Donne e Abbigliamento nel '300

Un magistrato che controllava gli abiti delle donne nei giorni di festa, assicurandosi che fossero in regola con le leggi sull'abbigliamento.

Le donne erano accusate di indossare abiti che violassero le regole sull'abbigliamento, come l'uso di colori proibiti o strascichi troppo lunghi.

Un tipo di multa che si riceveva se si dichiarava di essere colpevoli di aver indossato un abito non conforme alle regole.

Un giuramento fatto davanti alle autorità per dichiarare che l'abito incriminato sarebbe stato mostrato il giorno dopo, così da dimostrare la propria innocenza.

La pressione sociale e l'ossessione per la moda portavano le donne a rischiare la propria salute per conformarsi agli standard di bellezza del tempo.

Un abito con uno strascico, considerato un segno di ricchezza e distinzione.

Milano era l'unica città che non limitava eccessivamente l'abbigliamento dei suoi cittadini, in quanto riconosceva l'importanza economica del mercato della moda.

La pratica di tingere la pelle con una sostanza sbiancante, con conseguenze per la salute.

Un regolamento per limitare l'uso di determinati abiti, in particolare quelli lussuosi e costosi, per motivi di decoro sociale ed economico.

Un documento che consentiva di indossare un abito lussuoso anche se non consentito dalle nuove leggi, perché acquistato prima della loro emanazione.

Una legge del 1401 a Bologna che specificava quali abiti erano proibiti, con lo scopo di mantenere distinti i ceti sociali e impedire alle persone meno abbienti di ostentare ricchezza.

Un oggetto prezioso come perle, pietre preziose e altri oggetti simili.

Un tipo di ornamento per la testa che si usava nel periodo medievale, composto da piccole perle o gemme.

Il peso in once di argento che si poteva usare per decorare un abito in velluto.

Un tipo di gioiello simile ad un rosario, composto da piccole perle o pietre con una croce.

Una cintura era un simbolo di fertilità e castità nel Medioevo, e veniva spesso regalata dal marito alla moglie nel giorno del matrimonio.

Una legge che stabiliva una tassa annua di 10 denari per ogni abito o gioiello proibito.

Le autorità religiose venivano coinvolte nell'applicazione delle leggi suntuarie. Il Gonfaloniere di giustizia scomunicava i trasgressori.

Le donne dei cavalieri e dei dottori erano esonerate da alcune leggi suntuarie.

La multa per la violazione delle leggi sulla vestizione a Bologna era di 10 lire per i sarti e chi indossava l'abito, e 25 lire per i mariti o padri delle donne che indossavano troppi gioielli.

Gli Statuti Sabaudiae prevedevano che le multe per le violazioni delle leggi suntuarie fossero utilizzate per le elemosine e i poveri.

A Montpellier, le multe per la violazione delle leggi suntuarie e matrimoniali erano destinate alla riparazione delle mura cittadine.

Nel 1376 a Bologna, il podestà e il capitano erano incaricati di identificare le donne che violassero le leggi suntuarie, e gli ufficiali non potevano agire travestiti.

A Pistoia, nel 1332, le donne sposate potevano indossare abiti proibiti per 2 anni dopo il matrimonio.

Le leggi suntuarie erano un insieme di regole volte a controllare il lusso e lo spreco durante eventi come matrimoni, funerali e banchetti.

Il Tagikistan è l'unico paese al mondo che tutt'oggi applica le leggi suntuarie.

Le leggi suntuarie in Tagikistan regolavano aspetti come il numero di invitati, il numero di portate e il valore dei regali.

Gli uomini non potevano travestirsi da donne o da sacerdoti e le donne non potevano travestirsi da uomini.

I funerali, nonostante fossero un momento triste, erano anche un'occasione di ostentazione. Le regole limitavano gli abiti e gli accessori

I matrimoni erano sottoposti a regole severe, tra cui il limite per i doni e la grandezza del corteo nuziale.

Nonostante il cibo fosse controllato, la qualità era molto importante e i ricchi si focalizzavano sulla raffinatezza e la creatività dei piatti.

Le leggi suntuarie miravano a controllare il lusso e lo spreco, limitando la possibilità di ostentazione a un ristretto numero di persone.

Negli anni '500, la moda delle piume fu vietata per motivi morali. Le piume di pavone, simbolo di superbia ed eccellenza, erano proibite, mentre le piume di airone erano concesse alle meretrici per rappresentare la loro impurità.

Nel 1416 a Perugia, le meretrici dovevano indossare un mantello lungo fino alle ginocchia, mentre le altre donne non potevano portare il cappuccio del mantello a meno che non fossero vedove, over 40 o religiose.

Nel 1559, indossare abiti d'argento, oro o falso, perle e berrette era proibito. Le meretrici, però, potevano ornarsi a piacimento, ma dovevano indossare sempre una berretta fuori casa, pena la frustata.

A Forlì nel 1559, le donne potevano indossare due paia di pianelle con qualsiasi tessuto o ornamenti fino a 20 denari. Questo tipo di calzatura era tipico per eventi e feste.

A Bologna nel 1401, tutte le pianelle non nere o bianche o con ornamenti erano illegali.

Le calzature “normali” erano tipicamente fatte di cuoio o legno. Le scarpe a poulaines, invece, avevano la punta più lunga a seconda del grado di importanza sociale. Queste scarpe, usate anche come scarpe da armatura, causarono un piccolo conflitto con i contadini svizzeri essendo estremamente ingombranti.

Un cavaliere nel 300-400 d.C. era considerato un membro di un gruppo sociale con uno status sociale elevato. Era riconosciuto per il suo servizio onorabile di alto livello.

Nel XIV e XV secolo, i tornei erano eventi importanti dove i cavalieri, le loro mogli e figlie si mostravano in pubblico. Questi tornei erano meno pericolosi e più incentrati sulla spettacolarità e la dimostrazione della loro ricchezza e status.

Le leggi suntuarie erano regole sul vestiario che controllavano ciò che le persone potevano indossare in base al loro status sociale ed economico. Queste leggi vietavano l'uso di oggetti preziosi e limitavano le tipologie di indumenti che potevano essere indossati, creando differenze visibili tra le classi.

Le leggi suntuarie avevano un'influenza diretta sull'abbigliamento delle donne in lutto. Le donne dei cavalieri o dotori potevano indossare abiti elaborati e più colorati, mentre le donne degli uomini comuni erano limitate a colori scuri e a non toccare terra con i loro vestiti.

Le leggi suntuarie erano imposte principalmente ai cristiani, mentre gli ebrei erano esentati da queste regole. Questo perché le leggi erano intese a controllare la ostentazione e l'eleganza tra i cristiani, e gli ebrei venivano visti come un gruppo separato con una cultura diversa.

Un modo per controllare l'influenza degli ebrei era limitare la loro ostentazione di ricchezza e status. Le leggi suntuarie proibivano agli ebrei di indossare gioielli cospicui, di viaggiare in gruppi numerosi e di organizzare banchetti con un gran numero di persone.

Nel 1474, a Bologna, le leggi suntuarie includevano specifiche limitazioni sulle donne ebree. Le mogli dei banchieri venivano classificate con altri artigiani di alto status, mentre le mogli di altri ebrei che non erano banchieri venivano classificate con categorie di artigiani di basso status.

Nonostante il lavoro dei banchieri fosse considerato di alto livello, gli ebrei erano considerati inferiori a causa della loro religione. Questo percezione sociale li relegava a gruppi sociali inferiori anche se la loro occupazione era considerata di alto rango.