Schemi e Sintesi Urbanistica (Legge Ponte - 2001) PDF

Summary

This document provides schematics and summaries of Italian urban planning laws, specifically focusing on the Legge Ponte (1967), Legge Tappo (1968), and Legge 865 (1971). It discusses concepts of urban planning regulation, private participation in urban costs, and related legislation. The information presented likely aims to offer insight into the historical evolution of urban policies.

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LA “LEGGE PONTE”: L. 765/1967 La Legge n. 765 del 6 agosto 1967, nota come "Legge Ponte", ha introdotto modifiche significative alla Legge Urbanistica del 1942, con l'obiettivo di regolamentare in modo più efficace lo sviluppo urbano in Italia. La legge introdusse il concetto di sta...

LA “LEGGE PONTE”: L. 765/1967 La Legge n. 765 del 6 agosto 1967, nota come "Legge Ponte", ha introdotto modifiche significative alla Legge Urbanistica del 1942, con l'obiettivo di regolamentare in modo più efficace lo sviluppo urbano in Italia. La legge introdusse il concetto di standard urbanistici, ovvero la quantità minima di spazio pubblico da riservare in ogni piano regolatore e la distanza minima tra gli edifici. La "Legge Ponte" introdusse anche restrizioni alla costruzione di edifici nei comuni sprovvisti di un Piano Regolatore Generale (PRG). Inoltre, prevedeva la partecipazione dei privati ai costi di urbanizzazione. Tuttavia, un emendamento rinviò di un anno l'entrata in vigore della legge, provocando un'ondata di concessioni edilizie. Inoltre, la Corte Costituzionale dichiarò illegittimi alcuni articoli che imponevano vincoli di destinazione d'uso pubblico senza indennizzo. Ciò aprì la strada a successive modifiche legislative. Obiettivi della legge: 1. Razionalizzazione del sistema urbanistico: Introdurre nuovi strumenti e controlli per una gestione più ordinata del territorio. 2. Promozione dell'applicazione dei piani urbanistici: Spingere i Comuni a redigere e attuare i Piani Regolatori Generali (PRG). 3. Controllo dello sviluppo edilizio incontrollato: Limitare la costruzione selvaggia e incentivare uno sviluppo urbano più sostenibile. 4. Partecipazione dei privati alle spese di urbanizzazione: Introdurre meccanismi per far contribuire i privati ai costi delle opere di urbanizzazione. Principali novità introdotte: Termini per la redazione del PRG: La legge ha imposto ai Comuni di redigere i PRG entro scadenze precise. Decentramento dell'approvazione degli strumenti urbanistici minori: È stata delegata agli uffici regionali del Ministero dei Lavori Pubblici. Regime di "salvaguardia": Per i piani adottati ma non ancora approvati è stato introdotto un regime di "salvaguardia" per impedire la costruzione di edifici in contrasto con le loro previsioni. Limitazioni all'edificazione in assenza di strumenti urbanistici: La Legge Ponte ha introdotto severe restrizioni alla costruzione di edifici in assenza di piani urbanistici approvati. Obbligo di realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria: I privati sono stati obbligati a realizzare le opere di urbanizzazione primaria (strade, fognature, ecc.) nelle aree oggetto di lottizzazione, cedendo gratuitamente le aree necessarie. Contributo per le opere di urbanizzazione secondaria: I privati sono stati obbligati a contribuire al finanziamento di una quota delle opere di urbanizzazione secondaria (scuole, parchi, ecc.). Convenzione tra privati e Comune: L'obbligo dei privati di contribuire alle spese di urbanizzazione doveva essere formalizzato in una convenzione con il Comune, necessaria per ottenere l'autorizzazione a lottizzare. Introduzione degli standard urbanistici: La legge ha introdotto il concetto di "standard urbanistici", definendo la quantità minima di spazio pubblico da riservare in ogni piano regolatore e la distanza minima tra gli edifici. Sentenza della Corte Costituzionale n. 55 del 1968: La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi alcuni articoli della Legge Ponte che non prevedevano un indennizzo per le limitazioni al diritto di proprietà imposte dai piani urbanistici, come il vincolo di non edificabilità. La sentenza ha stabilito che tali limitazioni, se costituivano di fatto un esproprio, dovevano essere compensate economicamente al proprietario del terreno. LEGGE 1187/1968 “LEGGE TAPPO” La Legge n. 1187 del 13 novembre 1968, soprannominata "Legge Tappo", è intervenuta per sbloccare la situazione di stallo creatasi nella pianificazione urbanistica a seguito della sentenza della Corte costituzionale del 1968, che aveva dichiarato illegittima l'imposizione di vincoli a tempo indeterminato senza indennizzo. In pratica, la legge introdusse un termine di scadenza per la concretizzazione delle previsioni del PRG, incentivando l'approvazione di strumenti attuativi e limitando la possibilità di mantenere vincoli a tempo indeterminato senza un'adeguata compensazione ai proprietari dei terreni. LEGGE 865/1971 La Legge 865 dell'11 marzo 1971 si concentra sull'espropriazione per pubblica utilità e introduce modifiche alla Legge Urbanistica del 1942 e alla Legge 167 del 1962. La legge amplia notevolmente le possibilità di esproprio. La legge modifica il calcolo dell'indennità di esproprio, abbandonando il criterio del valore venale (di mercato) e basandosi sul valore agricolo medio dei terreni, moltiplicato per coefficienti specifici. La 865/1971 si inserisce in un contesto di forte urbanizzazione e crescente domanda di alloggi. La strategia dei "sistemi urbani integrati" emerge in questo periodo per affrontare la crisi edilizia. La legge facilita l'acquisizione di terreni per opere pubbliche e di edilizia sociale, ma il nuovo sistema di calcolo dell'indennità genera dibattiti sulla sua equità. La Legge 865 del 1971 rappresenta quindi un tassello importante nel processo di evoluzione del sistema urbanistico italiano, aprendo la strada a successive riforme e modifiche legislative. ISTITUZIONI DELLE REGIONI IN ITALIA (1972) L'istituzione delle Regioni in Italia, avvenuta nel gennaio del 1972, ha segnato un punto di svolta nel sistema urbanistico del Paese. Prima, la pianificazione territoriale era centralizzata a livello statale, con limitata autonomia decisionale per gli enti locali. L'istituzione delle Regioni ha avviato un processo di decentramento dei poteri in materia urbanistica, attribuendo alle Regioni un ruolo chiave nella definizione delle politiche di sviluppo e gestione del territorio. Questa riforma ha comportato un significativo trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni, come evidenziato dalle fonti. Le Regioni hanno ereditato "quasi tutti i poteri urbanistici", acquisendo la facoltà di legiferare in materia urbanistica e di adattare le normative alle specifiche esigenze dei propri territori. Conseguenze dell'Istituzione delle Regioni: Maggiore Autonomia: L'istituzione delle Regioni ha introdotto un elemento di flessibilità e adattabilità nella pianificazione territoriale. Le Regioni, essendo più vicine alle realtà locali, hanno potuto elaborare politiche urbanistiche più rispondenti alle esigenze specifiche dei loro territori. Ritardi nell'Approvazione delle Leggi Regionali: Il processo di trasferimento delle competenze ha comportato un periodo di transizione, durante il quale le Regioni hanno dovuto elaborare e approvare le proprie leggi urbanistiche. Questo ha generato ritardi nell'attuazione delle nuove normative, con la necessità di prorogare la validità dei vincoli urbanistici preesistenti. Nuovo Approccio alla Gestione del Regime dei Suoli: L'istituzione delle Regioni ha influenzato anche la gestione del regime dei suoli, ovvero la regolamentazione del diritto di edificare sui terreni. La Legge Bucalossi del 1977, ad esempio, è stata elaborata in un contesto in cui le Regioni avevano un ruolo più significativo nella definizione delle politiche urbanistiche. L'istituzione delle Regioni ha rappresentato un passo importante verso un sistema urbanistico più decentrato, flessibile e partecipativo. LEGGE 10/1977 “LEGGE BUCALOSSI” La Legge 10 del 1977, nota come Legge Bucalossi, ha rappresentato un momento di svolta nel sistema urbanistico italiano. In sintesi, la Legge Bucalossi (Legge 10/1977) è stata creata per controllare lo sviluppo urbano e combattere la speculazione edilizia. Prima della legge, i proprietari terrieri potevano costruire quasi liberamente. La legge ha introdotto la "concessione edilizia onerosa", obbligando i costruttori a pagare un contributo al Comune per ottenere il permesso di costruire. La legge ha anche separato il diritto di proprietà dal diritto di costruire. Il Comune, attraverso la concessione, decide se e come concedere il diritto di costruire, garantendo un maggiore controllo sul territorio. Il contributo, chiamato "onere di urbanizzazione", finanzia infrastrutture pubbliche come strade, scuole e parchi. In sostanza, la Legge Bucalossi ha cercato di rendere lo sviluppo urbano più equo e ordinato, con i privati che contribuiscono ai costi di urbanizzazione e il Comune che gestisce lo sviluppo del territorio. Le caratteristiche principali della Legge Bucalossi sono: 1. Introduzione della Concessione Edilizia Onerosa: La Legge Bucalossi ha sancito il principio che l'attività edilizia deve contribuire al finanziamento delle opere di urbanizzazione necessarie per supportare lo sviluppo urbano. Per realizzare questo obiettivo, la legge ha introdotto la concessione edilizia onerosa, sostituendo il precedente sistema basato sulla licenza edilizia. La concessione onerosa prevede un pagamento da parte del richiedente, commisurato al costo di costruzione e agli oneri di urbanizzazione. 2. Separazione tra Diritto di Proprietà e Diritto di Edificare: La Legge Bucalossi ha stabilito la separazione tra il diritto di proprietà del suolo e il diritto di edificare. Questo significa che il proprietario di un terreno non ha più automaticamente il diritto di costruire, ma deve ottenere una concessione edilizia dal Comune. La concessione viene rilasciata dal Sindaco al titolare del diritto ad edificare, consentendo al Comune un controllo più stringente sull'uso del territorio. 3. Partecipazione dei Privati ai Costi di Urbanizzazione: La legge ha introdotto il principio che i privati devono partecipare economicamente alla realizzazione delle opere di urbanizzazione. Il contributo per la concessione onerosa comprende una quota per gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, che serve a finanziare la realizzazione di strade, reti fognarie, scuole, parchi e altre infrastrutture pubbliche. 4. Controllo Pubblico sullo Sviluppo Urbano: Attraverso la concessione edilizia onerosa, la Legge Bucalossi ha attribuito al pubblico un ruolo più attivo nella pianificazione e gestione dello sviluppo urbano26. Il Comune, tramite il rilascio della concessione, può valutare l'impatto degli interventi edilizi sul territorio e imporre condizioni per garantire uno sviluppo armonioso e sostenibile. 5. Disciplina della Concessione Edilizia: La legge definisce le caratteristiche della concessione edilizia, stabilendo che: è un atto pubblico; è irrevocabile, salvo i casi di decadenza previsti dalla legge; è trasferibile agli aventi causa; indica i termini di inizio e di ultimazione dei lavori. 6. Eccezioni alla Concessione Onerosa: La Legge Bucalossi prevede alcune eccezioni all'obbligo di ottenere una concessione onerosa, stabilendo che in alcuni casi la concessione è gratuita o parzialmente onerosa. Tra le eccezioni figurano: opere in zona agricola necessarie alla conduzione del fondo; restauro o risanamento senza aumento di superficie utile o di destinazione d'uso; manutenzione straordinaria; ampliamenti fino al 20% di edifici unifamiliari; opere di modifiche interne per miglioramenti igienico-strutturali. 7. Istituzione del Convenzionamento dell'Edilizia Abitativa: La legge ha introdotto il convenzionamento dell'edilizia abitativa, uno strumento che consente ai Comuni di stipulare accordi con i costruttori per la realizzazione di alloggi a prezzi controllati7. Attraverso il convenzionamento, il Comune concede gratuitamente la concessione edilizia in cambio dell'impegno del costruttore a vendere o affittare gli alloggi a prezzi stabiliti dalla convenzione. 8. Obbligo di Redazione dei Piani Pluriennali di Attuazione (P.P.A.): La Legge Bucalossi ha previsto l'obbligo per i Comuni di redigere i Piani Pluriennali di Attuazione (P.P.A.), che definiscono le modalità di attuazione del Piano Regolatore Generale (PRG)7. I P.P.A. hanno una validità da un minimo di 3 a un massimo di 5 anni e integrano la programmazione economica con la previsione urbanistica. 9. Nuova Indennità di Esproprio: La legge ha modificato il sistema di indennizzo per l'esproprio, aumentando l'indennità riconosciuta ai proprietari dei terreni espropriati. Questo intervento mirava a prevenire eventuali dichiarazioni di incostituzionalità della legge, alla luce della precedente sentenza della Corte Costituzionale che aveva ritenuto illegittimi alcuni vincoli espropriativi imposti dai PRG. LEGGE 457/1978 “LEGGE SULL’EQUO CANONE” La Legge 457 del 1978, nota come Legge sull'Equo Canone, ha introdotto un sistema di regolamentazione dei canoni di locazione per gli immobili residenziali. Prima della legge, il mercato degli affitti era libero e i proprietari potevano imporre canoni elevati. La legge mirava a stabilire un canone "equo", ovvero un affitto calcolato oggettivamente in base alle caratteristiche dell'immobile, garantendo una maggiore tutela agli inquilini. Il canone equo veniva determinato attraverso una serie di coefficienti moltiplicativi legati al valore catastale dell'immobile e rivalutato periodicamente in base al costo della vita. La legge prevedeva anche un sistema di controllo sui contratti di locazione e sanzioni per i proprietari che non rispettavano le nuove regole. L'obiettivo principale della Legge sull'Equo Canone era quello di regolare il mercato degli affitti, rendendo gli alloggi più accessibili alle fasce sociali più deboli. La legge ha avuto un impatto significativo sul mercato immobiliare italiano, contribuendo a stabilizzare i prezzi degli affitti e a ridurre le tensioni sociali legate al problema abitativo. Nel 1978, l'Italia affrontava una crescente domanda abitativa e la necessità di riqualificare il patrimonio edilizio esistente. La Legge 457 del 1978, nota come "Piano Decennale per la Casa," ha introdotto un'importante novità: l'autorizzazione per interventi di recupero edilizio. Questa legge ha semplificato le procedure per interventi di manutenzione, restauro e ristrutturazione degli edifici, agevolando la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Prima della Legge 457/78, anche per questi interventi era necessaria la concessione edilizia onerosa, introdotta dalla Legge Bucalossi nel 1977. La nuova legge ha introdotto una procedura più snella, l'autorizzazione del sindaco, per specifiche tipologie di intervento, elencate nell'articolo 31 della legge. Se il sindaco non risponde, si approva l’intervento (concetto di silenzio-assenso). Questo ha contribuito a promuovere il recupero edilizio, incentivando interventi di ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. LE LEGGI DEL 2001: UN PASSO VERSO IL FEDERALISMO E LA SEMPLIFICAZIONE EDILIZIA L'anno 2001 ha visto l'introduzione di tre importanti provvedimenti legislativi in Italia: la Legge Costituzionale 3/2001, il D.P.R. 380/2001 (Testo Unico sull'Edilizia) e la Legge 443/2001 (Legge Lunardi o Legge Obiettivo). La Legge Costituzionale 3/2001 ha riformato il Titolo V della Costituzione, disciplinando i rapporti tra Stato e Regioni in senso federalista. Il D.P.R. 380/2001, voluto dal governo di centrosinistra, ha introdotto il Testo Unico sull'Edilizia, raccogliendo e aggiornando la normativa in materia edilizia. Tra le novità, la semplificazione delle procedure, la disciplina della sicurezza degli impianti e del risparmio energetico e la definizione delle diverse tipologie di intervento edilizio. La Legge 443/2001, espressione del governo di centrodestra, si è posta come "Legge Obiettivo", definendo obiettivi per la futura regolamentazione del settore edilizio. Tra i punti salienti: l'introduzione dello Sportello Unico dell'Edilizia per semplificare i rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione, la disciplina della vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia e l'introduzione del silenzio-rifiuto in caso di inerzia dell'Amministrazione di fronte a un'istanza di permesso di costruire

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