Psicologia Clinica PDF
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Questo documento presenta un'introduzione alla psicologia clinica. Spiega concetti chiave come la diagnosi, la valutazione e il trattamento dei disturbi psicologici. Include anche informazioni su diversi tipi di approccio come il colloquio clinico, i test diagnostici e la psicoterapia.
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PSICOLOGIA CLINICA COS'È LA PSICOLOGIA GENERALE : scienza del comportamento riferendosi a ( campioni di studio) : Individui (popolazione) Esempio: disturbo della condotta: le disfunzionalità non sono percepite da chi li manifesta ,ma di chi gli sta intorno. Finalità ed obiettivi...
PSICOLOGIA CLINICA COS'È LA PSICOLOGIA GENERALE : scienza del comportamento riferendosi a ( campioni di studio) : Individui (popolazione) Esempio: disturbo della condotta: le disfunzionalità non sono percepite da chi li manifesta ,ma di chi gli sta intorno. Finalità ed obiettivi Dove si opera=setting=contesto dove opera lo psicologo es. Stanza terapeutica/contesto clinico/comunità/consultori Metodi di ricerca o intervento COS'È LA PSICOLOGIA CLINICA? Si occupa di aspetti diversi del disagio psicologico, non per forza funzionalità al di fuori del normale ma che In questo momento della loro vita stanno affrontando le difficoltà.La psicologia clinica è prevalentemente un un approccio di tipo diagnostico quindi che fa riferimento a delle categorie diagnostiche =etichettare un certo individuo all'interno di un quadro diagnostico di riferimento che mi dia indicazioni su quali sono le problematiche che poi dovrò andare a trattare. LE PAROLE CHIAVE Diagnosi : capire cosa ha ,valutazione ovvero capire come si manifesta nello specifico individuo quella particolare diagnosi ,un esempio la depressione, è una categoria diagnostica ma i disturbi depressivi non sono uguali per tutti ,non si manifestano nello stesso modo per tutti anche lo stesso disturbo non si manifesta nello stesso modo in pari individui Valutazione è quel processo che permette al clinico di comprendere nello specifico e nel dettaglio la diagnosi in una determinata persona Trattamento con obiettivo di curare o alleviare il disagio. TIPI DI APPROCCIO IL COLLOQUIO CLINICO: strumento per eccellenza della relazione terapeutica.Lo psicologo clinico non può dare farmaci, applica un intervento non oggettivo ma specifico del paziente. TEST DIAGNOSTICI: introdurre uno strumento che chiede al paziente di manifestare i suoi sintomi oppure lo psicologo propone questo test “sull osservazione clinica dopo il colloquio”. Questo può essere rivolto sia al paziente che allo psicologo, si effettua una valutazione testologica: Test autosomministrati :è il paziente a rispondere alle domande Test su valutazione clinica lo psicologo risponde alle domande dopo il colloquio col paziente PSICOTERAPIA: consultazione per decidere come proseguire riguardo a tempistiche,attività,modalità pratiche ( es: neo mamma che chiede supporto) RIABILITAZIONE: Tipi specifici di intervento o molto più strutturati dove dove di solito vengono coinvolte varie figure cliniche; nel caso di disturbi alimentari nutrizionisti ( a volte prevede l'allontanamento dalla propria residenza o ambiente familiare). Il consenso alla divulgazione delle informazioni cliniche e l'attivazione della rete ( come nel caso dei disturbi alimentari) sono due aspetti diversi: La base e il suo codice deontologico. Negli ambiti giuridici o ad aspetti di tutela della vita ad esempio se una paziente minore con un’anoressia nervosa gravissima ,quindi a rischio vita molto forte: In questo caso il clinico e anche proprio il sistema sanitario nazionale nonché la famiglia, ha la responsabilità quantomeno di preservare la vita ,quindi anche se il paziente potrebbe dire “ io non voglio andare in clinica” a quel punto i clinici hanno la responsabilità di intervenire lo stesso (TSO=trattamento sanitario obbligatorio), diverso quando il paziente e maggiorenne. Tale aspetto su cui si basa la psicologia clinica è il rapporto che si instaura tra il clinico e il paziente quindi è un metodo quello clinico che si basa su un rapporto interpersonale che,quando arriva un paziente con una diagnosi pregressa non si può intervenire se non si instaura una nuova relazione.Si basa su un obiettività specifica e sulla particolare relazione che c'è tra clinico e paziente. MODALITA PER COMPRENDERE IL DISAGIO: risposta emotiva che prova lo stesso terapeuta ascoltando il paziente, si auto osserva: come lo dice,cosa vuole comunicare e come il terapeuta lo percepisce. SOGGETTIVITÀ INDIVIDUALE: Ad esempio l’anoressia si vede oggettivamente quindi la diagnosi non può essere sbagliata dunque si crea la necessità di riuscire a stabilire un rapporto emotivo ,da un lato accogliente, dall'altro non invasivo ,quindi un avvicinamento delicato con una delicatezza tale che pero sia anche abbastanza affettuosa ma non troppo, cosi da proteggerla da un eventuale break down 0 ripercussioni psicologiche dunque non è un esame oggettivo è una cosa che stabilisce il clinico specificatamente. OGGETTI DI STUDIO Bisogni,desideri o conflitti riconosciuti o inconsapevoli disfunzionalità competenze evolutive sintomi come ansia,insonnia ecc traumi o traumi collettivi (traumi preverbali sui bambini appena nati/rimozione del trauma/verbalizzazione del trauma in maniera specifica ma distaccata e fredda). Rimozione del trauma : la psiche attiva la difesa per proteggersi dal dolore e rimuovendo in maniera autonoma , l'individuo non può intervenire , non ne ha controllo. Il contenuto rimosso emerge da un altro aspetto in una forma camuffata non conscia. Come capire il trauma rimosso del paziente psicosomatico? Si attiva il colloquio libero “parlami di te” per scovare aspetti oscuri e valutare la fuoriuscita di aspetti sintomatici nascosti manifestati solo a livello organico = mal di testa,gastrite ecc) caratteristiche particolare come la superdotazione cognitiva, non e sempre vissuta come positiva dall individuo , ad esempio i “gifted” INTERVENTO PSICOLOGICO ANALISI DELLA DOMANDA : Capire perché questo paziente ha chiesto la consultazione clinica e capire se veramente il motivo che viene detto spinge il soggetto a venire in consultazione,oppure ce un altra esigenza non consapevole da scoprire INDAGA SE CI SONO PIÙ DOMANDE: da una difficoltà se ne recupera un altra FACILITARE IL PROCESSO DI CONOSCENZA OBIETTIVO TERAPEUTICO : promuovere l'adattamento x stare meglio. Es: in famiglia ,un individuo che manifesta il problema inizia la terapia, iniziano ad emergere le disfunzionalità anche del suo ambiente o contesto, che necessariamente dovrà cambiare. E se non cambia? I membri del contesto familiare spesso non sono consapevoli del disagio che provocano, dunque il paziente in questo caso dovrebbe uscire da questo contesto. Il membro causante del problema potrebbe anche accusare il colpo di questo cambiamento/guarigione, quindi il genitore ad esempio dovrà costruire una nuova relazione più adatta allo sviluppo che sta subendo il paziente ( ad esempio la madre troppo carismatica che “toglieva” spazio alla figlia obesa che dunque non riusciva a crescere psicologicamente e quindi cresceva solo fisicamente, aumentando di peso) LA DIAGNOSI : Questa indicazione per essere veramente compresa deve essere analizzata nello specifico.Qual è la categoria diagnostica, è cambiata?è un problema primario o viene dopo un altro disturbo? DIAGNOSI CATEGORIALE: si riferisce alle principali nosografie psichiatriche, si basa su segni,sintomi (ad esempio il disturbo borderline=disturbo eterogeneo=con tante sfumature di manifestazione,dunque il clinico dovrà occuparsi della diagnosi funzionale).In altri casi,quando il paziente non raggiunge il numero sufficiente di criteri diagnostici, non gli viene attribuita la diagnosi categoriale rispetto ad un disturbo «sottosoglia» (60 è la soglia) DIAGNOSI DIMENSIONALE: si riferisce ai principali fattori psicologici:emozioni,autoregolazione,autostima,assertività,affettività, e quanto tutte queste sono ampie , il centro è la media e ai lati ci sono gli estremi. Nel borderline vi è un’ impulsività emotiva=scarsa regolazione emotiva. Si osservano le dimensioni di queste emozioni proprio perché in terapia l'obiettivo sarà riportare la dimensione al centro. DIAGNOSI FUNZIONALE: si riferisce alla qualità del funzionamento mentale del paziente (quanto funziona? In modo stabile o non frequente?) L’ideale è l'unione di queste tipologie diagnostiche al fine di avere un quadro completo del paziente LEZIONE 2 : ANAMNESI E ANALISI DEL CONTESTO Per completare la diagnosi clinica non è sufficiente guardare la sintomatologia, bisogna comprendere i comportamenti del paziente all’interno del contesto e storia di vita. In base alla storia: I tratti disfunzionali presentati dal paziente possono avere origini antiche (a volte transgenerazionali).In base al contesto: comportamenti disadattivi possono essere messi in atto per motivi diversi, possono quindi portare a diverse diagnosi o a nessuna.Anche gli eventi infantili significativi e la personalità influiscono nel produrre la patologia. L’ASSESSMENT È la valutazione di un caso clinico in modo soggettivo; quando si fa una valutazione bisogna considerare gli aspetti in comune con altri disturbi. la differenza sta nel fattore scatenante e da come si è manifestato. Alcuni non dimostrano sintomatologia Ci sono eventi normativi e paranormativi (es covid) , ma c'è una parte di popolazione che ha già difficoltà e l'evento stressante va ad aumentare l'intensità dello stress (riacutizzazione della sintomatologia). TECNICHE DI VALUTAZIONE: osservazione: si deve saper collegare ciò che si vede in modo descrittivo,senza interpretazioni (vengono dopo). Bisogna essere neutrali e dare tempo al paziente di aprirsi. Ci permettono di cogliere aspetti essenziali. Ad esempio su un bambino in età preverbale si usano degli strumenti particolari adatti, come il sorriso o lo sguardo. colloquio clinico :strumento principale dell’osservazione : intervista clinica: la quale può essere: - strutturata (domande fisse, si chiede all’individuo di rispondere) - semistrutturata (varie domande con aggiunta di argomenti liberi) - libera/non strutturata (si chiede al paziente di parlare di ciò che vuole).Questo tipo di interviste si utilizzano in base allo scopo del colloquio. Ad esempio se ho un paziente nuovo, del quale non so niente, utilizzerò un’intervista libera. Oltre all’intervista abbiamo il colloquio di consultazione, con il quale si fanno domande più specifiche relative al problema e alla scheda clinica. relazione terapeutica: (dinamiche relazionali, transfert, controtransfert) nel colloquio si deve innescare una relazione ,che non e sempre immediata. L’ideale sarebbe l'alleanza terapeutica. Anche quando questa è efficace ci possono essere degli alti e bassi, ma questo aiuta il terapeuta a capire come si comporta il paziente nelle relazioni personali. Quando il paziente dimostra ambivalenza comportamentale , si dà più importanza all'aspetto dimostrativo,perché a livello verbale si può controllare cosa dire mentre nell’aspetto relazionale è inconscio. test psicodiagnostici (autosomministrati, clinician-report, proiettivi) : la testologia è un buon punto di riferimento ma va accompagnato da un autosomministrazione sia del paziente che del clinico raccolta di informazioni dagli «informants», ovvero persone più o meno vicine al paziente (parenti, partner, amici, insegnanti, colleghi, ecc.). Il loro ruolo è comunicare traumi rimossi del paziente, un aspetto cruciale da considerare per il clinico. Ad esempio una ragazza che presentava vari disturbi psicosomatici (non hanno causa organica), non aveva mai detto alla psicoterapeuta di aver avuto due abusi sessuali avuti in due momenti differenti durante l’adolescenza.La psicoterapeuta l’ha saputo da una terza persona, la stessa che aveva chiamato per chiederle di consultare la ragazza. Nella terapia con questa ragazza è stato cruciale anche l’interpretazione di un suo sogno. Il COLLOQUIO CLINICO-DIAGNOSTICO Il colloquio clinico è un dialogo tra lo psicologo e il paziente volto ad individuare una diagnosi e pianificare un trattamento in base a : i ruoli tra i partecipanti sono ben definiti, non si possono invertire perché ci sono dei confini da rispettare il setting in cui avviene ha delle regole precise (tempi, spazi, comunicazione) : contesto di lavoro ben definito,non può essere un luogo pubblico, deve tenere in considerazione la privacy ed il confine. Ci deve essere stabilita e continuita. Il tempo è un aspetto fondamentale della seduta e del setting, perché aiuta il paziente a gestire il suo tempo. Ad esempio nei pazienti con resistenza succede che non dirà nulla di rilevante per la maggior parte del tempo della seduta e dirà le cose più importanti negli ultimi minuti.Questo può avere vari significati : se il clinico aumenta il tempo della seduta sta violando il setting GLI OBIETTIVI DEL COLLOQUIO CLINICO DIAGNOSTICO: -Raccolta dati anamnestici: tutti i dati inerenti alla storia clinica del soggetto -Descrizione soggettiva del disagio -Valutazione delle relazioni significative e delle risorse del paziente: da li si spiegano le dinamiche della vita del paziente,che siano positive e negative. Su che cosa si può contare? su quali risorse psicologiche,sociali ,intellettive,culturali o economiche? -Analisi della domanda: valutare qual è la richiesta esplicita terapeutica ma anche quella implicita ed inconscia (un motivo che spinge ad andare in terapia ma che il paziente non comunica) al fine di portare il paziente alla consapevolezza della sua richiesta. DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO Oltre al compito diagnostico dei disturbi mentali, la psicologia clinica si occupa di fornire trattamenti terapeutici adeguati per la loro cura. I principali metodi per terapeutici del disagio mentale sono: Trattamento farmacologico (psichiatra) : utilizzato ad esempio per disturbi dell’umore o dell’ansia, se si ritiene opportuno la terapia viene accompagnata a dei farmaci. Intervenire solo con farmaci non è corretto in quanto dipende anche dai sintomi, dalla loro intensità,durata e dalla loro origine (organica o meno). Intervento psicologico supportivo (psicologo clinico) Psicoterapia (psicoterapeuta): con lo psicoterapeuta, questo trattamento ha scopo di portare il paziente ad una migliore consapevolezza della problematica, migliore conoscenza di sé stesso Trattamento residenziale (psichiatra, psicologo clinico, infermiere, educatore) SIGNIFICATO DI PSICOTERAPIA : spesso definita la terapia della parola. Lo psicologo clinico non può fare psicoterapia,perché è più strutturata e necessita una specializzazione per approcci. Ricreando un’atmosfera empatica e attraverso l’utilizzo di metodi di cura validi e appropriati, il terapeuta accompagna il paziente verso un percorso volto a: identificare la causa dei propri problemi; considerare alternative più funzionali per affrontarli; La consapevolezza emotiva e la capacità introspettiva che il paziente acquisisce in psicoterapia promuovono variazioni cognitive, emotive e comportamentali che favoriscono l’adattamento; La psicoterapia è efficace in un'ampia gamma di patologie. Utile anche su soggetti sani con temporanee difficoltà psicologiche. Tra i più diffusi approcci psicoterapeutici: Terapia psicodinamica (inclusa psicoanalisi) Terapia cognitivo-comportamentale Terapia sistemico-relazionale:consigliata per i disturbi alimentari Altri approcci terapeutici: Terapia interpersonale Terapia della Gestalt Psicoterapia supportiva Bioenergetica Terapia residenziale Approcci basati sulla mindfulness La familiarità: un aspetto importante è la familiarità perché futuro figlio avrà una probabilità di essere malato a causa dell'esposizione diretta al disturbo. La familiarità è spesso diffusa nei disturbi dell’umore. LEZIONE 3 : IL COSTRUTTO PSICODINAMICO: facciamo riferimento a 2 concetti Costrutto→concezioni a livello teorico e empirica che ci rimanda a una componente psicologica. Psifinamivi→ approccio psicoterapico e teorico della psicologia che nasce con la psicoanalisi e si sviluppa nel tempo nella psicodinamica. Nella psicodinamica cambia l'analisi delle componenti inconsce, richiama un livello di funzionamento mentale che non raggiunge la consapevolezza. Nella nostra epoca un modo semplice per definire l'inconscio è di fare riferimento alla consapevolezza. I meccanismi di difesa possiamo definirlo anche come processi di regolazione emotiva. Questo costrutto non nasce nella psicodinamica, si collega in un certo punto a un costrutto originariamente psicodinamico. IL MIO “SE” il concetto di sé e di persona si sovrappongono per alcuni aspetti. il sé un insieme di esperienze individuali elevate ore attraverso la propria esperienza soggettiva,la nostra percezione del mondo,di noi stessi ecc. Questa esperienza va interpretata. Alcune parti di queste interpretazioni non restano consapevoli. Il sé non può interpretare tutto perché alcune sono in contrapposizione,quindi ambivalenti ,oppure possono essere un trauma quindi verranno rimosse ma non dimenticate. Queste parti non più consapevoli possono emergere con i sogni. L'esperienza soggettiva del sé: con aspetti consapevoli o inconsci, non è per forza corrispondente al sé del mondo esterno, per questo a volte gli altri ci vedono diversamente da come ci vediamo noi. Quando facciamo una diagnosi del sé,la personalità,non dobbiamo fermarci all'osservazione ma andare oltre considerando aspetti inconsci o contraddittori. La persona. e il risultato dell'integrazione del sé soggettivo e il se osservato da fuori. La persona,concetto più comprensivo del sé, può essere intesa come un insieme di diversi aspetti: esperienza del sé,conflitti non per forza aggressivi ma interiori, questo è tra parti contrapposte sia piacevoli che spiacevoli. Un adolescente ad esempio che passa dalla pubertà per evolversi, è abituato a percepirsi in un modo,con lo sviluppo cambiano a paiono nuovi aspetti e queste trasformazioni repentine possono creare dei conflitti. Per questo la fase di insorgenza dei disturbi può capitare in questa fase. La conflittualità sta nel fatto che non c’è ma diretta corrispondenza del prima e dopo. Le Interazioni internalizzate con gli altri: nelle relazioni con i caregiver nelle prime fasi, si creano dei pattern interattivi ovvero dei modelli interattivi ripetitivi, in cui stabiliamo relazioni specifiche con una persona significativa, immagazziniamo questo rapporto ripetitivo che senza volere tornerà ad attivarsi quando nella relazioni successive si presentano caratteristiche simili. (Psicologia del senso comune). Queste interazioni internalizzate possono avere varie declinazioni collegate alle esperienze vissute, e ripresentarsi in situazioni simili con cui noi attiveremo pattern automatici che si attivano inconsapevolmente. Questo ha effetto anche sugli altri , gli farà un'impressione molto simile a quella passata dal soggetto stesso. Le persone riattivano l'esperienza traumatica aspettandosi inconsciamente lo stesso esito avuto in passato. Il terapeuta deve fare in modo che il messaggio passi in modalità diverse da quelle già vissute. Se c'è una risposta aggressiva dal paziente il t. deve tradurre la sua risposta aggressiva. Il paziente deve percepire questa nuova modalità e assimilarla come nuovo modello e che si renda consapevole che questa riattivazione aggressiva porti avanti la patologia. Noi quando siamo oggetto della riattivazione dobbiamo essere consapevoli e cercare di cambiare modello. Sapere chi è oggetto di proiezione aggressiva del passato, saperlo ci da la possibilità di comprensione ed uscire dalla proiezione. La manipolazione può essere consapevole o inconsapevole, sapere che qualcosa si riattiva ,dà conforto perché abbiamo previsto qualcosa che conoscevamo già. Il bias cognitivo ha a che fare con degli schemi più rigidi e ci impediscono di cogliere degli aspetti ( le euristiche mentali=scorciatoie mentali). Le strutture intrapsichiche (freudiane) possono avere distorsioni, su cui bisogna intervenire. Distorsioni perché danno un modello soggettivo, quindi non può essere rappresentativo di tutte le attività psichiche. caratteristiche fisiche background sociale e culturale capacità intellettive e stile cognitivo INCONSAPEVOLEZZA : i conflitti psicologici non sono consapevoli a chi li vive,chi arriva in consultazione può portare un problema principale può scoprire la causa consapevole. APPROCCI PSICODINAMICI conflitto inconscio carenze e risorse distorsioni delle strutture intrapsichiche Qualità delle relazioni oggettuali: le esperienze positive possono dare motivazione,mentre quelle negative possono portare. a blocchi relazionali 1 PRINCIPIO: ESPERIENZA SOGGETTIVA PSICHIATRIA DESCRITTIVA: il clinico cerca di osservare sintomi simili tra pazienti PSICHIATRIA PSICODINAMICA:Analizza specifiche storie e l'espressione unica della sintomatologia, si va a vedere la funzione di quei sintomi per quell'individuo. Si osserva come esso dà valore al suo mondo interno,il clinico cerca di capire come esso comprende le sue paure,desideri,aspettative ecc, si valuta la sua attività psichica. 2 PRINCIPIO: L’INCONSCIO SOGNI : i desideri infantili rimossi possono essere rilevati dai sogni, per questo i sogni andrebbero subito annotati al risveglio per rilevare dettagli. PARAPRASSI : fenomeni di vita quotidiani che si verificano come lapsus linguistici,azioni accidentali,dimenticanze o atti mancati,la procrastinazione: quest’ultima avviene perché ognuno di noi agisce inconsciamente per una funzione specifica, può essere il voler dar fastidio o danneggiare l’altro,oppure sentirsi in confort con l’ansia dello stare in ritardo SCHEMI RELAZIONALI : modalità interiorizzate di stare in relazione (memoria procedurale) che si attivano automaticamente nel setting terapeutico MECCANISMI DI DIFESA : strategie inconsce attivate dall’io per gestire l’angoscia derivata dai conflitti interni o situazioni esterne stressanti,per riportare l’equilibrio,in base alla maturità delle difese le risposte saranno più adattive all’individuo. 3 PRINCIPIO: IL DETERMINISMO PSICHICO Analizzare tali copioni permette di conoscere la vita inconscia del paziente, predire l'evoluzione dei suoi rapporti con sé stesso e il mondo, e aiutare il paziente a diventare sempre più consapevole del proprio mondo interno. Quello che siamo e facciamo nella nostra vita quotidiana è espressione di copioni inconsci che determinano: le nostre scelte : passioni e inclinazioni : partnership sociali e sentimentali : comportamenti e sintomi : LEZIONE 4 4 PRINCIPIO: ESPERIENZE INFANTILI La personalità è una struttura che governa e gestisce il funzionamento psicologico complessivo e si costruisce fin dalle prime fasi dello sviluppo. Essa si basa sia sugli aspetti temperamentali e caratteriali dell’individuo, sia sulle sue esperienze infantili, in particolare quelle con le figure significative.Questo concetto richiama l’idea di attaccamento, un sistema di percezione di sé e dell’altro che si sviluppa nel rapporto con figure di riferimento, specialmente nel primo anno di vita, con i caregiver, come i genitori, e in particolare con la madre o chiunque si prenda cura del bambino. i ricordi infantili, così come le amnesie, permettono di comprendere i sintomi e l'eziopatogenesi dei disturbi: Un altro aspetto cruciale da considerare nell’ambito delle esperienze infantili è quello degli episodi ritenuti stressanti o traumatici. Esperienze dolorose come la perdita, l’allontanamento o situazioni di disagio vissute dal bambino possono essere considerate fattori eziopatogenici di eventuali disturbi mentali. Tuttavia, è importante notare che la definizione di “traumatico” non riguarda solo le esperienze oggettivamente difficili, come quelle citate, ma anche la percezione soggettiva del bambino rispetto a tali esperienze. ogni bambino percepisce l'ambiente con i propri filtri soggettivi, indipendentemente dalle caratteristiche oggettive del mondo circostante e delle figure di accudimento;la percezione che il bambino ha delle proprie esperienze è rilevante perché spesso, essendo molto piccolo, non può comunicare direttamente se un’esperienza è stata eccessivamente difficile o traumatica. Tuttavia, è possibile dedurre il suo vissuto da comportamenti, interazioni e somatizzazioni. Ad esempio, nella mia esperienza personale, mi è capitato di riflettere sulla diversa reazione dei miei figli alle stesse situazioni. In un caso, una situazione che non mi preoccupava per mia figlia minore avrebbe invece suscitato preoccupazione per la maggiore. Questo dimostra come ogni bambino percepisca e recepisca le esperienze in modo soggettivo, e come gli stessi eventi possano essere vissuti in maniera diversa da ciascun bambino. alcuni disturbi sono l'esito di una cattiva corrispondenza tra il temperamento del bambino e delle sue figure di attaccamento; Quando si parla di disturbi legati a difficoltà nel rapporto con la figura di attaccamento, spesso si fa riferimento a una difficoltà relazionale che si è creata tra il bambino e il caregiver. Non sempre questo è dovuto a una patologia del genitore, ma può derivare da una cattiva corrispondenza tra i segnali e i comportamenti del bambino e la risposta del genitore. Ad esempio, un bambino con un temperamento molto richiedente, che reagisce intensamente alle stimolazioni, può incontrare difficoltà se il caregiver non tollera bene questa modalità di comunicazione dei bisogni. Questo può generare un’interferenza nella relazione. stimoli provenienti dall'ambiente esterno possono modificare l'attività genica indipendentemente dal corredo genetico; 5 PRINCIPIO : LA RESISTENZA Desiderio di mantenere lo STATUS QUO e di opporsi ai tentativi del terapeuta di produrre insight e cambiamento; La resistenza si verifica per tutto il corso del trattamento e può assumere diverse forme (ritardi, dimenticanze, silenzi, focalizzazione su materiale irrilevante); nasce e si sviluppa in ambito clinico psicoterapico e ha un ruolo cruciale nell’andamento della psicoterapia. Tuttavia, può essere considerata anche in un contesto più generale, riferendosi al bisogno dell’individuo di mantenere il proprio equilibrio psichico. Questo equilibrio non è necessariamente sano: potrebbe essere patologico. Per esempio, nelle relazioni interpersonali, anche quando c’è uno squilibrio di ruoli o una tendenza a rapporti disfunzionali o tossici, spesso le persone resistono al cambiamento, anche se vivono la relazione con disagio. Al pari delle difese, la resistenza ha lo scopo di evitare al paziente di confrontarsi con sentimenti negativi che possono emergere nel processo terapeutico : nonostante possa essere evidente, anche alla persona coinvolta, che una modifica della relazione sarebbe positiva, spesso l’interruzione o il cambiamento non vengono contemplati. La paura del cambiamento, anche quando esso potrebbe portare benefici, è spesso prevalente. Questo meccanismo è ben visibile in psicoterapia: il paziente può iniziare il trattamento con il desiderio di cambiamento, ma quando questo si avvicina, possono verificarsi ricadute, interruzioni del trattamento (dropout), o variazioni della sintomatologia.La resistenza al cambiamento può essere inconscia, ma a volte anche consapevole, e serve a evitare i sentimenti negativi, le difficoltà e la paura dell’ignoto che il cambiamento porta con sé. Le modalità con cui il paziente resiste alla terapia riflettono le caratteristiche di relazioni significative del passato; L'analisi delle resistenze è parte fondamentale della terapia: cambiare è facile a parole, ma nella pratica può generare grande angoscia. Un esempio è l’adolescenza, un periodo di cambiamento spesso vissuto con disagio piuttosto che con entusiasmo. In psicoterapia, questo fenomeno è molto evidente e deve essere affrontato tramite l’analisi della resistenza, poiché solo attraverso questa analisi terapeuta e paziente possono imparare a gestire l’angoscia legata al cambiamento 5 PRINCIPIO: TRANSFERT E CONTROTRANSFERT Nel TRANSFERT il paziente attribuisce al terapeuta sentimenti, pensieri e azioni riguardanti una figura significativa del passato; Il paziente mette in atto la relazione passata nella stanza terapeutica; si può verificare anche in altre relazioni importanti per l'individuo L'analisi del transfert è uno strumento essenziale nella pratica clínica: Il transfert fa riferimento a tutti quei sentimenti, pensieri, comportamenti, schemi relazionali e dinamiche che il paziente ha vissuto nel rapporto con le proprie figure significative del passato, e che tende inconsciamente a trasferire sul terapeuta. È come se il paziente si aspettasse che il terapeuta agisca nello stesso modo delle figure del passato, trasferendo su di lui un immaginario emotivo e cognitivo, ricordi, pensieri ed aspettative. Il transfert non è sempre attivo in terapia, ma si riattiva in momenti specifici. In questi momenti, il terapeuta dovrebbe notarlo e, se possibile, interpretarlo. Il paziente, infatti, può mettere in atto dei comportamenti specifici (acting out) nella stanza di terapia nei confronti del terapeuta. Questo è particolarmente evidente nei casi di transfert negativo, quando il paziente aggredisce verbalmente o con atteggiamenti di aggressione passiva per qualcosa che il terapeuta non ha effettivamente detto o fatto. In questi casi, il paziente sta trasferendo aspettative legate al passato sul terapeuta. Il transfert si attiva nei confronti del terapeuta, ma le dinamiche relazionali che portiamo con noi tendono a riattivarsi anche in altre relazioni della nostra vita adulta. Gli schemi e le dinamiche relazionali che abbiamo interiorizzato non si limitano al rapporto paziente-terapeuta, ma si estendono a tutte le relazioni future dell’individuo. Abbiamo tutti avuto relazioni significative durante l’infanzia con figure importanti, dalle quali abbiamo costruito i nostri schemi relazionali, e queste dinamiche spesso rimangono attive anche quando i caregiver restano nella nostra vita.Nel transfert, si verifica un’attribuzione difensiva al terapeuta di aspettative legate a relazioni passate significative. Questo è particolarmente evidente quando il paziente proietta su di lui sentimenti legati al passato. Si può attivare anche un transfert positivo. In questo caso, il paziente non attribuisce sentimenti o pensieri persecutori, ma sentimenti positivi Nel CONTROTRANSFERT, il terapeuta vive la risposta affettiva al transfert del paziente; Il controtransfert viene sperimentato dal terapeuta. In pratica, cosa succede nel terapeuta quando vive il controtransfert? Fondamentalmente, egli ha una risposta emotiva al transfert del paziente. Ricevendo il transfert, il terapeuta inizia a sentire emozioni, a provare sensazioni, e a fare pensieri, percependo una risposta emotiva e cognitiva al transfert del paziente. Utilità del Controtransfert: Cosa si fa con queste sensazioni? In realtà, molte cose: il controtransfert è uno dei migliori strumenti a disposizione del terapeuta. Attraverso ciò che percepisce e sente dal paziente, il terapeuta riesce a comprendere meglio il vissuto e la storia del paziente, nonché quello che si sta riattivando nel qui ed ora. Queste sensazioni permettono al terapeuta di dare significato alla relazione terapeutica. Se il terapeuta sperimenta fastidio, noia, interesse o timore – sensazioni che possono essere svariate e anche contrastanti – può utilizzarle per riformulare, rianalizzare e interpretare ciò che il paziente sta vivendo, aiutandolo a comprendere la sua risposta. Esempio Clinico di Controtransfert: un caso di controtransfert molto chiaro che ho vissuto nella mia esperienza clinica è stato con una paziente gravemente anoressica, al limite biologico del ricovero. La percezione che avevo era di timore nell’avvicinarmi emotivamente, fisicamente e cognitivamente a lei, per paura di “frammentarla”. Era come se stessi tenendo tra le mani un oggetto di estrema fragilità, qualcosa che poteva frantumarsi da un momento all’altro. Questo controtransfert, che ho vissuto in modo molto intenso, mi ha dato moltissime informazioni sia sulla patologia della ragazza che sulla qualità delle sue esperienze introspettive.Potreste pensare: “Sì, il terapeuta si è sentito così, ma non tutti si sentono allo stesso modo.” Certo, non pensiamo tutti allo stesso modo, ma i filtri soggettivi di cui abbiamo parlato sono estremamente rilevanti perché ci forniscono informazioni preziose. Un esempio di transfert persecutorio (con punizione) può ulteriormente chiarire questo concetto. COSA SONO I MECCANISMI DI DIFESA Strategie di regolazione emotiva implicita: I meccanismi di difesa sono strumenti psicologici che utilizziamo quotidianamente, dal momento in cui nasciamo fino alla fine della nostra vita. Ci aiutano a gestire le situazioni di vita, a strutturare la nostra personalità, a mantenere i legami di attaccamento, ad affrontare momenti di stress e a percepire noi stessi. Sono presenti costantemente come una risorsa a nostra disposizione. Tuttavia, sono stati studiati e discussi poco, soprattutto a causa della loro origine legata alla psicoanalisi. Per molti anni, l’egemonia prima del comportamentismo e poi della psicologia cognitivo-comportamentale ha un po’ messo in ombra i concetti psicodinamici e psicoanalitici. Solo recentemente si stanno riscoprendo questi temi, nonostante sia più semplice proporre un tipo di psicologia di “pronto uso”, che apparentemente risolve velocemente i problemi, ma spesso solo superficialmente. Processi automatici con cui l’individuo gestisce l’angoscia derivata da conflitti interni o situazioni esterne stressanti : I meccanismi di difesa possono essere definiti come processi automatici, condivisi e ormai riconosciuti come lo standard di riferimento. Si attivano senza la consapevolezza o la volontà dell’individuo e servono a gestire l’angoscia, la tensione e l’ansia derivanti da conflitti interni o da situazioni esterne che generano stress. Questi processi si attivano ogni volta che l’individuo sperimenta una tensione emotiva, che sia positiva o negativa. Non si manifestano solo in situazioni difficili o dolorose, ma anche in situazioni piacevoli e complesse. Di recente, questo concetto, nato nella psicoanalisi, è stato integrato nella teoria della regolazione emotiva, in particolare dai teorici della regolazione emotiva implicita. La regolazione emotiva implicita riguarda quella parte del processo di gestione delle emozioni che si attiva automaticamente, senza il controllo cosciente dell’individuo. Sono gerarchicamente organizzati in base alla funzione difensiva e al livello di maturità/adattività : i meccanismi di difesa ci proteggono dall’angoscia interna ed esterna, ci aiutano a regolare le emozioni e a gestire le situazioni difficili. Ma perché si chiamano “meccanismi di difesa” e non “meccanismo di difesa”? La prima risposta è che ce ne sono molti e agiscono in modo diverso. Qui entra in gioco il concetto di gerarchia, che fa riferimento a una scala organizzata sulla base dell'attività"analizzati in base alla funzione difensiva e al livello di maturità/adattività: Si riferisce alla capacità di un individuo di adattarsi meglio alle situazioni circostanti. In questa gerarchia delle difese, ai livelli più bassi troviamo le difese primitive, mentre ai livelli più alti troviamo quelle più consapevoli e funzionali, che permettono un miglior adattamento Defense Mechanisms Rating Scales (DMRS): scala di valutazione dei meccanismi di difesa e modello gold-standard: La gerarchia delle difese è rappresentata dalla “Defence Mechanism Rating Scale” (DMRS), un modello teorico nato come scala di valutazione. Questo modello, sviluppato dagli anni ’90 in poi, ha permesso di studiare i meccanismi di difesa come processi che possono essere più o meno adattivi, che variano nel tempo e che possono migliorare grazie alla psicoterapia e allo sviluppo individuale. Un obiettivo della psicoterapia, infatti, è quello di migliorare il funzionamento difensivo, ovvero la capacità di regolazione emotiva e di adattamento della personalità. La DMRS valuta 30 difese organizzate in 7 livelli gerarchicamente ordinati : Ogni livello comprende difese che hanno una funzione simile, anche se si manifestano in modo diverso. Questi livelli vanno dal primo, che comprende le difese meno adattive e più disfunzionali, fino al settimo, dove troviamo le difese più mature, vicine alle strategie di coping, che permettono una maggiore regolazione emotiva e una migliore risoluzione dei conflitti.Un esempio di meccanismo di difesa di basso livello è l’acting out, che si manifesta attraverso attacchi di rabbia. Questo comportamento potrebbe essere una risposta a un’emozione non compresa o non gestita perché troppo forte. LE DIFESE PER SIGMUND FREUD (primo che ha capitolo il loro scopo, funzionamento e la loro differenziazione) La rimozione : Attraverso la rimozione l’individuo «risolve» il contrasto esistente tra un impulso inaccettabile e la rappresentazione dell’Io o della realtà esterna. Viene spostato nell’inconscio così che in qualche modo non ricordarli ,non esserne consapevole risolve tra virgolette ,perché in realtà non lo risolve davvero il problema, però tende a ripristinare un proprio equilibrio Nuovi meccanismi (regressione,rimozione, formazione reattiva, isolamento, annullamento retroattivo, proiezione, introiezione, rivolgimento contro se stessi, trasformazione nel contrario). Ma ce ne sono anche tanti altri è in base a quello che serve in quel momento l'individuo Ecco che andrà a pescare andrà ad attivare questo o quell'altro meccanismo di difesa Prima abbiamo citato l'isolamento affettivo: un meccanismo di difesa che individuo può raccontare esperienze estremamente traumatiche con un atteggiamento di distacco emotivo quasi robotico , senza rivivere le emozioni , ovvero la parte rimossa. Nella rimozione generale invece si rimuove proprio tutto il ricordo e le sue conseguenze. Le difese impediscono a impulsi e desideri potenzialmente dannosi per l’individuo e la società di trovare espressione nell’azione. Escludono dalla coscienza idee e sentimenti che genererebbero eccessiva angoscia. LE DIFESE PER ANNA FREUD Primo tentativo di organizzare le difese in una sistematizzazione.Sottolinea l’aspetto adattivo dei meccanismi di difesa. Introduce nuovi meccanismi di difesa (sublimazione,identificazione con l’́aggressore, altruismo). Le difese possono essere ordinate lungo una linea evolutivo-maturativa sulla base di quattro criteri: intensità adeguatezza rispetto all’età reversibilità : cioè quanto possono modificarsi cioè un individuo Quanto può modificare il suo stile difensivo si difende sempre nello stesso modo oppure può utilizzare una gamma più ampia di difese equilibrio tra le difese; come i meccanismi di difesa creano tra di loro un equilibrio , se li utilizzo tutti e 30 c'è un equilibrio giusto. Se si usano le gerarchie più alte non vuol dire avere equilibrio, averlo significa saper ricorrere a tutti i meccanismi di difesa in base alla situazione e alla loro funzionalità LE DIFESE PER MELANIE KLEIN Definisce psicotici quei meccanismi di difesa primitivi che vengono impiegati contro le angosce derivanti dall’istinto di morte. Le difese non si limitano a proteggere l’Io da sentimenti dolorosi, ma rappresentano anche principi organizzativi della vita psichica I meccanismi di difesa primitivi sono caratteristici delle prime fasi dello sviluppo psichico (diniego, la scissione, proiezione e identificazione proiettiva) : per i bambini piccoli è fondamentale riconoscere c gli aspetti opposti, quindi buono e cattivo, bello e brutto; questa scissione tra aspetti positivi e aspetti negativi a cui stare alla larga è qualcosa che nel bambino piccolo aiuta a sviluppare proprio le prime comprensioni. LE DIFESE PER OTTO KERNBERG I meccanismi di difesa possono essere definiti come fenomeni intrapsichici volti a governare tutti conflitti interiori che coinvolgono le diverse componenti del soggetto. Non solo gli stili di personalità ma soprattutto per capire la maturità della personalità, Noi abbiamo 3 criteri Difese di alto livello: hanno lo scopo di proteggere l'Io respingendo un derivato pulsionale o la sua rappresentazione, o entrambi, dall’Io cosciente (rimozione, formazione reattiva, isolamento, annullamento retroattivo,intellettualizzazione e razionalizzazione). Difese di basso livello: proteggono l’Io tenendo attivamente separate esperienze contraddittorie del Sé e delle altre persone significative (scissione, proiezione, onnipotenza, svalutazione, idealizzazione primitiva, identificazione proiettiva e diniego). LE DIFESE PER GEORGE VAILLANT I meccanismi di difesa sono dei processi che entrano in azione in seguito a turbamenti provenienti da bisogni istintuali, mondo esterno, coscienza morale e relazioni con altri significativi. Classifica i diversi meccanismi di difesa secondo un ordine gerarchico basato su un continuum che ha per estremi le dimensioni maturità-immaturità e patologia-salute. LIVELLO 1. DIFESE PSICOTICHE (proiezione delirante, diniego psicotico,distorsione della realtà esterna) LIVELLO 2. DIFESE IMMATURE (proiezione, fantasia schizoide, ipocondria,comportamento passivo-aggressivo, acting out, dissociazione) LIVELLO 3. DIFESE NEVROTICHE (isolamento/intellettualizzazione,rimozione, spostamento, formazione reattiva) LIVELLO 4. DIFESE MATURE (altruismo, umorismo, repressione,anticipazione, sublimazione) LE DIFESE PER PHEBE CRAMER L’uso di un meccanismo di difesa dipende dal livello evolutivo della persona quanto dalla complessità cognitiva che il meccanismo stesso presuppone. Il suo contributo ha permesso di capire come valutare i meccanismi di difesa, e di costruire strumenti per studiarli. Più avanti si è scoperto incompleto perché non tutte le difese sono inconsce ma anche consce e sulla base di una scelta. Individua 6 criteri per definire i meccanismi di difesa: inconscio: operazione mentale e cognitiva che funziona al di fuori della coscienza risposta ad una minaccia psichica: operano al fine di tenere fuori dalla coscienza pensieri, impulsi e desideri inaccettabili gestione di affetti avversi: evitamento o la riduzione della carica affettiva negativa stabilità: le difese sono relativamente durevoli, stabili e prevedibili adattamento: l’uso eccessivo e rigido di una difesa può favorire la manifestazione di una psicopatologia identificabilità: ogni meccanismo di difesa può essere distinto dagli altri LE DIFESE PER J. CHRISTOPHER PERRY Rielabora la teoria di Vaillant e propone un modello gerarchico dei meccanismi di difesa empiricamente derivato. La gerarchia delle difese di Perry, oggi considerata la gold-standard theory per lo studio delle difese, è basata sulla maturità della funzione difensiva dei meccanismi di difesa. Definisce 30 meccanismi di difesa, gerarchicamente organizzati in 7 livelli difensivi e 3 categorie difensive Sviluppa la Defense Mechanisms Rating Scales (DMRS;Perry, 1990) per valutazione empirica dei meccanismi di difesa a partire dai trascritti di interviste cliniche o sedute di psicoterapia.Tanto che il DSM IV ha introdotto proprio un asse sui meccanismi difesa al suo interno quindi immaginate quanto possa avere influenzato la cultura dell'epoca la DMS tanto da inserire un asse nel DSM che principale è manuale diagnostico di riferimento per i disturbi mentali. Era difficile da utilizzare però quindi e la sua diffusione è scemata e successivamente altri studiosi come Vittorio lingiardi e Ciro Conversano ,hanno realizzato strumenti basati sulla Mrs ma di nuova generazione ,quindi più moderni e più facilmente applicabili nella pratica clinica, nella ricerca, tali da rilanciare però un modello che di per sé era standard cioè Perry ha fatto una un'opera pazzesca nella sua teoria di Mrs che non poteva perdersi ma le serviva una facilitazione delle teorie di riferimento sottostanti. STRUMENTI DI NUOVA GENERAZIONE BASATI SULLA DMRS In anni recenti, Mariagrazia Di Giuseppe e collaboratori hanno elaborato una serie di strumenti basati sulla teoria DMRS per facilitare la valutazione delle difese in diversi ambiti di applicazione. Defense Mechanisms Rating Scale Q-sort (DMRS-Q; Di Giuseppe et al., 2014): versione Q-sort per la valutazione dei meccanismi di difesa nel contesto clinico. Defense Mechanisms Rating Scale Q-sort for children (DMRS-Q-C; Di Giuseppe et al., 2021): versione del DMRS-Q adattata alla valutazione dei meccanismi di difesa nei bambini. Defense Mechanisms Rating Scale – Self-Report-30 (DMRS-SR-30; Di Giuseppe et al., 2020):versione autosomministrata della DMRS per la valutazione delle difese su vasto campione. LEZIONE 5 ➔ 1900 Perry propose una scala per misurare le difese ➔ 1994, vengono introdotti i meccanismi di difesa nel DSM-IV, il manuale dei disturbi mentali più utilizzato. L’inclusione di un costrutto nel DSM implica che esso sia stato approvato dalla comunità scientifica. ➔ 2000: gli studi aumentano fino ad arrivare ad ambiti lontani, come le neuroscienze. Ci si chiede se questi meccanismi siano sovrapponibili ad altri fattori, tra cui il coping: concetto simile ai meccanismi di difesa, ma con una differenza chiave: il coping è un problem solving consapevole, non inconscio. È un termine che deriva dall’inglese “to cope”, che significa affrontare. Indica le modalità o strategie che l’individuo utilizza per fronteggiare problemi e situazioni di stress). Per quanto riguarda le difese, la scala era già consolidata, mentre per il coping non era ancora considerata affidabile. ➔ Negli ultimi dieci anni, gli studiosi della regolazione emotiva hanno osservato che essa non è totalmente consapevole. Hanno iniziato quindi a ipotizzare una componente implicita e involontaria, arrivando a includere i meccanismi di difesa come parte integrante della regolazione emotiva. La gerarchia delle difese nella DMRS I meccanismi di difesa si distinguono per: Livello di maturità Definizione Funzione difensiva TRE GRUPPI in cui vi sono le difese che fanno riferimento alle strategie che l'individuo attiva: difese mature ed adattive difese nevrotiche difese immature DIFESE IMMATURE : completa inconsapevolezza Livello 1 – difese di azione: acting out, aggressione passiva; help-rejecting complaining; livello meno adattivo, le emozioni vengono trasmesse senza filtri. Livello 2 – difese di distorsione maggiore dell’immagine: scissione dell’immagine di sé e dell’oggetto; identificazione proiettiva; Questa percezione non è coerente con la realtà, in quanto si ha una distorsione di quest’ultima e percepisco la realtà in maniera alterata,sono chiamate anche difese borderline , difese primitive. Livello 3 – difese di diniego: negazione, razionalizzazione; proiezione; fantasia; difese immature ma nonostante questo diniego della realtà,vista come molto distorta dal soggetto, permette al soggetto di viverla meglio,negando le sue problematiche. Queste si chiamano anche difese egosintoniche = i sintomi non sono percepiti come fastidiosi da chi li ha , ma percepiti da chi li osserva. Livello 4 – difese di distorsione minore dell’immagine: idealizzazione dell’immagine di sé e dell’altro; svalutazione dell’immagine di sé e dell’altro; onnipotenza; vi è una versione meno distorta rispetto al livello 2,le emozioni sono meno intense; c'è un riscontro al livello dell'autostima, si idealizza ad esempio una persona per gestire meglio le frustrazioni ricevute da questa. DIFESE NEVROTICHE : la consapevolezza non è del tutto incompleta Livello 5 - difese nevrotiche: rimozione, dissociazione, formazione reattiva, spostamento; servono ad evitare i pensieri (elementi cognitivi) associati alle emozioni provate. Livello 6 - difese ossessive: isolamento affettivo, intellettualizzazione, annullamento retroattivo; servono ad evitare le emozioni ma si preservano i pensieri/ricordi DIFESE MATURE : consapevolezza completa Livello 7 - difese altamente adattive: affiliazione, altruismo, anticipazione, umorismo, autoaffermazione, auto-osservazione, sublimazione, repressione; Questo livello integra gli aspetti emotivi e cognitivi, ripristinano lo status quo , l’equilibrio che è stato turbato sia dall'esterno che dall'interno di noi. Vi è la capacità di affrontare e di risolvere o comprendere meglio l'origine delle mie emozioni negative per non compromettere la situazione esterna o interna. Uniche che permettono la coesistenza di pensieri ed emozioni e capacità di accettare l'emozione e reprimerla ,oppure risolverla. Reprimere le emozioni però comporta l'aumento dell'emozione o addirittura la somatizzazione di essa,ovvero la problematica può spostarsi sul corpo e creare ad esempio un mal di testa.Come il coping queste difese sono adattive e spesso si sovrappongono questi concetti. FUNZIONE DELLE DIFESE INDIVIDUALI Attraverso le difese capiamo come sta funzionando l'individuo: Livello 1 = scarica verso l'esterno di emozioni o pensieri incontenibili Livello 2 = mantenere separati elementi buoni da elementi cattivi. Non riesce ad integrare componenti sia buone che cattive nello stesso momento nell'altro o in se Livello 3 = permette all'individuo di rimanere inconsapevole anche di non considerare il problema Livello 4 = regola (portare in equilibrio) l'autostima Livello 5 = evitano la consapevolezza delle tematiche stressante con distacco cognitivo Livello 6 = evitano la consapevolezza delle tematiche stressante con distacco emotivo Livello 7 = trasformare emozioni o pensieri negativi in forme meno minacciose LEZIONE 6 LIVELLO 7: DIFESE ALTAMENTE ADATTIVE Le difese altamente adattive sono le strategie più adattive che l’individuo può utilizzare per gestire gli agenti stressanti. Sono spesso considerati sinonimi di strategie di coping positivo. Conflitti interni e stress esterni sono esperiti integralmente (aspetti cognitivi ed emotivi) e senza distorsione. L’individuo tenta di massimizzare l’espressione positiva e la gratificazione dei propri desideri, restando consapevole delle limitazioni personali e ricorrendo a fonti esterne di aiuto quando queste sono disponibili. Ognuno di noi può usare tutte le difese,ma di solito ne preferiamo alcune. AFFILIAZIONE (MATURA) Definizione: rivolgersi ad altri per ricevere sostegno psicologico o pratico per risolvere un problema o conflitto senza delegare i propri compiti all’altro e senza aspettarsi che l’altro risolva il problema. Attiva capacità di affermare il bisogno di aiuto,ci deve essere questo aspetto che crei disagio altrimenti il meccanismo di difesa non viene richiamato.: Funzione: stabilire un legame di attaccamento positivo al fine di migliorare la propria capacità di gestire un problema o conflitto e sentirsi meno soli. Ridurre l’angoscia esperita attraverso l’espressione dei propri sentimenti e conflitti. Diagnosi differenziale: autoaffermazione,perché si fa qualcosa per risolverlo; formazione reattiva ovvero una distorsione di tipo emotivo ,chiedo aiuto a chi mi crea disagio; idealizzazione immagine dell’altro; scissione immagine dell’oggetto; help-rejecting complaining. Esempio : Il soggetto descrive un conflitto importante o uno stress esogeno in cui l’affiliazione ha giocato un ruolo emotivo considerevole nel farvi fronte come è evidente dalla descrizione delle caratteristiche dell’aiuto ricevuto, degli individui o dell’organizzazione coinvolti, e del senso che qualcosa è stato appreso dall’esperienza. ALTRUISMO (legato all'affiliazione) Definizione: impegnarsi per soddisfare i bisogni degli altri come modo per soddisfare parzialmente i propri bisogni attraverso una gratificazione vicaria, come se fosse un’esperienza di compensazione di un aiuto passato che chi aiuta non ha ricevuto,non in senso narcisistico ma di cura. Per codificare l’altruismo ci deve essere una chiara corrispondenza tra i sentimenti soggettivi e l’aiuto che si offre. Funzione: gratificare i bisogni personali attraverso l’aiutare gli altri, spesso come alternativa ad esperienze passate in cui per il soggetto l’aiuto non era disponibile o insufficiente. Incanala sentimenti negativi in comportamenti altruistici che restituiscono una percezione di superamento dell’esperienza passata. Diagnosi differenziale: repressione; formazione reattiva; proiezione; aggressione passiva Esempio: Il soggetto aiuta altri che stanno esperendo un problema che non riescono risolvere adeguatamente da soli. Il problema sembra avere un significato personale per il soggetto, che lo associa ad una esperienza simile del suo passato (ad es. “Mi fa sentire bene aiutare qualcuno che si trova nella stessa situazione in cui mi trovai io in passato”). ANTICIPAZIONE Definizione: considerare prima che si verifichino possibili soluzioni realistiche e reazioni emotive ad un problema o conflitto, tenendo bene a mente sia gli aspetti emotivi, sia quelli cognitivi. Questo favorisce una risposta più adattiva al problema anticipato. Funzione: mitigare gli effetti di future situazioni o conflitti stressanti. Attraverso la gestione dell’ansia corrispondente all’anticipazione, si riesce a pianificare una risposta più adattiva e a diminuire l’angoscia. Diagnosi differenziale: auto-osservazione; annullamento retroattivo; proiezione; pensieri ossessivi e rimuginanti: al limite con l'ossessività perché si inizia a pensare a come ci si sentirà. Esempio: In vista di un importante occasione o performance, il soggetto prova ad immaginarsi nella situazione al fine di essere più preparato e meno ansioso.Ad esempio se hei un esame provi ansia per prepararti meglio a quando sarai li a fare l esame,per gestire l ansia la anticipi. UMORISMO Definizione: enfasi sugli aspetti ironici di una situazione stressante o conflittuale senza che questa offenda, derida o svaluti il soggetto o altri con cui ironizza. Spesso è presente una componente di auto-osservazione. Funzione: permette di comunicare in forma simbolica e ironica emozioni e pensieri conflittuali che non sono completamente esprimibili direttamente. Permette inoltre di allentare la tensione condividendo con altri sorrisi e risate sulla questione che genera angoscia. Diagnosi differenziale: svalutazione dell’immagine di sé e dell’oggetto; aggressione passiva. Esempio: Il soggetto fa commenti divertenti o ironici su situazioni imbarazzanti al fine di diffonderle AUTOAFFERMAZIONE Definizione: espressione diretta dei propri sentimenti, pensieri e bisogni con tentativo di risolverli (laddove possibile) nella maniera più efficace per tutte le parti coinvolte. Non prevede comportamenti aggressivi, indiretti o manipolativi. Funzione: alleviare la tensione causata da pensieri e sentimenti angoscianti attraverso la libera espressione degli stessi a cui non segue vergogna o senso di colpa ma piuttosto percezione di efficacia. Diagnosi differenziale: annullamento retroattivo; onnipotenza; aggressione passiva Esempio: Quando persegue qualcosa di desiderabile, inclusa una relazione con qualcuno, il soggetto è in grado di utilizzare i suoi talenti e il suo fascino per attrarre l’altro, senza vergognarsi o sentirsi colpevole qualora fallisca. Quando qualcuno è sgarbato, sprezzante o derogatorio verso il soggetto, il soggetto è in grado di prendere le proprie difese appropriatamente, anche se non può cambiare l’atteggiamento degli altri o imporre delle scuse. AUTOSSERVAZIONE Definizione: riflessione consapevole sulle proprie emozioni, desideri e comportamenti riguardanti conflitti emotivi o situazioni stressanti. Il soggetto riesce a immedesimarsi negli altri e a capire meglio le loro reazioni. Funzione: adattamento migliore alle richieste del mondo esterno tenendo conto dei propri sentimenti, pensieri, motivazioni, e comportamenti. Si tratta di un precursore per il cambiamento che comporta una crescita e un miglioramento del modo di gestire conflitti e situazioni stressanti. Diagnosi differenziale: intellettualizzazione; isolamento affettivo; rimozione e de-rimozione; razionalizzazione Esempio: individui in lutto,applicherà l'auto -osservazione che è la miglior difesa. SUBLIMAZIONE Definizione: canalizzazione di sentimenti angoscianti e impulsi potenzialmente maladattivi in comportamenti socialmente accettabili. Per essere codificata deve essere presente un forte legame funzionale tra i sentimenti angoscianti e la risposta sublimata. Funzione: espressione di impulsi, sentimenti, desideri volontariamente inibiti per il loro potenziale negativo e convertiti in forma accettabile, creativa e funzionale. Il soggetto trae gratificazione sia dall’espressione alternativa sia dal possibile risultato che ne può comportare. Diventa sublimazione quando si crea un legame tra il processo creativo ed il disagio provato Diagnosi differenziale: spostamento; fantasia autistica; acting out Esempio: provo rabbia molto forte e vado a farmi una corsa,verso quel sentimento nel bisogno di movimento fisico,è sublimazione perché trasformo questa in qualcosa di utile per me, che viene anche riconosciuto dal mondo esterno. Bailand ?,figlio di un suicida, fu il più grande teorico dei meccanismi di difesa,che avrebbe dovuto per forza attivare. Nella descrizione di alcune attività personali artistiche o creative- come la scrittura, la musica l’arte o la recitazione, il soggetto appare trasformare i conflitti emotivi o i desideri frustrati nei contesti della vita dando forma ad attività o prodotti creativi (succede spesso nei bambini). REPRESSIONE Definizione: volontario e temporaneo allontanamento cognitivo ed emotivo da conflitti e situazioni stressanti allo scopo di preservare l’attenzione su questioni che il soggetto sente come più urgenti. Il materiale represso non è rimosso ma post-posto, quindi può essere affrontato non appena il soggetto sente di poterlo gestire. Funzione: permettere di concentrare l’attenzione su questioni che devono essere gestite con priorità rispetto ad un conflitto o situazione stressante che il soggetto riconosce come importante ma meno urgente. Poiché il problema non viene evitato ma solo volontariamente procrastinato, l’angoscia relativa ad esso è minima e il funzionamento adattivo conservato. Diagnosi differenziale: rimozione; spostamento; negazione Esempio: sono a lezione,mi arriva un messaggio spiacevole mentre sono concentrata, se mi lasciassi prendere da quello che leggo potrebbe comportare una distrazione o un cambio di umore,quindi attraverso la repressione posso consapevolmente non curarmi del messaggio e proseguire la lezione e quando avrò possibilità lo affronterò,perché in quel momento voglio proteggermi. Se non si vuole proprio affrontare diventerà un diniego,oppure se me ne dimentico diventerà una rimozione. LIVELLO 6: DIFESE OSSESSIVE Le difese ossessive proteggono l’individuo dalla consapevolezza di emozioni minacciose o inaccettabili associate ad un pensiero (idea, desiderio, ricordo, esperienza) attraverso una presa di distanza dalle emozioni. Mentre le emozioni restano inconsce, l’individuo è consapevole dell’idea e ne può discutere. La componente emotiva inconsapevole viene indirettamente espressa attraverso minimizzazione, generalizzazione, o serie di contraddizioni.Questi meccanismo servono per proteggere l'individuo da emozioni che non può reggere: il pensiero arriva senza far trasparire emozioni.. ISOLAMENTO AFFETTIVO Definizione: consapevolezza cognitiva di un conflitto interno o situazione stressante in assenza di contatto con le proprie emozioni associate al problema. Il soggetto fornisce descrizioni molto dettagliate del disagio ma allo stesso tempo appare emotivamente distaccato rispetto alla narrazione. Funzione: affrontare il problema da un punto di vista cognitivo senza essere minacciati dalle emozioni ad esso associate. Tuttavia, isolando gli affetti il soggetto perde informazioni rilevanti sul suo vissuto emotivo che potrebbero aiutarlo nel prendere decisioni. Diagnosi differenziale: auto-osservazione; intellettualizzazione; razionalizzazione ,descrizione dettagliata in modo ossessivo Esempio: paziente che da bambina ha vissuto la guerra e crescendo la descrive in modo vivido,come se stessimo guardando un film,ma nel suo tono,espressione facciale e postura non permea nessuna emozione,anche se lei naturalmente era una ragazza molto espressiva. Quando racconta una storia emotivamente significativa, il soggetto afferma di non provare i sentimenti che ci si aspetterebbero, sebbene riconosca che dovrebbe provare qualcosa e lo comunica. INTELLETTUALIZZAZIONE Definizione: utilizzo di pensiero astratto o generalizzazioni volto ad evitare l’approfondimento di conflitti interni e situazioni stressanti da un punto di vista personale. La componente cognitiva del problema resta consapevole ma trattata a livello impersonale. Funzione: tenere separata o minimizzare la componente emotiva associata a conflitti personali. Il disagio personale può essere affrontato solo a livello impersonale. Diagnosi differenziale: isolamento affettivo; rimozione; razionalizzazione Esempio: Quando affronta questioni personali, il soggetto tende a porre domande di carattere generale, come se le informazioni generali ottenute dagli altri chiariranno i propri sentimenti e preoccupazioni. Come risultato le sue personali reazioni sono tenute a distanza. In consultazione il paziente ha dei sintomi che vuole curare,ma non parla di come li manifesta ma invece chiede cosa sono questi sintomi al terapeuta attivando il meccanismo di difesa per evitare di indagare la sua sintomatologia,in modo tale da slegare l'esperienza personale portandola verso un'esperienza indiretta ed esterna,così non puoi aiutarmi e io mi proteggo. ANNULLAMENTO RETROATTIVO Definizione: comportamenti (atti di riparazione) volti simbolicamente modulare ciò che poco prima è stato pensato, sentito o fatto dal soggetto. Il sentimento non è completamente evitato, ma nell’esprimerlo il soggetto sperimenta ansia, vergogna, colpa, che deve subito dopo minimizzare esprimendo emozioni, pensieri e azioni di segno opposto (è a cavallo con le difese nevrotiche) Funzione: conservare una posizione di ambiguità emotiva e cognitiva rispetto ad un conflitto interno o situazione stressante. Gli atti di riparazione permettono al soggetto di sperimentare l’angoscia associata in forma alleviata. Diagnosi differenziale: intellettualizzazione; rimozione; razionalizzazione Esempio: Il soggetto descrive spontaneamente alcune sue azioni che sono seguite da altre azioni di opposto intento, come se ogni azione debba essere bilanciata da un’azione uguale ma di segno opposto. Il soggetto è conscio della contraddizione che può apparire irritante o ironica ma non riesce a trovare una posizione bilanciata,non agisce in maniera coerente ed è per questo che una difesa ossessiva. Un atto di riparazione su un bambino potrebbe riguardare un azione sbagliata che porta ad una risposta aggressiva del maestro o del genitore,e poi riprende a parlare con tono dolce “non fa niente tranquillo”. Serve a mitigare l’azione precedente, non è adattivo perché se si sgrida un bambino questo non va annullato anche se il bambino risulta frustrato e a lungo andare capirà come manipolare la figura adulta. LIVELLO 5: DIFESE NEVROTICHE Le difese nevrotiche proteggono l’individuo dalla consapevolezza di pensieri, idee, desideri, ricordi, desideri inaccettabili oi minacciosi che devono essere tenuti fuori dalla consapevolezza. L’individuo può esprimere le emozioni associate a patto che la componente cognitiva venga parzialmente bloccata alla consapevolezza (rimossa). Le idee associate alle emozioni esperite possono essere espresse indirettamente attraverso una serie di anomalie, tra cui la dimenticanza, la dissociazione, la trasformazione nell’opposto o lo spostamento. Le difese nevrotiche, tra tutte le difese, sono quelle con un maggior numero di patterns difensivi possibili RIMOZIONE (difesa principe) Definizione: fenomeni di dimenticanza, atti mancati, espressioni emotive non controllate dal soggetto simbolicamente associate ad un conflitto interno o situazione stressante,ad esempio dimenticare l’orario di un evento importante.L’esperienza emotiva associata al problema è mantenuta ma non è possibile integrare la componente cognitiva dell’esperienza. Funzione: protezione dalla consapevolezza di ciò che il soggetto sperimenta come stressante (nel presente o nel passato). Diagnosi differenziale: auto-osservazione; annullamento retroattivo; dissociazione Esempio: Quando emergono certi sentimenti e desideri, il soggetto fornisce alcune prove di questi come piangere o apparire ansioso, ma non riesce chiaramente a identificare con le parole lo specifico sentimento o la specifica idea che da al desiderio un chiaro significato,come una canzone che ci fa piangere. DISSOCIAZIONE Definizione: temporanea alterazione delle funzioni integrative della coscienza (talvolta accompagnati da comportamenti non caratteristici e inconsapevoli) dovuta all’attivazione di un affetto o impulso che opera fuori dalla consapevolezza. Sia la componente emotiva che quella cognitiva sono inconsapevoli ma espresse sotto forma di alterazione della coscienza o somatizzazione. Funzione: proteggersi dalla consapevolezza di un conflitto o situazione stressante considerata eccessivamente ansiogena o minacciosa. L’alterazione dello stato di coscienza o la simbolizzazione attraverso il corpo permettono di sperimentare l’angoscia in forma alterata e meno minacciosa. Diagnosi differenziale: rimozione; negazione; acting out Esempio: Il soggetto si comporta o dice qualcosa in un modo poco consueto che esprime un impulso disinibito che opera fuori dal suo normale controllo, tuttavia il soggetto è sorpreso da questo (Ho tirato un bicchiere d’acqua in faccia ad un mio amico, ma non so perché io lo abbia fatto). In risposta a situazioni o argomenti dolorosi, il soggetto sviluppa un sintomo, come un mal di testa, un mal di stomaco, o la perdita di un’ abilità a fare qualcosa, che temporaneamente cela la consapevolezza di ciò che è doloroso. Il sintomo può avere una relazione simbolica con il tipo di sofferenza.Ad esempio una paziente non voleva tornare a casa per non affrontare certe situazioni,quindi sbaglio a prendere il treno in uno stato di dissociazione. FORMAZIONE REATTIVA Definizione: sostituzione nel loro opposto di emozioni, pensieri e comportamenti considerati dal soggetto inaccettabili e conflittuali. L’osservatore non vede l’alterazione in atto, ma la inferisce come risultato finale del discorso. Funzione: evitare la consapevolezza di emozioni, pensieri e desideri ritenuti inaccettabili al fine di evitare sentimenti di vergogna e colpa che il soggetto sperimenterebbe se riconoscesse le emozioni originali. Diagnosi differenziale: distorsione dell’immagine; negazione; razionalizzazione Esempio: Quando si confronta con un desiderio personale che potrebbe farlo sentire in colpa, il soggetto non lo riconosce o lo esprime, ma sostituisce un atteggiamento opposto al desiderio, per es. un desiderio è soppiantato dalla rinuncia o dalla rabbia verso qualcosa che ha a che fare con il desiderio. Ad esempio in terapia un ragazzo con una madre maltrattante,aveva un fratellino e un padre assente,lui raccontando la sua storia parlava della madre con affetto e accudimento,non tollerava la rabbia e l'ha trasformata nel suo opposto. SPOSTAMENTO Definizione: dirottamento delle emozioni, pensieri, e comportamenti relativi ad un conflitto o situazione stressante su un oggetto con caratteristiche simili ma meno minaccioso. Funzione: permettere l’espressione dell’emozione o impulso anche se diretto verso un oggetto diverso da quello originale. Questo consente maggiore gratificazione al soggetto rispetto alle altre difese nevrotiche. Permette di cambiare il focus,perché quello originario è troppo pericoloso e soprattutto inconsapevole,non viene riconosciuto. Diagnosi differenziale: sublimazione; intellettualizzazione; proiezione Esempio: al lavoro sto vivendo una frustrazione ma non posso sfogarmi sul capo,quando torno a casa mi arrabbio con i miei familiari,chi lo riceve può attivare l autoaffermazione chiedendo a chi lo manifesta perché si sfoga su di lui\lei.