Storia dell'Impero Romano

Stilicone, generale romano, richiamò legioni dalla Gallia e Britannia per rinforzare le difese dopo la vittoria sui Visigoti (405).
Onorio e Arcadio, figli di Teodosio, assunsero il potere ma erano troppo giovani, affidandosi a tutori come Stilicone e Rufino.
Alarico, re dei Visigoti, attaccò l'Italia nel 410, sfruttando la vulnerabilità delle difese romane.
Stilicone affrontò inizialmente Alarico ma fu giustiziato nel 408 da Onorio, segnando un cambiamento decisivo.
Alarico saccheggiò Roma nel 410, approfittando anche dell'appoggio dell'Impero d'Oriente.
Flavio Ezio si distinse nelle guerre di successione nel 423, sposandosi con potenti alleati tra cui gli Unni.
Placida, figlia di Teodosio, divenne reggente nel 423 dopo la morte di Onorio e affrontò tensioni con i Romani a causa dei tributi non versati.

La battaglia dei Campi Catalunici nel 451 vide Ezio opporsi a re Attila, riuscendo a sconfiggerlo.
Nel 476, il giovane Romolo Augustolo fu deposto da Odoacre, segnando la fine formale dell'Impero Romano d'Occidente.
Dopo la morte di Attila nel 453, Ezio cercò alleanze matrimoniali ma fu ucciso nel 454 da Valentiniano III dopo accuse di tradimento.

L'Impero d'Occidente mostrava segni di fragilità economica e sociale, con la fine del sistema schiavistico e rigidità напrimente nelle riforme.
La diffusione del cristianesimo portò a una crisi spirituale, aggravando le tensioni politiche.
Corruzione e ribellione delle province contribuirono alla caduta dell'Impero, con legioni che più facilmente proclamavano nuovi imperatori.
Le invasioni barbariche, anche se non la causa principale, contribuirono al logoramento di un sistema già fragile e incapace di reagire.

Sant'Agostino sostenne l'importanza della cultura pagana e della ragione, affermando che la fede potesse trascendere la mente umana.
Le opere degli autori greci furono considerate preziose, anche alla luce della crisi dell'Impero.