Sviluppo Emotivo PDF
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Summary
Questi appunti trattano lo sviluppo emotivo. L'autore analizza le emozioni in diverse prospettive, incluse le manifestazioni fisiche, cognitive e sociali. Consistono in uno studio con diverso approccio, comprendendo varie aree, come la reazione e l'espressione dell'emozione.
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Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1...
Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo Indice 1. INTRODUZIONE......................................................................................................................................... 3 2. LE PRIME EMOZIONI................................................................................................................................. 6 3. LE PAURE NELLA PRIMA INFANZIA........................................................................................................ 12 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................. 14 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo 1. Introduzione L’importanza dello sviluppo emotivo ed affettivo ha risvegliato un’intensa attività di ricerca negli ultimi cinquant’anni. In precedenza gli aspetti cognitivi dello sviluppo erano centrali degli studi e nelle ricerche di psicologia dell’età evolutiva. Le emozioni rappresentano un’importante componente nel percepire se stessi, le persone, l’ambiente e gli oggetti; esperienze così comuni che tutti condividono e che caratterizzano la nostra specie non sono facili da definire in maniera chiara e univoca. Generalmente, l’emozione è intesa come un allontanamento dal normale stato di quiete cui si accompagna un impulso all’azione e alcune specifiche reazioni fisiologiche interne, ognuna delle quali si esprime attraverso una diversa configurazione e designa risposte emotive. A livello fisiologico entrano in gioco sia il sistema nervoso centrale e autonomo, responsabile delle reazioni corporee connesse alle manifestazioni delle emozioni, sia il sistema endocrino, che attiva il sistema nervoso e regola i livelli di stress e ansia; a queste modificazioni si accompagna una dimensione cognitiva capace di mediare il rapporto con l’ambiente, di valutare e individuare il significato di ciò che accade. Vi è inoltre un livello motivazionale che orienta all’azione e modifica il comportamento in funzione di bisogni e desideri; tendenzialmente gli eventi spiacevoli vengono evitati mentre quelli piacevoli ricercati. Infine, a livello espressivo e comunicativo non è semplicemente inibire o modificare la manifestazione delle emozioni, soprattutto quando colpiscono l’individuo in modo improvviso, ogni emozione presenta una configurazione comunicativa proveniente da movimenti facciali, manifestazioni non verbali come movimenti corporei o tono della voce che arricchiscono il significato delle relazioni individuali. Le emozioni possiedono una specifica dimensione sociale. Esse, infatti, non si presentano mai casualmente o senza una ragione; per provare gioia, tristezza, ecc. è necessario la realizzazione di alcune condizioni determinata da eventi o da azioni delle persone. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo Parliamo invece di sviluppo affettivo quando facciamo riferimento alle modalità di relazione che instauriamo con le persone che ci stanno vicino. In questo caso saranno espresse emozioni che servono ad esplicitare il tipo di relazione (Tallandini, 1993). Possiamo “leggere” le emozioni sul volto delle persone anche in paesi stranieri: infatti le emozioni, soprattutto quelle di base, sono espresse universalmente allo stesso modo. Allora, la specificità dell’espressione dell’emozione è innata o acquisita? La risposta a questa domanda è fornita dallo studioso Paul Ekman, il quale attraverso diversi esperimenti ha dimostrato che le espressioni facciali e le emozioni non sono determinate dalla cultura di un posto o dalle traduzioni, ma sono universali in tutto il mondo, indicando la loro origine biologica. Nel 1972 seguì una tribù in Papua Nuova Guinea; queste persone non erano mai entrate in contatto con le innovazioni tecnologiche del resto del mondo, per cui vivevano ancora in maniera “primitiva”; questo lavoro permise a Ekman di definire le espressioni di base universali: Rabbia Disgusto Tristezza Gioia Paura Sorpresa Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo Le emozioni sono il prodotto dell’interazione tra modificazioni fisiologiche e processi psicologici e sono il risultato di tre componenti: una neurofisiologico-biochimica, una comportamentale, una legata all’esperienza soggettiva. Le emozioni sono considerate da tutti gli studiosi come i moventi fondamentali del comportamento umano e ognuna delle emozioni di base ha sue specifiche funzioni adattive; ad esempio, la paura ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto a una situazione pericolosa, mentre il disgusto è una risposta repulsiva ad un oggetto che ne permette l’allontanamento (perché potrebbe essere infetto, velenoso, contagioso). Altri studi includono tra le emozioni: l’interesse, l’allegria, il senso di colpa, l’invidia, la timidezza, la vergogna, la depressione, l’ostilità, l’amore, la gelosia, l’orgoglio. Le caratteristiche delle emozioni di base che ne permettono sia il riconoscimento universale e le distinguono dalle altre emozioni sono: Avere uno specifico substrato neurale; Avere una specifica configurazione di espressione facciale; Essere legata a una specifica qualità emotiva che sia consapevole; Derivare da un processo biologico-evoluzionistico; Essere al servizio di funzioni adattive per l’individuo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo 2. Le prime emozioni Una delle prime ricerche sulle emozioni nell’infanzia è stata condotta negli anni ’30 da Bridges attraverso l’osservazione delle risposte fisiologiche dei bambini di età compresa tra un mese e due anni; la prospettiva teoretica che tale studio ha dato vita e che negli anni successivi è stata ampliata e rielaborata da Sroufe viene chiamata teoria della differenziazione emotiva. Si fonda sull’idea che da una iniziale eccitazione indifferenziata si articolino nel corso dello sviluppo specifiche e diverse emozioni. L’apporto decisivo dell’attività cognitiva favorisce il tipo di interpretazione che il piccolo assegnerà ai segnali interni, inizialmente di tipo fisiologico; viene a delinearsi una sequenza evolutiva che, a partire da un iniziale stato di indifferenziazione, vede l’emergenza delle diverse emozioni secondo tre diversi percorsi: quello che caratterizza il sistema piacere-gioia, quello del sistema circospezione-paura e quello del sistema rabbia-collera. 1. Lo sviluppo del sistema piacere-gioia relativamente rapido, vede affermarsi (nel piccolo di tre mesi) reazioni emotive puntuali sostenute dal significato cognitivo attribuito allo stimolo; 2. All’interno del sistema circospezione-paura un percorso analogo seguono le reazioni di disagio che (intorno ai quattro mesi) si differenziano in disappunto e sorpresa in connessione a stimoli specifici che possono intimorire e spaventare; 3. Altre forme di reazioni di disagio, tipiche del sistema rabbia-collera sono quelle di delusione e insoddisfazione (evidenti verso la fine dei 6 mesi di vita) quando al piccolo viene sottratto un oggetto che stringe nella mano o quando viene interrotta l’alimentazione. Izard sostiene che il neonato possegga fin dalla nascita un certo numero di emozioni fondamentali e differenziate basate su programmi innati e universali; la teoria differenziale sostiene il carattere distintivo delle espressioni fenomenologiche e motivazionali che si palesano attraverso configurazioni facciali e vocali specifiche. Nel primo e secondo mese di vita il neonato manifesta a livello di esperienza sensorio-affettiva, le emozioni negative e positive, quelle di interesse, disgusto e trasalimento, giusto per comunicare i propri bisogni e per stabilire indirettamente un contatto con le figure di allevamento; a partire dal secondo anno i bambini imparano a mostrare ciò che Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo provano in accordo con le regole sociali e quindi diventano capaci di simulare, esagerare, mascherare o minimizzare le espressioni emotive. Campos, ponendosi in una prospettiva volta a comprendere a quali obiettivi rispondano le emozioni, introduce un approccio funzionalista che pone in evidenza il ruolo delle emozioni nella regolazione dei rapporti fra l’organismo e l’ambiente. Le emozioni vengono intese come sistemi di azione che spingono ad esprimere e a soddisfare bisogni che hanno un significato adattivo; quattro sono gli aspetti che le caratterizzano: hanno il compito di regolare i processi psicologici interni e i comportamenti sociali e interpersonali, hanno un carattere distintivo rispetto alle altre forme istintuali, permettono la comprensione del significato da attribuire ai comportamenti sociali e utilizzano un processo comunicativo non codificato culturalmente. Queste caratteristiche sottolineano la funzione di organizzazione; uno dei meriti della teoria funzionalista di Campos è l’aver concettualizzato le emozioni in relazione al ruolo che svolgono e quindi in termini di famiglie di emozioni che mirano allo stesso obbiettivo e che assolvono la stessa funzione. Si ritiene che esistano alcune emozioni fondamentali concepite come forme di base che preparano all’azione o modalità di prototipi delle emozioni vere e proprie oppure come configurazioni facciali innate e universali; Izard chiarisce che un’emozione deve possedere uno specifico substrato neurale, esprimersi attraverso una specifica e distinta configurazione facciale, essere collegata ad un’esperienza emotiva e possedere proprietà motivazionali e organizzative finalizzate all’adattamento. Possono essere distinti diversi periodi della sequenza evolutiva: Un primo periodo è caratterizzato dalle reazioni emotive presenti alla nascita che sono regolate da processi biologici fondamentali; il sistema edonico ha lo scopo di sollecitare il sistema gustativo, le reazioni di trasalimento hanno lo scopo di proteggere da stimoli luminosi o acustici troppo intensi, le risposte di sconforto segnalano disagio alle stimolazioni dolorose e quelle d’interesse l’attenzione per gli stimoli nuovi. Un secondo periodo, che ha inizio verso il secondo mese e si conclude intorno al primo anno di vita, comporta grandi scoperte e cambiamenti in quanto grazie alle interazioni sociali, un bambino inizia a comunicare le proprie intenzioni e ad attuare le prime forme di controllo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo emozionale. In questa fase compare sia il sorriso sociale non selettivo in risposta alla voce umana, sia il sorriso sociale selettivo tendenzialmente rivolto alla madre. Inoltre, verso i 9 mesi compare anche la paura dell’estraneo che si manifesta nel contatto con persone sconosciute che indica la presenza di un legame affettivo di cura e protezione tra il bambino e la persona che si occupa di lui. Un terzo periodo nel quale appaiono emozioni complesse quali la timidezza, colpa, vergogna, l’orgoglio e l’invidia ha luogo dopo il primo anno. L’espressione delle emozioni del neonato, come il disgusto e il piacere, non sembrano legate a specifiche emozioni, ma sono piuttosto pattern espressivi generali comuni anche ad altre sensazioni, risposte o azioni motorie. Secondo una concezione molto restrittiva, gli unici pattern mimici in grado di comunicare un modo universale e invariante uno stato emotivo sarebbero quelli di piacere e di dolore che segnalano un tono edonico positivo o negativo espresso dai segnali di sorriso o pianto. I piccoli sin dai primi giorni sono in grado di emettere segnali comunicativi sul loro stato emotivo che vengono interpretati dagli adulti come risposte emotive specifiche di gioia, dolore, disgusto, interesse, sorpresa, ecc. Il riconoscimento e comprensione delle emozioni è una capacità che si sviluppa più lentamente, durante il primo anno di vita il bambino impara a riconoscere gli stati emozionali degli altri ed è capace di reagirvi in modo appropriato; tuttavia affinché possa comprendere il significato delle emozioni devono trascorrere alcuni anni. Il riconoscimento delle emozioni richiede di distinguere e differenziare le espressioni emotive altrui. Con lo sviluppo emergono modi più raffinati di interpretare le espressioni della madre che diventano indizi di cui servirsi per affrontare situazioni di paura o nelle quali vi siano ostacoli sa superare. L’espressione emotiva della madre assume carattere comunicativo e diventa un segnale che trasmette sicurezza o paura; questo fenomeno è il riferimento sociale e richiede la capacità di avvalersi delle emozioni altrui per orientare il proprio comportamento. L’emergere delle espressioni emotive permette al bambino di porsi come soggetto emozionalmente e affettivamente competente, capace di entrare in relazione con il caregiver e di sostenere scambi adeguati e Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo significativi con l’ambiente. Egli possiede un repertorio di espressioni per indagare le proprie emozioni; si tratta di analizzare se è altrettanto capace di riconoscere e interpretare le emozioni altrui. Dai numerosi studi compiuti negli ultimi venti anni sappiamo che il bambino subito dopo la nascita e poi nel susseguirsi dei mesi mostra una predisposizione per il volto della madre e per le espressioni facciali. Queste prime forme di riconoscimento vengono poi affinate e perfezionate grazie a processi maturativi e di apprendimento per giungere intorno ai cinque-sei mesi a una esplorazione sempre più accurata del volto del caregiver. La capacità di comprendere le emozioni è mediata dai comportamenti empatici che sottendono la presenza di processi di risonanza emotiva grazie ai quali il bambino può sentire e provare le emozioni degli altri; precocemente compare quello che Eisenberg (1986) chiama contagio emotivo che consiste nel sentire la stessa emozione dell’altro ma in forma indifferenziata e non cognitiva. Verso la fine del secondo anno si manifesta la comprensione delle espressioni non chiare, la capacità di far finta e l’ulteriore comprensione del “come se”. Il bambino impara anche a modificare le proprie emozioni adeguandosi al contesto, mostra così di aver appreso le Regole di Ostentazione teorizzate da Ekman (1972) per cui si apprende ad aumentare o diminuire l’entità dell’emozione fino a simularla. Una componente più evoluta nella comprensione delle emozioni è la capacità di rendersi conto che la prospettiva mentale ossia pensieri e concetti dell’altro possano essere differente dai propri. Sarà intorno ai quattro anni che la comprensione emotiva del bambino avrà una ulteriore svolta, in quanto compare la capacità di attribuire agli altri opinioni e desideri riconoscendo che possono essere diversi dai propri. Così a quattro- cinque anni il bambino sarà in grado di mettersi nei panni dell’altro e comprendere che cosa avviene nella mente altrui sia in termini di pensiero che di emozioni, elaborando così una teoria della mente sul funzionamento psichico ed emotivo altrui (Harris,1989). Inoltre, all’età di cinque- sei anni il bambino formulerà ipotesi sugli stati emotivi dell’altro sempre più precise riuscendo anche a rappresentarsi i motivi per cui gli altri non mostrano le emozioni che provano. Un ultimo e importante progresso Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo concerne la consapevolezza che possano essere provate sia diverse emozioni nello stesso tempo sia la combinazione emotiva di valenza opposta che caratterizza l’ambivalenza. In quanto segnali indispensabili per regolare la comunicazione ed il commento delle proprie esigenze interiori, gli adulti svolgono ruolo di mediatori cognitivi e mediatori sociali; le madri attribuiscono più o meno coscientemente un’intenzionalità emotiva alle manifestazioni del bambino e questa funzione definita scaffolding consiste nel rispondere in modo appropriato ai segnali del piccolo, modulando il proprio comportamento in base al suo livello di sviluppo. Attraverso la socializzazione delle emozioni ossia attraverso l’attribuzione di significato ad eventi e stimoli interni ed esterni che attivano le emozioni, il bambino apprende dagli adulti del suo ambiente quali siano le condotte emotive appropriate nelle diverse situazioni, usa il comportamento degli adulti al fine della propria conoscenza e di conseguenza modifica le proprie condotte emotive in relazione al comportamento altrui seguendo precisi script culturali. Come evidenziato da Lewis e Michalson (1983), la socializzazione delle emozioni richiede al bambino che egli riesca ad apprendere: come esprimere le proprie emozioni seguendo le regole della cultura di appartenenza; quando esprimerle in funzione del contesto sociale di riferimento; come definire le emozioni usando un lessico specifico e appropriato; come classificare correttamente le espressioni emotive altrui e infine come interpretare le condotte emozionale proprie e altrui in una situazione sociale dotata di senso. La regolazione emotiva è alla base di molte delle componenti entrano in gioco nello sviluppo emotivo dell'individuo. Possiamo definirla come “l'insieme dei processi intrinseci ed estrinseci coinvolti nel monitoraggio, nella valutazione e nella modifica delle reazioni emotive, in particolare della loro intensità e durata” (Schaffer, 2008). Le emozioni possono essere gestite in modi differenti: con mezzi estrinseci (genitore che calma il bambino o lo distrae) oppure con mezzi intrinseci, che comportano cioè un impegno da parte del bambino. Questi ultimi sono rilevanti per analizzare l'autoregolazione, ossia la capacità di esercitare un controllo sulle proprie emozioni. Riuscire a controllare le proprie emozioni è proprio Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo una delle caratteristiche principali cui si fa riferimento nella vita quotidiana per indicare la maturità psicologica di una persona. Il controllo delle tensioni emotive può assumere varie forme a seconda del tipo di emozione cui si riferisce. Ad esempio, per quanto riguarda l'emozione della collera, un primo controllo potrebbe venire dal corpo, cioè il bambino impara a non rispondere con una motricità estesa (sbattere i piedi, colpire un oggetto o una persona, gridare, ecc..). Con il passare degli anni questa componente motoria si riduce sempre più e risulta predominante il vissuto soggettivo. Un secondo progresso può riguardare l'esterno, cioè dove si scarica la motricità del bambino: contro qualsiasi cosa che gli capiti a tiro o verso lo stimolo che ha provocato la collera. Spesso genitori, educatori e insegnanti appaiono perplessi e preoccupati di fronte ai comportamenti osservati nei bambini di due o tre anni riguardo la gestione della collera. I comportamenti rilevati vanno dal buttarsi a terra, picchiare qualcuno, rompere degli oggetti e di solito queste reazioni sono provocate da divieti o norme imposte loro e a cui non rispondono verbalizzando il disappunto, ma mettendo in atto una collera incontrollata. A meno che non vi siano altre problematiche evolutive, nella stragrande maggioranza dei casi, questi sono comportamenti tipici in un bambino piccolo. Con il passare degli anni, infatti, tendono a diminuire sia come frequenza che come intensità. La capacità di comprendere le emozioni proprie e altrui e di regolare il proprio comportamento è fondamentale nell'interazione con gli altri. La trattazione dello sviluppo delle emozioni ha permesso di evidenziare che le emozioni non hanno solo lo scopo di esprimere uno stato d’animo ma assumono significato nella relazione con l’altro, quindi vi è uno stretto legame tra emozioni e interazione sociale ed è proprio all’interno di queste relazioni affettive a cui sono strettamente connesse che le emozioni acquistano significato (Camaioni, Di Blasio, 2002). I bambini compiono progressi notevoli in età prescolare e soprattutto in età scolare, grazie sia ad una maggiore competenza linguistica, sia allo sviluppo di una teoria della mente. Essere capaci di parlare delle emozioni significa riuscire a prendere le distanze da esse, a rifletterci e a discutere con gli altri, oggettivando i propri sentimenti e quelli degli altri. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo 3. Le paure nella prima infanzia La paura, come anticipati è un’emozione primaria, comune sia al genere umano che al genera animale, ed è provocata da una situazione di pericolo reale, anticipata dalla previsione, evocata da ricordo o prodotta dalla fantasia. Questa emozione è accompagnata da una reazione organica che prepara l’organismo alla situazione di emergenza predisponendolo all’assunzione di comportamenti di lotta o di fuga. Le paure sono frequenti durante l’infanzia, dal momento che il bambino si trova a vivere in un mondo che ancora non conosce e spesso non riesce a distinguere tra paure che vengono dal mondo esterno e quelle che nascono dal mondo interiore. Una delle paure più frequenti nel secondo semestre di vita è l’angoscia dell’estraneo. È caratterizzata da una forte ansia che si manifesta generalmente con pianto, ma in alcuni casi anche con stati di profonda paura. Il primo studioso a far emergere questo tipo di paura è stato lo psicoanalista René Spitz nella prima metà del Novecento. L’angoscia dell’estraneo implica il fatto che il bambino riconosce realmente la propria figura di riferimento e la considera preferenziale. Inoltre, questa figura può essere utilizzata dal bambino in situazioni non conosciute per comprendere la natura della situazione: è dal volto del caregiver che deduce se ciò che sta avvenendo è positivo o negativo e regola di conseguenza il proprio stato emotivo. L’angoscia di separazione fa riferimento all’evento caratteristico di ogni relazione: il passaggio da una situazione di dipendenza a una situazione di autonomia, che comporta la separazione dalla figura di riferimento. La separazione dalla madre è uno dei temi di interesse della teoria dell’attaccamento di Bowlby, il quale definisce tre fasi della separazione dalla madre: protesta con angoscia di separazione, disperazione e distacco. La paura, quindi, insorge quando viene a crearsi una situazione di separazione e lontananza dalla figura di attaccamento o quando l’accessibilità alla stessa viene minacciata o resa incerta; normalmente funziona come segnale comunicativo per indurre risposte di conforto. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo La paura di una separazione dal caregiver compare tra i 7 e i 12 mesi e raggiunge la punta massima tra i 15 e i 18 mesi, dopodiché tende gradualmente a diminuire. La circostanza tipica e quella in cui il bambino viene lasciato in un ambiente sconosciuto o in presenza di un estraneo; è meno facile che si presenti invece se venga lasciato in casa o in compagnia di un familiare o di una persona conosciuta. Diminuisce con ritmi variabili dopo i due anni, probabilmente perché il bambino comincia a comprendere la situazione e a prevedere il ritorno della madre. Con le esperienze che ha fatto nel secondo anno di vita il bambino ha acquisito delle conoscenze che lo mettono in grado di risolvere il problema che gli procurava angoscia quando era più piccolo. L’angoscia di separazione è universale: si riscontra in ogni cultura. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo Bibliografia Bowlby, J., 1973, Attachment and loss, vol.II, Separation, New York, Basic Books, tr. it., Attaccamento e perdita, vol. II, La separazione dalla madre, Torino, Boringhieri, 1978. Camaioni L., Di Blasio P., 2002, Psicologia dello sviluppo, Bologna, il Mulino. Campos J.J., Barrett K.C., 1984, “Toward a new understanding of emotions and their development”, in Izard C.E., Kagan J., Zajonic R. (a cura di), Emotions, cognitions, and behavior, New York, Cambridge University Press, pp. 229-263. Eisenberg N.,1986, Altruistic emotion, cognition, and behavior. Hillsdale, N.J: Erlbaum. Ekman, P. (1972). 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Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 15 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo emotivo Spitz R.A., 1965, Il primo anno di vita. Studio psicoanalitico sullo sviluppo delle relazioni oggettuali (tr.it. 1973), Roma, Armando. Sroufe L.A., 1995, Emotional development, Cambridge, Cambridge University Press, trad.it 2000, Lo sviluppo delle emozioni, Milano, Cortina. Tallandini M.A., 1993, Lo sviluppo emotivo ed affettivo in Camaioni L. (a cura di), Manuale di psicologia dello sviluppo, Bologna, Il Mulino. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 15 di 15