Struttura dell'occhio

L'occhio è composto dal bulbo oculare, pieno di una sostanza gelatinosa trasparente. La retina, al fondo del bulbo, contiene i fotorecettori. Le parti anteriori dell'occhio focalizzano la luce sulla retina.

Tessuto trasparente e convesso che contribuisce a convergere la luce sull'occhio.

Tessuto pigmentato che determina il colore degli occhi e regola la quantità di luce che entra.

Parte centrale dell'iride che regola l'entrata della luce nell'occhio.

Parte dell'occhio che focalizza la luce sulla retina, variando la sua forma.

Membrana al fondo dell'occhio che contiene i fotorecettori.

Cellule nella retina che trasformano la luce in segnali nervosi.

Fotorecettori che permettono la visione a colori in condizioni di luce intensa.

Fotorecettori che permettono la visione in condizioni di scarsa luminosità.

Area della retina specializzata per la visione dettagliata e nitida.

I coni sono più concentrati nella fovea, mentre i bastoncelli sono più concentrati in una zona ad anello a circa 20 gradi dalla fovea.

Sostanza chimica nei fotorecettori che reagisce alla luce, come la rodopsina nei bastoncelli.

Segnale elettrico che si propaga nei neuroni del nervo ottico, inviato al cervello dopo la trasformazione della luce dai fotorecettori.

Zona della retina priva di fotorecettori, dove escono gli assoni del nervo ottico.

Visione in luce diurna, specializzata nell'acuità visiva e nella visione dei colori, mediata dai coni.

Visione in luce notturna, specializzata nella sensibilità e nella percezione di forme generali, mediata dai bastoncelli.

Aumento graduale della sensibilità dell'occhio in condizioni di scarsa illuminazione.

Rapida diminuzione della sensibilità dell'occhio in condizioni di luce intensa.

Rapporto tra il numero di fotorecettori che stimolano una cellula nervosa (bipolare o gangliare).

Capacità di distinguere i dettagli fini degli oggetti.

Capacità di vedere con luce debole e di percepire le forme generali di un oggetto.

Distanza tra due picchi consecutivi di un'onda, come ad esempio luce.

Gamma di lunghezze d'onda della luce percepita dall'occhio umano, che va dal violetto al rosso.

Lunghezze d'onda diverse corrispondono a colori diversi. Lunghezze d'onda corte sono violetto e blu, lunghe sono rosso e giallo.

Combinazione di tutte le lunghezze d'onda dello spettro visibile.

Quando un oggetto assorbe alcune lunghezze d'onda di luce e riflette le altre. Il colore dell'oggetto è il risultato delle lunghezze d'onda riflesse.

Mescolare pigmenti sottrae lunghezze d'onda di luce. Ad esempio, un pigmento giallo e blu creano verde, perché riflettono solo verde.

Mescolare luci colorate. Ad es., le luci rossa, verde e blu possono creare la luce bianca.

Tre luci (rosso, giallo-verde, blu-violetto) possono mescolarsi per creare tutti i colori visibili.

Coppie di luci che, quando unite, formano il bianco.

La vista dei colori è dovuta a tre tipi di recettori (coni) sensibili a diverse lunghezze d'onda (rosso, verde, blu).

Disturbo della visione dei colori che rende difficile distinguere i colori nella gamma tra verde e rosso, causato da un difetto genico che colpisce i recettori per il rosso o il verde.

Teoria che spiega la percezione dei colori come risultato di tre tipi di recettori (coni) sensibili a diverse lunghezze d'onda (rosso, verde, blu).

Teoria che spiega la percezione dei colori come risultato di processi antagonisti (eccitazione e inibizione) tra coppie di colori complementari (es. rosso-verde, blu-giallo).

Sistema di cellule gangliari nella retina che reagiscono in modo antagonistico a stimoli rosso e verde.

Sistema di cellule gangliari nella retina che reagiscono in modo antagonistico a stimoli blu e giallo.

Cambiamenti rapidi di luminosità o colore che separano un oggetto dallo sfondo, fondamentali per la definizione degli oggetti nella visione.

Meccanismo neurale che amplifica il contrasto dei contorni, inibendo l'attività dei neuroni circostanti a quelli maggiormente attivati.

Le differenze nella luminosità percepite, anche in strisce uguali, permettono all'occhio di identificare i contorni e separare oggetti dallo sfondo.

Neuroni che rispondono fortemente a stimoli con un margine netto tra aree chiare e scure.

Neuroni che rispondono al massimo a una linea o striscia (una barra) di luce su uno sfondo scuro o viceversa, con specifici orientamenti.

Teoria che spiega come il cervello percepisce gli oggetti. Riconosce le caratteristiche individuali (colore, forma, ecc.) e poi le combina per creare un'immagine completa.

Fase iniziale di elaborazione visiva, parallela, che identifica rapidamente le caratteristiche di base di tutti gli oggetti nel campo visivo (colore, forma, orientamento).

Fase successiva, seriale e lenta, in cui il cervello combina le caratteristiche individuate per creare la percezione completa dell'oggetto.

Fenomeno per cui uno stimolo bersaglio che differisce dai distrattori per una caratteristica balza all'occhio in modo immediato.

Errori di abbinamento delle caratteristiche visive durante la percezione, come per esempio associare un colore errato ad una forma.

Modello che spiega come il cervello combina caratteristiche visive elementari (colore, forma, orientamento) per percepire oggetti complessi.

Scuola di pensiero che studia come gli esseri umani percepiscono gli oggetti come entità integrate e organizzate, più che come somma di parti.

Gli elementi vicini tra loro vengono percepiti come parte di uno stesso oggetto.

Elementi simili vengono percepiti come parte dello stesso oggetto.

Le forme incompleta vengono percepite come complete.

Linee che si intersecano vengono percepite come continue.

Elementi che si muovono insieme vengono percepiti come parte di un unico oggetto.

Il sistema percettivo cerca di percepire forme semplici, ordinate e simmetriche.

Tendenza a distinguere una figura da uno sfondo in una scena visiva.

Processo rapido e inconscio di inferenze sulla scena visiva che influenza la percezione delle caratteristiche.

Contorni percepiti che non sono presenti fisicamente, dovuti alla tendenza a dare un significato coerente agli stimoli.

Fenomeno per cui il cervello percepisce un piccolo quadrato come più chiaro o più scuro a causa dell'inibizione laterale dei neuroni circondanti, influenzati dalla luce del contesto.

Meccanismo cerebrale che regola il contrasto percepito, attenuando la risposta dei neuroni vicini a quelli altamente attivati.

Processo cerebrale dove il cervello compie deduzioni automatiche sulla scena visiva per migliorarne la percezione. Il cervello interpreta l'ombra, la posizione.

Processamento visivo guidato dalle aree cerebrali superiori che influenzano il processo visivo per rielaborare la percezione.

Processamento visivo guidato principalmente dagli stimoli sensoriali.

Processo di categorizzazione di un oggetto, basato sull'estrazione di caratteristiche elementari e il confronto con rappresentazioni in memoria.

Componenti tridimensionali elementari che, combinati, permettono il riconoscimento di un oggetto, indipendentemente dall'orientamento.

Teoria che propone l'utilizzo dei geoni per il riconoscimento degli oggetti, enfatizzando l'importanza della struttura tridimensionale.

La teoria di Biederman afferma che il riconoscimento di un oggetto avviene attraverso l'individuazione dei geoni (componenti geometriche), le loro relazioni spaziali e il confronto con rappresentazioni in memoria.

Disturbo in cui si riconoscono le caratteristiche elementari degli stimoli (colore, luminosità), ma non la forma degli oggetti.

Disturbo in cui si descrivono e disegnano le forme degli oggetti, ma non sono riconosciuti.

Via corticale specializzata nel riconoscimento degli oggetti (cosa sta guardando).

Via corticale specializzata nella localizzazione degli oggetti nello spazio e nell'utilizzo dell'informazione visiva per movimenti (dove e come).

Meccanismo che gli occhi convergono per mettere a fuoco oggetti vicini.

Capacità di percepire la profondità degli oggetti, oltre alle dimensioni verticale e orizzontale.

Componenti geometriche elementari che costituiscono gli oggetti.

Indizio di profondità basato sull'angolo di convergenza degli occhi per guardare un oggetto.

Differenza tra le immagini retiniche dello stesso oggetto viste dai due occhi.

Gli oggetti vicini hanno una maggiore differenza tra le immagini retiniche.

Gli oggetti lontani hanno una minore differenza tra le immagini retiniche.

Percezione della profondità utilizzando entrambi gli occhi.

Strumento che crea immagini con profondità mostrando due immagini leggermente diverse.

Indizio di profondità percepito utilizzando un solo occhio.

Cambiamento nella percezione visiva di un oggetto quando si sposta la testa lateralmente.

Indizi di profondità utilizzati in immagini bidimensionali.

Un oggetto più vicino blocca la vista di un oggetto più lontano.

Oggetti più vicini appaiono più grandi di oggetti più lontani, ma non nella realtà.

Linee che convergono all'orizzonte suggerendo profondità.

Dettagli più piccoli e fitti degli oggetti più lontani.

Posizione sull'orizzonte indica distanza.