Omero: L'Iliade, L'Odissea e la Questione Omerica

• Omero è una figura leggendaria della letteratura greca, tradizionalmente considerato l'autore dell'Iliade e dell'Odissea.
• Non si hanno informazioni certe sulla sua vita; la tradizione lo descrive come un aedo cieco di grande talento poetico.

La "Questione Omerica"

• Già in epoca ellenistica (IV-III secolo a.C.) si dubitava che una sola persona avesse potuto scrivere due poemi così diversi come l'Iliade (guerra, eroismo) e l'Odissea (avventura, fiabesco).
• Alcune ipotesi suggerivano che Omero avesse composto i poemi in fasi diverse della sua vita, o che fossero opera di due autori distinti, i cosiddetti "korizontes" ("separatori").
• Nonostante questi dubbi, per lungo tempo Omero è stato considerato l'unico autore.

Nascita del Dibattito Moderno

• Nell'Ottocento, gli studi filologici tedeschi diedero origine a un acceso dibattito.
• Si formarono due scuole di pensiero:
  • Gli analisti (o separatisti), che sostenevano la collaborazione di più autori.
  • Gli unitari, che credevano in un unico autore per uno o entrambi i poemi (Wolfgang Schadewaldt).
• Friedrich August Wolf (1795) diede il via alla critica analista, individuando nei poemi elementi di epoche diverse.
• Wolf concluse che Omero fosse il più illustre tra diversi aedi e che i poemi fossero nati da canti separati poi unificati attorno a temi centrali (ira nell'Iliade, ritorno nell'Odissea).
• Secondo Wolf, la fusione sarebbe avvenuta per opera di Pisistrato (VI secolo a.C.), che avrebbe fatto trascrivere i poemi.

Gli Studi di Milman Parry sull'Oralità

• Negli anni '20 del Novecento, Milman Parry studiò la trasmissione orale dell'epica.
• Parry scoprì che formule e ripetizioni erano tipiche della poesia orale e servivano all'aedo per memorizzare e improvvisare.
• Secondo Parry, Iliade e Odissea furono composte oralmente, una teoria contestata da chi sottolinea la lunghezza dei poemi e la presenza di richiami interni che suggeriscono una stesura scritta.
• La questione omerica rimane irrisolta.
• Lo storico Giovanni Tarditi riassume il dibattito affermando: «Non c'è più Omero, rimangono l'Iliade e l'Odissea».

Aedi e Rapsodi

• Gli aedi ("cantori") erano professionisti che recitavano canti epici durante i banchetti aristocratici.
• Attingevano dal patrimonio mitico dell'aristocrazia guerriera, trasmettendo oralmente i racconti con memoria, improvvisazione e creazione poetica.
• Con la scrittura dei canti epici, la figura dell'aedo fu sostituita dal rapsodo ("cucitore").
• Il rapsodo recitava i testi fedelmente, "cucendo" insieme episodi diversi senza modificarli.

La Considerazione degli Aedi nell'Odissea

• Nell'Odissea, l'aedo godeva di grande rispetto.
• Il pubblico ascoltava con attenzione per seguire le storie complesse narrate oralmente.
• L'aedo era considerato un artista ispirato dalla Musa, ma anche segnato dal destino, come dimostra la figura del cantore cieco.
• Demodoco, cantore alla corte dei Feaci, è cieco come Omero nella leggenda.
• La cecità si unisce al dono divino della poesia, simbolo di un corpo imperfetto ma con una natura interiore che sfiora il divino.
• L'aedo è amato dagli dèi e spesso definito "divino".
• Odisseo onora Demodoco, ritenendolo un cantore divino capace di raccontare le imprese degli Achei con grande abilità.
• L'aedo cantava in piedi, e i commensali potevano chiedergli di intonare un episodio.
• Solo il padrone di casa poteva interromperlo se il canto non era gradito.
• La poesia aveva lo scopo di dilettare e alleviare le pene, mentre cibo e vino erano la ricompensa per il cantore.