (es: 'dormire, dormo, eppure ho sempre sonno').

La possibilità di dislocare elementi frasali (es: 'a partire, non ci penso nemmeno').

Un tipo di frase marcata che serve a focalizzare l'attenzione su un elemento della frase (es: 'è lui che l'ha detto').

Un'analisi del ruolo degli elementi all'interno di una frase, come soggetto, verbo e complementi.