Il Mito di Er e la Libertà in Platone

Il Mito di Er e la Libertà Umana secondo Platone

• Platone, nel libro X della Repubblica, riflette sul destino (daimòn) e la responsabilità morale (aitìa) nell'influenza divina sulla vita umana.
• Il mito di Er pone la questione se il destino sia una forza ineluttabile, o se l'essere umano abbia un margine di scelta e responsabilità.
• La letteratura greca antica spesso descrive l'intervento degli dei e del fato nel destino umano, con un'influenza sia esterna (esterna) che interna (inclinazioni, comportamenti). L'intervento divino è spesso associato a elementi irrazionali, imprevedibili e capriciosi.
• Le Moire, figure del destino rappresentate come tre sorelle (Cloto, Lachesi e Atropos, in Esiodo), filano le vite umane, fissandone la sorte in modo ineluttabile. Rappresentano leggi fisiche e morali in momenti cruciali dell'esistenza (nascita, amore/matrimonio/figli, morte).
• Eschilo, in Prometeo Incatenato, descrive il destino come una forza irrazionale ed ostile, contro cui intelletto e volontà umane sono impotenti. Anzi, a volte lo sforzo di conoscere può attivare il fato in modo negativo.
• In contrasto con la rappresentazione tragica del destino, Platone rivendica il ruolo dell'intelletto, della conoscenza e della ragione come strumenti per superare il destino e conseguire la libertà umana.
• Il mito di Er, nella Repubblica, sottolinea che felicità e infelicità dipendono, in ultima analisi, dalle scelte dell'uomo, guidato da intelletto e moralità. Le scelte non sono in balia di forze esterne (divino o fato) ma della libera determinazione dell'essere umano.
• Lachesi (figlia di Ananke), nel mito di Er, spiega che le anime scelgono il proprio destino, non vengono imposte da un demone esterno a loro. La virtù non ha padrone e ciascuno ne ha in misura maggiore o minore a seconda dei propri onori o disprezzi. Le anime sono responsabili delle proprie scelte.
• Platone, nel mito di Er, vede la libertà umana come un tentativo di affrancamento dal corpo, ma con la riconoscenza dell'anima come entità immateriale. La capacità dell'anima di scegliere il suo destino le attribuisce un'autonomia etica.

Platone e la Provvvidenza

• In Platone vi è un tema di provvidenza (pronoia), un "disegno" divino legato al Demiurgo, che cerca di organizzare la vita umana verso il bene, ma che non è responsabile delle scelte umane.
• L'autore riconosce la responsabilità morale individuale nelle scelte, anche se il divino può incidere sulle conseguenze. L'idea è una dicotomia tra il destino come ordine e legge e la libertà dell'uomo nelle proprie scelte.
• Platone e la successiva letteratura medio-neoplatonica interpretano la provvidenza divina come un'influenza sulle conseguenze (non sulle scelte) delle azioni umane. Il destino è visto come una "necessità condizionale": se fai X, ne conseguirà Y.

Libertà e Conoscenza in Platone

• La felicità (eudaimonia) è il fine universale dell'uomo, raggiungibile attraverso l'esercizio della virtù, in contrasto col vizio.
• La libertà umana, per Platone, è presupposta dal possesso della conoscenza (del bene e dei mezzi per arrivarci). La filosofia opera come scoperta di ciò che è bene e dei mezzi per raggiungerlo.
• L'educazione e l'istruzione hanno un ruolo fondamentale nell'acquisizione del discernimento, a favore della scelta di una vita virtuosa.
• L'anima tripartita, dove gli impulsi irrazionali sono parte degli strati inferiori, permette un controllo e superamento degli stessi con lo sviluppo della ragione.